8. Forse, magari, non importa

Eccomi al negozio, due mesi dopo il mio arrivo a Woodsboro.

Devo ammettere che il posto è diventato ormai la mia seconda casa: mi muovo tra le cassette come se ci fossi nata, e persino Randy ha smesso di darmi quei sorrisetti di sfida ogni volta che aiuto un cliente senza farmi sopraffare dal panico.

Oggi, però, è diverso.

Niente Randy.

Siamo solo io e Billy.

Billy è appoggiato al bancone, ed è in uno dei suoi rari momenti di calma, senza sguardi enigmatici o frasi taglienti.

Io invece sono seduta a un tavolo improvvisato dietro il registratore di cassa, il blocco da disegno aperto e una matita tra le dita.

Traccio qualche linea, mi lascio distrarre, e quando alzo lo sguardo, mi accorgo che lui mi sta fissando.

Non in modo vago o distratto.

Mi sta proprio fissando.

Sussulto, poi faccio un sorriso forzato, con un pizzico di sarcasmo.

"Qualcosa non va, Loomis?" chiedo, cercando di sembrare del tutto non coinvolta.

Lui alza un sopracciglio e, per la prima volta, si lascia andare a un sorriso autentico, quasi intimo "Che ne dici di fare un giro? Magari a prendere un gelato."

Un gelato?

Guardo fuori dalla vetrina del negozio: la gente per strada è coperta di sciarpe e giacche pesanti.

E’ dicembre, manca poco a Natale e fa un freddo cane.

Lo guardo con aria incredula, cercando di mascherare il nervosismo che mi assale.

"Potremmo finire congelati sul marciapiede."

Billy alza le spalle, senza perdere il suo sguardo rilassato "È solo un gelato" dice, come se la proposta fosse la cosa più normale del mondo.

Poi, senza aspettare la mia risposta, chiude il registratore di cassa e infila la giacca di pelle "Dai, non passa mai nessuno a quest’ora. Nessuno noterà che siamo chiusi per mezz’ora."

Prima che possa fare obiezioni, mi trovo fuori dal negozio, accanto a lui.

Le mani nelle tasche della giacca per tenerle calde, il cuore che batte più veloce di quanto dovrebbe.

Billy si incammina lungo la strada, le mani infilate nella giacca e l’aria sicura di sé.

Io cammino al suo fianco, a metà tra l'eccitazione e la confusione totale.

Che razza di uscita è questa?

Per qualche minuto c'è solo silenzio, ma poi Billy rompe la quiete "E così, ti hanno già interrogata, eh?" La sua voce è pacata, ma noto una sfumatura di curiosità – o è solo la mia immaginazione?

"Sì," rispondo, cercando di mascherare il fastidio che mi ha lasciato quella conversazione "Niente di che. Mi hanno fatto le solite domande. Dove ero, se avevo notato qualcosa di strano" Abbasso lo sguardo, cercando di non sembrare troppo nervosa “Sanno che non c’entro niente, ma fanno lo stesso la loro scena teatrale da poliziotti…”

Billy ride, una risata bassa, quasi gutturale, che fa alzare i peli sulle braccia, ma forse è solo il freddo "Classico. Come se a loro importasse davvero" commenta con noncuranza, come se tutto fosse un gigantesco teatro a cui lui non vuole minimamente partecipare.

Dopo pochi passi siamo davanti a una gelateria.

Billy entra e ne esce in un attimo con due coni – uno per me e uno per lui.

Mi porge il mio e non posso fare a meno di guardarlo con aria perplessa.

"Sai che è dicembre, vero?" ripeto, ridacchiando.

Billy sorride, quel sorriso che di solito vedo solo quando ha una battuta sarcastica da fare o sta tramando qualcosa "Sì, lo so. Fa bene, dicono. Rafforza il sistema immunitario"

Lo dice come se fosse una scusa perfettamente logica per mangiare un gelato in pieno inverno.

Sospirando, accetto il cono.

Sorprendentemente, è davvero buono.

Per un po' camminiamo e parliamo di cose banali: i libri che ho letto di recente, quelli che vorrei leggere.

Parliamo del negozio, della gente stramba che viene a cercare film di cui non ricorda nemmeno il titolo – è sempre più frequente di quanto si possa immaginare.

Mentre parliamo, mi accorgo di una cosa.

Billy, quando ride o sorride, lo fa solo con gli angoli della bocca, senza mai lasciarsi andare completamente.

Come se il sorriso fosse qualcosa che si concede solo con riserva.

Mi chiedo se sia sempre stato così, o se c'è qualcosa che lo frena.

Alla fine, mentre sto raccontando di un cliente che mi ha chiesto 'quel film con la ragazza bionda che urla tutto il tempo' noto che Billy ha un’enorme macchia di cioccolato sulla guancia.

Mi scappa una risata, senza pensarci due volte.

"Che c'è?" chiede lui, accigliato.

"Hai… aspetta, hai cioccolato… proprio qui" dico, accennando alla guancia.

Lui si ferma e si passa la mano sul viso, ma ovviamente si sbaglia e non lo toglie affatto.

Scuoto la testa, mi mordo il labbro, ma poi, prima di pensarci troppo, mi avvicino e allungo una mano.

Gliela passo sulla guancia, pulendogli via il cioccolato con un gesto rapido e, spero, disinvolto.

Lui rimane immobile, senza dire nulla.

Faccio per ritrarre la mano ma mi blocca.

Il mio polso è tra le sue dita e il suo sguardo fisso sul mio.

Trattengo il respiro, consapevole di quanto siano vicini i nostri volti.

Un attimo dopo mi lascia.

Indietreggio di un passo, cercando di riprendere il controllo.

Lui mi guarda ancora per qualche secondo, poi distoglie lo sguardo, come se niente fosse successo "Torniamo al negozio?" chiede con tono leggero.

Annuisco, incapace di dire altro.

Riprendiamo la strada verso il negozio, in silenzio questa volta.

Le mani tornano nelle tasche della giacca, il gelato quasi dimenticato.

Il freddo sembra meno pungente, come se quella piccola scena avesse scaldato un po’ l’aria intorno a noi.

Quando rientriamo nel negozio, mi sento ancora stordita.

Billy riapre il registratore di cassa, sistema tutto come se non fosse successo niente.

Sento che mi guarda di tanto in tanto, ma evito il suo sguardo, cercando di concentrarmi sui miei disegni.

Il turno passa lento e silenzioso.

Non so se anche lui senta quell’imbarazzo, ma quando arriva l'ora, lo saluto con un cenno frettoloso, senza dargli troppo modo di rispondere.

Appena a casa, mi infilo sotto la doccia.

L’acqua scorre sulle spalle, ma i pensieri vanno subito lì: al suo sguardo intenso, alla stretta sul mio polso, al modo in cui mi ha guardata senza dire nulla.

La verità arriva come un pugno nello stomaco mentre sono ancora sotto la doccia, l’acqua calda che scorre e il vapore che mi avvolge.

Mi accorgo che sto sorridendo, una di quelle risate sciocche che si fanno quando si pensa a qualcuno che… insomma, quando si comincia a pensare a qualcuno in un certo modo.

Mi sto innamorando di Billy Loomis?

Billy, con quel sorriso mezzo storto, gli occhi che sembrano sempre nascondere qualcosa, e quella sicurezza disinvolta.

E, mentre ci penso, il sorriso sul mio volto si spegne in un attimo, la realtà che cala come un secchio d’acqua gelida: è il ragazzo di Sid.

Sidney Prescott.

La mia (forse) amica Sidney, dolce e genuina, sempre pronta a farmi sentire a mio agio dal primo giorno a Woodsboro.

È lei la sua ragazza, è a lei che lui manda quegli sguardi teneri, è con lei che divide quei sorrisi che probabilmente la fanno sentire speciale, proprio come è successo a me oggi.

Mi sento improvvisamente stupida, ingenua, come se avessi infranto una qualche regola non scritta dell’amicizia.

Esco dalla doccia e mi metto a fissare il soffitto, cercando di scacciare quei pensieri.

Ma, maledizione, non è facile come sembra.

Mi rivesto lentamente, persa tra i pensieri.

Per quanto mi sforzi, non riesco a non pensare a oggi pomeriggio, a quel momento tra di noi, a quel brivido che mi ha scossa e che ancora sento.

Cerco di darmi una scossa.

È ovvio che non posso lasciarmi coinvolgere in qualcosa di così sbagliato.

Devo, anzi, voglio stare alla larga da lui.

Mi prendo un momento, prendo un respiro profondo e prometto a me stessa di fare la cosa giusta.

Billy è solo un ragazzo, e ci sono un milione di motivi per cui non posso permettermi di pensarlo in quel modo.

Mi sdraio, cercando di distrarmi, ma non appena chiudo gli occhi rivedo tutto: il suo sguardo fisso nel mio, il suo sorriso, la sensazione della sua mano che stringe il mio polso.

Mi giro e rigiro nel letto, decisa a cancellare tutto, ma sapendo che, da oggi in poi, nulla sarà più come prima.

Sorrido tra me e me, chiudendo gli occhi.

Non so cosa significhi, non so se significhi qualcosa, ma in fondo... Forse, magari... non importa.

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