𝐋𝐗𝐗𝐗𝐈𝐕
Esme ha chiamato immediatamente il numero sopra il volantino per chiedere maggiori informazioni su quel lavoro che tanto le ha interessato.
Le è stato detto di presentarsi in libreria il giorno dopo con il curriculum, e per fortuna lei ne ha scritto uno "finto" assieme Allyson adatto per i babbani, perché di certo parlare di Voldemort e di Auror non è molto consigliabile.
Esme si è finta una ex-poliziotta inglese, lavoro più simile alle sue vecchie mansioni, si è data per diplomata ad una scuola eccellente e ha inserito anche i vari interessi e capacità fisiche e intellettive.
Non è chissà che, ma spera che vada bene per una semplice libreria di una cittadina americana, ma tentar non nuoce.
Sistema il suo bambino per bene, dovrà portarselo a quell'incontro visto che ancora non si è organizzata bene con scuola o un'eventuale babysitter.
Gli fa indossare una camicetta celeste e dei pantaloni blu, poi pettina i suoi bellissimi capelli biondi e gli spalma una cremina idratante su quel viso pallido pallido.
«Sembri un principe, fagiolino!» esclama con una risatina intenerita «Oggi farai colpo anche tu!»
Esme, per l'occasione, si è voluta mettere un bellissimo pantalone a palazzo nero e una camicetta color corallo, che risalta il suo volto tondeggiante e marcato da quei bellissimi occhi scuri.
«Oggi mamma cambia lavoro, sai? Qualcosa di più semplice così può stare più tempo con te!»
Questa affermazione fa brillare gli occhi del bambino e questa nuova avventura gli sembra iniziare con il piede giusto.
Escono di casa mano per la mano e lei è emozionatissima.
Salutano il solito signore che fa passeggiare il suo cagnolino e nella loro mente non vi è nulla se non la preoccupazione di far una buona impressione in libreria.
Sono passati solo due giorni, eppure sembra procedere al meglio, forse la vita si è accorta di quanto meriti di più quella donna e vuole darle il meglio, perché dopo tanta pioggia c'è sempre l'arcobaleno.
Quando arrivano davanti la libreria lei rimane stupita per la sua bellezza, nonostante sia piccina e modesta: tutta in legno, con una grande vetrata che accoglie dei libri in esposizione.
Spia al suo interno prima di entrarci e vede che è tanto ordinata e piena di manuali e libri di tutti i tipi, alza lo sguardo e nota che vicino all'insegna vi è una data: "Since 1976".
È lì da parecchio tempo e ciò evidenzia il suo aspetto piuttosto vintage.
Entra dentro con il bambino stretto per mano, che curioso osserva ogni libro esposto, ricordandogli molto i grandi scaffali del Manor pieni di quegli oggetti che tanto i genitori amano.
«Buongiorno» saluta cordiale Esme «È permesso?»
Non appena parla, una gentile signora si avvicina a lei, non è molto più grande, avrà una quarantina di anni, e il suo aspetto sembra molto pacifico.
Indossa un vestito lungo e morbido, con una stampa geometrica piena di colori, i capelli sono rossastri e mossi, sistemati in un morbido chignon basso con qualche piccolo boccolo che vi fuoriesce. Sul naso indossa degli occhiali grandi e marroni, le guance sono cosparse di lentiggini e gli occhi sono verdi come il prato.
«Tu devi essere la signora Smith, vero?» domanda con un sorriso gentile, squadrandola da capo a piedi.
«Sì, sono io, signora Collins. L'ho chiamata ieri e mi ha detto di presentarmi a quest'ora»
La donna dai capelli rossi si sistema gli occhiali sul naso e abbassa ancora di più lo sguardo, scrutando la piccola e adorabile figura di Scorpius.
«Lui è il tuo bambino, o sbaglio?»
«Oh sì, lui è Scorpius» fa una carezza al figlio e lo invita a presentarsi, cosa che fa molto educatamente, strappando un adorabile sorriso alla proprietaria.
«Io ho due figlie, ma ormai sono grandi e non più così carine» ridacchia e si permette di posare una carezza sul capo del bambino «Vanno al liceo, ma non hai idea di quanto mi manca strizzare le loro guanciotte!»
Sembra una donna piuttosto chiacchierona, ma ciò non sembra dispiacere ad Esme, forse perché abituata ai silenzi di una cella e alla sola voce di Draco che udiva tutti i giorni al Manor.
«Mi sto dilungando troppo!» esclama sobbalzando e sistemandosi frettolosa le ciocche ricadute sul viso «Comunque, signora Smith, ha portato il curriculum?»
«Certo, eccolo qui» lo passa e si sente piuttosto agitata, anche se non lo dà a vedere, ci terrebbe molto ad avere quel posto di lavoro per iniziare quella nuova vita in maniera completa.
La Collins legge velocemente quel foglio e aggrotta la fronte stranita: «Come mai una poliziotta inglese vuole chiedermi lavoro?».
«Volevo cambiare aria, quel tipo di vita mi aveva stressata molto» confessa «Siamo venuti qui solo io e mio figlio per poter iniziare da capo. Sa', non è mai troppo tardi per farlo!»
«Devo ammettere che qui a Charleston si sta molto bene, è una cittadina tranquilla e son certa che vi sentirete a casa» le risponde comprensiva, accompagnata da un sorriso «Io e la mia famiglia viviamo qui da generazioni, e come forse ha notato questa libreria c'è sempre stata, non abbiamo mai voluto lasciare questa città. Purtroppo sono figlia unica e mio cugino ha un lavoro in ufficio, quindi ho bisogno di un aiuto qui, non posso certo gestire tutto da sola»
«Sembra un posto bellissimo infatti, devo solo ambientarmi ma penso che ci piacerà stare qui»
La donna scruta Esme da capo a piedi ancora una volta, sembra una persona empatica, e nota quanta voglia di lavorare e di non recare problemi ci sia nel suo volto.
Poi inizia a farsi mille domande su di lei: come mai quel lavoro è stato così pesante al punto di farla andare via dal suo paese, dove sia il padre del bambino, perché abbia scelto proprio Charleston.
Ognuna di esse, però, non riesce a ricondurla ad alcuna risposta negativa, supponendo che sia una donna che ha bisogno dei suoi spazi e di crescere al meglio un bambino che sembra tanto dolce e buono.
«Il piccolo ha già trovato una scuola?» azzarda a domandare la signora.
«A dire il vero no, siamo qui da pochissimo e non so bene dove iscriverlo»
«Le mie figlie andavano ad una scuola materna che si trova a qualche isolato da qui» si avvicina alla finestra e le indica una stradina sulla destra «L'istituto è molto buono e chi vuole può anche iscrivere il figlio ad un corso pomeridiano, così potrà stare lì più tempo in caso in cui i genitori abbiano molto lavoro da fare»
Esme rimane stupita da quel trattamento così gentile e annuisce ad ogni singola parola, volendo seguire il suo consiglio.
La maggiore le sorride ancora una volta e si fa scappare un risolino stridulo: «E poi se devi lavorare qui, Esme, hai bisogno di lasciare il piccolo da qualche parte!».
Questa affermazione fa illuminare i suoi occhi, sente l'euforia pervaderla ed è felicissima, lei ha il lavoro, con questa frase le ha detto implicitamente che ha il lavoro.
«Quindi... quando posso iniziare?» le pupille ancora brillanti tremolano mentre osserva grata la donna e lei nota quanta gioia da parte della bruna, che le fa intendere che sarà un'ottima dipendente e collega.
«Lunedì prossimo, così hai il tempo di sistemare tutto con il bambino, va bene?»
Annuisce energicamente e la ringrazia, con tutto il suo cuore.
Poi le viene spiegata ogni cosa sul salario, sugli orari che dovrà rispettare, e sembra tutto ottimo, niente di troppo eccessivo ma adatto alla semplice vita che vuole fare.
Quando esce con Scorpius da quella libreria vorrebbe saltellare come una ragazzina, era così felice il suo primo giorno da Auror ma forse adesso è ancora più serena.
Prende in braccio il piccolo e gli stampa un grosso bacio sulla guancia: «Hai sentito, fagiolino? Mamma ha il lavoro! E poi adesso andiamo a trovarti dei nuovi amichetti, va bene?».
«Sì sì sì, mamma andiamo subito!» esclama altrettanto allegro, cavolo adesso è il momento di giocare e non può che fremere dalla voglia di farlo.
Anche se, in realtà, gli sembra tutto un gioco ormai.
Esme segue la strada indicata dalla signora Collins e con lo sguardo attento cerca quella scuola che le ha indicato, ed effettivamente dopo pochi metri la trova: il cancello è giallo e accerchia un giardino che accoglie dei giochi per bambini come altalene e scivoli.
La struttura è bassa e le mura rosse sgargianti la fanno apparire molto allegra e adatta per i più piccini. Posa Scorpius a terra e lo prende dalla manina, incamminandosi per il lungo corridoio di quella scuola.
Vedono un sacco di disegni appesi sulle mura, sentono le voci allegre dei più piccoli, e fa intendere che sono in un posto ben gestito, ognuno nelle proprie classi e con un maestro o una maestra pronti ad educarli e farli divertire.
«Salve, le posso essere d'aiuto?» domanda un signora piuttosto bassa e robusta che si aggira per la scuola con una scopa in mano.
«Vorrei iscrivere qui mio figlio, so che l'anno è già iniziato ma ci siamo trasferiti da poco»
«Allora deve parlare con la rettrice» con un gesto del capo la invita a seguirla ed Esme osserva quanto sia goffo il suo modo di camminare, ondeggiando i fianchi e le braccia a destra e sinistra.
Una volta davanti l'ufficio bussa e si accomoda con il figlio che si guarda attorno super curioso.
«Avanti, entrate pure»
Esme fa qualche passo e cordiale si va a sedere davanti la scrivania di questa signora alta e dall'aspetto androgino, con i capelli cortissimi e neri e con un viso molto pallido.
Sembra un po' la scopa che teneva stretta in mano quella signora più bassa, e sembra anche piuttosto rigida.
«In cosa posso esserle d'aiuto?» domanda la preside, rivolgendosi ad Esme e puntando gli occhi sul bambino per qualche istante.
«Vorrei iscrivere mio figlio in questa scuola, anche se è già iniziata da un mesetto»
«Per fortuna siamo ancora all'inizio, e poi non vi sono problemi nel momento in cui vengono compilati tutti i documenti e pagata ogni dovuta retta» spiega composta e con precisione.
Inizia ad elencare tutto ciò che ha da offrire quella scuola, si mostra fiera del lavoro dei suoi maestri ed Esme rimane un po' confusa da tutto quel blaterare.
«Abbiamo un'ottima mensa, adatta a tutte le esigenze ed intolleranze di ogni bambino» le posa un foglio davanti pieno di scritte e questo fa scuotere il capo alla giovane «Deve firmare qui... poi qui... e deve segnare le possibili intolleranze o preferenze»
«Oh... sì, va bene» sgrana la voce e trattiene un riso, vedendo quanto sia rigorosa quella donna.
Poi elenca i vari tipi di attività pomeridiana, ma Esme vuole che sia il bambino a scegliere, quindi compilerà ogni modulo a casa e lo porterà il giorno dopo.
Le viene indicato anche cosa è consigliabile portare e le viene illustrato il loro metodo di insegnamento ai bambini.
«Suo figlio l'anno prossimo dovrà iniziare la scuola primaria, quindi quest'anno non solo avrà modo di giocare, approfondire le sue doti artistiche e sportive, ma si cimenterà nella lettura e scrittura»
Lei parla come se stesse presentando il miglior college del mondo e questo alza molto le aspettative di Esme, che si aspetta un'esperienza più che positiva per il piccolo.
«Abbiamo già iniziato a leggere assieme, quindi penso che sarà molto capace»
Ma quell'utile e informativo incontro si conclude con un pessimo avviso: «Signora Smith, la invito a compilare entro questa settimana ogni documento e farlo firmare da entrambi i genitori, sempre se è possibile. In caso di vedovanza o complicanze dovrà, invece, compilare un altro tipo di iscrizione».
Molto diretta e con poco tatto a dire il vero, ma Esme non nota questo quanto il fatto che dovrà parlare con Draco per potergli far firmare quel pezzo di carta.
Sa che lo farà, che addirittura si proporrà di pagare tutte le rette necessarie per il figlio, ma il solo pensiero di rivolgersi a lui la innervosisce, ma deve farlo per il bambino.
«Va bene, la ringrazio» sorride e annuisce gentile, afferrando ogni dépliant e carta consegnato e poter tornare a casa.
Adesso bisogna chiamare quell'uomo bugiardo, insensibile, falso, deplorevole, disgustoso.
Insomma, Draco Malfoy.
Quando sono nelle mura della loro casetta vede il bambino super felice, che salta ovunque, che parla a macchinetta per l'euforia e non vede già l'ora di fare qualche lavoretto e recita con qualche bambino. È la prima volta a scuola e questo lo emoziona.
«Sta' calmo fagiolino, dobbiamo chiamare papà!» esclama ridendo e trovandolo fin troppo buffo.
«Papà! Papà, sì... sì, chiamiamo papà!» urla tirando il suo pantalone e volendo sentire l'uomo e raccontargli quello che hanno fatto questa mattina.
Esme si mette a sedere sul divano e fa una carezza sul capo di Scorpius per farlo calmare, ha bisogno di silenzio per poter comunicare ogni cosa a Draco.
Gioca nervosamente con le dita mentre il telefono squilla e storce il naso non appena lo sente rispondere.
«Pronto?»
«Draco, sono io» risponde abbastanza fredda «Ti devo parlare, ma non ci metterò molto»
«Certo, dimmi tutto»
Prende un profondo respiro e cerca di tenere la calma, per non sfociare nella rabbia cieca: «Il bambino andrà a scuola, ne ho trovata una privata molto buona e offre un sacco di attività».
«Sembra fantastico! Lui che ne pensa?»
«Non vede l'ora di iniziare, ma per farlo bisogna pagare una retta e firmare dei moduli»
«Lo sai che-» viene interrotto immediatamente: «Pagherò io, ho i soldi per farlo. Mi serve solo la tua firma... insomma, serve quella di entrambi i genitori visto che non abbiamo ufficiato il divorzio».
Quest'ultima frase fa rimanere muto Draco, che dall'altra parte sente un coltello infilzargli il cuore solo a sentire quella parolina orrenda.
Altro che "Tu-sai-chi", bisognerebbe dare un nome del genere anche al divorzio, del tipo "Tu-sai-cosa-distrugge-il-cuore-di-Malfoy".
«Non c'è bisogno di ... divorziare, ecco» mormora l'uomo trattenendo un mugolio.
«Draco, non divorziamo solo perché implica vedersela con il Ministero della Magia, avvocati, e robe del genere che io non voglio più vedere» risponde acida, ma subito si ricompone e sgrana la voce per non far destare alcun sospetto al suo bambino «Non voglio che nessuno sappia di noi, di quello che hai fatto, di dove siamo. Se non mi rivolgo alla legge è per questo, non perché io ti voglia ancora come marito»
Sorride a Scorpius che nel frattempo sta accarezzando il micio sulle sue gambe e riprende a parlare: «Ehm, dicevo... ti faccio materializzare i documenti, devi solo compilarli».
«Voglio partecipare alle spese della scuola, però»
«Ti ho detto di non intrometterti nella nostra vita, ti ho chiamato solo per necessità»
«Sì, va bene» sospira «Posso sentirlo almeno?»
«Voleva farlo lui stesso, a dire il vero»
Per fortuna adesso può smettere di parlargli e passa la cornetta al bimbo che entusiasta risponde e inizia a parlare agitato e contento con il padre.
«Papà! Papà, andrò a scuola!»
Draco ridacchia nel sentirlo così felice e gli sembra così bello sentire quella vocina: «Lo so, fagiolino, e sono davvero contento, sai? Appena inizi voglio sapere tutto, voglio sapere se ti piace e se ti trovi bene».
«Mi hanno detto che posso disegnare, posso giocare, posso leggere, posso avere un sacco di amici!»
«Ne farai tantissimi, ne sono certo»
Esme osserva quanto sia felice Scorpius e sorride nell'ammirare i suoi occhioni chiari tutti brillanti.
Accarezza il suo visino morbido e lo lascia chiacchierare, passa anche le dita tra i suoi capelli biondi e lo sente mugolare scontento: «Mamma, lasciami, non mi piace così!».
Trattiene una risata e gli bacia la fronte prima di allontanarsi e dargli modo di stare al telefono con il padre.
Si prende anche un attimo per prendere un po' d'aria e respirare a pieni polmoni, un po' per pensare e rendersi conto di quello che in quei due giorni sta succedendo.
Ha sul serio cambiato vita, ma nonostante sa di star facendo la cosa giusta ed è contenta si sente spaesata. È normale, è tutto nuovo e deve pur sempre sistemare ogni cosa.
Inizia a prendere maggiormente coscienza della separazione con il marito, ed è strano, ma giusto.
La prima notte in America è stata per lei un toccasana, ha riposato come non faceva ormai da mesi, e questo perché si sentiva al sicuro.
Lei e Scorpius hanno riposato abbracciati nel lettone, sorridendo e sentendosi beati nello stare assieme, e in pace.
Non vi era il terrore sulla pelle di Esme e questa sensazione magnifica le era mancata.
Certo non può negare che Draco l'ha aiutata molto, si è preso cura di lei ogni singolo giorno, ma non vuole vivere con un uomo che ha combinato questi grandi danni.
Le dispiace, potevano meritarsi una vita assieme, ma forse è meglio così.
Alla fine il loro rapporto non è nato con l'amore, magari non sono mai stati realmente destinati a questo.
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A Londra sono le cinque di pomeriggio, mentre a Charleston erano da poco le dodici.
Draco appena chiude la cornetta sente il cuore frantumarsi in mille pezzi e rimane ad osservare il vuoto intensamente, cercando di elaborare quello che sta capitando, perché in fondo non lo ha ancora fatto sul serio. Gli sembra surreale essere separato da Esme, forse non ci crederò mai, ma deve accettarlo.
Poi quel "divorzio" gli fa intendere che lei fa sul serio, che tristezza.
«Era Esme, vero?»
A casa c'è Narcissa, da un paio di giorni va a trovare il figlio sapendo ciò che è successo, e volendo vedere come stesse, nonostante il suo umore non sia dei migliori.
La donna è rimasta estremamente scossa da quello che ha fatto ed è stata in lutto per un profondo mese, meditando su tutto ciò che tristemente le è accaduto.
«Sì, era lei» annuisce e sospira mentre si accomoda sulla poltrona davanti alla madre «Devo firmare qualche documento per Scorpius, a quanto pare andrà ad una scuola di babbani»
«Fa bene» risponde semplicemente, scuotendo le spalle «Quel bambino e quella donna hanno bisogno di distrarsi un po'»
Narcissa si è sentita con Esme un paio di volte prima della sua partenza e ha condiviso pienamente la sua decisione.
Nonostante sia una donna che tiene molto al mondo magico e alla sua purezza di sangue, ha trovato saggio da parte sua quasi "scappare" nel mondo babbano per poter vivere tranquillamente con il figlio e permettergli di stare al sicuro.
Anche lei, come ben si sa, farebbe di tutto per il suo bambino, che attualmente tanto piccolo non è, quindi ha ben compreso Esme.
Inoltre, dopo quello che hanno passato le due donne assieme adesso il loro rapporto è particolare: estremamente stretto, di stima reciproca, ma il tutto è silenzioso, senza che esprimano a vicenda la loro immensa gratitudine per essersi entrambe prese cura di Draco.
«Lo sai come la penso» sospira la donna «Mi dispiace vederti così, so quanto la ami, ma era la scelta più giusta...»
«Mi manca» confessa con un sospiro «So bene che ha le sue ragioni, non la sto forzando proprio per questo, proprio perché voglio che faccia quello che la rende felice... però, madre, io non riesco ad immaginarmi senza di lei»
Narcissa annuisce a quelle parole e dispiaciuta storce le labbra: «Non so se lei potrà mai tornare da te, Draco, ma continua a pensare a tuo figlio, non perdere anche lui».
«Non voglio farlo, Scorpius lo amo con tutto me stesso»
«Dimostralo e vedrai che troverai la tua felicità con il tempo»
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Esme si rivela la donna forte quale è, però non per questo lei ha dimenticato Draco.
Come già ho detto e si è capito, la sua è solo la scelta giusta!
Come andrà il loro rapporto?
Ci vediamo giovedì, LadyD 💚
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