PROLOGO

L'INZIO DELLA FINE

La nebbia rendeva la foresta ancora più spettrale di quanto lo fosse normalmente, forse era per la forma di quegli alberi, sottili e lunghi, con dei rami che sembravano delle dita ossute o per quel colore biancastro che li rendeva come degli scheletri giganti che sorvegliavano il posto.

Sarà anche per il semplice e misterioso motivo che con il sole o senza, quella foresta rimaneva sempre nella penombra; un mondo all'interno di un altro.

Forse quella nebbia era una specie di muro dove, nessuno osava oltrepassare, un ottimo luogo per non essere disturbato.

C'era qualcosa...

Nella foresta, c'era una villa lussuosa, a due piani: con le parete vetrate al piano inferiore e delle piccole finestre, nere, al piano superiore.

Il silenzio che regnava in quel luogo fu spezzato da un colpo di pistola, che echeggiò tra gli alberi.

Tra la foschia si poteva intravedere due ombre che si muovevano.

***

Il soggiorno aveva un arredamento moderno, con degli strani e raccapriccianti, quadri appesi al muro, che rappresentavano dei volti deformati che ricordano le opere di Francis Bacon, c'era un divano con un tavolo rettangolare di vetro accanto alla parte vetrata e tutto il pavimento della casa era fatto di parquet.

Proprio sul quel costoso parquet c'erano, distesi, dei cadaveri, tra cui uno era vestito con una tuta e una maschera di lattice nero da sadomaso, e sangue, tanto sangue che ormai faceva parte dell'arredamento.

Dei piedi cercavano di scansare i cadaveri.

<<Siamo arrivati tardi>> disse una voce femminile.

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