Capitolo 10 - ORCHIDEA 6/12
La luce era debole, una lampada appesa illuminava la stanza di color ambra che rendeva l'atmosfera decisivamente opprimente, sporca.
Sulla destra c'era un letto, matrimoniale, con un materasso zeppo di macchie, di varie dimensioni, di un color ruggine e altri di un color giallastro; c'erano delle corde, di cuoio, e delle manette attaccate alla testiera di ferro.
Il letto era circondato da tre videocamere: due su entrambi i lati e una di fronte ad esso. Lungo il muro si trovava un armadio, di legno, rovinato, probabilmente da tarli e da qualche altro animale con delle unghie che avevano lasciato dei segni su alcuni lati.
Chino aprì l'armadio e trovò una serie di coltelli di ogni dimensione, dalle quelle piccole come bisturi a quelle lunghe usate in cucina, c'erano dei medicinali, corde, e tre passamontagna.
Appoggiato a esso, c'erano tre piantane su treppiedi che erano delle lampade a media dimensione usate nel cinema per illuminare una determinata scena girata all'interno del set.
Su una di essa c'erano delle strisce rosse.
Sul lato opposto, in fondo sulla sinistra, sotto la finestra rettangolare, nell'angolo c'era una scrivania con due monitor, due hard disk e varie pendrive sparse sulla scrivania.
Chino notò il led di accensione di color arancione sul monitor, il computer era in stand-by, pressò il bottone seguito da un leggero CLICK.
Il desktop era pieno di file video e la cosa più strana era che ogni singolo file era rinominato con un nome di un fiore e dai numeri che sembravano delle date.
Cliccò sul file rinominato ORCHIDEA 6/12 ...
Il luogo era la stanza dove si trovava, sul letto c'era una ragazza, ventenne, nuda, legata polsi e caviglie al letto, che implorava pietà, piangeva, il suo viso tumefatto era coperto di muco e sangue, sul suo fragile corpo c'erano una serie di tagli e un'ematoma intorno alla gola, come se qualcuno avesse tentato prima di strangolarla.
Un uomo, alto, magro e vesito di nero si mise davanti alla telecamera, si sentirono le grida disperate della povera ragazza.
L'uomo si buttò su di lei e inziò a violentarla emanando uno strano gemito, sul muro accanto al letto si poteva vedere un'ombra di un altro uomo, il regista, che continuava a ripetere interrotamente "Non ti fermare, non ti fermare". L'accento di quell uomo era familiare a Chino, era un accento francese.
L'uomo vestito di nero urlò di piacere, la ragazza spaventata non poteva far altro che piangere e sperare che la fine giungesse subito.
La mano, del regista, passò un punteruolo da ghiacchio all'uomo vestito di nero che lo usò sul corpo della ragazza provocandole dolore e da quel dolore LORO traevano soddisfazione.
Chiuse quel file e ne aprì un altro col nome di GELSOMINO 5/08 dove c'era un altra ragazza, sempre giovane, legata a una sedia con un sacchetto di plastica in testa che faceva fatica a respirare mentre l'uomo vestito di nero, con la complicità del regista una persona di bassa statura col passamontagna che dava delle piccole scosse elettriche alla ragazza e si divertivano e trovavano piacere nel torturarla. Così come PRIMULA 2/03, VIOLA 30/11 erano tutti filmati dove c'erano ragazze che veniva violentata nei peggior dei modi. Erano Snuff movie!
Nonostante fosse un criminale, Chino, rimase disgustato, scioccato da quelle immagini che faceva fatica a guardare.
***
<<Tu chi cazzo sei?>> disse Leo sottovoce guardando la ragazza. Si mise le mani tra i capelli, era una situazione del cazzo, chi era quella ragazza? In quale situazione si stanno trovando? Il bagagliaio alzato non gli permetteva di vedere cosa stava accadendo all'interno della villa.
Lo Svedese fu bloccato da due braccia nere che, nonostante fossero ossute, sembravano fatte di ferro, le lunghe mani gli tapparono la bocca e per liberarsi dalla prese fece cadere l'arma che fu presa immediatamente da Maurice.
Tanzi vide il bagaglio aperto, in quell'istante il suo piano stava andando a rotoli, era arrivato il momento di agire.
<<Allontanatelo dalla finestra, l'altro potrebbe vederci>> disse Tanzi ancora dolorante.
Trascinarono lo Svedese verso il corridoio dove, fu buttato per terra; riuscì, per una frazione di secondo, a liberarsi da quella mano e respirò profondamento come se fosse un'apneista che si riempie i suoi polmoni d'aria prima di immergersi in acqua.
Tanzi lo bloccò immediatamente, bloccando le mani sul pavimento mentre Maurice teneva fermo le gambe che si muovevano a destra e sinistra, l'uomo vestito di nero si buttò su di lui e con le sue mani mortali bloccò le uniche vie respiratorie: naso e bocca.
La vittima cercò di dimenarsi, di gridare, di attirare in qualche modo l'attenzione di Chino ma sapeva che era in svantaggio e l'aria stava iniziando a scarseggiare, stava perdendo le forze, i suoi movimenti stavano rallentando. Lo Svedese stava morendo e come ultima immagine della sua vita era quella faccia orrenda, con quegli occhi di cadaverici, quella bocca dove s'intravedeva della pelle ustionata. L'uomo in nero aprì la bocca con denti marci e sembrava che aspirasse l'anima della sua vittima.
Gli ultimi spasmi, gli ultimi sforzi di sopravvivenza, gli ultimi attimi di vita.
Giaceva inerme sul pavimento, i suoi occhi vitrei che guardavano il soffitto, la bocca semi aperta dove non entrava e ne usciva l'aria.
Lo Svedese era morto.
<<Vai nella tua stanza da gioco>> disse Maurice all'uomo vestito di nero che si avviò verso lo scantinato <<tu invece cerca di non fare altre cazzate, uccidi l'altro così possiamo ritornare a fare il nostro dovere>> si rivolse a Tanzi.
Maurice si orientò, anche lui, verso lo scantinato.
Chino ignaro della morte del suo amico e dell'agguato che stava per giungere, alle sue spalle dall'uomo vestito di nero che ondeggiava lentamente verso di lui.
Chinò si voltò per rientrare nel soggiorno, e fu colto alla sprovvista e spaventato dalla visione dell'uomo , cercò, invano, di recuperare l'arma sulla scrivania.
<<No, meglio che quella la lasci lì dov'è>> disse il sig. Maurice che era sull'entrata con l'arma, dello Svedese, puntata contro Chino. <<Ti è piaciuto il video?>> disse con il suo classico sorriso maligno.
***
Leo tolse il bavaglio alla ragazza. <<Chi sei?>> chiese ma non ottenne riposta, la ragazza sembra confusa e lo guardava senza aprire bocca.
<<Come ti chiami?>> cercò in qualche modo di capire chi diavolo fosse ma un rumore di una forte frenata lo bloccò.
<<Cazzo!>> rimise il bavaglio alla ragazza, chiuse il bagagliaio, diede una rapida occhiata all'interno della casa, i tre non c'erano più.
L'aria era diventata calda, la situazione si stava complicando col passare dei minuti e non gli piaceva stare lì come un bersaglio.
Si nascose dietro l'auto in modo tale che nessuno lo potesse vedere sia dall'interno della casa e sia dall'esterno, così se la situazione dovesse complicarsi ulteriormente poteva scappare con l'auto, lasciare la ragazza alla prima occasione.
"Cazzo ma il borsone con i soldi è dentro" .
***
L'auto del sig. Piazza si era fermata un po' lontano dalla villa.
<<La prego mi lasci andare>> disse Waco ancora immobilizzato al sedile.
<<Abbiamo fatto un patto, se mia figlia è ancora viva tu vivi altrimenti finisco quello che ho iniziato>> con la pistola tra le mani, il sig. Piazza uscì dall'auto e si avviò silenziosamente verso l'inferno.
***
<<Vuoi delle spiegazioni, vero?>> proseguì Maurice <<beh ti accontenterò, come ultimo desiderio di un uomo che sta per morire>>.
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