9. "Perché?"

La lezione di storia è uno di quei momenti della giornata in cui il tempo sembra dilatarsi all'infinito.

Sono lì, seduta al mio banco, cercando di restare concentrata mentre il professore va avanti con i dettagli delle tattiche militari medievali, ma la mia mente inizia a vagare altrove.

La verità è che, da qualche giorno, mi è difficile concentrarmi su qualunque cosa che non sia… beh, lui.

Billy… ancora ci penso, anche se cerco di convincermi che dovrei smettere.

"Hey! La prof mi ha appena chiamato?" mi giro e vedo Stu che mi fa un sorriso colpevole mentre il prof gli rivolge uno sguardo di ammonimento.

Stu è in effetti capace di attirare l'attenzione ovunque si trovi.

Lui non ascolta la lezione, probabilmente non sa nemmeno di cosa stiamo parlando.

Alla fine della lezione, ci ritroviamo in corridoio e lui, senza tanti preamboli, propone un’altra delle sue idee: "Sto organizzando una festa, sabato sera. C’è bisogno di un’altra serata epica, non credi?"

Lo guardo, facendo un cenno con la testa.
“Un’altra? Non ti è bastato il casino delle ultime tre volte?” Gli do una spinta leggera sulla spalla, ironica.

Lui scrolla le spalle con aria innocente “Guarda che stavolta sarà diverso, ho tutto sotto controllo. Ci sei, vero?”

Rido, immaginando come potrebbe mai essere sotto controllo qualcosa che Stu organizza “No, grazie, credo che me ne starò in camera, magari a leggere un buon libro o a studiare” rispondo sarcastica.

Mi immagino già la sua espressione scettica.

Lui mi lancia uno sguardo deluso, ma è evidente che non prenderà sul serio la mia risposta.

A suo modo, però, è anche un tipo che accetta il no senza insistere troppo, il che lo rende molto più sopportabile di quanto non sembri.

Quel pomeriggio, quando arrivo al negozio di videocassette, c’è già movimento.

Randy è alla cassa, intento ad aiutare una ragazza a scegliere una commedia.

Lei sembra decisamente confusa e Randy, con la sua passione da enciclopedia vivente del cinema, la guida tra titoli e trame come fosse un navigatore parlante.

Io invece me ne sto tranquilla in piedi dietro il bancone, osservando la scena.

Adoro il modo in cui Randy prende sul serio il suo lavoro, come se scegliere la commedia perfetta fosse una missione di vitale importanza per l'equilibrio dell'universo.

Billy è nel negozio anche lui, ma si aggira in silenzio tra gli scaffali, senza prestarmi troppa attenzione, o almeno così sembra.

Ogni tanto lo vedo sfiorare con le dita qualche custodia, perduto nei suoi pensieri o forse solo fingendo di esserlo, come se il mondo al di fuori di questo negozio non esistesse.

Cerco di non fissarlo, mi dico di stare tranquilla, ma è difficile ignorare la sua presenza.

All'improvviso, sento un rumore provenire dal magazzino.

Un tonfo sordo, come se qualcosa fosse caduto a terra.

Mi volto subito verso Randy, ma lui sembra impegnato a parlare con la ragazza, che sembra finalmente aver deciso quale film prendere.

“Vuoi dare un'occhiata?” mi dice senza nemmeno guardarmi, continuando a sorridere alla cliente come se niente fosse “Probabilmente è solo una pila di cassette che è caduta”

Annuisco e mi incammino verso il magazzino, cercando di capire da dove possa essere arrivato quel suono.

Quando apro la porta e mi avvicino, sento i passi di qualcuno dietro di me e, prima che possa voltarmi, una mano mi afferra il polso, bloccandomi contro il muro.

Il mio primo pensiero è che potrebbe essere qualcuno che si diverte a spaventarmi.

Il secondo, più irrazionale, è che sia il killer di cui parlano tutti al telegiornale, quel misterioso assassino che ci ha messi tutti sull’attenti.

Il cuore mi sale in gola, e un brivido freddo mi attraversa la schiena.

Ma poi il mio cervello finalmente realizza che è solo Billy.

Resto ferma, con il respiro corto, mentre i suoi occhi scuri mi fissano, avvicinandosi così tanto che sento il calore della sua pelle contro la mia.

La mano ancora mi trattiene e non ho il coraggio di muovermi.

“Billy, che… che stai facendo?” riesco a balbettare, la voce appena un sussurro, confusa tra il sollievo e una strana sensazione che non riesco a definire.

Non risponde subito.

Si limita a fissarmi intensamente, e poi allunga l’altra mano, portandola al mio viso, trattenendomi in una presa decisa ma incredibilmente delicata.

Prima che possa dire o fare qualunque altra cosa, le sue labbra si posano sul lato della mia bocca.

Sento il mio cuore esplodere.

In un primo momento non so cosa fare, mi sento un po’ impacciata e timida.

Forse lui se ne accorge, perché la sua mano scivola dolcemente dal mio viso al collo, e l’intensità si scioglie in una gentilezza che mi mette a mio agio.

Mi perdo nella sensazione del suo quasi bacio, delle sue labbra che si muovono lentamente sulla mia pelle, e quasi dimentico dove siamo.

Quando si stacca, mi guarda con un’espressione seria e, per un attimo, sembra quasi stupito.

Prendo un respiro profondo, ma prima che possa dire qualcosa, trovo il coraggio di chiedergli: “Perché?”

Lui mi osserva per un istante, poi sorride appena, quel sorriso leggero che conosco bene, e sussurra: “Perché ti trovo interessante.”

È una risposta vaga, certo, ma nella sua voce c’è una sincerità che mi disarma.

Non dico nulla, lasciando che il momento si disperda nell’aria.

Torniamo nel negozio.

La cliente è uscita, e Randy è di nuovo alla cassa.

Mi sento ancora confusa, quasi incapace di riportare la mente alla realtà.

Inizio a sistemare alcune cassette sugli scaffali, cercando di calmare i miei pensieri.

Billy è tornato ad aggirarsi tra i titoli, come se nulla fosse successo.

Mentre sto finendo di ordinare, Randy si avvicina a me e mi guarda con quel suo sorrisetto furbo. “Allora, sarai alla festa di Stu stasera?”

Lo guardo, e sorrido appena “Oh, no, penso che me ne starò in camera, magari a leggere…” rispondo, più per abitudine che per convinzione.

Lui annuisce, con un cenno d’intesa che non mi convince del tutto, e fa l’occhiolino “D’accordo.”

Qualcosa mi dice che ha interpretato male la mia risposta ma ormai è troppo tardi per rettificare, e Randy è già uscito dal negozio.

Billy sta sistemando l’ultima cassetta sugli scaffali.

Chiudiamo il negozio in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri, ma mentre me ne vado sento che, qualunque cosa sia appena accaduta, non mi abbandonerà tanto presto.

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