13. Fuoco

[Billy]

Il fuoco che divampa davanti a noi.

Osservo i vestiti che bruciano, tessuti ormai irriconoscibili, macchiati di un rosso che è quasi nero sotto le fiamme.

Torniamo a casa mia e ci infiliamo subito in soggiorno, cercando di evitare i riflessi di noi stessi nei vetri delle finestre, con addosso ancora l'odore del fuoco.

Le mie dita sfiorano la maniglia della porta e sento il telefono suonare, come se le pareti della casa sapessero che sono stato fuori a fare qualcosa che, beh... non rientra esattamente nella normalità.

Senza esitare, mi avvicino alla cornetta e la sollevo, cercando di mantenere una calma apparente.

"Pronto?" rispondo, e la mia voce si spezza quasi, come se anticipasse chi sta per parlare.

"Billy?" La sua voce, chiara e un po' incerta, mi travolge come un'onda improvvisa.

È T/n.

Trattengo il respiro e cerco di rispondere come se non ci fosse nulla di strano, come se non avessi passato le ultime ore a fare... tutt'altro.

"T/n? Che succede?" La mia voce è piatta, ma dentro ho un turbine che è difficile domare.

Lei esita, poi risponde, spiegandomi di aver sentito le ultime notizie: un altro omicidio, una ragazza trovata senza vita.

Vuole sapere se Stu è con me.

Mi giro verso di lui, che mi guarda divertito come se la cosa fosse una gran battuta, e annuisco.

Le dico che è qui, con quel tono calmo e pacato, come se questa fosse un pomeriggio come tutti gli altri.

Mentre lei parla con Stu, la mia mente inizia a divagare.

Il solo pensiero di T/n mi trasporta in un mondo parallelo, uno spazio mentale dove tutto è più lento e avvolgente.

La sua voce, il modo in cui mi guarda, quella luce nei suoi occhi...

Forse è questo a farmi impazzire.

Ogni dettaglio di lei si stampa nella mia testa, come un'immagine che non riesco a togliere, anche volendo.

Mi rigiro verso Stu, che si è stravaccato accanto a me, e mi chiedo per un momento se sarebbe il caso di dirgli quello che mi sta girando in testa.

Apro la bocca, pronto a dire a Stu quello che provo, ma le parole mi si bloccano in gola.

Sarebbe inutile, sarebbe... sciocco.

Dopotutto, siamo qui per qualcosa di molto più serio, no?

A dir la verità, l'adrenalina del... lavoro di ieri notte non si è ancora dissipata del tutto.

Il fuoco, l'odore acre e violento delle fiamme, mi tengono vigile.

Con un mezzo sorriso, penso che sì, probabilmente lei mi vedrebbe come uno psicopatico.

Forse non sbaglierebbe neanche, in fondo.

Eppure, l'idea di riuscire a tenerla tra le mie braccia, di non dover fingere con lei...

Alla fine, chiamo Sidney.

Le dico che mio padre vuole guardare la partita insieme a me, così non ci potremo vedere.

È una scusa perfetta.

Risoluta.

Tranquilla.

Dall'altro lato, Sidney accetta, senza fare troppe domande.

Non so se è un bene o un male, ma non ci penso troppo.

Con Sidney va così: parole, routine, semplicità.

Stu mi guarda divertito mentre riaggancio.

Non ha bisogno di chiedere nulla, sa già cosa sto facendo.

Non importa, la mia mente è già proiettata oltre, su quando potrò rivederla.

"Dai, finiamo qui" dico, cercando di chiudere la serata in fretta.

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