Capitolo 3: l'Epilogo della ballata (terza parte)
I suoi compagni esploratori fecero uno sguardo incredulo davanti al commento del generale del team Oricalco. Le Kuroi Kiba scossero la testa, sorpresi e spaventati dall'inaspettata offesa arrecata al loro boss. Il Feraligatr, infatti, si innervosì davanti a tale risposta, corrucciando il viso. I due ministri dei Mizukage sporchi di fango sbatterono le palpebre confusi; Kintaka rimase di sasso, mentre Mu Feng nella sua testa lo elesse come allievo ad honorem. Davanti a quella domanda, persino il carceriere si trovò un attimo preso alla sprovvista, così come i suoi subordinati.
- GRAZIE MILLE!
Un urlo proveniente dalla torre pietrificò tutti i presenti. Qualcun'altro prese parola al posto del piccolo licantropo, costringendo il Kurokiba a voltarsi verso il luogo dove prima Rukio aveva issato la bandiera.
- GRAZIE PER ESSERTI PRESO CURA DI ME, BOSS! GRAZIE COMPARI, PER AVERMI RESO PIU' FORTE! GRAZIE, KRUGO-SENPAI!
Gli abitanti di Crillaropoli e i carcerieri si voltarono verso quel punto, ma il sole era così luminoso che non si riusciva a distinguere la figura di chi aveva parlato.
- DA DOVE VENGONO QUESTE URLA?!
- E' IN CIMA ALLA TORRE!
Un gruppo di guardie si mosse verso la direzione di quelle grida: non potevano permettersi di lasciar scappare una Kuroi Kiba dalla giusta punizione. Krugo guardò verso quella direzione con un misto di curiosità ed incertezza, che poi si tramutò in leggerezza e felicità. Realizzò che si trattava del Totodile bianco: lo stesso piccolo pokémon che, qualche settimana fa, avevano fatto entrare nella banda dello Shokujin. Anche Elliot realizzò che si trattava di lui, e senza vergogna fu sollevato nel sapere che era riuscito a scappare.
- Però... se penso che qualcuno... ha sofferto, per quello... N-non mi sembra... giusto, ecco. Non voglio... mangiare altri Kodamon...
Dopotutto, il suo posto non era in mezzo a dei criminali. Un ghigno si stampò invece su Drapion: non vedeva l'ora che sarebbe diventato più forte per poterlo affrontare di nuovo. Sobek non ebbe bisogno di realizzare: quando guardò verso quel punto, per qualche strana ragione fu l'unico presente a riuscirlo a vedere. Vide in lui le lacrime di cobalto sgorgare dai bulbi oculari, una bocca felice e sorridente che non aveva mai visto a nessuno, e degli occhi pieni di un sentimento che ancora non aveva mai imparato a conoscere. Se un uomo più saggio l'avesse visto, probabilmente vi avrebbe riconosciuto la gratitudine.
- Se hai visto le mie memorie... sai quanto per me circondarmi della morte sia fuori questione.
Ancora con lo sguardo sorpreso dall'evento precedente, il Feraligatr si voltò verso il piccolo licantropo.
- Nonostante tutto... sono d'accordo con te. Avrei potuto farne a meno.
E davvero poteva evitare: per lui il coccodrillo non era nessuno.
- Io... ho un desiderio, da realizzare. Tutto quello che faccio... lo faccio per questo motivo. Per correre di nuovo insieme libero... con colei che mi ha fatto vedere questo mondo a colori. Con colei che mi ha fatto credere nella possiblità di comprendere cosa ci sia aldilà di un pianto; aldilà di un morso; aldilà della rabbia.
Nella mente del coccodrillo apparve quella Fennekin. Da una persona esterna, da chi lo conosceva da poco ed anche dai suoi compagni, poteva risultare un sentimento effimero, quello del piccolo licantropo. Tuttavia, là in mezzo, un boss di un gruppo criminale era l'unico essere che poteva affermare con assoluta certezza quanto egli credesse davvero in quelle parole, perché era alto il significato che aveva lei per lui.
- Io e Amelia... siamo stati incaricati di affrontare e sconfiggere la Materia Oscura. Un essere senziente formato dalla negatività dei Kodamon. Il male incarnato. In realtà... il male fa parte della vita di ogni giorno, ed è impossibile da debellare completamente.
Vi riconobbe della tristezza in quelle parole, come se fosse un pensiero sopito già rimuginato in precedenza. Tenne l'ascolto delle parole del piccolo licantropo come quelle di un uomo arrivato al capolinea.
- Quell'essere che abbiamo affrontato due anni fa e cento anni prima, non era semplice male, ma il "rifiuto" dei sentimenti negativi. La paura di riconoscere di essere una persona peggiore di tutti.
La disonestà con sé stesso: il voler apparire bianco senza pensare di avere del nero.
- Nel vedere quello che ti è successo... e nel vedere come si comporta il tuo popolo... vedo come ancora la strada sia lontana...
Tra le file dei Mizukage con il volto sul terreno, alcuni digrignarono i denti tenendo gli occhi chiusi. Non avevano rabbia nei confronti del piccolo licantropo, ma sentirono la frecciata lanciata come la verità fatta verbo. Anche i volti piangenti di Kyōha e Tetsumi sentirono il dolore di essa.
- Per questo devo essere il primo. Devo essere il primo a cercare; devo essere il primo ad abbattere le barriere dell'apparenza e scoprire la storia dietro al nero. Metterla in luce, comprenderla, e cercare di accettarla così com'è.
Shinso e Irūpa tennero ascolto in silenzio, in un sentimento di mistero. Il linguaggio che stava usando il piccolo licantropo era complicato: non l'avevano mai sentito parlare in quel modo.
- Non ho sempre creduto nella possibilità di capire qualcuno... anch'io, come Elliot, lo ritenevo impossibile.
Il pinguino abbassò lo sguardo. Si sentì in colpa di fronte a quelle parole.
- E... ritengo che ancora... - continuò, chiudendo gli occhi, - nemmeno io sono pronto.
Ripensò a quel momento all'interno della grotta, al lungo combattimento contro il boss delle Kuroi Kiba, soprattutto al tempo dopo aver utilizzato lo Shinkutsu. Se le ricordava bene quelle parole; quelle frasi di fiamma dette in quello stato di rabbia frenetica, dopo aver saputo del suo passato. Una frase in particolare, risuonò nelle sue orecchie. L'unica che non poteva credere di aver detto.
- Se Mitsuki ti vedrebbe così... COME LA PRENDEREBBE, EH!?
- Provoco per distrarre, o per tirare fuori i veri sentimenti dei miei avversari, per trovare il loro lato migliore. Ma per la mia rabbia... ti ho mancato di tatto come il peggior verme.
Tra le braccia del Frogadier, chinò la testa più in basso che poté.
- Non posso avere il tuo perdono, ma sappi che provo vergogna per quello che ti ho fatto.
Era andato oltre. Lo aveva sempre fatto: lo aveva fatto con Slade, per fargli perdere la testa; lo aveva fatto con Yamiscilla, durante l'interrogatorio subito dopo la cattura, quando voleva tirare fuori i suoi veri sentimenti per Rossella e le altre Lopunny. Ma quello era stato molto diverso da tutto ciò: nell'Antro della Belva, i sentimenti di Sobek che aveva già preso con lo Shinkutsu erano stati completamente ignorati. Era stata una pura e semplice provocazione lacerante: uno scarico di odio gratuito nata da una fiamma interna alimentata dal tempo. Un errore imperdonabile per lui. Ma il Feraligatr riteneva di meritarselo: non era la voce dell'innocenza, né tanto meno un buon samaritano. Aveva raccolto ciò che aveva seminato: percui, la sua sorpresa fu doppia quanto sentì le scuse del Riolu, così come per gli altri abitanti, i Mizukage, i carcerieri, gli esploratori e per le Kuroi Kiba. L'eroe che chiede scusa al pericoloso criminale: qualcosa che in una guerra tra bene e male non si era mai visto prima. Ōryūgo Rukio, tuttavia, non stava pensando al significato dietro. Per lui, chiedere scusa e mostrare il proprio dispiacere nei confronti di un torto sembrava un qualcosa di completamente naturale. Ed in quella naturalità, riteneva veramente di non meritarsi il perdono del Kurokiba. Per questo motivo esitò. Fu restio a sollevare lo sguardo e continuare il discorso che aveva iniziato. Riteneva di non poter dire nient altro a Sogen, anche se sapeva bene che doveva farlo.
- (Non vuoi e non te la senti... - pensò, - ma lo devi fare. E' necessario e giusto che tu lo faccia.)
Riaprì leggermente gli occhi, rimanendo con il volto basso.
- (Glielo devi. Prenditi le responsabilità delle tue azioni.)
Sollevò la testa, verso Kurokiba Sobek. Guardò in avanti, come se volesse prendere tutto il coraggio per affrontare il genitore che aveva deluso. Di fronte all'io tormentato, un Lombre fece capolino dal mondo degli spiriti, apparendo dietro il piccolo licantropo, guardando la scena con apprensione e dispiacere. Stese la mano in avanti, per raggiungere il Riolu che vedeva di spalle. Tuttavia, il tormento si ritrovò ad assaggiare il dolce dell'amara medicina. I suoi occhi da umano si spalancarono in sorpresa. Davanti a lui non apparì la bestia famelica che voleva distruggere il popolo dei Mizukage e Crillaropoli del processo; non vi era il Feraligatr bestia vendicativa che aveva anche osato usare i suoi sottoposti per sconfiggerlo. In lui vide ciò che, grazie al sacrificio del perduto amico del Cour de Ferre, non avrebbe potuto vedere. Un Totodile di un metro e mezzo, che guardava colui che lo aveva salvato dalle ombre con preoccupazione. Il Riolu chiuse la bocca, ammutolito davanti a quell'immagine.
(Ost homecoming naruto)
https://youtu.be/AxNCOajIvEM
- Ritengo davvero... di non essere ancora pronto.
La sua strada era appena iniziata. La figura dell'eroe che poteva accettare l'oscurità e tirare fuori la luce dalle persone, come aveva fatto Amelia con lui, era ancora lontana.
- Però...
Nel vedere che il Riolu stava continuando il suo discorso con quella visione davanti agli occhi, il Lombre fece un sorriso sotto il baffo, abbassò la mano, e sparì di nuovo nel regno dei defunti, un dente di leone perso nel vento.
- Ora che riesco a vedere lo stesso Kodamon altruista che, un tempo, vedeva il tuo amico Mitsuki...
Il Feraligatr sbattè gli occhi. Nel sentire nominare suo figlio di nuovo, una stretta al cuore venne al Ludicolo.
- E... che sento di parlare a te non come un nominato giustiziere che ha appena catturato un malvagio... ma ad un mio vecchio amico con cui mi sto concedendo un drink dopo una giornata devastante...
Il Riolu fece una cosa inaspettata. Il Feraligatr spalancò gli occhi incredulo, tremanti. I Mizukage rialzarono lo sguardo, vedendo la stessa immagine che si era presentata agli occhi dell'enorme coccodrillo. Nel vederlo, Benji si coprì il volto per nascondere un sorriso, mentre delle lacrime fuggirono dal volto di Brina. Sobek realizzò quanto il piccolo licantropo non fosse l'eroe ineguagliabile che le sue gesta raccontavano; nella sua tela vi erano dipinti bianco e nero in egual misura, cosa di cui il Riolu stesso era perfettamente consapevole e non si sentiva all'altezza. Ma, più di tutti lì in mezzo, Sogen vide qualcosa di diverso da un giudicatore. Così come l'essere umano non era riuscito a sopportare il pianto del nemico, davanti al nuovo volto del coccodrillo egli fece un sorriso felice e sincero, con due gocce di cobalto agli angoli degli occhi, mostrando in esso un bellissimo e tenero tramonto.
- Sono davvero contento!
La disperazione e la tristezza della storia di Sobek sparirono dai volti dei presenti come d'incanto. Una sconosciuta serenità si fece largo invece nei loro cuori malati. Vi era un sole splendente nel cielo: tante nuvole bianche, un cielo azzurro, illuminati da un grande disco dorato che incendiava gli spiriti come il più grande dei miracoli. Eppure, in quel momento, non vi fu nulla di più splendente del volto del piccolo licantropo. Un sorriso si stampò sul volto del ninja di Neronotte: si sentì il Frogadier più fortunato del mondo, ad avere lui come guida. La felina fece roteare i suoi occhi, mentre la coniglietta si coprì la bocca per mascherare un sorriso. Lo stesso volto del Riolu si riflesse in Drapion e Arbok, mentre Medicham chiuse gli occhi in rispetto verso colui che gli aveva guidati in quella missione. Kazumi mostrò nervosismo di fronte a quella scena smielata. Kyōha sorrise con le lacrime agli occhi: capì che, anche se lui non aveva potuto fare niente, quell'esploratore era riuscito a salvare il cuore del migliore amico del suo defunto figlio. L'Arcanine dovette afferrare il Mienshao per il collo con la sua bocca, per impedire a questo di balzare addosso al pokémon Emanazione e rapirlo. Un suono, poi, si fece largo in quella conversazione.
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Era un suono da oltretomba, uno spirito malvagio che viaggiava in mezzo ai boschi oscuri. Nessuno aveva mai sentito quel suono: fu così da brividi che tutti quanti si guardarono intorno per capire da dove proveniva.
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Quando ne trovarono l'origine, spalancarono gli occhi increduli. Più di tutti, i suoi sottoposti Kuroi Kiba.
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Non era apparso un essere maligno: era stata la risata del boss Kurokiba Sobek, un suono leggendario che non era mai stato sentito da orecchio alcuno.
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- (Il boss...) - pensò Rex.
- (Sta ridendo!?) - Pensò Paride.
-̵ ̵A̴h̸.̶ ̵A̸h̸.̵ ̴A̴h̴.̶..
Il Feraligatr abbassò lo sguardo. Nel suo muso le piege del dolore e della disperazione erano spariti, e vi erano le pieghe di un mesto sorriso.
- Quanto mi sbagliavo. Non è arroganza la tua...
Guardò in avanti e all'orizzonte, specchiandosi verso il sole.
- Pensare che tale ragazzo infantile ed ingenuo mi abbia salvato la vita... - commentò con malinconia.
Non rivolse lo sguardo al piccolo licantropo. Non ne sentiva il bisogno.
- D'ora in avanti... le cose si faranno più difficili per te. Ne sono convinto.
Non era un percorso facile, quello scelto dall'umano venuto in quel mondo cento anni fa.
- Non ha importanza quante cose riuscirai a smascherare... Non ha importanza quanto bianco tirerai fuori dal nero, anche da te stesso. Non ha importanza quante volte lo farai... come ci sei riuscito oggi. Togliere il pregiudizio e permettere agli altri di vedere al di là delle apparenze... è una delle cose più difficili che esista. "L'abito non fa il monaco"... non c'è più grande idiozia che sia mai stata detta.
Il cuore del Ludicolo sobbalzò. Quella frase, quella saggia ma severa frase, era ciò che aveva sentito dire più spesso nelle conversazioni serie con suo figlio. Era come se egli vivesse ancora dentro Sobek. E l'aveva detto con lo stesso tono: quel sentimento di perdizione che non faceva trasparire alcun raggio di sole. O, almeno, ve ne era solo uno.
- Ma nonostante tutto...
Si girò completamente verso il Riolu. Lo guardò dall'alto, dall'enorme altezza della sua figura. Al Riolu, tuttavia, non sembrò che avesse quella grande differenza di stazza. Come nell'attimo in cui era entrato nei suoi ricordi, sembrava a loro che avessero la stessa altezza: che tutti e due riuscissero a guardarsi l'uno con l'altro, occhio nell'occhio, come due pari aldilà di un grande specchio. Che da una parte ci fosse un essere dai capelli neri e le braccia gracili ma determinate, ed un coccodrillo bipede con il sorriso di un innocente ragazzino.
- Dalla mia cella... dal buco di solitudine... da quel mondo buio che mi attende, - disse il Totodile, - guarderò nel mio cuore per vedere una sola luce. La tua. E pregherò... che il sogno di te e della tua compagna diventi presto realtà.
L'essere umano spalancò gli occhi e la bocca sorpreso. In cuore suo, non si aspettava quella frase dal boss delle Kuroi Kiba. E non era stata detta con il sentimento di saldare un debito, ma come la frase di un amico che era arrivato alla fine della strada, e che stava affidando a lui tutti i suoi desideri futuri. A Rukio, colui che era stato umano senza speranza e che ora era Riolu sognatore, quel futuro non andava a genio. Si asciugò le lacrime togliendosi la colpa, e mostrò la sua infantile determinazione. Stese il braccio in avanti, mostrando un pugno chiuso verso il pokémon Mascellone. La sorpresa rimase compagna dell'enorme coccodrillo.
- Aspettami!
Non voleva che finisse lì: non avrebbe mai permesso, dopo tutto quello che aveva fatto, che la vita del boss criminale finisse una volta dietro le sbarre. Sorrise a lui, respingendo il tormento e regalando a lui un nuovo appiglio per desiderare di nuovo la vita.
- Un giorno... verrò a raccontarti... di come il mondo sia diventato un posto migliore!
Lo disse con occhi incrucciati, ma lo disse con un sorriso. Un sorriso che, ancora una volta, destabilizzò l'adulto Kurokiba Sobek. Un pugno steso in alto, in attesa di risposta. Non si rivolgeva ad uno sconosciuto; non si rivolgeva ad un criminale incallito, che aveva fatto del male a tante persone e la cui vita era stata gettata nell'oscurità. Quel pugno, Rukio lo usava come saluto con i suoi compagni di squadra; lo usava come simbolo di fratellanza nei loro confronti, con la speranza che non sarebbero mai stati separati. "Sei sicuro che vada bene?" ; "Non hai paura di quello che penserà la gente?"; "E' davvero giusto che io, mostro e boss criminale, possa meritare la tua carità?" . No: anche se lo Shokujin aveva queste domande in testa, sapeva bene che, dietro quello sguardo di fuoco determinato e quel riso senza secondi fini, la risposta ad esse era già stata data ancor prima di fare quel gesto. In quel mondo bianco, delle gocce salate uscirono dai suoi occhi, ma con un sorriso allegro usò il suo braccio destro per asciugarsele immediatamente, per poi rispondere con la felicità di chi aveva appena stretto una nuova amicizia con il medesimo pugno nei confronti dell'eroe che l'aveva assicurato alla giustizia.
(Ost departure of front lines)
https://youtu.be/4c9ew0TSygg
- Sì. Ti aspetterò. - disse il Totodile.
Nel mondo reale, l'immagine che si ebbe fu quella di un piccolo Riolu sorridente che batteva il pugno contro un enorme carnefice, entrambi sorridendo come se quel gesto fosse la cosa più normale del mondo. A Mizukage Shinso tornarono le lacrime agli occhi: la fierezza che aveva nei confronti del suo capitano non riuscì più a contenerla. Elliot e Chaki sprizzavano felicità da tutti i pori: il primo perché aveva ritrovato la speranza, il secondo perché quella era la cosa che desiderava di più al mondo. Gli altri esploratori si sentirono sopraffatti da tale gesto che non seppero cosa rispondere: c'è chi come Drapion si mise a ridere a squarcia gola, e chi come Irūpa mostrò una faccia annoiata, come il cattivo che voleva vomitare di fronte alle farfalle che stavano svolazzando intorno a loro. Tra i Mizukage, soprattutto tra le femmine e i giovani, vi fu sollievo, mentre gli uomini rimasero indifferenti all'esterno, e più caldi all'interno. Kyōha rimase esterrefatto dalle emozioni positive, mentre Tetsumi si stava sforzando di tenere le lacrime e continuare a guardare quella scena, per punire sé stesso. Le Kuroi Kiba furono un misto di incredulità e commozione. Rex divenne uno Zampillo di Wailord. Krugo si mise a ridere come Drapion, incredulo di fronte a tale assurdità. Paride perse ogni rancore che aveva per il prossimo viaggio in carcere, ed il suo animo si rassegnò. In quel momento, la gigantesca bestia stese l'altro braccio davanti a sé, allo stesso modo del piccolo licantropo. Questa volta, però, non era puntato verso di lui.
- Lo stesso... vale per te...
Nel dire quella frase, puntò lo sguardo verso quel pokémon, verso l'anima tormentata dal sangue dei due clan rivali. Shinikage d'Arc Shinso sollevò il viso verso la bestia famelica, verso il vicino demone dei suoi giorni passati.
- Aspetterò anche la tua storia...
E lo chiamò con un nome, che non si aspettò mai di sentire da quelle fameliche labbra.
- Mizukage Shinso.
Il nome che aveva usato per punizione e redenzione, con il quale era conosciuto tra gli esploratori. Il nome che portava con sé la sua vergogna e la sua salvezza. Persino Kurokiba Sobek, il mostro creato da Albachiara, stava dando credito a tutto quello che aveva raggiunto e avrebbe conseguito la ranocchia del team Skyriders. Guardò il suo capitano, incredulo. E lui gli fece cenno con viso, dando realtà a quel momento che mai si sarebbe sognato di assistere in tutta la sua vita. Con le lacrime agli occhi ed un sorriso felice, rispose alla chiamata dello Shokujin.
- O-oui!
- E... scusatemi... per tutto.
Quelle parole non erano scontate. Non erano nemmeno possibile pretenderle. Le doveva al Frogadier, per avergli fatto del male fisico sia al villaggio che nell'Antro della Belva; per tutte gli insulti rivolti a lui per il suo sangue. Le doveva al Riolu, per aver ridotto in fin di vita il suo compagno di squadra. Era pentito di ciò che aveva fatto. Ma il piccolo licantropo non reagì a quelle parole: il pugno steso verso la Schiumorana e la preghiera per il suo futuro riempì sufficientemente il suo animo, facendo palpitare un cuore che non riusciva a contenere la sua felicità.
- (Spero tu stia guardando, Kenji.)
Tra le bende, il Grovyle riposava dallo scontro infernale passato. Come se avesse sentito, l'angolo della sua bocca destra si alzò in un ghingo soddisfatto. Gli abitanti di Crillaropoli, tra cui vi erano quelli colpiti e non, non seppero cosa pensare: non ritennero opportuno mostrare felicità nei confronti di quell'atto per una questione di rispetto, ma Rommy, che era il più ingenuo, espresse con la serenità di un bambino quello che più della metà pensavano tutti.
- Che figo Rukio!
La mamma Pyroar le corpì la bocca, un po' per non farlo parlare oltre, un po' per fargli evitare di dire altre brutte parole.
- Ma vaffan***o. - disse Kazumi, per poi rivolgersi ad una delle cameriere di Benji, - portami un'altra birra.
Il carceriere Tonx rimase impassibile, ma si vedeva dal suo sguardo fisso verso di loro che aveva in testa dei pensieri al riguardo che non voleva ancora definire. E non ebbe nemmeno il tempo di farlo: dopo quel saluto, il Kurokiba si girò verso di lui, esprimendo la sua volontà di lasciare che la giustizia facesse il suo corso.
- Ho finito. Mi scusi per aver sprecato il suo tempo.
- Non c'è alcun problema... - disse il Toxicroack, - avrai modo di restituirmelo in prigione.
La rana veleno sollevò leggermente la catena che teneva il coccodrillo, per poi rivolgersi al capitano del team Skyriders.
- Adesso porterò queste canaglie nel posto che si sono meritati. Per qualche ragione, sembra che possiamo ora usare l'Intrasfera: vi chiameremo in giornata per un rapporto dettagliato di quello che è accaduto in questi giorni. Farò una chiamata anche al vostro capo, così non perderete tempo e potremo confrontarci con il da farsi.
- Che rottura... - commentò la felina, - non può aspettare che ci riprendiamo un attimo? Non siamo proprio freschi come rose in questo momento...
La coniglietta diede un colpetto alla sua collega sul fianco sinistro, come per dirle di moderare i termini in presenza di un'alta carica delle giustizia del mondo Pokémon. Il tono della felina, tuttavia, non fece né caldo né freddo al Toxicroack.
- Non mi piace perdere tempo... - rispose quello, - ma ammetto che scoccia anche me disturbare qualcuno di ferito. Penso tuttavia che sia nell'interesse anche delle vostre indagini reperire tutte le informazioni raccolte fin quando siete ancora freschi di esperienza. Non vorrei che-
- GRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!
(Ost the coming danger)
https://youtu.be/rayoPyKFz3E
Un urlo dirompente risuonò in mezzo alla piazza, accompagnato da un altro suono: il rumore di vetro infranto, come se una finestra si fosse appena rotta.
- CH-CHE SUCCEDE?!
- I-IL GHIACCIO SI E' FRANTUMATO!
Tutti i presenti si girarono verso il luogo del suono. In mezzo alla fila delle Kuroi Kiba, su un carro a ruote di legno, alcuni carcerieri puntavano le proprie lance dorate e argentate verso un Krookodile con il mal di testa.
- NON AZZARDARTI A MUOVERE! - Fece un Passimian.
- My head... my head's gonna explode...
Le più shockate di tutte erano la coniglietta e la felina. Entrambe guardavano il coccodrillo come se avessero appena visto un fantasma.
- M-ma... non l'avevi...
- N-non capisco nemmeno io...
Wazawai Dingo contiunava a tenersi la testa e a strizzare gli occhi. Il suo corpo era ricoperto di bruciature, ma non aveva su di esso alcuna ferita mortale come l'attacco della Weavile si supponeva le avesse lasciate. Il coccodrillo delle sabbie non sentiva niente a parte quell'enorme fastidio nel cervello.
- D-dov'è... d-dov'è...
Non riuscì a finire la frase: i carcerieri, senza lasciargli il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo, legarono intorno a lui delle Tenma no Kusari, alle quali aggiunsero una strana melma metallica. Di fronte a quello, Elliot sbattè gli occhi sorpreso, riconoscendo in quel liquido lo stesso che l'aveva trascinato in quel limbo senza il controllo sul suo corpo.
- NON TI MUOVERE!
Davanti al Krookodile, un Nidoking con una lancia dalla lama rossa ordinò la sua collaborazione.
- FAI UN PASSO FALSO E MI PRENDERO' LA TUA VITA!
- D-dov'è... dov'è...
Il pokémon Sabbiadrillo non lo sentì nemmeno. Nella sua testa vi era un unico pensiero: farla pagare a chi l'aveva messo in quella situazione.
- DOV'E' QUELLA DANNATA SCATOLA DI LATTA!?
Un'aura oscura dalle sfumature rosse divampò per venti metri dal suo corpo. Le catene e la melma d'acciaio furono spezzate e frantumate come se nulla fossero, sotto lo sguardo attonito delle guardie e degli altri presenti in piazza.
- Aveva detto che mi avrebbe dato una forza leggendaria... aveva detto che mi avrebbe reso il predatore più forte di tutti i tempi...
- ATTACCATELO! - Gridò il Toxicroack, - COSA STATE ASPETTANDO!?
Nessuno di loro si mosse: quel Meisoku dell'oltretomba gli aveva congelati sul posto.
- QUELLA DANNATA SCIARPA NON VALE UNA CICCA! HO PERSO COME UN C***ONE E MI HANNO MANGIATO VIVO!
*******************************NOTE DELL'AUTORE*******************************
- Explaining:
- Legenda:
Kadomaru (角丸): taglia-angoli;
Littera fati: lettera del fato;
-F.A.Q.
- Curiosità
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