Capitolo 10: il bivio del piccolo lupo (Seconda Parte)
Centosettantesimo anno del Drago, ore 15.10. Rukio, Shinso e Drapion procedettero girando per Crillaropoli. Tutti e tre avevano ciascuno una sacca termica da trenta mochi, per un totale di novanta dolcetti.
- RHAHAHAH! - Fece lo Scorpiaccio, - SONO SICURO CHE, QUANDO SI SVEGLIERA', SI FARA' UNA BELLA SCORPACCIATA!
I due compagni non risposero all'esclamazione dello scorpione. Il piccolo licantropo procedeva a passo spedito, mentre il Frogadier continuava a guardare la borsa termica nella sua mano con sguardo sorridente ed occhi tristi.
- Per ristabilizzare i suoi processi vitali ci vorrà tempo, - aveva detto Albarosa Flor, - Il suo polmone sinistro è stato danneggiato da un Meisoku troppo negativo affinché possa fare un operazione rapida. Devo fare in modo che ristabilisca prima quello del paziente, per poter usare le mie tecniche. Ho potuto ricostruire i tessuti, ma ancora i suoi organi non sono in grado di fare il loro lavoro senza aiuto...
Gli angoli della bocca del ninja di Neronotte si abbassarono quando recuperò tale discorso. Anche dopo due giorni, Kenji era ancora incosciente e non dava segni di risvegliarsi. Il trio continuò a camminare. Le risate e l'ignara felicità dei cittadini riempivano il sordo suono che era caduto su di loro. Dalla bocca del ninja di Neronotte uscì un sospiro pesante.
- Capitano...
Il piccolo licantropo procedeva dritto, ma aveva anche egli occhi tristi e sorriso mesto. Sapeva bene la domanda che la ranocchia gli avrebbe fatto.
- Kenji... si riprenderà?
Il Riolu non rispose. Serrò la bocca, non sicuro di ciò che poteva dire. La Schiumorana aspettò, ma la risposta non arrivò. Capì che non voleva iniziare quel tipo di conversazione.
- Lo conosco... meglio di chiunque altro. - continuò il ninja di Neronotte, - non è la prima volta che si concia in quel modo. Una volta ha combattuto contro tre Ursaring contemporaneamente e l'hanno quasi massacrato. L'ho dovuto trattare per otto giorni.
Rukio normalmente avrebbe storto la faccia per l'incredulità e per l'incorreggibilità dello spadaccino verde. Tuttavia, il suo volto non mutò espressione.
- Ma... sempre da cosciente. E' la prima volta che sta così tanto tempo senza muoversi...
I suoi dubbi erano fondati: non aveva idea del combattimento che aveva dovuto affrontare il suo compagno da solo. Se l'avesse saputo, i tre Ursaring sarebbero nella sua testa come un'innocua fiaba.
- Quei strumenti... - disse il Riolu, riferendosi alla maschera dell'ossigeno e la sacca da flebo, - gli ho già visti nel mondo umano. Vengono dati a pazienti con condizioni fisiche gravi, che non hanno altro modo che nutrire il proprio corpo se non quello. Ma è la prima volta che li vedo usati qua.
Il salto del piccolo licantropo dal mondo umano al mondo pokémon era stato abbastanza immediato: il fatto che vi fosse entrato a ricordi persi della sua vita passata, aveva cancellato tanti possibili dubbi che gli avrebbero impedito di poter sostenere la sua nuova vita.
- E' stato difficile, per me, abituarmi all'idea che la vostra costituzione sia molto più resistente della mia specie. Non hai idea di quanti umani sarebbero morti se avessero affrontato anche solo una delle nostre fatiche.
Ed essendo una creatura in fondamenta umana, la questione posta dal ninja suonava fuori luogo.
- "Kenji si riprenderà?"... e' una domanda che dovrei rivolgere io a te.
Il trio continuò a camminare. Non vi fu mutamento nell'espressione di Shinso. I suoi dubbi e la sua preoccupazione non avevano trovato soddisfazione.
- Davvero... avevi già visto quegli strumenti?
Il piccolo licantropo chiuse lo sguardo in tristezza. Nella sua mente, il ricordo risvegliato dalla traversata di Sobek nella sua testa si fece di nuovo largo: un essere umano intorno a fine ventina, con il corpo fasciato, dei tubi attaccati al suo corpo e alla bocca.
- Già. - sospirò con tono secco, lo stesso di colui che non voleva entrare nel dettaglio.
A questa affermazione, però, ne seguì un'altra domanda: una domanda alla cui risposta, forse, avrebbe messo a proprio agio la ranocchia del team Skyriders.
- E... è sopravvissuto?
Il piccolo licantropo si fermò. Capì immediatamente tale richiesta: era ovvio che il ninja di Neronotte cercava qualcosa per tranquillizzare il suo animo, un'esperienza vicina che gli potesse dare speranza. Il Riolu non rispose immediatamente: rimase fermo immobile per più di cinque secondi. Continuò a guardare il suolo, come se vi cercasse la risposta nel terreno davanti a lui.
- Capita-
Da dietro di lui, il ninja di Neronotte subì una frustrata da parte dello spadaccino viola del team AWD.
- LA DEVI SMETTERE! - Gli urlò lo scorpione, - LO SAI PERFETTAMENTE QUAL'E' IL MOTIVO PER CUI STIAMO FACENDO QUESTA PASSEGGIATA!
Da quando erano diventati ospiti nel palazzo di Flor, sia Rukio che Shinso non avevano fatto altro che passare il tempo nella stessa stanza del Grovyle, in attesa del suo recupero.
Anche quando le loro funzioni motorie avevano raggiunto abbastanza stabilità per potersi muovere e prendere una boccata d'aria, avevano continuato ad insistere di poter guardare lo spadaccino verde, per controllare che la situazione non peggiorasse e difenderlo da imprevisti e pericoli. Per loro era tassativo il riposo dopo l'impresa titanica che avevano affrontato, e la loro testa non si sarebbe mai riposata a stare continuamente in pensiero per un compagno che doveva semplicemente riprendere le forze.
Per cui, la Gardevoir aveva incaricato qualcuno del villaggio per sostituire le due guardie e permettere loro di essere sereni e attendere da un'altra parte la sua ripresa.
Alla notizia di questo impiego necessario, vi furono due volontari che si prodigarono: la prima fu Kazumi Rockblaster, la prima allieva di Kintaka; il secondo fu Mizukage Shachi, il Barbaracle. La prima perché non aveva potuto fare niente per gli eroi e voleva ringraziarli per i servigi resi al villaggio. Il secondo, perché voleva farsi perdonare per ciò che era successo prima dell'inizio della missione.
Shinso si era mostrato un po' riluttante del secondo. Non perché non si fidasse della sua buona volontà, ma perché non sentiva il bisogno di avere una retribuzione per ciò che secondo lui era solo un malinteso. Tuttavia, non poté dire di no a quegli occhi così determinati, e sapeva cosa voleva dire passare la vita a cercare di rimediare ad un errore.
- VI STO PORTANDO A SPASSO PER ORDINE DELLA SIGNORA IRŪPA! - Disse lo Scorpiaccio, - ALTRIMENTI VOI DUE PASSERESTE TUTTA LA CONVALESCENZA A SOSPIRARE NELLA STANZA DI KENJI!
La ranocchia si ammutolì triste. Riconobbe come vera la frase dello spadaccino viola.
- Hai perfettamente ragione, Drapion, - disse il Riolu, - ma vacci piano. Lo sai come è fatto Shinso: più di tutti si da la colpa perché non è stato vicino a lui nel momento del bisogno.
Una grossa freccia di pietra con scritto sopra "rimorso" colpì il cuore del ninja di Neronotte. Il piccolo licantropo voleva solo essere comprensivo nei confronti del suo compagno. Non si rese conto che ebbe l'effetto contrario, ricordandogli il suo "errore" e facendogli inumidire gli occhi.
- Certo! - rispose lo scorpione, incrociando le braccia - esattamente come lei no?
Il Riolu sobbalzò come colto in flagrante.
- L'assistente vi ha beccato tutti e due a darvi il cambio per fare la guardia a lui in dormi-veglia! Vi siete fatti anche uno schedule dove vi davate il cambio a due a due!
Il team Skyriders chiuse gli occhi imbarazzato: avevano fatto anche in modo di accertarsi di svegliarsi a vicenda, in intervalli di due ore, in modo da non disturbare nessuno e non fare accorgere a nessun altro del loro modo di guardia. Tuttavia, non si erano resi conto di essere controllati sotto stretta sorveglianza a loro volta. Entrambi distolsero lo sguardo dallo scorpione come a fare gli gnorri.
- (Ci hanno beccato.) - Pensarono all'unisono Rukio e Shinso.
- Ma che razza di problemi avete!?
Il piccolo licantropo si grattò la guancia destra. Non se la sentiva di confrontarsi con Drapion, ma era convinto di non aver fatto nulla di male.
- (Non siamo ancora così ripresi da percepire Meisoku ostile, - pensò, - non ce ne eravamo minimamente accorti...)
- (Mon Dieu quanto sei rumoroso... - pensò lo Shinikage, - Come se non avresti fatto la stessa cosa per quella gatta...)
- Non posso dire che non vi capisca! - Continuò lo scorpione, con tono da mamma preoccupata - farei la stessa cosa per la signora Irūpa!
- (Ecco appunto...) - Pensarono insieme il ninja e il combattente del tramonto.
- Ma se neanche voi vi riposate bene come sperate di proteggere Kenji la prossima volta?
Lo scorpione del team AWD, lo spadaccino viola con la stesso spirito del Legnogeco, fece un commento che, qualche giorno fa, probabilmente non sarebbe mai uscito dalla sua bocca.
Era la pura verità: se loro non si fossero riposati come prescritto, sarebbero stati in condizioni pessime per il prossimo pericolo. Agire senza tenere conto di ciò era un procedimento stupido. Il piccolo licantropo distolse lo sguardo in rassegnazione, sapendo bene che fosse la realtà. Il pensiero del Frogadier non era proprio simile, ma anche lui si sentì inferiore allo spadaccino viola. Incrociò le braccia, non riuscendo a guardare in direzione di Drapion.
- Potevo capire se questo lo faceva qualcun altro, ma...
Lo scorpione reclinò la testa verso destra con le mani dietro la schiena, in evidente dubbio.
- Lei mi stupisce, signor Rukio! - disse il Tetsukatsu, - dovrebbe essere lei quello più intelligente del gruppo! Un capitano non si dovrebbe comportare così!
Calmo e controllato; riflessivo e determinato. Erano le caratteristiche vitali per guidare il proprio team verso una via sicura e senza intralci. La prerogativa di un vero comandante. Uno sveglio come Ōryūgo Rukio non avrebbe avuto bisogno di sentirselo dire. Senza rispondere, il Riolu si girò di nuovo verso la direzione in cui stavano andando, senza chiamare il suo compagno Shinso o rispondere alle domande di Drapion.
I due compagni di festival rimasero per qualche secondo a guardare il pokémon Emanazione. Poi si rivolsero gli occhi a vicenda in confusione e smarrimento mentale. Nessuno dei due aveva capito la ragione del comportamento del silenzioso umano.
I bambini smisero di giocare con lo Scorpiaccio, e si misero a fissare l'eroe che aveva salvato il loro villaggio. Poi, il gruppo così formato riprese a seguirlo nella sua camminata, senza dire una parola. Aspettarono con calma che il piccolo licantropo rispondesse. Dopo un minuto di assoluto vuoto, tuttavia, non vi furono ancora delucidazioni.
Stufo della sinistra atmosfera, il primo che prese parola fu lo Scorpiaccio.
- Va... tutto bene?
Il Riolu non disse una parola. Aveva uno sguardo molto serio, ma non aveva idea di dove stava guardando né di dove era diretto.
- Non si è offeso per quello che le ho detto?
Nessun cenno. Lo Scorpione non l'avrebbe saputo in quel momento, ma non vi era il minimo sentimento di offesa in costui. Non aveva motivo di avercela con lui. E per cosa? Per aver detto la verità? Solo il Frogadier conosceva la risposta: sapeva che il capitano non era fatto di tale pasta. A differenza dello spadaccino viola, infatti, stava seguendo il pokémon Emanazione senza fiatare, con uno sguardo apprensivo in attesa di agire.
- Ehi-
Il ninja di Neronotte mise la mano destra sul braccio sinistro dello Scorpione. Un gesto per dirgli di aspettare, e di non spingere il capitano più di quanto non avesse già fatto. Drapion si girò verso il ninja: notò che nonostante quel gesto il suo viso preoccupato rimase rivolto verso il Riolu. Il Mizukage sapeva perfettamente cosa stava succedendo.
- (Lui ha ragione... - pensò l'umano, - quello che ho fatto non ha il minimo senso.)
Non vi era niente nell'animo del capitano del team Skyriders che non andasse col pensiero dello scorpione.
- (Lo so. Lo so bene. Devo riposare; devo essere in forma per quello che viene dopo. E' la cosa più logica: non sono ancora in condizione di fare niente, e so che il Black Coat non agirà se io sono fuori combattimento.)
Un freddo calcolatore avrebbe scelto ciò. Una persona intelligente lo avrebbe fatto.
- (Tutti quanti... sarebbero d'accordo. Ma anche se lo so...)
Era debole come tutti gli altri. Forse, quello più debole di tutti.
- (Non riesco.)
Nessuno lo sapeva, e nessuno l'avrebbe mai saputo. Darsi il cambio con Shinso era un modo che aveva scelto per cercare di non fare preoccupare almeno la persona più vicina a lui. La verità era un'altra: il turno con il ninja di Neronotte era un modo per mettere a proprio agio proprio quest'ultimo e riuscire a farlo riposare dandogli della serenità nel cuore, accontendando il suo senso di colpa. Era per Shinikage d'Arc Shinso, e per nessun altro. Visto che, per il piccolo licantropo, il crollo iniziale data dalla conversazione con i Chowa-Ō era stata l'ultima volta che era riuscito a dormire. Si sarebbe svegliato ad intervalli anche senza il meccanismo congegnato con il ninja, poiché nelle due ore di cambio, Rukio si svegliava tre volte, riuscendo quindi a dormire solo ad intervalli di quaranta minuti. Aveva fatto così anche il primo giorno di convalescenza.
- (Quello... che hanno detto Nebra I e Wigglytuff...)
- Sei tu e tu soltanto. Sei l'eroe che recupera i veli battendoti contro le forze del male; sei quello che affronta mille pericoli con i suoi compagni in difficoltà; sei quello che soffre di più... che deve guardarsi e proteggere tutti quanti... che deve impegnarsi più di tutti; e sei quello... che deve raggiunge l'obiettivo finale. Non sei una comparsa! Sei il suo personaggio principale! La créme de la créme! Il suo cocco!
[...]
- Mizukage Shinso... o Byakuken Kenji. Uno dei due doveva morire.
Mentre camminava, contrasse il pugno destro con forza. Tremava tutto. In lui combattevano il demone della rabbia e la fragile donna della tristezza.
- (Come posso dormire dopo aver sentito una cosa del genere!?)
Come poteva davvero? Il primo aveva detto implicitamente che era colpa sua se le persone a cui teneva erano in pericolo, e il secondo, invece, chiaramente che era destino che, prima o poi, i suoi compagni avrebbero potuto fare una brutta fine. E questo pensiero, che di norma era così lontano da creare semplicemente ansia, in lui provocava un viscerale terrore. Aveva perso la sua compagna ben tre volte: la prima cento anni fa; la seconda dopo la sconfitta della Materia Oscura; la terza nella Grotta della Purezza. Come avrebbe potuto accettare di perdere anche Shinso o Kenji?
- (E' come se qualcuno stesse emulando il modus operandi di Slade e lo stesse usando contro di me, - pensò, - ma si stia godendo con calma tutto il tempo disponibile.)
Rendere incapace il membro più forte di una squadra, ed uccidere davanti a lui tutti i suoi amici e la sua famiglia: non vi era niente di diverso.
- (Non sono me stesso! Non riesco a pensare in modo logico, tanto meno in modo intelligente! E più ci penso più mi ribolle il-)
- SANGUE!
L'urlo infantile di uno dei bimbi sulla schiena di Drapion lo risvegliarono dal coma pensieroso. Era così arrabbiato che non si rese conto che dalla sua mano destra aveva continuato a sgorgare sangue per cinque metri.
- STA SANGUINANDO! - Disse un Mankey.
- CHIAMIAMO LA SIGNORA FLOR! - Disse un Wooper.
Il Riolu si riprese dal momento di perdimento. Si accorse che effettivamente la sua mano era diventata rossa. Digrigno i denti dalla rabbia, stringendo gli occhi come se dovesse piangere.
- (Ma che c**zo stai facendo, Ōryūgo Rukio!?) - Disse a sé stesso.
Da dietro di lui, il Frogadier prese una benda dalla sua borsa delle esploratore senza dire una parola.
- Shin...so?
Prese la mano del suo capitano, e gliela rifasciò stringendola bene per interrompere l'emorragia. Il pokémon Emanazione alzò lo sguardo qualche secondo, il tempo di vedere il volto preoccupato e in pensiero della Schiumorana, ma allo stesso tempo severo. Il ninja di Neronotte gli stava dicendo implicitamente che lo capiva, ma anche di rimettersi in carreggiata e di farsi forza. Il piccolo licantropo distolse lo sguardo imbarazzato.
- Scusatemi....
Lo scorpiaccio stava trafficando con la sua borsa dell'Esploratore. Come Shinso, aveva altre bende disponibili, ma dopo l'azione più rapida del ninja le stava rimettendo a posto.
- E' proprio come aveva detto la signora Irūpa...
Entrambi volsero lo sguardo verso lo spadaccino viola.
- "Quando quella palla di pelo si arrabbia, stringe i pugni e i denti come tic nervoso. Non si è ancora ristabilito: portati dietro queste bende e tieniti pronto."
Il Riolu abbassò il viso in vergogna: nella stessa giornata era stato ripreso da due membri del team AWD.
- (Manca solo Arbok... ) - Pensò.
- Hai intenzione di dirci cosa non va?
La frase venne dal suo compagno, Mizukage Shinso. L'improvviso arrivo di tale domanda seppur legittima prese alla sprovvista il pokémon Emanazione, facendolo tentennare. Riammorbidì poi gli occhi come un bambino sperduto che non ritrovava più sua madre, ed infine come il ragazzino che aveva fatto qualcosa di sbagliato e non riusciva a dirlo ai genitori. Era in una posizione difficile. Sapeva bene che doveva togliere ogni motivo di preoccupazione a lui da loro, ma il mettere a luce il suo momento di debolezza lo impauriva. E, allo stesso tempo, da capitano riteneva che non fosse la cosa giusta da fare.
- (Non posso farlo... - pensò tra sé e sé, con sguardo basso, - la priorità è rimetterci in sesto ed assicurarci che Kenji si riprenda del tutto. Non posso preoccupare gli altri con un mio ulteriore problema...)
Il ninja di Neronotte continuò a fissarlo. Era chiaro che si aspettava una risposta; era chiaro che era intenzionato ad andare fino in fondo.
- (Ma cosa gli dico? Non posso uscire da questa situazione senza dire niente...)
Da leader del gruppo, da comandante nell'operazione d'inseguimento del Black Coat, l'ultima cosa che doveva fare era creare scompiglio per la sua condizione. Un esercito con un capo in brutte condizioni avrebbe creato disagio ed emozioni che avrebbero fatto perdere la lucidità a tutti i soldati. Alcuni avrebbero perso la sicurezza; altri si sarebbero impegnati fin troppo; altri avrebbero cercato di prendere il comando. In tutti questi modi di essere, ciò avrebbe portato ad una situazione caotica irrecuperabile.
Lo sapeva meglio di chiunque altro: persino il suo io del passato si sarebbe trovato d'accordo. Tuttavia anche non dire niente avrebbe comportato una situazione opposta forse ancora più terrificante, un pericolo che corrispondeva al suo stesso uomo più fidato. Se davanti allo sguardo determinato di Mizukage Shinso avrebbe deciso di non rispondere, ciò sarebbe risultato in qualcosa di ancora più catastrofico.
- (Se non dico niente adesso...)
Il Riolu si trovava in un bivio, che a priori sapeva perfettamente che lo avrebbero portato ad una strada senza uscita, cadendo in una trappola con un risultante game over. Poteva essere paranoia; poteva essere un'inutile pensiero. Tuttavia, un capitano intelligente come Rukio non poteva sottovalutare tale situazione.
- (Cosa faccio?) - si chiese disperato, ben consapevole di quei dilemmi.
Rimase fermo a guardare il suo sottoposto per tanti secondi, forse troppi per stabilire una risposta sicura. Cercò qualcosa nella sua testa: qualcosa che lo potesse fare uscire da lì. Una luce riuscì a trovare nella selva oscura: un faro illuminato che, ancora una volta, portava il nome della persona che aveva cambiato per sempre la sua vita, facendogli vedere a colori quel mondo in bianco e nero. Tra il bivio con due strade senza uscita, scelse la terza via.
- Tu... non sei da solo.
- (Amelia...)
Guardò dritto negli occhi il ninja di Neronotte. Nello sguardo da lupo indifeso che mostrò vi erano due anime: la solitudine di un cuore fragile che pensava al prossimo, e la determinazione di un comandante.
- Non... Non sto bene.
Il primo passo. Nel suo ruolo di guida, ammise davanti al suo sottoposto la sua debolezza. Immediatamente, il viso della ranocchia perse la severità e mostrò stupore, davanti a delle parole che non si aspettava.
- Un sacco di cose stanno occupando la mia testa. Ma... sono tutti problemi che vanno in secondo piano, rispetto a quello che sta succedendo a Kenji.
La verità più semplice con un'onestà disarmante. Senza entrare nello specifico, disse ciò che poteva stare dietro a mille artefizi di conversazione.
- Quindi... vi chiedo di aspettare.
Una richiesta portata dal cuore di amico e dalla testa di capitano.
- Ve lo dirò quando sarò pronto. Ok? Vi chiederò una mano non appena arriverà il momento.
Una vicinanza di emozione e una fermezza di guida.
- So che... è presuntuoso da parte mia. Ma...
Ammettere i suoi difetti, e procedere per quello che riteneva giusto.
- Vi chiedo... di credere in me.
Non era andato a destra del bivio, e nemmeno a sinistra. Aveva deciso di sedersi all'inizio della biforcazione ed attendere. Il vecchio Ōryūgo Rukio non avrebbe mai detto una cosa del genere. Era il primo a buttarsi nel pericolo per impedire che le persone intorno a lui si facessero del male: tale persona non poteva mai essere capace di chiedere esplicitamente aiuto a qualcun altro, cosa che successe in quel momento.
La missione dell'Antro della Belva, nel bene o nel male, in poca e in grande parte, aveva cambiato tutti i pokémon e gli esseri umani che erano rimasti coinvolti. Per quanto sottile forse, ma non così tanto, tra coloro che avevano avuto il cambiamento più significativo, il Riolu era passato in secondo piano. Eppure, ciò che era nato di nuovo nel suo cuore non era secondo a nessun altro.
Anche Drapion rimase di sasso davanti alle parole del pokémon Emanazione: abituato a vederlo come l'inarrivabile rivale del suo capitano, non si aspettò il coraggio di far vedere la sua fragilità davanti al suo subordinato e quello di colei che poteva essere definita la sua controparte. Tuttavia, non aveva detto chiaramente cosa c'era che non andava. Aveva ammesso di sentirsi debole, ma non il motivo della sua debolezza. Come avrebbe risposto il ninja di Neronotte, colui che aspettava da tanto tempo quel tipo di faccia dal piccolo licantropo? Si sarebbe offeso? Avrebbe perso fiducia in lui?
- Ok!
Semplicemente questo. Rukio spalancò la bocca e gli occhi in sorpresa. Non si aspettava tale reazione positiva da parte della ranocchia.
- Tu... sei sempre onesto quando si tratta di dare un opinione, ma non rispondi se si tratta di parlare di te. Beh... non che ti abbiamo mai chiesto qualcosa.
Il Frogadier si grattò con la mano sinistra il suo volto dallo stesso lato.
- Quando parli di Amelia... hai sempre un volto sorridente, ma si vede che ci soffri tuttora. Io e Kenji abbiamo concordato di non spingerti oltre per non farti sentire male.
Il piccolo licantropo chiuse la bocca. Rimase di sasso davanti a quella considerazione da parte dei suoi compagni di squadra. Un conto era intuire il comportamento intorno delle altre persone, un conto era che tali persone che avevano passato una parte della propria vita con lui lo ammettessero.
- Sotto mio suggerimento, ovviamente, - continuò il ninja, mettendosi le mani sui fianchi, - quella testa di rapa sarebbe capace di prendere a sberle anche un bambino in lacrime!
Una goccia di imbarazzo e uno sguardo inebetito si stamparono sul volto del Riolu.
- (Già. Riesco ad immaginarmelo.)
- Mi è sempre stato bene... che tu fossi un po' chiuso su questo. Anche perché non avevo tanta voglia di parlare di me...
Il baluardo degli Shinikage non esisteva più: in quel momento, in quel villaggio dove tutti sapevano della sua identità, ora poteva parlare liberamente. Una parte del comportamento del ninja era stato condizionato dall'eredità di Neronotte. Ma quel sorriso, quel felice sorriso dagli occhi inarcati verso l'alto, che desiderava tanto tendere una mano al piccolo licantropo, gli disse che forse, finalmente, tutto l'io del Frogadier poteva vedere una luce.
- Ma se sei disposto a parlare di te, aspetterò quanto vuoi!
L'essere umano, quel forte ma fragile eroe, da quando era sceso nel Mondo Pokémon cento anni fa non aveva mai avuto un altro filo conduttore emotivo così forte come con Amelia. Con nessun altro, al di fuori di lei. Forse, nemmeno nel mondo umano. Era come se, in tale universo, dei due punti focali dell'orbita solare fosse riuscito a vedere solo quella della volpe rossa. Per la prima volta, dopo tanto tempo, riuscì a vedere qualcosa di nuovo: un altro filo conduttore, con cui poteva essere sé stesso. Il suo cuore si sentì più leggero, ma istantanamente si sentì quasi in colpa, come se sentisse di non meritare tale sensazione. Il Frogadier pensava tuttavia davvero quelle parole: il Riolu non aveva idea di quanto l'aveva fatto felice mostrare parte del suo volto.
- (Forse...)
La mente del ninja si rivolse al momento di qualche giorno fa, quando aveva beccato lui e Irūpa a parlare del God Gift. Forse, un giorno, gli avrebbe detto di sua spontanea volontà del discorso che non aveva potuto sentire. E, forse, anche del motivo per cui ella gli aveva puntato gli artigli addosso.
- (Mi dirai anche di quella cosa...)
All'improvviso, la mente del ninja di Neronotte divenne buia e fredda. Un brivido che gli attraversò pungente fastidiosamente la schiena. Egli si girò di scatto dietro di sé con occhio spaventato. Il cambiamento di umore fu così improvviso che lo sentì anche il Riolu.
- Q-qualcosa non va? - Chiese preoccupato.
Il Frogadier non seppe rispondere. La sensazione che stava provando rimase ferma in tale secondo e non la sentì ulteriormente, perché nel momento che il capitano aprì bocca era già tutto sparito.
- N-niente... mi è sembrato...
Il Riolu sapeva che anche il Frogadier era scosso da tutto ciò che stava succedendo. Il tempo in cui poteva permettersi di mostrarsi debole era già finito: doveva tornare forte e preoccuparsi del suo sottoposto. Con viso apprensivo, manifestò un piccolo Ossoraffica di appena sessanta centimetri, usandolo per posizionarsi dietro al ninja ed incitarlo a procedere.
- Andiamo.
- E-ehi!
Continuò a punzecchiarlo al fianco sinistro, non lasciandogli il tempo di pensare.
- Forza forza forza! Abbiamo ancora tanto da vedere!
- M-mi fa male, capitano!
Continuarono la loro passeggiata verso il distretto festivo. Dopo qualche metro, si ritrovarono in mezzo ad una folla con un corso più stretto. Bastò qualche secondo e dimenticarono già l'angoscia di prima. Vi erano ora oggetti in ceramica e sculture d'argilla. Il Frogadier procedeva in direzione lineare al fianco sinistro del piccolo licantropo.
- Certo... che lei è davvero strabiliante, signor Rukio, - disse lo scorpione, dietro di loro.
- Uhm? Per quale motivo pensi questo? - riprese il Riolu.
- Sono abituato a vedere capitani dal pugno di ferro, potenti ed intimidatori. Penso che un capitano debba essere così.
- (Me lo sono... immaginato?) - Pensò Shinso, non badando alla loro conversazione.
- Lei invece... esprime fiducia e non fa sempre paura! Ci si sente tranquillo a stare con lei!
- La parte che non faccio paura non so se considerarla un complimento... - disse stringendo lo sguardo leggermente demoralizzato.
- Ma lo è! Sono un po' invidioso ad essere sincero.
Il buio tornò nella testa del ninja di Neronotte. Una sensazione viscida e sinistra attraversò di nuovo il suo cervello.
- Anche io vorrei che la signora Weavi- voglio dire, Irūpa fosse un pochino più aperta. Ci conosciamo da tanto tempo, ma sappiamo veramente poco di lei...
- E pensi per questo che sia inferiore a me?
Una scossa attraversò tutto l'endoscheletro dello Scorpiaccio. Sentì un immenso rifiuto di fronte a quel commento.
- ASSOLUTAMENTE NO! LA SIGNORA IRŪPA E' LA MIGLIORE! E LA KODAMON PIU' FORTE E TEMERARIA CHE CONOSCO!
Un sottile sorriso malizioso si stampò sul volto del Riolu.
- Ci avrei scommesso!
Drapion scosse gli occhi in scetticismo. Ebbe la sensazione che la domanda precedente fosse voluta dal piccolo licantropo proprio per fargli dire questo. Il Frogadier realizzò la confusione dello spadaccino viola, e decise di sciogliere i suoi dubbi. Richiamò la sua attenzione e bisbigliò al suo orecchio la risposta.
- Il capitano... tende a fare un commento sottile per capire le vere emozioni della persona con cui sta parlando. Voleva vedere il tuo livello di ammirazione verso il tuo capitano.
Lo scorpione indurì lo sguardo indispettito. Era come aveva detto la Lamartigli: una conversazione con lui poteva risultare alquanto irritante.
- Ad essere sinceri... - disse il Riolu, - ho sempre avuto una buona impressione di Irūpa.
Preso dal commento precedente, il Tetsukatsu diffidò da tale commento. Il Riolu lesse l'atmosfera ed ebbe la conferma nello sguardo dello spadaccino viola.
- E' la verità. Se il suo comportamento può risultare violento e inflessibile, è anche indice di fermezza, una qualità forte per un leader. Se una cosa è quella quella è: da una certa sicurezza. E, nonostante tutto, si vede che ci tiene a voi.
Lo scorpione sbatté gli occhi sorpreso.
- L-l-lo pensi davvero?! - Chiese lo scorpione.
- Non è una menzogna, - disse il pokémon Emanazione, mettendosi l'indice davanti alla bocca con occhi inebetiti, - ma che rimanga tra noi. Sarebbe capace di rinfacciarmelo per un mese intero di questi complimenti.
Vi fu un'immagina cartonata della Lamartigli che schiacciava con un piede sulla schiena il piccolo licantropo, mentre con le braccia conserte e lo sguardo in alto rideva in godimento della sua grandezza.
- Fa la dura perché questo è il suo ruolo, ma in fondo...
Sorrise sereno, con la stessa tranquillità di un uomo che guardava un quieto lago in una immensa vegetazione.
- Penso proprio che sia uno dei migliori capitani nel GIK.
Di nuovo quella sensazione. Il ninja di Neronotte si girò dietro di sé di scatto un'altra volta. Rimase fermo a guardare verso la telecamera. Lentamente, il suo sguardo si pietrificò, spalancato verso l'abisso senza fine e perdendo ogni emozione positiva. Drapion, invece, al commento del piccolo licantropo, mostrò ogni positività possibile.
- ESATTO! E' ESATTAMENTE COSI', SIGNOR RUKIO!
(ost bleach comical world)
https://youtu.be/SUEW671q9S4
Il pokémon Emanazione spalancò gli occhi dalla sorpresa, mentre le sue membra si colorarono di un sinistro presagio. L'anima dello spadaccino viola fu posseduta da un fanatico.
- SONO FELICISSIMO CHE ANCHE LEI LO VEDA!
- (Ho la sensazione di aver fatto una ca***ta...) - pensò tra sé e sé.
- LA SIGNORA WEAVILE E' SEMPLICEMENTE LA MIGLIORE! E' INCOFUTABILMENTE PROVATO DAGLI ASTRI DEI PRIMOGENITI!
Si dimenticò persino che aveva cambiato nome. Al posto dei suoi occhi il Riolu aveva due tratti neri con dei mezzi pallini al centro di questi. .
- (Ehi.)
- ANCHE SE USA BRUTTE PAROLE, CONTROLLA OGNI GIORNO E OGNI MOMENTO LA SALUTE DEI SUOI COMPAGNI CON NOTTESFERZA SULLA PANCIA; SI LIMA SEMPRE LE UNGHIE APPENA ALZATA E LE PROVA SULLA MIA CORAZZA, UNO DEI MATERIALI PIU' DURI CHE ESISTA!
- (Ma non è tortura?)
- IMPIEGA SEMPRE DUE ORE PER CURARSI IL PELO! E NON PRENDE MAI DEI PRODOTTI DI BELLEZZA DI MARCA SCADENTE! E MANGIA SEMPRE CIBO AROMATICO, ONDE EVITARE CHE IL SUO PELO PRENDA BRUTTI ODORI O LA SUA SALIVA, CHE USA PER PULIRSI BENE OGNI PARTE DEL CORPO!
- (I-IO NON DEVO SAPERE QUESTE COSE!) - urlò dentro di sé, con bocca spalancata all'esterno e guance arrossate.
- ANCHE QUANDO FA DELLE PUZZETTE-
- FERMATI! LA STAI ROVINANDO!
A quel grido, sbatté gli occhi confuso. Per urlare tale frase, aveva guardato nella direzione dello Scorpiaccio, e si rese conto che qualcosa non andava.
- Uh?
Anzi: guardandosi intorno, si accorse che qualcosa mancava. O meglio qualcuno.
- Dov'è finito Shinso?
A pochi metri più avanti, i pokémon tergiversavano e danzavano nel distretto festivo, celebrando la libertà ricevuta e il rinnovato spirito di allegria dopo l'anno di buio totale. All'interno della città, in un vicolo coperto dalla penombra delle strette case, il ninja di Neronotte entrò nel buio anfratto, accompagnato da uno sguardo privo di empatia. Era come se fosse immerso in una meditazione all'interno di una vasca calda, dove ogni preoccupazione si lasciava andare al tempo che trovava. Non vi era alcun rumore in quella strada senza uscita; nemmeno il battito dello stesso Frogadier. Rimase fermo immobile in tal luogo per dieci interminabili secondi. Poi, nel giro di un sospiro sparì dalla visuale, e si sentì il suono di legno spaccato violentemente. Il frame successivo fu colui che aveva il sangue dei due clan rivali con la mano tesa verso le tegole di legno di una casa, con qualche seggia cadente sul terreno.
- E' da dieci minuti che continui a seguirci....
Il ninja di Neronotte sollevò lo sguardo.
- Saresti così educato da dirmi cosa vuoi?
Tra le sue mani, vi era il collo di un piccolo pokémon dall'aspetto indefinibile. Aveva la grandezza di cinquanta centimetri, ed era coperto da un mantello nero. Vi si vedevano sputare da sotto solamente delle piccole zampe nere, che sembravano le stesse di un Sableye ma ancora più piatte. A quell'intimidazione, il piccoletto non disse una parola: si limitò a stare fermo nella posizione tenuta dal pokémon Schiumorana.
- Non l'ho detto al capitano, ma ho quasi recuperato le mie forze.
Strinse con forza il collo della piccola ombra. Nella sua testa vi era l'immagine del suo compagno moribondo e il viso del piccolo licantropo che non riusciva ad avere pace. La rabbia che gli scorreva nelle vene era al pari del suo capitano.
- Sei una spia del Black Coat? Non è ancora pronto. Puoi parlare con me, se vuoi...
Il piccoletto non rispose immediatamente: rimase in silenzio per qualche secondo, come se volesse aspettare e decidere il da farsi. Poi, un ghigno dai denti segettati si mostrò da sotto il cappuccio.
- Eeeeh? Ma davvero?
Alzò leggermente la testa. All'altezza del suo sguardo, due occhi dello Tsuchinoko si stamparono sul suo volto come il peggiore degli incubi.
- Non ricordi nulla?
(Ost puella in somnio)
https://youtu.be/cFQLWVl6-ws
Il ninja di Neronotte spalancò gli occhi spaventato. Un antica sensazione gli trapassò il petto, e gocce di sudore si mostrarono sul suo volto. Sentì un dolore da voltastomaco per tutte le sue membra. Sentì una voce famigliare, ma aveva paura di sapere la risposta alla precedente domanda.
- SHINSO!
Il Frogadier sbatté gli occhi e perse la sensazione di spavento. Si girò verso destra, vedendo entrare il piccolo licantropo e lo scorpione nel vicolo cieco, senza nessun bambino che lo seguisse.
- Capitano? Che ci fai qua?
- Che cosa stai facendo!? - chiese preoccupato il Riolu.
L'elusione non era servita a niente. Non poteva aspettarsi altro dall'essere umano.
- Scusami, capitano. Ho beccato questo sgorbio a pedinarci. Non volevo dirti niente per non farti preoccupare.
Rukio girò la testa verso la mano che teneva fermo il pedinatore. Da preoccupato, il volto del Riolu divenne muto, come quello dello scorpione d'acciaio.
- Voglio che tu stia lontano. Non ho idea di cosa potrebbe fare.
Un'ombra si formò sugli occhi del piccolo licantropo: non obbedì alla richiesta del ninja di Neronotte, e rimase fermo in quella posizione. Dopo qualche secondo stese la mano davanti a lui, e rialzò uno sguardo pieno di tristezza e preoccupazione.
- Andiamo, Shinso.
Il Mizukage sbatté gli occhi, confuso.
- Andiamo da Flor, e riposiamoci un po'.
Non capì per quale motivo gli stesse dicendo in quel momento tale frase. Non aveva alcun senso.
- Cosa stai dicendo, capitano?
Il piccolo licantropo continuò a guardare Shinso nel modo di angoscia. Si girò verso Drapion, non sapendo se fosse il caso di dirglielo o meno. Drapion gli fece un cenno con la testa: non avrebbe avuto alcuna ragione di fare finta di niente. Il capitano del team Skyriders si girò di nuovo verso il suo compagno.
- Shinso...
La telecamera si spostò sul muro in tegole di legno, rivelando la verità.
- Non c'è nessuno lì.
Tra il legno e la mano del ninja non vi era assolutamente niente. Nessuna traccia; nemmeno il mantello che lo copriva completamente. Nel vedere quello, il Mizukage fu terribilmente scocciato.
- Tch! E' fuggito mentre mi hai distratto...
- Shinso.
Il tono del piccolo licantropo era intimidatorio, ma dello stesso di una madre che si preoccupava del figlio. Una gocca di sangue cadde sulla strada con un suono rotto.
- Stai impugnando le travi di legno di questa casa, che hai perforato con forza. Se stavi stringendo un Kodamon... avresti fatto una rottura con la sua testa.
Il ninja sbatté gli occhi. Con la guida di Rukio, vide il liquido vermiglio sgorgare dalle sue mani, due buchi all'altezza della sua mano destra, e delle piccole schegge di legno che avevano perforato le sue dita. Ritirò la mano verso di sé, guardando con orrore lo stesso arto che prima credeva di aver intrappolato qualcuno. Non sentiva alcuna aura residua tra le sue mani: la sicurezza del reale si tramutò in incertezza dell'immaginario.
- Mannaggia signor Shinso! Quelle sono dolorosissime! Ma non sente niente?
Shinso continuava a guardare quella mano, cercando di vedere dentro di sé e capire cosa non andasse in lui. Si sentì girare la testa: non si era accorto che aveva perso molto sangue per lo sforzo effettuato. Tremava tutto, probabilmente per la diminuzione della temperatura. Drapion non disse ulteriori parole: lo prese tra le sue braccia e se lo caricò in spalla.
- Vieni... torniamo da lei... - Disse il piccolo licantropo, ancora più preoccupato che mai per i suoi compagni.
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