§ 9- Primo giorno in cucina da sola con lui §

          


La sveglia riproduce la solita melodia che quando dormo un po' mi agita, ma oggi non mi disturba, perché sono già sveglia e pronta per la colazione.

Ho una fame esagerata! Penso balzando giù dal letto a mo' di ginnasta zoppa, perché inciampo nelle coperte e cado carponi per terra causandomi un dolore pazzesco alle ginocchia.

"Bene! Iniziamo bene!" digrigno a denti stretti mentre cerco di liberarmi dalle coperte assassine. Devo aver avuto un incubo nelle tre ore in cui ho dormito. Sì, solo tre ore, visto che le altre le ho passate su Skype con Daniela. Dovevo raccontarle dello chef e di altre cose che non vale la pena scrivere per il momento e lei doveva raccontarmi della vita in Italia senza la mia dirompente presenza. Ho addirittura evitato di fare una vera cena per non perdermi neanche una parola.

Mentre affronto la difficile impresa di scivolare dalle coltri, non posso evitare di paragonarmi a un animale, ovviamente, c'è chi si sente un bruco con il potenziale della farfalla e chi, come me, si immagina come una chiocciola che cerca di uscire dal guscio.

Non sono proprio un modello di bellezza di primo mattino e, forse, neanche di secondo, ma ho la fortuna di saperlo e quindi vivo bene lo stesso.

Quando finalmente giungo in cucina mi preparo una colazione veloce, seguita da una doccia veloce, una vestizione veloce e un'uscita di casa veloce. Avrei potuto usare dei sinonimi, ma così si capisce meglio quanto abbia fretta di raggiungere il ristorante. Ho deciso di andare a piedi, la scusa ufficiale è per fare un po' di movimento, la verità, invece, è che non mi piace guidare la macchina di Vincenzo, o meglio, voglio prima fare pratica con i parcheggi. La sua macchina è un transatlantico travestito da suv, quindi, voglio evitare di fare brutte figure in pubblico e, per pubblico, intendo lo chef.

Viola, ma che diamine pensi?

Rimproverandomi mentalmente in tutti i modi che conosco, per questo e ben altri pensieri, giungo al locale con ben dieci minuti d'anticipo. Miticus!

Adoro la puntualità, l'ho mai detto?

Quando raggiungo la porta d'accesso per la servitù ammetto di essere sorpresa nel trovarla già aperta. Le luci sono accese e dall'interno mi giunge un profumino niente male.

Zitta, zitta mi intrufolo all'interno e dallo spogliatoio posso notare lo chef già dietro i fornelli. La divisa gli sta da dio, ma ovviamente sto divagando e non c'entra...

"Buongiorno!" mi saluta con un sorriso a denti scoperti. Non capisco se stia ridendo perché mi ha beccata a spiarlo o perché ha una paresi, comunque, l'educazione prima di tutto.

"Buongiorno, Chef."

"Hai già fatto colazione?" domanda continuando a trafficare tra le padelle.

"Dipende" mormoro sollevandomi sulle punte dei piedi per spiare nei tegami, anche se dal profumo è chiaro che ci siano uova e bacon.

"Cambiati e raggiungimi", replica senza rispondere, "così mi fai compagnia."

"Faccio presto" chiarisco mentre corro in bagno.

Probabilmente vi starete chiedendo come mai abbia intenzione di mangiare di nuovo, beh, se lo vedeste con i miei occhi, sapreste già la risposta.

Entro in cucina e lo affianco, "Posso fare qualcosa?"

"Per ora siediti e mangia", sorride, "poi tra dieci minuti ti metto sotto."

In che senso? Parliamone. Viola, smettila subito! Mi ammonisco mentre lo osservo riempire i piatti.

"Su, siediti" insiste indicandomi uno sgabello. Ha apparecchiato, se così si può dire, su un ripiano da lavoro.

Per evitare di fare la figura della ragazzina con l'ormone a mille, mi siedo e mi concentro sul cibo, mia unica passione.

Ma quando mai!

Per tutto il tempo, dieci minuti circa, non dice una parola, ma mi osserva. Cosa stia pensando mentre lo fa davvero non saprei dirlo, ma ammetto di esserne curiosa.

"Sei pronta?" parla finalmente, dopo aver posato i piatti nella lavastoviglie.

"Sì."

"Bene" gongola e si avvicina per darmi le direttive per i pranzo.

Le ore volano nel vero senso della parola e quando alle undici mi congeda, mi ritrovo a propormi per aiutarlo.

Questa mia offerta non ha niente a che vedere con il suo aspetto, è vero che lo trovo estremamente affascinante, ma mi interessa vederlo all'opera e imparare il più possibile da questa esperienza, questo era ed è il mio obiettivo e non saranno due occhi azzurri e un fisico scolpito a farmi vacillare.

Brava Viola!

Dopo aver finito il servizio e aver sistemato la cucina, vado nel bagno per cambiarmi ma Maika, la lavapiatti, mi ferma sull'uscio. "Viola, ti dispiace se vado prima io?"

"No, tranquilla, vai pure" rispondo tornando nello spogliatoio per sedermi sulla panchina.

Maika è la mamma di tre gemellini di sette mesi, quindi, è normale che le lasci la precedenza senza problemi. Io davvero non so come faccia a lavorare, gestire la casa e i bambini senza perdere il sorriso. Sarà che sono ancora troppo giovane per queste cose ma, il pensarci, mi mette ansia.

"Cosa ci fai ancora qui?" la voce sorpresa dello chef mi costringe a voltarmi e per poco non mi strozzo con la saliva. Ha sbottonato i primi tre bottoni della giacca, vedo solo uno spicchio di pettorale abbronzato e già il mio cervello è andato in tilt. Giuro che non ero così affamata prima.

Sì, come no!

"Aspetto, Maika."

"Vai via con lei?" chiede smettendo di svestirsi, il che è un bene e un male allo stesso tempo.

"No", mi schiarisco la voce, che figura! "aveva fretta e le ho ceduto il bagno."

"Capisco lei, ha le sue esigenze, ma tu perché non usi lo spogliatoio per cambiarti?"

Che razza di domanda è?

Mi stringo nelle spalle sperando che eviti di pormi altre domande.

"Ti vergogni?"

Gli lancio un'occhiataccia alla Iceberg ma, a differenza di tutti i miei interlocutori precedenti, invece di gelarsi scoppia a ridere.

"Perché ride? È normale" incrocio le braccia al petto sulla difensiva.

"Sarà, comunque non c'è niente di sconveniente a cambiarsi qui. Questo luogo è neutro, non ci si entra con cattive intenzioni" spiega ricominciando a sbottonarsi la giacca da chef.

Ricordo che anche Emiliana mi aveva detto qualcosa del genere ma, vista la mia reazione ai suoi bicipiti scolpiti messi in risalto dalla canotta, sono sicura che per me non sia neutro per niente.

Deglutisco a vuoto prima di spostare lo sguardo sulla porta del bagno.

Molto interessante la targhetta!

"Comunque non ti preoccupare, vedrai che con il tempo verrà naturale anche a te."

"Probabile" mormoro affondando i denti nel labbro inferiore per non dire cavolate e, appena la porta del bagno si apre, mi fiondo all'interno come se ne dipendesse la mia vita.

Li sento ridere dopo essersi scambiati una battuta che ovviamente non ho capito e, questo, mi mette ancora più in agitazione. Sento che sarà un mese lunghissimo e faticosissimo per le mie coronarie o, come diceva la signora Bennet, per i miei poveri nervi.


*Mio spazietto*

Ciao a tutti/e!

Secondo voi riuscirà Viola a non fare sciocchezze?

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