19. "A dopo"
Ascolto stravaccata suo divano la canzone che Stu ha insistito per mettere a tutto volume.
Non mi dispiace, anzi, mi sento rilassata, al sicuro.
Mi fa ridere anche solo pensare a me e Stu così, come due ragazzini cresciuti male.
“T/n!” urla Stu dalla cucina "Billy è al telefono! Dice che deve parlarti."
Il mio stomaco si stringe in un nodo, e la fetta di pizza mi scivola di mano.
Cerco di non farlo notare, ma la sorpresa deve essere chiara in faccia.
Billy al telefono, che vuole parlarmi?
Non so se essere lusingata o solo un po' spaventata.
“Che c’è, hai visto un fantasma?” chiede Stu, ridacchiando mentre mi porge il telefono.
Lo fulmino con uno sguardo, ma prendo la cornetta cercando di nascondere l'agitazione.
"Pronto?" dico con un filo di voce, sperando di sembrare casuale, anche se sento la voce un po’ incerta.
C'è un attimo di silenzio dall’altra parte, e poi la sua voce bassa, quasi un sussurro “Ehi... Disturbo?”
Mi mordo un labbro, cercando di mantenere un tono neutro “No, tranquillo. Stu mi stava solo facendo stonare su qualche pezzo di Bowie.”
Dall’altra parte sento un leggero sorriso, come se potesse vedermi davvero lì, in quel momento “Mi sa che mi sono perso qualcosa, allora.”
“Beh, diciamo che non hai perso un’esibizione proprio da Grammy, ecco” scherzo, mentre cerco di capire perché mi abbia chiamata così, di colpo, senza motivo apparente.
Poi la sua voce cambia.
Diventa più seria, come se stesse per dirmi qualcosa di importante “Scusa se ti disturbo a quest’ora. Volevo solo… sentire la tua voce. Stai bene?”
La cosa mi lascia completamente spiazzata.
In fondo, stamattina mi ha praticamente ignorata, quindi questa premura improvvisa mi sembra quasi surreale.
“Uhm… sì, sì, sto bene” rispondo, cercando di sciogliere il nodo di confusione che mi si è creato in testa “Perché me lo chiedi?”
Sento il suo respiro farsi più profondo, come se stesse cercando le parole giuste “Oggi… forse non sono stato molto gentile. È che… non è facile, sai?”
Questa frase mi arriva come un pugno nello stomaco, ma allo stesso tempo, ha qualcosa di dolce.
Come se stesse cercando di scusarsi senza però trovare le parole per farlo. Un sorriso, piccolo e forse anche un po’ amaro, mi sfugge “Billy Loomis che si scusa? È un evento raro. Dovrei segnarmelo da qualche parte, tipo sul calendario.”
Lui ride, ma è una risata breve, come se stesse cercando di trattenersi “Non sto scherzando, T/n. Sai che non sono bravo in queste cose.”
Lo so, lo so benissimo.
Billy è complicato, chiuso come un libro che nessuno può leggere.
Eppure, è proprio quel mistero che mi ha attratta verso di lui.
C’è qualcosa di affascinante nel cercare di capire cosa c’è dietro quella facciata apparentemente perfetta.
“È che… con te, a volte mi sento diverso,” continua lui, in un sussurro.
La sua voce è bassa, quasi fragile “Sei l’unica che mi fa sentire così.”
Quelle parole mi colpiscono, e per un attimo non riesco a dire nulla.
È come se avesse appena messo a nudo qualcosa di intimo, una parte di sé che di solito tiene nascosta.
Il cuore mi batte più forte, e una parte di me vorrebbe trovare qualcosa di sarcastico da dire, per smorzare l’intensità del momento.
Ma non ci riesco.
“Billy…” sussurro, e sento la mia voce tremare un po’.
Non mi ero resa conto di quanto tenessi a lui fino a questo momento.
“Non so come dirtelo senza sembrare un completo idiota” continua, e posso immaginare il suo sguardo serio, gli occhi scuri che si abbassano un po’ “Ma a volte… mi spaventa quanto tu riesca a toccare qualcosa di così profondo in me. Qualcosa che non pensavo nemmeno di avere.”
Mi scappa una risatina nervosa “Pensavo che volessi parlarmi di quel quaderno che hai detto di aver preso per sbaglio.”
“Ah, sì… il quaderno” dice lui, e lo sento sorridere anche se non posso vederlo “Diciamo che era solo una scusa, volevo solo sentire la tua voce.”
Sono confusa, ma in un modo che mi fa sentire bene.
È come se finalmente stessi vedendo una parte di Billy che nessun altro conosce.
Mi rendo conto che, nonostante tutto, è questo il Billy che desidero conoscere.
Il Billy che, forse, non è così sicuro di sé come vuole far credere.
“E così, mi hai chiamata solo per sentire la mia voce?” chiedo, cercando di mantenere un tono leggero.
Ma la verità è che il cuore mi sta martellando nel petto.
“Sì, forse sì” risponde lui, e per un attimo il suo tono è serio, quasi triste “Se ti ho ferita oggi… mi dispiace davvero, T/n. È solo che… ci sono cose che non posso spiegarti. Cose che… è complicato, tutto qui.”
"Tipo..." mi guardo in torno "... Lei?"
Inspiro profondamente, cercando di mantenere la calma.
"Si"
Sento dei movimenti dall'altro capo del telefono.
Billy dice qualcosa che non capisco.
"Ci sei?"
"Si, mio padre si è svegliato... Devo attaccare"
"D'accordo" bofonchio.
"A dopo" sussurra.
"Cosa?"
Poi attacca.
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