16. Razionalità, no

Quelle parole mi restano in testa come un’eco.

Io, che di solito sono così svelta a pensare, che non mi lascio mai sfuggire una battuta, ora non riesco neanche a respirare.

Per un istante, ho il cuore che batte così forte da coprire ogni rumore.

Mi rendo conto di avere le mani sudate e la bocca aperta come una persona in cerca di aria.

Billy è lì, davanti a me, e non so cosa aspettarmi.

Se mi bacia di nuovo, credo che potrei svenire.

Ma lui mi guarda con quello sguardo intenso, come se io fossi l’unica persona rimasta sulla faccia della Terra.

Dio, come si fa a rimanere seri quando qualcuno ti guarda così?

Come si fa a rimanere impassibili dopo ciò che è successo?

E poi fa qualcosa che non avevo previsto.

Si gira.

Prende la sua giacca e fa un passo verso la porta.

Aspetta, come?

Mi dici una cosa così e te ne vai?

No, no, aspetta un attimo!

Mi esce solo un debole “Billy…” ma lui si ferma solo per un secondo, e poi esce.

La porta si chiude, e io resto lì, sola, seduta sul letto con la faccia tra le mani, senza capire bene cosa sia successo.

Perché se ne è andato?

Voglio dire… mi ha appena detto che mi ama!

Dovrebbe essere qui, accanto a me, a farmi domande, a dirmi che non vede l’ora di passare del tempo insieme, a dirmi che sono incredibile, che ha sempre voluto confessarmelo, che finalmente possiamo vivere felici e contenti.

Invece lui ha chiuso la porta e mi ha lasciata qui, con una testa piena di dubbi e domande che ronzano come mosche impazzite.

Mi sento come in un romanzo di quelli complicati, dove l’amore è tragico e nascosto, dove ci sono segreti oscuri e battiti di cuore.

Solo che nei libri c’è sempre una svolta romantica, qualcosa che risolve tutto, mentre qui… beh, qui c’è solo un gran silenzio e la cosa migliore che potrebbe capitare è un tragico incidente di Sidney.

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La scuola, più tardi, è uno strazio.

Non riesco a concentrarmi su niente, e tutti sembrano accorgersene.

Tatum mi squadra come se fossi un enigma da risolvere.

E di certo non aiuta che continui a guardare l’ingresso ogni cinque minuti, sperando (o temendo?) di vedere Billy.

Non riesco neanche a spiegarmi perché.

Forse per vedere se… se mi guarda?

Se fa finta di niente?

Se c’è una minima possibilità che la confessione non sia stata solo un momento di debolezza?

“Sei molto… poco qui stamattina” osserva Tatum, che mi conosce già fin troppo bene.

Le sorrido, cercando di non sembrare colpevole, anche se ho un senso di euforia che mi aleggia addosso come una nuvola.

“Ah, solo un po’ di sonno arretrato, sai com’è” rispondo.

Di nuovo, il mio cervello che cerca scuse.

A quanto pare, non sono più capace di dire nulla che sia lontanamente credibile.

Cerco di pensare al lavoro, al test di biologia, qualsiasi cosa pur di evitare di soffermarmi troppo su Billy.

Ma ecco, come se avesse appena percepito i miei pensieri, compare dall’altra parte del corridoio, e io sento immediatamente il mio cuore accelerare. Billy.

Con Sidney al fianco, ovviamente, appiccicata a lui come una zecca.

Lei gli parla con la sua solita espressione dolce, e lui… beh, lui sorride, ma non è il sorriso che riserva a me.

Forse è una mia illusione, o forse mi sto convincendo che sia così solo per sentirmi meglio.

Tatum mi dà una gomitata, facendomi tornare alla realtà “Ehi, cos’hai oggi? Di solito non ti perdi neanche un pettegolezzo, e stamattina… sembra che tu stia aspettando qualcuno!”

“No, affatto” rispondo troppo in fretta, mentre lei mi scruta con quel suo sguardo indagatore.

“Hai una cotta segreta che non vuoi rivelare?” chiede, con un sorrisetto.

Oh, se sapessi, Tatum.

Se sapessi chi sta mettendo il caos nella mia testa, probabilmente non mi guarderesti più allo stesso modo.

In fondo, non è che posso confessarle che il ragazzo della sua migliore amica mi ha appena detto di amarmi.

“Ma smettila,” rido, cercando di sembrare naturale.

Le bugie mi pesano in bocca, ma non posso fare altrimenti.

Mi sento intrappolata in questa commedia che ho creato, con Billy che mi ha lanciato in un turbine di emozioni che non riesco a fermare.

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Le ore passano, e cerco disperatamente di evitare Billy il più possibile.

Lo vedo a mensa, a lezione, e ogni volta il mio stomaco fa un piccolo salto.

Non riesco a capire se questa cosa sia positiva o se sia solo l’inizio di un incubo.

Forse è entrambe le cose.

Mi siedo in fondo alla classe di inglese, sperando di passare inosservata, ma ovviamente, proprio oggi, il prof decide di fare un lavoro di gruppo.

E con la mia solita fortuna, indovinate chi mi capita come compagno?

Billy.

Ovviamente.

Il mio cuore batte all’impazzata mentre cerco di rimanere composta.

Ci sistemiamo ai banchi insieme, e per un attimo non so cosa fare.

Dovrei dire qualcosa?

Dovrei ignorarlo?

Ma lui mi anticipa, rompendo completamente il silenzio.

“Come stai?” mi chiede, con quella sua voce bassa, che sembra intrisa di mille pensieri.

I suoi occhi cercano i miei, e io vorrei tanto non lasciarmi incantare.

“Oh, benissimo. Anzi, mai stata meglio” rispondo sarcastica, fissando il libro davanti a me senza realmente leggerlo.

Sento la sua attenzione su di me, e mi sembra di essere di nuovo a casa, con lui che mi guarda e io che non so cosa dire.

Lui non risponde, ma so che ha capito il tono della mia risposta.

E in effetti, non c’è davvero bisogno di altre parole.

Anche lui sa che siamo finiti in un casino più grande di noi, e che ogni parola rischia di peggiorare la situazione.

Alla fine della lezione, Billy non mi guarda mentre si alza e va via abbracciando Sidney e io sento il vuoto lasciato dalla sua presenza come una morsa che mi stringe il petto.

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Il resto della giornata scivola via in una bolla di confusione, e mi accorgo che ho perso il filo di metà delle cose che succedono intorno a me.

Ogni tanto, mi sfugge un sospiro, come se sperassi di scrollarmi di dosso questa pesantezza.

Ma alla fine della giornata, mi rendo conto che una parte di me è felice.

C’è una scintilla di follia e segreto che non posso ignorare.

È tutto così sbagliato, eppure… non riesco a evitare di pensarci.

Di sera, a casa, mi siedo sul letto e chiudo gli occhi, e per un momento mi sembra di sentire ancora la sua voce "Ti amo, T/n"

Tre parole.

Forse le parole più belle e le più pericolose che mi abbia mai detto qualcuno.

Mentre cerco di prendere sonno, so che questo segreto rischia di consumarmi, di divorare ogni briciolo di razionalità.

Ma una parte di me, una piccola parte che non vuole tacere, spera che domani, lui mi guardi di nuovo così, come se fossi l’unica cosa che conta davvero.

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