𝐗𝐂𝐕𝐈

Anche se Charleston non è una città molto fredda, il gelo invernale si fa comunque sentire e penetra nelle ossa delle persone, soprattutto dei più piccini che hanno una salute cagionevole.
Uno starnuto dopo l'altro, le guance rosse e la fronte bollente: ecco come è conciato Scorpius Smith-Malfoy.
Dopo giorni a correre in cortile il brutto tempo gli ha giocato un brutto scherzo, soprattutto perché non ha ascoltato sua mamma quando gli ha consigliato di indossare sempre la sciarpa durante la ricreazione.
Quando Esme questa mattina gli ha chiesto come stesse ha risposto "benissimo", con aria convinta, e questo perché voleva correre a scuola per stare con i suoi amichetti.
Ma poco dopo l'inizio della giornata l'influenza ha avuto il sopravvento e la maestra ha notato i suoi occhi lucidi e l'espressione estremamente stanca.
Non è riuscito a correre verso il cortile ed è rimasto nel suo banchetto a tossire e starnutire.

La signora Patel non ha esitato un attimo che l'ha portato in infermeria dove gli hanno subito dato uno sciroppo e coperto con un plaid caldo.
«Adesso chiamiamo subito casa che hai bisogno di risposo» sospira la maestra, accarezzando la sua schiena e scuotendo piano il capo «Mi sono permessa di chiamare un pediatra di fiducia, darò il numero ai tuoi genitori»
Sapendo che sono inglesi, la donna si è preoccupata in caso non avessero un dottore a cui rivolgersi, soprattutto perché la sanità in America funziona in maniera molto differente rispetto ai paesi Europei.
Così, lei ha chiamato immediatamente Draco, sapendo che Esme è a lavoro, e il padre si è precipitato a scuola in pochi minuti, preoccupatissimo per quel bambino.

«Oh, Scorpius, come ti senti?» domanda non appena sopraggiunge in infermeria.
Poi si volta dall'infermiera e dalla maestra e rivolge un sorriso gentile: «Vi ringrazio per la vostra incredibile disponibilità, davvero».
«Questo è solo il nostro lavoro signor Malfoy» afferma Padma «Anzi, ci siamo permesse di avvisare un pediatra di fiducia, che si recherà domani mattina a casa del bambino per visitarlo»
La notizia non è molto positiva per Draco, ma la ringrazia e non aggiunge altro.
Adesso vanno sistemate un paio di cose con Esme a casa, quindi deve immediatamente avvisarla e insieme si dovranno occupare di Scorpius che non sta per niente bene.

Il piccolo viene preso in braccio dal papà e tornano immediatamente a casa, ma quella di Scorpius visto che è la più adatta per la sua convalescenza.
Lo cambia in fretta e lo mette nel suo lettino sotto le coperte, dandogli un bacio sulla fronte con amore: «Io ora chiamo mamma, riposa qui amore di papà».
Con il telefono di casa compone il numero della libreria dove lavora e le comunica l'accaduto in poche parole così da non perdere tempo.
Scorpius si sarà ammalato solo un altro paio di volte in tutti quegli anni, ma adesso sembra davvero un brutto malanno, nonostante non sia niente di grave o preoccupante.

Scontato l'arrivo di Esme dopo soli due minuti, che ha chiesto a Hanna di poter prendersi un paio di giorni di ferie per il figlioletto.
«Che succede? Come sta?» parla di fretta mentre entra in casa.
«Sta' serena, è solo un po' febbre, niente di che» cerca di confortarla Draco, avvicinandosi a lei «Il bambino è in camera a riposare, a scuola gli avevano già dato le medicine»
«Che medicine? Che ha avuto?»
«Esme, calma, non ti agitare, si parla solo di uno sciroppo e la tachipirina» spiega con voce pacata, accorgendosi del suo allarmismo «Il problema è che domani dovrebbe fargli visita un medico»
Lei sbatte una mano contro la fronte e prende un profondo respiro: «Cazzo... non ci voleva».

Ma perché quei due temono il pediatra? È molto semplice: così non possono usare alcun tipo di pozione, ma devono lasciar fare alla classica medicina babbana.
Non che ci sia qualche problema, ma in questa maniera avrà una ripresa un po' più lenta visto che non possono usare la magia e farlo stare bene in pochi minuti, sarebbe molto sospetto.
Almeno fino a domani il piccolo deve aspettare che la tachipirina faccia il suo effetto così da presentarlo al medico nelle "giuste condizioni".
Questo pensiero irrita molto Esme che vorrebbe immediatamente farlo guarire con un colpo di bacchetta, pur sapendo che un po' di febbre non fa male a nessuno e tra qualche giorno con delle semplici medicine sarà come nuovo, ma non sopporta l'idea che il bambino starà male per più di pochi secondi.

«Adesso sta riposando, poi gli facciamo mangiare qualcosa di caldo e domani mattina arriverà il pediatra per la visita. Appena va via gli diamo una pozione e lo lasciamo a casa un paio di giorni così è insospettabile per la scuola» afferma Draco, cercando di strutturare un piano efficace.
«Scorpius riuscirà a mentire ancora?» sospira lei, e fa scuotere le spalle al biondo: «Lo spero, per ora si sta comportando bene».
Quando si sono trasferiti in America è stato esplicitamente chiesto al bambino di non parlare di incantesimi e magia e la motivazione è stata semplice: «Sono cose nostre, sono cose speciali tra mamma, papà e te».
Per fortuna lui ha capito e non si è mai fatto sfuggire nulla perché ciò che è della sua amata famiglia è unico e va rispettato.
Un bambino che riesce già a comprendere il valore di ciò che lo circonda.
«Potremmo dire che ciò che gli diamo è sciroppo e non pozioni» propone a questo punto la donna «Concordi?»
«Sì, penso sia una buona idea»

I due si guardano per qualche istante con un velo di preoccupazione, lei è anche molto agitata per la sua salute e le basta poco per farla andare fuori dai binari della ragione nel momento in cui qualcosa tocca il suo figlioletto.
«Penso che andrò a preparare il pranzo» mormora Esme, con un sospiro, forse volendosi distaccare con i pensieri riversandosi su bel brodo caldo.
Draco la segue in cucina, si poggia vicino al lavello e la guarda mentre si muove frettosa nell'intento di cucinare quel pranzo per il figlio, nota il suo volto corrugato e il petto che si gonfia e si sgonfia ripetutamente. È troppo agitata per essere una piccola febbre di passaggio.
Si avvicina a lei e in silenzio l'aiuta con i procedimenti di quella ricetta, semplicemente versando l'acqua nella pentola e aggiungendo la verdura che lei sta tagliando.
Entrambi, però, rimangono in un religioso e sterile silenzio, sentendosi soli anche se in compagnia reciproca.

Quando il brodo è pronto lei ne versa un po' in una ciotolina e ci soffia delicatamente sopra: «Vado a darla al bambino, tu mangia».
«No» scuote la testa «Hai lavorato tutta la mattina, mangia tu e io me la vedo con Scorpius»
«Voglio farlo io» ribatte seria.
«Esme...»
«No, io»
Draco annuisce, non può ribattere, le dita della donna stringono quel piatto quasi con possessività e ha ansia, ansia, troppa ansia.
La vede andare via, la segue con lo sguardo e poi fa qualche passo dietro di lei per osservare i suoi movimenti e volendo a sua volta controllare il figlio.
E poi, non vuole godersi un piatto caldo mentre è presa dal loro bambino malato.

«Eccoci qui, amore di mamma» mormora Esme, facendosi avanti verso il suo lettino e vedendolo aprire piano gli occhi con un sorriso: «Ciao mamma, sei qui».
«Certo che sono qui, fagiolino» posa il piatto sul suo comodino e si siede vicino il bordo del materasso, accarezzando i suoi morbidi capelli con premura «Adesso mangiamo qualcosa di buono e poi ti metti di nuovo a dormire, va bene?»
«Voglio vedere i cartoni animati, mamma, tra poco ci sono i Simpson»
Esme ridacchia e annuisce, non può non accontentarlo: «Prima mangiamo e poi andiamo giù sul divano, fagiolino».
Il piccolo viene imboccato dalla madre, che lo guarda tutto il tempo con dolcezza e spera che possa stare subito meglio, non vuole che stia male e vuole dedicarsi a lui senza lasciarlo un minuto da solo.

Quando finisce il suo pranzo caldo e gustoso prende la mano della madre e scendono al piano inferiore per poter vedere i suoi amati cartoni animati.
«Guarda chi c'è?» mormora Esme con una vocina tenera «C'è anche papà»
Draco mostra un sorriso estremamente amorevole, non solo per il figlio ma anche per il tono delicato con la quale l'ex-compagna lo ha richiamato.
Si avvicina al piccolo e lo prende in braccio, accarezzando la sua schiena: «Come ti senti? Adesso ci mettiamo sul divano, giusto? Così ti rilassi un pochetto».
Il bambino annuisce e si fa trasportare dal genitore, si gode quelle loro attenzioni che lo fanno sicuramente stare meglio.

Tutti e tre si mettono sul divano, Scorpius viene avvolto da una bella coperta e così può godersi il suo pomeriggio in santa pace.
I genitori non hanno ancora mangiato e non pensano di farlo, non vogliono sprecare nemmeno un secondo e devono badare a lui; e poi, lo stomaco si è chiuso.
Non pensano al loro rapporto, non pensano nemmeno qualcosa l'uno dell'altra, si ritrovano in maniera automatica e istintiva a collaborare per il benessere del figlio perché ha bisogno di loro e non necessita discussioni inutili.
Così lo coccolano assieme, vedono la televisione e rimangono a godersi sia il silenzio che la presenza del piccolo che si sente evidentemente rilassato, amato, protetto dai suoi genitori.
Lo lasciano vedere tutta la televisione che vuole, oggi è un giorno particolare e non badano a regole e compitini da svolgere, anche perché non avrebbe le energie per farli.

Il cielo diventa scuro, la sera inizia a bussare alle porte e loro nemmeno si sono accorti di tutte queste ore passate.
Scorpius sbadiglia anche, la giornata sta giungendo al termine e poi sente fin troppa stanchezza.
«Mi fa male la testa...» mugola lui, stringendo la coperta con le sue manine «E ho caldo alla testa»
«Amore di mamma, questa è la febbre...» sospira con dispiacere, baciandogli la fronte.
Draco accarezza una sua guancina e nota i suoi occhioni chiari essere più spenti e davvero affaticati, come se volessero chiudersi: «Vai in camera con mamma, io preparo la cena».
Il piccolo annuisce, gli farebbe bene stare nel lettino, ed Esme concorda con quell'idea non volendosi proprio staccare dal figlio, così lo prende per mano e salgono al piano di sopra per sistemarlo nella sua stanzetta.

Draco fa una bella passata di asparagi, aiutato dalla magia ci mette davvero poco e sembra ottima, ne prepara un po' in più anche per lui e la sua Esme in caso volessero mangiare più tardi, si preoccupa soprattutto per lei e vorrebbe che si prendesse un paio di minuti per cenare.
Sale al piano di sopra e sorride nel vedere la donna vicino il figlio, con le ginocchia per terra e il busto poggiato sul materasso così da coccolare per bene il figlio e stargli molto vicino.
«Tranquilla, adesso ci sono io» mormora l'uomo, con gentilezza, si siede sul letto e fa mettere dritto il figlio così da poterlo imboccare per bene.
Esme rimane seduta per terra, li guarda in silenzio e si trattiene dal mostrare uno spontaneo sorriso, trovando molto dolci entrambi.
«Speriamo che domani arrivi subito il medico» sospira lei.
«Sono certo che appena arriverà il piccolo starà meglio» si volta da lei e le mostra uno sguardo di supporto «Devi stare più serena, andrà tutto bene»

Il piccolo termina di mangiare, si sente anche un po' meglio ora che si è riempito il pancino, ma la madre sembra ugualmente troppo-troppo preoccupata.
«Adesso è ora di fare la nanna» il padre gli rimbocca le coperte e Scorpius ha proprio voglia e bisogno di dormire, quindi annuisce senza indugio.
Esme corruga la fronte e scuote piano il capo: «Io rimango qui con lui».
«Ti ho preparato la cena, devi mangiare» suggerisce premuroso Draco.
«Non ne ho bisogno»
«Ora sta meglio, deve dormire. E poi lo possiamo controllare ogni ora, ma lascialo pure riposare»
Ma no, lei non è per niente d'accordo con quello che dice Draco.

Scorpius nel frattempo ha chiuso gli occhietti e il padre non è contento della reazione tanto esagerata di Esme, ma non può dirle nulla.
Lei si è messa a distanza di un paio di metri dal letto del piccolo, a gambe incrociate a terra e osservandolo con gli occhi spalancati e attenti.
«Sei troppo preoccupata...» Draco si avvicina a lei e decide di sedersi al suo fianco, nella medesima posizione, ma con il volto girato verso il suo «Lui ha solo un po' di febbre, non è successo nulla di grave»
«Non può stare male, lui è il mio bambino» corruga la fronte e si volta verso l'uomo, con disappunto «Come fai a non essere preoccupato per tuo figlio?»
Gli scappa una breve risatina e scuote il capo: «Io sono preoccupato, ma non ti rendi conto di come ti stai comportando. Non sei nemmeno andata in bagno!».

Sbatte velocemente le palpebre per la confusione e quasi nervosamente si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, lui deve capire che la sua reazione è più che normale per un genitore amorevole: «Ma è normale, perché devo stare con lui!».
«Ma adesso ci sono io qui, potresti alzarti, andare in bagno, fare la pipì e tornare tra meno di due minuti»
«Ma non ho la pipì!» ribatte, ma sentendosi giudicata dalle sue parole, nonostante Draco si stia rivolgendo con tono pacato e gentile.
«Appena l'avrai, però, ci sono io qui»
Esme gli mostra solo un breve ghigno e si volta di nuovo verso Scorpius, non ha tempo per pensare alle sue chiacchiere.

E rimangono muti, per minuti e minuti interi.
Gli occhi della donna sono quasi paralizzati davanti alla figura del figlio, mentre quelli di Draco spesso cadono sulla figura di quella donna che sembra avere una paura irrazionale e fin troppo grande, quasi la fa tremare.
Sospira, non gli piace vederla così, il cuore prova una forte stretta e vede come alcune cose la turbino al punto da destabilizzare il suo benessere.
Così tira fuori la bacchetta dalla sua tasca e fa comparire davanti a sé il piatto che le aveva preparato e una coperta.
Lei sobbalza, non si aspettava di vedere quelle cose, e poi ciò che la stupisce ancora di più è la sua premura: Draco posa il plaid sulle sue spalle e poi le porge con gentilezza la coppetta con la passata di asparagi.
«Mangia, ti fa bene» le sorride.
Esme rimane immobile per qualche attimo a guardarlo, analizza la sua espressione, ogni muscolo della sua faccia, finché non afferra il piatto, anche se con titubanza.
«Mhn... grazie»

Lei mangia affamata, si stringe nelle sue spalle e nota che Draco la sta guardando intensamente.
«Perché mi fissi?» è brusca nei modi di fare.
«Perché hai così tanta paura?»
«Ti ho fatto una domanda, rispondimi»
Rotea gli occhi al cielo e sospira: «Perché mi dispiace se sei così preoccupata, ma non te lo posso dire o ti innervosisci».
«Io non mi innervosisco!» esclama con un tono di voce leggermente più alto, ma senza disturbare il figlio, e Draco soffoca una risata: «Non ti sei innervosita ora? E comunque, adesso rispondi alla mia domanda».
«Lui è mio figlio e mi preoccupo, è semplice»
Draco la guarda, Esme lo guarda, e i loro occhi rimangono ad osservarsi quasi come se volessero incitare l'altro a cedere.
Lei assottiglia le palpebre, vuole entrare ancora una volta nella sua mente e capire cosa diavolo frulli lì dentro per averle fatto quell'assurda domanda.

«Smettila, è più di un anno ormai che leggi i miei pensieri»
Questa frase la sconvolge, sussulta e spalanca gli occhi perché si è sentita scoperta e non pensava che lui se ne fosse accorto, insomma lei è bravissima con tali incantesimi.
«Ti conosco da anni e lo fai tutti i giorni... me ne sono accorto» corruga la fronte e scuote il capo «Potevo capire i primi mesi ma... basta, Esme, è inutile cercare di frugare nei miei ricordi e pensieri pensando di trovare qualcosa. Non troverai nulla»
«Io devo sempre sapere quello che vuoi combinare, Draco»
«Non voglio combinare un bel niente... insomma, che diavolo posso fare?! Non ho più nulla se non mio figlio, penso solamente a lui tutti i giorni»
«Eppure non ti stai preoccupando come dovresti per lui»
«No, Esme, sei tu che non riesci a comprendere che è solo una febbre...» prende un profondo respiro, mantiene gli occhi chiusi per un istante e poi decide di buttare via la nuda e cruda realtà «Nessuno te lo porterà via, non è in pericolo»

Esme rimane completamente pietrificata a quelle parole.
Il suo corpo diventa rigido e freddo, le labbra si schiudono e corruga la fronte per lo sgomento provato.
«Come ti permetti...» soffia con un filo di voce.
«Mi permetto perché è anche mio figlio e non voglio che qualcuno lo porti via da me» deglutisce duramente e i due continuando a guardarsi fissi negli occhi «Stavo per farlo allontanare per colpa dei miei sbagli, ma non voglio che accada. Mi hai dato modo di stare di nuovo con lui, mi stai dando più fiducia, pensi che voglia buttare tutto questo all'aria? Io ho già perso tutto Esme, non ho niente, nemmeno una casa decente, e pensi che io non tenga abbastanza a nostro figlio? Mi faccio scendere tutti i giorni questo sole fastidioso che mi ha fatto uscire delle orrende macchie rosse, mi faccio scendere quei posti luridi e puzzolenti dove mangiare, mi faccio scendere anche quelle madri fastidiose, la puzza di salsedine, una casa che è quanto il mio ripostiglio al Manor... io sopporto te, ogni fottuto giorno, e tu mi stai dicendo che non tengo abbastanza a quello che mi è rimasto?»

In questo momento lui sente tutte le emozioni fuoriuscire, perché intrappolate dentro di sé da un tempo davvero lungo, represse perché non andavano esternate, perché non ci faceva caso, perché non meritava nemmeno di poterle buttar via.
Ma con questo discorso, con la sua ridicola accusa, non può non dirle ciò che pensa.
Lui può sentirsi dire di tutto, qualsiasi cosa, gli può anche augurare la morte, ma non può insinuare che non tenga abbastanza al figlio.
Questo non può accettarlo, lui ama Scorpius in maniera incondizionata e sta cercando di fare qualsiasi cosa per lui, per essere un padre che quel bambino merita.

«Ogni giorno vedo una donna che mi odia profondamente, che prova disgusto quando le parlo, che non fa altro che minacciarmi e... e sai qual è la cosa più brutta?»
Esme si limita la scuotere la testa, vuole che sia lui a parlare.
«Che me lo merito»
Nonostante questo lungo monologo, il tono di Draco è rimasto pacato per tutto il tempo, come se stesse semplicemente spiegando un concetto semplice e naturale, senza agitarsi, senza alzare la voce.
Non ne ha bisogno, la sua è un'affermazione veritiera.
«Non ti piaccio, palesemente, ti stai sforzando in tutti i modi per tuo figlio e questo ti fa onore, ma ti accomuna a me, anche se non vorrai mai ammetterlo. Io e te lo amiamo così tanto che ci stiamo facendo scendere questa situazione perché non so te ma... ma io non ho superato nulla. Non ti ho dimenticata in questo anno, non ho un pensiero diverso rispetto a quello che avevo il primo giorno che ti ho vista»

Esme non riesce a tenere il suo sguardo questa volta, soprattutto perché nota la sua estrema sincerità e questo perfora il suo cuore come se lui fosse una lancia.
Sospira e abbassa le iridi per qualche istante, poi le riporta sul bambino: «Non è stato facile per me prendere la scelta più giusta per noi».
Rimangono in silenzio per un paio di minuti, entrambi a fissare Scorpius come se fosse l'unica presenza capace di acquietare i loro animi turbati.
«Io sto bene, ma non ho dimenticato nulla» riprende a parlare Esme «Questa parte della mia vita mi piace, penso di essermela meritata, ma non ho dimenticato i restanti trent'anni della mia vita e tutto quello che ho passato, che ho visto. Vado avanti portandomi sulle spalle il passato»
«Quanto peso sulle tue spalle?»
«Sei il peso più grande, ma anche quello più leggero...» si volta dall'uomo, e lui fa lo stesso verso di lei, in verità si sono girati proprio nello stesso istante e rimangono a guardarsi, adesso spontanei.
«Non volevo esserti un peso, so che potrai non credermi ma-» viene interrotto: «Questa volta ti credo».

Draco arriccia la fronte incredulo, lei comprende che può risultare strana questa sua affermazione visto che non si fida nemmeno della sua spesa, ma ciò ha un senso.
«Mi hai mentito, ti sei rovinato tutta la vita per la paura di darmi qualche pensiero in più» risponde con naturalezza alla sua perplessità «Sei solo, in un posto di merda e senza di me per il resto della tua vita... e hai combinato tutto questo casino perché sei stato convinto che non dandomi alcun peso fosse la scelta migliore»
«I pesi si prendono in due...» mormora, ricordandosi quello che si sono detti da ragazzini.
«Io non sono arrabbiata per quello che hai fatto a quelle persone, ne sono sicuramente sconvolta, ma se mi avessi detto tutto a tempo debito ti avrei capita e questo perché anch'io ho ucciso per te in passato»

Draco la guarda in silenzio, si permette anche ad aggiustarle la coperta sulle spalle e lei, senza indugio, lo lascia fare.
«Non sono pentito per quello che ho fatto... non sono pentito di averti vendicata, ma solo di non avertelo detto» ammette «Lo rifarei anche altre mille volte, e sono contento di averlo fatto personalmente»
«Portarti quegli orrori dentro è straziante, Draco» lei non concorda con quelle parole e scuote il capo «Io non sono orgogliosa di aver ucciso»
«Mi porto dentro dei ricordi peggiori, Esme»
Lei sta per prendere parola, ma a quell'affermazione si blocca l'aria nella gola e si ammutolisce all'istante. Sa a quali ricordi fa riferimento, e sono gli stessi che hanno lasciato un segno dentro di lei.

«Per te non è onorevole aver ucciso, ma non è così per me. Io sono...fiero, ecco» e annuisce mentre lo dice, fermo nelle sue convinzioni «Non dopo quello che ti hanno fatto»
«Non dovevi vivere con questo per ciò che io ho passato... quantomeno dovevi fermarti al primo»
«Non mi sento sporco per quello che ho fatto. Mi sento sporco per averti mentito, dopo che ho cercato di proteggerti, fallendo miseramente»
«Sei stato così stupido, Draco...» questa volta la sua voce non è critica, non prova disegno, ma un'enorme pena nei suoi confronti.
Si sente colpito dal suo tono, pensava che avrebbe iniziato una grande invettiva nei suoi confronti, addirittura gli rivolge uno sguardo di compassione.
«Io come posso perdonarti?» sembra una domanda retorica, consapevole di non poterlo fare, consapevole di non starci riuscendo e di non aver superato quelle menzogne.
«Merito di non essere perdonato» e le sorride, con dolcezza «Perché io sono pur sempre io, e tu, Esme, sei pur sempre tu, che meriti il meglio quando io non lo merito affatto»

Per la prima volta lei prova un leggero dispiacere, forse sentirlo parlare a cuore aperto, scambiarsi qualche parola senza essere carichi di rabbia, aiuta a sentire sulla pelle ogni singola emozione che vorrebbero esprimere.
Non percepisce follia da parte sua, ma un'enorme consapevolezza di aver sbagliato.
Come lui non vede davanti a sé un muro di ghiaccio, ma una donna che finalmente sta ricostruendo se stessa con i pochi cocci che le sono rimasti.
«Sei sempre stata meritevole, Esme» si permette a spostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio, un gesto che per lui è stato estremamente spontaneo per lunghissimi anni «E so che i miei desideri contano poco, ma l'unico al momento che ho è vederti felice»
«Pensavo il tuo desiderio fossi io» accenna un'amara risata, non è per provocarlo ma è una semplice e spontanea constatazione.
«I sogni sono diversi da ciò che uno si augura»
Draco le sorride e scuote piano le spalle: «Tu sei come la Luna, posso vederti ma sapendo di non poterti mai raggiungere o toccare».
«Non ti fa male tutto questo? Perché non dimentichi?»
«Perché non lo stai facendo nemmeno tu?»

Esme scosta il capo con un gesto frettoloso, come se rispondergli fosse un atto di vero e proprio coraggio e osservarlo potrebbe farla vacillare.
Prende un grosso respiro, le sue labbra secche vengono inumidite con la lingua e cerca di sforzarsi per rispondergli.
Perché quella verità non l'aveva ammessa nemmeno a se stessa, nascosta nelle mille nuove faccende, e lì sepolta stava bene perché non la toccava personalmente, riusciva a farle tenere quella rigidità che teneva a grande distanza Draco.
Non si è mai più aperta con lui, non gli ha mai più rivolto così tante parole spontanee da tempo e adesso è come se non riuscisse a nuotare nelle alte onde dei suoi stessi pensieri.

Alza il capo verso l'uomo e si limita a scrollare le spalle: «Perché io non voglio dimenticare».
«Nemmeno io voglio dimenticarti, Esme»
Dietro ogni momento doloroso c'è qualcosa di speciale e dolce, che ha formato il loro rapporto, che ha costruito la loro complicità e togliere il male implicherebbe togliere anche i bei ricordi.
Togliere la sua convalescenza a casa significherebbe togliere il ricordo di un Draco che si è preso cura di lei.
Togliere i pensieri di quegli abusi dalla sua mente significherebbe per lui annullare tutto il dispiacere condiviso che ha con Esme.
E togliere ogni bel ricordo che hanno passato da ragazzini, pur di non star più male, non ne vale la pena.
Quei momenti sono lì nella bacheca della felicità passata e non vogliono privarsene.

«Voglio ricordarmi ancora le nostre serate sulla Torre» confessa lui «Voglio ricordarmi tutto l'amore che provo, preferisco questo rispetto a vivere come un uomo vuoto»
«Questa forse è la tua scelta più coraggiosa» accenna un dolce riso, ma non lo prende in giro, bensì è la pura verità.
«Ci vuole coraggio ad amarti»
«Ci vuole pazienza ad amare te, Draco»
«E tu sei una donna molto paziente»
«E tu un uomo molto coraggioso»

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Oh mamma, questo capitolo è stato bellissimo ma molto difficile da scrivere per me.
Io spero seriamente di essere riuscita ad esprimere le loro emozioni, ad aver impostato bene i dialoghi per farvi entrare nella vicenda.
Questo è il primo momento intimo che hanno avuto dopo più di un anno.
Non ci son state carezze, baci, parole di sproposito, e nemmeno promesse e certezze, ma una confessione su loro stessi.

Spero che vi sia piaciuto, che vi abbia suscitato almeno una minima emozione!

Un grande bacio, LadyD 💚

PS: prossimo aggiornamento previsto per domenica!

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