Capitolo 2: l'Epilogo della ballata (seconda parte)
Dalla via dove erano entrati gli esploratori, un gruppo di cittadini stava spingendo per entrare in piazza, e fuggire da qualcosa di così orribile che non gli dava il tempo di essere lucidi. La folla divenne confusa tanto quanto loro, ma vedendo il volto di pericolo dei propri concittadini non si fecero ulteriori domande e andarono verso l'uscita dell'altra via per permettere loro di mettersi in salvo.
- C-Che succede!? - Esclamò Chaki.
- Perché stanno correndo? - disse il pinguino.
- Tch! Che rottura... - commentò la felina.
Da lontano, una sagoma nera e gigante stava a distanza di cinque metri dal gorgo della folla.
- NON E' FINITA! E' ANCORA QUI!
- State calmi... - disse il Riolu ai suoi compagni.
- COME FACCIAMO A STARE CALMI!? - Esclamò Medicham, - NON POSSIAMO AFFRONTARE UN'ALTRA CRISI!
- Già. Dobbiamo stare calmi. - Commentò la Lamartigli.
- Sì. Calmi. - Commentò la Lopunny.
In prossimità dell'enorme figura, un pokémon bipede stava sgranocchiando in tranquillità un uovo sodo di Chansey, tenendolo delicatamente in un tovagliolo viola.
- Ma che cavolo... munch munch...
Un velo di inquietudine sfiorò gli abitanti di Crillaropoli. Alla sua vista, tutti quanti si fermarono.
- Questo marmocchio vi ha creato dei bei problemi, eh?
La sua voce era molto profonda: sembrava avesse raschiato il fondo dell'inferno e fosse riuscito ad ingoiare le fiamme uscite da esso.
- Se riuscite a scappare alla sua vista... anche quando è legato dalla testa ai piedi...
All'entrata della piazza apparve Gokuri Tonx, il capo carceriere delle Fauci del Seviper. Alla sua sinistra vi era Kurokiba Sobek, tenuto al guinzaglio da una catena di Tenma no Kusari. Era incatenato per tutto il corpo: gambe; braccia e mani; la bocca. Al suo seguito vi erano le altre Kuroi Kiba legate allo stesso modo, assieme ad altre guardie carceriere. Erano tenuti in fila indiana, incatenati gli uni con gli altri. In essa vi erano anche Paride, Krugo e Rex. In un carro, invece, vi era il corpo di Wazawai Dingo, sepolto sotto il ghiaccio rosso della Lamartigli.
- E-eh? - Esclamò un Quilava lì vicino, - K-kurokiba Sobek?
- P-pensavo fosse morto... - Disse una Lilligant.
- Potevate aspettarci... - disse il Toxicroack, rivolgendo lo sguardo verso il piccolo licantropo, - ci saremo risparmiati il panico generale...
- L'avevo messo in conto signor Tonx, - rispose il Riolu, - ma era necessario fare prima una cosa...
- Chi sta parlando... giovanotto? - Chiese Kintaka all'eroe di Borgo Quieto, avvicinandosi a lui.
- E' qui il sindaco della città? Munch Munch... - Disse il Toxicroack, mentre prese un altro pezzo dell'uovo, - Vorrei parlare con lui.
- Sono io.
Il sindaco di Crillaropoli avanzò verso il carceriere, con atteggiamento di alta carica funzionale.
- Sindaco di Crillaropoli, Mizukage Soup de Poisson Benji. Benvenuti nella mia città... è quello che mi piacerebbe dire, ma devo stare in guardia da chi è arrivato in questo luogo senza nostra indicazione o permesso.
Il Toxicroack ingoiò di getto il secondo uovo, per poi leccarsi le dita.
- Sono Gokuri Tonx, capo carceriere delle Fauci del Seviper.
Nel sentire quel nome, Benji sbatté le palpebre sorpreso, mentre Kintaka piegò leggermente l'orecchio come se fosse stato colpito da una folata di vento.
- Mi chiami pure Tonx. E' il capo di Neo-Borgo tesoro che mi ha dato le indicazioni.
Un brusio si fece largo tra gli abitanti di Crillaropoli.
- T-onx?! Q-quel Tonx?!
- N-non l'avevo mai visto prima d'ora!
Il pokémon Inveieleno rivolse di nuovo lo sguardo al sindaco, pulendosi le dita con il fazzoletto viola.
- Sono spiacente per il poco preavviso, - disse il Toxicroak, - Ma sono venuto su intuizione del Tensai. E da come mi hanno spiegato poi la situazione i team che avete ingaggiato, ritengo di aver fatto la scelta giusta.
Il capo carceriere era stato avvisato il giorno prima dal pokémon Pallone. Usando la sua intelligenza, il Wigglytuff aveva presagito un futuro che avrebbe fatto acaponnare la pelle anche ad un indovino.
- Credo che a Crillaropoli, si ritroveranno un problema molto più grande di quello che pensiamo. Ho già tre dei miei migliori uomini a Crillaropoli... Ma non riesco a togliermi dalla testa che qualcosa non quadri. Manderemo anche il miglior team di Brusilia e i due team più intraprendenti della congrega degli esploratori, ma il mio pancino non sembra ancora d'accordo... Ho sentito dire che in quelle zone vi è la presenza di una banda criminale famigerata: forse centra qualcosa con i criminali più piccoli dati per dispersi. In caso... potrebbe darci un'occhiata? Sarei più tranquillo se intervenisse direttamente lei! Potrei avere anche un'idea dell'eventuale passaggio segreto che Satoru potrebbe utilizzare per entrare a Crillaropoli. Sarebbe la cosa più sensata!
- (Quel ragazzo è spaventoso... - Pensò il Toxicroak, - aveva ragione persino su quel biscione...)
In una stanza segreta delle Spirali Burrascose, giaceva stanco il corpo di Fujitoru, con ferite lungo il suo corpo e il volto di chi era stato preso a bastonate sulla testa.
- (Detto questo...)
Rialzò lo sguardo, fissando il corpo del piccolo licantropo.
- (Non potrà mai essere spaventoso quanto lui...)
Nella sua testa scorsero i momenti precedenti alla sua entrata a Crillarpoli, quando aveva seguito in lontananza l'esplosione che aveva visto in cielo. Dopo venti minuti di tragitto con i suoi subordinati, aveva raggiunto il luogo d'impatto. Lì, aveva visto i team d'esplorazione trattare le ferite del Kurokiba e, allo stesso tempo, immobilizzarlo per assicurarlo alla giustizia. Aveva visto le ferite lungo il corpo del coccodrillo; tutte le bruciature e le scaglie spezzate, ridotto come uno straccio per il pavimento.
Aveva visto il corpo semi-carbonizzato dell'eroe di Borgo Quieto, che stava usando la mano destra del boss criminale come capezzale mentre veniva curato, visto che in quel momento era troppo pericoloso muoverlo in qualsivoglia modo. La cosa più inquietante era stata che il coccodrillo, anche se avrebbe potuto, non aveva usato né un artiglio né una zanna per ferire il corpo inerme dell'eroe di Borgo Quieto, e si era lasciato trattare e legare come se fosse tutto normale.
Una volta sceso a valle, si era fatto spiegare la situazione dal capitano del team Skyriders. Rukio e gli altri esploratori gli raccontarono tutto quanto, sotto i suoi occhi e le sue orecchie ancora più incredule di quell'epopea che sembrava solamente un brutto scherzo. Quando avevano terminato i racconti, assieme ai suoi subordinati il Gokuri aveva incatenato le Kuroi Kiba, preparandoli per portarli nella prigione della Terra Sconosciuta.
- Se avessi potuto, - continuò Tonx, - gli avrei portati via immediatamente. Ma la barriera che c'è sul territorio di The Hills mi impedisce di usare la mia medaglia per il teletrasporto. Quindi dovremo attraversare la città e tornare alle Spirali Burrascose.
- Capisco... - commentò Benji, - Mi scuso per l'astio che ho fatto trasparire prima. Saremo ben lieti di accompagnarvi e permettervi di passare senza che il guardiano interferisca.
- Ve ne sarei molto grato. - Rispose il Gokuri.
Di quella conversazione, nelle orecchie degli abitanti del villaggio non vi entrò nemmeno una goccia. Nessun vaso di ceramica riparato con colature dorate poteva attirare a sé la sua attenzione. Tutti quanti avevano gli occhi puntati verso quell'uomo, quel mostro assetato di sangue che per un anno aveva distrutto le loro mura, le loro case, i loro corpi ed il loro cuore. Pensarono a quello che aveva fatto a loro: le immagini cruente delle mutilazioni per tributi o per punizione risuonavano nei loro cuori con lo stesso rumore di un getto d'acqua corrente sparato nelle loro tempie immerse nel mare. Tutti continuarono a fissarlo mentre Tonx e Benji parlavano; quella bestia nata nelle tenebre che aveva rovinato sogni, pace e famiglie. Gli aveva addentati con le sue zanne; gli aveva lacerati con i suoi artigli. Ed ora era alla stregua di un mite cagnolino al guinzaglio, che non avrebbe più potuto ferire nessuno. Non aveva più alcun potere su di loro. Non avrebbe potuto più fargli del male.
Alla sua sinistra, un Primeape senza un braccio lanciò una pietra con l'altro funzionante, mirando al fianco sinistro del coccodrillo. Il suo volto lacrimava, ma i suoi occhi erano completamente contratti dalla rabbia. Vi fu una pausa di dieci secondi dopo quel gesto: il tempo per il Kurokiba di girarsi verso il suo assalitore e guardarlo negli occhi, e quello di Tonx e Benji di zittirsi. A seguito del Primeape, un Charmeleon e un Lickitung lo seguirono a ruota, tirando anche loro i sedimenti a terra. Loro non si fermarono ad una pietra: con il volto cavalcato dalle fiamme, senza pensiero e senza nemmeno guardare il terreno continuarono ad afferrare quello che gli capitava a tiro contro l'enorme coccodrillo. Da tre tiratori diventarono cinque; da cinque diventarono nove. In breve, gli abitanti di Crillaropoli iniziarono la loro vendetta, con la stessa pena con cui il piccolo Sogen era stato condannato dal suo villaggio natale.
La stessa vena di rabbia, la stessa che lo aveva morso in quel mondo creato dallo Shinkutsu, incrinò il volto del piccolo licantropo, che lo fece tremare da dentro le bende. Dimenticò lo stato del suo corpo: in braccia a Shinso stava per lanciarsi contro di loro.
Tuttavia, in quel preciso istante, sentì addosso una pressione che lo ancorò nelle braccia del su sotto posto. Kurokiba Sobek aveva lo sguardo puntato su di lui, quello stesso cattivo che aveva combattuto ed era riuscito ad assicurare alla giustizia. Il Riolu alzò il volto per rispondere ai suoi occhi, quegli occhi che avevano conosciuto per tanto tempo solo la rabbia e che grazie all'incontro con l'eroe di Borgo Quieto aveva ritrovato gli antichi sentimenti.
Il Feraligatr chiuse gli occhi, scuotendo la testa ai lati. In quell'atto, il Riolu spalancò gli occhi dispiaciuto, capendo troppo bene il messaggio. Sogen non voleva fermarli: non voleva che il piccolo licantropo si mettesse in mezzo di nuovo per lui, di fronte a quello che riteneva riguardasse lui e lui soltanto. Non aveva motivo di desiderare che venissero fermati: dopotutto, era perfettamente conscio che quello che aveva fatto era imperdonabile, e che era una punizione meritata.
Si lasciò colpire senza fiatare, senza che i suoi scagnozzi potessero intervenire per difenderlo. Avevano capito anche loro: avevano capito perfettamente che quello era il modo del boss per prendersi la responsabilità delle sue azioni. I più intuitivi, capirono anche che la ragione dietro poteva essere anche un "meglio io che loro". Questi non rimasero impassibili: in un microsecondo una scossa nelle Tenma no Kusari lasciò trasparire da parte loro la volontà di agire.
Tuttavia, essi vennero intimati dai sottotenenti di non agire. Più per salvare il loro capo, volevano mantenere la sua volontà ed impedire che altri loro compari finissero in mezzo a quella gogna. Le pietre sembravano non finire più: davano l'impressione che ancora qualche minuto e non ci sarebbe stato più un pavimento. Ad un certo punto, la mira loro divenne più precisa e riuscirono a colpire le ferite dello scontro con Rukio: esse si riaprirono, facendo sgorgare il sangue vivo dalle sue scaglie.
Il Primeape di prima aveva ripreso con più foga, nel frattempo, a lanciare rocce dopo la prima pietra. Con uno sforzo meno preciso però, fece deviare la pietra successiva dal suo percorso. La traiettoria virò dal coccodrillo e si diresse verso Dennetsu Rex. Una vena di rabbia cavalcò il boss delle Kuroi Kiba. Tutto quello che stava facendo era proprio per evitare che invece se la prendessero con i suoi sottoposti. Stava per infuriarsi, ma prima che potesse fare qualcosa Rukio si lanciò dalle braccia di Shinso, afferrando con una sola mano la pietra scagliata. Difese il Krokorok, sotto lo sguardo attonito di questo, degli altri compari, dei suoi compagni esploratori e degli abitanti di Crillaropoli.
- CRA!
Il Frogadier si lanciò immediatamente a sua volta per riprendere il capitano, per evitare che cadesse a terra e si riaprisse le ferite. Servì a poco, tuttavia, la sua premura: la mano bendata destra che aveva protetto Rex dalla pietra si scurì piano piano, segno che il sangue sotto si era riaperto. Rukio si strinse la mano con l'altra. Tremava: era segno che il suo corpo aveva ricevuto danno da un semplice lancio di pietra, per via del suo corpo malridotto.
Gli altri Crillaropoliani si fermarono: non riuscirono a capire del perché l'eroe di Borgo Quieto avesse protetto quel criminale. Mostrò a loro i denti del lupo solitario.
- Ma... non v-vi vergognate?
Per poi colorarsi in volto del sangue di drago.
- CREDETE CHE IO ABBIA COMBATTUTO PER QUESTO?!
I pokémon si pietrificarono: le parole dell'eroe furono così forti che non riuscirono a controbattere.
- HO LOTTATO PER VOI! PER LIBERARVI DALLA SCHIAVITU'! PER LIBERARVI DA QUESTA CRUDELTA'! E SOPRATTUTTO PER LIBERARVI DALLA VIOLENZA! E VOI NE PORTATE ALTRA?!
Non potevano opporsi allo tsunami inarrestabile che avevano scatenato.
- MA CHE C***ZO DI PROBLEMI AVETE?!
Tremanti ed impauriti, a tutti quanti caddero le pietre rimanenti che avevano tra le mani. Essi divennero terrorizzati: anche se stavano commettendo la peggiore delle atrocità, tornarono ad essere le pecore indifese che erano appena incappate in un branco di lupi. In quell'attimo, delle parole già dette da lui stesso vennero recuperate dall'antico libro.
- Non era scontato che avresti capito le mie parole immediatamente, e difatti così non è stato. Sono andato davvero pesante con te: la rabbia e la paura hanno preso la mia parte migliore.
Nel vedere tutti quei ragazzi e persone tremanti di fronte a lui, fece un lungo sospiro, gettando via l'aria che gli era entrata nei polmoni.
- Scusatemi... - disse il piccolo licantropo chiudendo gli occhi, - mi sono lasciato prendere...
Non erano solo altri esploratori ad essere cambiati. Prima d'ora, il Riolu non si sarebbe mai scusato per uno scoppio di rabbia. I volti di Mu Feng e Kintaka, tuttavia, concordavano che egli non aveva motivo di scusarsi. Lo credeva soprattutto il Mienshao: la foga giusta e saggia del Riolu lo fece sorridere impercettibilmente. Ma si coprì la bocca: era suo desiderio che quello che stava prendendo piede non trovasse interferenze. Consapevole di essere lui a dover parlare, il pokémon Emanazione prese parola.
- So che Sobek ha fatto degli irrimediabili errori, - disse, - errori imperdonabili; ha commesso violenze a spese vostre, lacerando i vostri cuori con cicatrici che non sarà possibile più togliere. Però...
Non vi era oscurità negli occhi dell'eroe di Borgo Quieto. Per quanto incredibili, sentiva nel suo cuore ogni parola che stava dicendo.
- Fare le stesse cose che ha fatto a voi... - disse, riaprendo gli occhi, - non risolverà niente.
Gli abitanti di Crillaropoli rimasero in silenzio. Le parole dette dal piccolo licanotrpo avevano il loro peso, la loro semplicità e la saggezza di chi aveva vissuto un'atroce guerra. Titubanti, gli abitanti del villaggio si guardarono tra di loro, riflettendo sull'effetto date da tali affermazioni.
- "Non risolverà niente"... eh?
Da lontano, un Houndoom avanzò lentamente verso il gruppo di esploratori a passo lento. Aveva delle cicatrici lungo il suo corpo, e la pelle era più chiara di un normale Houndoom. Ciò che saltava subito all'occhio tuttavia era altro: il tonfo e il colpo della zampa di legno anteriore destra e di quella posteriore sinistra si riflesse nell'occhio dei salvatori del villaggio.
- Il mio nome... è Akabara Fiammanera Kadomaru (*). Ho sessantacinque anni... ed ero conosciuto come Littera Fati nel villaggio di Lafocoropoli (*). Ero un messaggero.
Il Riolu non cambiò espressione. Shinso invece storse impercettibilmente le labbra: aveva già sentito quel nome.
- Avevo orgoglio nel mio lavoro... - continuò, - ma per prendermi cura della mia famiglia, ho rinunciato al mio impiego. Per questo ho cercato rifugio. A differenza di altri qua, non ho rimpianti per quello che ho fatto.
L'Houndoom emise una volontà diversa da quella degli altri rifugiati. Non amise di disdegnare la guerra, ma bensì disse di avervi rinunciato per una motivazione più importante.
- Queste gambe mie... con i giusti messaggi hanno salvato delle vite. E con altri ne hanno tolte. Ma per la prima motivazione non ho mai odiato il mio lavoro. Era ciò che mi spingeva a fare questo.
Era consapevole di avere un ruolo che poteva significare la fine di qualcuno, ma anche di aver fatto del suo meglio per il suo popolo.
- Non ho mai smesso... di essere orgoglioso delle mie gambe.
Ōryūgo Rukio si trovava di fronte ad un vero veterano di guerra, un eroe dei tempi andati.
- Ed un giorno... decisi di salvarne delle altre... avvisando i Kodamon limitrofi del pericolo di Kurokiba Sobek.
Una persona, che in cuore suo non avrebbe mai potuto perdonare l'enorme demone degli abissi.
- ED ORA NON POSSO PIU' CORRERE! NEMMENO ALBAROSA PUO' RIGENERARE OSSA CHE NON CI SONO PIU'!
In quel preciso istante, la famosa Gardevoir delle Shirotsutsuji arrivò a destinazione, accompagnata dal suo team per coprirla dal sole. In qualche modo, in quel commento si sentì colpevole della sua incapacità.
- DIMMI, EROE DEL TEAM SKYRIDERS! STARMENE A GUARDARE, VEDERE CHE L'UOMO CHE MI HA PRIVATO DELL'ORGOGLIO E' ANCORA IN SALUTE, MI RIDARA' INDIETRO LE MIE GAMBE?!
Disse quelle parole sguainando i denti; grignando tra di essi come il cane che era stato bastonato troppe volte, e si era stufato nonostante la sua bontà di essere ripagato con violenza. Le parole precedenti del Riolu corrispondevano al vero, ma sentire quel verbo da un giovane pokémon non aveva avuto lo stesso effetto di un vero veterano.
Da tali parole, solamente gli estremamente più giovani riconobbero la legittimità di tale affermazioni. Nell'Houndoom ed altri come lui, invece, la ferita inflitta dalle Kuroi Kiba era troppo grande. Come si poteva chiedere ad una persona del genere di abbandonare l'odio e andare avanti come se nulla fosse? Il piccolo licantropo rimase in silenzio davanti a quelle parole, e continuò a fissarlo dove altri avrebbero distolto lo sguardo.
- No, - disse, - Non lo farà. E nemmeno ucciderlo, se per questo.
Una risposta laconica, che diede l'idea che fosse stato colpito da un semplice ed insulso specchio d'acqua.
- E ALLOR-
- E non appagherà nemmeno il suo senso di vendetta.
Fu inflessibile. Le parola di rabbia dal suo cuore non fecero vacillare la determinazione dell'eroe di Borgo Quieto. Il pokémon Buio rimase a bocca aperta davanti all'imperturbabilità di quel ragazzino saccente, che parlava come un adulto che aveva già visto il mondo. Un'ombra calò sul volto del piccolo licantropo.
- Mi ascolti bene, signor Fiammanera.
Un brivido scorse lungo la schiena dei presenti. Per qualche strana ragione, quell'intimazione li fece accapponare la pelle. Dalla sua bocca uscì sta volta un verbo della verità.
- Il vero nome di Kurokiba Sobek è...
Una verità, che gli avrebbe cambiati per sempre.
- Mizukage. Cour de Ferre. Sogen.
Il vento in mezzo agli alberi si fermò; il tempo cessò di essistere tra le fronde degli alberi; le foglie sui rami appassirono, ed i ramoscelli secchi si spezzarono da essi. Gli abitanti di Crillaropoli si pietrificarono. Rimasero di sasso anche gli esploratori, che ancora non avevano saputo. Shinso ed Elliot si riunirono nella determinazione di Rukio, prestando il loro silenzio alle orecchie dei presenti.
Irūpa, invece, con la sua forte personalità rimase ferma per i primi secondi. Solamente in quei piccoli attimi. Dopo cinque secondi, realizzando le vere motivazioni di Sobek, non poté fare a meno di unirsi nella sorpresa, e spalancare gli occhi in un misto di rabbia e incredulità. Drapion rimase shockato ed incerto: non andò oltre a quel nome, e la sua testa fu riempita di domande. Quella verità era rimasta nascosta anche agli stessi scagnozzi del coccodrillo, che non poterono fare a meno di girarsi increduli nei confronti del boss criminale. Krugo non reagì e chiuse gli occhi in rassegnazione. Tonx rimase in silenzio: la sua reazione era irrilevante, fino a che tutta la storia non fosse stata detta.
- C-come... - balbettò Benji, che aveva sentito solo qualche ora fa la verità dalla bocca del secondo e del terzo ministro di Albachiara, - Come fai a...
- Una delle mie abilità si chiama Shinkutsu.
Non rispose al sindaco: continuò il suo monologo senza fermarsi.
- Mi permette di vedere ricordi sopiti legati da emozioni forti.
Gli esploratori di Borgo Quieto già sapevano di questo suo potere, quindi a parte il team Malia e Chikamasa Chikatomo non manifestarono cambiamenti. I due saggi, Kintaka e Mu Feng, si ritrovarono incuriositi.
- Sogen era un Totodile qualunque all'interno del villaggio. Come tutti, voleva diventare un grande ninja, e servire la sua città fino alla sua morte. Ma nato con una stazza fuori misura... venne sempre emarginato e deriso dai suoi coetanei.
Nel sentirsi parlare in terza persona davanti, Sobek indurì lo sguardo.
- Un giorno... in una missione, ha affrontato-
- Si fermi.
Una voce famigliare in mezzo alla folla interruppe il suo discorso. Dei passi nel fango cercarono di ritrovare luce.
- Vorremo sentire il resto... dalla sua bocca.
Dalla direzione opposta del Gokuri apparvero loro. L'oggetto della vendetta del coccodrillo; il popolo che l'aveva ripudiato, che aveva tentato di ucciderlo. Shinso guardò loro con soggezione, ancora sentendo il peccato della loro caduta. Erano capitanati da colui che, più di tutti, si sentiva responsabile di quell'abominio.
- Se sa la verità... giovane Riolu, può capire perché glielo sto chiedendo.
Era un Ludicolo. E non uno qualunque: dalle memorie del coccodrillo, quel pokémon aveva un'immagine forte e chiara quasi quanto quella del suo migliore amico.
- Il mio nome... è Mizukage Chevalier de Eaux Kyōha. Mio figlio... si chiamava Mizukage Chevalier de Eaux Mitsuki. Lui è Mizukage Machine à laver Tetsumi... padre di Mizukage Machine à Laver Tatsumi.
Il Politoed era al fianco di Kyōha, ma non riusciva ad alzare lo sguardo. Troppe emozioni pesavano sui suoi occhi, per poterli alzare e guardare in faccia la realtà.
- Quest'uomo... - disse il Ludicolo, guardando il Feraligatr, - si è macchiato di omicidio. Ha divorato i nostri figli. Di mio figlio sono rimaste solo le ossa. Del suo... neanche quello.
Il Kurokiba non mosse un muscolo, ma guardò con viso di veleno il padre del suo defunto migliore amico. Nel rimembrare il passato, la rana verde invece digrignò i denti: in un misto di rabbia e dolore si contorse in un bruciore infernale.
- Sogen ha provato a rifugiarsi nel villaggio... ma dopo che noi abbiamo raccontato quello che era successo, lo abbiamo condannato alla lapidazione. E' riuscito a fuggire manifestando la tecnica di suo padre, il temibile Tenryū no Sabaki. E da allora... se ne erano perse le tracce.
In mezzo ai Mizukage che Shinso aveva salvato, vi erano anche dei volti diffidenti e duri. Erano stati presenti quel giorno, quando il piccolo Sogen era tornato completamente sporco di sangue.
- Per questo ha attaccato Crillaropoli. Per questo abbiamo vissuto questo incubo per un anno. La creazione di questo inferno... la nascita di questo mostro senza cuore...
Il Ludicolo piegò le gambe sul terreno, mettendosi in ginocchio con le mani su di esse. Il Politoed seguì a ruota il suo vecchio amico, unendosi nell'antica colpa.
- E' nostra.
Gli abitanti di Crillaropoli rimasero in silenzio e completamente privi di ogni parola. Successe talmente tanto in così poco tempo che non ebbero idea di cosa pensare. Ciò era riflesso anche negli occhi dell'Houndoom.
- Nel nostro nome di Mizukage, chiediamo scusa a tutti gli abitanti per tutto questo.
Il gigantesco coccodrillo fece un passo verso di lui. Bastò questo per essere in sua prossimità.
- Sì... è colpa vostra...
Avvicinò lentamente le mani verso il Ludicolo. Le guardie fecero per andare addosso al criminale, così come gli esploratori per difendere Kyōha. Tuttavia, sia Tonx che Rukio fecero cenno di fermarsi ad entrambe le fazioni e di non intervenire, nonostante una vita fosse in mezzo. Il Kurokiba puntò le sue unghie verso il collo del pokémon Spensierato, toccandone appena appena la pelliccia.
- Ora che sa chi sono io... Ora che sa del perché ho fatto tutto questo...
Il pokémon Giocoso non si mosse. Non alzò nemmeno lo sguardo per guardare negli occhi il Feraligatr. Nessun muscolo si contrasse: non oppose alcuna resistenza.
- Sarebbe disposto a dare la sua vita... per pagare le sue colpe?
Era solo lecito fare una richiesta simile. Era colpa sua e di Tetsumi che quell'anima si era perduta nell'oscurità del mondo, aveva rinunciato alla bellezza di esso e al futuro nel villaggio. Ed era colpa della vendetta nei loro confronti che un altro villaggio che non vi centrava niente aveva pagato quel caro prezzo. Inoltre, si era completamente dimenticato di lui: della persona che si era portato via suo figlio. Non riusciva a perdonarsi il fatto di non ricordarsi più di qualcosa che aveva fatto parte della vita del suo ormai defunto piccolo Lotad. E fu in questi sentimenti che pronunciò la successiva frase.
- Non merito niente di meno che questo. Se servirà a placare la tua sete e lasciare in pace il resto del mio popolo...
Fece avanzare leggermente il suo busto in avanti. Il suo collo premette sulle unghie del Feraligatr. Si avvicinò così tanto da lasciare al coccodrillo solo la scomodità di portare via la sua vita.
- Lo farò con piacere!
Ormai, il silenzio lì in mezzo era così sordo che si era portato via anche i respiri della popolazione. Sarebbe morto lì: senza l'esitazione di tenere alla sua vita, per mano dell'uomo che aveva ucciso suo figlio. Quella giornata di gioia, sarebbe stata coronata da un lutto che, tuttavia, avrebbe definitivamente scritto la parola fine in quella storia. Sobek ritirò la mano, senza torcere un capello al pokémon Giocoso. Il Ludicolo rialzò lo sguardo, confuso e disorientato.
- Più di ogni altro... so cosa sia l'importanza di una vita. Suo figlio... non vuole che finisca così.
Rimase paralizzato, con la bocca aperta. Rimase senza parole. Nessuno avrebbe mai pensato che lo spietato Kurokiba avrebbe reagito in quel modo. Nemmeno Tetsumi. Per loro, egli era il mostro che aveva mangiato i loro figli; era la bestia nata per sbaglio nel villaggio di Albachiara, che si era portato via tutto ciò che era naturale al suo interno. Non era un mostro di pietà; non era un pokémon con cui poter ragionare.
- E poi... della sua vita non so di che farmene. Non mi restituirà i diciassette anni come bestia dell'oscurità.
Quello era davvero Kurokiba Sobek? Lo stesso mostro che aveva gettato nel buio un intero villaggio?
- Se vuole farsi perdonare... deve fare una sola cosa.
E dall'alto di quel mistero, gli diede la possibilità di redimersi.
- Mi deve fare una domanda, a cui io le risponderò. Mi chieda la domanda giusta... e forse il mio rancore nei vostri confronti terminerà qui.
Non seppe cosa dire all'inizio. Della figura demoniaca e rabbiosa che era arrivata al villaggio non vi era più traccia. Invece, era un viadante smarrito: non più il mostro senza cuore che aveva dipinto, ma un bambino sperduto a cui bisognava cercare delle risposte. Quella, che aveva cercato da tempo.
- Cosa...
E che aveva bisogno solamente di chiedere.
- Cosa è successo... quel giorno?
La domanda giusta; la domanda che il terzo ministro di Albachiara e maggiordomo della figlia del re avrebbe dovuto fare tanto tempo fa, quando la bestia mangia-pokémon non era ancora nata ed al suo posto vi era ancora un povero Totodile disperato, in cerca di qualcuno che gli potesse dire che sarebbe andato tutto bene. Era troppo tardi: la risposta non avrebbe potuto salvare il Feraligatr dal suo destino; poteva farlo solo in quel giorno di tanti anni fa. Nell'essere chiesta quella domanda, lo sguardo di rabbia si spense, e divenne quello di un adulto che voleva confrontare l'ira funesta con la calma di chi desiderava affrontare le cose correttamente, senza ricorrere alla violenza delle bestie.
(Ost naruto shippuden nightfall)
https://youtu.be/t9aYz9nUNEI
Dopo essersi preso qualche secondo per calmarsi, la bestia parlò. Parlò di quella missione nella foresta sperduta; parlò dell'imboscata delle Sansai no Kage, i tre temibili esecutori del villaggio di Neronotte; parlò di come erano riusciti a difendersi da loro, e di come erano riusciti a scappare; parlò di come una serie di eventi catastrofici e di malaugurio avevano iniziato a perseguitarli dalla loro fuga, e di come, tragicamente, Tatsumi si era dovuto sacrificare per salvare Sogen dal masso che avrebbe tolto la sua vita. Ed infine, arrivò a quello: alla prigione di pietra con un unico falò acceso, delle speranze e delle lacrime piante insieme al suo migliore amico, al suo compagno di una vita che lo aveva spronato ad essere la versione migliore di sé. Fece un sacco di pause quando arrivò a quel punto: si vedeva nel tremore nella bocca e nel tono che stava cercando di trattenere altre emozioni al di fuori della rabbia, che quell'evento per lui era motivo di lacrime e tristezza. Perché in quel momento era avvenuto il fatto che avrebbe per sempre cambiato la sua vita.
Quando disse di come Mitsuki, per salvare il suo compagno, avesse infilato il suo braccio nell'enorme bocca del piccolo alligatore e avesse usato i suoi denti e la sua lingua per darglielo da mangiare, tutte le forze del Ludicolo abbandonarono il suo corpo, e fu come se non riuscisse più a sentire il calore al suo interno. Il Feraligatr si ricordava tutto come se fosse ieri: ogni singola parola che il Lombre gli aveva detto uscirono dalle sue labbra, come se il cuore del coraggioso ninja fosse all'interno della famelica bestia.
- ... e poi... mi avete trovato con il corpo di Mitsuki tra i denti.
Tutti i presenti nella grande piazza rimasero a bocca aperta di fronte a quella storia. Non ci volevano credere: non potevano pensare cosa aveva dovuto passare il coccodrillo e come era sopravvissuto a tutto quello. Il dolore di aver perso i suoi migliori amici; la responsabilità del sacrificio del suo migliore amico; l'essere cacciato dal suo villaggio per una colpa non sua, trattato come una bestia, quando invece non lo era; e la violenza dei Mizukage, nei confronti di un'anima sperduta.
I suoi scagnozzi erano rimasti di sasso: non avevano idea del peso che si portava dietro il loro boss, il crudele ma magnanimo capo che gli aveva dato una casa seppur a spese di altri pokémon. Rex era in lacrime: pensare che il suo capo avesse dovuto passare qualcosa di simile a quello che era successo a lui lo fece piangere di dolore. Paride non disse una parola, mentre Krugo guardò il suo superiore con uno sguardo diverso. Kyōha tremava: non riusciva ad immaginarsi che suo figlio avesse compiuto tale gesto nei confronti di Sobek, e che avesse completamente giudicato male colui che il suo pargolo aveva definito come suo compagno d'avventura.
Il suo cuore era in mille pezzi: non poteva credere di aver condannato con un misero gesto meschino la vita di un povero pokémon che aveva appena perso i suoi amici, spaventato da tutto quello che gli stava accadendo e che non aveva avuto la possibità di qualcuno su cui potersi appoggiare.
- P-povero... ragazzo...
Digrignò i denti: le lacrime scesero copiose, come quello di un bambino che aveva appena fatto del male ai propri genitori. Il coccodrillo non disse niente. Continuò a guardare Kyōha dall'alto della sua stazza, in uno sguardo più chiuso come il padre che doveva essere severo con il figlio anche se questi chiedeva pietà.
- C-come avrai sofferto per tutto questo...
Cadde a terra in ginocchio, con le braccia sul pavimento. Il suolo si prese tutte le sue lacrime senza risparmiarlo nemmeno un po'.
- M-mi dispiace tanto... Sono... d-davvero...
Tra i Mizukage dietro di lui vi furono alcuni che distolsero lo sguardo, altri che lo abbassarono, altri che rimasero a guardarlo con dispiacere e pena, altri ancora, soprattutto i pochi sopravvissuti che erano presenti lì, chiusero gli occhi bagnadosi di lacrime. Il volto del Politoed era coperto da una patina oscura. Il Ludicolo tremava.
- L-lo so che non riuscirò mai a rimediare al male che ti ho fatto...
Rialzò lo sguardo, mostrando due laghi agitati dal vento.
- MA MI DISPIACE! SONO DAVVERO DISPIACIUTO DI QUELLO CHE HO FATT-
- E' ABBASTANZA!
A quell'urlo, del Meisoku blu-marino uscì dalla rana verde. Ai suoi piedi il pavimento si crepò.
- Ucciso da un masso!? Si è sacrificato per te?!
Un altro padre rimaneva con le sue credenze, e con il suo orgoglio a sbarrargli la strada verso la libertà.
- NON MI PRENDERE IN GIRO!
Tetsumi non si bevette la favoletta raccontata dal mostro di sette metri: la storia era troppo ridicola per i suoi gusti, per essere vera.
- MIO FIGLIO ERA DESTINATO A DIVENTARE IL PIU' GRANDE MIZUKAGE DI TUTTI I TEMPI! SAREBBE RIUSCITO A DIVENTARE IL PRIMO MINISTRO, DOVE IO HO FALLITO!
Fece un passo in avanti, quasi ad entrare nella zona pericolosa di Sobek.
- NON ESISTE CHE SIA STATA COSI' LA SUA FINE! NON MI MENTIRE E DIMMI LA VERITA', DANNATO MOSTRO!
Nel sentirsi chiamato in quel modo, Cour de Ferre Sogen non vacillò. Il suo sguardo era sia durezza e pietà: non sopportava l'idea di essere chiamato in quel modo, ma allo stesso tempo comprendeva la rabbia e la disperazione che albergava nell'orgogliosa rana verde, l'animo di un padre che non poteva accettare il tragico decesso del figlio. Questo era il risultato dello scontro con Rukio: il suo occhio che si fermava alle movenze fisiche, ora era più attento ai dettagli della proiezione dell'animo su di esse, e del messaggio che esse volevano comunicare. Non aveva senso ribadire quello già detto: era un'inutile perdita di tempo.
Non poteva fare un altro racconto: non ne aveva. Doveva dire delle poche e semplici parole, senza andare contro a quello spirito di guerra. Una tisana amara ma calda, che avrebbe potuto finalmente placare il suo spirito vendicativo una volta per tutte. Non ebbe altra scelta: chiuse gli occhi, ben consapevole di quello che stava per dire al secondo ministro di Albachiara. Il Politoed tentennò per qualche secondo, vedendo il volto conflitto e sofferente di quel Feraligatr di sette metri, un volto che un tempo non sarebbe mai riuscito a vedere.
- ... dopo avermi spinto via... tuo figlio mi ha guardato un'ultima volta.
- Ehi Sogen.
Faceva molto male al coccodrillo. Per quanto fosse stato doloroso quello che era successo con Mitsuki, come l'aveva lasciato Tatsumi non era meno pesante. Se le era dimenticate nel suo lungo vagabondare e nel suo business criminale. Rukio, infatti, non conosceva quelle parole: anche se aveva usato lo Shinkutsu, lo stesso rettile le aveva scordate, e come tale non poteva rimembrare ciò che aveva perso. Ma, grazie al Riolu, egli aveva potuto recuperarle. Quelle parole sigillate nel suo cuore, tanto importanti quanto quelle del suo amico Lombre.
- Dì a mio padre... che mi dispiace.
- ... Sono state queste le sue ultime parole.
Per qualche secondo, il mondo intorno alla rana verde si fermò. L'aura blu-marino dal suo corpo sparì. Il suo viso rimase fermo con occhi neutri, così come la bocca aperta in qualcosa che esprimeva tutte le emozioni insieme, e allo stesso tempo nessuna, come il colore nero in cui era impossibile distinguere i colori per crearlo sulla tavolozza. Non aveva creduto alle parole del coccodrillo: non poteva accettare che quella verità, che suo figlio se ne fosse andato da quel mondo perché, in simbolo d'amicizia, aveva donato la sua vita per salvare quella del Feraligatr.
No: non era quella la motivazione. La vera ragione per cui non poteva accettarlo era che, in questo modo, non poteva dare la colpa a nessuno. Non avrebbe potuto mai liberarsi da quel peso sul cuore, e che esso se lo sarebbe portato nella tomba. Ma ancora di più, non poteva sopportare l'idea di non aver potuto sapere per diciassette anni che suo figlio era stato un eroe, ed uno dei più grandi ninja Mizukage che Albachiara avesse mai conosciuto; che la sua rabbia gli avesse impedito per tutto quel tempo di celebrarlo come suo motivo d'orgoglio, e non come un tragico avvenimento della sua vita. Quando sentì quelle parole, gli morì il fiato in gola: la sua anima non riuscì a trovare più espressione in rabbia.
In piccoli istanti, nella sua mente scorsero veloci le immagini di tanto tempo fa, quei momenti passati ad allenare suo figlio e tenerlo tra le sue braccia. Non aveva alcun motivo di essere arrabbiato con il Feraligatr: con le lacrime agli occhi, riconobbe dopo tanto tempo che l'unica persona al mondo con cui doveva essere arrabbiato era sé stesso, per non aver voluto sapere prima la verità sulla scomparsa di suo figlio. Il liquido salmastro si rovesciò dai suoi occhi. Cadde a terra, schiacciato dal peso del suo fallimento come uomo e come padre. Un grido disperato rimbombò per tutta la piazza.
- GUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
Il dolore si manifestava in varie forme: dalla sensazione di svenimento alle grida laceranti. Ma non vi era dolore più inimmaginabile di quello di un padre che non poteva più riabbracciare il sangue del suo sangue ed il suo motivo d'orgoglio.
- GUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! GUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
Era più forte e più copioso del suo collega Kyōha, così tanto che questo medesimo non riusciva più a spendere le sue di lacrime. Le anime degli altri Mizukage e dei crillaropoliani tremarono e assunsero le sue stesse sfumature, non potendo fare a meno di provare pietà per lui. Kurokiba Sobek era triste: sapeva del dolore che avrebbe inferto mormorando quelle parole. Non riuscì ad empatizzare completamente con lui, tuttavia: per quanto straziante, era comunque il pianto del principale responsabile del suo inferno personale.
Si sentiva tuttavia sollevato: forse, avrebbe potuto dimenticare quell'episodio. Forse, i suoi due compagni avrebbero finalmente trovato la pace che meritavano. Dal fondo del gruppo dei Mizukage, la loro principessa si fece largo tra di loro, mostrando la sua faccia alla bestia famelica.
- Il mio nome... è Mizukage Cour de Leon Brina. Al momento, rappresento la voce del clan dei Mizukage.
Il coccodrillo rimase impassibile. Non sapeva e non riusciva a pensare cosa voleva fare con quell'azione la piccola Brionne.
- A nome di tutti, chiediamo perdono per le nostre azioni e per quelle passate dei nostri predecessori, nei tuoi confronti.
La solita formalità? Riteneva ridicolo che tutti, dopo quello che aveva passato, avessero il coraggio di chiedere scusa con quella facilità.
- Ora vedo... quanto un brutto giudizio ci abbia portato sulla via sbagliata. Potevi dire niente... e lasciarci nell'oblio. Ed invece, hai voluto rievocare quelle brutte memorie al costo di far sapere la verità a noi.
Aprì leggermente gli occhi: si stupì di tale spirito osservativo della quattordicenne.
- Di questo... mi sento profondamente in debito.
Nonostante la giovane età, sembrava molto più matura dei due ministri che stavano affogando nelle proprie lacrime. Ma furono le parole successive, a scuotere l'animo della bestia.
- Non saremo mai in grado di farci perdonare... così come tu non sarai mai in grado di essere perdonato, per quello che hai fatto. Personalmente... penso che arrivati a questo punto il nostro perdono non abbia alcun significato. Se fossimo stati solo noi il bersaglio della tua vendetta... forse sarebbe servito. Purtroppo... in questa situazione la colpa è tua tanto quanto è nostra.
Sul volto del piccolo licantropo si stampò un amaro sorriso. Capì leggendo tra le righe che, almeno la principessa, non avrebbe avuto alcun rancore nei suoi confronti. Tuttavia, come lei stessa disse, gli altri Crillaropoliani tirati in mezzo non potevano pensarla allo stesso modo. In mezzo ai Mizukage, vide volti combattuti: vi erano alcuni con gli occhi sporchi di lacrime, soprattutto tra le donne, commossi dalla storia del sofferente fratello; altri, soprattutto i pochi sopravvissuti dall'assalto degli Shinikage presenti il giorno della lapidazione di Sobek, stringevano il pugno destro con volto cavalcato di rabbia, della stessa mano che avevano tirato la pietra, come se volessero bucarsela; altri ancora, tenevano lo sguardo basso dalla vergogna nei confronti del boss delle Kuroi Kiba e degli altri abitanti del villaggio. Era inequivocabile, in ogni caso, che ogni singolo Mizukage si sentiva responsabile.
- Ma... porterò questa vergogna con me, fino alla mia tomba. La tua storia verrà tramandata di generazione in generazione... in modo tale che gli errori del passato non verranno ripetuti.
Il Kurokiba e i suoi scagnozzi spalancarono gli occhi increduli. Davanti a loro, la regal principessa fece qualche passo in avanti, avvicinandosi ancora un po' all'enorme coccodrillo, superando Kyōha, che le rivolse uno sguardo preoccupato. Poi, prese del pulviscolo dal suolo e lo mischiò con dell'acqua creata da lei. Con gli occhi puntati addosso, si sfregò parte del suo corpo e si macchiò la pelle di fango. Se lo gettò addosso con forza, senza curarsi di farsi male o di raggiungere punti delicati come gli occhi. Infatti, parte del fango finì nel suo occhio sinistro.
- Nella mia inadeguatezza... Questa è l'unica cosa che posso fare, - disse, mentre il fango raggiunse parte del suo labbro sinistro, - Non è abbastanza... ma ti prego di accettare almeno questo.
Poi, facendo qualche passo indietro, si inchinò davanti a lui, toccando con la fronte lo stesso punto in cui aveva creato la poltiglia di fango.
- A nome di tutta Albachiara... Mizukage Cour de Leon Brina ti chiede scusa.
I Mizukage, gli abitanti di Crillaropoli e gli esploratori del team Oricalco rimasero a bocca aperta. Dall'alto della sua regalità, la dolce e preziosa principessa si rese agli occhi del criminale una volgare donna sul bordo di una strada, sporcata dalle interperie e da una vita di vagabondaggio e momenti occasionali. Il Feraligatr rimase immobile e pietrificato. Non seppe cosa dire di fronte a quello. La situazione per lui era talmente surreale che non era in grado di elaborare a pieno tutti gli stimoli che stava ricevendo. Il suo sguardo rimase quello di chi aveva appena finito un lungo e doloroso pianto, e che non riusciva a prendere con sé la gioia della vita. Anche se era solo un proxy quella che aveva parlato, quel momento era la prima volta che qualcuno non lo denigrava, ma aveva ascoltato il suo cuore e aveva risposto come ad un adulto si confava, e gli stava chiedendo perdono gettandosi in miseria. Qualcuno stava cercando di scusarsi con lui; si stava impegnando a riconoscere le proprie colpe e stava mettendo anima e corpo affinché gli fosse data la salvezza. Nonostante fosse dalla parte della ragione, tutti i peccati che aveva commesso non gli avrebbero mai dato la possibilità di avere accesso a tutto quello; dopo tutta la sofferenza inferta e il dolore causato ad altri innocenti, non si sentiva di meritarlo, e dello stesso sentimento si sarebbe dovuto sentire il popolo che era stato causa di tutto ciò.
Quell'arrogante popolo che metteva la sua gente al di sopra di tutti gli altri in modo indiscriminatorio. In silenzio, alle parole e al gesto della Brionne, i Mizukage non rimasero indifferenti; dopo l'azione della principessa, dopo qualche secondo della fine del discorso, essi spezzarono con i loro piedi parte del suolo di Crillaropoli, formando del pulviscolo e mischiandolo con la loro acqua per creare del fango. Allo stesso modo, si sporcarono di quel liquido terroso per tutto il corpo, andando a macchiare anche le veste azzurre che coprivano la cicatrice data dall'assalto di Neronotte. Kyōha si asciugò le lacrime, e fece la stessa cosa. Tetsumi, digrignando i denti e continuando a piangere, si buttò il fango addosso con violenza. Poi, tutti loro si inchinarono con le ginocchia e la testa a terra, in un senso radiale al di fuori del fuoco, sporcando tutte le loro membra nel pulviscolo del pavimento. Non si inchianrono solamente a lui, ma a tutti gli abitanti di Crillaropoli che erano rimasti immischiati in quella faccenda che non gli riguardava.
Coloro che presero molto di più quel significato furono i più anziani, Benji e Satoru compresi: tanto tempo fa, quando ancora Albachiara splendeva di luce propria, quella scena non sarebbe mai successa.
E la povera anima sperduta del Totodile figlio del primo ministro non doveva tutto questo alla giovane principessa; non doveva questo ai due padri dei suoi migliori amici che avevano riconosciuto le proprie. Lo doveva ad un piccolo uomo, ad un piccolo emotivo pokémon che non si era fatto fermare dalle sue orribili sembianze, e aveva voluto conoscere la sua verità, mettendo anima e corpo per salvare una bestia famelica come lui dalle paludi vermiglie. E, da lui, voleva avere altre risposte da quello che stava vedendo con i suoi occhi.
- Ōryūgo Rukio...
Nel sentirsi chiamato in causa, il piccolo licantropo alzò lo sguardo verso il boss delle Kuroi Kiba.
- Così come tu hai visto le mie memorie... anch'io ho visto le tue.
Il ninja di Neronotte alzò lo sguardo allo stesso modo verso il Feraligatr dopo aver sentito quelle parole.
- Ma nonostante tutto... non riesco a capire.
Il Riolu non cambiò espressione. Continuò a guardarlo con sguardo interrogativo.
- Ho fatto... delle cose orribili. Anche se le consideravo giustificate... non mi nascondo dal fatto che non ho portato altro che violenza.
Irūpa lo guardò severo. Più di tutti, ella era quella che per colpa della faccenda aveva rischiato di più con il suo sottoposto.
- Non ero un mostro... ma lo sono diventato. Anche se ti è stato chiesto dal mio migliore amico... potevi rifiutare. Anche se mi hai visto piangere mentre combattevo...
Elliot guardò in alto verso il coccodrillo: anche lui capiva le sue parole.
- Ciò non toglie... che avevi le capacità per sconfiggermi del tutto... ed invece mi hai risparmiato.
Era davvero solo perché gliel'aveva chiesto l'anima di un defunto? Era davvero perché si era dispiaciuto delle sue lacrime? Era davvero perché il cuore del Riolu era così buono che avrebbe salvato il suo peggior nemico? Non vi era una vera conferma di tutto quello. E per queste ragioni, la domanda successiva suonò difficile quanto scontata.
- Perché lo hai fatto?
Non era necessario impegnarsi per consegnarlo vivo alla giustizia. Invece di dargli parte della sua aura per assorbire il suo stesso colpo e limitarne i danni al punto giusto, avrebbe potuto tenersela e pensare a sé stesso, riuscendo anche a salvarsi dalla caduta con una sicurezza maggiore. Invece, aveva preferito rischiare per salvarlo, anche forse a prezzo della sua stessa vita, visto che nessuno avrebbe avuto la certezza che in altra maniera si sarebbe potuto salvare da quella caduta. Per il criminale Kurokiba Sobek, tutto quello non aveva alcun senso. Potevi essere quanto giusto potevi; potevi essere quanto eroe potevi; non vi era eroismo o giustizia in un atto tanto sconsiderato.
In quel sentimento, il piccolo licantropo continuò a guardarlo serio, come il maestro che aveva appena ascoltato i dubbi dell'allievo ed era consapevole di dover fare appello al suo spirito e guidare il giovane perduto verso la giusta disciplina. E come tale, aveva bisogno delle parole di antica saggezza.
- Ma sei scemo?
*******************************NOTE DELL'AUTORE*******************************
- Explaining:
- Legenda:
Kadomaru (角丸): taglia-angoli;
Littera fati: lettera del fato;
-F.A.Q.
- Curiosità
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top