Capitolo 6
Simone
In ventun'anni non sono mai riuscito a capire come funziona il cervello di una ragazza.
Prendiamo Livia, per esempio. Non c'è secondo in cui io non mi chieda come lei riesca a cambiare umore ogni due minuti e mezzo, davvero. Certe volte mi spaventa.
Sono un meccanismo sconosciuto, le ragazze, fin troppo complicato per me. Ho smesso di provare di capire cosa diamine succede nelle loro testoline da un pezzo.
Scoprirlo potrebbe terrorizzarmi, credo.
Sono seduto sul bordo del mio letto a cazzeggiare sul cellulare quando nel mio campo visivo entrano delle calze pelose di Hello Kitty e non devo nemmeno alzare lo sguardo per sapere a chi appartengono.
Lascia cedere dei sacchetti accanto al comodino a fianco al letto, sfiorandomi inavvertitamente le ginocchia mentre mi passa davanti. Si irrigidisce esattamente come me.
- Scusa-, biascica. La sua voce è un sussurro che a malapena mi arriva. Stringo le labbra attorno alla sigaretta ancora spenta e scrollo le spalle con nonchalance. Tiro fuori l'accendino dalla tasca.
- Tra mezz'ora dobbiamo uscire-
- Cosa?-, domanda esitante.
La guardo con un sopracciglio alzato. Noto che è più pallida del solito. Non dovrei farlo.
- Il pub-, dico e lei sbatte le palpebre, -ieri ho promesso a mia madre che ti avrei portata con me-
Deglutisce e si dondola leggermente sui talloni, annuendo. -Okay-
- Bene-
Nessuno dei due sembra voler stare nella stanza con l'altro, del resto come nessuno dei due vorrebbe essere in questa situazione imbarazzante. Non solo dobbiamo dividere la stanza, ma me la devo anche portare in giro come una bambina.
Immaginare le facce di Angelica e Enrico quando vedranno che mi sono trascinato dietro lei mi fa venire voglia di sbattere la testa contro il muro. Scommetto qualunque cosa che cominceranno a fare gli idioti e immaginarsi cose. Cose che mi fanno venir voglia di sbattere la testa contro il muro una seconda volta.
Aspiro avidamente il fumo, accorgendomi che Noelle mi sta guardando con estrema esitazione.
- Che c'è-, sbotto. Non è che la sua presenza mi dia sui nervi, ma avere qualcuno che invade i miei spazi mi fa saltare i neuroni. Adesso che ci penso, probabilmente è la stessa cosa.
- Come devo vestirmi? C'è...c'è un dress code o qualcosa del genere?-, domanda, con la sua voce che è sempre a malapena udibile. Roteo gli occhi.
Mi ha perforato il cervello con lo sguardo solo per chiedermi cosa deve mettersi? E' proprio quello che stavo dicendo prima: le ragazze mi fanno domandare il perché di troppe cose e questo mi mette a disagio.
- Non lo so. Ti sembro Enzo Miccio?-
Espiro il fumo e lei si morde l'interno della guancia. - N...no, ma non voglio fare brutta figura-, lo dice come se fosse un diamine di affare di stato e il pub in cui andremo, un red carpet hollywoodiano. Donne.
- Ripeto, ti sembro Enzo Miccio?-
Aggrotta le sopracciglia, probabilmente indecisa se ribattere o meno, e poi lancia una veloce occhiata a come sono vestito. Un maglione e dei pantaloni cachi. -Ti cambi?-
- Dimmelo tu-, borbotto sarcastico.
E' il suo turno, adesso, di roteare gli occhi sbuffando. Cerca aggressivamente qualcosa in valigia, per poi rifilarmi un'occhiata che vorrei con tutto il cuore essere in grado di decifrare. Sto per avere un esaurimento.
- Penso che dovresti uscire-, dice, il suo tono piatto come un encefalogramma.
- Perchè?-
- A meno che tu non voglia vedermi nud--
Non la sento finire la frase perchè sono già fuori dalla stanza in un nanosecondo. Via, quella traditrice, sbircia dall'uscio della sua camera senza nemmeno nascondere che probabilmente ha ascoltato tutta la conversazione, e scoppia a ridere in una risata sguaiata di fronte la mia faccia rossa.
Donne. Sono niente meno che esseri demoniaci.
***
Ventisei minuti dopo Noelle esce dalla mia stanza. Ripeto: ventisei minuti dopo.
Indossa degli stivali neri che le arrivano fino alle ginocchia che la rendono leggermente più alta, e un vestito che sembra uscito da un guardaroba degli anni sessanta che scende dritto lungo le cosce.
E' quasi carina.
Le rivolgo comunque uno sguardo di sufficienza. -Stiamo andando in un pub-, sbotto roteando gli occhi quando mi affianca. Fa una smorfia senza rispondermi e sorride timidamente quando Livia si porta una mano alla bocca.
- Sei. Uno. Schianto-, mia sorella sta strillando. La squadra attentamente da testa a piedi, pensosa. -Potrei prestarti degli orecchini che ti starebbero da Dio...-
Afferro il braccio della nostra ospite, trascinandola via prima che Via possa chiuderla nella propria camera per altri venti minuti per una parodia di "Ma come ti vesti?!". A Noelle non resta altro che salutarla agitando mollemente una mano.
Dio.
La spingo lungo il corridoio e lei si lascia trascinare quasi passivamente, continuando però a lanciarmi occhiatacce infastidite. -Muoviti-, borbotto in tutta risposta. Ho bisogno di fumare e nel pacchetto mi rimangono solo un paio di sigarette. Dannazione sto per urlare.
- Noi andiamo!-, esclamo davanti alla porta cercando le chiavi. Mia madre si materializza immediatamente di fronte a noi come neanche l'avessero invocata, con un'espressione seriamente inquietante e preoccupante.
Lascia ballare lo sguardo da me a Noelle con una lentezza estenuante, mentre le sue labbra si alzano in un sorrisetto che non mi piace affatto. Oh no.
Con la coda dell'occhio vedo che anche la ragazza accanto a me è estremamente a disagio almeno quanto lo sia io. Questa cosa mi rassicura un po'.
- Beh...-, esordisce mia madre dopo quella che sembra un'eternità, -...divertitevi per bene-
Cristo Santo.
Noelle sgrana gli occhi e apre la bocca per ribattere, decisamente in crisi. -Sono...sono sicura che sarà una serata tranquilla-
La donna che mi ha messo al mondo allora le fa un occhiolino. Mia madre, Luisa Santoro, le fa un occhiolino ammiccante. -Spero proprio di no-
- Mamma...-
- Fate tardi, mi raccomando!-, esclama prima di tornare in cucina fischiettando una canzone che probabilmente deve aver sentito alla radio.
I muscoli di Noelle si rilassano appena svolta l'angolo. -Tua madre è...-
- Lo so-, dico afferrando allungandole il suo giubbotto e prendendo il mio con un sbuffo frustrato. Ho bisogno di fumare. Tanto.
- Oddio, guarda!-, esclama per la quarantesima volta la ragazza saltando sul posto e facendo sfuggire una ciocca di capelli biondo fragola da dietro l'orecchio, per poi indicare qualcosa oltre al finestrino del tram verde acqua nel quale ci troviamo al momento. Diverse persone si sono girate verso di noi, ma a Noelle non sembra importare, probabilmente non notandolo neanche perché i suoi rimangono incollati lì dove sono.
Seguo la direzione del suo dito, guardando all'esterno, dove il cielo colorato di viola scuro per il crepuscolo incombe sopra Roma. Sta fissando con adorazione la piazza del Colosseo, addobbata a festa, e l'enorme albero di Natale ridondante di lucine multicolore di fronte all'edificio storico, ma di preciso sta indicando la stella cometa dorata sulla punta.
Sorrido, abbastanza orgoglioso.
- Già-, è tutto quello che riesco a dire.
Noelle si morde il labbro inferiore sorridendo, appoggiando un palmo al vetro e sporgendosi ancora di più in avanti. Il suo respiro appanna leggermente il vetro e altre ciocche scivolano lungo i lati della sua faccia, impedendomi di vedere il suo viso.
Meglio così. Distolgo lo sguardo e sospiro, lanciando un'occhiata allo schermo del telefono, trovando così una decina di messaggi tutti da quell'idiota di Enrico. Sono già lì e noi siamo ovviamente ritardo.
Il tram si muove a scossoni sui binari, tant'è che devo tenere stretto un lembo del giaccone fuori taglia della biondina per non farla volare dall'altra parte del veicolo. Lei non sente la mia presa, troppo impegnata a starsene tra le nuvole.
E' infantile e questo mi irrita.
- Dobbiamo scendere-, dico dopo qualche fermata. Alza i suoi occhi grigi su di me e mormora un: -Okay-, guardandosi intorno cercando un appiglio per non finire a culo in aria quando il tram frenerà.
- Puoi tenerti al mio braccio-
Lancia uno sguardo scettico al mio bicipite.
- No, grazie-
Due secondi dopo Noelle cade.
In realtà non cade cade. La mia mano è stretta attorno alla sua spalla prima che possa farlo, il mezzo che si ferma di colpo alla fermata e io che cerco di non finire a terra insieme a lei. Inarco un sopracciglio divertito e lei si stacca velocemente prima che io possa ribattere con un "ah sì?".
Entrambi usciamo senza dire niente, il suono dei suoi tacchi contro l'asfalto irregolare che mi rimba nelle orecchie come una specie di gong. Quando due anni fa ci siamo incontrati per la prima volta, il suo aspetto stanco e fiacco mi aveva intimorito, estremamente simile al mio. Era stato come guardarsi nello specchio per la prima volta e vedere quanto stavo di schifo. Adesso è cambiata, non di molto, ma c'è qualcosa di più vivo in lei. Non sembra più una bambola di pezza che si muove a stento, sballottata da qualunque caso.
A me sembra invece di essere rimasto lo stesso.
Camminiamo per una strada umida, la neve che è scesa ieri si è già sciolta in pozzanghere di fango, pseudo-illuminata da una fila di lampioni mezzi rotti. Mi hanno mandato la geolocalizzazione del posto e effettivamente credo che avrei dovuto guardare dove diamine fosse 'sto pub. La zona fa cagare, e promette già malissimo. Tipico.
Svoltiamo l'angolo e appena vedo quello che vedo mi viene voglia di scappare. Dannatissimi stronzi.
- Non...non sembra un pub-, biascica Noelle guardando con timore la fila chilometrica di fronte al locale e la scritta neon rossa sopra l'entrata.
- Perchè non lo è-, borbotto a denti stretti. E neanche li avessi invocati...eccoli. Eccoli i miei fantastici migliori amici che mi hanno teso una trappola.
- Simo, si può sapere ndo cazzo eri?-, chiede Enrico avvicinandosi solo per darmi una pacca alle spalle che mi fa vedere le stelle. Ha il solito ghigno stampato sulla sua faccia da culo. Fa finta di non sapere.
- Ti sto per uccidere-, sbotto sul punto di strangolare qualcuno. Qualcuno di nome Enrico Boschi.
Angelica intanto mi travolge con un abbraccio come se nulla fosse. -Ciao, Santoro-
- Vi odio tutti-, dico alzando gli occhi al cielo, ricambiando a malavoglia la stretta. - Ciao, Brian-, alzo poi un braccio per salutare il ragazzo della mia amica. Fa un cenno con la testa e si guarda intorno a disagio. Molto probabilmente anche lui è stato trascinato in tutto questo contro la sua volontà.
L'altro ragazzo inarca un sopracciglio, ficcando le mani nelle tasche dei jeans. -Ti portiamo fuori per farti staccare e tu ti presenti in ritardo? Se proprio na rottura de cojoni, lo sai vero?-
Storco le labbra in una smorfia.
- E tu mi stai rompendo a caterve le scatole, cojone-, sbotto alzando gli occhi al cielo, -comunque abbiamo perso il tram, prima. Cristo, potevate almeno dirmi che avevate intenzione di andare in una cazzo di discoteca?-
- Abbiamo?!- , Enrico smette di ascoltare quello che sto a dirgli non appena parlo al plurale. Solo allora tutti sembrano notare la ragazza dietro di me, e nel giro di un nanosecondo il ragazzo mi ha già spinto da parte e sta incombendo con un sorrisetto che non mi piace su Noelle.
- Ma guarda un po' chi abbiamo qua-, esclama con tono ammiccante, -non ci hai detto che ti portavi dietro una dama così carina, potevi almeno avvisare.-
- Ciaooo-, è quello che esce dalle labbra della ragazza, che agita timidamente la mano a mezz'aria, allungando l'ultima o con fare imbarazzato. Arrossisce quando lui la squadra da capo a piedi, estremamente interessato. Angelica è già in visibilio.
- Io sono Enrico, ma tu puoi chiamarmi dolcezza, Dio, amore mio-, esordisce facendole l'occhiolino, -hai l'imbarazzo della scelta-
Qualcosa mi dice che non dovevo portare Noelle.
Angelica si sbatte una mano in faccia. -Non lo ascoltare, fa sempre l'idiota quando vede una ragazza che respira. Sono Angelica, comunque-
La biondina le stringe la mano. -Noelle...-
-Suo zio è stato il mio psicologo. Sì, Donatello. Quel Donatello. Smettetela di essere imbarazzanti-
Brian si gratta la nuca, non sapendo esattamente cosa fare.
Il sorriso malizioso di Enrico si allarga sempre di più e io vorrei urlare.
La serata è già cominciata male e so solo che peggiorerà.
AAA non avete idea di quanto mi sia mancato scrivere i punti di vista di questo paxxerello di Simone Santoro. Il vibe da adolescente medio che rimane anche quando è praticamente un adulto vaccinato è CHEF KISS.
Ditemi che ne pensate di questo capitolo nei commenti <3
P.S. Noelle è troppo cute, non ce la faccio.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top