Capitolo 25: l'ampolla del dottor Jekyll (prima parte)
- BEN DETTO, FRATELLO!
https://youtu.be/sz705oAelB0
Centosettantesimo anno del drago, ore 18.00.
All'improvviso, al centro della sala, un pokémon alquanto solare urlò a squarcia gola in mezzo al ristorante, salutando da lontano gli ospiti di Satoru. Con sé aveva un marsupio tubolare leggermente più grande delle sue spalle, che si manteneva dietro di sé senza alcun problema. I pokémon intorno a Benji rimasero interdetti davanti a quell'entrata singolare, trovandosi completamente impreparati davanti a quella persona briosa.
- Oh, scusate! Ero fuori e stavo ascoltando la vostra conversazione! Mi sono infuocato solo a sentirti parlare! - disse, rivolgendosi al Grovyle, - sei forte, amico! Sei un mito!
- Chi c**zo sei te?
Era un Infernape, un pokémon Fiamma dall'aspetto scimmiesco, dalla faccia bonaria e dall'ancor più allegra vocalità. A parte la bizzarra borsa, ciò che balzò di più all'occhio fu il bendaggio che aveva intorno alla mano sinistra: gli copriva solo il polso e, sulla terminazione, aveva tre piccoli pallini neri dalla forma ovale.
- Ah... Non posso dirtelo! - Disse lo scimpanzè.
- Mi prendi per il c*lo?
- Nono! Sono serio! - Continuò, scuotendo le mani davanti a sé.
- Non ti vuoi presentare e mi interrompi? Qual'e il tuo problema, macaco del c**zo!?
Il Legnogeco mostrò il Fendifoglia destro, avvicinandolo alla sua faccia.
- Vuoi la guerra?
- P-PIANO PIANO! N-NON SONO QUI PER COMBATTERE!
Il capitano del team Malia, mentre si stava chiedendo chi fosse, notò le bende su quella mano, riconoscendovi le fattezze di un Velodifesa.
- D-davvero, non posso... S-sono in missione! - Disse l'intruso spaventato, abbassando la voce per non farsi sentire, - d-devo incontrarmi con dei vecchi amici e...
- Chaki?
Il Pokémon Fiamma si girò verso la Lopunny. Nel voltarsi verso la coniglietta si accorse che, accanto a lei, vi erano una Medicham e una Gardevoir.
- Uh?
- CHAKIIIIIIII!!!!!
- UOAH! LOPUNNY! SEI LOPUNNY!
- (Grazie, Heinstein...) - Penso tra sé e sé il piccolo licantropo.
- NE É PASSATO DI TEMPO!
La Shiromi saltò dal tavolo e corse ad abbracciare l'Infernape, che a sua volta ricambiò con un altrettanto entusiasta affetto.
- Ahahahah! Mi sei mancata anche tu!
I colleghi del team Skyraiders, davanti a quella scena, reagirono in due modi diversi: il Riolu si shockò, mentre il Grovyle fece un ghigno nervoso di "scampato pericolo". Pensarono, però, entrambi alla stessa cosa:
- (M-menomale che non c'è Shinso!)
- Medicham! Gardevoir! Che bello rivedervi! - Continuò lo straniero.
- Yo, ragazzone. Vedo che sei in forma, - rispose la Rikimi.
- Mi fa piacere rivederti, Chaki-chan, - disse la Manami.
- Che sorpresa! Credevo di essere arrivato in anticipo e invece siete già qui! É una fortuna che-
L'Infernape si girò verso sinistra, puntando verso il lato più esterno del tavolo.
- Ma allora voi... ODDIOOO!! AHAHAH!
Un brivido scorse lungo la schiena dei due compagni del team AWD. Senza perdere altro tempo, lo scimpanzè saltò addosso al Drapion e all'Arbok finendo in mezzo ai due, stringendo entrambi in una morsa affettuosa, ma solo a senso unico.
- DRAPION! ARBOK! CHE BELLO RIVEDERVI!
- NON SIAMO AMICI TUOI, NOI! - Gridò lo scorpione.
- Sssssssoffoco...
- Come no?! Lo siamo diventati dopo l'Isola Zero, ricordate?!
- Ssssssse mai sssssiamo diventati nemici più che mai...
- Che hanno quei due? - chiese stupito Rukio a Weavile, che mai li aveva visti così repulsivi nei confronti di qualcuno.
- Lasciali stare, - rispose la Lamartigli, - finché non si accorge di me, va tutto ben-
- SIGNORA WEAVILE!
- Oh merda...
Il forestiero saltò sul tavolo, accucciandosi davanti a lei.
- Che piacere rivederla! Vedo che è sempre in grande forma, - disse con un sorriso beota.
- Tch! Il piacere è tutto tuo, - rispose lei, voltandosi verso destra.
- Non l'abbracci lei? - Chiese il piccolo licantropo spontaneamente, facendo innervosire la felina.
- AH?!
L'Infernape, invece, fece un'espressione imbarazzata, mantenendo il sorriso, scuotendo la mano destra davanti a sé.
- Nono! Impossibile! Verrei ucciso all'istante!
- (E lo dici con quella faccia?) - Pensò Rukio, avvilito.
- Che seccatura... - disse il Legnogeco, - sarebbe stato divertente...
- COME PULIRE IL PAVIMENTO CON IL TUO CADAVERE! - Rispose lei infuriata.
- Visto? Non ti conviene farla innervosire, - riprese la scimmia rivolgendosi al Grovyle, sempre con quel riso idiota.
- I tuoi problemi non si riescono a contare con una mano sola...
- Ne hai solo due di dita! E ovvio che tu non possa!
Il Legnogeco lo fulminò con uno sguardo cupo e assassino.
- O-ok... anche a te non piacciono queste battute, eh?
Dalla bocca dello spadaccino uscì il ringhio sommesso di un Arcanine, manifestandosi come un demone infuocato.
- V-va bene... va bene...
Fortunatamente a raffreddare i bollenti spiriti ci pensò ancora una volta l'ammaliante Lopunny, che repentinamente fece dei piccoli battimani per attirare l'attenzione.
- Dai dai! Non agitiamoci così tanto!
Si avvicinò allo scimpanzé, per poi prenderlo sottobraccio dal lato sinistro di questo.
- Dopotutto questo sarà il nostro nuovo compagno! Vi presento, - continuò poi, sottovoce, - il secondo membro del team Poképals: Chikamasa Chikatomo (*), per gli amici Chaki-chan!
Il piccolo licantropo rimase a bocca aperta, mentre al suo amico verde a momenti non cadde la mascella.
- Eh già! - Continuò la Shiromi, notando la reazione dello spadaccino, - più o meno è la reazione che hanno tutti la prima volta che lo incontrano! Eheh!
- Che sorpresa! - Disse il Riolu.
- L-lo so che la nostra fama ci precede, - disse imbarazzato l'intruso, - m-ma io non sono per niente come mi descrivon-
- Il tuo vero nome è quello?! Perché Chaki e non Chika?
- E' QUESTO CHE TI SORPRENDE?! - Esclamò Kenji.
- B-beh... in realtà quello è il soprannome che verrebbe in mente a tutti, ma è troppo femminile e non mi piace! Quindi mi faccio chiamare Chaki!
Lo sguardo dello Scorpiaccio divenne maligno e oscuro.
- Oh? Ma davvero...
- Già! Ahahah! Ho quasi litigato con un estraneo per questo motivo!
- Che peccato... A me piace tanto come nome Chika. Non trovi Arbok?
Sentendo odore di vendetta, il cobra resse il gioco allo scorpione.
- Asssssolutamente, Drapion! Lo trovo molto deliziossssso come nome, Chika...
I muscoli facciali di Chaki si paralizzarono sul posto, mostrando ai due un sorriso beota.
- Vero?! Per tutti i Wailmer! Chika è molto più affettuoso di Chaki! Perché Chaki e non Chika?
- Chika mi ricorda tanto "Chicken"! E' per quesssto che non ti piace? - Chiese Arbok rivolgendosi allo scimpanzé.
- Veramente...
- Impossibile! - Rispose lo scorpione, - forse è abbreviativo di "Chikara"! Per questo mi piace Chika!
- Seriamente... potreste finirla?
- E' così orecchiabile! Potrebbe venirne ffffuori una canzone.
- RHAHAHAH! BELLA IDEA! Aspetta un po'... Ci sono! Chika chika chika chika! Chichichi, chichichi! Chika chika chika chika! Chichichi, chichich-
Il simpatico e solare Infernape svanì in un istante, lasciando al suo posto la reincarnazione dell'ira della dea Kalì.
- GRAAAAAAAAAAAAH! VI AMMAZZOOOO!!!
Lopunny, immediatamente, lo trattenne per le braccia.
- VI SPACCO DI BOTTE!! VI STACCO GLI ARTI E I DENTI UNO AD UNO E LI USERO' COME STUZZICADENTI!
- Oh wow, - commentò il piccolo licantropo.
- Come lo capisco... - disse invece la felina.
La Shiromi fece appello a tutte le sue forze per calmarlo, sotto lo sguardo attonito dei due compagni del team AWD.
- CHAKI! FERMO!
- VI FACCIO DIVENTARE LETAME DI WAILORD! VI SCHIACCIERO' AL SUOLO E VI FARO' DIVENTARE DELLA CARTA IGENICA CON CUI MI PULIRO' IL C-
- Ok. E' sufficiente, cowboy.
Medicham venne a sostegno del suo capitano, colpendo con Breccia la testa dello Scimpanzé. L'obiettivo era quello di fargli talmente male da fargli tornare la ragione e impedirgli di sfuriare di nuovo, ma la Rikimi non riuscì a controllare la sua forza, finendo per mandarlo K.O. senza volerlo.
- Oh. Maledizione...
- Medi-chan!
- Scusa, capitano. Errore mio.
- Oh cavoli... E adesso che facciamo?!
Il trio di team dovette aspettare cinque minuti prima che il nuovo collega potesse riprendersi. Purtroppo, il colpo della pokémon Meditazione fu ben assestato, costringendo i tre ad aspettare due minuti in silenzio. Quando si riprese, la prima cosa che fece lo scimpanzé fu fornire le sue scuse, con il suo sorriso bonario.
- Scusate per prima! Ho esagerato un po'!
- (Alla faccia dell'esagerato...) - Pensò il piccolo licantropo.
- Di solito sono molto socievole, ma quando mi arrabbio vado fuori controllo, purtroppo...
- (L'abbiamo notato...)
- Comunque... come vi ha già detto Lopunny, io sono Chaki! Piacere di fare la vostra conoscenza!
- Piacere, - dissero in coro il Grovyle e il Riolu.
- Però... è strano! Mi avevano detto che eravate in tre! Beh... almeno c'è il capitano! Lo so che sono ripetitivo, ma il tuo discorso è stato fenomenale! - Disse rivolgendosi al Legnogeco, - come ci si aspetterebbe da un capitano del tuo calibro! Eheh!
- Eh? Hai preso un Krabby, scimmia esaltata.
- S-scimmia esaltata?
- Io non sono il capitano.
- Ehhh... Non sei tu?
Chaki rimase in silenzio per qualche secondo, per poi girarsi verso il Riolu, sobbalzando all'indietro.
- SEI TUUUUU?!?!?!
Un'aura nefanda si manifestò sulla testa di Rukio, mentre il bicchiere di tè verde tra le sue mani si fratturò.
- (Oggi è la seconda volta. Giuro che ammazzo qualcuno).
- H-ho detto qualcosa che non va?
- N-no no! - Disse il pokémon Emanazione, - stai tranquillo...
- Il capitano si demoralizza se nessuno crede quando dice di essere quello che è, - disse il Legnogeco, indicandolo.
- Puoi darmi torto? Solo perché non riesca ad evolvermi non vuol dire che non sia forte... Si dovrebbe imparare a vedere aldilà delle apparenze...
Il Legnogeco alzò le mani al cielo.
- E perdermi le tue espressioni e quelle degli ingenui? Non ho firmato per una vita così noiosa...
- Voglio vedere se a te ti scambiano per qualcun'altro come reagiresti... ti immagini essere confuso per tu sai chi?
Un brivido si accavallò lungo la schiena dello spadaccino, accompagnata da uno sguardo palesemente nervoso e inviperito: il solo pensiero che qualcuno avesse potuto affibbiare il suo nome a quella ranocchia gli diede enormemente fastidio.
- Lo immaginavo.
Nel frattempo, l'Infernape riprese la conversazione.
- Questa è una sorpresa! Credevo che fosse Grovyle, visto quel discorso figo che aveva buttato fuori prima! Insomma... un obiettivo da raggiungere, mettere tutto sè stessi per farlo... mi sembra di aver sentito un vero capitano!
Un sorriso arrogante si stampò sulla faccia di Kenji.
- Eh? Lo pensi davvero?
- Certamente! Ho i miei metodi per riconoscere un esploratore di successo! Di solito, questi hanno delle abitudini fuori dal normale, che molti vedrebbero stravaganti o anche immorali, ma il modo con cui lo dicono ti fa venire voglia di seguirli. Tu, ad esempio, ti sei messo ad urlare in un ristorante come un ubriacone e hai scalfito il pavimento con un Fendifoglia! Un pokémon sano di mente non l'avrebbe mai fatto!
Lo spadaccino corrugò la fronte e digrignò i denti, in segno di rabbia.
- B-BRUTTO-
- Accuccia, tigre, - disse Rukio al compagno.
- Però il tuo discorso aveva un fuoco dirompente, simbolo di grande spirito! Solo un pokémon così guerriero può essere niente di meno che un grande esploratore!
- Mi vuoi adulare o prendermi per il c*lo? Scegline una... - rispose demoralizzato il Legnogeco.
- Assolutamente la prima! Non mi permetterei mai la seconda!
- Allora ne sei consapevole... -commentò il Riolu.
- Mi scusi, giovanotto...
In quel momento assurdo, Mizukage Benji si introdusse nella conversazione, cercando di riprendere l'ordine all'interno del suo locale. Dopotutto, il nuovo ospite era stato fin troppo rumoroso, attirando l'attenzione di non pochi sguardi sospetti. Fortunatamente il suo aspetto giocondo non aveva fatto prendere sul serio a nessun cliente, che ignorarono ogni sua parola, ma lo Slowking dovette andare a confortare ogni tavola per riuscire a mantenere l'equilibrio.
- Uh?
- Capisco il suo entusiasmo... ma non potrebbe, ecco... accomodarsi? Non è un bene stare in piedi davanti ad una tavola...
- Oh, mi scusi! Mi metterò subito comodo! Lei è il capo cameriere?
- E' il proprietario, scimmietta bacata... - Commentò Weavile, - ed è anche il sindaco della città. Non prenderlo troppo sottogamba.
- Eh?! Seriamente?! Mi scusi il doppio, allora! Spero di non averli creato troppo problemi! - Disse giungendo le mani.
- Non c'è problema... è solo che se non volete attirare l'attenzione dovreste smetterla di urlare così. Detto questo... ha qualche ordinazione particolare? O volete che faccia io?
- Faccia lei! Non ho avuto tempo di dare un occhiata al menù, e se fosse per me li proverei tutti! Mi basta un ramen: sarò a posto con quello.
- Molto bene. Ragazze: se non vi dispiace, mettete a posto il tavolo e togliete i piatti in eccesso. Portate altra acqua e sostituite ciò che è rotto. Nel frattempo, torno di là.
Lo Slowking si allontanò, lasciando il compito a loro di risistemare come nuova la tavolata. Gli esploratori si risedettero ai loro posti, mantenendo la disposizione di prima. Giusto per ricordartelo, a partire dal lato sinistro al lato destro: Satoru, Gardevoir, Medicham, Lopunny, Arbok, Drapion, Weavile, Rukio, e Kenji. Per quanto riguarda Chaki, invece, si rivolse prima a quello che secondo lui doveva essere il suo vicino.
- Ti dispiace se mi siedo qui? - Chiese al Legnogeco, indicando il posto vicino a lui, sul lato destro del tavolo, - voglio chiacchierare ancora un po' con te!
Lo spadaccino diede prima uno sguardo verso il capitano, chiedendogli se fosse il caso di adottare quella disposizione. Effettivamente, in quel modo il piccolo licantropo risultava fregato.
Essendo lui il capo della spedizione e quella scimmia una delle due parti dello scambio d'informazioni, era necessario che i due fossero vicini. Tuttavia, le conversazioni tra Chaki e Kenji sarebbero potute diventare problematiche, quindi la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata mettersi in mezzo ai due, ma così facendo o la lucertola o lo scimpanzé sarebbero finiti di fianco a Weavile, la quale non era certo un mostro di pazienza.
A malincuore, fece un cenno affermativo al suo compagno.
- Eheh! Con piacere... - rispose il Grovyle, pregustandosi un eventuale vendetta in caso questo avesse detto una parola di troppo.
- Evvai! Non vedo l'ora!
Dopo qualche minuto, una ciotola fumante rossa come una mela arrivò a tavola, inondando le narici del nuovo arrivato con veemenza. Nemmeno quello, però, riuscì a fermare la parlantina di Chikatomo: mentre masticava, si concesse di continuare a parlare come se niente fosse, mantenendo almeno la decenza di mettersi una mano davanti alla faccia. Era come un bambino: si esaltava per le cose nuove e continuava a fare domande curioso, cercando di trarre più pettegolezzi possibili.
Riuscì anche a toccare qualche tasto buono del Grovyle, facendogli raccontare di combattimenti passati. Lopunny chiese gentilmente se poteva mettersi vicino allo scimpanzé, visto che, essendo in buoni rapporti, anche lei voleva sapere qualcosa di nuovo da lui, e magari spillargli qualche faccenda curiosa del capitano del team Poképals, che, conoscendolo, a chiederlo direttamente a lui non ci sarebbe mai riuscita.
Onde evitare scaramucce, il Riolu gli concesse il suo posto, andando quindi a mettersi in mezzo alla coniglietta e alla felina. Aveva messo in conto l'insistenza del capitano del team Malia nei suoi confronti, ma era più che sicuro di essere in grado di gestirla. Passarono altri dieci minuti in quel modo, arrivando a toccare le 18.15.
- Comunque, Chaki... - Chiese Lopunny, ad un certo punto.
- Mmmf! Cofa?
- Sei qua da solo... come mai Elliot non è con te?
- Oh! Non fi preoccufave, - disse inghiottendo il suo boccone, finendo il suo ramen, - arriverà presto! E' rimasto un attimo indietro perché doveva controllare ancora delle cosuccie. Ma niente di paricolare! Non ritarderà tropp-
Improvvisamente, il silenzio calò all'interno del ristorante, spegnendo lentamente le voci dei commensali e anche quella degli altri clienti, così come quella delle cameriere e del principale.
https://youtu.be/iws7KejE6n4
Fu una sensazione talmente insolita da non essere catalogabile con nessuna delle emozioni provate fino a quel momento. Era comune, nelle persone, una volta entrati nella dimensione onirica, catalogare i sogni in quelli belli e quelli brutti, quest'ultimi definibili anche come "incubi". I primi, dolci e confortanti, a volte eroici, erano quelli che ti permettevano di iniziare bene la giornata o, a seconda dei casi, tornare nel letto per non svegliarti più, mentre i secondi erano quelli che ti destavano dal letto a forza anche quando non volevi, facendoti rischiare di passare una notte insonne per paura di rinciampare in quell'attimo sinistro.
Tuttavia, esisteva anche un altro tipo di sogno, il cui nome non esiste per l'impossibilità stessa di definirlo tale. Non si sa come si generino: se da una rielaborazione sconnessa dei ricordi o da un presagio futuro. Sta di fatto che, una volta svegliati, non ci si chiedeva se fosse brutto o bello. "Cosa è stato?", "Perché questo?", "Che senso aveva?": queste erano le domande che scorrevano una volta usciti da quel mondo misterioso, lasciando la mente in una confusione fosca, come quando ti capitava di attraversare un pezzo di strada sotto la nebbia, cercando di scorgere in lontananza figure indefinite.
Questo fu quello che accadde quel giorno, durante la siesta dei giovani esploratori: quando le porte del ristorante si aprirono, una figura dal portamento orgoglioso si presentò a quella soglia, attirando l'attenzione di tutti i presenti nella tavola calda di Crillaropoli.
Non aveva fatto niente: non aveva squadrato le persone sbagliate; non era entrato facendo rumore; non aveva nemmeno urlato a squarciagola e prepotentemente se ci fosse un posto libero per una persona da sola. Entrò a passi decisi ma fermi, senza fare un movimento sbagliato o uno di troppo, rimanendo a testa alta ma serena, mostrando uno sguardo a metà tra il giudicatore e il comprensivo.
Non era abbastanza tagliente da far distogliere il viso ad un pokémon timoroso, ma non era nemmeno quello di uno che avrebbe permesso a terzi di mettergli i piedi in testa, il ché lo faceva emanare un'aura di tensione. Fu come se una nuvola bianca fosse apparsa in un cielo grigio: elegante ma fuori contesto, catturò a sé l'ambiente circostante, riempiendo di domande ogni cliente.
- Psss... Chi è quel tipo?
- Non ne ho idea... mi sa che è un altro forestiero.
- Ancora? Chi è il suo referente?
- Credo Satoru... l'ha portato qui ieri.
Il nuovo cliente si fermò al centro del tappeto rosso di benvenuto, cercando di sistemare qualcosa attorno al suo collo.
- Ah... E' vero...
Si rese conto di non avere niente addosso, il ché lo fece sospirare.
- (L'avevo tolto... E' un peccato: se sapevo che era un posto così accogliente e ben sistemato, mi sarei portato almeno una cravatta).
Il pokémon era un Empoleon, il pokémon Imperatore di tipo Acqua Acciaio. A differenza dei suoi simili, non ondeggiava nella sua camminata, come farebbe normalmente un pinguino. A passi lenti e corti, procedette per l'enorme hall senza perdere un briciolo della sua eleganza. In tutto il suo procedimento, i clienti non persero l'occhio nei suoi confronti, facendo incuriosire il piccolo licantropo.
Nella sua testa sapeva che un pokémon del genere avrebbe portato solo guai, visto che dava troppo nell'occhio senza volerlo, ma allo stesso tempo era enormemente curioso di incontrare quello sconosciuto ed averci una conversazione normale. Rimase anche lui a guardarlo, mentre sorseggiava del tè verde da una nuova tazza, a sostituzione di quella fratturata di prima.
Alla vista di quel pokémon, Chaki fece un ghigno pungente.
- Eheh! Parli del diavolo...
Come se lo straniero l'avesse sentito, la sua linea visiva incrociò quella dell'Infernape, facendolo sospirare una seconda volta.
- Uff... santo cielo. Potevi almeno aspettarmi a mangiare... - disse da lontano, per poi procedere verso la tavolata.
- Ci ho provato, partner! Ma hanno insistito tanto...
Rukio sbatté le palpebre, innervosito.
- (P-partner?)
Kenji, invece, fece un ghigno arrogante, il suo solito tic nei confronti di un combattente che riteneva alla sua altezza.
- (Partner, eh? Allora questo qui...)
- Ma se hai subito accettato, morto di fame... - rispose Medicham al collega fiammeggiante.
- ELLY-CHAN!
Senza neanche dargli il tempo di opporsi a tale attacco, Lopunny saltò addosso all'Empoleon, salutandolo allo stesso modo del pokémon Fiamma.
- NE E' PASSATO DI TEMPO.
- M-mi fa piacere rivederti, Lopunny-chan... - rispose quello, non scomponendo la propria espressione. Se si sarebbe dovuto dare un difetto su due piedi all'Empoleon, sicuramente sarebbe stato la rigidezza.
- Non sei molto convinto...
- E' che... lo sai che m'imbarazzi, così...
Le palpebre gli si abbassarono leggermente, andando a costituire uno sguardo relativamente più leggero, simbolo di un pokémon dalla scorza dura ma dal cuore non tanto solido.
- Ma per piacere... - commentò la Rikimi, - gli anni passano ma rimani sempre così secco... Non essere il solito timidone!
- Non è essere timido... - disse annoiato, - semplicemente... non verrò preso sul serio se mi salutate in questo modo... sigh...
- Sono contenta di rivederti, Elly-chan, - commentò la Manami.
Il pokémon Imperiale si sentì sollevato.
- (Già... è questo il saluto che mi piace...) Lo stesso vale per me, Gardevoir-chan, - disse con un sorriso.
Non vi fu alcun dubbio per il team Skyraiders. Davanti a loro stava il capitano del team Poképals: Mirai no Senshi, Elliot Dandelion, l'eroe di Borgo Tesoro che aveva salvato il mondo dalla paralisi planetaria, venendo dal futuro solamente per tale scopo.
- Sei in ritardo, pinguino cornuto.
Il saluto della felina, dirompente come un pugno, arrivò in maniera inaspettata quanto violenta. Normalmente Rukio avrebbe mantenuto la compostezza davanti ad un insulto del genere, ma fu talmente fuori contesto che non poté fare a meno di sputare il té che stava benvendo in avanti, insicuro lui stesso se l'avesse trovato divertente o pericoloso. Kenji non ebbe alcun dubbio su questo, invece: distolse il volto per non farsi vedere nel suo risolino dispettoso.
- C-ciao anche a te... Weavile... - disse, sforzandosi di sorridere.
- Per te è signora Weavile.
Il capitano del team Malia alzò il tono di voce.
- Mamma mia, Weavile-chan! Non potresti essere più carina con il povero Elly?
- Chi sei, la sua groupie?
La coniglietta scosse la testa, imbarazzata.
- NONO! - Disse staccandosi dal'Empoleon, - L-LO SAI! I-io ho solo occhi per... per...
La Shiromi si mise davanti al Riolu, agitando le braccia.
- N-NON E' COME SEMBRA! I-IO E LUI SIAMO... SOLO AMICI!
- (C-che c'entro io?) - Pensò il piccolo licantropo, imbarazzato.
- (Ma che ho fatto di male...) - Pensò il pinguino, ancor più imbarazzato.
- RHAHAHAH! Mi mancava la tua faccia, signor Ell-
La Lamartigli tirò un pugno in pancia al suo collega, zittendolo sul nascere.
- MA CHE FA?!
- Sei troppo chiassoso. Non urlare il suo nome ai quattro venti.
- M-MA ANCHE LE-
- Hanno detto "Elly". Può significare qualunque cosa.
- M.ma... non è giusto... - disse con sguardo piangente.
L'amico Arbok gli mise la punta della coda sulla spalla, dandogli delle pacchette.
- Sssssuvvia Drapion. Puoi ssssempre usare... "quel" soprannome...
L'espressione di Elliot cambiò bruscamente: i suoi occhi e le sue palpebre si assottigliarono diventando taglienti, trasformando la sua espressione da persona imbarazzata a estremamente sanguinolenta.
- Se è quello che penso, non fatelo. Ho bisogno che voi rimaniate vivi, - commentò la felina.
- T-tranquilla... capitano, - rispose lo scorpione, distogliendo lo sguardo dal nuovo arrivato, - abbiamo... capito l'antifona...
- Quale soprannome? - Chiese curioso il Grovyle, avvicinandosi con la testa al Cobra.
- M-meglio che tu non lo sssssappia...
- Oh! Forse intendete "Dandy"?
I due compagni del team AWD spalancarono la bocca spaventati nei confronti di Chaki, mentre Weavile lo puntò con sguardo avvilito, come per dire "non l'hai fatto sul serio". La faccia dell'eroe di Borgo Tesoro s'incupì.
- Ma sì! E' sicuramente Dandy! Dice che è una figura di un qualche territorio umano, e indica dei giovani eccentrici e stravaganti, quasi un po' buffoni. Per questo non lo sopporta!
I due scossero la testa, intimando allo scimpanzé di non continuare.
- (Ma se voi, prima, avete fatto questo,...) - Pensò il Riolu.
- Qualcosa non va? Non sto mentendo! Odia davvero sentirsi dire Dandy! Una volta per scherzare l'ho chiamato Dandy-chan! Dovreste vedere com-
- Alacciaio.
Quel nome nefando non venne più pronunciato: usando la pinna destra, il pinguino tirò una stangata sulla testa dell'Infernape, facendogli sbattere la testa nella sua ciotola. Il colpo fu talmente forte da fargli appiattire la faccia sul fondo di quella e formargli un grosso bernoccolo sulla sua testa.
- MFFHH!! MFFHHH!!!
- Sì. Lo odio tanto quel nomignolo.
Vuoi per una distorsione delle leggi della fisica, vuoi perché era divertente, la faccia di Chaki si incastrò nella fondina, togliendogli il respiro. Rendendosi conto della situazione in cui si trovava, si fece prendere dal panico, cominciando a cercare di staccarsi con le mani lo sfortunato piatto.
- MFFFHHH!!! MFFFHHH!!!
- (Porca miseria...)
La situazione era fin troppo ridicola: lo spadaccino non riuscì più a trattenersi.
- AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!! Q-QUESTO E' IL MASSIMO!
- MFGGRGRHRHRHRHR!!!
Non riuscendo più a darsi per vinto, l'Infernape manifestò un Fuocopugno dalla sua mano destra. Da rabbia e odio, Elliot passò a inquieto e preoccupato, considerando per lui imperdonabile rompere la ciotola del ristorante.
- E-ehi non vorrai mica...
Lo scimpanzé alzò il pugno verso l'alto. Il suo compagno gli bloccò le braccia per impedirgli di fare un danno.
- EHI FERMATI! ADESSO TE LA TOGLIAMO LA CIOTOLA!
Lui non smise di agitarsi, menando verso l'alto le fiamme create dalla mossa.
- DATTI UNA CALMATA! GARDEVOIR! PER FAVORE!
- O-ok...
Rispondendo all'appello del pinguino, la Manami bloccò lo scimpanzé con Psichico, per poi rimuovergli la ciotola dalla testa usando la stessa mossa. Cercando di riprendersi da quel momento di panico, questo si appoggiò al tavolino, respirando affannosamente.
- Anf anf...
- Che razza di problemi hai? Volevi rompere la ciotola? - Gli disse il suo amico.
- CHE C**ZO DI PROBLEMI HAI TE!! NON RESPIRAVO! PERCHE' NON L'HAI ROTTA SUBITO?!
- (Ecco di nuovo Chaki fiammeggiante...) - Pensò Lopunny.
- Avrei chiesto a Gradevoir di aiutarmi. Per favore...
- NO PER FAVORE UN C**ZO! COME TI E' SALTATO IN MENTE DI-
Saltarono i nervi di nuovo anche a Elliot: gli tirò in testa un altro Alacciaio per farlo stare zitto.
- Uno: te la sei cercata. Due: non fare più chiasso di quanto tu non ne abbia già fatto.
- (Mi sento quasi in pena... Tratto così male i miei compagni?) - si chiese il piccolo licantropo.
Quasi come se fosse stato attirato da quel pensiero, il pinguino dal pugno di ferro si girò verso il pokémon Emanazione. In lui riconobbe qualcosa di diverso dagli altri pokémon: un misto di solitudine e pensieri profondi che non lo rendevano certo un essere comune in quel luogo, rendendo più facile per lui distinguerlo dagli altri.
- Oh... tu... tu sei quello della Materia Oscura, giusto?
Non aveva confuso con Kenji, nemmeno con Drapion o Shinso: la domanda era stata rivolta al Riolu senza intermezzi, privi di una qualunque incomprensione. Per la prima volta Rukio veniva riconosciuto come tale al primo colpo.
- S-Sì! - esclamò con una gioia fanciullesca.
L'Empoleon sbattè le palpebre, confuso.
- E' una cosa da essere così allegri?
- N-no ma... è la prima volta che qualcuno ci prende!
- Ah... ho capito. Bei tempi... anche a me qualche anno fa non mi davano credito per questo, - disse, grattandosi dietro la nuca con la pinna destra, - è che guardandoti ho una sensazione familiare, quindi sono andato ad intuito!
- Oh! Tempismo perfetto! Lei deve essere l'ultimo, vero?
Dietro al pokémon Imperiale apparve Benji, il quale aveva appena concluso un'ordinazione.
- Uh?
- Mi presento: il mio nome è Mizukage Soup De Poisson Benji, il proprietario e il sindaco di questo luogo. E' un vero onore conoscerla! Mi ha riferito Satoru di chi sia e di cosa abbia fatto. E' un piacere avere un pokémon come lei, qui.
- Il piacere è tutto mio, - rispose, chinandosi verso lui.
- Oh! Niente formalismi! Nessuno usa questo genere di saluto, qui. Sebbene sia la figura più importante, siamo come fratelli: ci guardiamo negli occhi con rispetto reciproco.
- Oh... allora perdoni la mia ingenuità. Farò come dice.
- Ahahah! Voi umani siete sempre così rispettosi!
Dopo aver detto quello, si mise una mano sotto il mento, guardando da cima a fondo Elliot. Il suo sguardo viaggiò per tutta quella figura, dalla testa fino ai piedi, per poi fermarsi sulla pancia. L'Empoleon rimase fermo immobile, chiedendosi curioso quale fosse il suo problema.
- Torno subito, - disse la lontra rosa senza dare risposte. Al ritorno dalla cucina, portò con sé dieci ciotole di colore diverso, dal blu fino ad arrivare al rosa acceso.
- Forza! Si faccia avanti!
- Cos'è... questo?
- E' per lei! E' per darle il benvenuto!
- Ma... Io non ho chiesto niente.
Lo Slowking sorrise sotto i baffi.
- Conosco i miei polli! Lei ha una fame da Lycanrock!
- Io non ho fame. cosa le fa pensare che io abbi-
- GAAOOOORH!
Dalla pancia del pinguino uscì un rumore più simile ad un ruggito di un leone, più che ad un normale rantolio. Egli rimase paralizzato dall'imbarazzo, mentre risate meschine risuonarono tra il resto dei commensali.
Benji si avvicinò a lui, avvicinando il suo viso a quello dell'ospite.
- Conosco. I. Miei. Polli.
- NON C'È BISOGNO DI RIPETERLO!
All'inizio, l'aria di serietà e l'incidente con l'Infernape aveva procurato un certo timore nei cuori degli esploratori, ma dopo quel ridicolo cambiamento, essi si lasciarono andare, sfociando in una risata collettiva, a parte per Rukio e Weavile.
- AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!
- NON E' DIVERTENTE!
La risposta imbarazzata ruppe definitivamentele barriere di trattenimento nei confronti del cavaliere blu, arrivando persino a stuzzicarlo.
- Pfff! (E' peggio del capitano) - Pensò tra sé e sé Kenji.
- Che rottura... un'altra bestia da tavola... commentò la felina.
- RHAHAHAH! SE TI SCALDI TROPPO RISCHI DI ROVINARE ANCHE IL RAMEN!
- ISH ISH ISH!
- D-dai dai... - disse Lopunny, poggiando la mano sinistra sulla sua spalla e trattenendo il riso con quella destra, - N-non c'è niente di male.... N-non importa...
- NON DIRLO CON QUELLA FACCIA!
- R-ragazzone... - commentò Medicham, ridacchiando - s-se rimani così serio mentre ti vergogni... r-rischi di bruciare il cibo!
- A-anche tu, Medicham?
- Ti sono vicino... - disse il piccolo licantropo.
- Ma che ho fatto di male...
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Centosettantesimo anno del drago, ore 18.30. In quel piccolo quarto d'ora, Elliot Dandelion si era seduto con loro e aveva avuto modo di riempire per bene il suo stomaco. I commensali avevano assunto una nuova disposizione, per fare in modo che i cervelli del gruppo fossero il più possibile vicino l'uno con l'altro.
A partire dal lato sinistro del tavolo, la disposizione divenne la seguente: Kenji, Rukio, Chaki, Lopunny, Elliot, Weavile, Arbok, Drapion, Medicham e Gradevoir. L'Empoleon era rimasto in silenzio per tutto quel tempo, impegnato ad ingozzarsi di quelle ciotole di Ramen, arrivando a dieci portate divorate. Dopo essere arrivato a quasi metà della decima, il cavaliere pennuto ruppe finalmente il silenzio.
- Questo ramen... E davvero delizioso.
- Da che non volevi mangiare sei entrato in modalità buona forchetta in un istante, - commentò la felina.
- N-non è colpa mia... - Disse, distogliendo lo sguardo, - quello è un diavolo... Questo brodo ti fa venire voglia di mangiare per ore e ore...
Il pinguino riprese a mangiare, facendo scorrere le bacchette sulla massa di noodles davanti a lui, facendole scivolare delicatamente nel suo becco. Il piccolo licantropo, invece, continuò a bere il tè verde.
Era stato tutto il tempo ad osservarlo: dalla prima impressione, gli sembrò un pokémon poco sciolto, dai modi educati e gentili, ma che si imbarazzava davanti a dimostrazioni di affetto. Nonostante ciò, i suoi occhi erano taglienti e decisi, tipico di qualcuno che avrebbe fatto di tutto per mantenere fede ai suoi ideali e ad andare avanti, portando a termine ogni missione sul suo cammino. Aveva notato che, mentre mangiava, qualche volta staccava gli occhi dalla ciotola e fissava l'orizzonte, quasi come se fosse preso in qualche pensiero profondo.
Più lo osservava e più ci pensava, più non poteva fare a meno di riconoscere se stesso in quella persona: poco eloquente, ma dalla parola giusta al momento giusto; formale, pensieroso e con il pugno di ferro in caso i propri compagni calcavano troppo la mano. Senza contare l'avvilimento che lo colpiva quando qualcuno faceva qualcosa di troppo ridicolo. L'unica differenza era nel modo del mangiare: se quello del piccolo licantropo era famelico e rumoroso, quello di Elliot era silenzioso e lento, quasi come se non volesse disturbare chi gli era intorno con la sua fame.
Mentre mangiava sembrava in completa trance: non aveva sputato una parola al di fuori del movimento di spostare la ciotola vuota e prenderne un'altra, per poi ricominciare. Nonostante fosse in missione ed era necessario scambiarsi informazioni, quello non disse niente, né fece domande. Nemmeno allo Slowking, la fonte principale di quel luogo.
- (Cosa starà pensando così intensamente? - Si chiese il piccolo licantropo, - non vuole sapere niente da noi? Questa era la prima volta che incontrava il signor Benji, e Lopunny gli ha detto che ci stava raccontando la storia del villaggio: è strano che non abbia nemmeno chiesto a noi se abbiamo scoperto qualcosa, nel frattempo...)
Ad un certo punto, il pinguino reale terminò il suo pasto, posando le bacchette sulla sua destra.
- Ho capito... adesso mi è tutto chiaro.
Il piccolo licantropo lo squadrò stralunato, non capendo quella affermazione fuori contesto. Invece di spiegarsi, giunse le mani in preghiera, ringraziando per il lauto pasto.
- Hai finito? - chiese Lopunny.
- Sì. Non ci ho messo molto, ma dovevo anche contare ciò che avevo raccolto dagli abitanti.
- E' per questo che hai fatto tardi? - Chiese la felina.
- Già... visto che avevamo tempo, ho pensato in questi giorni di raccogliere più informazioni possibili. E' stato un incubo.
- Dovevate vederlo! - Disse Chaki, - ad un certo punto sembrava uno zombie: ho dovuto trascinarlo per tutta la piazza!
- Non è divertente...
- Sì, lo so... so perfettamente quanto ti mandi in pappa il cervello.
Il pokémon Emanazione era più confuso che mai. Che si fosse addormentato per sbaglio ad un certo punto e non avesse notato degli scambi di parole? Per lui era più che plausibile, ma non era certo quello il caso. Fortunatamente, intervenne il suo compagno Kenji a rompere i dubbi.
- Di che c**zo state parlando? Informazioni? Cosa avresti capito? Sei stato zitto tutto il tempo!
- Oh?
L'Empoleon, a sua volta, rivolse loro uno sguardo confuso, per poi dirigere il viso verso la Lamartigli.
- Non gli avete detto niente?
- Non ne abbiamo avuto modo... - rispose quella.
- Ti spiegherò io, Rukio-kun, - disse Lopunny, facendogli l'occhiolino, facendo sobbalzare il pokémon Emanazione.
- Perché dici a lui? L'ho chiesto io, - rispose il Legnogeco.
- Dai dai! Non soffermiamoci sui dettagli! Dunque: immagino che Wigglytuff-chan vi abbia detto del suo "Jikū no Sakebi", giusto? In caso si fosse dimenticato ve lo ripeto: è un dono miracoloso di Elly-chan, che gli permette di vedere il futuro o il passato di un pokémon o di un oggetto cui lui viene a contatto con le sue mani. Che dici, l'ho spiegato bene? - Chiese la coniglietta al pinguino.
- V-veramente... non lo hai spiegato affatto... - rispose quello.
- Come no?
- Hai detto solo la definizione, ma non come...
- Io non ho idea di come funzioni. E' una tua abilità! Dovresti spiegarla tu, no?
https://youtu.be/WJW_ldC7sUA
- Santo cielo... Ma se sei stata tu ad offrirti... - disse con sguardo avvilito, - lasciamo perdere. Ve lo spiego io direttamente. Come ha detto Lopunny, il mio Jikū no Sakebi mi permette di vedere futuro o passato di un qualcosa con cui le mie mani vengono a contatto, tramite visione. Vivente o non vivente, grande o piccolo, insignificante o non, non ha importanza: basta che sia un oggetto solido. Di solito non percepisco a mio piacimento, una volta che avviene il contatto: ho prima una visione chiara di un evento che ha caratterizzato un cambiamento drastico nell'esistenza della materia toccata, cose come spostamenti di lunghe distanze o, nel caso dei pokémon, un cambiamento nel loro destino. Col tempo sono riuscito a controllarlo: adesso solo se lo voglio io posso leggere il passato o il futuro di ciò che tocco. Prima, mentre stavo mangiando, ho preso la mano di Lopunny per-
- T-TI GIURO CHE NON C'E NIENTE TRA ME E LUI! - Disse frenetica la coniglietta, avvilendo ancora l'Empoleon.
- (Cos'è questo? Anime Cliché?) - Pensò il piccolo licantropo.
- Come stavo dicendo... l'ho fatto per vedere se qua dentro era successo qualcosa di importante, e ho avuto una visione del discorso del signor Benji. Ho usato il tempo in cui mangiavo per rielaborare le informazioni. Se dovete fare altre considerazioni, io ora sono a posto: potete procedere oltre. Anzi: io stesso posso darvi anche altre informazioni, per quanto siano rilevanti...
Aspettò che le cameriere portassero via il Ramen finito prima di continuare, sotto lo sguardo curioso del pokémon Emanazione.
- Quello che ha detto Satoru è vero: i Kuroi Kiba si presentano al villaggio ogni Domenica per ritirare i tributi, e solamente in quel giorno. Sembra che si fidino molto del clima di terrore instaurato e della storia dei sigilli. In alcuni ho visto anche scene delle famose "mutilazioni"...
Il Riolu fece un'espressione infelice, quasi come comprendendo il dolore degli abitanti e dello stesso Elliot, che aveva dovuto assistere a quello spettacolo con i suoi occhi.
- Fortunatamente per me erano casi rari: l'atto della prima fuga aveva messo in riga tutti quanti, quindi nessuno ha subito poi tale trattamento, a parte per i tributi. Ho dovuto rivedere le stesse scene più volte da diverse angolazioni, vista la presenza di spettatori. Sono brutali: non usano alcun tipo d'anestesia per il dolore e alcuni di loro ridono come dei matti davanti allo spettacolo. Per fortuna, grazie alle varie culture presenti a Crillaropoli, le vittime non hanno avuto problemi a fermare l'emorragia della ferita e impedire che i pokémon sopprusi rischiassero la vita. Da queste visioni posso solo dirvi come sono composti: il loro capo è un Feraligatr dominante, come vi aveva detto Satoru, mentre i suoi seguaci sono misti a Croconaw, Krokorok e Pawniard, tra i quali il membro più forte di ogni specie è nominato sottotenente. Ho i loro nomi, ma non posso dire nulla sulla loro forza e sulle loro abilità.
- E quali sono? - Chiese il capitano del team Skyraiders.
Elliot non rispose subito per qualche strana ragione, ma superò facilmente quell'atto d'indecisione, visto che rispose alla domanda come se nulla fosse.
- Krugo, Rex e Paride. Ad ogni modo non sono i membri più pericolosi. Quelli di cui bisogna fare attenzione sono i suoi tenenti: il primo è Wazawai Dingo, un Krookodile dal temperamento escandescente. Era quello che rideva a crepapelle durante le mutilazioni.
Lo sguardo degli esploratori s'incupì, mentre quello di Satoru si abbassò dalla vergogna.
- Non mi è sembrato molto intelligente, ma ogni volta che si arrabbiava i sottoposti si guardavano bene da controbattere. Il secondo, invece, si fa chiamare Aragram Bishop, ed è un Bisharp. Tra i due, penso sia lui il più pericoloso.
- Un... Bisharp? - Chiese dubbioso Kenji.
- Sì. E' mancino per necessità, visto che non ha il braccio destro. Ma non lasciatevi ingannare: penso che tra i due sia lui la pedina principale del Feraligatr. Nonostante il primo fosse palesemente forte, talmente tanto da provocare paura nei sottoposti, per quel pokémon Acciaio la questione è differente. E' molto rispettato dalla banda, con un sentimento tale secondo solo al boss, così come lo chiamano. Era lui che eseguiva le mutilazioni e riscuoteva i tributi, ed ogni volta lo ha fatto con uno sguardo glaciale ed insensibile...
L'Empoleon si fermò per qualche secondo, continuando a stringere il bicchiere d'acqua minerale nella sua mano destra. Guardava verso un punto indefinito del tavolo, con un viso fermo ed irremovibile. Le immagini cruente che aveva visto erano ancora vive nella sua mente, fortificate dal fatto che aveva avuto la possibilità di riviverle più volte, da diverse angolazioni. Il terrore degli abitanti del posto, lo scherno degli scagnozzi: tutto risuonava nella sua testa, creando al suo interno un rumore alquanto fastidioso.
- Deve essere stata dura dover riguardare gli stessi scenari più e più volte...
Il cavaliere guardò la coniglietta con uno sguardo serio ma non profondo, come quello di un uomo all'ascolto della confessione di un amico.
- Stai dimostrando una volontà di ferro a non demoralizzarti, Elly-chan...
Il pinguino abbassò lo sguardo, senza perdere la sua espressione.
- Non ti preoccupare per me. Sono abituato a vedere cose che avrei preferito non venirne a conoscenza. Sono i rischi di quest'abilità. Ma... non farti un'idea sbagliata. In questi momenti non sto provando nulla come tristezza o disperazione.
Gli occhi del Mirai no Senshi divennero cupi, mentre le linee nel volto diedero una profondità soverchiante ed opprimente, nella rappresentazione del suo crudo sentimento.
- Ho solo una grande rabbia, nei confronti di questa spazzatura.
- BUAHH! SPAVENTOSO! - Esclamò ad alta voce l'Infernape.
- Non sei il suo compagno? - Disse il Legnogeco, - non dovresti essere abituato?
- N-non ci si abitua... a questo.
Il piccolo licantropo capì cosa provava: lui stesso era ben consapevole di quell'ira profonda nel sapere dell'esistenza di pokémon così malvagi le cui azioni distruggevano la vita altrui, imperdonabili da questo punto di vista.
- Buono, buono, - commentò la felina, - non ti servirà scaldarti tanto prima della missione. Sei uno dei cervelli: sarebbe una gran rottura se almeno tu non mantenessi il sangue freddo.
- E' abbastanza fuori luogo, detto da te, Weavile.
- Eh? Cosa vorresti dire?
- Quando combatti sembra che ce l'hai con il mondo intero. Non puoi dare consigli sulla rabbia se sei la prima ad indemoniarti.
La Lamartigli mostrò un Ghiacciartigli dalla mano destra.
- Ehi, pinguino bacato... Vuoi le botte, eh?!
- N-no... - disse quello, sinceramente spaventato, - stavo... scherzando.
- Capisco... quindi è andata così.
Aldilà del tavolo, Mizukage Benji fece di nuovo la sua apparizione.
- "Jikū no Sakebi"... hai riunito proprio un bel gruppetto, Satoru, - disse il sindaco al vecchio Crustle.
- Le cose, quando si fanno, si fanno bene. No, Beji-dono?
- Quindi non credo sia necessario raccontare tutto dall'inizio, signor El... Empoleon.
- No. Non c'è alcun bisogno.
Satoru si alzò dal tavolo, andando ad avvicinarsi al suo amico.
- Allora... visto che siamo tutti presenti... possiamo anche parlare di cose serie, che dite?
Gli esploratori si lavarono via del clima festivo e della riunione familiare. Non risposero a parole: degli sguardi misti tra estrema serietà e brivido del pericolo si posarono sulle pupille dei due cittadini, mostrando a loro tutta la determinazione che li contraddistingueva.
- Visto che sono io il vostro committente, - continuò il pokémon Scogliocasa, - prenderò parola per primo. Sono sicuro che sia chiaro quale sia il vostro obiettivo. E' passato un solo anno da quando è successo, ma per noi è come se fosse passata un'eternità. So che è molto pretenzioso fare richieste da questo lato, visto che ci siamo voluti isolare dal mondo esterno, ma è stata proprio questa ingenuità che, nel momento del bisogno, ci ha impedito di rivedere la luce. Ci siamo incatenati con le nostre stesse mani senza rendercene conto, e tuttora ne stiamo pagando il prezzo. Ma volevamo solo la pace... volevamo una vita tranquilla, liberi dai conflitti e dalle guerre territoriali. Nonostante lo sbaglio, volevamo agire in buona fede. E adesso, per colpa di questo, rischiamo di non avere neppure la possibilità di godere della luce che abbiamo creato e condiviso con chi ne aveva bisogno! Lo so che è molto egoista da parte mia... ma vi prego! A nome di tutti noi!
I due si inchinarono davanti a loro, chiedendo solennemente il supporto dei quattro team davanti a loro.
- Per favore. Liberateci da questo incubo! Cacciate via quei dannati alligatori!
Gli esploratori di Brusilia e Borgo Tesoro rimasero in silenzio innanzi a tale appello accorato. Non fu indecisione e nemmeno paura, ma solo in rispetto del loro sincero dolore. Non si misero d'accordo e nemmeno ci pensarono due volte: dopo dieci secondi, tutti i loro esclamarono la stessa identica frase all'unisono.
- CONTATE SU DI NOI!
Satoru e Benji si rialzarono dal suolo, con un sorriso grato nei loro confronti. Davanti a loro c'erano dei giovani pokémon dal cuore grintoso, che avrebbero potuto portare alta la bandiera della loro speranza.
- Vi ringrazio, - disse lo Slowking, - a nome del mio popolo. Noi non possiamo aiutarvi a causa del sigillo, ma se avete qualche informazione che vi possa essere utile, sarò lieto di aiutarvi.
- Mi avrebbe fatto molto piacere averlo sentito da lei, - disse Elliot, - ma, purtroppo, ho avuto modo di raccogliere tutto il necessario. Sarebbe poco onesto fargli ripetere qualcosa che so già.
- O-oh... capisco, - rispose sorpreso, - quindi non avrò bisogno di continuare la storia del villaggio...
- Uh? Storia?
- Se hai già visto tutto lo saprai: stavo raccontando ai tuoi compagni di come si è creata Crillaropoli. Credevano di trovare delle motivazioni per il comportamento di Sobek.
- Ah... quello. Sì, ricordo. Ma non ho ritenuto necessario indagare oltre.
Alzò la mano sinistra verso la sua testa, mentre il resto del gruppo strabuzzò gli occhi.
- So chi sono e anche i loro numeri, oltre al fatto che verranno sicuramente domani per il tributo. Possiamo organizzare un piano e prenderli di sorpresa. Anche se in realtà... non ho la benché minima idea di cosa siano in grado di fare. L'unica cosa che so, è che il Bisharp conosce Nottesferza. Non so altro, purtroppo...
- Quindi... non sai niente sul loro conto e neanche di chi siano, giusto?
Il piccolo licantropo rivolse la domanda con tono innocente, a quello che ormai considerava come un compagno di viaggio.
- Sì... non so niente delle loro abilità.
- Uhm... Risulterebbe difficile prenderli alla sprovvista... Nessuno di loro ha combattuto contro i paesani? Hai provato con i primi che erano fuggiti? Gli esploratori mutilati?
- Non escono di casa... - disse chiudendo gli occhi, sospirando, - non riesco ad usare il mio potere senza dare nell'occhio, purtroppo...
- Capisco...
Rukio si girò verso il tavolo, tenendo la mano destra sotto il mento. Sarebbe stato poco prudente non approfittare di qualunque informazione, sebbene inutile, per riuscire a sapere qualcosa di più sulla banda di criminali. Ma non era quello il motivo per cui mostrò la volontà successiva.
- Signor Benji, - chiese al sindaco.
- Uh? Mi dica.
- Potrebbe continuare lo stesso la storia?
Lo sguardo del capitano del team Poképals ricadde serio sul pokémon Emanazione, mentre lo Slowking rimase confuso da tale domanda.
- Eh?
- Anche se magari non abbiamo idea di cosa siano in grado di fare, da quello che sa potrei trarre delle ipotesi. Non so ancora che tipo di pokémon sia Sobek, e forse... dal passato dei clan, potrei intuire come comportarmi contro di lui.
- A me fa piacere... però-
- Non voglio sembrare maleducato, ma... che bisogno hai di fare una cosa del genere?
La domanda del cavaliere suonò sinistra quanto lecita nei confronti del piccolo licantropo.
- Per quale ragione saresti interessato alla storia della città? Non intendo mancare di rispetto alla gente del luogo... ma nessuno di loro sembra sapere chi sia questo Sobek e se abbia qualche punto debole. Perderemmo solo del tempo, rimandando quello per organizzare il tutto. Mettiamo in conto che accada un imprevisto e non avessimo il tempo per organizzarci. Non dobbiamo necessariamente raccogliere tutte le informazioni: possiamo scartare quelle irrilevanti e procedere oltre.
Non era insensato il pensiero del pinguino: contando appunto un eventuale imprevisto, si sarebbero ritrovati a combattere contro un esercito di pokémon senza avere la benché minima idea di come sconfiggerli al cento per cento. E se, nella loro lotta, avrebbero coinvolto cittadini innocenti? Loro non potevano difendersi dai Kuroi Kiba: il sigillo degli Akabara li condannava ad obbedire ciecamente agli ordini di Sobek, impedendogli di poter salvare qualsivoglia pokémon da un azione ingiusta.
- (Ha ragione... - pensò il piccolo licantropo, senza voltarsi, - oggettivamente, la sua scelta è molto più sensata. Però... )
- Se ci pensi bene, la Materia Oscura... me stessa e anche il nostro intero pianeta... Siamo nati tutti in questo stesso universo. Nel cuore di ognuno di noi possono nascondersi sentimenti come l'odio e il pregiudizio. Abbiamo dentro di noi una parte buona e una parte più buia. Nessuno è solo buono o solo cattivo... Siamo fatti così e non possiamo negarlo!
[...]
- Sono il sindaco di questa meravigliosa città, nonché secondo fondatore di Crillaropoli. Mizukage Soup De Poisson Benji: questo è il mio nome.
[...]
- Quella fu la nascita del clan più spietato delle cinque terre, che in futuro avrebbero fatto tremare l'intero pianeta e che avrebbe distrutto l'entità degli altri clan, dando inizio alla Guerra dei Sette Giorni, la grande macchia nella storia dei Pokémon. Il clan degli assassini: gli Shinikage.
- (Questa sensazione... devo saperne di più. Ho l'impressione che sia mio dovere venire a conoscenza di tutto questo, e che potrei pentirmene amaramente se prima non faccio luce sulla faccenda. E' vero: adesso l'importante è fermare Sobek. Ma, guardando il quadro generale... ho bisogno di qualunque dato mi venga fornito. Questa storia del Veloscuro... forse è più grande di quanto credevo. Se considero che fa tutto di un piano congeniato il fatto che ci dobbiamo buttare verso questo mostro e prendere quella dannata sciarpa da loro, devo avere paura che ci siano più collegamenti in tutto questo).
Dopo aver finito il pensiero, si voltò verso il compagno Kenji. Si osservarono intensamente, cercando di non spifferare niente di indiscreto. I loro occhi si parlarono senza filtri: le pupille del capitano, serie e decise, contro quelle del Legnogeco, velatamente controllate e aspre, ma in realtà tremolanti e intimorite.
- (Scusa, Shinso, - pensò, chiudendo gli occhi e e spostando di nuovo lo sguardo in avanti, - ma, per il tuo bene, devo sapere di più).
Si girò verso il pinguino, rispondendo alla sua domanda.
- Io... Non sono d'accordo.
Elliot Dandelion rimase in silenzio.
- Se sappiamo qualcosa in più su questa storia, ci permetterà di capire di più che genere di pokémon sia Sobek e del perché ce l'ha così tanto con questi poveri innocenti. Sei hai visto quelle visioni, avrai capito che c'è qualcosa di eccessivo nel suo comportamento.
L'espressione del secondo eroe rimase immutabile quanto giudicatrice, nei confronti del suo collega. Era una dichiarazione più che legittima: dopotutto, dietro quelle parole c'era una volontà sincera da parte dell'eroe di Borgo Quieto. Era il suo scopo fin dal principio conoscere le ragioni dietro il comportamento così brutale dell'enorme coccodrillo.
- Ho ragione di ritenere che ci sia altro rispetto alla normale egemonia, - continuò, voltandosi verso Satoru e Benji - se dovessi azzardare, direi che si tratta di vendetta.
Le bocche dei due anziani si aprirono leggermente, mostrando visibilmente lo stupore per quella possibilità. Vendetta di cosa? Il loro villaggio era nato per proteggere, non per ferire. Nessuno avrebbe avuto modo di odiarli.
- Pensaci bene, - disse girandosi verso l'Empoleon, - privare l'arto principale di un pokémon è qualcosa che, oltre alla sua vita, lede anche il suo orgoglio. Qui hanno la possibilità di trattare le ferite come nessun altro al di fuori. Possibile che non abbiano un modo per anestetizzare? Te la sei fatta anche tu questa domanda, vero? Signor Benji, - continuò verso il sindaco, - tra di voi ci sono le Shirotsutsuji, giusto? Nessuno di loro conosce "Shiro Yurikago" (*)?
Lo Slowking distolse lo sguardo senza rispondere: la ferita lasciata da quell'atto era troppo grande per essere sostenuta.
- Non potete... vero?
Digrignò i denti, strizzando i bulbi oculari per evitare di mostrare una brutta visione agli ospiti di Satoru.
- E'... una clausola del contratto, - disse, con tono addolorato.
Al sentire di quel particolare di cui lui non era a conoscenza, la rabbia repressa del pinguino imperiale divenne più esplicita: la fronte si corrucciò della tensione più sfolgorante, mentre il becco si strinse così forte che se ne potevano sentire i denti sfrigolare, come una serpe mentre si avviluppava ad una roccia, fino a frantumarla.
Anche lo sguardo di Rukio divenne per qualche secondo truce, ricolmo di furia, ma chiuse gli occhi facendo un respiro veloce, per riuscire a rimanere lucido.
- Questo mi porta a credere tutto quello che ho detto prima, - concluse il Riolu.
La risposta del furioso pinguino divenne tanto sensata quanto distruttiva, facendo tirare fuori dal guscio la sua testa furibonda, ma con la tipica calma prima della tempesta che lo contraddistingueva.
- E... anche se fosse?
https://youtu.be/PBd8U-ILoTQ
Rukio si voltò con un espressione seria: il tono tranquillo dalle parole di fuoco risuonarono nelle sue orecchie della rabbia di una persona giusta.
- Cosa ne trarremo dal sapere le sue motivazioni? Adesso più che mai: io vedo solo un mostro che tortura dei poveri pokémon e li sfrutta a proprio piacimento e al proprio guadagno. Il perché non conta: la nostra missione è catturarlo e consegnarlo alla giustizia, come bisogna fare con i criminali. Gente come lui...
Avvicinò la testa verso il piccoletto, per poi sbattere le sue pinne sul tavolo, alzandosi dal divano.
- Non meriterebbe nemmeno di stare in questo mondo!
- Se credi che voglia graziarlo o simili, mi hai frainteso, - continuò il Riolu, - nessuno ha messo in dubbio il fatto che debba finire in galera: deve pagare per tutto il dolore che ha fatto, e sono pronto a portare a termine questo compito, anche pestandolo a sangue, se necessario. Però... Questo non è un buon motivo per pensare che non debba vivere.
Alzò la mano destra, mostrando il dorso al neo collega.
- Anche io ho un potere simile al tuo: si chiama Shinkutsu e posso completamente capire al tocco le emozioni di un pokémon. Se questo ha un sentimento passato particolarmente forte, posso vedere l'evento che lo lega tramite visione, come il tuo Jikū no Sakebi. Grazie a quest'abilità, ho imparato molte cose: ad esempio, che anche uno stronzo diabolico è in grado di provare qualcosa come pietà e affetto. Non ho intenzione di tirarmi indietro nell'affrontarlo, ma se posso evitare uno scontro letale capendo le ragioni dietro al suo comportamento, allora lo farò. Se non vorrà discuterne... sarò io stesso a colpirlo più e più volte fino a farlo gemere al suolo. Ma fino a quel momento... io non lo "rifiuterò".
L'espressione di Elliot rimase immutabile: non riuscì in alcun modo a sincronizzarsi con la linea di pensiero del piccolo licantropo.
- Il bene e il male sono due facce della stessa moneta: rovinare uno significa ledere il valore dell'oggetto in sé. Il male non va sterminato: va combattuto, ma conosciuto e accettato. Cento anni fa... il rinnegamento del male è stato ciò che ha portato la creazione della Materia Oscura. Non ho alcuna intenzione... di ripetere gli errori del passato.
Mantenere una promessa fatta a qualunque costo, impegnarsi nel non commettere gli stessi sbagli: due qualifiche che, in qualunque altra situazione, avrebbe dato al Riolu un valore inestimabile. In quel momento era "un eroe del bene" in tutto e per tutto. Sotto gli occhi dell'Empoleon, però, questo era così "buono" da diventare una colpa. L'unico aggettivo che riuscì a passare dalla barriera mentale del cavaliere pinguino fu "ingenuità": l'incapacità di compiere la decisione netta per seguire i propri obiettivi.
- Forse... forse ti ho sopravvalutato.
Chaki indietreggiò verso la parte superiore del divano, nascondendosi dietro Lopunny.
- Ahia... Ecco che comincia, - commentò l'Infernape.
- Che hai, Chaki-chan? - Chiese la coniglietta.
- Ultimamente è intrattabile: quando qualcuno controbatte troppo verso di lui... comincia a diventare pesante con le parole.
- Non so da quale favoletta vieni, - continuò il pokémon Imperatore, - ma se questo è il tuo pensiero, tornatene pure nel tuo Paese delle Meraviglie. "Evitare lo scontro"? "Capirlo"? "Accettarlo"?! Cosa c'è da capire nei suoi metodi ortodossi e nei suoi sadici scagnozzi, ragazzetto? Non sei d'accordo con l'ultima parte... Dimmi una cosa: avresti il coraggio di dire la stessa cosa di Slade, se fosse qui davanti a te?
La faccia di Rukio si paralizzò: tutti i suoi nervi divennero tesi al limite dell'esplosione, ma rendendo di marmo tutti i muscoli facciali.
- Mi ha raccontato tutto Ampharos: se venissi a sapere di qualche storiella strappalacrime sul suo conto, lo perdonerest-
Elliot terminò la frase a mezz'aria: al solo nome di quel mostro, lo sguardo del piccolo licantropo era diventato cupo e rabbioso, quasi come se volesse squartare il primo pokémon gli fosse capitato a tiro. Senza volerlo, il suo Meisoku si manifestò a tratti, mostrando fiumi azzurri che si rendevano visibili ad intermittenza, quasi come se fossero lampi di luce in un buio cielo.
Leggere vibrazioni sul viso del pinguino ne scomposero l'espressione, chiudendogli il becco silenziosamente.
- Non potrei... Non lo perdonerei mai. Neanche se i fatti me lo permetterebbero o quel verme cambiasse idea all'improvviso e mi pregasse in ginocchio. Questo non è un gioco, Ell-
Chiuse gli occhi e si fermò, rendendosi conto dell'errore che stava per commettere.
- Trauma o non trauma, ho visto con i miei occhi cosa è in grado di fare, in più occasioni, ed il suo divertirsi in quelle azioni era disgustosamente sincero. Può aver dato di matto come può essere così di natura: io, ormai, l'ho già condannato nella mia testa.
Si destabilizzò un attimo per l'apparente ipocrisia del pokémon Emanazione, ma a causa dell'ancor più ardente fuoco carbonizzante che si rifletteva in quegli occhi da "ingenuo", come lui l'aveva chiamato, si tenne bene dal controbattere.
- Sono ben consapevole di cosa sia la vendetta: l'ho provata la prima volta... quel maledetto giorno in quella dannata grotta.
Un flashback nella Grotta della Purezza pervase la sua mente: la sua rabbia nei confronti dell'Aggron fu resettata dalla tristezza della visione di Amelia in lacrime.
- Ho provato di tutto, tranne felicità, mentre lo attaccavo per distruggerlo. Hai detto che gli scagnozzi godevano per le mutilazioni: hai visto fare a lui la stessa cosa?
- N-no... - rispose tentennando.
- Allora c'è una possibilità. Non cambia il fatto che dobbiamo sconfiggerlo e spedirlo in gattabuia, forse anche gettando la chiave. Tuttavia... voglio sapere chi è "Kurokiba Sobek", prima di poterlo archiviare completamente.
Non era per niente d'accordo con il suo pensiero: per il pokémon Imperiale, tutti i criminali potevano anche essere sterminati, ne sarebbe stato più felice. Se non fosse per l'illegalità dell'azione, probabilmente avrebbe posto fine alla loro vita lui stesso, come un vendicatore mascherato con l'obiettivo di ripulire il mondo.
- (Questo moccioso... sono sicuro che farebbe di tutto per rispettare i suoi principi e i suoi doveri, anche a costo della sua vita).
Era questo il genere d'intensità che gli trasmise Ōryugo Rukio.
- (Quante stronzate... voler "capire" un mostro come quello... Attenta alla vita di questi abitanti e li tortura psicologicamente, fino ad una lenta distruzione. E' impensabile voler comprendere tale demonio! Però... è molto intelligente. Le sue deduzioni sono corrette, anche se semplici. Senza contare che... )
- Secondo il rapporto, una volta che si attacca il mostro d'ombra e si sconfigge, le ferite inflitte alla creatura si riflettono sul corpo del possessore. Se vogliamo dirla in un altro modo, queste sono il segno di una parte dei danni inflitti dallo stesso Rukio. Ci è stato riferito, infatti, che solamente i suoi attacchi sono risultati efficaci contro costui.
L'Empoleon corrucciò la fronte terribilmente innervosito, per poi rallentare la tensione in segno di rassegnazione.
- (Solo lui è in grado di dare il colpo di grazia a quel mostro... Potrei farlo anch'io, ma non ho mai affrontato questo "Veloscuro". Sarebbe da idioti rischiare...) Tch!
Si rimise a sedere, sbuffando e distogliendo lo sguardo.
- Fai come vuoi.
Il piccolo licantropo si rilassò completamente: trovò sgradevole la rabbia che i due stessi eroi avevano mostrato, ma era difficile controllarsi quando quel nome veniva tirato fuori. Dopo aver respirato profondamente, spalancò un sorriso a trentadue denti, rivolgendosi al sindaco.
- Quindi... dove eravamo rimasti?
- (Costui... è pericoloso...) - Commentò tra sé e sé Benji, imbarazzato.
- Ha sentito Empoleon, no? Purtroppo dopo dobbiamo organizzare il piano: è necessario che non perdiamo altro tempo.
Elliot inarcò le sopracciglia, sentendosi preso in giro, mentre Weavile gli spiattellò senza problemi il lecito pensiero che sarebbe venuto dopo una frase del genere, in quella situazione.
- Se è così perché vuoi a tutti costi sentire la storia, palla di pelo? Ci prendi per il c**o?
- Veramente, capitano... - disse Drapion, - volevo sentire anch'io delle Kiri no Kenju...
- Che rottura...
- Lo stesso vale per me, vecchio! - Disse Kenji, - quindi... com'erano, eh? Erano così forti come si dice?! Eh?! Eh!?
- (S-SI' E' RICORDATO LA FINE DELLA CONVERSAZIONE?!) - pensò il Riolu, scandalizzato.
Sembrava un bambino in attesa della favola della buona notte dalla nonna: era con le braccia stese sul tavolo, con la testa appoggiata sopra, mentre le sue due code di foglia erano rizzate verso l'alto, ondeggiando come un pendolo impazzito. Il piccolo licantropo non l'aveva mai visto in quello stato: la visione era talmente raccapricciante che si pentì di aver insistito tanto nei confronti dello Slowking.
- (E'... inquietante...)
- Sei ridicolo, stuzzicadenti... - espresse la Lamartigli.
- Allora?! Inizia a parlare!
- (I-IGNORATA?!)
Benji chiuse gli occhi, facendo vibrare la bocca nervosamente, come se non fosse sicuro di quello che stava per dire.
- Beh... ecco... Vi ho già detto che non ho avuto modo di vederli... Non sono mai venuti qui, ed io non ho mai partecipato alla guerra. Tutto quello che vi posso dire sono voci...
Lo sguardo del Grovyle divenne disilluso, entrando in modalità emo. Quasi sentendosi in colpa per il Legnogeco, il sindaco raffazzonò anche le informazioni meno rilevanti dalla sua memoria.
- M-MA... M-mi ha raccontato qualcosa il capo dei nostri esploratori! Lui era presente!
La vita tornò di nuovo a scorrere nello spadaccino.
- Quello... con cui ha finto di litigare?
La lontra ritrovò la compostezza, pronto a parlare fieramente del suo coraggioso cittadino.
- Flamebringer Kintaka (*) : è un Arcanine dalla criniera dorata. Non ha più lo smalto di un tempo, ma è rimasto un punto di riferimento per i giovani del villaggio. Era forte e fiero... adesso ha toccato i sessantatré anni.
- L'ho incontrato.
L'attenzione fu rivolta di nuovo verso Elliot Dandelion.
- E' l'unico con cui sono riuscito ad avere un contatto, seppure breve. Penso sia uno dei pochi che abbia il coraggio di uscire di casa, nonostante la sua condizione...
"Coloro che disobbedivano o tentavano la fuga venivano privati del loro arto più importante": il solo pensiero di quelle frasi indebolì il forte spirito degli esploratori.
- Cosa... cosa gli hanno fatto? - Chiese titubante Lopunny.
- Gli occhi. Gli hanno tagliato gli occhi fino a distruggergli le pupille. La ferita si è rimarginata, ma è rimasto cieco da allora.
Sussultarono, disturbati da tale parole: qualunque emozione curiosa o con accenno di positività venne lasciata perdere, come un bambino che non aveva più voglia di mangiare, dopo aver litigato con il suo migliore amico.
- Già... - continuò lo Slowking, - Arcanine è un pokémon che adora correre e considera le carezze del vento una gioia indescrivibile. Privarlo della vista... per lui è stato un duro colpo...
Lo sguardo del piccolo licantropo divenne cupo e iracondo, abbassandolo al tavolo.
- Privare la vista... invece delle gambe, la vista... può ancora camminare, e la tentazione di correre gli potrebbe tornare. Ma non importa come, andrebbe per farsi male.
Strinse le mani sulle ginocchia, chiudendo la bocca per non mostrare i suoi denti.
- E'... crudele...
Gli diede una rabbia enorme: costringere qualcun altro a vivere con delle catene al collo era una cosa davvero orribile, forse ancor più della tortura cruda di Slade. Elliot assistette la scena in silenzio, osservando la reazione del Riolu.
- (Capisci che intendo? Non importa quanto tu a mente fredda ritenga di dover fare la scelta giusta: il tuo cuore è molto più sincero. Cosa ti spinge a voler fare a tutti costi la scelta più buona in assoluto?)
Rukio chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo e sciogliendo i suoi nervi tesi. Rialzò il viso verso il sindaco con calma piatta, con uno sguardo sofferente ma disposto ad andare avanti.
- Vada pure avanti.
Nel giro di pochi attimi, la sua aura non emanò più ostilità, ma la limpidità di un quieto lago, tornato fermo dopo che le sue acque erano state mosse da un sasso lanciato dentro di sé. Non lo diede a vedere, ma l'Empoleon fu sorpreso di tale atto.
- (Di nuovo calmo? Dov'è finita la sua rabbia?)
- O-oh... posso? Ok allora!
Si prese qualche secondo per organizzare il discorso, chiudendo gli occhi e cercando di discernere i punti principali che erano necessari rendere espliciti. Riaprì gli occhi sereni, per ricominciare da dove era stato interrotto.
- Dunque: purtroppo, come vi ho detto, i nostri confratelli non arrivarono in tempo per diventare incisivi: quando iniziarono a combattere, dopo poco tempo apparvero quegli spadaccini, prendendosi per loro il centro dell'attenzione. In realtà, non avrebbero fatto comunque molto. Kintaka fu ferito gravemente ad un certo punto: fu colpito alle gambe posteriori da un Crawdaunt. Non ricorda poi cosa successe: disse che diventò tutto buio in quell'istante. L'unica cosa che si ricorda... e che ci fu un momento che si svegliò nella base temporanea dei Mizukage, nella tenda dei feriti. Riuscì ad intravvedere l'ombra del pokémon che l'aveva salvato, ma non riuscì a distinguerlo...
- Hai idea di cosa fosse? - Chiese il piccolo licantropo al pokémon Imperatore.
- Non sono andato fin là... mi sono limitato agli eventi che legavano Sobek.
- Purtroppo so solo questo, - continuò il sindaco, - ed il fatto che, quando si riprese e tornò a combattere, la guerra era già finita. Si ricongiunse con i compagni e tornarono a casa. Non so altro su quella guerra, ma so cosa successe dopo. La situazione dei clan cambiò dopo quel periodo. Ci furono gravi perdite da entrambi i lati. In quello scontro, il clan degli Haō fu completamente sterminato. Erano sempre stati un gruppo molto riservato: i loro numeri rappresentavano la minoranza in campo. Erano scesi tutti quanti in guerra, mossi dalla volontà di distruggere gli Shinikage a tutti i costi, per una ragione a me ignota. Per il resto, gli Akabara furono ridotti all'osso, mentre i Mizukage e i Shinikage furono quelli con il minor numero di feriti. Le Shirotsutsuji non subirono perdite, visto che non parteciparono mai allo scontro diretto. Loro erano i dottori: nessuno di loro combatté. I clan, dopo la conclusione, stipularono un patto di non aggressione che sancì la fine della guerra. Nonostante la parte offendente fossero gli Haō, gli Shinikage si offrirono di pagare il pegno di guerra al resto dei partecipanti.
Tutti quanti erano in uno stato serio, pronti ad ascoltare l'antica storia da Benji. Quando sentirono quel particolare, però, i loro muscoli facciali si paralizzarono, per poi finire per sbattere le palpebre. Gli esploratori rimasero confusi da tale parte, così come Elliot che, nonostante fosse d'impostazione non interessato alla faccenda, si trovò incuriosito da quel particolare.
- Eh? Hanno fatto ammenda? Loro? - Chiese Lopunny.
- Stentai a crederci pure io quando me lo disse, ma a quanto pare andò così. Kintaka aveva assitito all'intera scena: firmarono un foglio di pergamena usando le loro orme. I contraenti furono cinque: quattro pokémon, i membri più importanti tra i clan, ed un quinto, il capitano delle Kiri no Kenju.
Drapion appoggiò il braccio destro sul tavolo, per poi tenersi la testa con la corrispondente mano: divenne difficile per lui pensare che un criminale di tale calibro avesse firmato un trattato di pace.
- Si impegnarono, da quel giorno in poi, a non affrontarsi più e a rispettare la presenza degli altri clan: nessuno di questi avrebbe mai messo piede negli altri villaggi, e non sarebbero mai entrati in conflitto. Inoltre, gli Shinikage proposero un cambiamento che avrebbe posto fine alla spirale d'odio in cui si trovavano: sotto suggerimento del loro membro eletto, abolirono le missioni di uccisione. I clan ritornarono nei loro rispettivi villaggi, dando la nascita ad un nuovo futuro... di speranza... - concluse, chiudendo gli occhi e sospirando.
Silenzio. La conclusione di un monologo con lieto fine portava serenità e spensieratezza. Non aveva importanza che tipo di storia veniva raccontata: se narrata in modo corretto, qualunque testo, anche il più banale, risultava godibile e apprezzabile. Probabilmente, da un occhio esterno, gli esploratori sarebbero sembrati commossi, per quanto una semplice presentazione dei fatti con una buona firma.
- I clan non sono delle entità così distanti dal nostro tempo. La loro esistenza... è terminata solo di recente: undici anni fa, per la precisione.
Purtroppo, non era così: capirono subito dal sospiro sommesso nel dire l'ultima parola che la storia non era finita, e che il longevo sindaco di Crillaropoli ancora aveva lasciato per ultimo la brutta sorpresa.
- Ma non durò a lungo, immagino... - disse il piccolo licantropo.
- Non so molto... in verità, - disse sconsolato, - visto che dalla conclusione delle battaglie e la mancanza di problemi al nostro villaggio non ci siamo più preoccupati di mantenere i legami con gli altri clan. Ci siamo limitati alle voci e ad il loro stato nel mondo. Successero tante cose dopo quell'avvenimento: dalla fine della guerra, non si ebbero più notizie dei Takisō. Non che fossero stati sempre di presenza: intervenivano solo quando era necessario, ma tutto ciò che successe dopo, che si suppone avrebbe richiesto il loro aiuto, ci fa presupporre si siano sparsi per il mondo e si siano stabiliti da qualche parte, sciogliendosi. Gli Akabara, invece, sparirono dalla circolazione. Il loro villaggio natale, Lafocoropoli * , fu trovato dai nostri esploratori completamente abbandonato. Non diedero neanche spiegazione ai Mizukage, con cui avevano mantenuto ottimi rapporti. La stessa situazione si presentò a Mapsi *, la cittadella delle Shirotsutsuji: completamente vuota, sia di pokémon che di cibo. Normalmente chiunque non era coinvolto direttamente avrebbe lasciato correre: io stesso gli avevo detto che, finché non ci sarebbero stati problemi, di rimanere a Crillaropoli e pensare alla sua gente. Ma... Kintaka non fu di questo avviso. Partì in missione con qualche suo compagno, per raggiungere la vecchia Albachiara. Purtroppo per lui, nemmeno i Mizukage seppero darsi ragione di quegli avvenimenti. Facendosi scortare da alcuni membri delle famiglie più nobili dei miei vecchi paesani, arrivarono persino al villaggio Neronotte, il paese degli Shinikage. Fu lo stesso eroe della Guerra dei Sette Giorni, quello che aveva firmato il patto d'armistizio, a riceverli. Seppe più avanti che era diventato il primo consigliere del suo paese, oltre che il primo comandante delle forze speciali. A detta sua fu rassicurante: alcuni dei paesani non mostrarono sguardi cordiali nei confronti degli ospiti, il ché gli procurò della paura che gli rimase per tutto il tragitto a casa sua. Purtroppo, nonostante lo sforzo enorme per compiere quel passo, fu inutile anche per loro: secondo il nostro affidabile esploratore, lui non aveva mentito riguardo alla mancanza d'informazioni. Si rivolsero anche al loro sindaco, ma non ci fu nulla da fare. Provò persino a contattare le Kiri no Kenju, ma... divenne pressoché impossibile.
Kenji incupì lo sguardo: voleva a tutti costi sapere di più, ma quel commento non gli fece presagire nulla di buono.
- In quel periodo nacque la Società Esplorativa, quella che vi ha fatto diventare quello che siete. Non abbiamo idea del perché, ma questa cominciò a mettere al bando l'arresto degli spadaccini, dicendo che, a loro carico, c'erano dei gravi conti in sospeso: cose come assassini al di fuori della guerra, furti aggravati e la devastazione di interi dungeon. Prima non era un problema: era abbastanza comune che questo succedesse in merito a questioni territoriali. Dall'istituzione, però, l'assassinio divenne intollerabile. Per la loro bravura con le mosse da taglio, vennero etichettati come elementi pericolosi. Che sia chiaro: non credo ad una sola parola di questo.
La sicurezza di quelle parole risuonò tra i pokémon sul divano, con imposizione e ardore. Non gli aveva mai conosciuti, non gli aveva mai incontrati: ma il solo sapere delle loro imprese gli aveva infuso coraggio nelle generazioni future, quarantanni fa. E quella fiducia era sempre rimasta ferma nel suo cuore, con ardore.
- Sta di fatto che fecero perdere le loro tracce, ponendo fine alla loro stessa leggenda. Che ironia: si voleva combattere il "male" ma, dalla loro scomparsa, il crimine aumentò ai livelli che conoscete ora. Kintaka tornò a casa, riferendomi tutto questo. Nonostante tutto, decisi di non intervenire attivamente e di concentrarmi sulla cura del villaggio, mantenendo fede alla volontà del mio vecchio amico Libero. Riuscimmo a rendere stabile l'ambiente, sviluppandoci fino ai livelli di una metropoli, tagliando completamente i ponti con l'esterno. Abbiamo la fortuna di avere intorno dungeon e territori inavvicinabili da normali pokémon, oltre al fatto che, il cratere intorno, ci tiene ben nascosti da occhi indiscreti. Facemmo largo uso della tecnica lasciataci dagli Akabara, Hoshi Hōseki, per rendere invarcabile le possibili soglie. Controllavamo noi il flusso: facevamo entrare solo i davvero bisognosi. Abbiamo comprato gli abitanti dei dungeon vicini: in cambio del rispetto degli spazi altrui, abbiamo potuto recludere aree intere, rendendo invalicabile il territorio di the Hills. Tutto ciò... tredici anni fa.
Iniziò a camminare verso la sua destra, cercando di raccogliere le forze necessarie per continuare il discorso. Quando, però, tornò al posto iniziale, si trovò spento e titubante.
- Due anni prima... due anni prima della fine...
https://youtu.be/z3Vw2_mAxzk
Satoru lo guardò con sguardo malinconico. Lui sapeva: quella parte era ben rimarcata nella sua testa. Non avrebbe in alcun modo poter scordare di quegli attimi nefandi, così come il racconto successivo. Ben consapevole di questo, sapeva anche quanto fosse difficile per Benji procedere con il discorso, visto che lo toccava direttamente.
- Posso... continuare io, se vuoi.
Lo Slowking scosse la testa lentamente, per poi a testa alta riprendere il discorso.
- E' mio compito. Devo... farlo io.
Disse quella frase con ancora un velo di oscurità, non convinto al cento per cento delle sue stesse parole. Ma aveva ragione: doveva farlo lui.
- Undici anni fa. Centosessantanovesimo anno del serpente. Da noi arrivò come una nebbia: una foschia indefinita senza la possbilità di vedere un palmo dal naso, chiedendosi se aldilà ci fosse il male o il bene. Era mezzogiorno: stavo servendo al tavolo di Satoru. Ricordo bene quel giorno: come una furia dirompente, Kazumi, una Rhydon, una delle nostre esploratrici, arrivò agitatissima nel ristorante, entrando spalancando la porta. Mi disse di correre subito alle porte del villaggio per una grave emergenza. Kintaka era già sul posto: io dovetti lasciare tutto in mano alle mie cameriere fino al mio ritorno. Venne anche Satoru con me...
Il Crustle abbassò lo sguardo, in segno di tristezza.
- Davanti a noi stavano più di una trentina di pokémon in condizioni pessime, ricoperti di ferite dalla testa ai piedi, accasciati al suolo e privi di forze. Appena mi vide, Kintaka mi corse incontro, dandomi i dettagli. Era lì di passaggio, ma aveva avuto modo di vedere costoro avvicinarsi all'entrata camminando lentamente, guidati da una sola pokémon in avanguardia. Quando arrivarono davanti, caddero a terra come fuscelli di legno, mentre la piccoletta fece di tutto per varcare la soglia. Svenne tra le sue zampe, prima di sentire dire "salvateci" dalle sue labbra. Ordinai immediatamente di raccogliere i feriti e di preparare delle tende di emergenza, procedendo ad un trattamento istantaneo. Chiamai a raccolta i nostri cittadini ex Shirotsutsuji, dicendogli di prendersi cura di loro. Pian piano che ripresero conoscenza, la prima cosa che dissero era di uscire dal villaggio e recuperare altri pokémon in gravi condizioni, svenuti prima di varcare la soglia del villaggio. Seguendo a ritroso le loro orme... raccogliemmo tutti gli sfortunati. Ammontarono a trecentoventicinque feriti: tutti quanti di tipo Acqua, dalle età disparate. Colei che era a loro capo, una Popplio di sei anni, spiegò a tutti noi l'orrore dietro a quell'avvenimento così inquietante, così come la verità dietro alla scomparsa... no, all'estinzione degli altri clan.
Persino Weavile, che fino a quel momento era rimasta attenta e impassibile, spalancò gli occhi dalla sorpresa. Si poté vedere sulle sue guance nere formarsi del sudore.
- Quei feriti venivano da Albachiara. Erano dei Mizukage.
Lo sguardo dei presenti tremò di nuovo. Troppi fattori stavano tartassando le menti e i cuori dei nostri protagonisti: la storia dei clan, la situazione del villaggio, così come l'avere nel proprio quotidiano avere a che fare con un "Mizukage" loro stessi.
- Erano stati attaccati: un numero indefinito di forestieri misero a ferro e fuoco il loro paese, massacrando ogni essere vivente al loro interno, senza alcuna pietà. Distrussero case e giardini, trasformando la mia città natale in un cumulo di macerie. I sopravvissuti erano stati salvati dalla piccoletta, che a quanto pare era dotata di poteri curativi. Quando seppi chi fossero i responsabili... divenni furioso.
L'espressione del sindaco s'indurì: la sua rabbia era sincera, così come il suo odio nei confronti dei colpevoli.
- Avevano mentito... avevano ingannato... avevano fatto un patto con gli altri clan e assicurato cambiamenti, tradendo i loro stessi antenati e le loro stesse parole. Undici anni fa Akabara, Shirotsutsuji e Mizukage furono sterminati dagli Shinikage.
Gli esploratori sbiancarono, preoccupati. Drapion, Arbok e Chaki rimasero a bocca aperta spaventati, così come Medicham, dalla sorpresa. Gardevoir e Lopunny si coprirono la bocca, onde a trattenere il loro stupore, mentre Weavile cominciò a digrignare i denti.
Era da quando era iniziato il discorso che non la smetteva di provare quella sensazione, come se un enorme pericolo stesse incombendo sulle loro teste. Anche lei stava cercando di guardare il grande disegno: il pensiero che questo clan maledetto potesse avere a che fare con il Veloscuro gli passò per la testa, imponendogli di aspettare la fine del discorso.
Nonostante la paura, nonostante lo stupore, nonostante tutto quello che stava succedendo tra il gruppo del GIP, il team Malia e il team Poképals, quello più terrorizzato tra di loro era il capitano del team Skyraiders, Ōryugo Rukio. Il troppo percettivo piccolo licantropo non potè fare a meno di pietrificarsi sul posto: divenne talmente immobile che poté sentire dentro di sé il battito del suo stesso cuore. Troppi fattori, troppe possibilità stavano graffiando e strappando il suo cervello ed il suo cuore, riducendolo ad uno stato di completa stasi.
La vicenda dei clan, la possibilità che dietro al Veloscuro ci fosse un qualcosa che andasse oltre a quello che aveva previsto, lo tartassarono fin dal profondo. Aveva fatto bene ad insistere su quelle informazioni, ma si pentì per la prima volta nella sua vita di fare supposizioni su supposizioni, desiderando di ascoltare la fine del racconto senza ulteriori pensieri.
- Il loro vero obiettivo della pace non era la conclusione della guerra, - continuò Benji, - ma organizzarsi per far cadere uno ad uno tutti gli altri, in modo che solo loro fossero i detentori del potere e poter imporre il proprio predominio sugli altri pokémon. Né io, né Satoru, né Kintaka potemmo rimanere indifferenti: era chiaro che prima o poi avrebbero fatto la loro mossa anche sulla mia città, se fossero venuti a sapere degli insediamenti di vecchi membri dei clan. Da quel momento in poi, raccolsi i pokémon più forti del mio villaggio, chiedendo a Kintaka e Kazumi di addestrarli e prepararli al combattimento. Non potevamo più rimanere in disparte: era necessario essere preparati al peggio. All'inizio decidemmo di non lasciare il villaggio, organizzandoci per una guerra di territorio, preparandoci al peggio. Nonostante la lunga preparazione e il pericolo imminente, aspettammo sei mesi, il tempo stimato che ritenemmo fosse necessario agli Shinikage per organizzare un piano successivo. Peccai d'impazienza. Dopotutto ero recentemente entrato nella mia settantina: non avrei mai permesso al mio corpo di tirare le cuoia fino a che non avessi avuto la certezza che fossero sani e salvi. Decisi di partire con l'esercito che avevamo formato io e Kintaka, lasciando a Satoru l'amministrazione del villaggio. Andammo nella Terra della Nebbia, guidati da alcuni Mizukage. Usammo un condotto sottomarino creato da questi per raggiungere il continente, lo stesso che avevano usato per scappare. Tornammo ad Albachiara, dove assistetti con i miei occhi alla mia terra natia in rovina, lasciata ad un cumulo di macerie... Vidi... anche ciò che rimase dei miei genitori. Erano solo scheletri: gli riconobbi... per i loro vestiti...
Digrignò i denti dalla rabbia, così come i suoi bulbi oculari. Quella pena, quel dolore in una storia venne alla luce: l'orrore di vedere i propri cari senza vita. Il Riolu si sentì dispiaciuto per la seconda volta.
- I-impiegammo sei giorni per arrivare a Neronotte... Decidemmo... di fare un attacco a sorpresa, per poterli prendere alla sprovvista. La strada avrebbe dovuto aprirla Kintaka... Dovevamo passare per un'unica entrata: usammo una tecnica delle Shirotsutsuji, Yōkai no Yume (*), che permetteva di diventare invisibili per un piccolo lasso di tempo. Ma entrammo... senza problemi...
Il sindaco di Crillaropoli chiuse gli occhi, sigillando anche la sua bocca. Intorno al suo viso lucido vi si intravvederono delle piccole rughe intorno alle palpebre, rendendo manifesto la sua veneranda età, mentre gocce di sudore scivolavano sul suo viso inquieto.
Satoru si girò verso il suo vecchio amico, con sguardo preoccupato. Sapeva bene della ragione per cui non voleva parlare: era la stessa per cui lui, prima, gli aveva chiesto di sostituirsi a lui, cercando di narrare il più fedelmente possibile quella nefanda parte.
Era dovere del sindaco: era lui, in rispetto del suo popolo e dei suoi antenati Mizukage, tramandare quella storia alle generazioni future. Digrignò i denti, combattuto tra il senso del dovere e il terrore di quegli attimi, di quella paura strisciante che non era mai riuscito a spiegarsi.
- Beji-dono... potrei...
- D-devo farlo io... è m-mio...
Il suo corpo era tutto un tremore: iniziò ad affannarsi, cadendo in ginocchio per il peso della sua stessa paura. Non ci fu verso: non riuscì più a continuare il discorso, completamente inghiottito dall'oscurità, sotto lo sguardo preoccupato delle cameriere e degli esploratori.
- S-signor Benji! Va tutto bene?! - Esclamò Lopunny.
- Non può stare bene! - Disse la felina, alzandosi in piedi.
La coniglietta fece un salto dal tavolo per avvicinarsi allo Slowking, con il volto di una giovane donna in pena per un povero vecchietto sofferente. Allo stesso modo agirono il resto del team Malia, cercando di essere il più comprensibili possibili. Il resto stette in silenzio, in un misto di preoccupazione, timore ed inquietudine.
- E-ehi! - Disse Medicham, - n-non starà tirando le cuoia proprio ora?!
- Come puoi dire queste stupidaggini in momenti come questo! - Disse Gardevoir, furiosa.
- EHI! NON ROMPERE I C**GLIONI E USA ONDASANA!
- STATE ZITTE! - Esclamò il loro capitano, facendole arretrare dallo spavento.
Prese il braccio sinistro del sindaco e lo mise sulla sua spalla, cercando di aiutarlo a rialzarsi. Sulla schiena del piccolo licantropo scorse un brivido viscido, il cui sibilo gli entrò nelle orecchie come una carezza infernale. Lo sguardo dell'Empoleon s'incupì duro, ma anche lui fu ormai preso dalla curiosità e dal timore lancinante, ritrovandosi con la compostezza completamente distrutta, come un palazzo di vetro frantumato da un tifone improvviso.
- S-scusatemi... datemi qualche secondo.
Si aggrappò alla Shiromi, cercando di fare appello a tutta la sua volontà per rimettersi in piedi. Ma non vi riuscì: i suoi piedi persero di nuovo l'equilibrio, pietrificandosi sul posto. I suoi occhi furono bagnati leggermente dal liquido lagrimoso, staccandosi dalla coniglietta. Appoggiò le mani sul pavimento, cercando di sostenersi con quelle.
- N-no... non riesco. N-non c'è la faccio...
Rukio osservò il sindaco, con sguardo pensieroso e dispiaciuto: mai avrebbe pensato che tale richiesta l'avrebbe ridotto così. La colpa divenne quasi insostenibile: distolse lo sguardo, stringendo le mani a sé, chiudendo gli occhi in segno di pentimento.
Il Grovyle era combattuto: c'era un particolare in quella storia che sperava non venisse a galla in alcun modo, qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il rapporto con i suoi colleghi e con il suo migliore amico. Tuttavia, allo stesso tempo, vedere il capitano in quella condizione non lo fece stare bene per niente, improntandolo a trovare un modo per rimediare.
- Ehi, capitano...
Kenji si rivolse a lui con sguardo serio ma morbido, cercando di trovare una soluzione.
- Se non se la sente... non potresti usare lo Shinkutsu su di lui?
Il Riolu tornò a riaprire gli occhi, scuotendo la testa in risposta negativa.
- E' chiaro che lo ha colpito molto tutto ciò... Ma non è così semplice, purtroppo.... - disse angosciato, - Dal suo racconto... sono troppi gli orrori... troppe le "grandi emozioni" che ha provato... Usandolo su un pokémon longevo potrebbe farmi rimanere in tranche per ore, e purtroppo... ciò non mi è concesso adesso. Se fossi capace di essere più preciso... a quest'ora l'avrei già fatto.
Elliot lo stava guardando con la coda dell'occhio, completamente immerso nel inquietudine di quella storia così surreale da sembrare vera. Erano altre le priorità: avrebbe dovuto concentrarsi sulla riuscita della missione e riuscire ad organizzare un piano efficace contro un mostro che aveva messo in ginocchio un intero villaggio di pokémon con conoscenze fuori dal comune, che avrebbe potuto respingere chiunque avesse causato problemi. La sua mente era in conflitto con il giusto e il sbagliato, con il procedere delle indagini o l'avere la possibilità di porre fine a quella storia una volta per tutte.
Purtroppo per lui, però, la tentazione fu elevata: il vedere così disteso e addolorato il povero sindaco non poté fare a meno di provare pietà, nei confronti di un segreto non narrato che avrebbe potuto cambiare il destino dei nostri esploratori così come ce lo possiamo immaginare. Si alzò lentamente dal divano, con lo sguardo sicuro e deciso che lo contraddistingueva.
- Lo faro io, - disse serio.
Tutti i volti dei presenti, eccettto per Benji, si voltarono verso il Mirai no Senshi, con un'espressione mista tra sorpresa e accondiscenza. Comprendendo le sue intenzioni, egli non ebbe bisogno di dare spiegazioni: il team AWD gli fecero largo per uscire dalla tavolata, accompagnandolo con gli occhi in una lenta e solenne processione.
Si avvicinò al vecchio sindaco, inginocchiandosi come farebbe un padre nei confronti del suo figlio in lacrime, per una brutta giornata o per la rottura di un suo giocattolo. Lo Slowking alzò lo sguardo, con occhi chiedenti aiuto.
- Non c'è bisogno che lei faccia ulteriori sforzi, - disse l'Empoleon, porgendogli la pinna destra, - con il mio Jikū no Sakebi, posso con sicurezza arrivare ai quei momenti, raccontando io per lei. Nessuno gli sta dando del codardo, e nessuno penserà che stia fuggendo dai suoi doveri.
Elliot gli sorrise, in segno di compassione.
- Lasci fare a me.
Quel viso sincero e ricolmo di pietà diedero sollievo al sindaco, accettando la sua proposta.
- G-grazie... giovanotto. Farò... come dici tu.
Il pinguino aiutò lo Slowking ad alzarsi, cercando di rimetterlo in piedi. Avrebbe poi chiesto conferma della sua scelta, prima di usare l'abilità del futuro. Ma ciò non accadde: senza alcun preavviso o controllo, l'occhio sinistro dell'eroe di Borgo Tesoro divenne arancione, graffiandosi di lineamenti ricordanti l'anello d'Arceus.
La sua mente fu invasa da un immagine nera come la pece, perdendo completamente la vista e la percezione della sua realtà. Ci fu una scintilla bianca in quel nero, aprendosi al suo sguardo come una luce in fondo al tunnel. Era da tanto tempo che non gli capitava un'esperienza simile: un squarcio nello spazio tempo senza che lui avesse avuto il controllo su di esso, completamente in balia dell'evento stesso.
Quando la sua vista poté definire distintamente i colori e la sua visione, venne catapultato in un mondo sconosciuto alle sue sensazioni, stringendo il suo cuore con un sussulto.
(l'ost si chiama Pandora hearts - Another Dimension. Ho dovuto cercare per un video adatto ma non ho trovato di originale)
https://youtu.be/WaRnodHQ9Ek
(Ost Pandora Hearts Another dimension)
Si ritrovò immerso in una nebbia viola scuro, in mezzo a poltiglie di fango e attrezzi agricoli spezzati, in una vietta stretta senza alcuna presenza apparente di esseri viventi.
Si guardò intorno, con sguardo titubante: riuscì a notare distintamente delle insegne con dei caratteri Unown, probabilmente di qualche negozio o famiglia.
Nei suoi pensieri non si formò alcuna parola: aspettò in silenzio, ben consapevole che, prima o poi, colui che era oggetto della visione si sarebbe presentato in quel punto. Purtroppo per lui, notò qualcosa di sbagliato: nonostante lui avrebbe dovuto solo guardare, cominciò a sentirsi male. Non se ne accorse immediatamente, perché non era abituato a quello che gli accadde, ma cominciò a sentire un odore acre da voltastomaco, abbastanza forte che lo avrebbe fatto vomitare.
- (M-ma che...)
Si accasciò al suolo, tremante. Evidentemente, quella nebbia viola non era per niente qualcosa di salutare, ma ciò non cambiava il fatto che non avrebbe dovuto provare cose come olfatto e sensazione di malessere. Quando toccò il terreno, si rese conto di poter sentire la terra, sebbene non potesse in alcun modo smuoverla. Spaventato da tutto quello, sgranò gli occhi dal terrore.
- (C-che mi sta succedendo?! N-non è possibile... il mio potere non è così grande da farmi viaggiare indietro nel tempo! Non dovrei avere questa percezione! Non dovrei neppure riuscire a muovermi!)
Rialzò lo sguardo, cercando di combattere la sensazione di nausea.
- (E' come se... fossi in questo passato... potessi vederlo in ogni modo possibile... ma senza poterlo cambiare. Se sono abbastanza fortunato, non dovrei influenzare eventi futuri. D-dove sono... spero di essere finito comunque nel posto giusto).
Approfittando della situazione insolita avanzò, cercando di riuscire a capire il luogo della visione. Non dovette percorrere tanti metri prima di avere una risposta: in mezzo alla foschia, l'ombra di uno Slowking apparve davanti a lui, di schiena.
- (Eccolo lì... ricordati che è una visione).
Si avvicinò lentamente a lui, cercando di non perdere di vista ogni particolare davanti a sé. Non aveva idea di quanto sarebbe durato il tutto, quindi rimase fermo nella decisione di registrare tutto quello di cui aveva bisogno. Quando raggiunse il sindaco di Crillaropoli, avanzò per vedere la sua faccia.
Con il senno di poi, non l'avrebbe mai fatto: i suoi occhi stavano continuando a tremolare, così come il suo intero corpo, mentre la bocca era paralizzata dal terrore. Si sentivano dei versi sommessi di fiati da espirare, come se avesse voluto gridare ma non ne avesse avuto la forza. Bastò quello per far preoccupare ancor di più il pinguino, che fu tentato di rimanere in quella posizione, e non muoversi ulteriormente.
Ma sapeva bene che non doveva farlo: deglutì nervosamente, indurendo la sua espressione, per poi guardare nella direzione della lontra rosa.
- Ah... a-ah...
Fu un colpo fatale: il suo becco cominciò ad aprirsi senza controllo, muovendo la parte inferiore di quello continuamente su e giù, come se stesse per staccarsi. I suoi occhi furono bruciati da tale visione, bloccati come se fossero stati prima strappati e poi sostituiti da bulbi di vetro, completamente inespressivi.
Davanti a i due stavano distesi, con il volto solidificato nel terrore, corpi putrefatti di pokémon, ad un livello tale in cui era possibile vedere le loro ossa e lembi di tessuti cartilaginei tra di loro. Una parte erano caduti sul terreno, altri erano immersi in chiazze viola paludose, come se si stessero sciogliendo in quella poltiglia. Era per questo che il primo cittadino di Crillaropoli non poteva in alcun modo rimembrare il momento in cui mise piede in Neronotte, il villaggio degli Shinikage: la sola visione avrebbe distrutto anche il più coraggioso dei pokémon.
La cosa più inquietante era che, nonostante quei corpi fossero in decomposizione avanzata, il loro occhio destro era rimasto intatto. Tutti quanti: ognuno di quei bulbi oculari era rimasto immacolato, spalancato verso di loro come se volessero scrutarli l'anima, nonostante i loro corpi e i loro volti dicessero tutt'altro.
Il terrore non fu solamente nel fatto che tutti quegli organi sembravano ancora vivi: in ogni occhio, la colorazione di sclera, iride e pupilla era la medesima. Un occhio dalla sclera nera, l'iride gialla come una luna piena e la pupilla nera e stretta, come se volessero conficcare un pugnale nel petto.
- EHI! BENJI-DONO!
Dietro di loro, apparvero un Arcanine dalla criniera dorata e una Rhydon dal volto pallido, preoccupati. Elliot si girò di riflesso verso di loro, mentre lo Slowking non diede accenno di potersi muovere.
- S-stai bene? - Chiese il pokémon Leggenda, - sei caduto dalla rupe e... non ti abbiamo...
I due si fermarono lentamente, facendosi rapire dal macabro spettacolo a cui si trovavano di fronte. La Rhydon si mise le mani davanti alla bocca, per evitare di gridare dal terrore.
- Ma che... diavolo...
Kintaka si ricordava bene il villaggio: lui stesso era partito da Crillaropoli, sei mesi prima di quell'evento, per poi visitare Neronotte, il villaggio natale degli Shinikage.
- C-che è successo qui... c-che cosa...
- Signor Kintaka... - disse sottovoce il sindaco, - d-dove... dove siamo... C-chi sono... questi...
L'Arcanine non si guardò nemmeno intorno: sebbene nemmeno lui ne fosse tanto convinto, non poteva dimenticare quel luogo e quelle insegne, dove era stato accolto e servito con le specialità locali, così come quegli occhi demoniaci che nascondevano un oscuro potere.
- Signor sindaco... ho paura a dirlo... ma non ho alcun dubbio. Lo Tsuchinoko no me (*) è un tratto distintivo che appare alla manifestazione del loro Meisoku... il loro lato malvagio...
L'Empoleon tornò a guardare verso i corpi stesi a terra, completamente paralizzato.
- Questa è Neronotte... e questi... sono gli Shinikage.
************************************************
Centosettantesimo anno del drago, ore 18.50.
- ....e....s....glia... Ehi, Sveglia!
Dopo aver toccato Mizukage Benji, Elliot Dandelion era rimasto completamente assorto nella sua visione per una decina di minuti, facendo preoccupare tutti i suoi colleghi. Era sostenuto sul pavimento dal suo fidato compagno Chikatomo, che lo stava tenendo per la schiena, mentre il resto erano tutti in piedi, preoccupati, a parte Kenji, che era rimasto seduto. Aprì lentamente gli occhi annebbiati.
- Ah... ah....
- AH FINALMENTE! TEMEVO IL PEGGIO! - Disse l'Infernape, urlando.
Il pinguino si mise in posizione seduta, tenendosi la testa con la pinna destra, con un emicrania lancinante.
- Tutto bene, partner?! Mi hai fatto preoccupare!
- Come stai, Elly-chan?
Quello più dispiaciuto era lo Slowking, per via del fatto che fosse sua la responsabilità del suo malessere. Nonostante tutto, però, non accennò minimamente a cercare di aiutarlo nel suo stato: la paura che il Jikū no Sakebi avrebbe potuto scavare nei suoi ricordi e riportare alla luce quei momenti lo terrorizzò nel profondo, incatenandolo in piedi nel punto in cui era.
- N-non c'è da stupirsi... se non riuscivi a parlare.
Benji sbiancò di colpo, mentre l'eroe di Borgo Tesoro si rimise lentamente in piedi, sotto l'inquietudine dei pokémon riuniti intorno a lui.
- Quando arrivaste al villaggio... Non trovaste nessuno.
Il volto del sindaco si oscurò, mentre quello degli esploratori divenne più attento che mai.
- Al loro posto... c'erano migliaia e migliaia di cadaveri scheletrici, il cui unico organo stranamente intatto era l'occhio destro, dall'iride gialla e la pupilla stretta.
Lopunny tremò impaurita, indietreggiando dal collega con piccoli passi.
- C-ca...cada...cadaveri?!
- Già... E' stata una brutta visione anche per me, - disse girandosi verso di lei.
- Hai... visto... quello?
- Ho visto tutto, - disse deciso, - compreso quello che era successo dopo: avete vagato per Neronotte per ore, senza trovare niente. Case, libri, arene e negozi: in quel villaggio, quando arrivaste, non era rimasto niente. Avete trovato tutti i membri del clan Shinikage morti e il periodo del decesso risaliva dieci giorni dopo la caduta di Albachiara, non lasciandovi alcuna speranza né nel compiere la vostra vendetta, né per trovare un altro responsabile, dovendo così buttare sei mesi di addestramento e sofferenza.
Era andata proprio in quel modo: una volta che la squadra esplorativa di Crillaropoli, assieme a Benji, erano giunti in quel paese raccolto nelle ombre, avevano trovato un vuoto nero in una storia di distruzione, un villaggio sperduto senza anima viva. Una fiamma accesa che nessuno si disturbò di spegnere: questo era stato l'epilogo della loro crociata.
- Esattamente... - ammise il sindaco, - tornammo a casa raccontando il resto ai nostri paesani ciò che avevamo visto. Non sapevamo se essere sollevati o meno da tale situazione: ci rimase... solo un enorme vuoto nel cuore. Decidemmo di lasciarci alle spalle il passato e di continuare la nostra coesistenza futura con i Mizukage sopravvissuti, lontani da occhi indiscreti. Rendemmo più accentuata la politica di isolamento: poiché eravamo i rimasugli di vecchie civiltà, ritenemmo fosse la decisione giusta tenere per noi le nostre conoscenze.
Per quanto gli esterni possano considerare queste "conoscenze miracolose", il loro utilizzo è stato arbitrato dalla valutazione della vita e della morte altrui, influenzando più del dovuto il mondo. Se fossero cadute in mano sbagliate, avrebbero potuto scatenare un'altra guerra, cosa che non ci saremmo mai perdonati. Kintaka mi fece richiesta di consolidare gli esploratori del villaggio, dando a loro una linea da seguire. Le richieste di soccorso devono passare da me e devo approvarle io: in caso contrario, nessuno di loro si può muovere. Si limitano a svolgere missioni di soccorso nel territorio di the Hills, allentando questioni territoriali e preservando la natura, oltre che a depistare i forestieri. Nei viaggi all'estero occasionalmente posso aiutare pokémon in difficoltà, ma la loro missione principale è raccogliere informazioni. Intorno all'area, undici anni fa, instaurammo Kōdō no Kekkai (*), la barriera più efficace delle Shirotsutsuji: chiunque entri nell'area delimitata, che fortunatamente è protetta da Pokémon selvaggi dei dungeon vicini, viene rispedito indietro senza che questo se ne renda conto. Riconosce chi invece è del posto, quindi non ci crea problemi. L'unico modo per entrare qui è passare dalle Spirali Burrascose, tramite l'entrata sigillata con Hoshi Hōseki. Per il resto... abbiamo deciso di vivere una vita pacifica, coltivando e producendo bacche e funghi di ogni tipo. Alcuni fanno gli artigiani, come il mio amico qua presente, - disse indicando Satoru, - mentre altri dipingono: non abbiamo fatto nient'altro, niente che avrebbe potuto rovinare la natura...
Abbassò lo sguardo nostalgico, completamente intristito.
- Proprio niente... Anche se potevamo farlo. Sicuramente avremmo... no, possiamo fare del bene... ma in un futuro lontano... se succedesse una scissione come quella tra Mizukage e Shinikage...
- Ha preso la decisione giusta... - commentò Elliot.
Lo Slowking alzò il viso verso il pinguino imperiale.
- La vostra vita è encomiabile, così come il vostro grande sacrificio. Sono il tipo da cambiare il mondo con le mie mani... dovrei essere in disaccordo, ma se queste sono le vostre ragioni... non avete niente da rimproverarvi. E' un peccato che nessuno lo sappia... ma se la può incoraggiare, ha tutto il mio appoggio.
- Il mio partner ha ragione! - Disse Chaki, - che è quel muso lungo?! Non c'è niente di male! Però che cavolo... - continuò, storcendo la faccia, - che diavolo vuole questo Sobek?! Prendersela così tanto con voi... Che problemi ha?! Non avete fatto niente per meritarvi tutto questo!
L'Empoleon divenne più serio, concordando con il suo compagno.
- Già... non avete... proprio fatto niente...
L'Infernape continuò il discorso chiedendo altre curiosità al vecchio sindaco, mentre il Mirai no Senshi si chiuse in sé stesso, pensando alle ultime parole dette. Queste diedero inizio ad un evento singolare, che rese partecipe i due esseri umani in parallelo.
Da una parte Elliot Dandelion, l'eroe di Borgo Tesoro; dall'altra Ōryugo Rukio, l'eroe di Borgo Quieto. I due si misero la mano destra sotto il mento, rielaborando quell'oscuro intrico nato in loro.
- (Questo...)
- (...Non ha alcun senso), - pensarono all'unisono.
https://youtu.be/eoaajiqf1Pc
- (Questi pokémon hanno deciso di dedicare la propria vita nell'ombra, sacrificando la loro esistenza nella storia per il bene comune...)
- (Hanno grandi conoscenze e non hanno bisogno di aiuto esterno. Con tutto il repertorio disponibile dei clan, non hanno problemi a trattare qualunque tipo di problema).
- (E nonostante tutto...)
- (Non sono stati in grado di fare niente contro Sobek?)
- (Questo... è impossibile!) - dissero tra sé e sé in coro.
- (Va bene il "aborrare" la violenza, - pensò Rukio, - ma erano disposti a combattere per "vendetta", quando seppero di ciò che avevano fatto gli Shinikage. Dopo aver negato la risolutezza di non combattere e non immischiarsi, sono partiti per quel villaggio, pronti a tutto. Possibile che non abbiano fatto niente per lui?)
- (Senza contare quel mostro... - pensò Elliot, - è vero: il suo modo di agire è troppo distruttivo per essere semplice divertimento o routine di comando. C'è qualcos'altro dietro...)
Il pinguino schioccò il suo becco, in segno di nervosismo.
- (Quel Rukio... aveva ragione. Se non mi fossi interessato di questa faccenda, non avrei mai pensato a tutto ciò. Anche se mettiamo caso che riusciamo a tendergli un imboscata, non sarà facile fargli perdere la voglia di lottare. E' molto probabile che creda in qualcosa, e combatterà con i denti e gli artigli, se necessario. Potrebbe essere il nemico più pericoloso mai affrontato. Senza contare i suoi scagnozzi...)
- (Se mettiamo in conto che i cittadini hanno provato a ribellarsi, ma non ce lo vogliono dire per varie ragioni, vuol dire che quei pokémon sono abbastanza forti da sovrapporsi a chiunque. Inoltre... devo abbandonare l'ipotesi che questo essere sia uno Shinikage, con la voglia di vendicarsi contro questi Mizukage. Oggettivamente loro non hanno fatto proprio niente: non ho modo di fare supposizioni se non lo vedo di persona).
Sibillò impercettibilmente uno spiffero d'aria dalla sua bocca, scuotendo la testa.
- (Porca miseria... Elliot ha ragione: il dialogo potrebbe non essere un opzione...)
Lo sguardo del piccolo licantropo divenne estremamente preoccupato: si poté scorgere ciò in un piccolo assottigliamento verso l'interno delle sue sopracciglia.
- (Però... ho qualcosa che mi fa paura ancora di più...)
In quel momento fu rapito da un altro insieme di fotografie, tutte quanti riguardanti un solo pokémon.
Flashback del suo compagno Frogadier cercarono di trasformarsi in giunture che avrebbero dovuto collegare questo stesso al film raccontato da Benji, cercando di non risultare in una pellicola tragica o dell'orrore.
Il mistero celato dietro al ninja acquatico divenne qualcosa che avrebbe potuto sfuggirgli di mano. Il clan dei Mizukage e la loro scomparsa: quale era la scena tagliata plausibile, la parte del nastro nero che il regista si vergognava di averla solo pensata?
- (In che ruolo sei tu in questa faccenda... Shinso? Perché hai paura delle tue origini? Questa storia dei clan... centri qualcosa? Da cosa stai scappando? Io... non voglio perdere la tua fiducia, ma...)
Il pokémon Emanazione si girò verso il Legnogeco, in cerca di una conferma segreta che avrebbe potuto sbrogliare la matassa e ritrovare il frame perduto.
Lui non poteva parlare: qualunque dialogo incentrato su quello avrebbe portato il fulcro della conversazione in quel punto oscuro, che il capitano sentiva di non attraversare.
Ciò che vide con i suoi occhi fu una conferma che non avrebbe mai voluto riconoscere: lo sguardo di Kenji era serio, cupo e spettrale, come quello di chi aveva visto la morte in faccia. Il Riolu impallidì: ebbe la conferma del coinvolgimento del Frogadier dal suo migliore amico.
- (Oh c**zo...)
- Ehi ehi ehiiiiiiii! Che succede qui?
Di ritorno dalla lunga commissione, Lana entrò nel ristorante di Benji, accompagnato dall'enigmatico ninja acquatico. Nonostante per lui fosse una tortura quel luogo, era tutto fuorché preoccupato: sul suo volto era stampato un sorriso a trentadue denti, mostrano una faccia allegra e spensierata.
- Scusate se ci abbiamo messo tanto! Abbiamo avuto un piccolo imprevisto, ma abbiamo risolto senza problemi!
- S-scusatemi... - disse il Frogadier, con un'espressione beota.
- CE NE HAI MESSO DI TEMPO, DANNATA RANOCCHIA! - Disse Weavile, arrabbiata.
Non si aspettava tale benvenuto: sobbalzò all'indietro spaventato.
- CRA! C-CHE HO FATTO DI MALE?!
- CHE HAI FATTO?! SEI IN RITARDO MADORNALE CON LA FACCIA IN ESTASI MENTRE NOI SIAMO PREOCCUPATI E STIAMO CERCANDO DI SISTEMARE L'IMPENSABILE! ABBI UN PO' DI DECENZA!
- EXCUSE MOI?! CHE COLPA NE AVREI, IO?!
- Oh santo cielo!
Lopunny si mise in mezzo ai due, allontanandoli con le mani.
- Non è il momento di litigare! Weavile-chan: perché devi fare innervosire tutti se sei impaurita?
- NON HO PAURA DI NIENTE, IO!
La Schiumorana si paralizzò sul posto: il suo volto si colorò di rosa e i suoi occhi divennero lucidi.
- (L-lopunny-chan... LOPUNNI-CHAN MI STA TOCCANDO!!!!)
L'assurdità della situazione, più la sua irriverenza da giullare, trasformò l'atmosfera in un secondo da oscura e sibilante ad allegra e buffona, come se all'improvviso fosse entrato in scena il più abile e stupido dei clown.
Per una ragione ignota alla ranocchia, Drapion e Arbok si misero ad abbracciarlo, con le lacrime agli occhi, mentre quello si lamentò del fatto che il Cobra era troppo vicino a lui. La presenza della coniglietta lo trasformò in una montagna russa d'emozioni.
Arrabbiato, immensamente felice e spaventato: sembrava che fosse in completa balia delle sue emozioni, ma con una leggerezza che lo rendevano un pagliaccio comico a tutti gli effetti.
- Chi è quello? - Disse Elliot, sorpreso.
- E' un compagno di Riolu, - disse Gardevoir, - fa parte del team Skyraiders.
- Quel Frogadier?
L'Empoleon osservò con curiosità il pokémon Schiumorana: nonostante il suo allenamento e la sua esperienza, non riuscì a percepire in alcun modo l'aura di quell'essere allegro.
Davanti ai suoi occhi era come se non ci fosse, nonostante stesse attirando su di sé l'attenzione di tutti i suoi colleghi. Non se ne diede una ragione ma, per qualche strano motivo, provò per lui un inquietudine misteriosa e frammentata, come trovarsi di fronte ad uno specchio rotto.
- Oh! Scusate il disturbo, - esclamò all'improvviso, girandosi verso il team Poképals, il vecchio Crustle e lo Slowking, alzando la mano destra - mi dispiace essere entrato così senza salutare. Mon Dieu... dove ho messo le buone maniere? A chi devo il piacere di essere con?
- E' un altro membro del team Skyraiders, - disse il pokémon Scogliocasa, rivolgendosi al sindaco, - è venuto più tardi perché gli avevamo affidato una commissione.
- Ah... capisco. Beh... perdoni lei me, monsieur. Dovrei essere io a fare gli onori di casa.
Nessuno notò quel fatto, a parte Elliot: quando il proprietario pronunciò il termine francese, la mano destra di Shinso tremò leggermente.
- Io sono il proprietario di questo ristorante e il sindaco di Crillaropoli, - disse con un sorriso, - il mio nome è Mizugake Benji. Piacere di conoscerla, monsieur Frogadier. So che non può... dirmi come si chiama, ma spero che per lei... non sia...
La parlata del pokémon Reale rallentò. Non fu a causa della mancanza di parole: davanti a lui, una visione dubbia e curiosa rese la sua bocca titubante. La realtà e la gravità della sua situazione tornò dinanzi a lui, sbattendogli la faccia contro il suolo, con un pugno dirompente. Il viso di Shinso era diventato terrore allo stato puro, combinato con profonda disperazione: un sorriso che andava da guancia a guancia, mentre gli occhi avevano perso le loro pupille, diventando vuoti e spettrali.
- Mizukage... Benji, ha detto?
- S-sì... è quello il mio nome. Si... sente bene?
- S-sì... s-sto benissimo...
Cercò di non muovere neanche un muscolo, ma la sua volontà non poté avere controllo sul suo cuore. Lo notò solo Lopunny, con il suo udito: il muscolo cardiaco accellerò il battito vertiginosamente, fino a raggiungere livelli dove sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro.
- Ehi, ranocchia, - chiese Medicham, - ti senti bene?
- Che ha, sssssssignor... sh-
- S-STO BENE! - Esclamò all'improvviso, chiudendo gli occhi - è solo che... cracracra! Che sopresa! Il proprietario di questo bellissimo luogo è anche il sindaco di Crillaropoli! Ma che bellezza! Cracracra! E' shockante, pensandoci bene!
Provò a raffazzonare un discorso campato per aria, cercando di declinare dai presenti l'errore madornale che aveva commesso. Lui sapeva: era ben consapevole che quel luogo sarebbe stato un posto dove sarebbe potuto essere sepolto vivo, vista la sua storia e la gente presente.
Ma aveva sperato, aveva pregato che non accadesse nulla di quello che si era immaginato o, almeno, che fosse stato ritardato il più possibile. L'unico modo che aveva per celare quell'orribile segreto, in quel momento, era solo rimandare l'esposizione alla luce, fino a che non avrebbe avuto un'occasione per mollare tutto.
- Beh, in effetti è stato così anche per noi... - riprese la Rikimi, - non succede spesso...
- RHAHAHAH! Che faccia che hai fatto! Sembravi posseduto!
- Cracracra! Ma che dici?! - disse, mettendosi una mano dietro la testa, - va bene che faccio facce strane, ma a questi livelli non ci arrivo...
Forse avrebbe potuto ingannare tutto il resto: a parte i suoi compagni del team che, chi più chi meno, avevano avuto modo di condividere con lui parte della propria vita, chiunque, senza conoscerlo bene, non avrebbe mai avuto dei sospetti sulla sua persona, così solare e maldestra. Tuttavia, un individuo in più rimase sull'attenti. Trascinato da una curiosità sinistra e da un inquietudine fredda, fece la sua mossa nei confronti del ninja acquatico, inseguendo la verità.
- Così... anche tu fai parte del gruppo, eh?
Elliot Dandelion rivolse la parola a lui, avvicinandosi.
- G-già (Oh! Questo Empoleon... E' Elliot?! O mio dio! Il team Poképals si è davvero unito a noi!)
- Piacere di conoscerti, - disse, tendendo la pinna destra, - non vedo l'ora di poter lavorare con tè.
Di riflesso, Shinso stese la mano destra per buona educazione, per salutare l'eroe di Borgo Tesoro. Realizzando però un piccolo particolare, nonostante l'espressione beota che aveva davanti, la sua mente divenne bianca, sapendo benissimo cosa fosse in grado di fare il pokémon Imperiale.
- (Oh... no... no no no no no no no no!)
Un brivido freddo scorse lungo la schiena di Rukio e Kenji: reduci da quello che era successo prima con il pinguino, temettero il peggio.
- O-oh... vuole stringermi la mano? - Disse il ninja, completamente imbarazzato, - m-mi dispiace... ma ho lavorato tanto prima di venire qua! Purtroppo sono... a-abbastanza delicato, ecco! Se non bevo subito qualcosa potrei graffiarmi senza volerlo...
- Oh, è vero! - Disse Lana, rivolgendosi a Satoru - abbiamo impiegato un po' perché si è messo a sistemare casa nostra! Ha riparato gli scalini con il ghiaccio!
- D-davvero?! N-non doveva...
Il Frogadier si girò verso il vecchio Crustle.
- N-non si preoccupi, monsieur! E' stato un piac-
Senza preavviso, Elliot allungò la pinna verso la Schiumorana, afferrandogli la mano. Nonostante fosse davvero una scusa quella del ninja, involontariamente il pinguino riuscì a fargli dei taglietti con i suoi piccoli artigli.
- CRAAAA!
Reagendo spontaneamente, ritirò la mano graffiata repentinamente, mettendosela in bocca per cicatrizzare la ferita. Però ormai era troppo tardi: lo sguardo dell'Empoleon divenne vuoto, segno che il Jikū no Sakebi era stato attivato.
- V-va tutto bene? - Chiese Gardevoir, in pensiero.
- S-sì... è solo un graffio, p-più che altro... mi sono impaurito.
- C-che le è sssssaltato in mente? Come sssssi è permesssso di rovinare la deliziossssa pelle del nostro amico?!
- QUANTE VOLTE TE LO DEVO DIRE CHE SEI INQUETANTE QUANDO DICI QUELLO, PARBLEU!
Il momento fu rotto immediatamente da un secondo evento insidioso: Elliot cadde a terra in ginocchio, con la testa rivolta verso il basso e l'assenza totale di lucidità.
- Partner?! Tutto bene?
Venne completamente rapito dal Jikū no Sakebi, chiamato inutilmente dal compagno Chikatomo. Quando questo si rese conto della seconda attivazione del potere, lo lasciò sulle sue, finché non si sarebbe svegliato. L'immagine iniziò nel modo più strano che gli fosse mai capitato: si ritrovò immerso in un abisso acquatico, completamente nero, il cui unico spiraglio di luce stava a più di cento metri da lui. Intorno a lui, la sensazione di bagnato divenne qualcosa di più simile all'essere immerso in un liquido appiccicoso e freddo, talmente gelido da fargli rizzare le piume. Si guardò i palmi delle pinne, per poi rivolgere il suo sguardo in avanti.
- (Non ho ancora visto niente... e già non mi piace questa sensazion-)
Improvvisamente, l'oceano oscuro fu riempito da immagini statiche, come innumerevoli show televisivi riprodotti su mille frammenti di vetro. Provò a concentrarsi su uno degli schermi, ma non faceva in tempo a cogliere il filo degli eventi che questo subito cambiava. Si guardò intorno: riuscì a cogliere pochi attimi, sprazzi di vita quotidiana in cui vedeva Mizukage Shinso in compagnia dei suoi compagni di squadra. Da questi si fece una mezza idea di quello che era quel pokémon: un essere maldestro e sconclusionato, le cui lotte sembravano più uno spettacolo circense, dove il clown riusciva a condurre il suo avversario in qualche spericolata trappola. Vide la sua pigrizia, vide la sua noncuranza per i combattimenti: apparve a lui come un completo essere innocuo.
- (Questa... questa non è la sensazione che mi ha dato, quando il sindaco gli ha detto quel nome... devo andare indietro... molto più indietro).
Iniziò a nuotare in quel mare oscuro, cercando di risalire a momenti prima della sua esistenza come membro del team Skyraiders. I frame divennero più irregolari: non riuscì a carpire nulla se non la lunga vita avuta con il Grovyle conosciuto come Byakuken Kenji.
- (No... non è questo. Più indietro! Possibile ch-)
Si fermò all'improvviso: si rese conto che, nonostante sentisse la sensazione di nuoto, non riuscì più a muovere un muscolo. Invece di avanzare tornò indietro, come se stesse venendo trascinato da qualcosa. Non ebbe nemmeno il tempo di pensare: venne trascinato da un vortice viola turbolento, in completa balia della tromba marina.
Flashback su flashback di un passato lontano, ancor prima di incontrare il Legnogeco, si fece largo davanti ad Elliot, mostrando qualcosa di completamente inquietante. Vide tutto fuorché qualcosa che potrebbe ricondurre all'allegro e spensierato Frogadier, così come te l'ho presentato.
Si trovò di fronte al "nero". Scontri all'ultimo sangue, prigionie, massacri: una landa di morte in cui nessuno aveva messo piede finora. Non riuscì a fermarsi in alcune di queste visioni: non gli era mai successo, ma sembrò che il desiderio del ninja acquatico di non mostrare a nessuno tutto quello fosse più forte del potere innato del pokémon Imperatore, rendendogli impossibile stabilirne l'attendibilità.
- (Maledizione!)
Preso dalla rabbia e dal timore dell'ignoto, provò ad avvicinarsi con la pinna sinistra verso la parete del vortice. Gli bastava qualunque cosa: anche un piccolo frammento. Una volta raggiunto, il nero dell'oceano sparì, cangiando in un bianco puro.
Era in piedi su un terreno terroso, in piedi davanti ad un nulla luminoso. Non riuscì a vedere niente, né a percepire qualcosa, come aveva fatto con Benji.
Si sentì in un misto di serenità e freddo: era come tutte le normali visioni, nonostante tutte le premesse.
Quando però, mentre stava per riacquistare la calma, intravide due figure nere davanti a sé, il suo volto sbiancò, apprendendo la consapevolezza di trovarsi di fronte a qualcosa che avrebbe potuto spezzare la consapevolezza di sé stesso.
Vide un Greninja rosa, che abbracciava un Froakie sospeso per aria, mentre questo teneva stretto tra le sue mani un Kunai nero come la pece, la cui faccia era immersa in un bagno di lacrime. Il nefando pugnale aveva perforato da parte a parte il petto del pokémon rosato, il quale sembrava aver accettato con il sorriso il suo triste destino.
Riuscì ad intravvedere movimenti della bocca, segno che stavano parlando, ma non udì una sola parola del loro discorso. Le uniche parole che comprese, furono tre: le prime due un ultimo saluto, la terza, invece, un urlo disperato.
- Addio... Shinso.
- ANIJAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!
Il Greninja cadde a terra senza vita, mentre il Froakie continuò a guardare quel corpo inerme, con sguardo vuoto e disperato. Elliot inorridì davanti a tale immagine: non riuscì a trovare le parole giuste da dire in quell'occasione.
Scosse la testa e cercò di avvicinarsi a loro due: sapeva che quella era solo una visione, e che lui non aveva nulla a che fare. Provò a concentrarsi per riuscire ad avanzare.
- Che C'è? Ti pIace Lo spEttaColo?
Non lo aveva visto arrivare, nemmeno percepito: come un montaggio inaspettato, la visione dei due combattenti sparì, lasciando spazio ad un frame che gli strappò il cuore dal petto dal terrore. Davanti a lui, faccia a faccia, si presentò un gigantesco orbo nero liscio, al cui centro aveva un occhio dall'iride gialla e la pupilla stretta, il cui sguardo lo trapassò da parte a parte.
- KrEKrEKrE... SpiAcenTe, ma Devi AbbaNdonAre lA salA. E' scOppiAto... UN INCEDIO!
Il pokémon Imperatore non ebbe il tempo di fare niente: fu completamente investito da fiamme nere dalle sfumature viola, che lo lasciarono senza respiro. Questa volta divenne vivido: sentì il bruciore penetrargli fin dalle ossa, per poi spingerlo con forza lontano da quel momento, venendo investito completamente dal flusso del passato. Tornò nel presente, manifestando il suo ritorno con respiro affannato.
- Oh! Mi sa che è tornato, - disse l'Infernape. Il Mirai no Senshi rallentò piano piano l'affanno, per poi spegnerlo come una fiamma effimera.
- Tutto bene.. partner?
Nessuna risposta: alzò la testa verso il fantasma che aveva di fronte, con uno sguardo misto tra terrore e rabbia, corroborata da volontà di ferro. Shinso sbiancò davanti a quello sguardo: aspannò una finta preoccupazione, per quello che doveva essere il loro nuovo compagno.
- V-va... t-tutto...
- Ho bisogno di farti alcune domande...
Non gli diede un attimo di respiro: lo sguardo cupo e le parole ferme dalle sfumature rosse paralizzarono la Schiumorana sul posto, bloccando il suo flusso di pensieri.
- Ho visto... non sono sicuro di quello che ho appreso, ma ho visto qualcosa. La visione che avuto era troppo persino per me: mi ha addirittura rigettato.
Gli esploratori si mossero in silenzio, tremolando e guardandosi dubbiosi.
- L-la visione...
- Lo ha rigettato?
La bocca del Frogadier era leggermente aperta, facendo piccoli movimenti di apertura e chiusura delle labbra, segno che avrebbe voluto dire qualcosa ma che non sarebbe stato sicuro della loro efficacia, quella volta.
- Dobbiamo scambiare tante parole... Mizukage Shinso.
Iniziò a tremare, irrequieto. Satoru e Benji si guardarono stupiti: era la prima volta che venne detto quel nominativo davanti a loro, rivelando l'appartenenza al clan di Albachiara della Schiumorana. Non sapevano da dove cominciare nell'esprimere la loro sorpresa, rimanendo di sasso. Il nome di questo attirò anche gli altri clienti, che cominciarono a vociferare tra di loro.
Sentendo i bisbigli, il Frogadier si guardò intorno terrorizzato, istintivamente arretrando senza neanche fare troppo caso a non essere notato.
- Mizu...kage?
- Quel Frogadier è anche lui un Mizukage?
- Un forestiero Mizukage?! Da dove viene?!
- E' un fratello perduto?!
- Non ti consiglio di scappare, - continuò duro Elliot, - non lo do a vedere, ma sono molto veloce. Dovrai rispondere a tante cose... viscido bastardo.
Il team AWD e il team Malia indurirono lo sguardo, titubanti, in una leggera disapprovazione: sebbene a breve tratti, in quei un anno e sei mesi di servizio avevano avuto modo di passare del tempo con lui, sentendosi un po' indignati da quell'offesa che non aveva avuto spiegazione.
- Ho visto un po' di cose... come ti sei sempre finto quello che non sei... come hai scherzato e riso di cuore, nascondendo i tuoi peccati nell'ombra. Un verme come te non si merita il titolo di esploratore!
- E-ehi! Che ti è preso, Elliot! - Urlò Lopunny.
- I-idiota! - Commentò la felina, poiché la coniglietta si era lasciato scappare il nome dell'eroe di Borgo Tesoro.
- Che cosa sono queste brutte parole?! Shinso-kun non è certo un verme!
- Già! - Disse Drapion, - un Frogadier è un anfibio! Lo sanno tutt- AHIA!
Weavile gli tirò un Nottesferza sulla coda.
- Sicuro di non esserti preso qualcosa di venire qui? - Commentò Medicham.
- SILENZIO!
L'urlo dell'Empoleon fu fermo e dirompente: zittì tutta la compagnia in un secondo, così come l'intero ristorante.
- Rispondi alla mia domanda, Mizukage Shinso...
Quel nome venne ripetuto un'altra volta davanti ai pokémon del villaggio. I tremolii si fecero più forti: ormai il Frogadier non era più padrone del suo corpo, completamente in balia di ciò che aveva sotto la sua maschera.
- Chi è... "Anija"?(*)?
Il crollo psicologico arrivò solenne come il colpo d'ascia di un esecutore, incaricato per una decapitazione: cadde in ginocchio, per poi rovesciare la sua testa sul pavimento, coprendosi con le mani. Non sapeva come reagire: era davanti a tutta quella gente completamente inerme, mentre un giustiziere stava per tirare fuori con la pala un sepolcro maledetto dimenticato dal tempo. Le lacrime uscirono da sole: era talmente terrorizzato da quel momento che non ne sentì nemmeno il loro calore, che invece si riversò sul pavimento, evaporando immediatamente, come se nemmeno quelle gocce avessero il diritto di stare sul suolo.
- Allora ho visto davvero...
Elliot si avvicinò a lui, preparando un Alacciaio con la pinna destra.
- Non ha importanza se sono in missione: ti manderò K.O. ora, qui e subito. Se hai almeno la metà del rimorso che dovresti provare, ti consiglio di non fare scherzi, essere immondo.
Rilasciò il suo Meisoku: si estese a dodici metri di altezza da lui, sferzando l'aria con sfumature fucsia gelide ma brucianti, come se avessero voluto dilaniare ogni pokémon presente. Si espanse per il ristorante, facendo apparire il pokémon Imperatore come un demone pronto per sentenziare un povero mortale. Kenji aveva lo sguardo inquieto: nonostante la sua passione per il combattimento, per la seconda volta nella sua vita era completamente terrorizzato dalla forza spaventosa del Mirai no Senshi.
- Coloro che hanno il male nel loro cuore non dovrebbero camminare liberamente su queste terre. Ladri, rapitori ed assassini: li farei sparire tutti! E se c'è una cosa che non sopporto, sono i viscidi figli di pu**ana come te che se ne vanno liberamente in giro a raccontare balle a tutti, nascondendosi in un guscio di beltà! Se qualcuno di voi osa fermarmi se la vedrà con me!
Non ci sarebbe stato bisogno di tale ammonimento: il Meisoku che emanava fu abbastanza da trattenere chiunque da fare mosse avventate. Persino Weavile non mosse un muscolo non era d'accordo con ciò che stava per fare, ma a mente fredda era anche conscia del fatto che non poteva in alcun modo mettersi contro di lui, che sarebbe stato indispensabile.
- Sto per attaccarti. Te lo dico perché spero con tutto il cuore che tu resista! Così da fartela pagare!
Chikatomo non aveva idea del perché il suo compagno stesse reagendo in quel modo estremo: era da un po' che era diventato freddo e distaccato, oltre al fatto che la rabbia sembrava aver preso gran parte del suo cuore, ma era la prima volta che lo vedeva così furioso.
- (P-partner... M-ma... che ti è preso?)
L'Empoleon scagliò l'Alacciaio su Shinso, senza che nessuno dei presenti avesse la minima intenzione di frapporsi tra lui e quella sua ignota rabbia, per un pokémon che tuttavia in pochi secondi aveva avuto modo di mettere in discussione tutti i ponti creati tra di loro. Il suo migliore amico era paralizzato sul divano, come se dal terreno fossero spuntate delle radici che gli bloccassero le gambe e gliele stessero divorando, facendolo tremare sul posto.
- ALACCIAIO!
Un colpo netto, un rumore metallico: un'ala pesante dalla potenza di due Gigaimpatto vibrò nell'aria facendola tremare, rilasciando un'onda d'aura che spinse dalla pressione i colleghi vicini, completamente inermi davanti a quello spettacolo. Benji avrebbe potuto fermarlo: ne aveva il potere, e ben odiava con tutto il cuore che quelle risse avvenissero all'interno del suo tempio sacro della cucina. Tutti quanti erano intimoriti dalla potenza del pokémon Imperatore: nonostante molti di loro avessero imparato a conoscere il Frogadier, nessuno ebbe intenzione di proteggerlo, di curarlo. Forse non lo meritava, forse era stata la cosa giusta da fare, ma nessuno aveva notato minimamente la sua grande richiesta di aiuto silenziosa, vibrata nello spazio tra un battito cardiaco e un altro, chiedente flebilmente di essere salvato. Nessuno dei presenti. Nessuno dei colleghi. Nessuno degli esploratori. Nessuno... tranne lui. Le palpebre del pinguino si inarcarono dalla sorpresa: non lo aveva sentito, non lo aveva percepito e non aveva nemmeno avuto il tempo di rendersi conto della sua presenza, talmente era accecato da quell'ira funesta. Davanti a lui, di spalle, un piccolo Riolu teneva bloccata la sua ala con un Ossoraffica, emanando un Meisoku denso blu, che si allargava a scatti.
- (C-come...)
https://youtu.be/P0f_C70izj0
(Ost Haikyuu Anger)
L'Alacciaio fu respinto dall'intruso, che senza girarsi fece indietreggiare l'eroe di Borgo Tesoro, talmente fu forte il sollevamento del suo braccio braccio destro con la sua mossa di tipo Terra. Era stato talmente rapito dalla sua stessa rabbia che non si era accorto del suo intervento, ma, una volta entrato nel suo campo visivo, fu impossibile non staccargli gli occhi di dosso.
Davanti a lui una vampata d'aura si espanse dal suo corpo, per un ampiezza di due metri e mezzo dal suo corpo, ma che a tratti raggiungeva l'altezza di dieci metri. Non si era girato. Non stava guardando il pinguino, ma questo non aveva bisogno che lui si girasse per capire il suo stato d'animo: Ōryugo Rukio era talmente arrabbiato che sembrava bruciare l'aria circostante, soffocando il respiro di tutti gli intimoriti.
- Non ho idea di quello che stai dicendo. Non so nemmeno se il tuo accanimento sia fondato... E, francamente, non me ne importa niente.
La sua testa si girò lentamente verso sinistra.
- Questo "viscido figlio di pu***na", come lo hai chiamato, è Mizukage Shinso. Un membro del team Skyraiders... il mio team. E' un mio collega... un mio amico... e, soprattutto, un mio compagno d'avventura. In questo tempo abbiamo condiviso tante missioni: abbiamo riso e pianto insieme, sostenendoci l'un l'altro. Qualunque cosa riguardi lui, io ne sono il diretto responsabile.
I due eroi furono finalmente faccia a faccia. La bocca del Riolu tremava a scatti. Non era per terrore o inquietudine: si stava trattenendo da ringhiare addosso all'Empoleon, come un cane pronto ad azzannare l'intruso nel suo recinto. Il suo sguardo era truce ed infuocato, iracondo come non mai.
- Non ti azzardare a toccarlo... senza il mio permesso.
L'atmosfera cambiò luce di nuovo: dal rosa brillante di prima al blu dalle sfumature azzurre del piccolo licantropo, che invase il ristorante come una notte in tempesta.
- Elliot Dandelion. Ho grande rispetto per il tuo nome e la tua fama. Ma sono pronto a prendere la mia ammirazione e pestarla sotto i miei piedi, se oserai torcere un capello ai miei compagni. Se oltrepasserai questo limite... io non ti perdonerò.
Gli spettatori rimasero di sasso di fronte alla dichiarazione del capitano. Era diverso da quando si era infuriato con Rokujo, a Bazaropoli, per la malalingua su Amelia. Non era una furia cieca: era la grinta di una madre pronta a difendere con le unghie e con i denti i suoi pargoletti, mettendo a rischio la sua vita. Non avrebbe attaccato per primo: i suoi nervi erano tutti concentrati nel puro sentimento protettivo.
Ci aveva pensato, Weavile, a mettersi in mezzo in quel momento. Ma questa volta rinunciò subito, conscia del fatto che lei stessa non sarebbe sopravvissuta. Shinso alzò lo sguardo dal suolo, con gli occhi affogati in un oceano lagrimoso. Aveva le pupille vuote: era commosso, ma si sentiva anche in colpa a solo mostrare quell'emozione. Per questa stessa ragione, non emise alcun suono.
Il pokémon Imperatore si rialzò, serio e inesorabile. Manifestò il suo Meisoku in modo più pronunciato, facendolo divampare per sette metri dal suo corpo, lottando e avviluppandosi sull'aura blu del Rakujitsu no Senshi.
- Se il tuo obiettivo è quello di intimorirmi, non ci riuscirai. Conosco anch'io le regole di questo gioco.
I due si fissarono negli occhi, completamente immersi in una rabbia decisa come un martello distruttivo. Fu come se l'ambiente fu scomparso: in uno sfondo nero di un palco a sipario aperto, due guerrieri stavano di profilo l'uno di fronte all'altro, colorando con le loro auree blu e fucsia lo sfondo. Dietro ciascuno si stendeva una nebbia fredda del medesimo colore, come se stessero nascondendo delle armate nella foschia, pronti a dichiarare guerra al proprio avversario.
- Sono sicuro che in questo momento tu non abbia tanta voglia di parlare, - disse l'Empoleon.
- Hai del coraggio a cercare la discussione, quando senza chiedere stavi per fare del male al mio compagno, - rispose il Riolu.
- Ho le mie ragioni per farlo.
- E io ho le mie ragioni per rifiutarmi.
- Tsk... Sembra proprio che non ci capiamo.
- Hai ragione: parlare in questo momento con te, sarebbe come dare degli occhiali da lettura ad un cieco.
Il Mirai no Senshi inarcò la testa di fronte alla brillante offesa, per poi rispondere a tono.
- Non accetto offese di questo genere, da uno che avrebbe bisogno di quelli per vedere lontano.
- Io non vedo il futuro: me lo costruisco.
- Parla quanto vuoi, non cambierà la mia volontà. Che ti piaccia o no, prenderò quella ranocchia e la porterò in prigione, dove deve stare. Se devo passare su di te, che questo sia!
- Il posto di Shinso è qui, con il team Skyraiders! Non lo conosci nemmeno: non hai il diritto di giudicarlo per quello che non è!
- Credo di conoscerlo meglio di te. Se vuoi il mio parere, sei una povera scusa per un capitano.
Rukio ringhiò contro di lui, come un lupo inferocito, mentre quello lo trapassò da parte a parte con uno sguardo di puro odio.
- ORA BASTA!
L'immagine teatrale terminò con quell'urlo spiazzato, davanti agli spettatori fermi come statue di marmo: il sindaco di Crillaropoli espresse la sua opinione a voce chiara, interrompendo il loro discorso.
- Non siete qui per quest-
I due si girarono verso Benji, minacciandolo. Non volevano sentire ragioni: nessuno si doveva mettere in mezzo a loro. Quello indietreggiò spaventato, per poi incupire lo sguardo per l'offesa subita.
- Fuori di qui. Ora, - disse il cavaliere, - risolveremo questa faccenda alla vecchia maniera. Non ci saranno regole: il primo che finisce K.O. è lo sconfitto. Se vinco io, spedirò il rospo a Borgo Tesoro, dove rimarrà lì fino a quando non farò ritorno. Nel caso tu vinca..
- Chiederai scusa, e non ti azzarderai più né a dire una parola, né a toccare Shinso.
- Ottimo. Andia-
- Grey Dedalo.
Accecati dalla loro stessa rabbia, non si accorsero di essere stati immobilizzati ai piedi da qualcosa di duro e ferroso. Alla morsa di quelle catene, i loro Meisoku svanì, completamente represso da quelle. Non aprirono la bocca dalla sorpresa, ma diressero il loro volto verso colui che le stava comandando, ovvero il sindaco di Crillaropoli.
- Non avevo intenzione di usarlo, ma sembra che voi teste calde non siate nelle condizioni di ragionare.
Esso era davanti a loro, con la mano destra stesa in avanti, con l'occhio sinistro con dei lineamenti che ricordavano l'anello di Arceus. Le catene erano Tenma no Kusari, che erano spuntate da delle buche sul pavimento. Nonostante fossero praticamente in prigionia, il loro sguardo non cessò di perdere l'intensità della loro rabbia, che fecero deglutire nervosamente lo Slowking.
- Che voi... siate in disaccordo, non lo posso cambiare. Avete degli sguardi terrificanti: bloccarvi sarebbe tanto sbagliato quanto farvi lottare in un punto scomodo. Volente o no, ci servite... mi servite, per la mia città. Se dovete discutere non vi fermerò, ma voglio che domani siate pronti per il vostro dovere.
Si formarono altri buchi sul pavimento: le catene ricoprirono da cima a fondo i due, bloccando completamente l'aura ma permettendogli le funzioni motorie. Dopo aver fatto questo, formò altre due catene, con cui legò i due eroi, usandogli come guinzaglio.
- Seguitemi. Trattenete il fuoco fino a quando non ve lo dirò io.
Silenzio: gli incriminati vennero portati via dal giudice, accompagnandoli nell'aula di tribunale dove sarebbe stato deciso il colpevole e l'innocente. La ragione sarebbe andata nelle mani del vincitore, mentre il perdente sarebbe stato rifiutato e costretto a sottostare alle leggi dell'avversario. I tre varcarono l'uscita del ristorante, entrando in scena in un nuovo spettacolo pronti a prevalere sull'altro, come due leoni rinchiusi nella stessa gabbia.
Centosettantesimo anno del drago, ore 19:00: Elliot Dandelion e Ōryugo Rukio si sfidarono a duello.
*******************************NOTE DELL'AUTORE*******************************
- Explaining:
1) Lo Tsuchinoko è uno Yōkai, ovvero uno spirito della tradizione giapponese, costituito da un serpente lungo dai 30 ai 50 centimetri, con la coda stretta ricordante quella del topo. Si dice sia in grado di saltare, e viene considerato il simbolo della menzogna.
- Legenda:
Chikamasa (千可正) : "mille approvazioni corrette", thousand correct approvals"
Chikatomo (愛友): "Affetto amichevole", "Friendly affection";
Shiro Yurikago (白揺篭): culla bianca, White Cradle;
Flamebringer : portatore di fiamme;
Kintaka (金高): Oro di alto valore, High value gold;
Yōkai no Yume (妖怪の夢): Sogno dello spettro, dream of the ghost;
Tsuchinoko no me (槌の子の目): Occhio dello Tsuchinoko, Tsuchinoko's eyes;
Kōdō no Kekkai (坑道の結界): Barriera del tunnel, barrier of the tunnel;
Anija (兄者): Fratello maggiore, older brother.
-F.A.Q.
-Curiosità
Il nome Lafocoropoli è nato da un anagramma di "Focolare"; Il nome Mapsi è nato da "Amore e Psiche".
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