𝐂𝐗𝐈

Potete leggere questo capitolo ascoltando l'ultima canzone aggiunta nella playlist Spotify di PUREBLOOD (trovate il link in bacheca, su ig o nella cartella drive in bio) - la canzone è "Je te lasserai des mots" di Patrick Watson

Se i libri potessero parlare,
racconterebbero di due giovani amici
pronti per innamorarsi.

Se i fiori potessero parlare,
racconterebbero di due giovani
sbocciati assieme.

L'amore può mutare, ma non distruggersi.
Tutto si trasforma, è la natura.
Esme e Draco ne sono l'esempio, vi sono stati momenti davvero duri per loro, hanno temuto di perdersi, hanno temuto sia la vita che la morte, ma nessuna delle due è stata capace di separarli.
Potremmo azzardare a dire che il loro amore è invidiabile, che esistono rare coppie così unite, a sfiorare la perfezione.
Imperfetti e perfetti così come sono.

A colmare quell'amore vi è Scorpius, una piccola stella brillante che ha segnato le loro vite; illumina il buio dei loro cuori, rallegra i loro animi, e così puro e dolce colma ogni vuoto.
Non hanno avuto bisogno di generare un bambino per avere un figlio, si è genitori quando si ama abbastanza e si decide di prendersi cura di questa nuova creatura. Un figlio è semplicemente una scelta, la più grande e importante di tutte, ma rimane tale.

Mamma è colei che ti stringe al petto quando piangi, che si preoccupa fin troppo per la tua salute quando non ne hai bisogno, che ti strappa un riso facendoti il solletico; mamma non è colei che ti porta in grembo.
Papà è colui che ti aiuta a fare i primi passi, che ti prepara una zuppa calda quando hai la tosse, che ti legge una favola per farti addormentare; papà non è colui che dona il suo seme.
Mamma è Esme, papà è Draco.

Scorpius è felice di essere il loro figlio, anche se a momenti può risultare noioso per un bambino vivace come lui, che vuole sempre più libertà e vuole scoprire il mondo circostante.
Due persone che ripongono in lui non solo fiducia, ma anche aspettative e preoccupazioni, ma va bene così.
Lui si sente amato, quando è al sicuro e ne è consapevole, e sa di potersi fidare ciecamente della sua famiglia. Può raccontare e dialogare a cuore aperto, loro ascolteranno e cercheranno sempre di comprenderlo.
Deve solo sopportare una madre troppo apprensiva e un padre abbastanza esigente, ognuno ha i suoi difetti.

Oggi è domenica, precisamente una bella domenica di maggio ed è un grande giorno per Scorpius, ci saranno gli ultimi allenamenti prima della partita ufficiale di baseball dei bambini.
Varie scuole di Charleston si sfidano per un campionato e il piccolo non vede l'ora di mostrare le sue doti da battitore. Si è dedicato molto a questo sport, si è tenuto in forma e assieme al suo amichetto Marcus si è ben informato sul gioco, sulle partite dei grandi giocatori per apprendere al meglio alcune tecniche. Sembra innamorato di questa attività.
Forse sarà una delle cose che più gli mancherà una volta finite le elementari e arrivato ad Hogwarts.

«Mamma, andiamo o facciamo tardi! Oggi ci sono le ultime prove e non posso mancare» sbuffa mentre Esme finisce di preparare il suo zainetto con qualche colpo di magia.
«Fagiolino, non uscirai senza la maglietta di ricambio, l'acqua e un po' di frutta, se ti viene un calo di pressione come farai?»
Il bambino rotea gli occhi al cielo e si posa contro il frigorifero con le braccia incrociate al petto: «Non chiamarmi in quella maniera bruttissima».
«Ma da piccolino ti piaceva, fagiolino» mugola poco contenta di quella risposta sgarbata e gli lascia un bacio sulla testa bionda.
«Ero un bambino piccolo, adesso sono grande, mamma»

A lei viene da ridacchiare quando fa così, lo sa che sta crescendo ma proprio non riesce a smettere di strapazzarselo tutto, e poi quel soprannome è così carino e le ricorda un sacco i suoi primi momenti da neonato, in cui sembrava davvero un minuscolo fagiolo.
Draco ha appena finito di farsi la doccia e si è vestito pronto per andare con loro, visto che vuole anche lui assistere a quegli ultimi allenamenti.
Ogni tanto, quando possono, rimangono ad attendere sugli spalti il figlio, per dargli il loro supporto e ammirarlo mentre, crescendo crescendo, raggiunge i suoi obiettivi desiderati.

«Andiamo, dai» incita l'uomo «Ed essendo tardo pomeriggio appena torniamo preparo io una bella cenetta mentre voi vi sistemate»
Già si organizzano sul da farsi, d'altronde gestire una famiglia non è una passeggiata e una persona precisina come Draco vuole gestire anche le semplici attività nei minimi dettagli.
«Siamo pronti, amore» la bruna stampa un bacio sulla guancia del marito e con un sorrisino invita il figlio a seguirli e andare verso il campo da baseball.

Camminano tutti e tre vicini, ma il piccolo si annoia spesso di fare quelle lunghe passeggiate.
«Perché non possiamo smaterializzarci o prendere una macchina?» si lamenta Scorpius.
«Shhh!» esclama Esme nel sentire quella parola magica «Non devono sentirci dire queste cose»
«E non sappiamo guidare» continua Draco «Lo sai che io e mamma vivevamo diversamente»
«Non potete imparare? Sembra bellissimo guidare!»
«Scorp, sono solo quindici minuti a piedi, fa bene camminare un po' e stimola la circolazione»
Le affermazioni del padre lo convincono poco, ma decide di non lamentarsi ulteriormente, d'altronde gli permettono una vita spensierata e colma di intrattenimento, non è certo qualche minuto a muovere le gambe un problema - suvvia, non è niente di che.

Quando arrivano al campetto i due genitori lo salutano allegri e si fanno a sedere sulle lunghe panche metalliche che contornano il campo.
Quel gioco babbano è davvero assurdo per quei due, sembra noioso e monotono rispetto il Quidditch.
Anche in questo caso bisogna colpire una palla, ma non c'è quel brio di volare o di rincorrere un boccino d'oro, ma bisogna correre da un tappetino bianco all'altro.
Ma a Scorpius sembra piacere e allora va bene così, ma Draco in cuor suo spera tanto che possa appassionarsi del gioco magico una volta ad Hogwarts.

«Comunque colpisce molto forte la palla, hai notato?» afferma il biondo, osservando concentrato il figlio «Potrebbe essere un grande battitore a Quidditch»
«Non vorresti che fosse un cacciatore come te?»
«Oh a me non interessa la sua posizione in gioco... mi interessa solo che sia il più bravo! Ha delle braccia davvero resistenti, penso che sarebbe grandioso nel battere la palla, forte e tenace» parla del figlio fieramente, riponendo in lui grandi aspettative «Voglio vedere tutte le sue partite e ... ah, sarà bellissimo sentir dire il suo cognome osannato come uno dei migliori giocatori del mondo magico»
Ad Esme fa ridacchiare quel modo di fare euforico, si vede che è un padre molto attento al figlio ed è contenta di poter dare al figlio un esempio del genere.

«Io spero tanto che sia il migliore a scuola, invece» annuisce seria lei «Lui è uno Smith e sono certa che farà degli incantesimi spettacolari»
«Mi sbaglio o stai già iniziando a dirgli qualcosina?»
Ecco che è stata beccata.
«In realtà volevo iniziare ad insegnargli qualcosa questa estate, così sarà più avanti rispetto gli altri bambini»
«Nostro figlio andrà nella nostra scuola, lì ci sono targhe in nostro onore e siamo stati a capo del Ministero per anni...» sospira e guarda la moglie con un velo di preoccupazione «Sarà difficile per lui tenere alti i nostri cognomi»
«Scorpius è un bambino speciale, sono certa che sarà bravissimo» annuisce convinta, è certa che darà non poche soddisfazioni.

«Per fortuna è molto ambizioso» si fa sfuggire un riso Draco.
«Lo so cosa intendi» sghignazza anche lei «Ogni giorno sembra sempre più una serpe e ne sono felicissima»
«Uno Smith-Malfoy di un'altra casa? Sarebbe una follia»
Per quanto i due sono persone tolleranti e senza alcun pregiudizio, sono sempre stati fieri di far parte di un'intera stirpe di Serpeverde.
Oltretutto lei discende da Merlino, uno dei più grandi maghi di quella casa, e vorrebbero vedere il figlio con quello stemma verde-argento.
Sarebbe assurdo vederlo nei panni di un Grifondoro, o Corvonero o addirittura un Tassorosso. Non che ci sia qualcosa di male, ma lo troverebbero strano.

Tra una chiacchiera e l'altra continuano a seguire la partita, finché non è ora di tornare a casa.
Il piccolo è stanco e sudato e non vede l'ora non solo di mettersi comodo, ma soprattutto di mangiare qualcosa di buono, però è soddisfatto di quegli allenamenti ed è certo che la partita ufficiale andrà alla grade, o almeno spera.
«Bravissimo, sei stato un campione!» lo incita Draco, strofinandogli i capelli e mostrandogli un occhiolino.
Esme, invece, eccessiva come sempre, lo stringe in un forte abbraccio e gli schiocca un rumoroso bacio sulla guancia: «Che sei il più bravo, amore della mamma».
Scorpius mugola in imbarazzo, ma in fondo gli piace essere così tanto coccolato, lo trova dolce e si sente amato.
A differenza di alcuni bambini sa di essere fortunato ad avere quei genitori.

Per tutto il tragitto verso casa il bambino racconta ogni minimo dettaglio della partita vissuta, di ciò che trova difficile, delle mosse e tecniche che vorrebbe applicare.
Anche se non capiscono nulla di baseball lo ascoltano, a loro piace stimolarlo in ciò che ama, non intendono fermare le sue passioni ed è bello sentire un bambino così euforico.
Esme poi è innamorata di lui, lo trova il bambini più bravo e bello di tutti, ma purtroppo è un po' di tempo che ha difficoltà nel coccolarlo come vorrebbe.

Scorpius sta crescendo davvero alto, basti pensare che tocca il metro e trenta centimetri, quindi la madre non è più in grado di prenderlo in braccio o avvolgerlo completamente come un tempo.
Secondo la pediatra tra un paio di anni potrebbe superarla in altezza e questo la fa tanto contenta, lo vede bello e alto come il padre, ma le dispiace non poterlo stringere con forza a sé.
Quei giorni in cui sembrava un bambolotto sono finiti, quindi può limitarsi a piegarsi leggermente e strofinare il suo bel faccino con baci e carezze.

Giunti a casa sono già le sette, dopo essersi sistemati e aver cucinato devono riunirsi a tavola.
Esme aiuta il figlio con la doccia, ormai la fa in maniera autonoma certo, ma essendo ancora un bambino di nove anni di certo non deve essere supervisionato.
Lo aiuta ad asciugarsi i capelli con un incantesimo, così da impiegare pochi secondi, e lo invita a mettersi il pigiama.
Anche lei indossa qualcosa di più comodo e poi assieme raggiungono Draco in cucina, che sta finendo di preparare le pietanze.

«Ho già dato da mangiare a Salem, stava miagolando tantissimo» dice l'uomo, piegandosi per lasciare una carezza sul suo micio «Per fortuna adesso è bello sazio»
Esme sbricia sul fuoco mentre lui è preso dalle coccole al gatto, e vede che ha preparato ancora una volta del cibo buonissimo.
Vivere da solo e gli insegnamenti di Dobby lo hanno aiutato a migliorare le sue doti culinarie e adesso è capace di fare un sacco di cose.
Per questa sera servirà delle melanzane al forno accompagnate da uova sbattute e un'insalata di pomodori.

«Mio marito è il più bravo di tutti» mugola con voce acuta lei, andando ad abbracciare da dietro il marito appena si alza «Mi cucina tante cose buone»
«Questo ed altro per la mia fatina» bacia le sue mani posate sul proprio petto e la guarda con la coda dell'occhio, mostrandole un sorrisino.
Scorpius assiste a quella scena nauseato, come tutti i bambini trova quel genere di cose strane: «Bleah! Siete sdolcinati».
I due ridono e si voltano dal figlio, che è con le ginocchia a terra per stare con il proprio gatto.
«Un giorno capirai che è bello dare qualche bacio alla persona che si ama»
Il bambino rotea gli occhi al cielo e fa ancora ridere i genitori. Ha proprio un carattere forte.

E quella grinta la mette anche a tavola, rimpinzandosi con la bocca bella piena e gonfissima di cibo.
«Papà, ma è buonissimo» mastica e ingoia soddisfatto, le sue papille gustative stanno festeggiando in questo momento.
«Grazie mille Scorp, mi piace cucinare per voi» gli lascia una carezza sulla schiena ed è contento ogni volta che apprezza quello che prepara, d'altronde lo fa per lui e la moglie.
La cena è serena, come sempre d'altronde, e come il resto delle loro giornate lì a Charleston.

Rimanere in America è stata la loro decisione migliore, ne sono sempre più convinti e sanno bene che quella permanenza sta solo portando gioia.
Sono più spensierati, danno valore ogni giorno alle piccole cose, e si sentono a loro agio in quella semplice vita.
Apparentemente impossibile per due persone del genere, ma stanno bene.
Finalmente, dopo tanti anni, Esme e Draco stanno bene, realmente.
Si parla di felicità, di sorridere, di sentirsi sempre nel posto giusto, di sapere una volta per tutte cosa porta pace nei loro animi.

Questo perché hanno ciò che è davvero importante per loro: l'amore, l'amicizia e il benessere.
Due persone che hanno vissuto un vita traumatica non necessitano soldi e fama, ma di passeggiare in riva alla spiaggia durante il tramonto, di raccontarsi le loro giornate, di uscire con dei nuovi amici, e di portare il figlio al luna park.
Non vogliono altro, non hanno bisogno di altro. A loro basta loro.
Draco non vuole altro che condividere la sua vita con Esme, anche la più semplice di tutte, e lei vuole solo essere in un posto sicuro tra le braccia dell'amato.

Charleston è casa, quella che si sono costruiti pezzo per pezzo, lacrima dopo lacrima. Il loro nido d'amore.

«Domani inizia la settimana, Scorp, devi andare a dormire» afferma gentile Draco.
Hanno finito di cenare ed Esme in pochi schiocchi di dita sparecchia e riordina tutto, adesso è momento di riposare per tutti e tre.
Il bambino annuisce e lascia che lo accompagnano entrambi a dormire, hanno sempre un gran piacere ad augurargli la buonanotte e raccontargli qualcosa prima di lasciare la sua cameretta.

Esme rimbocca le sue coperte con cura, si sente protetto ogni volta che lo fa, e sorride alla madre pieno d'amore.
Lui la ama tantissimo, sul serio, e ricorda ogni momento con lei, ogni suo bellissimo gesto e tutta la premura che ha sempre messo.
«Ti voglio bene anche se mi chiami fagiolino» ammette con una risatina Scorpius, abbracciandola e facendosi stringere forte forte.
«Io ti voglio bene e te ne vorrò sempre, ricordalo» accarezza il suo viso e si perde per un attimo in quei bellissimi occhi azzurri «Tu sei il mio dono più prezioso»
«E tu sei la mamma migliore di tutte»
«Faccio il mio meglio per il bambino migliore di tutti» e gli bacia la fronte, un gesto materno e dolce, che fa socchiudere gli occhi del figlio per quanto si sente rilassato sotto quel tocco.

Anche Draco gli augura la buonanotte, lo fa sedendosi vicino il suo lettino e accarezzando i suoi capelli biondi.
Gli ricorda molto quando era un bambino, ma lui è più affettuoso e sensibile, è speciale.
«Oggi sei stato bravissimo, sono orgoglioso di te» è bene ricordarlo spesso durante la crescita, fa sentire il piccolo sicuro di sé e vuole che sappia sempre quanto tiene a lui.
Non deve cercare la sua approvazione come ha fatto lui stesso con Lucius, non deve cercare di imitarlo o elemosinare le attenzioni della società.
Scorpius è perfetto così com'è.
«Non ne sbagli una! Sei sempre il migliore»
In questa maniera si sente non solo apprezzato dal padre, ma una persona valida. Insomma, se è lui a dirlo vuol dire che è vero.

Esme e Draco vogliono che lui non si senta come si son sentiti loro da bambini, non vogliono che cresca con i loro disagi.
Per quando l'uomo ha vissuto un'infanzia molto agiata, da viziato si potrebbe dire, ha sempre ricevuto insegnamenti poco tolleranti, un'educazione improntata sull'apparire e non sull'essere.
Lei, invece, non ha avuto assolutamente nulla.
Chiusa in una casa, andava a scuola con dei babbani ma tutto le era limitato per paura di non preservare la futura arma contro Voldemort.
Alienati dalle loro stesse famiglie, anche se involontariamente.
Scorpius non deve vivere così, deve assaporare la dolcezza di un animo sensibile e vivere spensieratamente come un qualsiasi bambino.

Deve urlare, giocare, strillare, correre, ridere, piangere, mangiare, studiare, cadere nelle pozze di fango, essere rimproverato, costretto a farsi il bagno tutti i giorni, a lavarsi i denti dopo ogni pasto, deve semplicemente vivere.

Chiudono lentamente la porta della sua cameretta e anche un altro giorno in qualità di genitori è passato, soddisfatti di ciò che hanno fatto e sperando di poter fare sempre meglio.
«Ti va di leggere qualcosa assieme?» le domanda lui con un sorriso.
«Pensavo fosse scontato dopo tutti questi anni»
Se lo chiedono ancora, nonostante la risposta sia ovvia.
Un'abitudine più intima di fare sesso, più profonda di qualsiasi confessione amorosa.
Leggere assieme è il modo in cui hanno iniziato a conoscersi e rende ancora vivo il loro rapporto.
Una al fianco dell'altro, vicini, sentendo il calore delle loro pelli e ascoltando le loro voci rilassanti. Non aspettano altro durante la giornata, il momento più bello è prendersi dei minuti o delle ore per questo passatempo.
Spesso non leggono per la trama di un libro, certe volte continuano pagine noiosissime solo per non sentirsi in colpa di non finirle, ma è il loro spazio, il tempo in cui si rifugiano nel loro amore.
Come se fossero bloccati in questa dimensione in cui esistono solo loro, in cui sono dei ragazzini che passano il tempo in sala comune o sulla torre, con qualche ruga in meno, con qualche capello bianco in meno.

Si siedono sul divano in legno, quello sul retro del giardino che ormai ospita le loro serate e lo farà per tanto tempo.
È diventato il loro piccolo paradiso, adesso che è primavera i fiori sono sbocciati e quel dondolo bianco è contornato da una distesa di gigli profumati.
Sono candidi e rigogliosi come il loro amore, come i loro cuori, e vengono curati da entrambi.
D'altronde è così che funziona un rapporto, ognuno fa la sua parte in egual modo, nessuno ama di più, nessuno fa di più.
A quattro mani ci si occupa di far crescere la vita assieme, di sistemare il terriccio quando è arido, di aspettare un momento meno gelido per vedere i boccioli spuntare, o anche solo per accarezzare i petali morbidi con un sorriso soddisfatto.

«Oggi non ho preso un libro» ammette Esme, un rossore adorabile si dipinge sulle sue gote e guarda il marito con un sorriso amorevole.
Nella sua mano ha stretta una bustina bianca, ha aspettato tanto il momento adatto per consegnarla.
«Questa è la lettera che ti scrissi anni fa, quella che non hai letto, e voglio che tu lo faccia ora» la porge all'uomo e lo fa guardandolo sempre negli occhi.
Nota il suo visibile stupore e le labbra di Draco sono leggermente schiuse, non si aspettava di poterla mai leggere, pensava che fosse ormai nel dimenticatoio.
Sapere cosa gli ha detto molti anni addietro, quando c'era molta rabbia in lei, lo preoccupa ma lo colpisce allo stesso tempo.
Si aspetta grossi insulti, frustrazione, e lo comprende, ma trova giusto dover sapere tutto quello.

Tuttavia lei non è l'unica a dovergli dare qualcosa.
«Ti avevo scritto una lettera un po' di tempo fa... sai, è stato il nostro anniversario di nozze solo che le parole mi son venute di getto dopo quel giorno, quando mi sono reso conto che sarebbe il nostro dodicesimo anno da sposati»
Un sorriso enorme si apre sul volto della donna, non si aspettava una lettera del genere e poi questa loro coincidenza le suscita non poca tenerezza.
Come sempre sembrano avere un collegamento mentale notevole, le fa di nuovo presente quanto siano un'unica e bellissima cosa assieme.
«Però, voglio che tu legga per primo la mia lettera» Esme posa le mani sulle sue e lo invita ad aprire quella busta, desiderosa di fargli sapere cosa ha avuto da dirgli tempo addietro.

Draco rispetto la sua scelta e subito estrae quel foglio, iniziando a leggere in silenzio le sue parole.
Man mano che va avanti rimane sempre più stupito, non aspettandosi minimamente tali parole.
Dentro quella lettera c'è amore, compassione e speranza, le tre caratteristiche speciali di quella donna.
Nemmeno un evento così forte e doloroso l'ha cambiata, l'ha resa cupa, bensì è rimasta la persona meravigliosa che lui ha incontrato a scuola.
La stessa delicatezza, il modo di comprendere e di volere sempre il meglio per sé e gli altri, soprattutto per lui.
Le labbra dell'uomo si schiudono per lo stupore e una volta terminato di leggere alza il capo e la osserva, in silenzio.
In quelle pupille lei può leggere i suoi più profondi pensieri e proprio quel suo tacere le fa comprendere quanto sia rimasto colpito.

«Io non ho mai voluto il tuo male...» mormora Esme «Magari avrei dovuto, ma non ci sono mai riuscita»
«Ora mi credi quando ti dicevo che tu brilli di luce propria? Che io non ho illuminato la tua oscurità, ma sei sempre stata meravigliosa, hai sempre avuto un cuore puro e forte»
Lei forse ha iniziato a crederci, e gli sorride: «Non si cura il male con l'altro male, Draco. Anche se il mondo certe volte può essere un posto orrendo, ciò non mi dà il permesso di essere una cattiva persona. Rendiamo la vita migliore solo se noi lo siamo. Non mi interessa se gli altri sono stati ingiusti con me, io continuerò a credere che c'è speranza in questa vita».
«Come fai a trovare sempre speranza, Esme?» sospira, accarezzandole il viso.
«Perché ho te e mio figlio, un uomo che si è redento ed un bambino che ha voglia di proteggere il mondo che gli circonda. Se penso a voi, allora penso che in questo mondo ci sia speranza»
«Io ho iniziato a credere nella bontà solo quando ti ho conosciuta»
«Ricordati amore, vale sempre la pena resistere e fare del bene... ci sarà sempre qualcosa di meritevole in questo mondo»

Draco le posa un bacio sulle labbra, delicato come la piacevole brezza marina, e con le dita le sfiora i capelli morbidi e profumati, facendoli scivolare piano attraverso i polpastrelli.
«Ho commesso tanti sbagli, Esme, ma sceglierti nella mia vita non lo è mai stato» ammette lui, sorridendo vicino la sua bocca rossastra.
E lei sente il cuore vibrare nel petto, perché innamorata di quell'uomo così tanto da non poter riuscire a descrivere tutto ciò che prova, ma per fortuna la sua lettera ha parlato per sé.
Il biondo di stacca di qualche centimetro e le porge la propria lettera: «Questa è per te, fatina».
La pergamena viene estratta con delicatezza e lei inizia a leggerla con attenzione, emozionata nel leggere di nuovo le sue parole:

"Cara Esme,
sono ben sei anni che non ci scriviamo.
Quest'abitudine mi è mancata molto e penso che sia il modo migliore per far esprimere due incapaci come noi, che sanno amarsi ma che certe volte hanno fatto difficoltà a dirselo.
E io ho sbagliato anche a dimostrartelo, ma sta' certa che non ho mai smesso di farlo.
Lo so che le mie parole possono volare nel vento, sparire e non sembrare reali, ma è per questo che ti scrivo, incidendo le mie promesse bianco su nero, perché tu possa credermi ancora di più.

Sono un uomo sbagliato, nato e cresciuto storto, e non ti prometto di essere il migliore, di essere perfetto, bensì ti prometto di essere ciò che sono, integro, senza voler sembrare qualcosa.
Sono qualcuno, probabilmente l'ho capito tardi ma per fortuna non abbastanza da averti persa per sempre.
Temevo di averlo fatto, di averti fatta fuggire via come granelli di sabbia che passano attraverso le mani, e ogni giorno desideravo stringerti ancora a me, ascoltare la tua candida voce, il tuo risolino stridulo e inebriarmi del tuo profumo di cannella.
Sono qualcuno, sono un uomo che ti ama.

Ti vedo aprire gli occhi al mio fianco e sorridere, tu non sai cosa succede nel mio cuore ogni mattina.
Voglio godermi questo tempo assieme, questa nostra unica vita assieme.
Purtroppo non credo in un Dio o nell'aldilà, ma, Esme, ti prometto che se dovesse esistere un'altra vita io verrò a cercarti e ti amerò come in questa.
E se esistesse un paradiso farò del mio meglio per raggiungerti lì, ma se dovessi finire all'inferno preferirei bruciare con te piuttosto che starti lontano.
Non voglio camminare davanti a te o dietro di te, come un'ombra soffocante, bensì voglio essere al tuo fianco, per poterti dare la mano e sorridere da vicino perché in me troverai sempre un amico e non solo un compagno.

E ti amerò fino a non avere più cuore per dirtelo, come ho promesso vent'anni fa.

Il tuo Draco,
ieri, oggi e per sempre."

Le iridi scure di Esme si velano di un lenzuolo di lacrime fitto e denso, che racchiude tutto il sentimento e la commozione che quelle parole possono trasmetterle.
In quella lettera non c'è solo il suo amore, ma la dedizione che lui prova per quella donna, che non vede solo come sua moglie, ma come qualcuno di inimitabile.
Quello che prova Draco è intenso e unico, come la sua persona che ha preferito ribaltare la sua vita per poterne creare una nuova con la donna che ama e stima.
«Io non so che dirti, davvero...» le trema il labbro inferiore mentre parla, lo guarda negli occhi e si perde dentro quella distesa di cielo, chiaro e luminoso.
«Non devi dirmi qualcosa, ma devi solo continuare ad amarmi» accenna un silenzioso e dolce riso, posandole una carezza sul viso e sentendo le sue pupille penetrargli l'animo.
Lo perfora dritto nel cuore e con quello sguardo magnetico gli trasmette tutto l'amore che quella piccola persona può provare.

Esme stringe con forza tra le mani il pezzo di carta e si stringe nelle spalle, ma è così felice che le lacrime non giungono sulle guance, rimangono depositate tra le palpebre: «Io lo farò come te, fino a non avere più cuore per dirtelo».
Lui le posa un bacio sulla fronte e con un braccio la stringe contro il suo petto, sentendola sprofondare nel proprio petto.
Chiudono gli occhi, le loro mani si afferrano per sentirsi ancora più vicini e rimangono in silenzio, lasciandolo parlare al posto loro. Non hanno bisogno di aggiungere altro.

«Non so cosa faremo nel nostro futuro, Draco, ma sono certa che staremo assieme»
«Ti ho già detto, la mia unica certezza sei tu»
Lei alza il viso e gli sorride, covando dentro di sé anche una leggera malinconia dei tempi passati, vorrebbe riversi tutto più volte, temendo che il tempo possa passare troppo in fretta.
La guancia di Esme si posa gentile sulla sua spalla e sorride, accarezzando con le sue gracili mani il viso dell'uomo tanto amato: «Ti amerei non solo in un'altra vita, Draco, ma anche se tornassi indietro nel tempo».
«Se è per sempre, allora ti amerò nel passato, nel presente e nel futuro»
E si baciano sotto quella distesa luminosa di stelle, contornati da gigli in fiore e abbracciati dal loro amore.
Un amore che durerà fino a non avere più cuore per dirselo.

Se il tempo potesse parlare,
racconterebbe di un amore
sopravvissuto ad esso.

Se l'amore potesse parlare,
racconterebbe di
uno smeraldo
e di una costellazione.

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