§ 1-Il giorno del diploma - prima parte §

  
Sapri

Il fumo si solleva dalla sigaretta che stringo tra le dita e turbina intorno al mio capo, mescolandosi al vento e alle ciocche di capelli che mi colpiscono il volto.

Sposto lo sguardo sulla mano che si è appena posata sulla mia coscia prima di puntarlo sul viso del proprietario. Lui è concentrato sulla strada, i suoi occhi sono fissi oltre il parabrezza, quasi dimentico di questa mano abbandonata sulla mia pelle nuda, come se io, fossi parte dell'automobile.

Incapace di muovere gli occhi resto ferma ad ammirare la perfezione del suo profilo, la fronte liscia, gli zigomi alti, il naso dritto e leggermente all'insù, il mento deciso e le sue labbra maledettamente morbide e invitanti. D'istinto deglutisco mordendomi il labbro inferiore per trattenere il mio istinto, perché sì, vorrei baciarlo. Lo vorrei tanto.

Si volta a guardarmi.

Beccata!

"Tutto bene?" mi domanda con voce leggera.

"Certo" rispondo dando un tiro alla sigaretta ormai fumata dal vento. Avrò fatto si e no due tiri.

"Sei silenziosa stamattina, qualcosa non va?" constata grattandosi un sopracciglio con la mano che poi torna da me.

Genio!

"Figurati! Sto alla grande!"

"Non vorrai dirmi che sei preoccupata per i quadri."

"Di chi? Picasso o Van Gogh?" replico ridendo e spostando la gamba.

Più passa il tempo, più il suo tocco sembra bruciare fin dentro all'anima.

Il suono della sua risata si perde nel vento, ma prima di farlo mi accarezza il cuore.

Sono patetica! Mi rimprovero lanciando uno sguardo al fondo della strada dove si staglia l'imponente struttura dell'Istituto alberghiero.

"Siamo gli ultimi!" afferma indicando i nostri compagni con un cenno del mento.

"Come al solito!" replico stringendomi nelle spalle.

Sono diversa dal solito questa mattina, mi sento diversa. Una parte di me sa di essere sull'orlo del precipizio e teme che un solo gesto mi possa fare cadere.

Spegne il motore ed io mi appresto a scendere, ma lui mi ferma tenendomi per un polso. La sua mano calda me lo circonda e subito una scarica elettrica mi percuote costringendomi a trattenere il respiro. Giro solo la testa per guardarlo da sopra una spalla, il cuore sta battendo furioso nel petto in attesa che dica le parole famose e metta fine al mio assurdo tormento.

I suoi occhi marroni affondano nei miei, le sue labbra accennano un sorriso dolce prima di pronunciare: "Grazie per questi ultimi mesi, Ice, è stato divertente."

Non volevo sentire questo!

L'organo che impazzava nel mio petto smette per un secondo di muoversi, poi lo sento scricchiolare e infine riprendere il suo solito lavoro, ma adesso ci mette meno impegno, come se non ne avesse la forza.

I miei occhi continuano a reggere lo sguardo e la mia voce sostiene la mia proverbiale freddezza: "È stato un piacere, Matteo!"

Mi affretto a uscire dall'abitacolo per inspirare a pieni polmoni e cercare di ricacciare indietro le lacrime che stupidamente mi sono salite agli occhi.

"Ciao teso'!" mi viene incontro la mia migliore amica. Sul volto un sorriso splendente che si spegne quando mi raggiunge.

Scuote la testa a mo' di rimprovero e mormora piano: "Sei vestita come ieri."

"Già!" sospiro affranta.

Lei sa la verità ed è l'unica a conoscere la vera me.

"Avete parlato?" domanda stringendomi la mano con affetto.

Annuisco a occhi bassi. Non riesco a guardarla perché ho paura che se lo facessi non riuscirei a trattenere le lacrime.

Non voglio che gli altri mi vedano in difficoltà.

Mi piace il mio soprannome.

Sono una persona che preferisce l'invidia alla pietà. Sono fatta così.

La risata ipnotica di Matteo ci raggiunge e mi sento morire.

"Sta già appiccicato a Carla, che schifo!" esclama Daniela con disprezzo, "È proprio uno stronzo!"

"Non è colpa sua, è stata una mia scelta accettare", lo giustifico ancora, "sapevo benissimo che per lui era solo sesso."

"Sì, ma hai accettato solo perché credevi che alla fine si sarebbe innamorato di te" replica dicendomi una verità che mi ostino ancora a negare.

"Ma non è successo" espiro con uno sbuffo e finalmente la guardo.

"Troppi romanzi d'amore Teso', dovresti passare ai gialli" sentenzia in modo serio prima di scoppiare a ridere.

"Già, mi hanno proprio fregata!" concordo mordendomi ancora il labbro, ma questa volta per contenere il sorriso.

"Oppure dovresti dedicarti agli horror", continua prendendomi a braccetto per raggiungere il resto dei compagni, "e scoprire quale sia la tecnica più adatta per scuoiarlo vivo" improvvisa una risata diabolica e aggiunge: "e poi io ti chiamerò: Viola Bolton."

"Scema!" rido, lanciandole uno sguardo colmo di gratitudine.

I suoi grandi occhi azzurri mi rispondono non c'è di che e il mio cuore sa che è così.

"Vi volete muovere!" gracchia Carla, già accozzata al braccio di Matteo.

Non ha davvero perso tempo! Penso con un bruciore alla bocca dello stomaco.

"Preferisci bachata o salsa?" ribatto fingendo di non provare alcun fastidio.

Cavoli sono proprio brava!

Daniela mi strizza il braccio e li sorpassiamo entrando per prime. Raggiungiamo la bacheca con i quadri e proprio ad un passo dal vetro lei si volta.

"Guarda tu, per favore!"

Le lancio un ampio sorriso e poi cerco la nostra classe. Lascio scorrere lo sguardo sull'elenco ed eccomi, Viola Vecchio, promossa a pieni voti e con lode, poi cerco la mia amica un paio di righe più in basso.

"Promossa."

"Sul serio?" domanda incredula voltandosi, "Oh mio Dio!" saltella e mi abbraccia, "Ce l'abbiamo fatta!"

I risultati sono positivi per tutti e nell'aria si sente il profumo della liberazione. Ci salutiamo augurandoci un futuro meraviglioso, promettendoci di rivederci presto e quando arriva il momento di salutare Matteo il mio cuore sussulta.

Mi stringe forte, mi bacia sulla guancia con trasporto e sussurra: "Ti dispiace andare a casa con Daniela? Vado via con Carla."

Ti dispiace? Hai già deciso tu!

"Tranquillo, Barca, io e la ragazza abbiamo una colazioncina pagata da Nico e non possiamo perdercela!" si intromette Daniela afferrandomi per un braccio e strappandomi da lui. "Ci si vede in giro!" urla agitando la mano e io la imito uscendo da quel luogo che iniziava a starmi stretto.

"Hai il casco per me?" le domando sottovoce.

"Certo!" annuisce e sorride, "La colazione c'è davvero."

"Ah sì?" domando corrugando la fronte confusa, "E chi l'ha pagata?"

"Mio fratello", ammette con una risatina, "lui ogni tanto ci spera ancora."

"Quella che ci spera sei tu!" ribatto con una smorfia.

"Beh, lui non ti farebbe soffrire" sottolinea indossando il casco.

"Io non sto soffrendo."

"Sì, brava, continua a ripetertelo" borbotta per niente convinta, "forza sali."

"Io non sto soffrendo" ripeto sottovoce mentre mi siedo sul suo scarabeo. La gonna giallina si solleva di poco e subito parte un fischio di apprezzamento dai miei ex compagni.

Non ribattiamo, ma li salutiamo ancora una volta con la mano prima di partire. Non ho neanche controllato se lui fosse con loro.

Quando raggiungiamo il chiosco di Nico, l'ampia terrazza sulla spiaggia è già super affollata e sono solo le dieci del mattino.

"Ciao ragazze!" ci viene incontro uscendo dal bancone, "Come è andata?"

"Di-plo-ma-te!" sillaba Daniela con una vocina buffa.

Lui l'abbraccia per farle i complimenti e poi li fa a me. Il suo abbraccio profuma di caffè e sentimento, ma non mi scatena niente di diverso dall'affetto, non posso farci niente.

Gli sorrido, i suoi occhi brillano di riflesso e questo mi fa sentire terribilmente in colpa. Non si merita di essere illuso. "Cerco un tavolo!" li informo voltandomi e scappando da quell'espressione genuina e limpida come le acque del nostro mare.

Prendo posto a un tavolino sul limitare della terrazza. Da qui si vede bene il litorale e la mia inquietudine rallenta.

"Sareste davvero carini insieme!" cinguetta la mia amica sedendosi di fronte a me, "Per te ho ordinato il solito."

"Hai fatto bene."

Continuo a guardare la spiaggia in silenzio, ma lei non si fa scoraggiare.

"Vuoi dirmi cosa è successo?" rompe il mutismo con l'unica domanda alla quale non vorrei rispondere.

"Non si è capito?" ribatto inarcando un sopracciglio con desolante ironia.

"Sul serio, gli hai parlato?"

"Sì", sospiro guardandola negli occhi, "ieri sera, dopo la nostra ultima volta insieme come amici di letto, ma lui mi ha risposto con una risata."

"Cioè?"

"Ha pensato che scherzassi", sospiro ancora e mi interrompo con l'arrivo di Nico, dei cappuccini schiumati freddi e dei nostri cornetti alla marmellata.

"Quindi? Cosa ti ha detto?" incalza non appena suo fratello svanisce tra i tavoli.

"Mi ha detto testuali parole: Non fare la scema, Viola, Iceberg non si perde in questa stronzata dei sentimenti. Se lo avessi temuto non te lo avrei mai proposto."

"E tu cosa hai fatto?" domanda portandosi entrambe le mani davanti alla bocca, è sconvolta.

"Ho fatto quello che faccio sempre" ammetto stringendomi nelle spalle prima di addentare la brioche.

"Hai finto che non ti avesse appena dato una pugnalata al cuore", comprende scuotendo la testa, "se continui in questo modo finirai per esplodere."

"No, posso farcela", sorrido, "Io ho te!"

Mi stringe una mano e mi sorride. Il suo viso dai lineamenti morbidi sono dolci, nonostante la capigliatura mascolina a spazzola, bionda ossigenata e i mille piercing che lo adornano. Esteticamente è dark da ovunque la si guardi eppure, è la persona più solare che conosca.

La suoneria inconfondibile di Skype trilla dal fondo della borsa e senza neanche guardare il display diciamo in coro: Vincenzo.

"Pronto!" esclamo con voce squillante e semplicemente allegra.

"Ciao piccerè, sai qualcosa?" la sua voce è una gioia per le mie orecchie.

"Ciao cuggy, promossa, ovviamente!" esclamo sorridendo alla cornetta.

"Ti hanno promosso perché non hanno mai assaggiato i tuoi spaghetti con le cime di rapa" ride allegro.

"Avevo nove anni" mi giustifico sorridendo.

"Io a nove anni facevo già..."

"Si, si non cominciare stelle Michelin", lo interrompo allegra, "vedrai come riderò, quando ne avrò più di te."

La sua risata buona irrompe nella cornetta, "Ne devi pelare di patate prima di arrivare al mio livello, piccerè."

"Lo so, ma lo sai che il lavoro non mi spaventa" sottolineo sicura, perché è vero.

"Ti chiamo al tuo stasera perché ti vuole salutare anche Yvonne."

"Perfetto!"

"Un bacetto."

"Un bacione" replico e chiudo la conversazione guardando la mia amica.

"Bacione? Tu?" ripete sconvolta, difficilmente sono così espansiva con qualcuno.

"Per la stazza", spiego divertita, "un bacino non lo avrebbe neanche raggiunto."

Ridiamo e finiamo di fare colazione parlando del più e del meno. Mio cugino riesce sempre a mettermi di buonumore.

Quando ci salutiamo è quasi ora di pranzo, così ne approfitto per sgranocchiare un pacchetto di cracker in attesa della cena. Preparerò gli gnocchi al tegamino per mio papà e una torta al cioccolato per mia mamma, da condividere per festeggiare il mio diploma.

Salgo le scale quasi correndo ed entro in camera per gettarmi di pancia sul letto, aprire il cassetto del comodino ed estrarre la mia lista degli obiettivi. L'ho compilata all'età di tredici anni, Daniela ne ha una tutta sua ma molto simile alla mia. Faccio scorrere lo sguardo sull'elenco e sorrido, perché finalmente, oggi, posso depennare una nuova voce dalla mia lista.

*Mio spazietto*
Ciao a tutte/i!
Oggi si comincia con questa nuova avventura😍
Chi mi conosce per aver letto gli altri libri, si sarà sorpreso di vedere un capitolo così lungo (per me lo è) ma Viola ha tanto da dire.
Come vi sembra come inizio? (So che per ora non si capisce niente, ma vi incuriosisce un po'?😊)
A presto!

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