Capitolo 1 - LA RAPINA
"A tutte le auto, recarsi immediatamente all'Istituto di Credito di via Tarantini, rapina in corso...".
Tutto era stato pianificato nei minimi dettagli, avevano studiato il perimetro della banca centimetro per centimetro, quante telecamere, il tipo di cassaforte e perfino avevano calcolato i tempi, essenziali, per ogni fase: entrata, apertura della cassaforte, badare gli ostaggi e l'uscire. Doveva essere un colpo "veloce".
Arrivarono all'orario stabilito, salirono gli scalini e prima di entrare indossarono i passamontagna.
La banda dei rapinatori era composta da sadici criminali, i più pericolosi in circolazione:
- CHINO / Nome completo del soggetto: Giulio Sacchi, anni 33 il capo della bada, alle sue spalle, una lunga lista di crimini: dalle rapine con ostaggi, omicidi su commissione, torture e stupri su povere vittime; da un rapporto effettuato da uno psicologo nell'ultimo carcere dove era rinchiuso, descrive il soggetto come "una persona che trae gioia e soddisfazione nel infliggere dolore agli altri...";
- LEO / Nome completo del soggetto: Leonardo Filis, anni 30, la mente della banda, in grado di studiare e organizzare vari colpi, non rinuncia a usare la violenza quando è necessario. Era la mente del rapimento del rampollo, appena dodicenne, della famiglia Bersghi, noto imprenditore. La vicenda scioccò tutta l'opinione pubblica quando furono fotografate le quattro dita, mozzate, del povero ragazzo, che l'imprenditore ricevette, come il primo avvertimento.
- SVEDESE / Nome completo del soggetto: Francesco Colli, anni 33, occhi celesti e capelli da militare biondi, il braccio violento della banda. Preferisce usare il pugno di ferro su qualsiasi soggetto; sul curriculum vitae da criminale egli ha una lunga lista di crimini, era una specie di freelance della mafia, un sicario, che uccideva chiunque in cambio di una grossa ricompensa.
Si erano sistemati com'era previsto nel piano, ognuno aveva il suo ruolo: Leo era incaricato di aprire la cassaforte e prendere i soldi, mentre Chino e lo Svedese dovevano tenere a bada uno gli ostaggi e l'altro i dipendenti.
Tutto stava procedendo bene... fin troppo bene, ma anche il piano più infallibile non è immune dagli imprevisti e quando ciò accade, la reazione può essere drammatica e violenta in certi casi, e in questo caso si tratta di entrambe.
L'imprevisto era rappresentato da un altro agente di sorveglianza, della banca, che era arrivato in ritardo.
Appena la porta si aprì, il più vicino alla zona era lo Svedese, il peggiore dei tre, che ha non esitato a fare fuoco, con la sua Franchi SPAS-12, un fucile calibro 12 semi-automatica.
Il colpo arrivò sul petto dell'ignaro agente, colto di sorpresa, spappolandolo, i frammenti di pelle e sangue sporcarono la vetrata della porta. Scoppiò il caos e il panico all'interno della banca, le urla si sentivano anche all'esterno dell'edificio.
Il corpo dell'agente cadde all'indietro, fuori, sugli scalini della banca dove, i passanti videro accasciare il corpo con uno squarcio rosso in mezzo al petto.
Le continue gride degli ostaggi infastidivano lo Svedese che perse totalmente il controllo e iniziò a scaricare una serie di colpi, insieme a Chino, sulle povere vittime. Leo, sentendo gli spari, prese velocemente la borsa, con i soldi e uscendo dalla stanza, si fermò e vide la terribile mattanza: corpi ammassati e crivellati, il sangue si ramificava come un immenso fiume con i suoi affluenti.
<<Muoviti cazzo>> disse nervosamente Chino a Leo.
Uscirono dalla banca e lo Svedese per rimarcare la sua follia prese a calci il corpo, senza vita, del vigilante, facendolo cadere giù per le scale.
I passanti iniziarono ad allontanarsi e nascondersi nei vari negozi e dietro le auto. In lontananza si sentivano le prime sirene della polizia.
<<La cavalleria sta arrivando>> lo Svedese caricò il suo fucile ed era pronto alla guerra.
<<Sali in macchina>> ordinò Chino << muoviti >>.
Lo Svedese con il suo sguardo folle non volle sentire ragione, il suono della sirena stava diventando più forte.
Appena la volante della polizia girò l'angolo di Via Tarantini, fu colpita dai colpi precisi e letali dello Svedese che beccarono il poliziotto, sul lato passeggero, in pieno volto facendo deviare l'auto sulla sinistra che si scontrò contro un'altra che era parcheggiata; l'altro poliziotto, il guidatore, uscì e si riparò dietro la sua auto e rispondeva al fuoco.
Un'altra volante stava arrivando.
<<Ora sali cazzo>> disse nervosamente Chino.
L'auto partì a tutta la velocità, percorsero appena 100 metri quando fu localizzata.
<<A tutte le auto, i rapinatori sono a bordo di una Alfa Romeo di color verde scuro e si dirigono verso Viale Manzatini... ripeto i rapinatori sono a bordi una Alfa Romeo di color verde scuro e si dirigono verso Viale Manzatini...sono armati...>>.
L'auto dei rapinatori eseguì una serie di slalom tra le auto nel traffico del centro città, inseguita da due volanti. Sembrava di essere su un set di un film poliziesco.
<<Dobbiamo trovare un modo di seminarli e far perdere le nostre tracce, altrimenti siamo fottuti. Sparate. Sparate>> urlò Chino.
Gli altri due puntarono le loro armi fuori dal finestrino e iniziarono a sparare contro la polizia che risposero al fuoco.
I passanti rimasero, fortunatamente, illesi, nessun colpo vagante lì colpì. Lo Svedese sparava colpi a raffica mentre Leo cercava in tutti i modi di colpire le gomme.
Una volante fu colpita e rallentò ma subito dopo, da una stradina laterale, sbucò un'altra che iniziò a sparare contro i rapinatori.
<<Sto per finire i colpi, non puoi andare più veloce?>> chiese lo Svedese.
<<Più di così no>> rispose Chino.
<<Non mi meraviglio che questa merda di macchina non vada veloce>>.
Chino non rispose, la sua priorità era uscirne da quella situazione prima possibile, schiacciò il pedale dell'acceleratore più che poteva, sforzando l'auto; iniziarono a sentire dei strani rumori meccanici; le auto della polizia stavano sbucando da tutte le parti e nel giro di pochi minuti sarebbero stati intrappolati.
Chino puntò un sottopassaggio che era chiuso per manutenzione e sterzò all'improvviso e si buttò verso esso dove un lavoratore prima gesticolò con le mani indicando che era impossibile proseguire sul quel tratto di strada ma vedendo la velocità del veicolo e le auto della polizia dietro capì la situazione, ma non fece in tempo ad avvisare i suoi colleghi che si buttò sul lato della strada per evitare che fosse investito.
L'auto dei rapinatori sfrecciò come una saetta all'interno del sottopassaggio e Chino essendo un abile guidatore riuscì a evitare vari automezzi ma non alcuni cartelli e coni stradali, mentre la polizia per evitare un autocarro si schiantò contro il muro bloccando la strada alle altre auto.
I rapinatori uscirono, dal sottopassaggio, trionfanti e proseguirono, senza sosta la loro fuga.
<<Centrale...abbiamo perso i rapinatori, dirigersi verso la zona del – - - mandare delle ambulanze nel sottopassaggio di Via – - - - Alfa Romero color verde scuro - - - - >>.
La polizia non li stava più inseguendo per il momento, sapevano di non essersi ancora liberati, dovevano trovare un posto tranquillo e cambiare l'auto ormai compromessa.
All'interno dell'auto Leo sbottò << Doveva essere un colpo pulito, non ci doveva essere spargimento di sangue, invece, il nostro, John Wayne del cazzo ha fatto una strage e ci ritroviamo con la polizia alle calcagna, te l'avevo detto che sarebbe stato un problema averlo in questo colpo...>>.
<< Ora la colpa è mia?>> replicò lo Svedese << tu eri quello che ha studiato il colpo nei "minimi dettagli" e invece ti sei fatto sfuggire la presenza di un secondo agente, forse non hai studiato abbastanza eh>>.
Stavano proseguendo su una strada provinciale.
<<Hai mai usato la testa, una volta in vita tua?>> provocò Leo.
<<Sempre e, infatti, sono ancora vivo>> lo Svedese mostrò un sorriso che fece incazzare Leo che reagì violentemente puntando la pistola contro.
<<Avanti spara, spara>> urlò lo Svedese.
<<Ehi ehi>> intervenne Chino << che cazzo state facendo, ormai la situazione è questa, non possiamo cambiarla, quindi smettete di comportarvi come dei bambini, e poi...>> rivolgendosi a Leo <<... non credo che tu sia un santo, non venire a farci la morale ora, le tue mani sono sporche quanto le nostre... capito mutilatore di dita?!>>.
Lo Svedese scoppiò a ridere.
<<Io uccido solo quando è necessario, quando c'è una situazione di pericolo...>> disse con denti serrati Leo.
<<E quella, mio caro studioso, era la situazione>> rispose lo Svedese.
L'auto attraversò un muro di nebbia, e si ritrovò su una strada deserta, surreale, circondata da lunghi alberi semi spogli e non si vedeva nient'altro. La discussione all'interno dell'auto continuò.
<<Tu hai fatto una strage, hai iniziato a sparare sugli ostaggi e si poteva evitare>>.
<<Meglio loro che io>> lo Svedese iniziò a sorridere.
Mentre proseguivano su quella strana strada, iniziarono a sentire, nuovamente, dei rumori metallici e l'auto lentamente iniziò a fermarsi.
<<No, no, no>> Chino capì il problema.
<<Cosa c'è?>> chiese Leo.
Dal cofano dell'auto iniziò a manifestarsi delle nuvole.
<<Il motore...>>
L'auto si fermo sul ciglio della strada.
<<Siamo nella merda, ora?>> replicò Leo.
<<Quando si prende un rottame come auto i risultati sono questi>> aggiunse lo Svedese con un tono sarcastico.
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