Capitolo 4: l'Epilogo della Ballata (quarta parte)
(ost the coming danger)
https://youtu.be/rayoPyKFz3E
Rukio e Irupa spalancarono gli occhi come se avessero visto un fantasma: stava parlando della persona che gli aveva dato il Veloscuro.
- GUARDA IL MIO CORPO... MY PERFECT BODY! Sembra che un Mightyena si sia divertito a sgranocchiarmi...
In quel momento, un botto forte quasi come uno scoppio di capodanno venne sbattuto sul suolo di Crillaropoli, a distanza di cinque metri dal secondo tenente delle Kuroi Kiba. Se prima le guardie erano terrorizzate, ogni muscolo dei presenti in piazza si contrasse e si paralizzò.
- Questo... è perfetto...
Wazawai Dingo, come sentitosi chiamato in causa, si girò verso la sua sinistra. Verso il suono di quella voce.
- Che giornata fortunata che è per me... Pensavo di non poterti in alcun modo addentare.
Aveva un motivo per essere nella banda: la sua sete di vendetta era grande quasi quanto quella di Sobek, se non più meticolosa e sinistra. Aveva fatto finta che fosse il suo tenente preferito, la voce da ascoltare come esempio; aveva imparato il suo modo di combattere e le sue debolezze, tra le quali vi era la sua arroganza. Aveva chiesto di rimanere vicino a lui proprio perché aveva considerato quella possibilità. Più che considerare, aveva desiderato con tutto il cuore che quella possibilità si avverasse. Ed ora era lì, a portata di morso e con una confusione in testa che non gli avrebbe permesso di opporre resistenza. Dennetsu Rex non se lo fece dire due volte: si lanciò addosso a lui a fauci spalancate.
- FINALMENTE LA MIA FAMIGLIA POTRA' RIPOSARE IN PACE!
Un ghigno malefico si stampò sul volto di Dingo, come a farsi beffe di lui. Ma nelle sue guancie vi era il sudore del terrore: anche se riusciva a percepire quel Meisoku, sentiva che il suo corpo non avrebbe risposto ai suoi comandi. Il morso del Krokorok lo conosceva bene: l'aveva visto in azione ed allenato lui stesso. Sarebbe morto in quel modo: per mano di un pranzo di cui aveva lasciato degli scarti. Prima che Rex potesse addentarlo, una nuvola oscura si fece largo sulla sua figura. Il secondo tenente delle Kuroi Kiba si sentì libero dalla terra sotto i piedi, come se stesse all'improvviso per precipitare in un burrone sconfinato.
- What?
Il buio lo inghiottì tutto d'un fiato, non lasciando spazio nemmeno per uno scarto. Rex addentò il vuoto, con il suono di una tagliola azionata per sbaglio da un sasso. Cadde a terra, completamente inerme davanti al fallimento. Era la prima volta che gli esploratori, nella titanica missione contro il Black Coat, assistevano al momento in cui il cattivo designato del narratore di quella fiaba nera veniva riportato tra le tenebre, senza la possibilità di prelevare le informazioni necessarie per andare avanti con le indagini. Erano troppo esausti dalla tempesta di cose che erano successe in quei pochi giorni: rimasero in silenzio, di fronte all'ennesima battaglia persa per imboccare la strada giusta.
- (E' la stessa cosa...)
Il pinguino si ricordò di quella scena, poiché lui era uno dei pochi ad aver visto qualcosa di simile, con Slade nelle Fauci del Seviper.
- (Che è successa all'Aggron.)
Il piccolo licantropo, l'eroe scelto per sbrigliare il caos che incombeva nel mondo Pokémon, si ritrovò di nuovo con i piedi a terra. La felicità per il conseguimento della missione venne portata via da quell'evento, che gli ricordò di quanto la trama così sapientemente tessuta non era stata ancora minimamente sbrigliata.
- (Mi ero dimenticato... il motivo per cui eravamo qui.)
Non poteva riposarsi. Non vi era tregua in quella guerra che gli era stata buttata contro. Né per lui, né per i suoi compagni e colleghi. Né per il Krokorok che aveva perso la sua famiglia, che tremante era rimasto in ginocchio sul terreno.
- (Non è finita...)
Sbattendo il pugno violentemente a terra nei confronti della giustizia.
- MERDA! MERDA!
- RITORNA AL TUO POSTO, BRUTTO STERCO! - Lo intimò un Druddigon guardia.
Il Krokorok non rispose: alzò la testa verso di lui, con le lacrime agli occhi e il muso colmo di rabbia. Per un attimo, il pokémon di tipo drago rimase paralizzato sul posto. Poteva succedere di tutto: che il Krokorok per la rabbia decidesse di attaccare la guardia; che il Druddigon decidesse di picchiare il Krokorok per farlo tornare al suo posto; che qualcun altro decidesse di mettere a tacere per sempre quella Kuroi Kiba. L'unica cosa che accadde, tuttavia, era che qualcuno prendesse le redini della situazione al loro posto. Da dietro, Matatabi Krugo afferrò per il petto il suo compagno con il braccio sinistro, coprendogli gli occhi con quello destro.
- Calmari, Rex.
Gli bisbigliò all'orecchio con tono calmo, senza alcuna pressione.
- Non c'è ragione alcuna... per mostrare i denti. Ricordati in che posizione ci troviamo.
Il Dennetsu digrignava i denti. Non poteva in alcun modo accettare quell'epilogo.
- Torniamo a posto. Non c'è più niente che possiamo fare...
- M-MA KRUGO.... KRUGOOO! - Gridò con le lacrime tra le dita del Croconaw.
- Lo so... lo so... Ma non devi peggiorare la situazione, ora.
Lo portò con sé, lontano dal quella posizione. Lo ricondusse nella fila dove vi era il suo posto, continuando a tenergli gli occhi chiusi.
- Ma che problemi ha quello? - Disse il Nidoking, - E' saltato addosso al suo superiore...
Drapion aveva assistito alla scena con il corpo di Kenji in mano. Volente o nolente, era anche lui coinvolto nella sua storia. Era la prima persona a cui quel Krokorok dal cammino oscuro si era aperto: a quel cuore consegnato, si sentiva male nel non poter rispondere a quella richiesta di aiuto. Nel suo volto vi era l'ombra della determinazione e la grinta di andare fino in fondo per realizzare la sua brama. Digrignava anche i denti: era diventato molto vicino al dolore di Dennetsu Rex. La Lamartigli notò il suo sottoposto con lo sguardo. Aveva passato con lui dieci anni della sua vita: non lo aveva mai visto in quello stato di furia sopita. Rimase a guardarlo con sguardo sospeso per un paio di secondi, per poi distogliere lo sguardo ed avanzare in avanti.
- Ehi Piagnone.
Sentendosi chiamato in causa, il Krokorok si fermò cercando di non ascolare la rabbia per essere stato chiamato in quel modo. Anche Krugo si girò, cercando di capire le intenzioni della felina. Questa indicò dietro di sé, verso il compagno appena superato.
- Questo insettone... ha qualcosa da dirti.
Drapion sbatté gli occhi confuso davanti a quello. Ma non vi fu incertezza più di tanto, quando ella le rispose con un viso grintoso. Non aveva dubbi: sapeva perfettamente cosa dire.
- LO PRENDEREMO!
Contrasse il braccio destro, quasi come a dimostrare la sua forza.
- LO GIURO SUL MIO ONORE DI SPADACCINO! ASSICUREREMO QUEL MOSTRO ALLA GIUSTIZIA!
Il suo cuore tremò. Era stato da solo in quella vendetta, quella storia che si era portato da solo per tanto tempo. E, anche se non avrebbe potuto parteciparvi attivamente, non era più da solo. Le lacrime scesero ancora più copiose: si morse le labbra, facendo sgorgare da esso altre lacrime rubino.
- Sarà meglio!
Il Feraligatr aveva assistito a quella scena in silenzio. A differenza degli altri presenti, il suo animo non aveva mostrato alcun turbamente né alcuna sorpresa, probabilmente perché non aveva mai pensato a quel pazzoide come una vera e propria minaccia. Nel sentirlo parlare, una vecchia ombra si fece largo nel suo cuore: di quel momento di undici anni fa, quando aveva trovato il villaggio di Albachiara completamente raso al suolo, senza aver avuto la possibilità di consumare la sua vendetta. Aveva uno sguardo carico di rabbia, così forte che i suoi occhi rimasero secchi nonostante la pioggia. Aveva sentito un'aura oscura intorno ad esso: non aveva alcun dubbio su chi fosse il responsabile del suo mancato banchetto di retribuzione. Vi era arrivato due settimane dopo l'intervento di Shinikage Godwing Torikago, dove vi aveva partecipato anche Shinso. Ma di questo particolare, il Kurokiba non verrà mai a saperlo. In quel momento aveva deciso nel suo spirito che avrebbe ucciso il primo che gli si fosse capitato a tiro. E, nella fortuna e nella sfortuna, l'oggetto della sua furia divenne un Bisharp quasi scheletrico a cui mancava un braccio. Lo guardava dall'alto verso il basso, esattamente come loro; lo guardava con disprezzo, esattamente come loro. Quando lo scontro fu consumato, l'allora Croconaw era a terra ricoperto di sangue, nonostante stesse piovendo e il Tenryū no Sabaki fosse al massimo della sua potenza. Semplicemente, aveva perso perché quel pokémon non gli aveva nemmeno dato la possibilità di usarla a suo piacimento. Senza forze, aveva espresso un desiderio nei confronti del pokémon Fildilama. "Uccidimi": voleva che quello fosse l'ultima tappa del suo viaggio. "Perché?", gli chiese lo spadaccino nero. "Perché sono un mostro, e non ho altro motivo di esistere." Rispose lui. E questo, come se quello scontro fosse bastato per entrare nella sua anima, gli rispose in un modo che non si sarebbe mai aspettato.
- Fa male... non è vero?
[...]
- Darsi per tutta la vita un obiettivo... e non riuscire a realizzarlo. Senza nemmeno la possibilità di sapere se si sarebbe stati all'altezza o meno.
All'epoca, pensò che questo lo stesse prendendo in giro sul punto di morte. Dal tono, tuttavia, vi era una sottile curiosità.
- Io te lo posso dire, però. Tu... non sei pronto. Il tuo desiderio... non troverà mai conseguimento, così come sei. Ma non ho motivo di ucciderti. Sono... un mostro in un certo senso anch'io.
E, nella sua mano tesa verso di lui, non realizzò immediatamente che il diavolo stava proponendo il suo contratto.
- Lascia... che ti guidi. Ho già fatto da maestro... e anche da compagno. Il tuo forte spirito non deve morire qui.
Da quel giorno, il pokémon conosciuto come Aragram Bishop in facciata, e Garrosh Arrogante tra le ombre, fece da maestro e braccio destro a colui che sarebbe diventato Kurokiba Sobek. Lo fece arrivare ad un punto in cui quest'ultimo riuscì a sopraffare il suo stesso maestro, e fino al poter fondare la banda criminale che presto avrebbe seminato il terrore nel mercato nero della Terra della Nebbia e della Terra dell'Erba. Con tutto quello che era successo, aveva pensato che fosse un incontro voluto dal destino. Ma, dopo quel fatto, si rese conto che non era così: nella sua testa, l'idea che fosse stato tutto premeditato dall'inizio si fece largo nelle sue membra. Era stato usato, per qualcosa di cui non aveva idea e non si sarebbe mai potuto immaginare. Poteva fare una sola cosa in quel momento.
- Ora... so come ringraziarti. E farmi perdonare...
Il picolo licantropo si sentì chiamato in causa da quel commento fuori contesto.
- Ōryūgo Rukio. La mia vendetta... non è completa farina del mio sacco.
Anche gli altri esploratori si rivolsero a lui, così come il carceriere e i suoi sottoposti.
- Non avevo modo di sapere dove si trovava Crillaropoli... Non avevo alcuna idea di fondare una banda criminale e acquistare potere. Queste sono tutte idee...
L'unica cosa che poteva fare, era consegnare quel pezzo di puzzle a colui che era ancora in gara per finirlo.
- Che il mio tenente Bisharp Aragram Bishop... mi aveva messo in testa.
Un brivido scorse lungo la schiena del piccolo licantropo e sulla pelle della ranocchia di Neronotte. Davanti a quelle parole, un volto inquietante si stampò sui visi degli altri esploratori. Con quel commento, Rukio collegò immediatamente il commento sulla scatola di latta a quel pokèmon, l'unico pokémon delle Kuroi Kiba che mancava all'appello. Aragram Bishop: colui che seguiva gli ordini del Feraligatr e con precisione chirurgica aveva mutilato tutti quei pokémon all'interno del villaggio. I pochi tratti di scambio nelle memorie di Arbok e nell'incontro dell'Antro della Belva si sovrapposero nella sua mente, mettendo a fuoco la figura del cavaliere nero. Perché aveva lui la sciarpa oscura e l'ha data a Dingo? Perché aveva creato le Kuroi Kiba con Sobek? Davanti a quello sforzo, il suo corpo stanco non riuscì a reggere la fatica mentale: mentre pensava, la testa si piegò leggermente in avanti, costringendola a tenerla sopra con una mano. Vedendo il Riolu in difficoltà, Shinso afferrò di nuovo il suo capitano e lo riprese in braccio.
- S-shinso... - uscì dalle sue labbra.
- E' abbastanza, capitano, - disse lui.
Posizionò bene il piccolo licantropo tra le sue braccia, tenendo una posizione seduta per non farlo stancare.
- Riposiamoci. Preoccupiamoci dei nostri corpi, e pensiamo a riprendere le forze.
Si girò dietro di lui, verso lo spadaccino viola.
- La chiave per il prossimo passo...
Rivolse lo sguardo verso di lui. Verso il suo compagno svenuto.
- E' Kenji-kun.
Tutti quanti avevano il viso con gli occhi colmi della sua immagine. In silenzio, si rinchiusero in pensieri singoli, cercando di arrovellarsi tra pensieri logici e sentimenti inquieti degli eventi nel sesto piano dell'Antro della Belva. Quello più preoccupato era ovviamente il Frogadier. Non aveva idea del perché, ma sentì che la correlazione tra lui e il tenente di Sobek era un collegamento che avrebbe scosso nel profondo delle loro viscere la loro stessa esistenza.
- Sembra proprio che siate in un brutto guaio, - commentò il Toxicroak.
Le Kuroi Kiba restarono in silenzio, rivolgendo il loro pensiero verso il tenente che fino a quel momento gli aveva guidati assieme al boss.
- Vi levo un problema di torno. Abbiamo aspettato abbastanza.
Fecero per andarsene. Di fronte al suono dei passi dei carcerieri e l'ondeggiare delle catene, il piccolo licantropo tremò. Nonostante la sua testa gli faceva male, usò tutte le sue forze per indicare dietro di sé, verso la parte in fondo della fila di criminali. L'occhio del ninja fu portato verso quel punto. Fece un cenno con la testa al suo capitano, capendo al volo cosa volesse dire. Cosa si doveva fare in quella storia per mettere finalmente la parola fine.
- Un momento! - esclamò il Frogadier con foga, richiamando l'attenzione del capo carceriere.
- Uhm? Cosa c'è?
- Che ne sarà... dei bambini?
Quel punto nel dipinto dimenticato da occhio inesperto vide di nuovo la luce in mezzo al pubblico. Alla fine della coda di criminali, i pargoli delle Kuroi Kiba erano tenuti in custodia dai seguaci di Tonx. Erano incatenati come i loro genitori, ma si vedeva nei volti delle guardie che quella era una situazione di cui si vergognavano immensamente. Non potevano fare altrimenti: più dei genitori, non sarebbero mai stati fermi di fronte a tutto quello. Non erano riusciti a trovare altra soluzione se non quella. Erano quasi una quindicina: tutti i genitori tra le file delle Kuroi Kiba si girarono verso di loro con sguardo di profonda preoccupazione. Il Gokuri si grattò la testa, riconoscendo la delicatezza della situazione in cui si trovavano.
- Francamente... non ne ho idea, - disse, - Non ho le garanzie per fargli fare quello che vogliono... e sarebbe poco saggio lasciarli liberi in qualche dungeon senza genitori. Oltretutto, dobbiamo tenere conto di possibli ripercussioni... da entrambi le parti.
Qualcuno di Crillaropoli poco convinto; qualcuno tra i pargoli che avrebbero voluto vendicare i genitori. Non vi era fine nelle incognite che avrebbero creato qualunque decisione affrettata su di loro, dove la responsabilità sarebbe ricaduta sull'operato di Tonx.
- Non possiamo certo portarli in prigione. Non hanno fatto niente, dopotutto. Ce li porteremo via... e decideremo cosa fare.
I piccoli guardavano le guardie tremanti, con sguardi lacrimanti, spaventati ed aggressivi. Erano abbastanza svegli per capire quello che stava succedendo, ma non erano abbastanza maturi per accettare quello che sarebbe successo a loro e ai loro genitori. Non vi era certezza nel loro futuro: macchiati dai peccati dei loro genitori, probabilmente avrebbero condotto una vita che non avrebbe mai garantito loro di poter sollevare lo sguardo ed essere orgogliosi di loro stessi. Forse, le vere vittime di tutto quello non era stato il Kurokiba e nemmeno gli abitanti di Crillaropoli. Ma questi piccoli pokémon che, nati e cresciuti in rifugi, non avrebbero mai conosciuto la gioia del sole.
- Li prenderemo noi.
Una mano si stese verso loro tramite una semplice frase. Avevano parlato all'unisono, senza rendersene conto. Kintaka; Mu feng; Brina; Kyōha; Kazumi; Lana; Satoru e Benji. Tutti quanti ebbero la stessa idea, e tutti quanti la espressero nello stesso momento senza alcuna esitazione. Tuttavia, si sentirono imbarazzati nell'aver avuto la medesima ragione in quel momento.
- Dei poveri bambini non hanno nulla a che fare con questo, - disse Satoru, il primo a rompere l'imbarazzo, - sarebbe da criminali lasciarli allo sbando da qualche parte.
- La tragedia di Sogen... è un nostro peccato, - disse Kyōha, - dobbiamo assumercene la responsabilità.
Il Politoed non aveva parlato nei confronti dell'argomento. Ma, anche dall'alto della sua cieca arroganza, riconosceva che doveva anche lui rimediare in qualche modo. Si asciugò le lacrime e si rialzò in piedi, mettendosi al fianco del suo compagno, tenendo lo sguardo basso.
- E noi... dobbiamo porre fine alla violenza, una volta per tutte. - disse Kintaka, avanzando anche lui, seguito da Mu Feng.
La Brionne si girò verso il suo popolo, verso quei pokémon acquatici dalla veste bianca.
- A voi va bene?
Si fece avanti Shachi il Barbaracle. Si inginocchiò davanti a lei, parlando per sé stesso.
- Se la nostra principessa lo desidera... il popolo ascolterà.
Tutti quanti seguirono l'esempio del giovane pokémon di tipo Roccia Acqua. Non vi fu esitazione da parte loro: era quello il modo che avevano per rimediare a quello che era successo al loro fratello.
- Kuroki... no. Sogen-dono. - Disse il Ludicolo.
L'enorme coccodrillo guardò il padre del suo defunto amico con viso duro.
- Possiamo... prenderci cura dei vostri cuccioli?
Un tempo, avrebbe digrignato lo sguardo in rabbia, di fronte al tentativo impacciato di rimediare un errore irrimediabile. Tuttavia, il suo io adulto aveva ricominciato a credere di nuovo nell'onestà, e di poter di nuovo dare una seconda chance alle persone che lo avevano ferito.
- Non lo chieda a me...
Puntò lo sguardo dietro di sé, verso la prima coppia di Krokorok dietro di sé
- Lo chieda a loro.
Era la stessa coppia che, nell'Antro della Belva, era stata salvata da Chaki durante le scosse di terremoto nel secondo piano. Nel rendersi conto di ciò, lo scimpanzé del team Poképals alzò lo sguardo verso di loro. Doveva essere terribile, dover essere separati dal proprio figlio. Non poteva immaginarsi il dolore che avrebbero provato nel saperlo in mani estranee. Ma sapevano anche loro che, di alternativa, non ce ne era proprio nessuna. E per quanto sofferente, dovevano prendere una decisione con nella loro testa come unico pensiero quello della propria prole.
- Promettetemi una cosa, - disse la madre Krokorok.
Nel sentire parlare lei, un Sandile maschio alzarò lo sguardo. Il Ludicolo guardò con volto ancora più severo la mamma in sofferenza.
- Promettete che mio figlio... crescerà forte e sano. Che non soffrirà per il suo sangue... e che verrà difeso con le unghie e con i denti da chiunque proverà a fargli del male!
Il Ludicolo rimase in silenzio per qualche secondo. Poi, emise un Meisoku azzurro e cristallino di venti metri, come il più sincero e sereno dei ruscelli di montagna.
- Prima che succeda questo... sarà la mia vita ad essere ferita.
Smise di emettere l'aura dopo pochi secondi. La Krokorok rimase ferma ed impassibile davanti a quello. Poi, si girò verso il fondo della coda, verso l'oggetto delle sue preoccupazioni. Il Sandile si liberò dalle corde e corse da sua madre. Le guardie fecero per inseguirlo, ma il Toxicroack fece per bloccarli. Il piccolo coccodrillo finì tra le braccia di sua madre, con gli occhi umidi e grigi.
- M-mamma...
- Tesoro mio... la mamma dovrà fare un lungo viaggio assieme a tuo padre. Staremo via per un po'...
Se lo abbracciò al petto, con la stessa carezza della femmina che doveva lasciare il suo cucciolo, anche se non voleva.
- Aspettaci. Ok?
- O-ok...
Tra le fila dei carcerieri, visi contorni e tremanti si fecero largo tra di loro. Stavano facendo la cosa giusta? Stavano lavorando per il giusto scopo? Come si erano trovati in quella posizione? Prima che da i loro volti potessero scorrere i fiumi cristallini, la voce del capo carceriere tuonò
- Cosa sono quelle faccie?
Essi si bloccarono. Un Druddigon fece le veci dei suoi colleghi.
- N-niente, Tonx-dono. E'-è solo che...
- I carcerieri non hanno pietà.
Un leggero tremore si fece largo nelle loro membra. La loro disciplina lasciò che quelle parole fecero corso nella loro testa.
- Non possiamo mostrare le nostre emozioni. Non possiamo mostrare le nostre debolezze.
Non potevano in alcun modo. Per il bene della loro vita, non gli era concesso.
- Nell'esatto momento che un poco di buono le rivela... per noi è finita.
Dovevano mostrare temperamento di ferro, e nervi d'acciaio inflessibili. Non gli era concesso alcun errore. Dall'alto del loro essere mortale, abbassare la guardia avrebbe fatto scoccare la loro ora. Quello era il loro destino. Lo sapevano bene, ma alcuni di loro non avevano ancora preso il quadro completo di quella situazione.
- Credi che arrestiamo mostri? Credi che arrestiamo degenerati e assassini? No.
Il Sandile si liberò dall'abbraccio della madre, e tristemente tornò verso i suoi amici.
- Quelli che arrestiamo... sono semplicemente Kodamon che si sono persi; Kodamon che non sanno dove andare; Kodamon che ne hanno perso il significato. Oltre a questo, sono esattamente come noi.
La madre giunse le mani, tornando nella sua fila e rimettendosi a posto con il suo compagno. Pianse sul suo petto, disperandosi per la situazione di suo figlio, nonostante avesse fatto la scelta giusta.
- Piangono come noi. Si disperano come noi. Lottano come noi, e hanno delle famiglie o qualcuno a cui vogliono bene. Esattamente come noi.
In mezzo alla folla, un passo pesante e furente si fece largo tra i rumori della piazza.
- Come tali... una volta che noi gli togliamo dalla via sbagliata, devono riconoscere gli sbagli che hanno fatto, se vogliono tornare sulla giusta strada.
Era forte come un terremoto, come se uno Snorlax avesse deciso di girarsi e rigirarsi per cercare il lato giusto per dormire, e non lo stava trovando.
- Ognuno paga il suo prezzo. Se vuole evitare la punizione finale... deve pagare immediatamente, o prenderà gli ancora più pesanti interessi.
Quel suono, giunse in un punto preciso della piazza. Un po' più distante dalla processione, verso una Sunflora che aveva il cuore tra le mani.
- Questo... è molto rassicurante.
E quel Pokémon che aveva corso fino ad esso, quell'Exploud preoccupato, giunse davanti a lei prendendogliele, unendole insieme come per permetterle di stringere il suo stesso cuore.
- Sembra che qualcuno... Finalmente si sia deciso a pagare.
- COME STAI!?!?! NON TI HANNO FATTO DEL MALE!?
- S-sono a posto! - Esclamò con sorriso imbarazzato Lana, - N-non ho... fatto niente, per mettermi in pericolo.
Erano mano nella mano. Egli stringeva le sue zampe verdi con fermezza, ma allo stesso tempo delicatezza. Sapeva di quanto fragile fosse lei, e allo stesso tempo non l'avrebbe lasciata per nulla al mondo.
- S-sono contento... - disse a bassa voce, quasi strozzato.
Lei sapeva perché faceva così: sapeva che la sua voce era troppo forte per lei, quindi in sua presenza, anche se per un Exploud era la cosa più impossibile del mondo, cercava di parlare più piano possibile. Lo faceva per lei: perché ci teneva che potesse esserle vicino.
- Stai tranquillo.
Denwa rialzò il volto, mostrando le lacrime sui suoi bulbi oculari, alla chiamata della Pokémon Sole.
- Ora che sono libera dal contratto... abbandonerò per un po' i mercati, e mi riposerò a Neo-Borgo Tesoro. Starò al sicuro per almeno un anno: ho bisogno di far riposare i miei poveri petalucci. Ripartirò poi quando mi sarò ripresa: tutto ciò è stato troppo uno shock!
Non era la pokémon che si abbatteva facilmente: una volta che si metteva in testa qualcosa, era difficile farle passare l'idea.
- Spero presto! Voglio davvero che tutti quanti possano assaggiare le mie Baccamodoro!
Sarebbe partita di nuovo, lontana da lui. E sapeva di non poter fare niente per fermarla. Solo per un anno avrebbe potuto vederla: poi, avrebbe dovuto lasciarla andare per farle realizzare il suo desiderio. Ma dopo tutto quello che era successo, non poteva più tergiversare oltre.
- Lana-chan. No...
La guardò dritto negli occhi, continuando a tenerle le mani.
- Membro della Gilda di Tensai Wigglytuff, Lullaby Nagisa.
(ost partner)
https://youtu.be/EmzlWYOuPPo
Nel sentirsi chiamata con il nome completo, per un attimo il sorriso dal suo volto sparì, lasciando spazio alla sopresa. Per il rumore precedente e per quella voce che era impossibile non notare, gli abitanti di Crillaropoli si girarono verso di loro.
- Prima che tu possa partire per un altro viaggio... prima che tu possa inseguire ancora i tuoi sogni... c'è una cosa che questo brutto e rumoroso Kodamon ha bisogno di dirti.
La Sunflora aprì la bocca leggermente.
- Una cosa... che ha voluto dirti per tanto tempo, e non ha mai avuto il coraggio di fare.
Per qualche strana ragione il suo cuore iniziò a palpitare.
- Ho sempre... avuto paura della tua risposta. Non ho mai trovato in me, qualcosa per cui valga la pena di accettare quello che sto per dirti. Ma dopo tutto quello che hai passato... Dopo che ho imparato la possibilità di perderti e non vederti mai più... ho capito che non posso più aspettare.
Si inginocchiò davanti a lei, continuandola a cercare con lo sguardo. Il suo cuore batteva a mille, e lei lo sentiva dalle foglie strette tra le sue mani. Gli abitanti di Crillaropoli e gli esploratori si guardarono tra di loro a bocca aperta: non stavano credendo ai loro occhi che quella cosa e con quei protagonisti stava avvenendo in quel momento.
- Accetterò il rifiuto come dovrebbe fare un uomo... e andrò avanti per la mia strada, ma con la consapevolezza che non avrò mai più rimpianti.
Tutti i pokémon in piazza persero controllo delle loro membra: si pietrificarono come se fossero stati colpiti di nuovo dalla Materia Oscura. Tutto il mondo si fermò intorno ai quei due. Il tempo era solo per loro. Ogni respiro; ogni alito di vento. Aspettarono con pazienza il momento delle parole che sarebbero uscite dalla bocca dell'Exploud.
- Nagisa-chan.
Quelle parole, che avrebbero cambiato per sempre le loro vite.
- Da tanto tempo... da quando siamo entrati per la prima volta nella Gilda... da quando ho conosciuto la tua spensieratezza nei campi di bacche.
La Sunflora chiuse la bocca. Ogni tremore dal suo corpo sparì.
- La tua allegria in mezzo alle persone; la tua energia nel correre nei Dungeon; la tua eleganza nelle lotte; la tua felicità in esplorazione; e la bellezza dei tuoi petali nelle giornate di sole.
Un sorriso sereno si allargò sul volto della Sunflora: come tutti i presenti, aveva capito quale sarebbero state le successive parole dell'Exploud. Ella si avvicinò in avanti, mentre questo stava ancora parlando.
- Io... ti ho sempre a-
E stampò le sue labbra sul labbro superiore di Denwa, senza lasciarlo finire di parlare. Gli abitanti, gli esploratori, i carcerieri e le Kuroi Kiba spalancarono gli occhi e le bocche: fu come se ogni problema fosse stato sovverchiato da un'immane gioia a colori. Le parole del pokémon Fragore morirono nella sua enorme gola: fu la prima volta che un pokémon rumoroso come lui rimase senza parole. Il suo cuore batteva all'impazzata, ma la sua testa era come stata colpita da un fulmine a ciel sereno. Non aveva idea di come reagire davanti a quello.
- Lo sapevo.
Nonostante questa frase, egli rimase ancora pietrificato.
- Da tanto tempo... aspettavo che tu mi dicessi queste parole.
Delle lacrime di cobalto scesero dal volto della Sunflora, lacrime che resero il suo sorriso ancora più prezioso agli occhi di colui che aveva confessato il suo amore.
- Perché ci hai messo così tanto, stupidino?
La paura di essere rifiutato; la paura di perdere le poche finestre di tempo con lei; la paura di avere il suo mondo capovolto, o peggio di perderlo. Questo era tutto ciò che aveva impedito l'allora Loudred e l'ora Exploud di dichiarare l'amore della sua vita alla donna che amava. Con le lacrime agli occhi, si rese conto di quanto sciocche ed insensate erano le sue paure. E che lei aveva conosciuto il suo cuore ancor prima che lui potesse esprimerlo.
- Mi riposerò per un anno nella gilda. Poi...
E che a pieno animo, lei rispondeva a lui del medesimo sentimento.
- Vorresti venire con me?
Centosettantesimo anno del drago, ore 15.13.
- S-SI'!
Yamainu Denwa e Lullaby Nagisa iniziarono quel giorno un nuovo viaggio insieme.
*******************************NOTE DELL'AUTORE*******************************
- Explaining:
- Legenda:
Kadomaru (角丸): taglia-angoli;
Littera fati: lettera del fato;
-F.A.Q.
- Curiosità
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