Credere All'impossibile
Avevo aperto gli occhi da poco in quel mondo che ormai non ritenevo più mio. Sembrava una scenografia da film horror, e il ragazzo schiacciato dal palazzo rese tutto più reale. Mi avvicinai alle macerie del palazzo, la polvere ancora alta si stava lentamente dileguando. Intravidi una fugura: il ragazzo era in piedi a braccia aperte. Rimasi a bocca aperta, caddi in ginocchio guardandolo. Non era possibile, non poteva essere sopravvissuto. Il ragazzo abbassò le braccia e mi guardò
<<il dio merluzzo mi ha detto di dirti che se non c'è ne andiamo, fra un po finiremo dentro la bocca del demone seppellitore>>
<<...co...>>
Il ragazzo camminò spensierato, arrivò con la mano protesa verso di me. Presi la mano sorpresa che non fosse fantasma, poi mi tirai su
<<Andiamo... Dobbiamo viaggiare per la terra dello spazio tempo così da teletrasportarci a un anno luce da qui... Ma attenta ai capelli che si intrecciano nell'asciugacapelli, potrebbero bruciarsi>>
Lo guardai con perplessità
<<ma stai scherzando? Ti stai prendendo gioco di me o sei solo pazzo?>>
<<hai ragione, ora andiamo>>
E mi trascinò con se. Arrivammo davanti il dirupo che divideva la città, dentro la lava arrivava quasi ai bordi
<<che vorresti fare? E troppo lontana l'altra sponda, moriamo di sicuro>>
<<ora io faccio un urlo alla dea Degli alberi e lei ci manderà un ramo con cui attreverseremo lo spazio tempo...>>
<<la puoi smettere? Qui la cosa è seria!>>
Il ragazzo lasciò la mia mano, poi mise le dita a imbuto intorno alla bocca e iniziò ad urlare con tutta la voce
<<che diamine fai? Dobbiamo trovare i soccorsi... >>
Sentii un mancamento, caddi a terra. Il ragazzo continuò ad urlare senza soccorrermi
"deve essere la perdita di sangue... Mi sento debole, ho freddo... Aiutami... Ti... Prego..."
L'ultima immagine fu lui salutare a caso, poi svenni. Riaprii gli occhi su un lettino, una tenda verde come cielo e delle urla come sveglia. Alzai il braccio monco sentendo stringere: era stato fasciato. Era una fasciatura precisa, curata, di certo non fatta da un principiante. Anche il foro allo stomaco era fasciato. Mi provai a muovere ma ero troppo stanca, con la coda dell'occhio vidi un filamento che usciva dal braccio sano e andava dietro di me, tutto rosso.
<<ben svegliata... Come ti senti?>>
Una signora non molto grande di età si mise accanto a me
<<... Dove... >>
<<dove sei? Stai in un campo per sopravvissuti... Se quel pazzoide non si fosse messo a urlare non vi notavamo... Sono Malya, infermiera... prima di tutto questo>>
<<io... >>
Gli occhi si chiusero da soli
<<tranquilla, sei solo stanca... Per ora dormi e riprenditi>>
<<il ragazzo pazzo? >>
<<sta in compagnia di alcune ragazze, lo stanno distraendo>>
Sospirai: almeno lui era salvo. Mi alzai che era sera, con una stampella uscii da dentro la tenda e vidi un mare verde: tende da ogni lato, persone che correvano con oggetti in mano, altre che portavano con dei carrelli della spesa cibo e acqua. Camminai lentamente la in mezzo, la gente mi scansava rapidamente e correva via. Vedevo gente uscire dalle tende piangendo e urlando, altra gente vestita da medico con i camici insanguinati, il volto basso. Tutti i medici andavano nella stessa direzione: un enorme camion lungo una decina di metri con sopra sei o sette ragazzi che davano cose ai medici e agli infermieri accorsi là. Una scrivania subito sotto l'apertura con un uomo seduto a scrivere. Mi avvicinai a lui
<<... Ehm... Mi scusi...>>
<< che le serve? Bandane, cerotti, ago e filo? Lo scriva su un figlio con un numero e me lo dia... L'ultimo è il centoventi>>
<<Sten, il numero novantacinque! >>
<<Adrianne! Il novantacinque al medico, di corsa!>>
<<Sten, qui è urgente... cento rosso>>
<<cento rosso a priorità uno, ragazzi preparatelo>>
<<Sten, manca il B+>>
<<manda un volontario a prenderlo all'altro camion, di corsa>>
<<Sten, gli anestetici sono sei barattoli>>
<<arriva a tre e poi manda un volontario a fare scorta>>
Vidi quell'enorme massa di infermieri e volontari pendere dagli ordini dell'anziano seduto di fronte a me, e lui comandare tutti con assoluta calma e giudizio
<<mi scusi... Vorrei delle informazioni>>
<<mi dispiace piccola, ma qui noi guariamo gente, non abbiamo informazioni... Segui la massa di soldati, ti porteranno da colui che ha creato tutto questo>>
Mi allontanai con calma abbassando il capo, mi voltai seguendo un medico che correva via seguito da sei soldati. Zoppicando raggiunsi un tendone enorme. Dentro era poco illuminato, con solo un tavolo grande e delle sedie. In penombra scrutai un uomo seduto di fronte all'entrata: un cappello da soldato che copriva parte del viso, le mani unite a pugno sul tavolo e un abito militare. Il viso oscurato era difficile da vedere
<<mi... Mi scusi... >>
<<vuoi sapere dove sei e dove si trova il tuo ragazzo? >>
Voce profonda, delle zone nordiche, con però un'ottima comprensione della dialettica della zona
<<non è il mio ragazzo! Ecco... L'ho trovato mentre cercavo di capire... >>
<<non serve capire... Il mondo è finito, sta morendo... e noi siamo gli sfortunati che vedranno questa fine>>
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