Capitolo 31: Il fu Mizukage Shinso (Terza parte)

Centosettantesimo anno del Drago, ore 20.50.

https://youtu.be/WZlMiY01XcA

- BASTA COSI'!

Era arrabbiato, era furioso. Nemmeno il sindaco di Crillaropoli, con il suo potere, avrebbe potuto fermare l'ira funesta di Mizukage Shachi. Un passato reciso da un evento catastrofico, la perdita dei suoi genitori davanti ai suoi occhi: niente e nessuno avrebbe avuto il coraggio di frapporsi tra lui ed il responsabile che aveva permesso ciò. 

Un solo pokémon, sulla faccia della terra, con un arbitrio tale ed un influenza ancor maggiore, era in grado di rivestire quel compito. All'interno dell villaggio di Crillaropoli, c'era un'altra figura, un altro anziano e veterano di guerra, che era rispettato e riverito al pari di Benji, quasi con un timore maggiore. 

E, quel qualcuno, alla vista del Barbaracle, levò un ruggito primordiale dalla via principale, facendosi largo nell'intera piazza. I paesani non osarono nemmeno balbettare davanti a quel suono, poiché ne riconobbero subito la voce. Si allontanarono da lui, lasciandogli libero il percorso. Un antico suono di flauti di bamboo, delle piccole foglie di gelso nero accompagnarono la sua maestosa figura di due metri e trenta, mentre la luce bruna del tramonto accarezzava la sua criniera dorata, facendola risplendere come un sole.

- E' più che sufficente, - continuò, con tono basso, - Shachi.

Il Barbaracle era immobile, pietrificato dalla rabbia del misterioso individuo. Non avrebbe mosso un dito, se quel pokémon non gliel'avesse ordinato. Si girò lentamente verso destra, con uno sguardo cadaverico, rispondendo al suo richiamo. Ai fianchi della misteriosa figura, altri due pokémon lo stavano seguendo, accompagnandolo con passi lenti e silenziosi. 

- Questi giovani... anche quando il consiglio da seguile è semplice, deviano semple dalla letta via... - Disse il pokémon alla sua sinistra.

Kenji e Shinso rimasero in silenzio, mentre i tre si stavano avvicinando sempre di più ai peccatori e al loro esecutore. Egli era tremante e fermo: a momenti, non avrebbe neanche osato respirare. 

Il Grovyle guardò dritto negli occhi la figura centrale: era un Arcanine dalla criniera dorata, sulla cui prossimità degli occhi aveva tre cicatrici per ogni lato. Stava procedendo ad occhi chiusi, probabilmente per colpa della sua cecità. Riconoscendo dal racconto di Benji chi si trovava di fronte, il suo sguardo si fece serio e preoccupato. 

Il Frogadier, invece, non poteva avere idea di chi fosse. Sentì dalla sua aura un portamento da leader, saggio e potente: un pokémon dalla veneranda età, meritevole di ogni possibile rispetto. Gli altri di fianco a lui, invece, erano due incognite. Alla sua sinistra vi era un Mienshao dalle punte viola acceso e i baffi bianchi, sul cui ventre vi erano i segni del digiuno, mentre alla sua destra un Hariyama, vestito di un kimono anch'esso viola, legato da una cintura nera.

- M-maestro... Kintaka... 

Davanti al tremolante boia stava Flamebringer Kintaka, il capo degli esploratori di Crillaropoli. Il saggio Arcanine, che nonostante la sua età e la sua condizione, ancora portava fiero la sua luminosa criniera dorata, pronto a guidare le giovani menti del popolo di Crillaropoli.

- (Così... questo è Kintaka... ) - Pensò la felina, all'interno della sua cella. 

Il cane leggenda era solito dormire per la maggior parte del tempo, visto che la sua condizione non gli forniva altri lussi. Si era destato però qualche ora fa, quando sentì il Blue Dusk dell'eroe di Borgo Quieto divampare per la piazza. Non aveva mai sentito una forza simile, né tanto meno un indomito spirito guerriero di quel calibro, unita a quella dose di eroismo e giustizia che faceva del piccoletto uno dei più grandi maschi con cui aveva avuto a che fare. 

Nella sua camminata, il capo esploratore si fermò davanti a Shachi, uno dei suoi tanti discepoli in quel villaggio. Il Barbaracle cromatico era pietrificato: la sua rabbia era morbosa e bruciante, ma non aveva intenzione di mancare di rispetto a colui che, fin dalla tenera età, gli aveva insegnato come combattere. L'ira fu soppressa parzialmente, rendendo il dolore per la perdita della mano superiore destra il suo sentimento prevalente.

- U-urgh...

- Sei ferito? - Chiese il pokémon Leggenda.

- Non ha più la mano destla, - disse il Mienshao, - dilei che "felito"... è una minimizzazione. 

Esso rivolse il volto dietro all'Aggregato, guardando quel pokémon incosciente in piedi, tra il boia e i condannati.

- Ho visto tutto, Kintaka-dono. Questo ragazzo... ha affelato la mano del tuo allievo, e gliel'ha flantumata. E... 

Si avvicinò al Riolu, osservandolo da vicino. Lo toccò, sventolandogli la mano davanti agli occhi per ottenere qualche risposta. Il piccolo licantropo non mosse un dito. 

- ... e, a quanto pale, è ancola K.O.

Non ci furono segni di stupore, né tanto meno di timore sul volto del segugio di fuoco. Solamente un mugolio di ponderazione venne fuori dalla sua bocca chiusa.

- Uhm...

Il cane, poi, si voltò verso i due giudicati. 

- Voi due.

Uno sguardo di timore si stagliò sul Legnogeco e sulla Schiumorana, per l'ignoto e per il loro destino incerto, di fronte a quei pokémon dalla veneranda età, dalle intenzioni dubbie.

- Prima di qualunque cosa, lasciate che mi presenti. Il mio nome... è Akabara, Portafiamma Kintaka, detto "Flamebringer". Costui alla mia sinistra, invece, è Mu Feng (*), uno degli antichi maestri del clan Takisō.

- Lieto di essele davanti a voi, Byakuken Kenji e Shinikage d'Alc Shinso, - disse quello, giungendo le mani a pugno e inchinandosi, come si trovasse di fronte a maestri del suo stesso calibro, cosa che fece storcere il naso alla maggior parte dei Mizukage. Non capendo le loro intenzioni, lo spadaccino non rispose nemmeno al saluto, limitandosi a fare una espressione confusa.

- E alla mia destra... Matsuyama Bobu (*). 

Questo, invece, non emise alcuna parola: chiuse gli occhi in segno di rispetto, per poi fare un piccolo inchino con la testa.

- Gli abitanti di Crillaropoli ci chiamano... "I Tre Saggi".

Dalla conclusione della Guerra dei Sette Giorni, quei tre erano sempre stati i cardini delle decisioni più delicate, soprattutto l'Arcanine, che anche nello spirito di non violenza, era sempre quello pronto a prendere la strada più difficile, se questa era quella giusta. Non si era tirato indietro, quarant'anni fa, per intervenire in essa, per riuscire a fare la differenza e porre fine alla spirale di odio, sebbene il suo intervento non fosse stato decisivo. Di una cosa, si era certi: le sue scelte erano ponderabili al pari di quelle del sindaco, poiché sempre votate all'interesse e al bene del villaggio. 

- Ora...

Il Grovyle cercò di rimettersi in piedi ancora una volta, per riuscire di nuovo a difendere il suo compagno Frogadier, mentre questo invece, al richiamo del pokémon Fuoco, tremò di nuovo spaventato.

- Rilassati, - disse Kintaka allo spadaccino, - non ho alcuna intenzione di farvi del male.

- Keh! La tua aura... dice il contrario, - rispose questo, cadendo di nuovo per lo sforzo.

- U-urgh...

Nonostante la fatica, continuò nel suo movimento, riuscendo poi ad acquistare di nuovo la posizione eretta. 

- Hai dei buoni sensi, ragazzino, se sei riuscito a percepire la mia rabbia, - disse il cane dalla criniera dorata, - ma non ti preoccupare.

Si avvicinò al Legnogeco, a passi lenti. Questo si mise sulla difensiva, afferrando di nuovo la sbarra di Tenma no Kusari. L'Arcanine, però, non attaccò: arrivato alla distanza di un metro, diede le spalle a Kenji, mantenendo la testa girata verso di lui, per poi solo alla fine, lentamente, voltarsi via, lasciando lo spadaccino confuso e interdetto.

- Non è rivolta a te, giovane combattente.

Dopo quel'atto dubbio, egli rimase fermo ed immobile con il viso verso gli spettatori e il muso verso l'alto, come una statua di marmo di un antica divinità greca. Non proferì parola, né iniziò un discorso, in attesa di un qualcosa che nessuno dei presenti riuscì a comprendere. Dopo due minuti in quel immutabile momento, i cittadini si guardarono tra di loro, cercando di trovare una risposta a quel volere. Tra bisbigli, sguardi confusi e preoccupati, essi non riconobbero chiaramente l'intenzione del capo degli esploratori della città, alimentando incertezza e pressioni. 

"Non è rivolta a te, giovane combattente". Allora, quella rabbia giudicatrice, a chi sarebbe stata portata? Ci vollero altri due minuti, affinché la risposta potesse presentarsi a loro. Arrivati alla realizzazione, una leggera folata di vento accarezzò lo spoglio suolo della piazza, portanto con sé i bisbigli degli abitanti di Crillaropoli. 

- Sarò molto chiaro, - esordì il pokémon dalla criniera dorata, - io... non permetterò a nessuno di avvicinarsi a questi tre. Ordine o non ordine, questi esploratori rimarranno vivi.

La verità venne a galla come un muro fermo, provocando un sussulto di sgomento tra gli abitanti. Non era possibile che, uno dei più anziani e saggi abitanti della città, stesse prendendo la posizione di difesa nei confronti di uno dei clan più spietati nella storia, per di più, di uno che era responsabile della caduta di uno di essi. 

Forse era per porre fine agli asti del passato, per andare avanti, ma questa era una decisione, oggettivamente e soggettivamente, non considerabile. C'era più di una motivazione per cui quell'opzione non era attuabile.

- N-non... possiamo, Kintaka.

Il sindaco rispose all'Arcanine con una piccola vena di timore, portata dal rispetto nei suoi confronti. 

- Q-quel mostro... S-sobek ha...

No. Non era certo per quello, che lo Slowking era restio alla decisione del grande saggio. 

- E... questo ninja... Lui... ha...

Lo avrebbe perdonato. Il sangue non sarebbe mai stato una buona motivazione, per un vecchio intelligente come Benji, per astio o disprezzo. Ma, con quello, la faccenda era differente: non solo era il responsabile della caduta della sua città, ma le sue mani erano bagnate del sangue dei suoi vecchi abitanti, e, forse, persino della sua famiglia. 

Lasciata o meno, era pur sempre la sua casa, ed uno dei responsabili era proprio davanti ai suoi occhi. Non avrebbe avuto giustizia, da quello. Ne era consapevole, ma era sempre meglio di niente. Era sempre meglio del vuoto. 

Forse avrebbe potuto smaltire un po' di rancore, forse avrebbe potuto allievare la sua sofferenza. E Kintaka, quello, lo sapeva bene: lo percepiva dal suo Meisoku, quel sinistro tremolio neropesto del sottile ed inestinguibile odio.

- Lo so, Benji-dono, - disse l'Arcanine, - ho sentito... tutto. Ho ascoltato... e percepito.

Girò la sua testa verso sinistra. La figura immobile del capitano del team Skyraiders brillava di un nero lucente, portato dal suo pelo parzialmente carbonizzato. Si voltò di più, per poi guardare il Frogadier. Vide un'anima azzurra e cristallina come una spiaggia incontaminata, ma sporcata da un viola acceso, all'altezza dell'occhio destro. 

Percepiva lì vicino dei tremolii deboli, riconoscendo in essi il simbolo delle lacrime. Tristezza insormontabile, segno della disperazione, ma anche della speranza e dell'amore ricevuto dai suoi due compagni. Si voltò di nuovo verso lo Slowking, senza mostrare segni di ripensamenti.

- Questo Frogadier... ha innumerevoli peccati tra le sue mani. E, di ciò, egli è perfettamente consapevole. Qualcosa che non è perdonabile, che nessuno mai perdonerebbe. Nemmeno... se supplicasse per un intero anno.

Si voltò poi a destra, riferendosi al Grovyle.

- Eppure... questo giovane combattente si è lussato le spalle, per lui. E' scappato dalle Tenma no Kusari, per lui. E... ha strappato, con la sola bocca, una barra della gabbia creata da te, Benji-dono. Tutto questo, per lui. Per difendere il suo tuttavia colpevole amico. E poi...

Piegò la testa a sinistra, di nuovo verso il Riolu.

- Un miracolo si è presentato agli occhi di questi due. Il loro capitano, ferito, distrutto ed incapace di muoversi, si è alzato ancora una volta, muovendosi con il solo corpo, in modo del tutto involontario, per difendere... no. Proteggere, i suoi due compagni d'avventura. 

Era un qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato, che nemmeno in leggende, era mai stato decantato. Non era un qualcosa che gli abitanti e gli esploratori si sarebbero mai dimenticati, nella loro vita.

- Lo sento... - continuò il pokémon Leggenda, - l'odio vostro, nei confronti del sangue di questa ragazzino, è forte tanto quanto quello nei confronti di quel mostro. Ma io... sento anche qualcosa di più forte.

Il vento si levò di nuovo, facendo danzare la sua criniera dorata con le sfumature del tramonto.

- Un legame sincero... Di rispetto. Di amicizia. Di fratellanza. Di sacrificio. Uno di quelli dove si rischierebbe la vita, per il pokémon coinvolto. E il ragazzo verde e quello blu, ce lo hanno dimostrato pienamente. Questo legame... è un qualcosa che, in questo villaggio... no, nel mondo si vede di rado, purtroppo. 

L'ombra della preoccupazione svanì dal volto del Legnogeco, lasciando spazio ad uno sguardo serio e rispettoso. Lo sentiva dal suo tono, lo sentiva dalle sue parole: davanti a lui, stava un pokémon che aveva combattuto molte battaglie e, anche se non le aveva vinte tutte, aveva fatto tesoro di quelle esperienza, diventando il pokémon che era chiamato il "Flamebringer".

- Byakuken Kenji. Ōryugo Rukio. Questi sono nomi di esploratori. Di combattenti coraggiosi. Ma, soprattutto, sono nomi di eroi. Sono creature atte a rimanere nella leggenda. Sono Soli, volti a guidare le generazioni future.

I muscoli delle sue gambe si rilassarono: diede completa fiducia, al saggio nonno che aveva di fronte. 

- Io non volgerò le spalle, al loro spirito eroico e coraggioso. Io non pretenderò l'anima tormentata di un burattino, colpevole di essersi sporcato per amore.

Un leggero tremolio apparve sulla pelle della ranocchia, mentre il suo cuore si gonfiò di serenità. L'essere capito, l'essere compreso e perdonato, avere la possibilità di rimediare ai suoi errori, era la cosa che desiderava di più al mondo.

- Uccidere il Frogadier, comporterebbe ad uccidere anche due giovani e promettenti stelle. Io non tollererò, un tale affronto, a combattenti come questi.

Così parlò Flamebringer Kintaka, uno dei tre saggi della città. Quella fu la sua presa di posizione nei confronti dell'esecuzione del ninja di Neronotte. Un veterano dell'esplorazione, che aveva vissuto innumerevoli esperienze, le quali erano riconosciute come indiscutibili dagli abitanti del villaggio, aveva deciso di difendere la vita di un assassino, nonostante le sue dichiarazioni. 

Ed era così che voleva agire, ed era così che non si sarebbe mosso dalla sua decisione. Lui non poteva vedere, ma poteva sentire, e percepire. Il famoso filo di metallo che connetteva i tre pokémon tra di loro, quel solido legame indistruttibile: aveva deciso di puntare su quello, considerando quello come il suo atto di giustizia. 

I pokémon del villaggio si guardarono tra di loro: nonostante la maggior parte fossero ben disposti a seguire il comando dell'Arcanine, nessuno di loro era completamente convinto di chiudere la sentenza. 

Era davvero giusto? Non punire quella dannata ranocchia, dopo la sua confessione? I Mizukage erano convinti della legittimità dell'esecuzione e non si mossero da quel parere, così come il boia che si era offerto volontario.

- Non ho diritto... a far riposare in pace i miei genitori?

Un velo di amarezza riapparve sul volto della ranocchia. Era perfettamente conscio, nonostante la difesa del Flamebringer, che tutto ciò non era facile, se non possibile. 

Un assassino come lui, travagliato da un passato non scritto dalla sua stessa penna, ma fatto passare per suo, come se avesse chiesto ad un Ghostwriter di scrivergli un autobiografia, non sarebbe mai stato perdonato, se non lasciato andare. 

- Non ho diritto... a porre fine alle mie sofferenze?

Aveva perso tutto: la casa, gli amici, e soprattutto la famiglia. Il suo cuore gonfio di rabbia poteva sgonfiarsi solo con un azione in quel momento, a detta sua. Ma il suo maestro, invece, la pensava diversamente.

- Sciocco allievo... - disse Kintaka, - vuoi uccidere... per sentirti in pace con te stesso?

Il pokémon Leggenda si girò verso di lui, in modo che la sua faccia fosse rivolta al Barbaracle. Dopodiché, si sedette per terra con le zampe posteriori, mettendosi esattamente davanti al Grovyle e al Frogadier. 

- Bene... allora...

Alzò il mento verso l'alto, assumendo un portamento fiero, di chi aveva preso una decisione a testa alta.

- Uccidi me. 

La sua determinazione era incrollabile. Il suo corpo e la sua anima erano stati improntati a difendere il team Skyraiders con tutto sé stesso, e non aveva alcuna intenzione di tornare indietro su quella decisione.

- Io sono il tuo maestro. E' mio dovere, guidarti verso il giusto cammino, e fare di tutto per sostenerti. E, se rischi di deviare...

Corrucciò la fronte in segno di rabbia, ma priva di odio. Era l'ira di un genitore, nei confronti del suo figlio disattento.

- E' sempre mio compito... Riportarti indietro. Anche... a costo di farti del male. 

Era irremovibile. Dall'alto della sua figura erculea si emanò tutta la sua fermezza sull'argomento, ed il suo possente spirito di pokémon Leggenda. Shachi tremò, di fronte a quella dichiarazione. 

Tremò, di fronte a ciò che aveva scelto il suo maestro. Lo conosceva: in alcun modo, egli avrebbe potuto essere convinto a farsi da parte, e lasciargli compiere la sua vendetta. Il messaggio arrivò forte e chiaro: "Dovrai passare sul mio cadavere, se vorrai uccidere questo pokémon".

- I-io... I-io...

Il Barbaracle non era abbastanza forte, non era ancora stato consumato completamente, per lasciarsi andare e commettere un gesto di cui si sarebbe pentito amaramente. Lo spirito combattivo, lo spirito di vendetta abbandonò il suo corpo, lasciandolo in piedi in un completo sentimento di nullità.

- Tiān a... (*) Come sei esagelato, Kintaka-dono... - commentò il Mienshao.

- Tu non sei dal lato meno severo, Feng-dono. 

- Touchè...

- Ma Kintaka-dono!

Lo Slowking protestò di nuovo, avvicinandosi al capo esploratore. Un'obiezione più oggettiva fece largo tra le sue labbra. 

- E il contratto?! 

Se non rispettavano i fatti, la loro fine sarebbe stata segnata. Se non avessero eseguito gli ordini di Sobek, il risultato sarebbe stato inevitabile.

- Vuoi davvero-

- "A Mezzogiorno voglio che se ne siano andati, e voglio il suo cadavere". 

Lo Slowking fu interrotto dall'Arcanine, che calmo rammentò le parole del Feraligatr.

- Se non ricordo male... queste sono state le parole usate. Dunque, abbiamo tempo fino a Mezzogiorno di domani. 

- Ma comunque... 

Si voltò verso il sindaco, senza cambiare la sua espressione. 

- Sento dubbi nel tuo cuore... Benji-dono. Rivedere il Kurokiba in azione, ti ha privato della speranza?

Mettersi contro Kurokiba Sobek era morte certa. Ormai, quell'affermazione, Mizukage Benji l'aveva imparata a sue spese, in quell'anno nefando. 

- E' vero... Quel pokémon va oltre i concetti di forza a cui siamo abituati, ma quel ragazzo...

Guardò di nuovo Rukio, con fare protratto verso un roseo futuro. 

- Quello... va persino oltre, i concetti in sé. 

Non ci sarebbe stato bisogno di convincerlo a parole, se si fosse trattato di discutere del valore di quel combattente. In quell'arena, il piccolo licantropo aveva dato prova che non tutti i cuori forti e irremovibili, erano portati al male.

Il grande coraggio del Riolu, il suo grande senso di giustizia, l'aveva portato fino a quel punto: a coinvolgere tutti i cittadini in un unico sentimento di speranza, in un unico messaggio di solidarietà, e in unica manifestazione di miracolo, di fronte a quell'esecuzione che non sarebbe stato impossibile interrompere. 

Bastava un semplice sguardo: quel pokémon avrebbe potuto ribaltare ogni catastrofe si sarebbe abbattuta sul loro mondo.

- Dunque... qual'è la sua decisione, - riprese Kintaka, - signor sindaco?

La lontra rosa era in conflitto, confusa e arrabbiata. Più di ogni altra cosa, egli voleva liberarsi della tirannia di quel coccodrillo, così come rendere anche la libertà ai suoi concittadini. 

Ma a quale prezzo? Concedendo il perdono a quel ninja di Neronotte? Dopo che esso aveva ammesso, in modo onesto, il suo grave peccato? Davanti a tutti? Voleva davvero perdonare la ranocchia. La sua vecchiaia non poteva concedersi il lusso di provare ancora rancore in qualcosa accaduto un decennio fa. 

Ma lui ci avrebbe rimesso. Era sicuro che tutti gli abitanti, in particolare i Mizukage, non avrebbero accettato tutto quello. Ciò era evidente nei loro sguardi duri e cupi: alcuni di loro non erano stati ancora convinti dall'imposizione dell'Arcanine e, se ci fosse stato un verdetto sfavorevole, probabilmente sarebbero persino arrivati a ribellarsi. 

Maschere di rabbia si dipinsero sui loro volti: avrebbero preferito morire, o, peggio, assaltare il saggio capo esploratore Kintaka, piuttosto che lasciare libero quel mostro schifoso. Nessuno ancora stava agendo per un semplice motivo: a parole, Mizukage Benji era ancora dalla loro parte. Strinse il pugno sinistro della sua mano, digrignando i denti e abbassando poi lo sguardo verso il pavimento, in segno di impotenza.

- Ok. Quando è troppo è troppo.

https://youtu.be/Rpc8K-zQoYM

Un pokémon dal pubblico si fece avanti, manifestando un Meisoku arancione tendente al rosso. Dopodiché, esso tirò un pugno sul pavimento, usando Terremoto. La scossa scosse il pavimento per cinque secondi, abbastanza per attirare l'attenzione su di sé.

Tutti si girarono verso Rockblaster Kazumi, la Rhydon esploratrice. I pokémon al centro della piazza si girarono silenziosamente su di lei, con sguardo perso e confuso. 

- SE QUALCUNO HA INTENZIONE DI SFOGARSI PER IL PROPRIO PASSATO, MI OFFRO VOLONTARIA PER DARGLI UNA BELLA CALMATA! 

Un tremolio insensibile scorse nelle vene degli ultimi recidivi, desiderosi ancora di vendetta. Quella prospettiva sembrò, per qualche ragione, alquanto scomoda.

- Nessuno, eh? Pusillanimi...

Si avvicinò al centro, per poi girare su stessa, per guardare faccia a faccia ogni singolo paesano.

- Non si tratta di vendetta, non si tratta di giustizia. State chiedendo un omicidio, un'esecuzione pubblica, per un capriccio del passato. Cosa otterrete da questo, eh? Un giovane sulla vostra coscienza, ecco cosa! E niente di più.

Era consapevole che non sarebbe bastato quello per convincerli, ma Benji non interruppe la prima allieva di Kintaka, non chè la migliore esploratrice di Crillaropoli.

- E' giusto pagare per le proprie colpe. La ranocchia si merita questo e altro. Nessuno vi sta dicendo che siate nel torto. Ma la punizione è la morte? Non so voi come ragioniate, ma so per certo che non si ricuce un buco nel petto facendone un altro. 

Nessuno di loro fiatò. Un misto di fiamme e gelo attraversarono il loro corpo, lasciandoli inermi davanti a quel discorso. La Rhydon indicò alla sua destra, puntando la mano verso Rommy. 

- Guardate i vostri figli. Il futuro della nostra città, il futuro dei crillaropoliani. Il nostro futuro! E' questo ciò che volete fargli vedere? E' questo, ciò che volete insegnargli?!

Delle labbra tremanti apparvero sulla bocca della madre di Rommy, simbolo del suo cuore di madre, che voleva tenere lontano il figlio dal dolore e dall'orrore. 

- Oggi avrete la vendetta sul vostro paese, - continuò, muovendo la testa in modo da guardare negli occhi ogni singolo compaesano, - e domani? La vostra morte per mano di mister museruola di ferro? I leggendari Mizukage, un tempo i migliori soccorritori della Terra della Nebbia, fare un'azione così sciocca? Gli Shinikage ve lo hanno triturato il cervello, ve lo dico io!

- BADA A COME PARLI, DANNATA FEMMINA!

Dalle file degli abitanti di Crillaropoli, un Politoed urlò a gran voce. 

- CHE DIRITTO HAI DI PARLARE?! TU NON C'ERI QUANDO IL NOSTRO VILLAGGIO E' STATO DISTRUTTO! TU NON C'ERI QUANDO-

- NON ALZARE LA VOCE CON ME, VECCHIACCIO DI M**DA!

Tuonò un urlo da far accapponare la pelle, abbastanza da far indietreggiare la rana verde.

- IIK!

- NE HO ABBASTANZA! "Non c'eri di qui", "non c'eri di là"... CHISSENE FREGA! 

Il grido dirompente ammutolì le ultime fiamme dagli spiriti dei Mizukage, costringendoli a dare ascolto completo alla pokémon Trapano.

- Il punto è, che non avrete niente dalla sua morte! Non vi restituirà i vostri cari! Non vi restituirà la vostra città!

Il loro sguardo si puntò sul terreno. Ormai, la caduta di Albachiara, la distruzione di quella bella città bianca dai tetti azzurri, era una realtà che andava accettata. Non era possibile ritornare indietro, e ritornare a quei bei momenti passati, tra i campi di riso e i fiori di loto.

- E' sempre stato il vostro stupido orgoglio a rompere i co***ni, litigando con gli Shinikage su quale fosse il giusto pensiero sulla giustizia. Beh, vi dirò qualcosa! Se volete così tanto ammazzarlo, perché lo riteniate giusto, questo non vi fa diversi da uno Shinikage! Volete ucciderlo? Io non vi fermerò, ma accetterete consapevolmente la vostra sconfitta da clan! E, soprattutto, che state per uccidere qualcuno che potrebbe salvarci la pellaccia!

I pokémon al centro della piazza, così come gli esploratori, guardarono Kazumi con un misto di inquietudine e sorpresa. Con le sue parole, stava difendendo la Schiumorana, cercando di convincere gli ultimi recidivi a lasciare andare il ninja del team Skyraiders.

- Avete davanti a voi un assassino pentito, che farebbe qualunque cosa per rimediare, anche solo in piccola parte. Distruggerebbe montagne, per voi. E voi volete ucciderlo? Né Arceus né io siamo responsabili per la vostra stupidità! Aprite gli occhi, per l'amor del cielo!

La Rhydon, purtroppo per loro, aveva ragione. Colpevole o non colpevole, il Frogadier e i suoi compagni erano gli unici che sarebbero stati in grado di salvare Crillaropoli dal comando di Sobek, per sempre. 

Se loro se ne fossero andati ora, non sentendosi più in obbligo di salvarli per aver ucciso la Schiumorana, sotto ordine del Feraligatr, nessuno sapeva se altri pokémon sarebbero venuti in loro soccorso. No: probabilmente, i Kuroi Kiba avrebbero stretto la sorveglianza, impedendo a loro di sfuggire a quel destino. 

- E poi... c'è un'altra cosa. 

Il tono della pokémon Trapano si liberò della rabbia, mostrando preoccupazione e timore.

- Credo che voi ve lo stiate dimenticando, accecati da questa inutile vendetta. 

Nessuno di loro ci stava facendo caso. La presenza di Shinso era stata qualcosa di talmente sconvolgente da farli dimenticare di un dettaglio importante, qualcosa di cui se avrebbero seguito gli ordini di Sobek, sarebbe stato irrimediabile. 

Solo un Infernape addolorato, a terra e completamente distrutto, aveva fatto caso a quello. 

- Quei cosi, hanno rapito un nostro ospite. E non uno qualunque... stiamo parlando di colui che fermò, dieci anni fa, la paralisi planetaria. Se lui non avesse fatto niente, probabilmente noi non staremo qui ancora a parlare. Se noi lasciamo che questi vadano di nuovo a casa... Crillaropoli sarà responsabile di aver ucciso non solo un ninja di Neronotte, ma anche l'eroe di Borgo Tesoro, - concluse abbassando il volto. 

Gli esploratori di Brusilia e Borgo Tesoro si girarono verso Chaki. Esso era in una condizione misera, completamente corroborata dalla sua inutilità. La Rhydon alzò di nuovo lo sguardo dal pavimento guardando negli occhi il Politoed.

- Se ritenete che questo sia il prezzo giusto per la vendetta, allora fatevi avanti. Come ho già detto, io non vi fermerò.

Quello fu lo schiaffo finale. Persino Shachi, uno dei più colpiti, non poté fare a meno di accettare le parole della sua senpai. Cadde a terra in ginocchio, con il volto ricoperto di pentimento. Gli ultimi Mizukage che ancora pensavano alla vendetta vi rinunciarono, guardando verso il basso come cani bastonati. Il Mienshao si girò verso il suo collega Arcanine, fischiando.

- Fufu... hai velamente un'allieva di calattele.

- AHAHAHAH! - Rise il pokémon Leggenda. 

- Bene. Sembra che nessun altro abbia obiezioni. 

La pokémon si girò verso il sindaco, con sguardo trionfale, mostrandogli il pollice destro.

- Tutto sotto controllo! Ora sta a te. 

Un leggero imbarazzo attraversò lo Slowking, di fronte a quella scena poco familiare. Divenne nulla, tuttavia, quando ne vide gli effetti benefici. Fece un respiro profondo e scrutò con lo sguardo ogni singolo suo cittadino. 

Nei loro occhi, nei loro specchi d'anima, la voglia di vendetta era completamente sparita. Al suo posto, sguardi di pentimento si stagliavano sui loro volti, misti a rassegnazione e, in altri ancora, sollievo. La mamma di Rommy, finalmente, poté lasciare libero il suo cucciolo, facendolo tornare a terra.

- Che è successo, mamma? - Chiese il piccoletto, innocentemente.

- Qualcosa di buono... amore mio, - rispose lei.

Un sorriso di serenità si stagliò su Benji: quell'evento orribile, non sarebbe avvenuto. 

- Grazie... Kazumi-chan.

Fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi per cancellare quella visione. Gli avrebbe riaperti successivamente, scuotendo gli animi della piazza e riportandoli verso il cammino di pace, il credo degli abitanti di Crillaropoli. Assunse uno sguardo deciso e serio, come era giusto che quella sentenza assumesse quel tono. 

- L'esecuzione del ninja di Neronotte, Shinikage d'Arc Shinso... 

Riprese un altra volta fiato. Incrociò le braccia verso l'altro, stagliandole verso il tramonto imbrunito. Per qualche secondo, sembrò come se il cielo fosse tornato a splendere, solamente per quel piccolo e caloroso istante. 

Non ci sarebbe stata nessuna esecuzione, non ci sarebbe stato alcuno assassinio nella città che riuniva le varie culture, nella speranza e nella pace. Non ci sarebbe stata nessuna morte, nella città di Benji e Libero. 

- E' ANNULLATAAAAAAAA! 

https://youtu.be/m6kb96YWXMA

Un grido levato al cielo, uno ruggito infuocato dal suo animo incendiò il cielo, facendo tremare l'odio e l'oscurità. Un pugno al cuore fece schizzare in piedi gli esploratori, risollevando i loro animi afflitti e perduti. 

L'incubo era finito: la possibilità di non rivedere più il loro compagno Shinso, la perdita della loro ranocchia piagnucolona, si perse nella polvere dell'arena, spazzata via dall'urlo deciso di Mizukage Benji. Drapion e Arbok si abbracciarono l'uno con l'altro in una grintosa e viva gioia, piangendo ed esultando a squarcia gola.

- URRRRAAAAAAAAA!!!!!

Lopunny e Gardevoir seguirono i due pokémon Veleno, unendosi a loro in un abbraccio collettivo.

- EVVIVAAAAA!!!!

Medicham si limitò semplicemente ad un sospiro di sollievo, contenta che, alla fine, tutto si sia risolto per il meglio. Delle lacrime bagnarono di nuovo gli occhi del Frogadier, mentre un sorriso soddisfatto si stampò sulle labbra del Grovyle, distogliendo lo sguardo dagli esploratori saltellanti, sforzandosi di chiudere gli occhi per non far fuggire le lacrime. 

- Eheheh... che seccatura...

- Uff... Che rottura, - commentò la felina, con uno sguardo serio e scazzato - finalmente... questo strazio è finito... 

Silenziosamente, per non farsi notare, tirò anche lei un sospiro di sollievo, per poi dire a sottovoce un "grazie al cielo".

- Hai ancora... dell' "acqua" sull'occhio destro, - le fece notare la coniglietta, avvicinandosi e bisbigliandole nell'orecchio. 

- E TU AVRAI DEL SANGUE, TRA POCO!

Di fronte alla commozione generale, si sentì poco a poco un suono indefinito, che nessuno di loro riconobbe immediatamente. Accadde qualcosa di completamente inatteso, in quei minuti: alcuni abitanti applaudirono fermamente, ringraziando solennemente il loro sindaco, per averli liberati dall'odio comune che stava aleggiando per il villaggio. 

La maggior parte di loro non era veramente concorde al sentimento di vendetta, che gli aveva stretti all'improvviso saldamente, come la morsa di un serpente. Sebbene il dolore per le perdite, un briciolo di empatia era stata forgiata per la Schiumorana, costretta a fare qualcosa che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza. 

Nessuno di loro, fu abbastanza ipocrita dal non riconoscere la sua limitata colpa. Gli anziani e gli adulti, soprattutto i genitori, conoscevano bene cosa voleva dire fare di tutto per amore, anche quando li avrebbe portati verso una cattiva strada. 

Cosa avrebbero fatto, se al posto suo, fossero stati loro, a dover subire una minaccia con in palio il proprio o la propria amante o, peggio, il proprio figlio? La loro mezza gioia non era finta: furono sinceramente contenti, dell'esito di tutto quello. 

I Mizukage, purtroppo, ma per ovvie ragioni, non si unirono a questo, mantenendo un misto di sentimento malinconico e leggera rabbia, non portata dall'odio, ma dal sensato discorso della pokémon di tipo roccia. 

A discapito loro, Kazumi aveva ragione: se avessero ucciso quel Frogadier, non sarebbero stati diversi dagli Shinikage, che tanto disprezzavano con tutto il loro cuore, per ragioni oltremodo giuste. 

Al di fuori del clan di Albachiara, nessuno fece caso al loro malessere: la gioia del team AWD e del team Malia sovrastava qualunque sentimento negativo presente, come una foresta bruciante nei confronti di un semplice ramoscello carbonizzato. 

- Se avevi ancora qualche dubbio sui tuoi legami, giovane ranocchia, - disse Kintaka a Shinso, tenendo alta la testa in fierezza - quella laggiù... è la tua risposta.

Non aveva bisogno delle parole dell'Arcanine, per rendersene conto. Le lacrime stavano già di nuovo scendendo copiose, dal suo volto commosso. In una giornata, sicuramente la Schiumorana aveva perso più di tre quarti dell'acqua nel suo corpo in liquidi di tristezza. Avrebbe potuto innaffiare un intero giardino, se si fosse applicato.

- Che seccatura...

Il ninja si girò verso il suo migliore amico, con le labbra tremanti.

- Quante c**zo di lacrime escono da quegli occhi, Froggy viscido? Potrei vomitare...

Un momento di stasi cadde sui due. Le sue colpe non erano state pulite da tutto ciò, ma solamente rimandate al futuro, molto probabilmente. Però, in quel momento, la gioia nel riconoscere quei legami, fu troppo grande per considerare quello. Si girò di nuovo verso gli esploratori, abbassando lo sguardo. 

- Già... è disgustoso.

Il Grovyle si voltò curioso verso il suo compagno davanti a quella risposta. Vide una fotografia che lo sorprese, facendogli spalancare gli occhi. Il viso del Frogadier era spalancato verso i compagni di viaggio, sorridente e piangente, ma bagnandosi di lacrime di gioia. 

Le gocce salate entrarono nella precedente secca e amara bocca della Schiumorana, riempiendola di un sapore sapido e dolce, mentre un sorriso si stagliò sul suo volto una volta addolorato.

- Ma... n-non mi importa... n-non più...

Lo spadaccino si lasciò andare felice, appoggiando la testa al suolo, con il solito ghigno arrogante che lo contraddistingueva. Non aveva importanza se, in realtà, la strada era ancora lunga da fare: il volto di nuovo felice del suo migliore amico, in quel momento, avrebbe potuto fare da baluardo a qualunque problema gli si fosse parato davanti, senza alcuna esitazione. 

Si poteva ricominciare: il loro cammino insieme era ancora lungo, e il fatto di non riuscire più a vedere la meta, lo lasciò sereno e rilassato. L'unica cosa che vedevano ora i suoi occhi, era un dipinto caldo e colorato, in cui loro due erano insieme a tanti altri amici, combattendo a fianco con il sorriso in volto. 

Forse, finalmente, aveva trovato la famiglia che silenziosamente desiderava, con cui avrebbe vissuto gli anni più belli della sua vita.

- Ora... Rimane solo un problema...

La luce si spense di nuovo, lasciando di nuovo spazio al tramonto sul villaggio. Lo Slowking abbassò di nuovo le mani. L'esecuzione era stata risolta, ed ora potevano contare di nuovo sulla speranza di cacciare via i Kuroi Kiba, senza che gli stessi Mizukage interferissero con la buona riuscita della missione. Tuttavia, rimaneva ancora un cavillo da affrontare. 

- Non possiamo liberare dalle mie catene i nostri ospiti.

- Fatelo dopo diciassette minuti. Per tutta la durata, loro non devono essere liberati.

Quello era stato l'ordine di Sobek. Fino a che non si fosse conclusa, dunque, l'esecuzione, i pokémon nelle gabbie non potevano essere rilasciati, neanche se l'avessero voluto. Il Frogadier era ancora vivo, e la sentenza era stata annullata. Era chiaro che, tramite mezzi conformi, il team AWD e il team Malia non sarebbero potuti esser stati liberati.

- Eh? Mi prendi in giro? - Commentò la felina, - Perché non ci liberi tu? Sai... il vecchio che si sacrifica per il giovane eccetera eccetera... Schiatteresti solo tu, no?

Benji sobbalzò dal timore e dall'incredulità dell'asserzione. 

- WEAVILE-CHAN! - Gridò Lopunny, in completo dissenso. 

- ... farò finta di non aver sentito, - commentò Medicham.

La Lamartigli fece uno sbuffo di noia. 

- Uff... Non si può neanche sdrammatizzare... che rottura. 

- P-potrei... anche farlo, - disse il sindaco, in maniera educata, - ma... ci sono cose purtroppo che s-sono solo in grado di fare io, e... 

- Stavo scherzando, - disse Weavile, - non c'è bisogno di trovare scuse.

- NON SONO SCUSE!

- Posso farlo io. 

Era stato tutto quel tempo vicino alla gabbia, senza neanche dire una parola. Era pronto a tutto, pur di salvare i suoi concittadini. Ma il litigio tra Elliot e Rukio, l'arrivo delle Kuroi Kiba e l'aver messo in pericolo gli stessi ospiti che lui aveva introdotto, lo avevano fatto sentire piccolo piccolo, assumendosi parte della colpa e della responsabilità di quella situazione. 

Ora, il fato gli aveva concesso il momento per rimediare, e non si fece scappare l'occasione un'altra volta. Alla destra della gabbia, Kenshō Satoru emise una voce a tono medio, ma ferma e sicura. 

- Li libererò io.

- S-satoru?! - Esclamò a gran voce Mizukage Benji.

- Nonnino? - Disse sorpresa la felina, - quasi mi ero dimenticata che c'eri...

- Già... Ero... troppo... in pena con me stesso, per dire qualcosa... 

Avanzò verso la gabbia, posizionandosi davanti a loro. Il viso del sindaco era completamente pallido, nei confronti di ciò che voleva sottintendere il suo caro amico. 

- C-cosa vuoi fare, Satoru? - Gli chiese tremando. 

- Beji-dono... Se qualcuno deve sacrificarsi per liberare questi giovanotti dalle gabbie...

- N-NON SE NE PARLA! - Gridò la lontra, - t-troveremo una soluzione! E' fuori discussione che-

Il vecchio Crustle rilasciò il suo Meisoku, mostrando un arancione dalle sfumature gialle, mentre sull'occhio destro si manifestarono dei lineamenti dorati simili all'anello di Arceus.

- Come ben saprai, il mio Icaro (*) può creare un tunnel istantaneo a due entrate, che potrà permettere di eludere le Tenma no Kusari. Una volta attraversato il tunnel, gli esploratori saranno di nuovo liberi, e noi potremo riacquistare la speran-

Non finì in tempo di parlare. Una catena di Tenma no Kusari sbucò dal pavimento, avvinghiando il Crustle. Ma non riuscì a bloccarlo: una sola catena non sarebbe bastata, a fermare il vecchio mercante.

- Beji-dono, non ti sforzare. Non hai più abbastanza forze per riuscire a fermarmi. Se consumerai le tue energie, le catene che hai creato si dissolveranno da sole, e sarai tu a pagarne le conseguenze. 

- Anf... anf...

- Qualcuno lo deve fare... e sappiamo perfettamente che, solo noi due, possiamo porre fine a questa storia.

Era l'unica speranza di Crillaropoli, l'unico modo per liberarsi della tirannia di Kurokiba Sobek. Bisognava agire. Bisognava liberarli. Ma lo Slowking, non sarebbe riuscito a sacrificare il suo migliore amico, per quello.

- Non ha questo prezzo... SE QUESTO E' IL PREZZO, MI RIFIUTO!

- Eheh... mi stai facendo arrossire! - Disse lo Scogliocasa, - è bello vedere che ci tieni così tanto a me!

La catena divenne più grossa, mentre una seconda cominciò a sporgere dal basso.

- Beji-dono... se continui così.

- T-tanto meglio... Se deve farlo qualcuno...

- Ehi ehi! C-che cos'è questa stronzata?! - Disse la felina, - s-stavo scherzando, io! Possiamo trovare anche noi una soluzione! 

La situazione era diventata di nuovo solare, con l'annullamento dell'esecuzione, ma rischiava di diventare pesante di nuovo, se nessuno avesse agito. Kintaka fece uno sbuffo di rassegnazione, passando all'atto successivo.

- Sigh... Non cambieranno mai...

Si rialzò in piedi, voltandosi verso la sua sinistra.

- Bobu-dono. Per favore...

L'Hariyama dal kimono viola, senza fiatare, fece un cenno affermativo all'Arcanine, chinandosi rispettosamente. Iniziò a passi lenti ad avvicinarsi alla gabbia della Weavile, tirando fuori dal suo vestito un oggetto di carta dall'impugnatura di ferro, con decorazioni floreali.

- (Ventagli?) - Si chiese il Grovyle.

Accadde tutto in un lampo. Nessuno dei presenti, oltre al Legnogeco, ebbe il tempo di notarlo. Una volta concluso l'atto, il pokémon Sberletese era già a cinque metri di distanza dalla gabbia. Ci fu silenzio: nessuno aveva idea di che cosa aveva fatto. Due secondi. Tre secondi. Quattro secondi. Al quinto secondo si sentirono pezzi metallici infrangersi sul pavimento marmoreo, sconvolgendo i poveri esploratori che stavano assistendo a quello spettacolo.

- (COS-) - Urlò internamente il Legnogeco.

Freddo e senza fiatare: quel pokémon aveva eseguito il comando del pokémon Leggenda, senza dire una parola od opporsi. Satoru e Benji sbiancarono davanti a quello che era accaduto: uno dei tre saggi, Matsuyama Bobu, aveva liberato coloro che dovevano rimanere imprigionati, disobbedendo al contratto. 

Nonostante questo, nonostante quello che significava, Arbok e Drapion, realizzando di essere liberi, non persero un solo istante: una volta liberati, corsero come dei Dodrio impazziti addosso al Frogadier, abbracciandolo all'unisono e piangendogli addosso.

- SIGNOR SHINSO!!!

- SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSIGNOR SHINSOOOOOOOOO!!!

- CRAAAAAA!!! SOFFOCO! SOFFOCO!

- SHINSO-KUUUN!!

Imitando gli altri colleghi, anche Lopunny si unì a quell'abbraccio, con le lacrime agli occhi.

- COME SONO CONTENTA! NON FARMI PIU' PREOCCUPARE IN QUESTO MODO!

Da azzurro a chiazze rosse, come era conciata la ranocchia, essa divenne rossastra nel giro di pochi secondi, svenendo sul colpo.

- KYAAAAH! E' SVENUTOOOO!!!! 

- Che seccatura... - sbuffò il Legnogeco, terribilmente annoiato da quella scena, - che banda di frignoni...

Di fianco a lui, la Lamartigli si avvicinò al suo corpo inerme, spompato dalla tensione e dal dolore delle sue spalle. Lo spadaccino si girò verso di lei, con sguardo serio.

- Fai veramente schifo, - disse lei, - dov'è finito l'onnipotente spadaccino? Ti sei dovuto lussare le spalle per uscire dalla gabbia. Che perdente... 

- Tsk! Non mi provocare, micetta. H-ho ancora abbastanza per... U-urgh...

La fitta delle spalle arrivò finalmente al suo cervello, facendogli digrignare i denti dal dolore. 

- Pff... Vieni qui. 

Lo afferrò da dietro, mettendogli le mani sulle aperture ascellari. Le spalle gli facevano ancora male, dopo la lesione che il Grovyle si era volutamente fatto e, di certo, le unghie affilate della felina non erano adatte a lenire il dolore. 

- ARGH! CHE C***ZO FAI?! - Gridò la lucertola verde.

- Zitta, donnicciola. Preferisci che ti pianti i miei artigli da qualche altra parte?

Mise la mano destra di Kenji sul suo collo, per poi rimetterlo in piedi e sostenerlo.

- A-ahia...

- Ce la fai?

- M-mi accontenterò... per una volta... 

Davanti a loro, Arbok, Drapion e Lopunny continuavano a piangere e parlare con il ninja di Neronotte, esprimendo a parole tutto il loro dissenso in quello che stava per fare. 

Poteva scappare, poteva liberarsi: arrivare ad accettare la sua morte, sarebbe stato ben più doloroso, che vedere la ranocchia sparire dalle loro vite. 

- Tsk! Ma guardali... - commentò Weavile, - ho cresciuto delle mezze seghe...

- S-se non ti conoscessi bene... - disse lo spadaccino, con un ghigno arrogante - non sembri molto dispiaciuta...

La felina guardò i suoi compagni, stralunata e con un volto diffidente e solo. Piano piano, nell'osservare con cura quell'immagine, un nuovo sentimento scaturì in lei, che non aveva mai avuto la possibilità di conoscere. No: lei sapeva perfettamente, cosa stava sentendo. Se ne era solamente dimenticata, dopo tutto quel tempo passato a congelare il suo stesso cuore, per invigorirlo e non farlo più tremare. Dopo tutto quello, tuttavia, l'enorme iceberg cominciava a sciogliersi, mostrando al cielo riflessi di luce e nebbia cristallina.

- Non mi da noia, - disse, con un sorriso sincero, - non adesso... per questo momento. 

Il ghigno arrogante del Legnogeco sparì, lasciando spazio ad uno sguardo confuso e sorpreso. Si perse in quel viso, in un qualcosa che non riuscì a comprendere, da quella gatta così emblematica. Benji e Satoru corsero da Bobu, presi da un fremito terrorizzante. 

- BOBU-DONO!

Temevano il peggio: avevano paura che questi gli avrebbe lasciati, che si fosse sacrificato alla fine lui, tra i due litiganti. Questo si girò verso di loro, con espressione immutabile e ferma. Non aveva neanche un graffio, e non dava l'impressione che stesse per morire.

- Ma che... - disse perso lo Slowking.

- Avevamo intenzione di tenerlo segreto, - disse Kintaka, - ma Bobu-dono... non è mai stato vincolato dalle Kuroi Kiba. 

Il sindaco e il mercante si girarono verso il Leggenda sconvolti, mentre l'Hariyama riprese il suo cammino verso il Frogadier. 

- In verità... - continuò l'Arcanine, mentre questo aprì di nuovo uno dei suoi ventagli, davanti al ninja, - è completamente... immune a Meisoku esterni. 

Bobu, sotto ordine di Kintaka, liberò il ninja dai suoi incatenamenti. Benji e Satoru guardarono l'Arcanine come se avessero visto un fantasma. A questo, si unirono gli esploratori, di cui non capirono come potesse esistere un qualcosa del genere in quella situazione. C'erano tante domande che balzarono nella loro testa, che fece calare il silenzio tra tutti i presenti. Per fortuna, uno di loro espresse i loro dubbi nel modo più diretto possibile. Anzi, una.

- Mi prendi per il c**o?

Unendosi al team di senza peli sulla lingua, Medicham ruppe quella nebbia imbarazzante.

- Vuoi dire che... questo Hariyama può tagliare le catene?! E per di più è immune al contratto? Perché c**zo non l'avete fatto prima?!

- Non potevamo farlo davanti a Sobek, - rispose il cane infuocato, - era uno dei nostri assi nella manica, nel caso la situazione peggiorata.

- COSA C**ZO C'E' DI PEGGIO?!

Si avvicinò al pokémon Leggenda, con fare arrabbiato.

- HANNO PORTATO VIA UN EROE! E NON AVETE MOSSO UN DITO! POTEVAMO LIBERARCI, E CONCIARLI PER LE FESTE! AVEVANO PERSO META' DEGLI UOMINI! CHE C**ZO TI DICE IL CERVELLO?!

- EHI! - Intervenne Kazumi, - CON CHI CREDI DI PARLARE, BRUTTA-

- KAZUMI!

Un urlo dirompente uscì dalla bocca del grande saggio, facendo tacere la sua allieva. Questa si acquietò titubante, con uno sguardo preoccupante.

- Capisco la tua rabbia, Medicham del team Malia, - riprese egli, - ma ci sono cose, che vanno aldilà, di ciò che era giusto fare prima, o che sia giusto fare adesso. Per ciò che sarà giusto fare, abbiamo dovuto stare in silenzio. 

- Per pararvi il c**etto, ecco perché siete stati in silenzio, - rispose, incrociando le braccia. 

Nonostante la provocazione velata, il pokémon Leggenda non si innervosì, davanti a quel tono. Era un pokémon sulla settantina, con tante esperienze e tanta pazienza, la stessa che gli aveva concesso gli appellativi di guida e saggio. Davanti a lui, c'era solo un'altra anima sperduta, a cui andavano spiegate le cose con calma. 

- Anche se vi avessimo liberato... - continuò, - avreste avuto bisogno di un'ora, per recuperare la stabilità del vostro Meisoku. Senza contare che, se avessimo deciso di attaccare ora, non avreste avuto il vantaggio numerico. Tra tutti, Bobu è l'unica eccezione. Tolto lui, non ci saremo potuti sottrarre, all'ordine di attaccarvi. 

Un leggero tremolio apparve sulle labbra della pokémon Meditazione, in vista dell'errore che stava per realizzare.

- Sarebbe stato un qualcosa... che non ci saremmo mai perdonati.

- O-oh...

Realizzando la sua gaffe, abbassò lo sguardo al suolo.

- Mi... scusi-AHIA!

Lopunny le diede uno schiaffo sulla guancia destra, per poi unire le mani e chiedere perdono all'anziano saggio.

- M-mi scusi per la poca delicatezza della mia compagna. E' solo... un po' impulsiva, ecco! 

L'Arcanine non aveva subito l'offesa, quindi non ebbe nulla da perdonare. Fece un largo sorriso, prima di rispondere.

- Non c'è problema, giovane Lopunny. E' giusto, che si esprimano i propri dubbi. Stavate per perdere un pokémon a voi caro: la sua rabbia è capibile.

- N-non mi interessa della rano-AHIA! 

Lopunny calpestò il piede alla Rikimi, in seguito alla sua risposta.

- Signor Shinso... vuole che la porti in braccio? - Chiese educatamente Drapion.

- S-saresti molto cortese... mes amì, - rispose, - purtroppo... ho difficoltà, al momento.

Era ridotto ad uno straccio per il pavimento, pieno di lividi e tagli su tutta la sua pelle, senza contare le ossa incrinate. Non si sarebbe potuto muovere neanche se l'avesse voluto, nemmeno se fosse stata la coniglietta, a chiederglielo. Il pokémon Scorpiaccio lo sollevò da terra con entrambe le braccia, poggiandogli la schiena sul braccio sinistro. 

- A-ahia...

- T-tutto bene?

- S-sì... è... normale, che s-senta... dolore, - disse il ninja, - non farci caso. 

Si voltò poi verso il cobra.

- Arbok...

- M-mi dica...

- P-puoi pensare tu... al c-capitano?

Il serpente si girò dietro di sé, per individuare l'eroe di Borgo Quieto. Ancora in piedi con la mano destra stretta in un pugno, era ancora completamente nero per le bruciature. All'Aishi venne un groppo alla gola, nel vederlo in quello stato. Quel fragile ma forte pokémon incuteva timore, persino ai suoi colleghi. 

- N-non credo s-s-sia... una buona idea.

Gli esploratori si girarono verso il serpente, con sguardo serio. 

- E' ridotto... malisssssimo. Ssssse lo prendessssi male... potrei peggiorare la ssssua condizione. 

Il Mienshao si avvicinò a Rukio con fare premuroso, limitandosi a scrutare con i suoi occhi ogni centimetro della sua pelle, senza mai toccarlo una volta, per la stessa paura che affliggeva la serpe.

- Hai pelfettamente lagione, giovanotto... - disse, - in questo momento... il vostlo amico è la cosa più vicina ad un castello di calta, qua in mezzo. 

Kintaka si girò alla sua destra, per poter osservare l'aura del piccolo licantropo. Dopo aver preso la mano di Shachi, il suo corpo era diventata priva di qualsivoglia energia vitale. Era ancora vivo: concentrandosi, riuscì a sentire i battiti del suo cuore. 

Erano lenti e corti, come il leggero passo di un pokémon arrivato all'ultima tappa della sua vecchiaia, ad un passo dal raggiungimento del cielo senza buio. Se fosse stato solo per il combattimento con Elliot sarebbe ancora ridotto male, ma sicuramente fuori pericolo. 

Invece, l'infierimento di Dingo, sul suo corpo inerme, aveva reso la sua forma di salute la peggiore mai subita, Del suo Meisoku azzurro, o di quello blu-elettrico, non ce ne era neanche l'ombra. 

Era chiaro che la situazione era grave: ancora un po', ed il Riolu, forse, non si sarebbe più svegliato. Si rialzò in piedi, facendo un respiro profondo.

- E' inutile dire, che vogliamo affidare a questi giovani la salvezza della nostra città.

L'attenzione dei presenti fu attirata di nuovo a lui, desiderosi di sentire di nuovo la voce del grande saggio. Fu come se il tempo si fosse fermato, mostrando in sequenza i fermo-immagine dei pokémon lì riuniti.

- Riconosco che vi ho chiesto già un grande sacrificio, ma... 

Un brivido di timore scorse negli abitanti di Crillaropoli. Il perdono era lontano dall'essere compiuto, ma avevano accettato l'arrendersi all'esecuzione per il bene del futuro della città. Tuttavia, il passo successivo che stava per chiedere l'Arcanine, avrebbe richiesto ancor più coraggio. Una forza, che essi non avevano ancora, nei confronti del Frogadier e dei suoi amici. 

- Ho bisogno... che qualcuno di voi, si occupi delle cure di questi tre. 

La paura divenne fondata: assieme al compimento della vendetta vietato, il grande saggio stava esigendo un'azione che andava ben oltre le possibilità degli abitanti. 

Non uccidere il ninja di Neronotte era stato difficile. Curarlo di propria mano e permettergli di camminare di nuovo sul terreno liberamente, era fuori discussione. Nessuno di loro sarebbe arrivato a tanto. 

Non era questione di capacità curative: tutti quanti, grazie alle varie influenze del clan da cui provenivano, avevano conoscenze dal punto di vista medico. 

Persino alcune delle vecchie Shirotsutsuji facevano parte dei paesani di Crillaropoli: le Kirlia e le Gardevoir purosangue, dalla pelle candida come la neve, avrebbero potuto curare sia lo spadaccino e il ninja. 

Forse addirittura avrebbero potuto liberare dal pericolo della morte l'eroe di Borgo Quieto. Il Frogadier si voltò preoccupato verso il suo capitano: egli stava ancora in piedi lì fermo, come la statua di marmo di un imperatore romano. 

Nessuno lo notò, a parte lui: dalle braccia ormai rigide, piccole gocce di sangue attraversavano il suo pelo, colorando di un rosso spento la sua pelliccia nera. Le sue ferite, quelle che le bruciature avevano fortunatamente chiuso, si erano riaperte, mettendo in pericolo di dissanguamento il Riolu. Richiedeva una prima assistenza immediata, il prima possibile.

 Kintaka si girò intorno, analizzando le aure che sentiva. Da ciò che percepì, fu chiaro che nessuno avrebbe aiutato gli esploratori. Forse, non sarebbero neanche bastati, per salvare il pokémon Emanazione dalla sua condizione. 

- Uhm? 

Si accorse di un secondo elemento. Si era ricordato che, tra i suoi concittadini, un pokémon in particolare avrebbe avuto la possibilità di realizzare l'impossibile, riportando sui binari il team Skyraiders in men che non si dica. Percependo le aure, però, si accorse che ella mancava, e nessun altro, prima di lui, l'aveva notato. 

- Benji-dono... - Chiese il cane infuocato.

- D-dimmi, - rispose titubante il sindaco. 

- Dov'è... Brina? 

Un sospiro sorpreso fu emesso dalle bocche dei forestieri, così come quella degli abitanti. In tutto quel trambusto, nessuno di loro si era accorto che la piccola Brionne era sparita dalla piazza, senza lasciare alcuna traccia. 

- O-ora che me lo fa notare...

Tutti gli esploratori peregrinarono con lo sguardo: all'interno della piazza, della pokémon Pop Star non vi era neanche l'ombra. Il Frogadier si intristì, facendo un espressione malinconica e addolorata. 

- E' un peccato... - disse l'Arcanine, - il suo potere guaritore... ci avrebbe fatto molto comodo... 

Era comprensibile, che lei avesse rinunciato a stare un secondo di più in quel luogo. Troppe le emozioni negative, troppo il dolore, che aveva provato lei durante tutto quello scontro e in quella rivelazione. Vedere un fiore turchese in mezzo a tanti rami secchi, calpestato da un bambino ingenuo e spericolato, era stato un colpo al suo cuore, lasciando allo spirito della povera pokémon solo la fuga, come unica strada di salvezza. 

Nessun altro lo notò, a parte Bobu, il saggio Hariyama. Di fianco a lui, una rosa di ghiaccio completamente intatta giaceva sul terreno, coperta da un ombra che si stagliava dal palazzo più vicino. 

- S-se solo fossi più forte... lo potrei fare io, - disse Gardevoir, - con la mia Ondasana... potrei...

- No. Non è così semplice, - disse Feng, - tutti e tle hanno ploblemi alle ossa, e dovlebbe sapele che, pel quelle felite, la sua mossa culativa non è in glado di lisolvele il ploblema. Se lei li culasse e chiudesse le loro felite, non potlemo fale niente per i ploblemi intelni. Senza contale...

Ancora una volta, lo sguardo cadde sul piccolo licantropo.

- Ci volà molto Meisoku... per liuscile a culale lui. E dobbiamo falo entlo domani mattina, o noi... non avlemo più alcuna possibilità. E folse...

Uno specchio buio si manifestò nei suoi occhi: le sue palpebre divennero pesanti, e il suo volto malinconico. Vedere per lui il corpo di un giovane pokémon, sull'orlo dell'ultima sponda, addolorò il suo povero vecchio cuore.

- Nemmeno lui...

Un velo di terrore coprì il volto degli esploratori. La situazione sottointesa dal Mienshao gli fece battere il cuore già scombussolato da quegli orribili eventi. La possibilità che, il Riolu, ci sarebbe potuto rimanere secco, non era contemplabile. 

- Lo posso... fare io.

Dalle braccia dello Scorpiaccio, il ninja di Neronotte levò di nuovo la sua voce.

- Plego? 

- C-conosco... la tecnica dei fili d'aura. Dobbiamo aspettare... solo un'ora, affinché il tuo Meisoku torni, g-giusto Gardevoir? Allora... possiamo aspettare, e io potrei-

- Te le ha suonate per bene, quel coccodrillone, - intervenne Kenji, - se ti cura con Ondasana... le tue ossa non torneranno in forma. Se prima eri fragile, dopo non sarai diverso da un misero biscotto. E poi... non lo cureresti nemmeno, lo sai.

- P-però... potrei...

- Cucirgli le ossa? Ci vorrà troppo tempo... 

Non avevano alcuna possibilità, in quella situazione, di affrontare quella battaglia da soli. Erano scampati ad una tragedia, erano scampati alla morte. In mezzo a tutti loro, probabilmente, erano diventati più forti, e avrebbero potuto sconfiggere anche una divinità, se gli si fosse parata davanti. 

Ma, purtroppo, un grosso muro si era parato davanti a loro. Gli esploratori non avrebbero potuto superarlo, con i mezzi che avevano. Le braccia morte del Grovyle, il suo compagno lacerato e indebolito, che non avrebbe potuto muovere neanche un muscolo, ed era l'unico, là in mezzo, a poter aiutare la condizione del capitano. Non c'era cosa più grave, in un campo di battaglia, di una ferita mortale al proprio medico. 

Lui sapeva bene, cosa bisognava fare. C'era solo un modo, per riuscire a scavalcare quel recinto. 

- E'... umiliante e ridicolo. Più per loro, che per noi. Ma... abbiamo bisogno di un vero dottore. 

https://youtu.be/cu_cq9WatBY

Il Grovyle si girò verso gli abitanti, con sguardo pesante. La Schiumorana lo guardò affranto e pensieroso, non capendo le intenzioni del suo compagno. Quando però vide i suoi occhi decisi, misto ad un qualcosa che odiava con tutto il cuore fare, capì immediatamente, il gesto che stava per compiere. 

- PER FAVORE! - Urlò il Legnogeco, abbassando la testa verso il suolo. 

Un brivido scorse lungo la schiena degli abitanti. Era un urlo carico di forza, carico di orgoglio. Lo stesso, che in quel momento, stava gettando in pasto agli squali, come se nulla fosse. 

- MI INGINOCCHIEREI, SE POTESSI. MA VI PREGO! ABBIAMO BISOGNO DI QUALCUNO CHE CI AIUTI! CHIUNQUE!

La felina lo squadrò con sguardo shockato, così come il resto degli esploratori spalancarono la bocca in incredulità. Byakuken Kenji, l'orgoglioso spadaccino, non solo aveva trovato la forza per gridare, ma stava anche supplicando aiuto, implorando pietà verso altri pokémon. Una cosa che, in altre occasioni, egli non avrebbe mai fatto. 

Ancora una volta, il duro Grovyle dimostrò che, se c'erano di mezzo i suoi compagni di viaggio, avrebbe rinunciato anche alla sua stessa anima. 

 Gli abitanti di Crillaropoli si guardarono titubanti, distogliendo il viso dagli esploratori. 

- VI PREGO! - continuò, - SE NON CI AIUTATE, NOI NON POTREM-

- NON C'E' BISOGNO DI CURARE ANCHE ME!

Di fianco a lui, un altro grido si levò, unendosi alla supplica. 

- S-s-s-signor sssshinso?!

Si fece forza sui fianchi, per poter girare la testa verso Crillaropoli. 

- SE SONO IO IL PROBLEMA, NON FATELO! VI PREGO! VOGLIO SOLO CHE IL MIO CAPITANO POSSA VIVERE! 

Piegò anche lui la testa verso gli abitanti, chiudendo gli occhi.

- VI PREGO! SALVATE IL MIO CAPITANO! 

Nessuno di loro due si risvegliò dalla preghiera, per guardare il proprio compagno con sguardi increduli. Nessuno di loro credette alle parole dell'altro, ma accettarono di unirsi in quell'unico coro. I due membri del team Skyraiders, pokémon forti che non avrebbero dovuto temere nessuno, si stavano mettendo alla mercé di altre persone, chiedendo umilmente aiuto e sostegno. Il guerriero orgoglioso e il ninja peccatore: non c'era fine alla mole di coraggio che questi avevano, dato i loro precedenti, in quel gesto simile.  

Un sorriso leggero si fece largo tra le fauci del Flamebringer, così come tra quelle di Mu Feng. Avevano scommesso, contro i loro compaesani, sulle vite di loro due. Il vedere che la loro puntata stava portando i frutti desiderati, rimarcò quella speranza che a loro era rimasta nel cuore. 

I loro colleghi non ci pensarono due volte: Drapion e Arbok, senza proferire parola, chinarono anche loro la testa, mentre Lopunny, Medicham e Gardevoir unirono le mani in preghiera, chiudendo gli occhi. 

- VI PREGO! - Dissero di nuovo in coro i due membri del team Skyraiders, - SALVATE IL NOSTRO CAPITANO!

Weavile indurì lo sguardo, per poi abbassarlo, in segno di sconfitta. Abbassò anche lei la testa, non chiudendo però gli occhi, simbolo dell'incredibile avversione nei confronti di quel gesto.  

Calò il silenzio nella piazza. Gli esploratori attesero con pazienza la risposta dei Crillaropoliani, pregando per la loro pietà. Questi, si guardarono tra di loro, senza scambiarsi parole: davanti a volti tremolanti e paurosi, il loro spirito fu messo a giudizio del vicino, della stessa società di cui facevano parte. I Mizukage, restii ad accettare quella situazione, chiusero gli occhi con delle labbra dure ed immutabili, rendendo chiaro il loro rifiuto. 

Gli abitanti deboli, che non avevano mai padroneggiato bene le tecniche di guarigione, abbassarono lo sguardo verso il suolo, con gli occhi di chi avrebbe voluto fare qualcosa, ma che non poteva farlo. Il resto, invece, rimase paralizzato dalla paura di perdere i legami con il proprio vicino, con i propri amici. 

Tutti quanti, avevano paura del giudizio altrui, di cosa ne sarebbe rimasto di loro, se si fossero esposti. Chi tra specchi chiusi d'animo, e tra vetri incrinati, nessuno fece un passo avanti, per aiutare chi sarebbero dovuti diventare i loro eroi. 

Rommy si girò verso sua madre, chiamandola con la sua zampetta. La guardò dritta negli occhi, con un volto serio e deciso. Lui non aveva alcun dubbio, su cosa fosse giusto fare. 

Sua madre, che apparteneva agli Akabara, aveva conoscenze limitate, ma che sarebbero potute essere utili. La sua preoccupazione non era per sé stessa, ma per il suo piccolo, temendo che sarebbe stato vittima di discriminazione, se lei avesse agito. 

- N-non posso... tesoro...

Alla sinistra della Pyroar, una Quilava stava rispondendo all'appello di sua figlia. Anche lei, con lo stesso sguardo di Rommy stava pregando la propria madre a fare la sua parte. Quella frase spontanea attirò l'attenzione della pokémon Reale, avvicinandosi empaticamente all'altra signora. 

I quattro si scambiarono i propri bulbi oculari: riscoprendosi l'un l'altro, si sentirono più vicini, in quel momento angusto di fitta nebbia. Girarono lo sguardo verso gli altri abitanti: scene simili si ripetevano nelle altre strade, con i figli che incitavano a fare la differenza. 

La paura di essere emarginato, la paura di fare una mossa falsa per il prossimo, era una paura che le madri e i padri del futuro di Crillaropoli, si resero conto che non esisteva. 

- Se si tratta... solo di guarirli...

I giochi di sguardi e i bisbigli tra gli abitanti terminarono di colpo. Nessuno di loro fiatò, interrompendo il vento di dubbi che aleggiava nella piazza. In una delle vie secondarie, fece la sua apparizione un pokémon inusuale, da un portamento elegante e trasparente.

- Io e le mie sorelle... vi forniremo tutto il nostro sostegno. 

https://youtu.be/ULH-sivXJZI

Una Gardevoir color bianco latte, dalla pelle chiara e luminosa, si fece largo nella piazza, accompagnata da altre due della stessa specie, ma più piccole, e meno brillanti. La luce del suo corpo era talmente splendente che sembrava una lucciola, nella quasi notte del villaggio.

La sua presenza lì in mezzo era un evento più unico che raro. Quasi tutti gli abitanti, incuriositi, si erano riuniti nella grande piazza per vedere lo scontro tra Rukio ed Elliot, per poi rimanere intrappolati in una morsa di terrore. Lei era rimasta a casa sua, ad ordinare la casa ed i suoi capelli, più lunghi di una normale pokémon Abbraccio. Una mansione inutile, per motivi che già sai, mio caro lettore.

- Una Gardevoir... bianca? - pensò a voce alta la felina, - non sarà...

- Questa è una solplesa... - disse il Mienshao, - vedella a quest'ola... è una vista più unica che lala. 

- Sono desolata per questo, signor Feng, - disse con una voce a cavallo tra la timida e la sicura, - ma purtroppo... sa come la mia condizione mi costringa a non godere della luce, sebbene io stessa abbia questo corpo. Fortunatamente, il sole sta calando. Per una volta, posso correre il rischio. 

Fece un piccolo inchino, tenendosi la veste con le punta delle dita. 

- Chiedo perdono, per il mio ritardo. Avevo percepito, nell'aria, una situazione spiacevole. Credevo di arrivare il più presto possibile, ma...

Si rialzò in piedi lentamente, per poi volgere il suo volto in alto a destra, verso il sole in prossimità del crepuscolo. 

- Mi ero dimenticata... quanto fosse bello...

Una nota nostalgica e pietosa imperversò i pokémon al centro dell'arena, che divenne più forte tra i saggi e il sindaco di Crillaropoli, che ben conoscevano la sua condizione. 

Questo era il fato che condividevano le Shirotsutsuji: a causa della completa mancanza di melanina nella loro pelle, per loro era velenoso stare anche solo dieci minuti a contatto con la luce. 

La loro genetica pura, ma al tempo stesso sporca, le donava un attitudine per poteri che gli altri Gardevoir potevano solo sognare, ma, al tempo stesso, limitava loro in un corpo che non sopportava la luce del sole, e che era destinato ad una morte prematura. 

Tra tutti questi pokémon, lei era storicamente la più longeva: un tesoro vivente, la cui esistenza si era persa nei meandri della storia. 

- Sei sicura... di quello che vuoi fare? - Disse Kintaka, - il tuo corpo...

La Gardevoir si girò verso l'Arcanine, mostrandoli un sorriso sincero.

- E' solo il sole... il mio problema. Sono molto più viva... di quello che non sembra.

Si pose una mano sul cuore, per poi avvicinarsi agli esploratori.

- Il mio nome... è Flor. Shirotsutsuji, Albarosa Flor. (*)

Il sospetto della Lamartigli era fondato: ella faceva parte dell'antico clan di guaritori della Terra dell'Erba, lo stesso che aveva creato le tecniche di barriere che le Guardie Reali di Nebra I avevano dimostrato di saper usare alla perfezione.

- "Ogni ferito, va curato e riportato a casa". La mia famiglia credeva fermamente, in questo motto. Se ci sono dei pokémon in fin di vita, io li guarirò. Nemico o amico che sia. 

Si avvicinò al Frogadier, con fare assolutamente sicuro. Nel suo sorriso sincero e nei suoi occhi quasi finti, non si lesse la benché minima paura o esitazione, come se quelle sensazioni fossero per lei mai esistite. Accarezzò le guance della ranocchia. 

Nella schiena di questo passò un brivido freddo: da quelle mani gentili e generose non si sentiva calore, né tantomeno freddo. Vide con i suoi stessi occhi, che ella gli stava asciugando le lacrime, ma il suo tocco era talmente leggero e trasparente che sembrava che le gocce salate si stavano asciugando da sole.

- Figlio di Neronotte... Non devi avere paura alcuna, - disse quella, - hai già... sofferto abbastanza. Sei in mani... sicure. 

Nonostante le sue parole di conforto, una sensazione di inquietudine colpi il ninja: quel corpo invisibile che era davanti a lui, ma al tempo stesso non lo era, lo fece tremare, non sapendo cosa rispondere alla sinistra dottoressa.

- Il Femore... ha una frattura mediana...

- U-uh?

- Le costole stanno per cedere, mentre gli omeri di tutte e due le braccia sono fratturati. Eppure... sembra che tu non senta dolore. Voi di Neronotte... siete sempre stati bravi, a sopportare ogni possibile ferita...

Sotto il silenzio degli esploratori, inquietati da quell'analisi, la Schiumorana risuscì a tirare fuori un timido bisbiglio.

- C-come...

- Ho curato... anche voi, su quel campo di battaglia. 

Lo Shinikage spalancò la bocca dalla sorpresa.

- Ve l'ho detto, no? Noi non ci facciamo problemi. Ovviamente, visto che eravamo schierati contro di loro, abbiamo aspettato la fine della guerra. Abbiamo pianto... come se avessimo perso un compagno, quando non potevamo fare nulla...

Nonostante tenesse il sorriso, un velo di tristezza coprì i suoi occhi.

- Il dolore... non è mai, una cosa bella. 

Si rialzò in piedi, voltandosi poi verso Kintaka e Feng.

- Per le spalle lussate... potrei farlo anche subito, ma ho bisogno prima di ristabilire l'equilibrio del suo Meisoku. Sembra che la continua esposizione alle Tenma no Kusari abbia... creato dei punti d'instabilità.

- (Q-quando...) - si chiese il Grovyle, che non era stato nemmeno toccato da lei. 

- Per il Frogadier stesso discorso. Le sue ferite sono più gravi. Per l'altro...

Si girò verso sinistra, guardando il Riolu. La sua figura completamente nera, incarnazione del dolore più atroce, le tolse il sorriso, assumento quasi una sensazione di depressione.

- Ci vorrà... molto tempo. 

Il timore si stagliò di nuovo sul volto degli esploratori. Una Shirotsutsuji, decantata di avere poteri guaritrici che andavano oltre ogni immaginazione, che si era presentata con leggiadria ed un sorriso elegante, aveva perso questo, sostituito a tristezza. Era chiaro che la condizione del pokémon Emanazione era un qualcosa che andava aldilà, del suo campo d'operato.

- Quanto, esattamente? - Chiese l'Arcanine.

Giorni? Settimane? Era probabile che, gli esploratori, non avrebbero nemmeno potuto contare sul suo aiuto, per sconfiggere Sobek e liberare gli abitanti di Crillaropoli. La bianca pokémon si mise una mano sul mento, crogiolandosi di pensieri incerti e confusi. Le preoccupazioni del team non era finita: la possibilità che non fosse guarito completamente attraversò le loro menti, portandoli sull'orlo dell'oblio.

- Mi ci vorranno ben...

Erano con il cuore in gola. La sentenza della dottoressa avrebbe potuto recidere le loro speranze, così come le loro possibilità di vittoria contro i Kuroi Kiba. Forse, non avrebbe più potuto unirsi nel loro viaggio, rimanendo con danni ingenti per il resto della sua vita. Quando lei riaprì le labbra, sembrò che il tempo si fosse fermato. Con il sudore sulla fronte, quei piccoli secondi sembrarono durare un'eternità, pronta a gravare sulle loro spalle come il più pesante dei macigni. 

- Tre ore.

Un secondo. Due secondi. Gli esploratori rimasero paralizzati, fermi nel cercare di comprendere appieno la frase appena detta. Tre secondi. Quattro secondi. Le labbra tremavano, in versi indistinguibili. Cinque. Sei. Sette. Le bocce dei pokémon si riunirono in un unico grande coro, esprimendo la reazione naturale, davanti a quell'affermazione ed al suo preambolo, che esprimeva un peggio che non esisteva. 

- COSAAAAAAAAAAAAAAAAAA?!?!

- Mi dispiace... - disse quella, sconsolata, - ma... è il massimo che posso fare. Un tempo, l'avrei fatto anche in due ore... ma sono un po' vecchia, per questo...

- DUE ORE?!?! - Esclamò Lopunny.

- NON MI PRENDERE PER IL C**O! - disse Weavile, - LA GRASSONA HA IMPIEGATO UNA SETTIMANA PER GUARIRLO, E LO SFORZO E' STATO MINORE! 

In quel momento, nella gilda di Brusilia, Chansey si voltò verso destra, con un'espressione terribilmente annoiata.

- T-tutto bene, signora Chansey? - Disse Syvleon.

- Per qualche strana ragione... ho voglia di picchiare qualcuno, - disse lei, estremamente furiosa.  

- Una settimana? Così tanto? - Disse Flor, sorpresa, - stava male anche lei per caso? 

La felina rimase a bocca aperta. Avrebbe riso anche il Grovyle, se non fosse per il medesimo shock.

- E-e allora... - intervenne Shinso, - q-quanto impiegherebbe... per noi? 

- Una volta che verrete a casa mia... - rispose lei, - per te, basteranno due minuti. 

- EXCUSE MOI?!

- Per il tuo amico, invece, serviranno ben dieci minuti abbondanti. Il suo Meisoku è abbastanza ridotto male. 

Quelle che sembravano condizioni gravi agli occhi degli esploratori, per lei era una questione di pochi attimi, una passeggiata in mezzo ad un bosco rigoglioso e profumato. La sicurezza e la serietà del tono di Albarosa Flor spaventò loro, compresi Benji e i Tre Saggi che, sebbene fossero abituati ai suoi poteri, avevano visto con i loro occhi cosa aveva portato quelle ferite. 

Era da tanto tempo, che non assistevano con i loro occhi alle capacità di colei che era considerata la più abile delle guaritrici di Mapsi. Il perché lei, poi, si sia trasferita a Crillaropoli con alcune delle sue seguaci, era un mistero sul quale le medesime non avevano proferito parola. La verità, era che nessuno se l'era chiesto, e poco importava. Tale era l'importanza di avere lei, all'interno della cittadella. 

- Ah... scusate, - disse, con tono calmo, - capisco solo ora. Non siete abituati a dottoresse tanto abili, vero? Se non fosse per l'orgoglio del mio popolo... avrei diffuso le mie conoscenze volentieri. E' anche vero che, solo con il nostro potere si potrebbe ottenere quel tempo. Ma una versione ridotta sarebbe stata utile comunque. Se vi può... "consolare"...

Un Meisoku rosa chiaro e lineare si manifestò su di lei, contornato da linee bianche luminose. Il piccolo licantropo si sollevò in aria, tenuto dallo Psichico della Gardevoir.

- La cura per il vostro capitano... E' difficile anche per me. Non impossibile, ma difficile.

Si girò verso il sindaco, con sguardo serio e quasi altezzoso. 

- Dovrai prepararmi un bel po' di Caffé, - disse, facendo la finta offesa, - signor Benji. Ma molto... caffè. 

Un velo di inquietudine passò sul volto dello Slowking, per poi sciogliersi in un sorriso sereno. 

- Conterò su di voi, allora... - Rispose il sindaco. 

- Seguitemi, - disse poi lei, voltandosi di nuovo verso gli esploratori, - vi porterò a casa nostra, pazienti e amici dei pazienti. Potrete riposarvi dentro senza problemi: ce la lasciano sempre intatta, visto che ci serve in questo modo, a noi. Abbiamo curato un po' delle loro malattie, quindi riconoscono la nostra utilità. 

Tolse a loro l'attenzione, riflettendo da sola, ma parlando ad alta voce. 

- Mi chiedo... come farà quel tizio a curarli in solo quindici ore. Sembravano abbastanza gravi, le ferite di quei pokémon. 

Shinso abbassò lo sguardo al pavimento, intristito. Pensò al male che aveva fatto agli scagnozzi di Sobek che, sebbene erano ben lontani dal non meritarselo, gli aveva trattati con una brutalità tale da farli passare da colpevoli a povere vittime. Non poté fare a meno di pensare anche al suo passato, ed al suo nome di Shinikage che aveva fatto del male agli altri clan. Si sentì un vile, nel dover chiedere ad una parte lesa di aiutarlo. Con quale coraggio, avrebbe potuto pregare in ginocchio ad una Shirotsutsuji, il cui clan era stato sterminato dai suoi fratelli, di salvare lui, un ninja di Neronotte? 

- Se stai pensando al nostro clan, non farti delle colpe, - disse lei. 

Non aveva alcun tono di rimorso o di rabbia, nella sua voce. Non riteneva in alcun modo il Frogadier responsabile delle colpe del suo clan.

- Le preoccupazioni vengono quando ti puoi ferire. Quando sei ferito, ti devi solo preoccupare di guarire. Per il momento... 

Diede le spalle a loro, iniziando ad incamminarsi. 

- Seguite la ricetta... della vostra dottoressa...

*******************************NOTE DELL'AUTORE*******************************

- Explaining:


- Legenda:

Mu Feng (木風): Vento di legno, wooden wind.
Matsuyama (松山): Montagna di pino, Pine Mountain.
Bobu (牡無): niente uomo.
Tiān a(天啊): oh mio dio, dear god.
Flor: fiore.

-F.A.Q.

-Curiosità Mu Feng non èun nome Giapponese, ma Cinese. Esiste il corrispondente giapponese, cheè"Mokufu";Bobuè stato scelto non tanto per la combinazione di Kanji chegli da il significato di "Niente Uomo", ma per il fatto che ha un suonosimile a "boh", che utiliziamo spesso per qualcosa di cui non cisappiamo dare una spiegazione;Icaro è, nella mitologia, il figlio di Dedaloche, durante la fuga dal labirinto con le ali di cera, aveva volatotroppo in alto per avvicinarsi al sole, cadendo in mare e morendo;

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