Capitolo 30: il fu Mizukage Shinso (Seconda parte)
Vuoto. Penso solo al meo triste Vuoto.
Sguardo d'un bieco corvo,
che pone'l vetro torvo,
sul foglio, colmo d'odio d'un rimorso.
Odio, odio per la dama senz'occhi,
che pone strade senza sbocchi.
Che separa mente dal core
e riempie entrambi di terrore.
Terrore, che sconvolge lo meo cielo.
Nutre questi pensieri foschi
ed il meo grigio veder rende cieco.
Vuoto. Penso solo al meo triste Vuoto.
Cammino al centro, schiacciato e ridestato.
Io roco, tra l'odio e l'amor amaro.
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Centosettantesimo anno del Drago, ore 20.30. Come seduti scomodamente su una sedia di legno, con i gomiti appoggiati sulla scrivania e il portatile che mostrava i titoli di coda di un film dal finale inquietante, gli esploratori di Brusilia e di Borgo Tesoro stavano così, con delle espressioni immobili ed incerte, alternando bocche leggermente spalancate a fauci chiuse e trattenute, come se fossero loro le uscite dei tristi fiumi lagrimosi.
Tra questi visi, saltellavano sguardi rivolti verso il basso, dalle palpebre pesanti e tremolanti, privati di coraggio e determinazione, quelli che contraddistinguevano gli esploratori dagli altri pokémon.
Quelli, invece, degli abitanti di Crillaropoli erano spalancati verso un qualcosa di indefinito, davanti alle loro persone. Il loro cuore era stato intrappolato, tenuto prigioniero e torturato da sottili torni emani taglienti, per poi venir rilasciati tutto ad un tratto, non facendogli rendere conto di essere stati liberati.
Erano di nuovo liberi di fare cosa? Di piangere? Di gridare? Di disperarsi? Niente e nessuno li avrebbero potuti salvare da quel silenzioso requiem, che suonava a tono basso con le loro membra, i loro respiri, e con le loro pulsazioni.
Il terrore aveva deciso di riposarsi un po', lasciando spazio al vuoto più totale, mentre l'angoscia si scuoteva dietro le quinte, per fare anche lei la sua parte. Dalle crepe create sul terreno, qualche sasso abbandonò il palcoscenico, sgretolandosi dai bordi delle fenditure, facendo un leggero tic in quelle più sottili ed un sordo tonfo in quelle più larghe.
Nessuna delle zampe dei pokémon in piazza fecero rumore nella strada, per abbandonare quel tragico palco, né per scappare via da quella tempesta nelle loro anime.
L'ultimo attore rimasto, che ancora doveva dire la sua battuta finale, era lì al centro, legato da catene ghiacciate ed impalato su due denti di coccodrillo, bagnato da lacrime asciutte di cieli oscurati e gocce imbrunite di dolore versato, con lo sguardo di chi aveva perso tutto in mezzo alla tormenta.
Malinconico, senza speranza, sconfitto: Shinikage Shinso, così chiamato quel pokémon, era in attesa dell'ultima comparsa, che avrebbe dovuto fargli recitare l'ultimo atto. Brina, l'attrice della scena precedente che aveva avuto un incidente sul palco, era ancora lì, stesa a terra, con la faccia distrutta, come se non avesse più nemmeno la forza di andare avanti e lasciare il suo posto a qualcun altro. Byakuken Kenji, uno degli spettatori più accaniti, il grande fan della ranocchia, era ancora rinchiuso, coperto di catene non solo materiali, che lo ancoravano al freddo suolo fermo,ma come uno spettatore che non voleva vedere la fine, perché aveva paura che le sue ipotesi più brutte si realizzassero. Il volto del sindaco, invece, era coperto dall'ombra del sonno.
- Se domani, a Mezzogiorno, li trovo ancora qui... Per la tua gente... sarà la fine.
La sua bocca tremolò leggermente, al rammento di quelle parole, quasi arrivando a mordersi le labbra. Il rumore che, però, ruppe il silenzio della piazza non fu il digrigno dei suoi denti. Un piccolo leoncino, tra le fauci di sua madre, chiese timidamente cosa i suoi occhi da cucciolo stessero vedendo in quel momento.
- Mamma... che... è successo?
Il suo genitore, colei che doveva dargli le risposte fino a che non sarebbe stato in grado di prendersele da sole, rimase ammutolita, non trovando il coraggio per dire a suo figlio di quello che sarebbe successo di lì a poco.
Sapeva che, se fosse indietreggiata, Rommy avrebbe continuato a chiedere il perché, attirando l'attenzione su di sé e rompendo la stasi. Non voleva dare alcuna idea di quello che sarebbe accaduto, ad una giovane ed innocente mente come quella di suo figlio. Purtroppo per lei, il lusso dell'ignoto era troppo costoso per gli abitanti di Crillaropoli.
Delle urla di sorpresa tergiversarono in un punto preciso dell'arena, all'interno di una cella contenente due team d'esplorazione.
- WARGH!
All'improvviso, una scossa di terremoto fece tremare la terra sotto i piedi della cella del team AWD e del team Malia.
- Ma che diav-
Medicham non finì di parlare che subito individuò il responsabile. Nel lato sinistro, preso da una determinazione sconosciuta, l'Arbok cominciò a prendere a testate la gabbia, nella speranza di poter fare qualcosa di simile al suo collega Grovyle. I rumori metallici diedero una svegliata a tutti i presenti, paesani compresi.
- Che c**zo stai facendo, Arbok?! - Chiese iraconda la felina, più per lo spavento, che per l'azione in sé. Il cobra non si girò verso di lei: continuò nella sua crociata, cercando di uscire da quella cella fredda, mentre la testa si ricopriva lentamente di sangue e lividi.
- ARBO-
- Non sssstarò a guardare...
Due volte. Tre volte. Quattro volte. Il cranio dell'Aishi continuava ad infrangersi sulla gabbia, non curante delle parole della Lamartigli.
- NON STARO' A GUARDARE, MENTRE UN MIO COMPAGNO STA PER MORIRE!
- Dedalo.
Senza lasciargli il tempo di procedere oltre, lo Slowking manifestò il suo Meisoku arancione, assieme all'occhio Genshi. Usò ancora parte del pavimento, per incatenare alla gabbia il serpente, avvolgendolo nelle sue spire.
Questo si dimenò, continuando nella sua azione anche se sapeva perfettamente che non poteva riuscirci, fino a che divenne completamente immobile. Bloccato o no, però, il suo spirito non cessò di volersi imporre su quella ingiustizia.
- Non mi importa s-s-se s-s-sei uno Shinikage, o un Mizukage...
La voce di Arbok irruppe nell'arena, come un fulmine a ciel sereno.
- SHINSO E' SHINSO! E QUESTO NON CAMBIA!
- SILENZIO!
Il sindaco di Crillaropoli chiuse la bocca alla serpe, afferrando il suo muso con le Tenma no Kusari, stringendolo con forza e sbattendolo a terra, bloccandola al terreno.
- Non una parola di più!
Arbok alzò gli occhi verso l'alto, puntandoli verso di lui, rivolgendo uno sguardo di rabbia. Poi, si voltò verso la ranocchia, alla ricerca dell'irriverente, giocoso e timido Shinso.
Ma questo, preso nell'oscurità, non rivolse una parola al suo collega, nemmeno una lacrima. La sua espressione triste e solitaria, rivolta al terreno, fu abbastanza per mostrare il suo stato d'animo nel freddo nudo.
Più di qualunque altra cosa, il suo dispiacere per i suoi compagni, nutrito dall'aver formato un legame basato sulla menzogna e il non detto, era fermo sul suo volto e non voleva andarsene, come un parassita troppo affezionato alla carne ormai asciutta del suo ospite.
- Nessuno di noi vuole che finisca in questo modo. Ma i fatti parlano chiaro! - Disse poi lo Slowking, rivolgendosi al suo popolo, - costui è uno Shinikage! Lo stesso clan che ha gettato disperazione e terrore sulle nostre vite! Hanno scatenato una guerra, hanno sterminato i nostri clan! Questo stesso individuo! Abbiamo visto tutti cosa è in grado di fare! Non c'è una ragione al mondo, per costui, di rimanere su questa terra!
- E' abbastanza, con le stronzate.
Un secondo commento di dissenso uscì dalle labbra della felina, corroborato da uno sguardo gelido e tagliente.
- Non sono in grado di fermarti, Benji. Ma abbi la faccia tosta di non appropriarti di sentimenti altrui.
Il sindaco si girò verso la gatta ladra, con sguardo serio.
- Cosa ne sai tu? - continuò lei, - Hai abbandonato il tuo villaggio ancor prima che tutto ciò succedesse. Non hai combattuto la guerra, né eri al villaggio quando era stato distrutto. Quando la tua famiglia è morta, in quel villaggio, tu non c'eri. E parli come se l'avessi vissuto sulla tua pelle? Mi fai vomitare...
Non c'era esitazione nei suoi occhi: le parole della felina gli scivolarono addosso, come acqua pura e cristallina, nonostante chiunque, al sentire parole come "è colpa tua se sono morti", avrebbero dato di matto.
- Un sindaco... parla per la sua gente. Sempre, - rispose.
- Quale gente accetterebbe un'esecuzione insensata come questa? Quale sindaco, darebbe l'ordine di compierla?
Uno sguardo malinconico si stagliò sul suo volto, chiudendo le palpebre che circondavano i suoi bulbi oculari, per poi riaprirli, deciso.
- Uno... che tiene alla sua gente.
Il suo tono fermo, deciso, con note però di tristezza, fecero tentennare la Lamartigli, che in silenzio cercava di capire le intenzioni del primo cittadino di Crillaropoli. Doveva essere il più saggio, il più intelligente. Perché stava facendo tutto quello?
- Il contratto è inscindibile. Tutti quanti sapevamo delle sue conseguenze, una volta effettuato. Non ci possiamo sottrarre agli ordini delle Kuroi Kiba, e non siamo abbastanza forti, per opporci. Non abbiamo libertà, se non quella che ci viene concessa per viaggiare, in modo consenziente.
Alzò la mano destra al cielo, tenendosi il petto con la sinistra, alzando la voce chiara e forte. Avrebbe parlato in veci del popolo, e per il popolo stesso. A loro e solo loro soltanto, il suo spirito era completamente devoto.
- Ed oggi... ci sarà concessa un'altra libertà! La libertà di poterci vendicare dei nostri cari! La libertà di porre fine ad una storia di devastazione e sterminio! La libertà, di concedere finalmente il giusto riposto ai nostri avi. Alcuni di voi, - continuò, iniziando a camminare verso destra, guardando negli occhi i propri cittadini, - sono venuti perché volevano fuggire dalla violenza, dal dover combattere altri clan per una questione di egoismo, di supremazia. Altri, invece, sono venuti più tardi, in merito allo scoppio dell'inevitabile conflitto, nato dall'azione di mostri spietati, con un deviato senso di giustizia, che, purtroppo, alcuni di noi devono considerare come lontani cugini. Sangue, distruzione, violenza pura: sono sicuri che, molti di voi, siano venuti qui subito dopo la guerra, per evitare che, nelle vostre vecchie case, potesse scoppiare un altro conflitto. Qui avete trovato la pace, la serenità, la gioia di poter uscire dalle vostre tane e trovare un fratello. Un compagno. Un amico! La consapevolezza di uscire di casa e non trovare duelli, combattimenti ed assalti, è il nostro più grande orgoglio, e la grande volontà che si celava dietro la bellissima Crillaropoli!
Un piccolo sentimento felice, in mezzo a quella landa di disperazione, cominciò a rifiorire nei cuori dei paesani. Si guardarono intorno: l'essere insieme, in quel momenti, e potersi guardare negli occhi senza paura del prossimo, era davvero una bella sensazione.
- E poi... quel maledetto "e poi"... la fine... dei nostri antenati. E' vero: io non c'ero quando è successo. Non sono andato nelle vecchie città dei clan, né ho provato a cercare sopravvissuti. Ma sono andato nella mia terra natia, ad Albachiara. Ho visto un villaggio che, sessantanni fa, era bello e cristallino, bianco dai tetti azzurri, con stagni, risaie ed altre coltivazioni acquatiche. I corpi senza vita della mia vecchia gente... l'acqua degli acquitrini ricolma di sangue, ormai diventato nero. E... i corpi, dei miei genitori.
La nota personale, però, arrivò anche in quel discorso. L'unico motivo per cui, il vecchio Benji era davvero in difficoltà a scindere le sue decisioni dalle materie personali.
- Ero furioso... ero indemoniato. I miei avevano vissuto una veneranda vita. La morte, prima o poi, sarebbe dovuta arrivare anche per loro. Ma non così... strappate con violenza dalle terre che amavano senza la possibilità di dargli un adeguato addio! Senza poter andarsene da questo mondo con un sorriso! Senza... che io abbia potuto dirgli cosa avevo fatto, cosa ero riuscito a creare.
Non se l'era mai perdonato, non l'aveva mai accettato, che i suoi parenti avessero ricevuto quella fine orribile. Ancora più di tutto, però, avrebbe voluto guardarli un'ultima volta, e dire a loro di aver fondato una città dove i pokémon non si combattono tra di loro, se non per divertirsi, in rispetto dell'uno e dell'altro. Lo sguardo della Lamartigli divenne cupo. Non gli erano affatto scivolate addosso le parole di lei: era solo riuscito abilmente a nasconderle.
- Gli ho visti con i volti distorti dalla paura... con i corpi lacerati e distrutti. Spappolati al suolo, come bacche marce che nessuno voleva. Io non ho fatto niente... nessuno di voi, ha potuto fare niente.
Il loro cuore rallentò il battito. La remota possibilità di aver potuto cambiare la situazione, per quanto una piccola possibilità, era passata più volte nella loro testa, non perdonandosi per non esserci stati nel momento del bisogno.
- Un villaggio messo a ferro e fuoco... Così come quelli degli altri clan! E i responsabili non hanno mai pagato per questo! Sono scomparsi dalla faccia della terra, senza che noi avessimo potuto fare niente!
Volti corrucciati e duri: la vendetta mai compiuta risuonò nel loro petto, come un fuoco incendiario.
- Ma oggi... oggi è diverso. Oggi, finalmente, è arrivato il giorno in cui noi, portatori di vecchio sangue nobile, avremo finalmente la certezza, che i nostri cari potranno riposare in pace!
Alzò la mano destra nel cielo, chiusa in un pugno.
- OGGI, MESDAMES ET MESSIEURS, AVREMO FINALMENTE GIUSTIZIA!
Nessuna paura, nessuna ragione: ogni briciolo di terrore portato nel giro di quei pochi minuti, da un ninja assassino e da un gigante sanguinario, vennero spazzati via dall'antica emozione che nasceva sia dal bene che dal male, sovrastando e superando ogni altra emozione, al pari dell'amore.
La rabbia. Urla di grinta e di ferocia, alternata ai pochi sguardi che, ancora, conservavano un briciolo di bontà, si alternarono nelle schiere degli abitanti di Crillaropoli, trascinando con sé tutti quanti in una follia di disperazione.
La felina, a tutto quello, non ci stette minimamente: si sarebbe distrutta le unghie e il pelo, piuttosto che ad assistere a quella lapidazione senza alcun senso.
- No... Weavile-chan.
Prima che, però, potesse iniziare a scaricare la sua furia sulle sbarre della gabbia, Lopunny la fermò, afferrandogli il braccio destro.
- Dammi una buona ragione... per non staccarti quella mano, - disse la Lamartigli senza girarsi.
La collega si avvicinò a lei, continuando a fissare con insistenza il sindaco di Crillaropoli.
- Guarda bene...
La Setsukō diede un occhiata veloce dietro di sé, per capire dove dovesse rivolgere la sua rabbia e la sua furia. L'espressione malinconica della coniglietta, però, l'accompagnò invece verso la lontra rosa, volendo per lo meno ascoltare le sue intenzioni.
Un sussulto insicuro accarezzò i suoi lineamenti: il volto di Benji era tremante, con le palpebre che sembravano stessero venendo bruciate dal sole. Lo vide abbassare il pugno rivolto al cielo, per poi guardare la mano con una leggera tristezza e malinconia, che si fece passare riacquistando il viso giudicatore.
- Questo... sarà un evento terrificante,- continuò la Shiromi, - un qualcosa che questa città, non dovrebbe mai vedere. E il sindaco... sta cercando di alleviare le sofferenze del popolo, facendola passare per un azione giusta, con le sue parole.
Una lacrima scivolò dagli occhi della coniglietta, mentre le sue pupille, addolorate, si abbassarono sul terreno.
- Lui sa... c-che questo non dovrebbe accadere.
- (Io non sono... così stupido, - pensò il sindaco, - Il mio vecchio cuore... non sopporta, vedere giovani vite buttate al vento, dopo tutta la fatica che è stata fatta per costruire un futuro. Non distruggerai il nostro spirito... Kurokiba Sobek.)
Si voltò verso il Frogadier, con volto determinato.
- Un patto è un patto. Il mio capitano ha perso. Quindi...
- I-io non sapevo... IO NON VOLEVO FINISSE IN QUESTO MODO!!
- Q-questo... è meglio per tutti. N-non voglio più vedere persone... amici, soffrire per me...
- E poi... il mio capitano, il mio prezioso capitano... un pokémon, buono, gentile, altruista, onesto, e giusto. Una delle persone più venerabili di questo mondo, uno dei pokémon che rispetto... che ammiro... che ha dato tanto, anche ad uno come me, trattato come una pezza da pavimento. Un misero insetto sperduto tra le boscaglie, affogato in una tempesta tagliente. E voi godevate... godevate nel vederci soffrire.
- Non vi perdonerò mai.
Nella sua faccia c'era rabbia, c'era odio per quel dannato ninja di Neronotte, ma nessuna di queste note fu quella predominante. Nel suo cuore, c'era anche la consapevolezza che, tutto quello, non era diretto alla ranocchia, ma solo ad il suo nome.
Se la vecchiaia gli aveva tolto qualcosa, di certo non era né la vista, né l'udito: non c'era menzogna, nelle parole della Schiumorana. Ma poi, davanti a tutto quello, l'immagine della malvagità e della follia risuonarono nella sua mente, rimembrando la falsa carneficina dei Kuroi Kibra che, per quanto nessuno sia morto, sarebbe stato impossibile da dimenticare.
Soprattutto quel volto corroborato dal male, quando mostrò quel sorriso macabro davanti al Krookodile. Forse non poteva controllarlo, forse era per questo, che evitava di esporsi ed affrontare con coraggio il suo essere. Davanti al suo vecchio volto, nascosto dall'Hoshi Hōseki, non era diverso da un giovane che non sapeva ancora che strada prendere, nella sua triste e disastrosa vita.
Delle palpebre tremolanti, sottolinearono la vera emozione che stava scaturendo in quel momento nel sindaco: una profonda ed indomabile amarezza. Ma lui doveva farlo, doveva agire per il popolo: si avvicinò verso di lui, senza fermarsi un istante. Il Ninja non alzò lo sguardo verso di lui, continuando a guardare verso il bianco e spoglio suolo, decorato solo da crepe e detriti. Il sindaco si abbassò verso di lui, bisbigliando nel suo orecchio.
- Io... Non ho niente di personale, nei tuoi confronti, giovanotto.
La ranocchia rimase immobile, in attesa delle parole successive.
- Me lo hanno ordinato. Non posso oppormi. Se non eseguo gli ordini, se la prenderanno con il mio popolo. Con la mia famiglia.
Capì perfettamente: nessuno avrebbe mai messo i propri cari in secondo piano, davanti ad una decisione difficile.
- Non posso salvarti, ma... ti darò la possibilità... di confessarti.
La Schiumorana alzò lo sguardo verso di lui, senza cambiare espressione. Per un attimo, guardando il suo occhio destro, il sindaco venne colpito da quell'antico terrore provato a Neronotte, davanti a quelle migliaia di bulbi oculari spettrali, immersi nella nebbia viola.
Ma era una paura lontana, che divenne impossibile provare a pieno. Quegli occhi tristi e persi nell'oscurità erano talmente sinceri che quel mostro che, qualche minuto prima, aveva seminato violenza, era ormai un ricordo perduto. Quei vitrei specchi d'animo non volevano opporsi al sindaco, nemmeno se l'avesse voluto. Chiesero solo una domanda silenziosa: "E' sicuro, di quello che mi sta chiedendo?"
- Non farlo per me, - rispose lo Slowking, - fallo... in rispetto dei tuoi compagni.
Raccontare la sua storia, fare in modo che loro potessero ricordasi chi fosse lui: era quella, la grazia di Benji. Per tutta la vita era fuggito dal suo vero essere, per paura di essere rifiutato e ripudiato. Non c'era felicità per lui, per una persona che aveva fatto quello che lui aveva fatto.
Sapeva che, prima o poi, sarebbe accaduto, ma adesso era combattuto dal non dire niente, per non far cambiare l'opinione su di lui, o dire tutto, per non aver alcun rimpianto. Sarebbe stato doloroso, per lui, accumulare sguardi e sguardi di odio, ma confessarsi a coloro con cui, in questi due anni, aveva condiviso le gioie della sua vita, era cosa buona e giusta.
- Io, purtroppo, non potrò eseguire. Il mio potere tiene impegnate le mie forze nel mantenere le catene.
Si rivolse ai suoi cittadini, cercando di assumere un tono che infondesse coraggio e sicurezza.
- Ho bisogno... di uno di voi. E' un compito ingrato, ne sono consapevole. Se lo potessi fare, eviterei di dare un fardello ad uno di voi. Vi ricordo che dovrete togliere la vita ad un pokémon consapevolmente: è una decisione dove non si tornerà indietro.
Gli abitanti di Crillaropoli indietreggiarono leggermente, abbassando lo sguardo per poi rivolgerlo ai loro fratelli. Si sentirono voci e bisbigli: la maggior parte di loro fu restia a proporsi per quell'atto. Nonostante, in quel modo, si potesse rendere giustizia ai propri cari con quell'atto, nessuno di loro se la sentiva di togliere la vita ad un pokémon.
Uno dei più anziani sarebbe stato più adatto a portare questo fardello, visto la forza mentale dettata dall'esperienza, ma essi conoscevano i propri limiti, ritenendosi fisicamente inadatti per il compito. I più giovani, nonostante la fermezza e la convinzione della giustizia nell'atto che bisognava fare, non volevano avere tra le loro mani il sangue di un'altra vita.
Credevano fermamente nel fondamento di Crillaropoli, e fare quello, sebbene nel diritto, avrebbe rotto i loro voti. I Mizukage, coloro che erano stati colpiti dalla tragedia più di tutti, avevano invece altre questioni da affrontare.
Erano i più forti al villaggio, visto che non erano abituati completamente alla pace della città. Ma erano deboli spiritualmente: ogni volta che vedevano quell'occhio tagliente e malvagio, venivano riportati a quel giorno ad Albachiara, rimanendo paralizzati dal terrore. Nessuno di loro, seppur nella rabbia, avrebbe potuto superare quel momento. Se non un solo pokémon, tra di loro.
- Lo farò io.
Gli abitanti di Crillaropoli e gli esploratori si girarono verso l'entrata principale, in mezzo ad innumerevoli pokémon. Alla sua dichiarazione, i paesani gli fecero largo senza protestare, facendolo entrare nella piazza come un boia medievale. Un Barbaracle cromatico dall'altezza di due metri avanzò verso il sindaco, con un andamento che non dava spazio ad esitazioni, seguito dagli sguardi degli esploratori nelle gabbie. Shinso alzò lo sguardo verso di lui, senza cambiare espressione.
- Molto bene, - disse Benji, - allora lo affido a te.
Si avvicinò al volontario, facendogli cenno con la mano destra di abbassarsi verso di lui. Il sindaco gli bisbigliò qualcosa. Nessuno ebbe modo di sentire, nemmeno il prigioniero.
- Non se lo merita... - commentò il pokémon Aggregato.
- E' un ordine del tuo primo cittadino, - rispose Benji, senza aggiungere altro.
Detto questo si allontanò, lasciando campo libero al boia. Il Barbaracle guardò dritto negli occhi la Schiumorana. Lui era diverso dal sindaco: lui ce lo aveva, il diritto di parola. Non avrebbe mai potuto, mai nella vita, lasciarsi impietosire da quel verme. Nel suo volto, Shinso notò la scintilla della rabbia, della disperazione, e del cuore ferito. Un velo di dispiacere coprì il suo cuore, impedendogli di reggere quello sguardo per più di cinque meri secondi.
- Il mio nome... è Mizukage Dent Déchirée Shachi. (*)
Il viso della ranocchia si assottigliò. Se l'era immaginato, che quello era il motivo del suo astio.
- Sarò il tuo esecutore. L'ultimo volto, che vedrai nella tua vita.
Un sospiro triste apparve su Kazumi, la Rhydon. Tra tutti gli abitanti, lei era l'unica che aveva avuto modo di conoscere un po' di più quel ragazzo duro e apparentemente insensibile.
- Io... c'ero. Quella notte, ad Albachiara. Avevo solo sei anni.
Come non capirlo? Tutta la sua vita, tutta la sua esistenza, strappata via quando era ancora un piccolo bimbo. Nessuno, in quello stato, avrebbe mai potuto perdonare la famiglia responsabile di aver distrutto la sua casa.
Non era un vecchio come Benji, facendosi forte della veneranda età per superare la paura della morte: quegli orribili ricordi, in Shachi, erano ancora vivi. Ancora freschi. Ancora liberi di torturare e provocare la bestia che vi era in lui. Era più giovane del Frogadier, ma sembrava avesse vissuto molto di più di questo.
- Ti farei fuori qui e subito, senza neanche esitare. Tuttavia... il sindaco mi ha ordinato di lasciarti prima parlare, in rispetto dei tuoi compagni di viaggio... e del tuo, per avergli salvato la vita.
Benji non era tipo da dimenticarsi un debito: era solo il minimo, che avrebbe potuto fare in quella situazione, ma il sindaco era tutto intenzionato ad estinguerlo per sempre, onde evitare rimorsi.
- Hai ancora qualche minuto, visto che dobbiamo comunque aspettare per ordine di Sobek. Mi ha anche detto... di colpirti alla testa, in modo da darti una morte rapida e indolore. Personalmente, non ti meriteresti neanche questo. Ma non faccio io, le regole...
Morte indolore, e possibilità di raccontarsi. Per un assassino, quella era una grazia più che magnanima, ma il ninja acquatico non era nelle condizioni di gioire di quell'occhio di riguardo.
Non gli importava niente: per lui, sarebbe stato meglio se avesse finito lì e subito. I volti disperati dei suoi colleghi, il peso dei loro legami che batteva forte sul suo petto.
Sarebbe stato meglio per tutti, nel suo pensiero, se si fosse terminato immediatamente quello strazio parassita. Ma tutto ciò non accadde: non solo per la volontà del sindaco, ma anche del piccolo capriccio successivo del suo esecutore.
- Prima però... sono io quello che ha bisogno di risposte.
Dalla sua mano destra superiore, manifestò del Meisoku azzurro dalle sfumature bianche, creando un Conchilama. Ne posizionò la punta davanti al volto del Frogadier, dritto al suo muso, costringendo questo, per mero riflesso, a guardare l'oggetto che lo avrebbe ucciso.
- Come conosci... le tecniche dei Mizukage?
Dal lato destro della lama, l'occhio buono della Schiumorana si rifletteva su di essa, mostrando il volto completo e pulito di un Frogadier. Lo Slowking corrucciò la fronte: non aveva concesso al giovane pokémon di far entrare questioni personali nella faccenda.
- Perché... ti interessa? - chiese il ninja incatenato, con l'espressione da cane bastonato.
- FACCIO IO LE DOMANDE! - Gridò furioso.
Benji manifestò di nuovo il suo Meisoku, pronto ad intervenire.
- Aspetti.
Dietro di lui, una Rhydon gli chiese di fermarsi.
- Kazumi-chan.
- Ha ancora il controllo. Lo lasci fare.
Quella domanda era lecita: sebbene con sfumature di rabbia, più di tutti, il Mizukage roccioso aveva il diritto di sapere.
- Voglio sapere come, uno sporco Shinikage come te, possegga le nostre tecniche, fatte per aiutare gli altri pokémon! Come un essere assetato di sangue si sia permesso di apprenderle come se ne avesse il diritto!
Dal lato sinistro della lama, l'occhio dello Tsuchinoko si rifletteva su di essa, mostrando il volto distorto e sporco di uno Shinikage.
- E' la vostra ultima beffa?! Oltre al tradimento, volevate anche infangare il nostro nome?!
Il ninja distolse lo sguardo dalla lama, abbassandolo di nuovo. Un enorme tristezza e malinconia sovrastò il vuoto nella sua anima, incapace di volgersi davanti a quella realtà.
- E soprattutto...
Gli fece quella domanda. La domanda che, tra le ombre, premeva di avere una risposta anche il sindaco di Crillaropoli e gli altri Mizukage presenti al villaggio, nascosti tra la folla.
- Perché conosci Mermaid Chain?
Le membra del Frogadier persero ogni forza. Dopo quella domanda, non aveva più la possibilità di nascondersi.
- Rispondimi...
Il ninja acquatico continuò a guardare verso il basso. Il silenzio si raccolse di nuovo nella piazza, rapendo con sé ogni pensiero di sollievo o serenità, lasciando spazio ad angoscia e curiosità divorante. Rimasero tutti con il fiato sospeso, in attesa che la ranocchia d'ombra, finalmente, decidesse di mostrare a tutti i suoi veri colori.
- Non... potrei...
La sua bocca aveva le labbra pesanti, raccolte in un triste muso addolorato.
- Non potrei mai... infangare il vostro nome.
Shachi rimase zitto, non sapendo dove volesse andare a parare il prigioniero.
- Quando... mi sono presentato come Mizukage Shins- no, quando... mi sono chiamato "Mizukage", non era mia intenzione... ridicolizzare il vostro buon nome. E anche se avessi voluto farlo, non avrei potuto in alcun modo...
- Non ti sto seguendo, - commentò il Barbaracle, rimanendo immobile.
- "Mizukage Shinso"... non è una verità. E' evidente questo. Però... non è nemmeno una bugia.
- Che cosa... stai dicendo?
La ranocchia fece un lungo respiro. Quella storia sarebbe dovuta uscire dalla sua bocca tremante, e non ci doveva essere spazio per tristi lamenti. Tale era il rispetto, che provava nei confronti di quello che stava per dire. Ed era giusto così, che finalmente la sua verità venisse raccontata.
- Quaranta anni fa... non ero ancora nato a quel tempo, - disse, - ma l'ho studiato nella storia del mio villaggio. Scoppiò la Guerra dei Sette anni, il conflitto che vide la mia gente contro tutti gli altri clan. Per colpa di un errore da parte dei nostri esecutori, ci venne dichiarata guerra, che si sarebbe risolta solo con lo sterminio di una delle due fazioni. O, almeno, così si credeva.
Gli esploratori rimasero con il fiato sospeso, in attesa di sentire la versione della storia già raccontata da Benji.
- Fu firmato un armistizio: un contratto scritto in cui le due parti non si sarebbero più impegnate in altri scontri. Entrambe, fecero un pegno per dimostrare la propria determinazione a rispettare i patti, soprattutto i due clan un tempo correlati dal sangue, i Mizukage e gli Shinikage. I primi, promisero di non fare più escursioni nel nostro territorio, e che avrebbero eliminato il corpo di spionaggio. Avrebbero chiesto una collaborazione con i vecchi fratelli, per raccogliere dati sui dungeon e risolvere richieste di aiuto. I secondi, invece, avrebbero fatto ammenda per i danni, pagando ogni clan, e avrebbero eliminato le missioni di assassinio, vietando l'atto di togliere la vita ad ogni membro del clan. Inoltre, il capo degli Shinikage assicurò che avrebbe punito chiunque avesse osato fare qualcosa del genere, mettendo sotto controllo tutti i suoi cittadini. Oltre a questo, in generale, nessuno avrebbe più dovuto combattersi a vicenda, altri clan compresi.
Shachi rischiò ancora di perdere la pazienza. Era una storia trita e ritrita: non aveva idea del perché quel Frogadier avesse deciso di narrare, al momento della sua morte, conoscenze di dominio pubblico.
- Lo so perfettamente... - disse trattenendosi, - cosa citava l'accordo, e di anche come voi-
- Ma non sai tutto.
Lo sguardo del Barbaracle divenne confuso. Più volte gli era stata insegnata quella che era ormai una favoletta: non aveva nient'altro da sapere. Questa era la reazione che ricevette. Ma, invece, gli altri Mizukage sapevano. Era vero, quello che diceva il Frogadier: quelle non erano le uniche condizioni dell'accordo. Un antico profumo solleticò le narici dei vecchi abitanti di Albachiara, facendogli rizzare i peli dai brividi. Non avevano niente da temere, da quell'odore: era invitante e carezzevole, ricolma di ricordi nostalgici. Ma l'effetto, quello che causava, portava con sé un segreto che avevano deciso di celare alle nuove generazioni, per motivi sconosciuti.
https://youtu.be/wN26LY-_rQs
- In realtà... ci fu un altro accordo. Un qualcosa di non scritto. Un... gesto, se vogliamo chiamarlo con il termine più adatto. L'eroe di Neronotte, quello che poi sarebbe diventato il primo consigliere, fece un qualcosa che non aveva mai fatto nella sua vita. Conosciuto per il suo cuore di pietra, freddo ed indomabile, si mise in ginocchio davanti ad un altro pokémon. Una femmina per la precisione. Non so precisamente cosa fosse accaduto, ma, quando me lo raccontava, diceva che lei gli aveva salvato la vita. Non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. Doveva tutto, a lei...
Il Barbaracle si stava irritando. Tra i Mizukage, lui apparteneva alle nuove generazioni. Aveva, dopotutto, solo diciassette anni. Per un bene indefinito, a loro non doveva essere concessa quella verità.
- Non sarebbe bastato un semplice scritto, per sancire la pace. Fu quello, il vero atto di fiducia: il ninja oscuro, chiese la mano a quella pokémon. E non una nemica qualunque: lei era una Mizukage.
Per un attimo, le pupille del pokémon di roccia furono colpite dalla sorpresa. Come era possibile? Quella ranocchia stava dicendo che, alla fine della guerra, due nemici mortali, legati e torturati dal loro stesso sangue, avevano deciso di chiudere immediatamente gli asti e diventare compagni di vita? Un tale scempio, un tale sacrilegio compiuto alla mercé del suo amato villaggio e della sua amata famiglia. Come avevano potuto? Come avevano solo pensato che, un atto del genere, non poteva essere una mancanza di rispetto per i suoi avi?
Per di più, lui sapeva: gli era stato insegnato fin da piccolo che, per una ragione a lui ignota, quell'unione non sarebbe dovuta accadere.
- Un terribile assassino, uno Shinikage, chiese la mano ad una Mizukage, una sua vecchia sorella di sangue, ed una sua vecchia nemica. E lei... aveva accettato.
- NE HO ABBASTANZA!
L'urlo dirompente fermò la narrazione di Shinso, come quella di un bambino che non voleva stare seduto ed ascoltare la verità da suo padre.
- COSA C'ENTRA CON TUTTO QUESTO?! STAI CERCANDO DI IMPIETOSIRMI CON UNA FAVOLETTA?! NON HAI NIENTE A CHE VEDERE CON QUESTA FACCENDA! NON ERAVAMO NEMMENO NATI!
- Ha eccome, a che fare con me.
Quelle parole ammutolirono l'esecutore, così come tolsero il respiro ai cittadini di Crillaropoli, e soffocò i Mizukage.
Forse avevano capito, ma non volevano.
Come l'improvvisa morte del proprio personaggio preferito, essi non volevano accettare neanche la minima idea corretta che il loro cervello cercava inutilmente di fare entrare nella loro memoria.
- Lui... si chiamava Shinikage Demonson Shinetsu, - continuò, - il primo consigliere di Neronotte. Lei... Mizukage d'Arc Marie, la migliore kunoichi (*) di Albachiara. Il loro matrimonio fu felice, più di quanto tutti si sarebbero aspettati. Dalla moglie... Shinetsu ebbe tre figli. In rispetto suo, diede il nome di famiglia "d'Arc" a loro, volendo eliminare il "Demonson", che portava con sé sangue e dolore. Il maggiore: Shinikage d'Arc Shinichi. Il minore: Shinikage d'Arc Shinji. Ed infine... quello che non era nessuno dei due. Il secondo figlio.
Alzò lo sguardo dal terreno, con gli occhi vuoti ed un triste sorriso. Era la prima volta, che si presentava. La prima volta, che diceva il suo nome completo, mostrando a tutti il suo vero volto.
- Shinikage. D'Arc. Shinso.
Le saette del terrore cavalcarono il volto impavido del Barbaracle, riducendo il suo viso a briciole di corallo. Un Politoed cadde al suolo, tremando per lo shock, mentre un Ludicolo, lo stesso che era con Brina, spalancò la bocca dall'incredulità.
- N-no... t-tu...
Anche gli esploratori ebbero una reazione simile. La loro inquietudine non era dettata da drammi del passato, ma dal fatto che lui, il loro collega Frogadier, poteva essere al centro di tale racconto. Di tale passato travagliato. Di tale importanza, della sua esistenza. Non era solo il nero sangue maledetto. In quella storia, in quella guerra, in quel conflitto tra i ninja della giustizia buona e di quella oscura, lui vi era dentro, continuamente costretto a ballare con scheletri morti e anime perdute, per l'eternità. Ma non avevano alcuna idea, di quanto fosse grave la sua esistenza.
- T-tu... - continuò Shachi, - T-tu... s-sei un Kishima (*)?!
Un ombra velata coprì gli occhi del Frogadier, lasciando da solo il suo triste sorriso. La Brionne si congelò sul posto, non riuscendo ad esprimere la sua sorpresa a parole.
- N-non è possibile... E'... è...
- Un taboo, - disse la Schiumorana, - un antico divieto, mosso da un'antica leggenda senza fondamento storico. Mia madre non credeva a quelle leggende popolari, e nemmeno suo padre, che acconsentì al matrimonio. Ma per evitare di smuovere lo scetticismo dei Mizukage, venne mantenuto segreto. Per evitare... reazioni come la tua.
- S-stai mentendo... - disse il Barbaracle, - uno come te...
La rabbia di Shachi si mischiò all'inquietudine della rivelazione: la lama iniziò a tremare, mentre il resto dei pugni a stringere. Shinso, nel vedere quella reazione, fece un sospiro rassegnato, per poi continuare a parlare.
- E'... triste. Io sono uno Shinikage, e contemporaneamente un Mizukage. Però... penso di non essere stato mai considerato nessuno dei due. All'inizio... non sono mai riuscito ad usare il Kage Ninpō. Per questo, ho ripiegato sulle tecniche di mia madre. Soprattutto la sua specialità: Mermaid Chain.
C'era un motivo se il Frogadier poteva usare quella tecnica impossibile, se, tra gli Shinikage, quello era anche in grado di avere un completo controllo sull'acqua. Ogni cinque generazioni, appariva un ninja in grado di usare Mermaid Chain, le catene della sirena. Tutti quanti, però, avevano una cosa in comune: appartenevano tutti alla famiglia d'Arc.
Non aveva idea della sua esistenza, e la leggenda popolare, per quanto il ninja dicesse fosse infondata, per tutto quello che aveva visto, lui non poteva far altro che tremare nel suo salvagente. Un tumulto fece quasi collassare il povero e debole sindaco di Crillaropoli.
- Mermaid Chain... è una delle mie preferite. Imprigiona ed impedisce di muoversi, ma non provoca dolore. Ci si sente come in un bagno caldo, in una spiaggia solare. Prese da quelle, si perde la voglia di fare del male, come il dolce canto di un Jigglypuff. Purtroppo... richiede un terreno molto umido. Avrei dovuto combattere a pieno, per usarla davvero...
Shachi continuava a tremare, facendosi attraversare da pensieri pericolosi. Quello non voleva dire essere solo un nemico: accettare l'esistenza della Schiumorana, voleva dire accettare anche un Mizukage.
Non si puntava la lama contro il proprio popolo.
Non si puntava la lama contro un fratello.
Quelle regole gli erano state insegnate fino alla nascita. Chi rompeva le regole era uno sporco traditore.
Un conflitto morale si scatenò nel pokémon Aggregato, impietosendo persino l'accusato.
- Non riuscirai ad uccidermi... se tremi così.
Quelle parole non lo raggiunsero. Era troppo terrorizzato, da quello che aveva davanti. Il ninja si preoccupò. Se avesse perso la voglia, non sarebbe stato un problema. Ma se l'avesse ucciso prima di dire tutto? Non era quello che voleva la Schiumorana.
- S'il vous plaît... - disse la ranocchia, cercando di rompere le sue insicurezze, - non avere rabbia, nei confronti del mio sangue. Non sono stati loro, a toglierti la casa.
Il Legnogeco sapeva, il Grovyle doveva impedirgli di dire le parole successive al suo compagno. Ma lui, ormai, aveva accettato. Non voleva più portare quel fardello. Non avrebbe sopportato, che altri avrebbero sofferto per causa sua.
Il ninja chiuse gli occhi, abbassandoli al suolo: sebbene era determinato, non aveva il coraggio di guardare in faccia ad una vittima di quel massacro.
- E' stato... uno dei consiglieri del mio clan. Il secondo. Era geloso della fama e il potere di mio padre, e non aveva mai accettato l'armistizio. Nessuno lo sapeva, ma aveva organizzato un piano segreto per prendere il potere. Lo dovete a lui, se gli altri clan non esistono più.
Quel richiamo lo riportò alla realtà. I codici morali, per il momento, furono spenti dalla sua rabbia sincera.
- Si chiamava... Shinikage Godwing Torikago. Un pokémon subdolo, che non mostrava mai il suo vero volto al pubblico. Elegante e cordiale davanti agli altri, spietato e sanguinario dietro le spalle. Diventavi suo nemico, per te era la fine. Nessuno di noi osava mai sfidarlo o sopraffarlo. Solo mio padre gli teneva testa e fu grazie a lui se, per tanto tempo, quel pokémon era sempre stato buono. Fu lui... ad organizzare lo sterminio di Albachiara.
Gli abitanti e i Mizukage si ripresero dallo shock. Più che mai, erano determinati a scoprire la verità.
- Portò con sé giovani pokémon e vecchi veterani che ancora seguivano le sue istruzioni, che condividevano i suoi ideali. Non si sarebbe accontentato della distruzione: voleva che ogni Mizukage fosse ucciso, senza avere più i nostri nemici mortali. Tuttavia... il suo piano sarebbe fallito. Albachiara possedeva uno scudo acquatico che percepiva nemici dal terreno: ombra o non ombra, nessuno Shinikage avrebbe potuto avvicinarsi. Nessuno... Shinikage.
La mente del Barbaracle tornò lucida. Le scosse di sconvolgimento si assestarono con la pura rabbia. Lui aveva finalmente capito, comprese finalmente perché quel viscido verme si era nascosto fino a quel momento, del perché, nonostante tenesse ai suoi amici, non voleva in alcun modo mostrarsi ai Mizukage.
- Ma tu... non sei solo uno Shinikage, giusto?
Gli occhi del Frogadier tremarono. Credeva di essere pronto, ma la verità quasi gli si strozzò in gola, facendolo diventare un cane sperduto in mezzo ad una tormenta. Il Barbaracle lo notò, gonfiandosi ancor più di rabbia.
- Parla, - disse, minacciando la sua prematura dipartita.
- Avevo... otto anni, all'epoca, - riprese, - Nonostante quello, ero conosciuto in tutto il villaggio per essere un bimbo prodigio. Avevo completa conoscenza delle tecniche dei Mizukage, e anche quelle degli Shinikage, che riuscì ad imparare nonostante il mio deficit iniziale. E Torikago... lo sapeva bene.
Il respiro degli esploratori si fece più pesante, mentre lo sguardo del cobra tremò, incredulo davanti a quello che stava per sentire.
- Tre giorni... prima del blitz, lui mi minacciò. Ero molto più debole di ora: non avrei potuto fare niente. Ma anche se avessi potuto fare qualcosa... non avrei potuto proteggere ciò che amavo.
- Chi è... "Anija?"
Per uno sconosciuto motivo, le parole del suo partner risuonarono nella testa dell'Infernape.
- Fin dalla fine della guerra, aveva progettato una vendetta contro mio padre. Lui... non mi ha mai voluto dire del perché ce l'avesse tanto a morte con mio padre, così come... mio padre aveva la bocca chiusa al riguardo. Quello che organizzò... non mi fece mettere in dubbio sulla sua rabbia. Torikago aveva due ragazzi, di cui non ricordo i nomi. Ma non erano suoi figli: sua moglie e loro, erano dei Kage Bushin, che aveva modificato nel tempo per fare in modo che crescessero agli occhi di tutti. E aveva fatto in modo... che diventassero i migliori amici di mio fratello maggiore.
Il pokémon Aggregato aveva già capito: stava solo aspettando che lui finisse di parlare.
- Se avessi detto qualcosa, avrebbe ucciso mio fratello. Se mi fossi opposto, avrebbe ucciso mio fratello. N-non ebbi...altra scelta. I-io... I-io... L-o... lo aiutai... a farlo infiltrare.
- BASTARDO!
Shachi non ci vide più: invece di colpirlo con Conchilama, fece per tirare un pugno sul terreno, probabilmente per impalarlo con Pietrataglio. Tuttavia, non riuscì a connettere: il sindaco di Crillaropoli trasformò il pezzo che stava per colpire in Tenma no Kusari, bloccando l'attacco.
- FERMATI, SHACHI! TI HO DETTO DI LASCIARLO FINIRE!
- COSA DEVO ATTENDERE?! COSA DEVO SAPERE, OLTRE A QUESTO!? E' UNO SPORCO KISHIMA! UN MEZZOSANGUE! ED E' COLPA SUA SE NON HO PIU' UNA FAMIGLIA! HO TUTTE LE RAGIONI PER AMMAZZARLO!!
- Stai ascoltando?! - Disse il sindaco, - non è stata colpa sua! E' stato costretto!
Capendo che avrebbe dovuto tenerlo più d'occhio, lo Slowking si avvicinò lentamente ai due, facendo con le mani al ragazzino di calmarsi.
- Lascialo finire... Non si merita... tutto questo.
- Va bene così, signor sindaco...
Entrambi si girarono verso il Frogadier. Videro in lui lo sguardo perso e sconfortato che, ormai, aveva preso possesso del suo viso.
- Fa bene ad essere arrabbiato con me. Non merito... questa grazia. Se fosse solo questo, il mio peccato, avrei chiesto perdono. Non mi sarei... nascosto.
Tutti i presenti rimasero in silenzio. Non sarebbe bastato tutto quello a cambiare l'opinione sulla piangente ranocchia. In nessun modo, si sarebbe potuto salvare. E lui lo sapeva bene.
- Io... non ebbi scelta. Non era mia, l'intenzione. Ma il vostro sangue... non è sulle sue mani. E' sulle mie.
Un sottile bisbiglio maligno risuonò nelle orecchie di Shachi, mentre un tremore velenoso lo trapassò da parte a parte. Il mondo intorno a lui si fermò: davanti a lui, c'era solo un assassino che stava confessando i suoi peccati.
- Ero debole rispetto a lui, ma ero forte rispetto a qualunque altro Shinikage della mia età, persino dei miei senpai. Anche se stavo obbedendo, consapevole di non potersi vendicare, decise... di usarmi come strumento di sfogo. Ormai ero sul campo di battaglia. Ormai... non potevo oppormi. Mi diede... un altro ordine.
- "Uccidi. Uccidi più dei miei uomini. Devi essere quello che ucciderà più Mizukage, da solo. O tuo fratello... non vedrà più il futuro..."
- Le mie mani... sono sporche di sangue. Del vostro... sangue. Ero disperato: i suoi uomini erano talmente abili che avrebbero ucciso 200 pokémon a testa. Ed erano 20.
Un villaggio in fiamme. Ombre nere che cavalcavano le strade marmoree e bianche. Confusi nella sua testa, i ricordi del passato rimbombarono nella testa del pokémon Aggregato, perforandogli la carne con coltelli seghettati.
Assieme a lui, tutti quanti si riunirono in digrigni scossi e rabbiosi, di fronte a quella rivelazione. Nella testa della Brionne, un immagine si fermò davanti a lei: nascosta nella sua casetta, all'angolo della sua cameretta, cercando tremante di proteggersi con un lenzuolo bianco, l'immagine di un Froakie sorridente, con il volto piangente e l'occhio destro di un serpente era lì immobile, con un Kage Kunai tra le sue zampe.
- Li contai uno ad uno... per assicurarmi...
- Quanti...
Il sospiro del pokémon di roccia si alzò di nuovo nella piazza, ma a tono fermo. La rabbia la voleva trattenere per l'atto, non per la voce.
- Quanti... ne hai uccisi?
- ...to...otto...
- Quanti. Ne. Hai. Uccisi, - ripetette il pokémon aggregato, avvicinando la sua testa a lui, per guardarlo negli occhi. Egli non alzò lo sguardo e rimase qualche secondo in silenzio. Non ce la faceva più. Il corpo abbandonò completamente le forze, così come ogni forza di spirito d'animo o consapevolezza di se stesso, dei suoi attributi buoni. La luce, nell'anima del Frogadier, sparì per sempre.
- Duecento... cinquantotto.
Calò di nuovo il silenzio. Quel morboso e soffocante silenzio, misto a lacrime e fiamme di rabbia. Davanti agli abitanti di Crillaropoli non c'era solo uno Shinikage, ed uno sporco verme che aveva permesso il genocidio di Albachiara. Lui stesso, ne aveva fatto parte, portando con sé le vite innocenti e senza peccato dei poveri Mizukage.
Non vi erano parole per descrivere lo stato d'animo degli esploratori, dei suoi compagni di avventura. Non volevano crederci, non potevano crederci, che un pokémon come Shinso, quella ranocchia piagnucolona, fifona, ma dal cuore generoso e sensibile, fosse stato capace di tale crimine, alla tenera età di otto anni.
Era questo il peso che si portava dietro, era questo che lo costringeva ad essere emarginato emotivamente da tutti quanti: un peso impossibile da sopportare, impossibile da pulire. Le lacrime scesero copiose dal volto della ranocchia, come fluide gocce di rugiada.
Sapeva bene, che non aveva alcun diritto di piangere della morte dei pokémon che lui stesso aveva ucciso. Ma il suo cuore era gonfio, era distrutto: era impossibile privarsi di quello.
- M-mi... d-dispiace tanto... - bisbigliò, come ultima richiesta di perdono.
Il Barbaracle si alzò in piedi, con volto oscurato dall'ombra.
- E'... sufficiente?
La domanda era stata rivolta al sindaco, ma questo non comprese subito di essere stato interpellato.
- Le basta... signor sindaco?
Un timido accenno uscì dalle labbra dello Slowking. Non aveva più il coraggio, di opporsi al giovane Shachi.
- S-sì...
Era finita. Non ci sarebbe stato più spazio per altre grazie. Shinikage Shinso, il ninja del team Skyraiders, avrebbe percorso l'ultima tappa del suo lavoro come esploratore, e con essa quella della sua vita.
Volti ricolmi di odio, di fiamme, di ripudio si stagliavano sugli abitanti di Crillaropoli. Quel pokémon la doveva pagare: era colpa sua, se adesso soffrivano in quel modo. Soprattutto i Mizukage, che mai avevano dimenticato il piccolo Froakie assassino.
Il Barbaracle mostrò di nuovo il Conchilama con la mano destra superiore, l'arma che avrebbe distrutto il ninja maledetto.
- M-manca... un minuto, Shachi, - disse lo Slowking.
Egli non rispose: nella sua testa, iniziò a contare ogni cifra, calcolandoli con la precisione di un orologio. Non ci sarebbe stata speranza, per lui.
Era questa, la morte? Sapeva che doveva finire, ma, stranamente, non si sentiva terrorizzato. Nel suo cuore vi era solo tristezza e rammarico, per non aver potuto fare di più, nella sua misera esistenza.
- P-perché...
A distanza da lui, una timida voce lo chiamò un'ultima volta. Era Brina, la Brionne del villaggio. Era ancora lì, in quell'arena di morte, con il corpo che non poteva muoversi dalla disperazione.
- P-perché...
Voleva chiedergli un'ultima cosa, ma non riusciva a parlare. L'aveva aiutata, l'aveva protetta, in un certo senso. Come ultimo regalo d'addio, anche lei si volle liberare del debito con il suo salvatore e carnefice. L'unica cosa che gli venne in mente, fu purificare la sua memoria.
- P-perché... porti il nome... di Mizukage?
Non se l'era dimenticato. Il motivo per cui non aveva scelto un secondo nome più elusivo, per fare in modo che nessuno potesse risalire a lui, che nessuno potesse fargli pagare per quello che aveva fatto. No: lui voleva pagare, ma sapeva che la morte, che adesso si avvicinava, non sarebbe bastato.
- Da "Shinikage"... non ho mai avuto niente. Per me... era solo un nome. Da "Mizukage"... invece, ho avuto speranza. Ho fatto del male... a loro. Ho distrutto la loro vita. Volevo... rimediare ai miei peccati, facendo il modo che "Mizukage" diventasse il nome di un eroe, che avesse la nomea nel mondo che meritava.
Shachi non lo interruppe: era troppo concentrato nel mantenere il conto alla rovescia.
- All'inizio... non riuscivo ad utilizzare il Kage Ninpō. Il Mizu Ninpō di mia madre... mi permise di competere allo stesso livello degli altri, ma mi hanno sempre comunque emarginato.
Il suo contatto visivo lasciò la povera Brionne, per poi rivolgersi agli esploratori nella gabbia. Al team AWD e al team Malia, che aveva accompagnato lui in quella avventura.
- Mi dispiace, ragazzi. Avrei voluto davvero... che fosse finita diversamente.
https://youtu.be/lRTOOjiQ054
(Ost I had seen much)
Arbok, Drapion, e persino Weavile, avevano il cuore in gola. Nonostante gli asti, nonostante i litigi e tutto il resto, il loro animo aveva accettato la maschera del Frogadier, considerandolo come un compagno.
- Mi sono dovuto nascondere... ho dovuto mentire. Probabilmente, se vi avessi detto tutto subito, non avrei potuto stringere amicizia con voi.
Nel loro muscolo cardiaco, piccole crepe cominciarono a formarsi, mentre gli occhi si congelarono con le loro lacrime.
- Anche se... ho detto delle bugie, le prossime parole sono vere. Il vostro tempo con voi... le nostre avventure e combattimenti... Significa molto, per me.
Da quando era diventato un esploratore, ne aveva combinate di cotte e di crude.
Le innumerevoli volte che aveva fatto il pigro, le innumerevoli volte che aveva attivato delle trappole.
Le innumerevoli volte che aveva provato a conquistare il cuore della coniglietta, le innumerevoli volte che aveva fatto arrabbiare la felina in quel viaggio.
Le innumerevoli volte che Arbok aveva provato a divorarlo, le innumerevoli volte che si era sottratto ad un combattimento, nel modo più buffo possibile.
I ricordi fastidiosi sovrastavano quelli buoni, ricordando a loro quella maschera irriverente e burlesca, da non farlo prendere sul serio. Eppure, quei ridicoli ricordi cominciarono a tuonare nei loro spiriti afflitti, consapevoli che non avrebbero più avuto tutto quello.Quel viaggio aveva cambiato la visione della ranocchia agli altri pokémon, consegnando a loro piccoli pezzi di puzzle dell'animo del Frogadier.
Ed ora, quel rompicapo non sarebbe stato più completato, lasciando un enorme vuoto nel loro petto.
No: non poteva essere in alcun modo, vuoto.
Tutte le esperienze, tutto il tempo passato con lui,come un compagno, un collega ed un amico, erano lì, sventolando striscioni con su scritto "io esisto".
Arbok, Drapion, Lopunny, tutti quanti. Nessuno di loro era pronto a rinunciare alla piccola rosa ghiacciata che era fiorita dentro di loro.
- Vi ringrazio... di avermi concesso la vostra amicizia. D-davvero...
Il liquido salato si fece di nuovo largo dai suoi occhi, rendendo persino il suo occhio destro triste e malinconico. Un sorriso di sincera gratitudine, invece, si stagliò sul suo volto, ponendo fine all'ultimo strato che era rimasto sul volto dell'attore.
- E' stato bello... s-stare con voi...
Crepe sulla gabbia toracica: Arbok e Drapion non riuscirono a resistere davanti a quello spettacolo tragico, cadendo nella completa disperazione.
- SHINSOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!
Weavile si morse le labbra, cercando di sovrastare il dolore di quella frase con il male fisico, cercando in quel modo di arrestare anche le sue lacrime. Medicham non poteva provare quei sentimenti, ma non riuscì a guardare la futura scena, conscia del suo esito terribile. Gardevoir e Lopunny, invece, erano attaccate alla gabbia, unendosi nel coro ai due pokémon veleno.
- SHINSOOOOOOOOOOOOOO!!!!
- Tempo scaduto. CONCHILAMA!
Il Barbaracle non esitò un solo secondo: dall'alto verso il basso, iniziò a far scendere sulla testa della ranocchia il suo colpo letale, che avrebbe posto fine all'esistenza del Frogadier, per sempre.
Questo, chiuse gli occhi sereno, in attesa della sua dipartita. Un unico rammarico, si sarebbe portato nella tomba.
- (Mi dispiace veramente tanto... avrei voluto, raccontare anche a te, questa storia. Non ho idea di come l'avresti presa, ma sarebbe stato un atto dovuto. Ti dovevo almeno questo, per tutto quello che hai fatto per me).
Il piccolo licantropo era steso sul pavimento, completamente privo di forze.
- (Capitano... spero che prenderai le parole che ho detto anche come rivolte a te. Sei... il pokémon più coraggioso ed onesto che abbia mai conosciuto. Fai in modo... che non accada più niente del genere, in futuro. La nostra pace... la nostra felicità è, nelle tue mani, Oryugo Rukio).
La mano era distante cinque centimetri dalla sua testa.
- (Devo... le mie scuse anche a te. Dieci anni. Per dieci anni...)
- Zitto e cammina... Maledetto Froggy...
- F-FATTI GLI AFFARI TUOI, FROGGY VISCIDO!
- Eheh... A quanto pare ha funzionato, froggy.
- Eheh... Queste regole sembrano banali, ma molto sagge. Poche parole che dicono tanto, e sono semplici da capire. Se tutti parlassero così, il mondo sarebbe una rottura di scatole in meno...
- (Sei riuscito a trascinarmi con te per dieci anni, sostenendomi fino a questo punto. Eppure... questi sforzi non verranno mai ripagati, nonostante tutto. Non hai idea... non hai idea di quanto tu abbia significato per me.)
- Non ho mai pensato una sola volta che la mia scelta fosse sbagliata...
- Non ha importanza di quanto tu ti senta male o di quanto vorresti essere lasciato in pace. Ancora... e ancora... e ancora. Anche se avessi la possibilità di cambiare, ripeterei la stessa scelta all'infinito, soprattutto se tutto questo potrà farti entrare in quella zucca vuota che non ha alcun senso quello che vuoi fare.
- Ehi ehi... Non mi state escludendo, vero?
- Non avevi detto che ti saresti impegnato?
- SHINSOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!
Una lacrima di zaffiro scivolò dal suo viso, facendosi strada e fermandosi sul suo petto.
- (Sono... veramente dispiaciuto... Avrei voluto... vederti diventare il grande spadaccino che ambivi a diventare. Ti sono veramente grato. Sei... il migliore amico che si possa desiderare. Ti... voglio bene...)
Nero. Un unico nome si stagliò sul dipinto oscuro.
- (Kenji.)
(ost bleach number one else)
https://youtu.be/-DLBkEUw_AM
Rumore di vetri infranti, di roccia franata su una strada di montagna, spaccandosi al suolo. Nessuno l'aveva notato, nessuno l'aveva considerato. Nessuno, avrebbe mai immaginato che una cosa del genere potesse accadere. Tra la testa del Frogadier e la lama di Shachi, una figura si erse tra i due, rompendo il Conchilama, come se si fosse infranto su uno scoglio.
- M-ma...
Gli spettatori si paralizzarono di nuovo, con le facce sbiancate e prive delle pupille, così come gli esploratori, il cui pianto gli morì in gola. Davanti al Barbaracle, Byakuken Kenji era lì, in piedi, ricoperto di sangue sulle braccia e con una barra di Tenma no Kusari in bocca, tenuta come una spada. Il colpo di Shachi si era frantumato su questa, l'oggetto indistruttibile da Meisoku.
- C-come... - farfugliò Benji.
Shinso era a bocca spalancata, con le lacrime ferme sulle sue guance. Non era vero. Non era possibile. Era rinchiuso in una cella senza uscita. In nessun modo, la visione della sua morte, poteva essere interrotta dalla schiena irta e sicura del suo migliore amico, come un indomabile scudo irremovibile.
- Non è... possibile, - disse il Barbaracle, - t-tu...
- N-on oggi... anf... p***na, - disse il Grovyle.
La barra cadde dalla sua bocca, a causa delle mancate forze. La Schiumorana lo stava guardando come se avesse visto un fantasma.
- Questo froggy viscido... ha dei conti in s-sospeso... con il sottoscritto. N-non morirà...
Benji si girò verso la gabbia: una delle sbarre era stata strappata dalle estremità, probabilmente dall'esterno, mentre le catene che ricoprivano il Legnogeco erano a terra, intatte.
- (N-non può... con forza bruta...)
Rivolse poi il suo sguardo verso lo spadaccino. Avrebbe perso la vista, per quanto sconvolgente era la verità che si era presentata davanti: le braccia di Kenji erano come due fuscelli, barcollanti e ricoperti di sangue. A penzoloni lungo i suoi fianchi, era chiaro che non avrebbe mai potuto muoverle.
- (N-non ci credo....)
Il Frogadier era tremante. La sua bocca incredula voleva gridare, ma non aveva voce nei polmoni.
- (S-si è... l-lussato...)
- Che seccatura... anf... ci è voluto più tempo del dovuto.
- P-perché...
Non sapeva come descrivere quell'emozione. Non era tristezza, né disperazione. Non sapeva cosa dire nei confronti del Legnogeco, che pur di difenderlo ancora una volta era arrivato a sacrificare il suo corpo, fino all'estremo.
- P-perché... io... non...
- Stai zitto.
Lo spadaccino non voleva le sue parole. Non voleva che il suo migliore amico si dispiacesse, per quello che aveva fatto.
- Non hai voce in capitolo. E' una mia decisione, e basta.
Il Frogadier alzò lo sguardo verso di lui. Il sole stava tramontando, la luce era fioca ed imbrunita. Eppure, a causa dei suoi occhi ricolmi di lacrime, la figura del Grovyle appariva a lui come un gigantesco scudo di smeraldo.
- Mai e poi mai... lascerò morire un amico.
Aveva sempre fatto di testa sua, in fondo. Quando gli altri gli dicevano di andare a destra, lui andava a sinistra. Era questo il genere di pokémon che era. Il genere di combattente che voleva essere.
Ed ora, una parola che, a causa della sua indole, tutti quanti si erano dimenticati che era in grado di pronunciare. Sì: Shinikage d'Arc Shinso, il ninja demoniaco, mostruoso e abominevole, era il suo migliore amico.
Il compagno di viaggio con cui aveva condiviso la sua vita, per dieci lunghi anni. Tra litigate e sbeffi, nessuno di loro aveva mai notato quanto il loro legame fosse forte. Ci era voluta una situazione disperata, per farlo ricordare a tutti.
- A-amico?
Il Barbaracle preparò altri Conchilama, usando le due mani inferiori.
- AMICO?! QUELLO?! CHE C**ZO TI DICE IL CERVELLO?!
- Uh?
- NON HAI SENTITO, QUELLO CHE HA DETTO?! NON HAI VISTO, QUELLO CHE HA FATTO?! UN PAZZO! E' UN ASSASSINO! UN MOSTRO! QUEL POKE'MON NON HA IL DIRITTO DI VI-
- Ah... quello.
Un'ombra nera oscurò il viso del Grovyle, facendo tremolare Shachi.
- So esattamente... cosa c'è in lui.
Nessuno, più di ogni altro, poteva saperlo.
- Un mostro... un assassino... un folle... un demone assetato di sangue, per quanto lo sia davvero.
Il grande spadaccino alzò la schiena, mostrando i suoi occhi fermi e decisi, talmente sicuri che spaventarono il Barbaracle cromatico.
- Ma so anche... cos'altro c'è in lui.
La telecamera si mosse dal basso dello spadaccino lentamente, percorrendo il suo corpo verticalmente.
- C'è un pokémon gentile. Generoso. Buono. E disposto a proteggere il prossimo, anche a costo della vita. Ed anche... il mio compagno.
Uno sguardo fiero, grintoso e determinato fu inciso sulle pupille di Shachi, su quelle di Benji, su quelle degli abitanti di Crillaropoli e degli esploratori, che non poterono fare a meno di commuoversi, davanti a quelle parole.
- ANCHE SE POTREI MORIRE PER MANO DI QUEL MOSTRO, IO, BYAKUKEN KENJI, PROTEGGERO' CON LA MIA VITA QUESTO COMPAGNO! COSTI QUEL CHE COSTI!
Un battito. Due. Tre al secondo. Aveva perso la vita, aveva abbandonato quel corpo ricolmo di nero e sporco. Ora, essa era tornata di nuovo dentro di lui, riscaldando il suo animo addolorato. Le lacrime cavalcarono di nuovo le sue guance, perdendosi nel suo corpo seduto, appoggiato ai denti marmorei di Sobek. Le labbra tremanti, il pianto singhiozzante.
- Guh... g-guh...
Non aveva parole per esprimere quello che il suo migliore amico stava facendo per lui. Si era letteralmente fracassato il corpo, per riuscire, ancora una volta, a stare davanti a lui, a difenderlo di nuovo dal suo destino, dalla colpa che gli era stata indotta da qualcun altro. Si voleva trattenere: riteneva davvero di non meritarsi tutto quello, tutto quel bene nei suoi confronti. Ma in cuor suo era contento: era davvero felice, di averlo incontrato.
- Come pensi... di difenderlo? - Chiese incredulo il Barbaracle, - le tue braccia... sono fuori uso.
Un ghigno arrogante si stampò sul volto dello spadaccino, l'espressione del suo eterno dito medio al fato.
- Ho ancora la mia testa...
Shachi fu accecato dalla rabbia: tirò un Conchilama dall'alto verso il basso, concentrando gran parte del suo Meisoku. Kenji, nonostante fosse ferito, riuscì a schivare rotolando verso destra, afferrando di nuovo la sbarra con il becco. In risposta, il giovane Mizukage usò la mano inferiore sinistra immediatamente, ma fu parata dal palo d'acciaio del Grovyle. Per quanto il pokémon Aggregato fosse forte, non aveva la possibilità di rompere quella barra.
- Che fuffede?! Non fai fare di megli-
Non stette al suo gioco: il Barbaracle afferrò con le mani la nuova arma dello spadaccino.
- Oh-oh.
Tirandola verso l'alto, portò con sé il Legnogeco, per poi sbatterlo sul terreno di prepotenza. Il suo fisico già mal ridotto lo ancorò al suolo, facendogli vomitare sangue.
- COUGH!
- KENJI! - Urlò preoccupato il Frogadier.
- Non voglio farlo... - disse il Barbaracle, - tu non c'entri niente. Fatti. Da. Parte.
- K-kenji... t-ti...
- Ti ho detto... di s-stare in silenzio.
Non poteva usare le braccia per rialzarsi: piegò la schiena in avanti aiutandosi con la testa, spingendo sul pavimento, per poi cercare di rialzarsi puntando i piedi sul suolo. Non vi riuscì: nella sua condizione, fu impossibile rialzarsi.
- Non farmelo ripetere due volte, ammasso di sassi.
Capendo di non potersi mettere di nuovo in piedi, strisciò sul suolo, muovendo i fianchi. Si avvicinò al suo compagno, mordendo il dente inferiore di Sobek. Era talmente affilato che, nella stretta, si tagliò le labbra. Ma a lui non importava: doveva rimettersi in piedi.
- Anche se adesso sono debole... anche se non potrò fare molto... io lotterò finché avrò vita.
Si rialzò dal suolo, per poi a passo lento mettersi di fronte al suo compagno.
- Io...
La prima regola del team Skyraiders, ancora una volta risuonò nelle orecchie della piazza.
- Non mi arrenderò mai, co***ne.
- E ALLORA MUORI!
Il Barbaracle scagliò un'altra Conchilama, di nuovo con la mano destra superiore. Il Grovyle fece per afferrare di nuovo con i denti la sbarra a terra per difendersi.
- NON CI CASCO UNA SECONDA VOLTA!
Shachi fermò lo spadaccino, tirandogli una ginocchiata sulla pancia. Lo lanciò addosso al Frogadier, attutendo la caduta.
- Ci tieni così tanto... a difenderlo?
- FERMATI, SHACHI! - Urlò Benji, lanciandosi, in un disperato tentativo di fermare l'irrimediabile.
- E ALLORA MUORI CON LUI! CONCHILAMA!
Il Grovyle si spinse in avanti, cercando di tirare un morso al lato della mossa, in un disperato tentativo di dare il tutto e per tutto, cercando di afferrare il colpo con i denti. Uno scontro di anime: ci fu una violenta esplosione, forse per il colpo dirompente del Barbaracle, che avrebbe potuto frantumare anche il pavimento.
Lo Slowking non era riuscito a fermare il suo sciocco cittadino, andando non solo a giustiziare la ranocchia, ma anche un'altro membro del team Skyraiders, l'unica speranza per il suo popolo.
Shachi si sentiva sfinito: aveva messo tutto il suo Meisoku in quel colpo. Non gli importava di distruggere il suo suolo sacro: avrebbe fatto qualunque cosa, per vendicarsi della perdita della sua famiglia. Non vedeva niente, ma non sentiva più né il pianto della ranocchia, né la sfotta della lucertola. Si sentiva realizzato: un inquietante sorriso apparve sul suo volto. Era una bella sensazione: era una sensazione meravigliosa, il sapere di aver posto fine alle sue sofferenze.
- E'... finita! Ah...ah...
Tirò su il braccio superiore destro, per esultare alla sua libertà da quel peso.
- AHA-
Fermo. Immobile. La mano in cui, ancora, vi era presente il Conchilama, non voleva saperne di alzarsi al cielo.
- Tch... Devo essermi incastrato in qualche osso.
Fece per tirare con più forza. Uno. Due. Niente da fare: non ne voleva sapere di uscire.
- M-ma che...
Usò le altre braccia. Non ci fu verso.
- Come ca-
https://youtu.be/2s_m77IXbYk
(Ost Luffy moukou)
Blocco. Paralisi. I suoi occhi tremarono, le sue unghie tintinnarono, e il suo volto sbiancò, diventando pallido pallido. Il Grovyle uscito dalla gabbia era stato imprevedibile, impensabile. Ma era una remota possibilità: un qualcosa che, visto una volta, si poteva anche accettare. Quello che adesso, però, aveva davanti a lui, non lo era. Quella non era realtà. Non poteva esserla in alcun modo.
Prima le labbra balbettavano, prima le voci bisbigliavano, i respiri uscivano, e i cuori tamburellavano. Uno stato di morte apparente si stagliò sui pokémon di Crillaropoli, e sugli esploratori di Borgo Quieto e Borgo Tesoro. Kenji e Shinso, che stavano lottando per la loro vita, erano inermi. L'uno nella posizione seduta in cui era stato costretto, l'altro sdraiato e caduto, con la testa appoggiata sul terreno dal lato destro. In quel momento, un meteorite sarebbe potuto volare sulle loro teste. Non se ne sarebbero accorti. Erano pietrificati, increduli davanti a ciò che stava accadendo, con il volto fisso in un unico punto.
Prima era la schiena del Legnogeco, a frapporsi tra la vita e la morte del Frogadier. Ora, il suo compagno era di fianco a lui, e un altro busto irto era diventato il loro scudo. Per proteggerli fino alla fine. Per difenderli come se fossero i suoi figli. Ōryugo Rukio era davanti a loro, nella cui mano sinistra stava il Conchilama dell'esecutore, trattenuto con la forza di un altro mondo.
- (C-come...)
Il piccolo licantropo gocciolava sangue. Era pieno di bruciature e lividi. Un corpo in quella condizione, mai e poi mai avrebbe avuto la forza di opporsi a tale colpo. Eppure era lì, davanti ai suoi due compagni, proteggendoli dalla morte, emanando Meisoku blu elettrico. Lo spadaccino riprese a tremare: nel suo capitano, non sentiva alcuna intenzione combattiva. No: non sentiva alcuna coscienza, proveniente da lui. Dal basso verso l'alto, scorgendo il lato destro del suo viso, notò con sgomento i suoi occhi: bianchi, privi delle pupille.
- (E'... incosciente?!)
Anche Shachi e Benji vennero alla stessa realizzazione. Ma rimasero immobili. Nel loro cervello, nessuno stimolo di movimento venne trovato. Nessuna convinzione, abbastanza forte per opporsi a quello.
- Com...pagni.
Un bisbiglio uscì dalla bocca del Riolu, facendo riportare alla realtà il Barbaracle. Tutto ciò stava accadendo veramente, e lui era in pericolo. La morsa del pokémon Emanazione aumentò di nuovo, facendo crepare il suo Conchilama.
- I miei... compagni.
Rumore di vetro fratturati: Rukio frantumò a mani nude il colpo letale di Shachi, e con essa l'intera sua mano, facendolo indietreggiare dal dolore.
- GRAHAAAARGH!
La sua mano era ricoperta di sangue e le sue ossa erano fratturate. Inconsciamente, aveva bloccato non solo l'esecutore: era riuscito pure a ferirlo. I cuori e lo spirito dei presenti non poterono fare a meno di piegarsi davanti alla volontà del pokémon Emanazione, increduli. Non era nel controllo di sé, non si stava rendendo conto di quello che stava facendo. Eppure, il suo corpo si era rimesso in piedi, pronto a tutto per difendere i suoi amati compagni.
- GRAAAAAAAARGH!
- C-capi...t-tano, - balbettò la Schiumorana.
Il Riolu non rispose, rimanendo in quella posa con in mano i frammenti rocciosi del Barbaracle.
- Non ci... p-posso credere... - Disse con un sorriso lo spadaccino.
Per la prima volta nella sua vita, la felina non seppe come reagire davanti a quello. Non una, ma ben due volte, quella banda di scalmanati irresponsabili aveva messo a tacere ogni sua conoscenza, ogni parvenza di realtà che credeva di conoscere. Un miracolo si era presentato ai suoi occhi, e il pokémon artefice di tutto ciò era il suo rivale numero uno, che ancora non era riuscita a superare. Dopo quell'avvenimento, divenne impossibile immaginare la linea del traguardo. Nonostante la commozione generale, i pianti degli esploratori si erano fermati, increduli davanti a ciò. Le lacrime erano ferme sulle guance. Nessuna di loro, si permise di rovinare il momento toccando ancora il suolo sacro.
- Io li ammazzo...
La vendetta del passato non compiuta, il dolore del braccio superiore destro che non voleva smettere di battere. Non capì più niente: il fuoco dell'ira lo investì in pieno, scegliendo di prendere una decisione definitiva.
- IO VI AMMAZZO TUTTIIII!
- BASTA COSI'!
*******************************NOTE DELL'AUTORE*******************************
- Explaining:
- Legenda:
Dent Déchirée: dente lacerato.
Demonson: figlio del demone.
Shinetsu (心越): cuore che sorpassa i limiti, Heart that surpasses the limits;
Marie (鞠恵): allevare la benedizione, to rear the blessing;
Kunoichi (くの一): Ninja femmina.
Kishima (岸魔): Demone della sponda, Demon of the shore.
-F.A.Q.
-Curiosità
Il secondo nome d'Arc, preso da Joanne d'Arc, la celebre eroina vergine francese, si pronuncia come la parola inglese "Dark", che vuol dire oscurità. E' un motivo in più per cui ho scelto questo nome;
Marie si pronuncia Marì, come dal francese. Ha diverse connotazioni: dall'ebraico "Miryam", che vuol dire "amata" o "benvoluta" al Marie 鞠恵 che vuol dire "allevare la benedizione". Alcuni sostengono che voglia anche dire "principessa degli oceani", oppure "oceano di tristezza".
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