18. Nessuno sospetta
[Billy]
Mi fisso allo specchio, osservando il mio riflesso come se potesse dirmi qualcosa che ancora non so.
È quasi mezzanotte e sono solo in camera mia.
Fuori è tutto buio, e l'unica luce è quella gialla e fioca della lampada sulla scrivania.
C'è un silenzio teso, elettrico, e la mia mente è ancora piena di ciò che è successo ieri.
Ripenso a quei momenti, a ogni dettaglio, e un sorriso storto mi si dipinge sulle labbra.
Sono stati perfetti, veloci, precisi.
E nessuno sospetta.
Quello che mi dà più soddisfazione è proprio questo: essere invisibile.
Essere parte del gioco senza che nessuno sappia nemmeno che sono lì.
È eccitante, in un modo che non riesco nemmeno a spiegare, un brivido che mi corre lungo la schiena ogni volta che ci ripenso.
Poi mi viene in mente lei.
T/n.
La vedo lì, stamattina, quando mi ha fissato con quel sorriso confuso, e per un attimo, mi sono sentito un po' colpevole.
L'ho trattata male, l'ho ignorata, e probabilmente non ho fatto altro che confonderla ancora di più.
Ma è necessario.
Non posso permettermi che le persone facciano domande.
Non posso lasciare che nessuno, nemmeno lei, pensi di avere un pezzo di me.
Ma non posso negare che mi manchi.
È così diversa dagli altri, così… vera.
C'è qualcosa in lei che mi spinge a volerle stare accanto, anche se so che sarebbe un rischio.
Forse è per questo che le ho detto quelle parole ieri, perché non potevo trattenermi.
Era la verità, almeno in parte.
La desidero, anche se non so bene come spiegarmi questa cosa.
E più ci penso, più mi rendo conto che ho bisogno di sentirla.
Respiro profondamente e mi passo una mano tra i capelli, cercando di calmarmi.
Forse dovrei scendere di sotto, farmi una birra e distrarmi un po’.
La cosa migliore è comportarmi come sempre.
Esco dalla mia stanza e scendo le scale in silenzio.
Papà è seduto in poltrona con una birra in mano, la bocca leggermente aperta, come se stesse cercando di prendere un respiro più profondo.
È addormentato davanti alla televisione, la partita ancora in corso anche se nessuno la sta guardando.
Perfetto.
Mi avvicino al telefono, prendo la cornetta e compongo il numero di Stu.
Risponde dopo pochi secondi, con la solita voce un po’ svogliata.
"Pronto?"
"Sono io" dico, cercando di mantenere un tono casuale.
Sento il leggero suono di sottofondo della musica, e immagino che stia ciondolando in salotto come al solito.
"Oh, Billy! Non mi aspettavo che chiamassi a quest'ora. Qualche novità?" risponde, con quell’intonazione pigra e quasi distratta.
"Per ora nulla" bisbiglio "Sai com'è la polizia..." ridacchio "Volevo solo scambiare due parole. Sai com'è… serata noiosa."
"Capisco" risponde Stu, ridendo leggermente "Beh, potevi venire qui, io e T/n ci siamo fatti una pizza e ci siamo messi a cantare. Dovevi vederla, si è pure messa a urlare una canzone di David Bowie. Stonata come una campana, ma giuro che era spettacolare"
Immaginarla così, con i capelli in disordine e il sorriso di chi non si trattiene, mi fa venire voglia di vederla subito.
Riesco a immaginarla mentre ride, completamente persa nel momento.
Fa venire voglia di scordarsi del resto, delle ombre e dei segreti, anche solo per un secondo.
Sorrido tra me, cercando di non far trasparire nulla nella voce “Sì? Mi sa che ho perso un bello spettacolo, allora."
Stu ride di nuovo.
A quel punto faccio finta di ricordarmi di una cosa, un dettaglio che sicuramente non gli importerà nulla, ma che mi serve per avere un motivo di parlarle.
“Ah, Stu, senti… per caso è con te? Penso di averle preso per sbaglio uno dei suoi quaderni. Non è niente di che, ma magari le serve"
C'è un momento di silenzio.
Poi sento lui rispondere, in tono più basso "Sì. Vuoi che te la passi?"
"Sì, grazie."
Sento dei rumori di sottofondo, e poi la sua voce.
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