§ 6- Il misterioso Executive Chef §
Il servizio serale di questo ventisettesimo giorno si è appena concluso e già sento il solito intorpidimento muscolare che un po' mi destabilizza.
"Meno uno!" esclama Emiliana mentre entra nello spogliatoio con un balzo.
È euforica perché per lei, Patrick e Vincenzo domani è l'ultimo giorno di lavoro prima di un mese di vacanza.
"Mostra rispetto per chi deve ancora lavorare" l'ammonisco con un finto broncio e incrocio le braccia al petto per enfatizzare il concetto.
"Poverina!" mi deride, mentre si cambia davanti a tutti senza vergogna.
"Emi, sai dirmi qualcosa sull'executive chef?" le chiedo mordendomi il labbro interno.
Questa è la domanda che più di tutte ho desiderato fare in questo mese. Il motivo è semplice: devo lavorare insieme a questo sconosciuto per un mese senza il supporto di Vincenzo e ammetto di esserne preoccupata.
"Cosa vuoi sapere?" replica guardandomi con i suoi occhi verdi perennemente allegri, incassati in un volto paffuto che esprime simpatia.
"Che tipo è?"
"Talentuoso, schietto e gentile" dichiara sicura, poi lo chiede a Patrick.
Lui mi guarda serio, ci pensa e risponde: "Autoritario, esigente e pignolo."
Quando mi parlano in inglese temo sempre di sbagliare la traduzione e forse questo è il caso, perché sembrano due descrizioni differenti.
"È tanto grande?" continuo a chiedere, questa volta in inglese per non escludere Patrick.
Ormai mi sono lanciata nell'indagine e preferisco parlarne con loro piuttosto che con Vincenzo, anche perché l'unica informazione che sono riuscita ad avere da lui è stata: uno chef dalle doti ammirabili. Non affiderei la mia cucina a nessun'altro.
Patrick: "Sì."
Emiliana: "Abbastanza."
Mai che siano d'accordo questi due!
"Descrivetemelo" insisto, curiosa di capire se riescono a darmi una versione comune.
Patrick me lo descrive come un uomo alto, grasso e con i capelli grigi. Emiliana si prende qualche momento come per ricordarlo e poi me lo tratteggia come un uomo alto, grosso, con i capelli neri e gli occhi chiari.
Alla fine deduco che sicuramente è alto, ma per il resto è un grande punto interrogativo. Sembra l'uomo del mistero.
"Comunque ti farà a pezzi!" esordisce Patrick con un ghigno malefico.
In questo momento spero davvero di aver capito male.
"Smettila di traumatizzarla!" lo rimprovera Emiliana dandogli una spazzolata sulla spalla prima di tornare a pettinarsi i capelli castani. Mi guarda e sorride con benevolenza: "Andrai alla grande, non ti preoccupare."
Vorrei non preoccuparmi, ma un po' di ansia c'è ed è anche giustificata, perché i prossimi trenta giorni non avrò alcuna conoscenza se non i colleghi di sala con i quali non ho praticamente parlato e il misterioso executive chef.
"Ci vediamo domani", mi saluta Emiliana dandomi un colpetto sul ginocchio, "non pensare troppo che ti vengono le rughe."
"Ciao ragazza!" si accoda Patrick seguendola a ruota.
Ero così presa dai miei pensieri che non mi sono neanche accorta di non essermi cambiata.
"Piccerè, sbrigati che voglio andare a casa" sopraggiunge Vincenzo con la sua voce tonante.
Lui è già pronto sulla porta.
"Dammi due minuti" dico alzandomi in piedi.
"Ti aspetto in macchina."
La mia mente continua a fare congetture sul nuovo capo in continuazione. Non smette neanche prima di dormire ed è la prima cosa che ripropone appena mi sveglio, stancandomi mentalmente.
L'ultima giornata in tranquillità vola e senza neanche accorgemene ci ritroviamo al servizio serale con un'euforia generale che mi dà sui nervi.
"Eccolo!" sento esclamare Vincenzo dal pass, mentre osserva qualcuno in sala.
"Chi, Chef?" domanda Emiliana, curiosa più di una scimmia. Questa è la sua caratteristica più marcata e può sembrare a tratti divertente e a tratti fastidiosa a seconda dello stato d'animo.
"Alberto."
Chi è Alberto?
"È solo?"
"No. Con quella modella" risponde Vincenzo con un sorriso.
"Cailey Dentrin?" domanda Patrick tutto a un tratto vivo.
Solitamente durante il servizio bisogna animarlo con il defibrillatore.
"Sì, direi di sì" gongola mio cugino con un'espressione da marpione idiota.
Ma tu guarda questo! Chi diavolo è questa modella? E perché ci interessa questo Alberto? Odio essere l'ultima arrivata! Penso continuando a pulire le aragoste, fingendo di non voler correre insieme ai miei colleghi fino al pass per spiare i due sconosciuti.
"È uno schianto!" esclama Patrick con sentimento. Non l'ho mai sentito tanto interessato a qualcosa, come lo è a questa tipa.
"Arriva! Arriva!" li spinge via Vincenzo facendoli tornare alle loro postazioni.
Lancio uno sguardo fugace ai miei colleghi che riprendono il lavoro impacciati e nello stesso istante sento la porta d'accesso alla sala aprirsi.
Incollo gli occhi al crostaceo assassino. Ho le mani che sembrano delle cartine stradali e fanno un male cane. Inoltre non ho la più pallida idea di chi stia entrando, se la modella o l'uomo e sto morendo dalla curiosità.
Forse sono affetta dalla emilianite acuta!
"Salve, chef!" saluta una voce maschile.
L'istinto di sollevare lo sguardo da questo affare per puntarli sul nuovo arrivato è fortissima, ma mi impongo di mantenere il sangue freddo e di fingere indifferenza.
Credo davvero che la emilianite sia contagiosa. Mi sembra di impazzire!
"Ciao, Alberto! Che bello rivederti. Come stai?" replica Vincenzo in modo amichevole.
"Bene, anche se ormai la pacchia è finita" risponde, immagino Alberto, con voce ironica.
"Già, volevi più di un mese di ferie?" gli domanda Vincenzo falsamente indisposto, ma le sue parole mi suonano assai chiare.
Chef. Ferie. Amici. È l'executive chef! Nel constatare l'ovvio il mio stomaco fa una capriola all'indietro prima di tornare alla sua posizione naturale.
"Ciao Emi!" saluta a pochi passi da me. Sento lo schiocchio di due baci e la risata allegra della mia nuova amica.
"Ciao Albi!"
Muovo solo le pupille per non mostrare il mio devastante interesse verso di lui e fingendo abilmente di essere una stacanovista amante del proprio lavoro.
Saluta Patrick con una stretta di mano e una pacca amichevole prima che il suo corpo si fermi al mio fianco, preceduto da un effluvio di profumo.
"Ciao!" esordisce catturando la mia attenzione.
Sta parlando con te, muoviti e scopri chi è. Mi suggerisco sollevando gli occhi per guardarlo.
Non appena i miei catturano i suoi, azzurri come il cielo d'estate, ricevo un pugno dritto allo stomaco che mi blocca il respiro.
"Viola, giusto?" domanda con un sorriso cordiale sulle labbra carnose, "Io sono Alberto, piacere di conoscerti."
Allunga la mano verso di me e per alcuni istanti, che a me sembra durino ore, resto immobile a guardarla senza muovere un muscolo.
Viola, riprenditi! Borbotta la mia mente, Non è il caso di mostrarsi svenevole con lui!
Torno a guardarlo negli occhi per un breve momento prima di porgergli il gomito con un'espressione tranquilla.
"Piacere mio, chef."
Seguo il suo sguardo fino al gomito mentre piega il braccio per sfiorare il mio e non posso evitare di notare come il tessuto della camicia gli tiri sul bicipite scolpito.
Altro che grasso!
"Vedrai che ci divertiremo insieme" dichiara con un tono che non so interpretare, ma la mia mente maliziosa ha deciso da sé.
Replico con un sorriso a labbra chiuse e torno a lavorare ignorandolo o almeno provandoci.
"Bene, ora devo proprio tornare di là", dichiara allontanandosi e conclude ridendo, "mi raccomando, non mi sbagliate la cena."
Il lavoro prosegue come al solito e a fine serata quasi non ricordo l'incontro con l'executive chef. Dico quasi, perché in realtà i suoi occhi sono impressi nella mia memoria e lo sono dal giorno in cui lui mi ha salvato la vita. Chiedermi se mi abbia riconosciuto è superfluo, ma io l'ho fatto e mi ha scossa.
"Allora, cosa ne pensi dello chef?" domanda Emiliana insinuandosi nei miei pensieri.
"Cosa dovrei pensare? Non lo conosco."
"Sei sempre così chiusa", mormora mentre mi precede nello spogliatoio, "dovresti aprirti un po'."
"Non sono il tipo", confesso, "in realtà sono gelosa dei miei pensieri."
Sorrido e lei lo fa con me.
"Però posso dire che siete dei pessimi osservatori. Spero non ci sia mai bisogno di fare un identikit grazie a voi."
"Perché?" si intromette Patrick, non mi ero neanche accorta di averle parlato in inglese.
"Lo hai descritto come un vecchio grasso con i capelli grigi" gli faccio notare. Emi alle mie spalle ride e aggiungo guardandola, "anche tu non sei stata da meno."
Smette di ridere, mi guarda seria e chiede: "Perché, tu come lo descriveresti?"
"Non lo so" rispondo d'istinto.
"Vedi, anche tu come noi non avresti saputo cosa dire" appura soddisfatta.
"Sicuramente avrei fatto meglio di voi" insisto convinta.
"Dici? Sentiamo" mi sfida con un ghigno.
"È alto almeno un metro e ottanta, il fisico è asciutto e ben definito, i capelli sono neri, gli occhi azzurri, il naso è importante e le labbra sono piene."
"Ahia, qui qualcuno ha una cotta!" esclama Emi sghignazzando divertita.
"Non è vero", contesto, "ho solo una buona memoria visiva."
"Ah sì! Di che colore ho gli occhi?" mi chiede Patrick coprendosi il viso.
"I tuoi occhi sono neri come la notte" rispondo tranquilla.
"Fortuna!"
"Quelli di Emiliana sono verdi" continuo per dare enfasi alla mia dote e allontanare dalla loro testa questa assurda idea che si sono fatti.
"Sull'età con chi concordi?"
"È grande, ma non vecchio."
"Non sono d'accordo", continua Patrick serio, "per me uno che supera i trent'anni è vecchio."
"Solo perché tu ne hai venti", gli fa notare Emiliana, "per me è un ragazzino" ride.
"Solo perché avete quasi la stessa età" ribatte deciso.
Sono cane e gatto questi due!
"Comunque, problemi tuoi, io da questo momento sono in ferie" tronca il discorso Emiliana raccogliendo le sue cose dall'armadietto.
"Vero", si accoda Patrick, "per trenta giorni non voglio neanche vederla una cucina."
"Siete esagerati, però!"
"Tu, non hai la minima idea di come sia qui dentro durante l'alta stagione. C'è da piangere, quindi, approfitta di questo periodo per fare pratica" mi consiglia la bolognese coscienziosa.
"Sapete che non ci sarò al vostro rientro?" chiedo un po' dispiaciuta. In fin dei conti abbiamo creato una bella squadra.
"Sì, lo avevi detto, vieni qua!" mi invita Emiliana allargando le braccia per stringermi in una stretta calorosa così come lo è la sua persona. Spontanea ed espansiva.
"Anche io voglio un abbraccio", piagnucola Patrick avvicinandosi e stringendomi a sé, "fai la brava!"
"Io sono nata brava!" dichiaro ridendo mentre li vedo andare via.
Nonostante mi ostini a dire di essere una persona fredda che vive bene senza legami, ammetto in cuor mio di essere una gran bugiarda.
Mi mancheranno questi due pazzi, porca lasagna!
*Mio spazietto*
Siete curiose di sapere cosa accadrà? Ma quanto è contorta Viola?
Alla prossima!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top