𝐗𝐂

«Ti sembra normale? Io odio gli uomini!» la voce di Esme rimbomba in casa mentre ha le braccia incrociate al petto.
Javier e Dominic la guardano in silenzio, con occhi spalancati, mentre sorseggiano un calice di vino.
Sono in cucina a casa della donna, il piccolo Scorpius sta passando qualche giorno in Inghilterra con i nonni, soprattutto per vedere i suoi amichetti e il suo caro paese.
Lei, quindi, ne approfitta per rimanere un po' sola a rilassarsi con i suoi nuovi amici, oltre che occuparsi del lavoro che non può certo saltare.
«Oltre quella scenata di gelosia patetica che ha avuto a Natale, a Capodanno volevo ucciderlo!»
Come si può ben capire da questa semplice frase sta parlando proprio di Draco e ha bisogno di sfogarsi su quell'ex-marito insopportabile.

«Dopo che Scorpius è andato a dormire pretendeva di rimanere per aiutarmi a sistemare casa, vi sembra normale?»
«Magari era per formalità, per gentilezza» tenta Dominic, scuotendo le spalle, mentre altre gocce di vino scendono in gola.
«Si risparmiasse la sua gentilezza!» strilla la donna, con il bicchiere altrettanto pieno e che si sta svuotando abbastanza in fretta.
Javier trattiene una risata e sbatte una mano contro il viso: «Non ho mai visto una donna così agguerrita».
«Ah, facesse bene a stare attento!» e così butta giù il liquido tutto d'un fiato, per poi sospirare.
Anche se Esme non ha potuto dire i particolari della loro separazione, è stato facile inventarsi qualcosa di simile che potesse essere esplicativo per ciò che ha passato e che attualmente prova.

Ha raccontato che il marito l'ha tenuta all'oscuro di alcune decisioni prese in qualità di avvocato, con la scusa di proteggerla, rispetto a determinati avvenimenti contorti della legge e della polizia.
Problemi di lavoro ricaduti sulla coppia, e così ha espresso il suo disappunto, la sua sofferenza nell'aver vissuto mesi di menzogna mentre era a casa distrutta per tutte le vicende pessime subite a lavoro, o le missioni difficoltose con alcuni del penitenziario.
«Secondo me sta cercando di mettere le toppe dopo quello che ha fatto» riprende il compagno del messicano «I sensi di colpa sembrano starlo mangiare»
«Lo mangiassero, non mi interessa»
Ma a quest'ultima frase Javier corruga la fronte e ridacchia ancora, preso sicuramente dal vino che tutti e tre stanno ingerendo a fiumi.
«Non ti interessa, ma ti arrabbi eccome!»

Esme mugola e gli dà una piccola pacca alla spalla, versandosi altro vino rossastro.
«Non capisco come ho fatto a stare con un idiota del genere»
«Ci hai anche lavorato e fatto un figlio» continua l'amico «Magari era veramente convinto di fare la cosa migliore con quelle bugie»
«Javier, non lo difendere»
«Non lo faccio, lo sai come la penso: hai fatto bene a lasciarlo, hai bisogno del tuo tempo, ma sto cercando di capire. Perché da quello che mi dici sembra innamorato di te, non mi sembra un uomo che ha commesso un errore perché non ha riguardo per la sua compagna... si è-» viene seguito dal marito: «Si è perso, completamente».
«Sono molto convinto che la scelta della vostra separazione sia la più giusta, vedo che stai bene quando non si parla di lui, ma devi darti pace... non puoi star così»
«Mi fa rabbia, mi fa così tanto rabbia tutto ciò che ha fatto...perché ha rovinato tutto, cazzo!»

I due sospirano e annuiscono piano, si scambiano anche uno sguardo d'intesa, forse indecisi su chi debba prendere parola in quel momento per esprimere ciò che entrambi pensano.
«Esme, se hai deciso di ritrovare te stessa devi farlo davvero, perché non è solo cambiando le tue abitudini che riuscirai ad andare avanti e superare i tuoi dolori» parla cauto Javier «E la cosa più importante che devi fare è perdonare»
«Col cazzo che perdono quell'imbecille!»
«Devi perdonare te, non lui»
Rimane un attimo in silenzio a quell'ultima affermazione, le mani cedono sul tavolo e lo osserva cercando di capire dove voglia arrivare con quel discorso.
«Sarai tu un giorno a decidere se perdonarlo o meno, puoi anche non farlo mai, non sono qui per dirti quello che devi fare con il tuo ex-marito, ma sono qui per dirti cosa dovresti fare per stare meglio con te stessa...»
«Per stare bene con il prossimo, devi prima stare bene con te. E con questo io e Javier non vogliamo dirti che devi stare con qualcuno, sei una bella donna indipendente, ma non puoi soffrire tutta la vita»
«Anche se non sappiamo tutto di te, Esme, sembra che tu abbia avuto troppi pesi sulle spalle e per troppo, una donna che si è caricata di qualcosa più grande di lei e pensi di avere la responsabilità di tutto... e questo ti porta di conseguenza a sentirti anche colpevole e sotto giudizio» l'uomo sospira e posa una mano sulla sua, vedendo il suo sguardo ancora perso. Le sorride, con molta dolcezza e nota che lei ricambia appena quell'espressione, forse timida per essere stata "scoperta", ma non sentendosi a disagio.

«Non hai colpe per qualsiasi cosa sia successa, non potevi fare di più, tu hai sicuramente fatto abbastanza» scuote le spalle Javier «E sai perché lo sappiamo? Per come tratti tuo figlio, per il modo di prenderti cura di quel bambino»
«Potresti mettergli contro il padre, fare sceneggiate, fargli pesare la vostra separazione, eppure stai facendo tutto per lui con un amore disarmante, non mettendo avanti il tuo dolore per farlo crescere bene» conclude il marito, mostrandole il suo supporto.
«Lui è il mio fagiolino... non potrei mai non prendermi cura di lui» confessa quasi innocente, con un flebile e dolce filo di voce «Quando è arrivato a casa era minuscolo, io non posso voler altro che il suo bene, volergli garantire la vita migliore. Sono sua mamma, per lui farei di tutto»
«Non è scontato, non tutti sanno essere bravi genitori, quindi smettila di sminuire il tuo lavoro e tutto ciò che fai»
«Ma non mi sminuisco, io sono sicura di me»
«Il fatto che tu sia una donna forte e sicura di sé non vuol dire che non puoi avere i tuoi momenti di sconforto. Anzi, li stai affrontando più che bene!»
«Oh, al tuo posto avrei dato di matto» continua Dominic «Mi sarei perso in un bicchier d'acqua, non avrei mai avuto la tua lucidità»
«Non è roba da poco sistemare i guai legali di un marito, lasciarlo anche se vi amate per giustizia, crescere un figlio per bene e da sola... anzi, sei folle amica mia! Permettiti di star male, di perdonarti, di lasciarti andare al tuo malessere, non c'è nulla di male»
«Non so farlo da sola» confessa storcendo la bocca «Draco mi aiutava quando ero giù, ha sempre saputo cosa fare con me»
«Imparerai a farlo da sola, con il tempo, e lentamente, ma ci riuscirai»

Esme sbuffa, si copre il  viso con le mani e cerca di riordinare gli altri pensieri che la stanno inondando, perché in quei momenti in cui è libera e si sfoga riesce anche a ripensare a quello che le è accaduto.
L'America l'aiuta a non pensare, a non avere incubi, ma non appena le riaffiora tutto si sente un po' persa.
Diciamo che è brava ad andare avanti, ma non a superare ciò che è successo ed è ben diverso.
C'è una sottile differenza tra proseguire la propria vita, essere forti, tenaci, rispetto a smettere di soffrire per determinate ferite.
Forse è per questo che necessitava d'aiuto, di amore, di dolcezza, ma cercherà di trarre il meglio dalla sua situazione da sola, come consigliato dai suoi amici, e poi non ha molte altre scelte.

«Come fai ad essergli indifferente?» domanda Dominic, con stupore, ma lei scuote le spalle e non gli risponde, bensì decide Javier di farlo al posto suo: «Non è indifferente, semplicemente sarebbe peggio starci assieme».
«Non è bello non fidarsi di chi si ha amato per anni» mormora la donna, posando la guancia contro il braccio steso sul tavolo «Avrei solo paura ad averlo a casa qui con noi, ma non posso dimenticarlo... non lo farò mai, credo»
«Non devi concentrarti su questo ma su te, smettila di pensare ad altro» riprende a parlare Javier «Adesso rilassati, vivi i tuoi momenti qui in pace, dagli modo di essere il padre che vorrebbe e che Scorpius si merita, ma non darti altri pesi»
«E se sbagliasse qualcosa?»
«Esme...» sospira e scuote la testa, la sua espressione è seria «Quell'uomo ha perso tutto, è devastato, non si potrebbe mai permettere di sbagliare anche con Scorpius, sarebbe un suicidio!»
«Ti fidi di lui?»
«Non mi fido di lui, ma il mio è un dato di fatto. Cosa potrebbe perdere altrimenti? Ama una donna che l'ha lasciato e ha paura di stargli vicino, il lavoro è andato a puttane, non gli resta che far del suo meglio con il figlio prima che non gli resti più nulla»

Il suo ragionamento fila ed è reale, essendo una persona esterna è riuscito a comprendere quasi completamente l'atteggiamento di Draco, nonostante non sappia bene ogni cosa.
Ma per lui è ovvio che una tale persona voglia recuperare quel poco che gli è rimasto, visto che ormai non ha nulla. Né una moglie, né una famiglia, né un lavoro.
Scorpius è quell'unica cosa che mantiene viva non solo Esme, ma anche Draco.
Quel bambino è il loro miracolo, li tiene stranamente uniti, e ancora lucidi e speranzosi di poter avere qualche gioia.
«Farò del mio meglio» sorride la donna, si rimette dritta e annuisce con convinzione, deve sul serio provvedere per sé «Mi merito di stare bene»
«Esatto, meriti il meglio»

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Quei consigli dati da Javier e Dominic hanno segnato Esme e il suo nuovo cammino ha preso una piega migliore.
Si è data spazio, come si era promessa, e ha cercato di fare del suo meglio non solo per la cura del suo bambino ma anche per se stessa.
Le sue giornate devono essere Scorpius, ma anche qualche piccola pausa da eventuali doveri, come può essere il lavoro o le faccende di casa.
Il giusto equilibrio anche per stare bene nei confronti di chi la circonda, basti pensare che anche il figlio si è accorto del suo umore sempre più allegro, cosa gli infonde gioia.

Ebbene sì, per stare bene con il prossimo bisogna prima star bene con se stessi.

Un altro grande progresso lo ha fatto nei confronti di Draco, che per quanto non lo sopporti è riuscita a gestire le emozioni che prova e tutta quella rabbia che vorrebbe fuoriuscire aggressiva.
L'uomo si materializza un giorno sì e uno no in America, va a prendere il piccolo da scuola e passano molto tempo insieme.
Non si intromette nella vita di Esme, quasi non si parlano a dire il vero, ma almeno è un rapporto pacifico, senza guerre in corso, ma solo tanta indifferenza.
Si salutano, concordano le visite, gli orari in cui gestire il figlio, null'altro.

Eppure lui sembra mangiarsela con gli occhi, incantato dal suo profilo che non pensa che riuscirà a dimenticare facilmente – anzi, è impossibile.
Nonostante lo fulmini con lo sguardo, sia palesemente disgustata quando lo ascolta, ciò non toglie che rimane bellissima.
Un uomo innamorato è come vittima di un sortilegio, non c'è alcuna situazione che riesca a reggere il confronto con il suo amore.

Una sera di aprile, infatti, mentre è in centro città con il figlio, una scena lo lascia incantato, gli sembra di essere un vero e proprio film d'amore, con gli uccellini che cinguettano, un filtro rosa che vela i loro corpi, una cornice fatta di stelline e le immagini che si muovono a rallentatore.
Dopo la scuola i due passeggiano sempre, mano nella mano, e si raccontano un sacco di cose: Scorpius adora sentire gli aneddoti del padre.
Ma quel giorno, per puro caso, sono passati davanti al negozio dove lavora Esme proprio mentre sta sistemando la vetrina dal suo interno.
I capelli sono legati in una coda alta, ma qualche ciocca cade sul suo viso scomposta, per non parlare del rossetto corallo che evidenzia quelle labbra a cuore e il vestitino primaverile color lilla, con le maniche morbide e uno scollo pronunciato.

Per la barba di Merlino, vorrebbe prendere quel viso e baciarla con tutto il cuore, fino a non averne un briciolo sotto la cassa toracica.

Le sue mani gracili sistemano i libri, gli occhi sono concentrati mentre riordina ogni cosa e non si accorge della presenza dei due a qualche metro di distanza, troppo presa dal suo lavoro.
«Ma quella è la mamma!» esclama il bimbo puntando un dito verso il negozio, con gli occhi brillanti.
«Oh sì, quella è mamma» mostra un sorriso spontaneo e gli occhi brillano, ancora ammirandola.
Si avvicinano su richiesta del bimbo e lui subito si fa notare agitandosi e muovendo le manine.
Esme ride appena lo vede, non si aspettava di vederlo lì ed è così carino con quei jeans e la camicetta verde, vorrebbe uscire e strapazzarselo tutto, ma purtroppo ha ancora un altro po' di lavoro da dover sbrigare.
Gli lancia un bacio al volo, il piccolo continua a salutarla e lei sorride con un amore immenso, si porta le dita al petto e sente il cuore stringersi per la troppa dolcezza.

Poi quelle iridi scure si spostano di fianco al piccolo e notano un Draco completamente rapito e bloccato dalla sua presenza.
Le sue labbra sono leggermente schiuse, ma sono tirate in un gentile sorriso, mentre quel corpo rigido e dall'apparenza severa viene ammorbidito dai suoi occhi luccicanti.
Da fuori può sembrare un pezzo di ghiaccio, ma Esme riconoscerebbe tra mille quel tipo di sguardo, è lo stesso con la quale la guardava da ragazzino.
Lui si limita ad alzare appena una mano e farle un cenno con le dita, che viene ricambiato, quasi titubante.
Gli concede anche un breve sorriso, ed ecco che il cuore di Draco esplode visto che non riceveva un tale gesto da parte sua ormai da otto mesi.

«Dobbiamo andare adesso, fagiolino» gli sussurra, dispiacendosi di dover andar via ma non sembrandogli opportuno, sa bene che rimarrebbe imbambolato per ore.
Il piccolo saluta ancora una volta la madre con la manina e poi riprendono a camminare, andando verso casa per potersi mettere comodi sul divano dopo una lunga giornata.
Esme gli ha dato il permesso di entrare a casa sua solo quando è con il piccolo, appunto per sistemarlo, per il resto gli è vietato entrare.
Draco è anche parecchio stanco, sono mesi che non ha delle ore di sonno regolari per via del fuso orario, doversi materializzare in America dall'Inghilterra non è facile e ultimamente testa e stomaco iniziano a risentirne.
Spesso ha la nausea, una forte emicrania, ma pur di vedere il figlio fa quello sforzo, anzi si ritiene abbastanza fortunato per via dell'atteggiamento più posato di Esme.

Quando arrivano a casa, infatti, si buttano sul divano e lui è palesemente esausto, le occhiaie sono ben visibili ed è già la quarta volta che sbadiglia.
«Sei stanco, papà?» domanda il piccoletto, mettendosi tra le sue braccia e posando il capo sul suo petto, mentre si fa stringere con amore: «Abbastanza, se ti va possiamo mettere i cartoni così ci rilassiamo».
Chiaramente il bambino è contento, ma una volta che la tv è accesa i suoi occhi si fanno molto pesanti.
Scorpius è tra le sue braccia, stretto ancora con forza e dolcezza, ma Draco ormai ronfa beato, sentendosi rilassato nel percepire quel bambino vicino a sé; insomma, gli è mancato parecchio.
Lui nemmeno si accorge che il padre sta dormendo, troppo concentrato su quelle immagini, e va tutto bene così, entrambi riescono a rilassarsi al meglio e Draco necessita un po' di sonno.

Dopo un paio di ore, però, nelle quali anche il piccolo ha preso sonno, cullato dalle voci simpatiche delle televisione, Esme fa ingresso in casa, non aspettandosi di vedere quella scenetta davanti agli occhi.
I due sono adagiati a dormire profondamente, e le ricorda molte scene vissute al Manor, cosa che le strappa in segreto un sorriso intenerito.
Sono molto carini, deve ammetterlo, e il figlio sembra un angioletto.
Ma Draco non può rimanere lì, per lui è momento di andare e non vuole averlo in casa per la notte.
Si avvicina piano e bussa alla sua spalla piuttosto delicata: «Devi svegliarti, è sera».
L'uomo sobbalza appena si sente chiamare e si strofina una mano contro il viso, ancora confuso per la troppa stanchezza e il mal di testa: «Oh... sì, vado subito».

Il bambino viene lasciato sul divano, che avendo il sonno pesante non si è svegliato, mentre è bene che Draco torni presso il Manor.
Eppure non ce la fa andare avanti così per altri mesi, si sente davvero stanco.
«Ci vediamo dopodomani» vuole farlo dileguare via Esme, liquidandolo immediatamente.
«Sì, ci vediamo» annuisce e si sfrega ancora il volto, alzandosi pronto per andare via.
Deve trovare una soluzione per tutto quello stress, non riesce davvero a vedersi per anni e anni a fare su e giù dal suo paese all'America, rispettando orari assurdi.

Quando si materializza presso la sua villa, infatti, vuole velocemente pensare a qualcosa per non fare quelle fatiche.
Sbadigliando si butta sul letto, guarda il soffitto e cerca di mettere assieme due pensieri sensati.
Si sente estremamente solo in quella grande casa, non c'è nessuno oltre lui, ed è tanto bella quanto fredda, per nulla accogliente.
Anzi, quell'atmosfera gli mette molta tristezza e proprio perché gli fa affiorare solo dei vecchi e dolorosi ricordi.
Non è bello vivere lì da soli, in un posto che prima aveva accolto orrendi mangiamorte, e nel momento in cui era diventato un nido d'amore lui stesso è stato capace di trasformarlo in un arido deserto.

Il Manor non è più lo stesso senza la sua Smith, il piccolo fagiolino e il loro amico a quattro zampe.
Forse dovrebbe prendere una piccola e grande decisione, per il figlio soprattutto. Ha promesso di essere un padre presente e dimostrargli quanto lo ama. Lo farà, anche se con una decisione che non avrebbe mai pensato di prendere.

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Questo capitolo è un po' un ponte tra quello che adesso vedremo di Draco ed Esme e la vita in America.

Che decisione prenderà Draco? Fatemi sapere cosa ne penate della storia e del capitolo con qualche commento!

Ci vediamo martedì, LadyD 💚

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