Non guardarmi, non voglio vederti:
Occhi pesanti d'inconsci serpenti.
Dammi una coperta, son disperato:
Cor vacillante d'inconscio peccato.
Piango il sacrificio, piango l'amore:
Non dar le mie lacrime al vile padrone.
Ti sto supplicando, ho perso il sentiero:
Incubo cupo al legame sincero.
Angelo sperduto nel campo vermiglio,
giglio appassito dal giudice artiglio,
salvezza non vi è più nel futur consiglio.
Fuggi da qui, o pavido bimbo
dalla bocca Scevola e l'arido cuore.
Ma non dimenticar: la vita è onore.
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"Pesce piccolo mangia pesce grande". "Selezione naturale". "La legge della giungla". Nel tempo, la legge del più forte ha preso diverse sfaccettature, ed in alcuni luoghi è diventata persino una legge morale dalla priorità assoluta.
Nel mondo animale, come nel mondo umano, chi si dimostra all'altezza della situazione e riesce a superare qualunque ostacolo, sia usando la forza bruta che altri tipi di potenza, ha il diritto alla vita, al sacrificio di chi non ce la può fare.
Molti di questi individui si appropinquano del diritto di comandare gli altri, per realizzare i propri scopi o semplicemente per autocompiacimento nel vedersi superiore agli altri. Non hanno bisogno di altro nella propria esistenza: vogliono solo qualcuno vicino a loro per ricordargli quanto siano bravi in quello che fanno.
E non tutti i deboli evitano questi soggetti ripudiando la loro arroganza o la loro "cattiveria", se vogliamo definirla così. In un campo minato, quando la vita rischia di fuggirti per il caso o per la tua incapacità, quando vedi un tuo commilitone sicuro, deciso, che ha le idee ben chiare su cosa dovrebbe fare, non lo seguiresti come una nave di notte segue il faro verso il porto più vicino?
Seguire un individuo forte non sempre è sinonimo di disperazione: sopratutto nel mondo umano, cerchiamo sempre qualcuno che ci mostri la via giusta, in quei momenti in cui siamo bui e sconfitti, dove la nostra persona non è più sufficiente per proseguire nella rotta prestabilita.
Può essere un genitore, come può essere un amico fidato, o più amici insieme e, in casi speciali, anche il proprio o la propria amante può fare la differenza.
Questo però non vuol dire che "i forti" siano delle persone intoccabili o, peggio, invincibili.
In fondo in fondo, anche loro soffrono della sconfitta e della solitudine. Quando una persona è forte, è anche sola. Se fa un errore non può piangere sulle spalle di nessuno, e l'unica cosa che può incolpare è la sua stessa debolezza.
Anche se ci sono dei momenti in cui la sua forza è inutile, deve sempre mostrarsi all'altezza della situazione, non importa quanto sia alta o dura la vetta da scalare.
Vuoi per non perdere l'unica cosa che lo distingue dagli altri, vuoi per non deludere le aspettative delle sue persone care, vuoi per non lasciare con il morale a terra i suoi seguaci: una persona forte non è qualcuno che si può porre la domanda del "potere", ma è colui che deve affermare il "dovere".
"Devo vincere", "devo farcela", "devo distruggerli", "devo prendermi ciò che è mio". Ci sono casi in cui questo è positivo, e in altri è negativo. Ma in un mondo che è tanto oggettivo e materiale quanto soggettivo ed egoista, è possibile stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato a priori?
Chiunque può essere giudice e arbitrio di questo concetto, e in una certa misura essere dalla parte della ragione.
In un modo o nell'altro, porta comunque a "qualcosa", un "risultato", che sia un miglioramento o un peggioramento. Se ci stacchiamo un attimo dal concetto di giusto e sbagliato per la nostra persona e mettiamo sullo stesso piano il bene e il male, allora "un atteggiamento forte che porta a qualcosa" è positivo, porta ad un cambiamento, ad un "evoluzione", ad una "sopravvivenza".
Se preso per vero questo esempio, allora la seconda parte diventa molto facile da definire. "Un atteggiamento forte che non porta a niente".
Questo è il nulla.
Questo è il vuoto.
Questo è il buio.
Questo è negativo...
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Plick.
Plock.
Plick.
Plock.
Centosettantesimo anno del drago, ore 20.30. Luogo: Terra dell'Erba. Posizione: sconosciuta. Tempo: quarto giorno dopo l'incidente al Teatro degli Orrori.
L'Antro della Belva era sempre stato un dungeon poco ospitale. Al suo interno non cresceva alcun tipo di frutto, l'ambiente umido lo rendeva un posto freddo, e la grande irregolarità dei piani non permetteva delle sistemazioni stabili.
La grotta era composta da otto piani in cui si alternavano immensi spazi aperti a corridoi stretti e inospitali, che avrebbero potuto far smarrire persino un Excadrill con Fossa. L'unica nota positiva era l'odore leggermente salmastro che aleggiava da strette fessure lungo le pareti rocciose della caverna, profumando l'ambiente con un piacevole odore di mare, che rendeva intuibile la vicinanza con una spiaggia o una scogliera.
In quello spazio angusto e buio, lo scoppiettio di una torcia guidava un piccolo Totodile, nella sua solitaria spedizione alla ricerca di un senso nella vita.
- (Quanto manca? E' da ore che sono qui... non c'è nessuno all'ingresso...)
Il piccolo pokémon era entrato nella grotta per varie ragioni: due anni prima, a causa di un assalto di predoni, era diventato orfano sia di madre che di padre, e viveva in quella zona di paludi e foreste completamente da solo, senza amici o conoscenti.
Avendo solo otto anni era impossibile per lui competere con gli altri, e nei dungeon nessuno lo aveva mai accettato a causa della sua debolezza, finendo sempre per essere picchiato e cacciato via in ogni luogo in cui aveva provato a sistemarsi.
Non poteva nemmeno dirigersi a Viridia, o altri insediamenti civilizzati. L'unico modo per uscire da quella zona era attraversare il Tempio Triangolo o Campo Nuovo. Il primo era il luogo dove sette anni fa si trasferì il Pokémon Leggendario Regigigas, colui che aveva separato i continenti trainandole con delle funi, assieme ai suoi servitori Regirock, Regice e Registeel, mentre il secondo era un dungeon popolato da pokémon Coleottero feroci, rendendo impossibile l'ambientazione per qualunque altro tipo di specie.
Chiuso al mondo dalla sua debolezza e la sua solitudine, il piccolo coccodrillo fu ridotto a prendere un'unica decisione, l'unica strada che gli era rimasta aperta per la sopravvivenza. Aveva deciso di entrare nell'Antro della Belva, in cerca di un gruppo di pokémon famigerati che ne aveva fatto, di quel dungeon, la loro dimora.
La loro pericolosità era tale che nessuno osava mettersi tra i loro affari o invadere i loro spazi.
La posizione di questi era sconosciuta all'Associazione degli Esploratori e alle varie gilde presenti nei continenti.
Questo perché erano molto bravi a non dare nell'occhio e compravano il silenzio dei pokémon nei dungeon vicini, tramite soldi o viveri in caso di accordi, o minacce in casi di rifiuto.
In cambio, nessun esploratore poteva mettere piede in quel luogo senza tornare a casa con la coda tra le gambe o, peggio, non tornare affatto.
Dopo essere stati sistemati da questi pokémon mafiosi, se così vogliamo chiamarli, una parte rinunciava addirittura al proprio lavoro, talmente tanto erano stati stravolti da quelle disavventure.
Questo, ovviamente, nel caso in cui fossero rimasti vivi.
Il capo di quei farabutti si diceva essere qualcosa di talmente mostruoso che persino egli stesso si rifiutava di presentarsi davanti agli altri, per la brutta seccatura di farli svenire alla sua vista.
Si facevano chiamare Kuroi Kiba (*) , in onore di "Kurokiba" (*) , il soprannome del loro capo.
Tutti i membri avevano uno strano tatuaggio nero sul braccio sinistro che si divideva in due parti: sulla parte del bicipite una linea retta nera della lunghezza di circa otto centimetri, che variava da membro a membro, mentre sulla parte del tricipite una linea sempre nera, ma più piccola e irregolare, quasi come se fosse una ferita bruciata. Su ogni lato c'erano più linee, a seconda del grado del pokémon che lo portava.
Il perché della decisione pericolosa di incontrare questo genere di persone, mio caro lettore, lo scoprirai solo leggendo.
Il Totodile era dentro il dungeon da quattro ore, sopravvivendo sia alla paura del luogo che alla fame come un esploratore di rango ultra. In condizioni normali qualcuno avrebbe azzardato l'ipotesi del coraggio, ma in quel caso era più la disperazione e la voglia di cambiare che facevano perno sul piccolo pokémon.
- (Certo... che è buio qui... - pensò il piccoletto, - se avessi una casa, mi chiederei come facciano a vivere in un posto del genere... )
Era arrivato al punto di attraversare un lungo corridoio buio, il cui vuoto permetteva l'eco dei suoi stessi passi, sul terreno pieno di pozzanghere d'acqua, dove le pietre ricoperte di macchie bianche rendeva chiara la provenienza salina.
Camminò così per qualche minuto, fino a giungere in fondo al tunnel, dove una luce azzurrina accompagnata da rumori di tremori, esplosioni e striduli metallici alimentò la sua curiosità.
- (C-che succede là? U-un combattimento?)
Si avvicinò lentamente. Nonostante fosse lì per avere contatti con la banda, sapeva perfettamente di essere un intruso in un nido di Beedrill, quindi cercò di utilizzare la massima cautela, prima di compiere il passo dell'approccio.
https://youtu.be/1hx8H54VgTk
(Ost team skull Grunt)
Quando i suoi occhi riuscirono a posarsi sui due combattenti, però, non poté più sfuggire all'enorme danza magnetica che stava avvenendo tra questi.
I due contendenti erano un Krookodile e un Bisharp, due pokémon di tipo Buio conosciuti per la loro violenza e potenza. Il coccodrillo terrestre sembrava un giaguaro: saltava da una parte all'altra per evitare i colpi del cavaliere d'acciaio, utilizzando Dragartigli quando non poteva permettersi la schivata e approfittando dei suoi momenti di stasi per sferrare dei pugni sul terreno, andando poi ad eseguire la mossa Terremoto. Lo sguardo del pokémon Minaccia era incattivito e arrabbiato: sembrava stesse dando tutto se stesso in quello scontro, sebbene fossero della stessa banda.
L'altro guerriero, invece, era l'esatto opposto: dal suo sguardo non trasudava né fatica né preoccupazione, ed era il tipico sguardo immobile di chi sapeva fare le azioni nel modo giusto e al momento giusto. La sua sequenza di attacco era sempre la medesima: colpiva e parava con il braccio sinistro, usando sempre Nottesferza, e saltava da terra quando l'avversario era distante da lui. Sembrava fosse in grado di prevedere ogni colpo del Krookodile, e sebbene questo sbraitasse e gridasse con la grinta di un lottatore, il Bisharp rimase sempre impassibile, in silenzio aspettando la mossa del rivale.
Nonostante questo comportamento fosse etichettabile come arrogante, combatteva con onore: ogni qual volta il coccodrillo veniva atterrato da un Nottesferza o rimaneva fermo per la stanchezza, il pokémon Fildilama aspettava sempre che si rialzasse, o tornasse all'attacco per colpire.
In tutta quella danza mortale, il cui scontro di attacchi generava scintille e scosse telluriche, il Totodile rimase ipnotizzato.
- (W-wow! C-che potenza!)
Il piano in cui si trovava era composto per la maggior parte da ossidiana nera e Neropietra, la cui composizione rendeva quell'arena un complesso di oscurità e luce, misterioso e affascinante allo stesso tempo. Ai bordi del terreno c'erano degli spalti formati da tre piani di tribune, che erano ricolmi dei membri della banda Kuroi Kiba.
C'erano dei Krokorok, che facevano il tifo per il Krookodile, dei Pawniard, che sostenevano invece il cavaliere d'acciaio, e dei Croconaw, che erano divisi per quanto riguardava il proprio contendente preferito.
Tradotto nella prospettiva del nostro protagonista improvvisato, si trovava ufficialmente in mezzo al covo, dove chiunque avrebbe potuto risultare un pericolo per lui. Tuttavia, nonostante la gravità della sua condizione, il piccolo coccodrillo azzurro guardava con occhi ricolmi di ammirazione e gioia i due combattenti, sebbene questi, invece, sembrassero non divertirsi affatto.
- Anf...Anf... Com'è possibile che non riesco nemmeno a farti barcollare?!?! Ti alleni in segreto, dì la verità!
- Ovviamente, - rispose il Bisharp, - un guerriero che non tiene alla propria forma è come un Metapod che non conosce Azione. Completamente inutile e in balia di ciò che lo circonda. Però... devo ammettere che sei migliorato dall'ultima volta. Almeno... adesso devo difendermi.
- QUANTA ARROGANZA PER UNA SCATOLA DI LATTA! PRENDI QUESTO!
Il Krookodile sferrò due pugni sul terreno, creando ancora una volta una scossa sismica. Pensando che fosse un altro Terremoto, il Bisharp si lanciò in aria aspettando che, come aveva fatto prima, il suo compare ne approfittasse per chiudere le distanze. Tuttavia, ciò non accadde: in realtà, l'attacco lanciato era un Pietrataglio, che raggiunse entrambi i fianchi del pokémon Fildilama. Uno sguardo preoccupato si stagliò sul volto del piccolo Totodile.
- (S-se non para quel colpo...)
Invece di controbattere con Nottesferza, il Bisharp fu preso in pieno dall'attacco di tipo Roccia, creando un'esplosione in aria.
- (C-COSA?)
Il pokémon Minaccia non poté fare a meno di esprimere la gioia per il colpo andato a segno.
- CENTRO!
L'impatto non fu abbastanza forte da mandare il pokémon di metallo K.O. , ma questo bastò per costringerlo ad atterrare in posizione supina, usando la mano sinistra e le gambe per rallentare il suo spostamento.
- (C-com'è possibile? Chiunque avrebbe potuto difendersi da quel colpo!)
- SO?! CHE TE NE PARE, EH?! - disse il coccodrillo, - HO CONTINUATO AD USARE TERREMOTO PER INDURTI A SALTARE, IN MODO DA NON FARTI SCHIVARE IL PIETRATAGLIO! NON MALE, EH?
- Già... non male, - disse quello, rimettendosi in piedi, - devo ammettere che mi hai sorpreso.
Quando la figura del pokémon di metallo fu completamente retta, il Totodile rimase a bocca aperta.
Il motivo per cui il Bisharp non aveva schivato l'attacco era perché non avrebbe potuto.
L'unico modo per bloccare il colpo della doppia stalagmite era usare entrambe le braccia, e lui ne possedeva solo uno.
- Hai approfittato della mia debolezza, - continuò il cavaliere d'acciaio, - per fare breccia nella mia difesa, rendendomi impossibile l'attenuazione dei danni... Bella pensata.
Riflettendo bene sulla condizione fisica di questo, il piccolo coccodrillo indietreggiò, mostrando un espressione di incredibile sorpresa.
- (S-sta tenendo testa... no, sta vincendo contro un Krookodile nonostante lo svantaggio del tipo... e con un braccio solo! C-chi diavolo è quel tizio... N-nessuno mi ha detto niente di tutto ciò!)
- AVANTI, DINGO-SENPAI! E' IL MOMENTO DI DARGLI IL COLPO DI GRAZIA!
- QUESTA VOLTA LA VITTORIA E' SUA!
- AVANTI! LO FINISCA CON LA SUA C. C. D. A. D. !
Wazawai Dingo (*): questo era il nome del Krookodile. Sottoposto del Kurokiba e comandate della sottobanda dei Krokorok, egli era un ardito tenente che amava combattere ed esibire la propria forza.
Se una locanda indipendente o un dungeon aveva il dispiacere di trovarsi lui di fronte, si sarebbe trovato il posto distrutto e razziato di ogni bene. Consumava ogni cibo o bevanda possibile senza mai fermarsi, arrivando persino a mandare K.O, nel migliore dei casi, chiunque osasse dire qualcosa sul suo conto o muovere una lamentela nei confronti del suo comportamento.
Nessuno si permetteva di mettersi in mezzo tra lui e il suo oggetto del desiderio, nemmeno i suoi stessi scagnozzi, che lo appoggiavano in ogni azione che effettuava. C'erano solo due pokémon in quel luogo che potevano controbattere, ed erano gli unici due a poterlo sottomettere: il primo era ovviamente il suo capo, mentre il secondo era il Bisharp protagonista del duello appena descritto.
Questo non era il tipo che si esponeva troppo: rimaneva sempre sulle sue, ed interveniva solo quando il suo collega falliva nel stringere accordi con altri dungeon, in caso questi perdesse la pazienza quando non era possibile farlo.
Non importa in quale situazione si fosse trovato: era sempre riuscito ad eseguire gli ordini in modo impeccabile, e anche a sottomettere intere bande di pokémon sotto i colpi del suo Nottesferza, la sua mossa preferita. Si diceva avesse perso il braccio contro un combattente leggendario, il cui nome avrebbe fatto tremare anche il più impavido degli esploratori, e che non avesse emesso alcun suono di dolore nel momento in cui l'arto superiore gli venne amputato.
Contrariamente a quello che tutti si aspettavano, però, non rimembrava mai quel combattimento ai suoi colleghi, e si rifiutava di fornire qualsivoglia dettaglio riguardante questo. Sicuramente era un comportamento strano per un guerriero noto per la sua arroganza e forza, ma era proprio per quest'ultima ragione che nessuno gli chiedeva spiegazioni. L'unica motivazione che aveva mai dato riguardo a questo era la seguente:
- L'arroganza è negativa, ma in combattimento può portare l'avversario a dare il meglio di sé, nutrendo il suo lato più selvaggio ed orgoglioso. Per questo mi diverto a sfottere gli avversari. Ma... una volta concluso il combattimento, morte o non morte, mi capita di provare rispetto verso il mio nemico, se questo ha combattuto lealmente, seguendo l'orgoglio e l'onore del suo spirito combattivo. Non colpisco a tradimento un vero guerriero. Provocare in combattimento è una cattiveria, ma insultare l'onore di un guerriero è una bestemmia.
Se unisci questa frase al fatto che stava in una banda di criminali, mio caro lettore, puoi capire che tipo di pokémon era Aragram Bishop (*), il Bisharp mancino con una "g" e una "a" Unown stampata in rosso sulla cresta gialla.
Un amante dei duelli, che avrebbe utilizzato ogni mezzo per poter sfidare il suo avversario, al solo scopo di soddisfare il suo ego. Tuttavia, a differenza degli altri scagnozzi, sapeva essere molto saggio e paziente, e aveva tutte le carte in regola per essere un leader, oltre che un alleato fedele.
Se vogliamo usare un divertente paragone, era un Rokujo dotato di materia grigia.
- Però...
Il pokémon Fildilama manifestò il suo Meisoku: un'aura nera mista ad un grigio brillante divampò dal suo corpo come un incendio, rendendo l'area ricolma di un buio luccicante.
- Hai perso il tuo diritto allo scontro leale.
Nello stesso istante in cui Bishop sollevò il braccio ricolmo di energia oscura, il Krookodile si mise in ginocchio sul pavimento, poggiando su di esso anche le mani e mostrando un volto completamente terrorizzato.
- Y-YOU WIN! M-MI ARRENDO!
Un silenzio tombale crollò nel piano di ossidiana: l'eccitazione del momento, unito ad un inaspettato resoconto dello scontro, andò a scemare in poche semplici parole.
Le facce dei Krokorok erano miste a sorpresa e ad incredulità, tant'e vero che alcuni si spiaccicarono il palmo della mano sulla fronte per la delusione. Invece i Pawniard erano rimasti paralizzati, convinti che il grido di vittoria dovesse ancora tardare di qualche secondo, mentre i Croconaw erano in un misto delle due reazioni descritte prima.
Alla fine, dopo un intero minuto di silenzio, la curva dei Pawniard acclamò a grande voce l'enorme potenza di Bishop.
- KHIAHAHAHAH! LUNGA VITA A BISHOP-SENPAIIII!
- Merda... - esclamò uno dei sottoposti di Dingo, - c'era quasi riuscito...
- Oh no... Ora dovremmo sorbirci le sue sfuriate...
- Che schifo... mandatemi K.O. per favore...
Nel fragore del momento, il Bisharp interruppe il flusso del suo Meisoku, voltando le spalle al suo nemico.
- E' un vero peccato, Dingo. Purtroppo non posso continuare a giocare con te, se fai questi colpi bassi. Non sono tipo da perdonare questo genere di affronti, soprattutto in un duello del genere. Se ti può consolare, sei migliorato parecchio dall'ultima volta. Forse, tra qualche decade, potremmo parlare di uno scontro serio.
Al suono di quella dichiarazione di superiorità, il Krookodile digrignò i denti: nonostante fosse stato lui ad arrendersi, la sua disperazione non era riuscita a sovrastare il suo orgoglio ferito, che rese predominante in lui la rabbia, più che la paura.
- (B-bastardo... giuro che ti farò ringoiare tutta quella superbia da dove è uscita! Parola di Dingo...)
Tra applausi, risate graffianti e cori da stadio, il cavaliere d'acciaio rimase in piedi con il braccio alzato verso i suoi sottoposti, a godersi ogni secondo di quella vittoria, sebbene sia stata troppo schiacciante per essere soddisfacente dal punto di vista del combattimento.
Infatti, egli fece la scena del vincitore più per i suoi seguaci che per se stesso: come un pugile che entrava nel ring e cercava di vincere per ricambiare il sostegno del pubblico, oltre che per suo guadagno, allo stesso modo Bishop stava ringraziando coloro che avevano assistito allo scontro e avevano fatto il tifo per lui.
Lo so che in una tana di banditi tutto questo rispetto e onore può suonare molto strano, mio caro lettore, ma lo sai come si dice no? Non tutti i mali vengono per nuocere.
In tutto quel clima di festa, il nostro Totodile era rimasto a guardare, nascosto alla sua sinistra dalla parete che separava l'entrata del piano dalle tribune.
- (E'... è incredibile! Q-questi... sono una forza!)
Nel mentre del suo flusso di pensieri, un sorriso a trentadue denti si formò sulla sua bocca.
- (Se mi unirò a loro, diventerò sicuramente più forte! Potrei...)
Ci vollero solo pochi secondi per riportarlo alla realtà. Il suo obiettivo era quello: unirsi alla banda per scappare dalla sua condizione ed iniziare una nuova vita, sebbene costellata di saccheggi e violenza. Oggettivamente, era l'unica via possibile per lui.
Tuttavia, così come si rese conto dell'incredibile potenziale che avrebbe potuto carpire da loro, allo stesso modo gli venne chiaro in mente la sua inutilità e la sua impotenza davanti a tutto quello. Cosa avrebbe guadagnato la banda dei Kuroi Kiba ad avere uno come lui, un solitario Totodile che non sarebbe stato in grado di ferire neanche un tipo Fuoco?
Nonostante i due anni passati da solo, la sua mossa più forte era e rimaneva Morso, la cui potenza non sarebbe bastata per competere a quei livelli.
- (Ma chi voglio prendere in giro... - Pensò tra sé e sé, - se sono così forti non avranno bisogno di me... Forse è meglio se me ne vado... Vediamo... siamo ancora in prima vera, giusto? La grottina sotto l'undicesima quercia dovrebbe andare bene. I Drilburr sono in vacanza in questo period-)
Non fece in tempo a voltarsi, però, che si trovò di fronte un Croconaw, che in quella situazione eseguì un Visotruce, spaventando a morte il povero intruso.
- CHI DIAVOLO SEI TU?!?!?!?!?
- WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!
Il pokémon emise un grido dirompente, cadendo all'indietro con la testa in aria e il corpo rivolto verso il centro dell'arena. Tutti i presenti si voltarono verso il malcapitato, compresi i due tenenti, che fecero una faccia alquanto sorpresa nel sentire quel grido di terrore.
- COSA DIAVOLO CI FAI QUI, AH?!?! - Esclamò di nuovo il Croconaw.
- I-I-I-IO-IO-IO... Ooof...
Il bambino svenne sul colpo, lasciando interdetti i pokémon della banda sull'improvviso avvenimento.
- Tsk! E' svenuto...
- Che succede, Krugo? - Chiese il pokémon Minaccia al pokémon blu.
- Questo scugnizzo era qui vicino all'entrata che ci osservava. Non ci avevo fatto caso perché ero troppo impegnato a vedere lei e il signor Bishop lottare, ma penso sia stato tutto questo tempo qui a spiarci.
- Uhm...
Dingo lo sollevò con la mano destra, esaminandolo con gli occhi: la sua costituzione era debole, non adatto alla resistenza di sforzi, e i muscoli del suo corpo non sembravano potessero essere ben sviluppati, azzardando la giovane età. Provò ad annusarlo per vedere se era avvelenato o aveva qualcosa di insolito, ma non trovò niente per cui allarmarsi. Non percepì alcun spirito combattivo, in esso. L'unica cosa che gli provocò, fu l'acquolina in bocca.
- Non mi sembra una spia... - disse salivando dall'angolo destro della bocca, - nessun pazzo verrebbe qui! Figuriamoci un piccolo stuzzichino come questo!
- Ha fatto movimenti sospetti? - Chiese invece Bishop.
- No! - rispose il Croconaw, - credo se la stesse filando! Evidentemente, dopo avervi visto all'opera, aveva deciso di tagliare la corda!
Il cavaliere d'acciaio si mise la mano sul mento.
- Beh... Se è rimasto tutto il tempo ad osservarci avrebbe potuto scappare anche prima... Non riesco a concepire le sue motivazioni...
Il Krookodile continuò ad esaminare il povero malcapitato, facendolo penzolare dal braccio destro come se fosse una coscia di pollo.
- Che dici, lo portiamo dal boss e poi ce ne liberiamo?
Il pokémon Fildilama ci pensò un po' su, rimanendo con lo sguardo fisso sul Totodile con sguardo serio e combattuto. Dovettero passare venti secondi per riuscire a prendere una decisione.
- Perché no? Tanto stasera non abbiamo nulla da fare. Lo terrorizzeremo un po' e poi lo butteremo fuori dal covo: sono sicuro che non ficcherà più il naso dove non dovrebbe.
Il coccodrillo terrestre non fu d'accordo con la decisione del suo complice.
- Tutto qui? Non dovremmo... sbarazzarci di lui? E' arrivato qui superando il labirinto e il Tunnel Acquatico. Se qualcuno sapesse di questo?
Bishop guardò con sguardo sospettoso il suo compare: aveva capito benissimo dove volesse andare a parare, ma voleva che la sua intenzione fosse espressa da quel Krookodile affamato.
- Tu... Davvero ti stai preoccupando di questo? Pensi davvero che qualcuno possa crearci problemi?
- N-no ma...
- Non hai tutti i torti però... Mi darebbe un po' fastidio eliminare un bambino, ma non possiamo certo rovinare la nostra reputazione...
- Allora qualche volta siamo sulla stessa lunghezza d'onda! I got u brah!
Il Krookodile fece per utilizzare Sgranocchio e spezzare il collo del poveretto.
Aveva la prova che gli serviva: il primo tenente bloccò immediatamente il suo collega.
- Fermo. Lo sapevo cosa volevi fare... ti conosco troppo bene...
- CHE FAI!?! HAI DETTO-
- Ho detto che l'idea di lasciarlo libero non mi piaceva, ma non significa che tu debba ucciderlo, tanto meno mangiartelo. Portiamolo prima al boss.
- HOLY COW DUDE! GET THE F*CK OUTTA HERE! - Inveì Dingo, - PERCHE' ROMPERGLI PER QUESTA CA**TA?!
- Perché preferisco renderlo al corrente di ogni cosa che succede qua dentro, piuttosto che lasciarlo nel dubbio.
Dopo aver detto questo, il Fildilama strappò dalle mani l'intruso al pokémon Minaccia.
- Tutto quello che hai detto era una scusa per farti un aperitivo... sei davvero un pokémon stomachevole. Non dico rifiuto perché hai lottato contro di me, e non mi abbasso a certi standard...
- CHE C'E' DI MALE, HO FAME!
Il Bisharp emise uno sbuffo di rassegnazione.
- Che seccatura...
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- mmm.... mmm....
- Sv....ia...
- mmmm...
- Ap.... occh.... , f... cc...
- mmm....
- SVEGLIATI!
Un Krokorok tirò una sberla in faccia al Totodile, destandolo dal sonno. Prima di fare ciò, l'aveva preso per la testa alzandolo dal suolo, cercando di scuoterlo per evitare di infliggere più dolore del necessario.
Era passata un'ora dal momento dello svenimento: i due tenenti avevano discusso con il capo la situazione, nel frattempo che il piccolo intruso era nel mondo dei sogni. La conversazione si era dilungata troppo e, vista l'ora di cena, il capitano aveva preferito mangiare e poi sistemare il problema.
Era tenuto prigioniero avvolto in delle Tenma no Kusari, ed il perché quella banda avesse a disposizione tale materiale risultava un mistero. Non credevano avesse alcun tipo di forza, ma, per evitare problemi, usarono un po' di prudenza nei confronti del prigioniero, contrariamente al solito atteggiamento di banda cattiva.
Vicino a lui erano presenti una recluta Croconaw, altri quattro Krokorok, quattro Pawniard e i due tenenti.
- Ahia!
- Ringrazia che ci sono andato piano, verme! - disse la recluta di Dingo, - e sei ancora più fortunato che sei qui! Il nostro tenente aveva intenzione di trasformarti in un aperitivo!
- Già... Sei molto fortunato, kiddo...
Wazawai Dingo era davanti a lui: la sua figura emetteva tutta la ferocia del pessimo soggetto, intimidendo la povera vittima. Essere faccia a faccia con un criminale che aveva cercato di divorarti non era la più bella delle esperienze, tanto meno se quello era oltretutto arrabbiato.
Sul viso del Totodile si poteva leggere il terrore, che si manifestò anche in tremori ed occhi umidi.
- Tsk! Whatta pipsqueak! Mi basta esserti vicino per farti cagare sotto, e hai avuto le palle di entrare qui dentro nel nostro covo! La mamma non ti ha insegnato a non ficcare il naso nelle tane degli altri, eh?!
- Dacci un taglio, Dingo, - intervenne Bishop alla sua destra, - non è il momento di fare il buffone adesso.
- ARE U SHITTIN' ME?! NON POSSO NEMMENO DIVERTIRMI UN PO'?!?! TI RICORDO CHE AVREI AVUTO UNA CENA PERFETTA STASERA, SE NON FOSSE STATO PER-
- Bishop ha ragione. Fai silenzio, Dingo.
https://youtu.be/MmxNZH3zrK8
Una voce ruvida e metallica tuonò dal fondo dell'enorme sala in cui si trovavano, davanti ad innumerevoli forzieri celati dal buio della grotta. Più che un ordine, sembrò il brontolio di un leone affamato: grave e grezzo, ma dissipante pericolo nelle orecchie vicine. Bastò sentire quel suono al Krookodile per mettersi in ginocchio, con le mani appoggiate sulle gambe, in segno di scuse. La paura, oltre che ad un viso terrorizzato, si manifestò nella coda del rettile, che puntò verso l'alto irrigidendosi.
- M-MI PERDONI, BOSS! MI SCUSI PER LA MIA INSOLENZA!
Il ruggito premonitore fu tale da mettere nelle stesse condizioni tutti gli scagnozzi, a parte Bishop, che rimase impassibile, nonostante avesse seguito l'esempio dei suoi complici. Il piccolo Totodile era già spaventato per la situazione grave in cui si trovava, ed il fatto che tutti avessero paura del pokémon che aveva appena parlato peggiorò il suo stato emotivo.
Quando poi puntò lo sguardo verso la provenienza della voce, rimase pietrificato.
- La solita pu****na... mai che chiudi quella fornace. Sono di pessimo umore... Taci, se ci tieni alla vita...
- M-MI DISP-
- TI HO DETTO DI TACERE!
Bastò quel grido a fare tremare l'intera grotta: Dingo si dovette mettere le mani davanti alla bocca per far capire che non avrebbe più detto niente. Notando l'impegno del suo tenente nel mantenere la parola, tornò a parlare con un tono di voce normale e calmo.
- Così ragioniamo. E'... più rilassante, senza rumori. Voglio sentire solo il gocciolare dell'acqua... e la voce di questo marmocchio, per adesso. E... nient'altro. Fate un cenno con la testa, se avete capito...
Nessuna bocca fiatò più dopo quel momento: rimasero tutti seduti con la bocca cucita, ascoltando l'invito della voce intimidatoria.
- Molto bene... Rex, - Disse riferendosi alla recluta Krokorok, - mettilo giù.
Senza protestare, il pokémon Sabbiadrillo poggiò il Totodile sul pavimento. A causa del suo terrore e del fatto che fosse intrappolato dalle catene, però, l'intruso cadde a terra con il tonfo di una pietra gettata nel pozzo.
- Alzati.
Anche il piccoletto fu pervaso dall'aria autoritaria e intimidatoria della figura celata nell'ombra della grotta.
Obbedì quindi immediatamente, senza fare altre storie.
- Ora avvicinati. Capirai da solo... quando fermarti.
Il povero ostaggio, tremante, procedette a piccoli passi verso la voce, respirando profondamente per evitare di svenire di nuovo. La prima volta era andata bene, ed era stato risparmiato grazie alla nebbia del dubbio, nei confronti delle sue ragioni per entrare di nascosto nel covo.
Purtroppo però, per quanto riguardava la seconda volta, non sapeva se si sarebbe più risvegliato. Più avanzava, più faceva fatica a mantenere il controllo della sua paura e disperazione.
Quando poi vide la figura di quel mostro per intero, non poté più ignorare quelle sensazioni: il suo cuore cominciò a battere talmente tanto da rimbombare per tutto il suo corpo, rischiando quasi di incrinare le costole, mentre i suoi occhi si irrigidirono, spalancanti come se avesse appena visto la morte in faccia.
Davanti a lui c'era il capo della banda Kuroi Kiba: Kurokiba Sobek *.
Era un Feraligatr Dominante, la cui stazza vantava di un altezza di circa sette metri e di una coda lunga quattro metri e mezzo, leggermente fuori misura per la sua specie. Era seduto sul pavimento, con il ginocchio destro poggiato sul terreno e la coda dallo stesso lato, mentre quello sinistro era alzato, con il braccio sinistro poggiato su di esso.
Bastava solo l'enorme figura del coccodrillo gigante ad incutere timore, ma lo sguardo trasudante rabbia e odio, contornato da vene rosse ben visibili, rendeva impossibile mantenere bloccato l'istinto di sopravvivenza, con conseguente fuga.
Tuttavia, ciò che mandò nel pallone il piccolo povero coccodrillo fu la museruola di acciaio nero che gli copriva la mascella, con solo due buchi all'altezza delle narici. Ai lati di essa erano scolpiti dei denti seghettati, ed era piena di bulloni e viti nella parte anteriore delle labbra, probabilmente per tenere chiusa l'enorme bocca.
Alla vista di quel complesso mostruoso, rimase pietrificato per qualche secondo, per poi finire a terra con il volto rivolto verso di lui, indietreggiando di qualche passo per poi bloccarsi, per paura di irritare il gigante blu.
- Uhmf... Sei tornato indietro... - commentò, quasi sospirando, - beh... hai resistito dieci secondi. Non ci sputerò... è la prima volta.
Non seppe se prenderlo per un complimento o per una critica, ma nel dubbio rimase in silenzio. Non che la condizione di terrore gli concedeva altro, s'intende.
- Ti farò... delle domande. Non credo tu sia stupido. Ti conviene rispondere. Non mi interessa, se ti stai... cagando sotto. Parla chiaro... o qui hai chiuso. Hai capito?
Nella follia del momento, il Totodile sentiva come se attorno al suo collo stesse strisciando un Ekans, avvolgendo lentamente questo tra le sue spire, mentre il resto del corpo, invece, sembrava non essere più coperto da Tenma no Kusari, ma da mani scheletriche con unghie lunghe più di un centimetro, che lo stavano lentamente solleticando il corpo, aumentando piano piano la pressione fino ad arrivare a graffiarlo.
- S-s-s-sì... - balbettò.
- Molto bene.
Ci fu una piccola pausa: il Feraligatr fece un sospiro profondo prima di continuare l'interrogatorio, come se volesse intenzionalmente mettere il più possibile sotto pressione il piccoletto, con lo strazio dell'attesa.
- Qual'è il tuo nome? - Chiese dopo dieci secondi, - Lo vedo... che sei un Totodile, ma voglio sapere se hai un nome.
I tremori e la sensazione graffiante non cessarono, e la paura unito all'imbarazzo gli fecero abbassare la testa. Ma nonostante ciò, per la sua sopravvivenza rispose onestamente.
- B-bite... (*) Signore.
Dingo si fece scappare una smorfia per la semplicità del nome, ma si beccò subito un occhiataccia cattiva dal capo, che lo fecero tornare in stato di ibernazione.
- Bite... Eh? Un po' banale, per un nome...
Si fermò dopo quella frase: il suo sguardo iracondo non accennò a staccarsi dalla piccola figura sotto interrogazione, mentre il silenzio veniva scandito da qualche gocciolina pendente da una stalattite lì vicino, contando i secondi. Il piccoletto, credendo di dover dare una risposta, cercò di annaspare una scusa per difendere almeno il suo nome.
- B-Beh...
- SILENZIO! - Urlò con la sua voce dirompente, - DEVI PARLARE SOLO SE INTERPELLATO! SE NON TI CHIEDO NIENTE È PERCHÉ NON VOGLIO CHIEDERTI ANCORA NIENTE, CHIARO?!
Il grido intimidatorio uscì dall'immensa bocca sigillata, all'improvviso, talmente forte da sembrare una lastra di metallo che si accartocciò su se stessa ad una velocità disumana, lasciando la stessa sensazione di unghie dure su una lavagna liscia e nero profondo.
Il Totodile perse completamente la voce, assieme alla speranza della vita e ad ogni possibile via di fuga da quel posto. "Morirò in questo modo: stritolato tra le fauci di un mostro". Avrebbe pensato questo in quel momento, ma rimase così spaventato che persino il suo cervello smise di pensare, per il terrore che quel mostro potesse leggere nella sua mente ed ascoltare i bisbigli tra neurone e neurone.
Rimase in silenzio per un minuto intero: aveva persino cercato di non emettere alcun suono con la bocca durante a sua respirazione, rischiando quasi di cadere a terra di nuovo per la mancanza di ossigeno. Notando che, ormai, il piccolo coccodrillo aveva capito davvero la sua situazione, Sobek riprese a parlare.
- Bene. Spero di non riprenderti più...
Bite aveva imparato la lezione. Non importò quello sguardo cattivo e carico di tensione: dalla sua bocca non uscì una sola parola per un intero minuto.
- Si direbbe di no. Impari in fretta...
Il Kurokiba ricominciò ad interrogarlo.
- Ok, Bite. Come mai... questo nome? È un po'... troppo semplice, per esprimere individualità...
- M-me l'aveva dato... mia madre... - rispose questo tremando, - Eravamo con gli zii nella tana, e avevo dei cugini. D-dicevano che dovevamo differenziarci, in qualche modo...
- Quindi... hai tenuto il nome di tua madre. Perché?
Passò più tempo del previsto: il boss aspettò dieci secondi prima di richiamarlo.
- Ci stai mettendo troppo. Rispondi.
Trascorsero altri cinque secondi, ma alla fine, mosso dalla paura, il piccoletto parlò.
- Mia madre e mio padre sono morti per farmi scappare dal Dungeon che avevamo come casa. Ci av.... avevano assaltato dei predoni...
Ancora silenzio. Questa volta, però, fu più eloquente dei precedenti, e in un modo che, per la prima volta durante la conversazione, il Feraligatr distolse lo sguardo rivolgendolo invece al soffitto della caverna.
- Dunque... ci hai messo così tanto, per questo...
Il piccoletto abbassò lo sguardo verso il suolo, distogliendo lo sguardo dal feroce coccodrillo. Era ancora nella sua testa: una banda di criminali in cerca di cibo, i suoi zii uccisi davanti ai suoi occhi, e sua madre e suo padre, sacrificarsi per nasconderlo, in un buco scavato nel terreno, protetto dal corpo della sua defunta madre.
Avrebbe voluto abbracciarsi dal freddo provocato da quei ricordi, ma non poteva mostrare debolezza, davanti a quel carnefice.
- Non volevo... ricordartelo. Stavolta, ti concedo le mie scuse.
I suoi sottoposti sgranarono gli occhi: dopo tanti anni dalla fondazione della banda, quella era la prima volta che il loro capo si scusava di una qualche azione. Riuscirono a calmare il proprio shock, tenendo conto del fatto che avesse davanti un bambino, e che forse questo lo rendeva più incline ad essere comprensivo.
Prima della successiva affermazione, il Pokémon Dominante continuò a fissare il soffitto, cercando di mettere insieme la situazione e ciò che il piccoletto gli aveva rivelato, arrivando ad una probabile conclusione.
- Depredati...eh? Uhm... Quindi... sei qui per vendetta? Siamo... stati noi?
L'atto di compassione, sebbene minimo, aveva parzialmente calmato Bite, aiutandolo nel rendere la sua confessione più pulita e scorrevole.
- Successe... Due anni fa, quando avevo sei anni. Non eravate ancora qua, se non sbaglio.
Il Feraligatr agitò la punta coda dalla sorpresa: il dubbio che gli venne dopo quella risposta fu tale da farlo reagire in quel modo.
- Due anni fa. E quindi... hai solo... otto anni?
Da solo, in tenerà età, con quel corpo fragile e senza forze, per di più senza alcuna cicatrice: non riuscì a comprendere, come quel Totodile, sia riuscito a rimanere integro, tra tutti i dungeon pericolosi che circondavano la zona.
- S-sì... rispose timido il bambino.
- Cosa... hai fatto, fino a questo momento?
Bite, per il terrore, raccontò la storia della sua vita: disavventure e lotte di sopravvivenza, intrappolato in quella angolo di mondo sempre da solo, senza mai poter fidarsi di qualcuno, o guadagnare un amico, o un semplice compagno.
Aveva passato due anni in completa solitudine, senza mai lasciarci le penne.
- Tutto questo tempo... Da solo? E sei sopravvissuto? Nonostante... il tuo stato? E le tue sconfitte?
- S-sí.
- Allora... Perché sei entrato qui? Se sei ancora vivo... nonostante la tua debolezza... puoi avere usato solo un metodo per sopravvivere. Scappare... da ogni problema, evitando ogni combattimento che avrebbe messo la tua vita in pericolo.
Il Totodile non rispose ancora: capì che quella bestia non aveva ancora finito di parlare.
- Tu, moccioso... lo sai dove ti trovi?
Passò del tempo. Cinque gocce d'acqua caddero al suolo da una stalattite.
- N-nella tana... dei Kuroi Kiba.
- Esattamente.
Il coccodrillo alzò il muso verso l'alto, spalancando gli occhi come se volesse mangiarlo vivo.
- Io sono il loro capo. Kurokiba... Sobek.
Il nome fu pronunciato come il brontolio di una bestia famelica, facendo accapponare la pelle al povero intruso. Il boss doveva fare ben chiaro, a quel verme sperduto, che la sua vita era in pericolo, per il semplice fatto che il pokémon dominante fosse davanti a lui.
- Lo sai... cosa si dice, su di me?
La bocca del piccolo pokémon si contorse su se stessa, mentre il suo corpo iniziò a diventare più tremante. Doveva dire la verità, se voleva sopravvivere, perché inventare una bugia in quel frangente richiedeva sangue freddo, cosa che gli era venuta a mancare di fronte a quella creatura abominevole.
Il problema era che a nessuno avrebbe fatto piacere sentirsi dire delle brutte dicerie sul suo conto, e ciò bloccò ancora Bite in uno stato di paralisi nera: il suo respiro si fece affannoso, mentre il suo corpo cominciò a riscaldarsi come un fiume di lava incandescente.
- Non mi piace... ripetere le cose due volte. Parla.
- U-u-u-u-u-u-un essere mostruoso... - disse, con la lingua annodata, - u-u-u-un pokémon d-d-dalla... forza dirompente, e d-d-dal carattere violento, in grado di passare da serio a furibondo i-i-i-i-in poco tempo. S-s-si dice che in una rissa... abbia ucciso a suon di morsi i suoi compagni... a-a-alcuni divorandoli vivi... altri... nutrendosi dei loro c-c-c-cadaveri...
Gli occhi del Feraligatr si spalancarono lentamente, diventando ancora più grandi e furibondi. Fu evidente che c'era qualcosa in quel discorso che non gli andava a genio. Bite pensò che forse per colpa dei suoi tremolii, perciò decise di ingoiare di getto la sua saliva, per poi procedere più lentamente, ma cercando di non balbettare.
- E' un tipo... che non accetta obiezioni... e comanda la sua banda con pugno di ferro. Un... gigante del terrore! - Disse alzando il tono di voce per colpa della paura, - un assoluto capo banda la cui forza e potenza è rispettata e temuta in tutta la Terra dell'Erba!
Si capì subito da quelle parole che il piccolo pokémon era arrivato ad un punto di crollo, talmente tanto non riusciva più a sopportare la tensione: le ultime parole erano state dette con un tono di palese ammirazione nei suoi confronti, ma di quel tipo che era solitamente pronunciato da chi stava implorando pietà e non aveva più voglia di essere lì in quel momento.
Sobek si fece scappare una smorfia: non si seppe se era uno di divertimento nel vedere lo spavento del Totodile, o se si era sentito innervosito dall'opinione pubblica nei suoi confronti.
- Ti hanno... raccontato bene...
Tornò il silenzio tra i due, quel maledetto silenzio che ormai non faceva altro che rimbombare nelle orecchie del povero coccodrillino come l'urlo angosciato di una donna sensibile, nel vedere morire all'improvviso da una pallottola il marito.
In quell'occasione, probabilmente, a sparare non era stato un nemico d'affari, né tanto meno un'amante geloso: l'assassino che aveva premuto il grilletto era qualcuno che si divertiva nell'uccidere, e nel far soffrire il prossimo.
Le gocce della grotta scandirono altri trenta secondi, prima che il mostro, lento e inesorabile nella sua rabbia sinistra, si decise di continuare.
- Dunque... Sapendo che un mostro terr -
Bite non riuscì più a trattenersi: urlò dalla sua bocca innocente la sua ultima chiamata alla vita, inchinandosi a terra con la testa abbassata.
- MI FACCIA ENTRARE NELLA SUA BANDA!
Il grido di disperazione uscì come una diga satura al momento della sua rottura, per poi sprofondare a valle e trascinare con sé ogni forma di vita vegetale e animale sul suo cammino. L'uscita improvvisa del piccoletto scatenò lo sconvolgimento dei Kuroi Kiba presenti e la sorpresa del pokèmon Mascellone.
Aveva violato tutto: dal rapporto capo e sottomesso che aleggiava nella stanza, alle orecchie dei presenti. Fino a quel momento, aveva parlato tremando e balbettando, si era immobilizzato e c'erano stati dei momenti di assoluto mutismo, dove la risposta aveva tardato a venire nonostante la situazione.
Ormai l'aveva capito: non sarebbe uscito vivo da quella situazione critica e senza speranza, non avrebbe mai e poi mai potuto sperare in una sorta di grazia divina, se avrebbe fatto tutto quello che gli sarebbe stato richiesto. La dichiarazione inaspettata fece infuriare non poco il coccodrillo gigante.
- Ti avevo detto...
Si alzó in piedi con l'immenso corpo, facendo tremare l'intera grotta e indietreggiare i suoi scagnozzi, Bishop compreso, che si mise in posizione di difesa repentinamente. Il Feraligatr preparó un Dragartigli con il braccio destro.
- Ti avevo detto... DI FARE SILENZIO!
Prima che l'artiglio funesto potesse squartare la faccia del Totodile, questo rispose ancora a tono, levando la sua voce dal suolo.
- NON MI IMPORTA DI PERDERE LA VITA!
Sobek interruppe l'attacco, lasciando uno spazio di un centimetro tra il suo artiglio e la sua testa. Lo spostamento dell'enorme capo banda era stato tale da muovere bruscamente l'aria della grotta, creando del pulviscolo intorno all'intruso.
Prima di continuare la conversazione, rimasero immobili in quella posizione, fino a che non si calmò la corrente di vento generata.
https://youtu.be/V5uS0Um9YzA
- H-ho capito... - Disse con le lacrime agli occhi - i-io... io sono spacciato... n-non importa cosa dirò e come... V-voi... voi mi farete fuori lo stesso, una volta che avrete capito che non sono una spia e che sono inutile... G-guh...
Il singhiozzo del Totodile si strozzò in gola, facendo tremolare l'acqua del suolo con una triste vibrazione.
- Non ho altre intenzioni... Volevo entrare qui per cercare qualcuno che mi insegnasse ad essere più forte... Per difendermi, e anche... per sentirmi protetto, come quando stavo con mamma e papà, anche se so che siete dei poco di buono. I-io... io sono stanco...sono stufo di andare in giro al freddo da solo, lottare contro tutti anche sapendo di non poter vincere o uscire da questa fogna di mondo... L-la prego, - disse poi rivolgendosi al capo banda, - se non voleste accettarmi, e vorreste farmi fuori per essere riuscito ad entrare nel vostro covo... fatemi almeno vivere un giorno in più... v-voglio solo... voglio solo... un giorno senza dover dormire nel fango... senza dover dormire nella sporcizia... senza dover dormire sotto la pioggia... C-chiedo... chiedo s-solo questo...
L'ultima supplica uscì come il bisbiglio di un cervo ferito, una flebile richiesta di perdono per la propria condizione di miseria. Gli occhi chiusi per non guardare in faccia all'ultima tappa della sua breve vita erano ricolmi di lacrime addolorate, che invece di cadere al suolo scivolarono lungo il largo muso del Totodile, come se volesse arrivare al terreno direttamente dalla pelle, per non farsi sentire da nessuno, come se la sua debolezza fosse un vergognoso peccato.
Bite era sul pavimento, con la testa schiacciata sulla pietra, con il dorso dei piedi a contatto con il freddo suolo, e la coda piegata sul medesimo terreno, segno che non aveva più alcuna intenzione di difendersi.
Gli scagnozzi della banda erano interdetti: ricolmi di emozioni contrastanti, rimasero con i volti paralizzati, nei confronti di quella scena. Erano dei duri: non dovevano intenerirsi davanti a niente, neanche ad una madre piangente che chiedeva a gran voce di risparmiare il proprio figlio di qualche mese.
Questa era una regola fondamentale della banda, uno dei suoi capisaldi. I due tenenti, invece, erano quelli con le emozioni più instabili: Bishop aveva lo sguardo oscurato, rendendo difficile il capire se fosse addolorato per il piccolo o fosse innervosito da tale scena, mentre Dingo stava digrignando i denti con nervosismo e lacrimando dai suoi occhi, lasciando lo spettatore in un limbo tra la rabbia del mancato spuntino e il sincero pentimento di aver attentato alla vita di una povera creatura.
In tutto questo, colui che aveva il compito del boia in quel momento, era quello più confuso. La sua ira verso il mondo non avrebbe dovuto fare sconti a nessuno.
Quello stesso mondo che lo aveva privato della sua famiglia, dei suoi amici, e persino della sua integrità morale, non meritava neanche un briciolo di compassione. Un luogo dove bastava un giudizio mal posto, per condizionare l'esistenza futura di qualcuno, non poteva essere giusto per nessun motivo plausibile.
Lo avrebbe annientato, lo avrebbe distrutto senza pietà: questo si era promesso in quel lontano giorno buio di pioggia.
Zero compassione, zero rammarico per qualunque azione: queste immagini stavano scorrendo negli occhi del Feraligatr, mentre il Dragartigli rimaneva sospeso in aria ad un centimetro da quell'essere inutile e pietoso.
Tuttavia, il volto era oscurato, la coda appoggiata sul pavimento come se volesse sprofondare, e il braccio tremava come se fosse stato congelato. Sobek digrignava i denti: una parte di lui voleva concludere il suo attacco e dire di no a tutto quello, allo stesso mondo che lo aveva rifiutato.
Ma una piccola parte, un minuscolo ago di compassione, era puntato sul suo cuore, cercando di penetrare nel miocardio come il pugnale minaccioso di un'amante gelosa che non voleva essere tradita ancora una volta, neanche per un piccolo istante.
Rimase in quello stato per un minuto pieno, con i denti affossati nelle labbra e le vene lungo il braccio pulsanti come il cuore di un gladiatore.
Alla fine, però, egli abbassò la testa di qualche centimetro, ritraendo lentamente le unghie del Dragartigli nella sua mano, chiudendole in un pugno, per poi interrompere la mossa e ritrarre il suo braccio.
Davanti a quello che stava succedendo, i volti degli scagnozzi rimasero pietrificati, mentre occhi di stupore cominciarono a spalancarsi verso l'atto di pentimento del proprio capo banda.
Il Totodile si sentì improvvisamente diverso, come se un macigno di diverse tonnellate fosse stato levato dal suo corpo. "E' questa, la morte? Mi sento... leggero..." : questa era la sensazione che provò in quel momento il piccoletto.
Quando riaprì gli occhi e gli rivolse in cielo, però, si rese conto di essere ancora sulla sofferente terra dei suoi genitori, sotto lo sguardo furibondo di Kurokiba Sobek.
Quegli occhi iniettati di sangue lo costrinsero di nuovo a chiudere gli occhi, in attesa della sua condanna.
Tuttavia, ciò non accadde: il Feraligatr si voltò indietro, lasciando il piccoletto in quello stato tremante e addolorato senza togliergli la vita. Bite si sentì confuso: riaprendo gli occhi, si chiedeva se quel mostro avesse davvero accolto la sua richiesta, e gli avesse concesso un giorno di vita in più per sua grazia.
La prima possibilità, invece, non l'aveva minimamente considerata. Dal fondo della grotta dove erano presenti i suoi tesori, frutto di saccheggi e pagamento del pizzo, la zanna nera si mise a frugare in mezzo a tutti i forzieri, in cerca di qualcosa di specifico.
Ci mise due minuti nel trovarla: una cassa nera dai bordi metallici e la serratura dorata, che il Feraligatr portò davanti al Totodile sbattendola al suolo con la mano sinistra, da quello stesso lato a fianco del piccoletto.
Questo si voltò verso la Tecatetra, con sguardo ancor più confuso.
- Bishop.
Il boss chiamò il suo primo tenente, con tono fermo e deciso.
- Mi dica, - rispose quello, senza alcuna esitazione.
Liberalo, - disse infine il coccodrillo.
Lo sguardo del Bisharp si liberò dall'ombra, mostrando dei freddi occhi neri, mentre Bite non poté fare a meno di emettere un verso di sorpresa.
- E'... davvero sicuro? - Commentò il cavaliere d'acciaio.
Il Feraligatr non si arrabbiò per la contestazione, limitandosi a rispondere sinceramente.
- Fallo e basta.
Non udì un'altra lamentela: il pokémon Fildilama chiuse gli occhi in segno di rassegnazione, prendendo la chiave da Rex e sbloccando il lucchetto dietro dal schiena.
Nonostante però l'essere stato liberato, il Totodile rimase con le braccia lungo il corpo, tale era il dubbio che lo stava affliggendo. Guardò verso l'alto quell'enorme figura con occhi interrogativi.
- Non farti venire strane idee. Non ho ancora accolto le tue richieste. Se vuoi diventare un membro, per prima cosa... asciugati le lacrime: un vero Kuroi Kiba non piange mai, - disse poi, lanciando un'occhiataccia verso Dingo.
Questi, con una velocità fuori dal normale, si asciugò con le mani i propri occhi lucidi, per poi mettersele dietro la schiena in segno di innocenza, mostrando un sorriso a trentadue denti. Bite, invece, avrebbe pianto di nuovo: non aveva idea di cosa lo stava aspettando, ma aveva capito che quell'enorme mostro alto sette metri gli stava dando una possibilità, qualcosa che mai si sarebbe sognato di ricevere in tutta la sua vita.
Il grande Feraligatr aprì davanti a lui la Tecatetra, afferrando con la mano destra il suo contenuto: un enorme dente della larghezza di dodici centimetri e la lunghezza di trentaquattro venne tirato fuori dalla teca.
Era bianco latte, con qualche crepa sulla superficie e un alone grigio sulla base, simbolo che fosse un vecchio dente che da tanto tempo riposava al suo interno.
- Non lo puoi vedere... per via della mia museruola. Ma questo... è uno dei miei denti.
Quattro battiti violenti in successione rimbombarono nel petto del piccoletto: dopo quelle parole, un flash con il Feraligatr a bocca spalancata attraversò la sua mente come un fulmine a ciel sereno. Nonostante avesse ritrovato la speranza, ricominciò a tremare.
- Sei uno abituato a fuggire dai problemi: avrai senz'altro notato che i miei sottoposti hanno tutti un segno, sul proprio braccio sinistro.
Il Totodile si ricordò di quel particolare della banda che gli avevano raccontato, ovvero il tatuaggio di otto centimetri sul bicipite e l'altro sul tricipite della medesima zampa. Il piccoletto aveva imparato come sgusciare via dalle situazioni spiacevoli nella sua vita, e quindi aveva un certo intuito.
Quando considerò nella sua testa la possibilità che il dente e il tatuaggio fossero collegati, il suo sguardo diventò serio. Divenne tutto più chiaro: aveva considerato l'idea che ci fosse una sorta di "rito d'iniziazione" per i novellini della banda.
Che fosse stato rubare qualcosa, o addirittura uccidere un pokémon, Bite si era preparato a tutto questo. Tuttavia, avendo capito che tipo era Kurokiba Sobek, aspettò che fosse lui a dirglielo, e, sicché la frase prima non era una domanda, non si azzardò a rispondere minimamente.
- Dal tuo sguardo... direi che hai capito. Molto bene... allora te lo spiegherò. Per entrare nella mia banda... è necessario far passare questo dente nel tuo braccio. Deve arrivare dall'altra parte della ferita, in modo che venga perforata tutta la zampa. Io... recluto solo pokémon che sopportano... il dolore. Sulle emozioni... dobbiamo lavorare, ma se non sei capace almeno dal lato fisico... non potrai mai stare qui. Hai le braccia corte, e non hai molta forza. Quindi... sarò io, a spingerti il dente nella carne. Ma fai attenzione... non ci andrò piano.
Il piccoletto deglutì' con forza, mentre gli occhi gli tremarono.
- Ad occhio e croce... hai un braccio dal diametro di tre centimetri. Impiegherò... dieci minuti a centimetro, per poi... procedere al successivo. Dovrai sopportare il dolore per un totale di una mezz'ora, prima di... continuare. Dopodiché, trapasserò il braccio fino a che la ferita nel tricipite non avrà raggiunto... i due centimetri e mezzo. Dopo questo... resisti un altro quarto d'ora, e sarai un membro della banda... Queste sono le mie condizioni. Normalmente... do la possibilità di ritirarsi, ma non credo che tu la considererai un opzione...
Il Totodile stava osservando quell'enorme dente: il pensiero di dover sopportare tutto quello per quarantacinque minuti lo terrorizzava, ma allo stesso tempo era disposto a sacrificare il suo corpo per la riuscita dell'impresa.
Finalmente aveva la possibilità di cambiare, e l'idea che stesse praticamente stringendo un patto con il diavolo non lo stava attraversando minimamente. Non rispose, visto che non gli era stata fatta la domanda, ma alzò lo sguardo deciso verso Sobek, dimostrando la sua risolutezza.
Il viso coraggioso di Bite fece un cambiamento impercettibile nel mostro senza cuore, che i suoi sottoposti non notarono minimamente: qualche vena dell'occhio che iniettava sangue in esso si ritirò dalla retina, e la pupilla stretta e nera si allargò di qualche millimetro, segno che l'azione del Totodile aveva lasciato qualcosa nell'arido cuore di quel gigante.
- Bene... non perdiamo... altro tempo. Sdraiati a terra... e stendi entrambe le braccia. Sarà più facile sia a me, che a te.
Eseguì gli ordini senza protestare, non opponendo resistenza quando il pokémon Mascellone afferrò con la sua mano sinistra il braccio sinistro del piccoletto, tenendolo ancorato al suolo.
- Non ti darò un panno... per stringere i denti. Dovrai sopportare il dolore senza aiuti. Potrai anche urlare: questa sarà... l'unica volta in cui urlerai... in mia presenza. Urla forte: avrai la certezza di rimanere cosciente. Sarò io a perforare il tuo braccio, - disse, con il dente impugnato nella mano destra, - ma dovrai darmi tu il via.
Sobek avvicinò la punta del dente alla pelle del piccolo Totodile: la sensazione fu la stessa di quella volta che dovette dormire a lato di una scogliera, dove i buchi nella roccia erano taglienti e dolorosi.
- Hai il permesso di parlare. Quando vuoi.
Bite digrignò i denti: impiegò dieci secondi prima di dare il comando, cercando di annaspare ogni briciolo di forza mentale rimastagli per il compito che si stava accingendo a fare. Alla fine, gridò nello stesso comando con tutte le sue forze.
- VIA!
Il mostro conficcò nel braccio il dente, per il primo centimetro accordato. L'urlo di dolore buttò fuori tutta la disperazione che il piccolo aveva in corpo, lasciando spazio al suo istinto primordiale di sopravvivenza.
- GRWAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH!!!!
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https://youtu.be/CB-ElmlzgzA
- ... e poi mi ha chiesto di usare Rogodenti per disinfettargli la ferita, per poi usare la saliva, chiuderla con le bende e tutto quanto! Ho dovuto persino accompagnarlo nella sua cella! Ma che gli dice il cervello al boss?!?!?
- Non so che dirti, Rex... è la prima volta che succede una roba del genere, qua dentro. E poi... vuoi opporti alla sua decisione? Ti ricordi cosa ha fatto a Gregor?
- L'ha sbattuto al muro con Codadrago, per poi afferrarlo e stringergli la pancia lentamente con Dragartigli... brrrr! Non farmici pensare!
Era il momento di andare a dormire per la banda Kuroi Kiba, e le tre reclute più forti avevano il compito di assicurarsi che tutti andassero a coricarsi nel proprio spazio.
Hai mai visto una catacomba? Immensi corridoi di pietra, ai cui lati dei muri c'erano delle fessure dove venivano fatti riposare per sempre i morti. Il settimo piano era composto in quel modo: lunghi spazi angusti dove erano posizionate tante file con buchi all'interno, dove c'era abbastanza spazio per un letto di paglia e qualche effetto personale.
Nonostante ciò, era una sistemazione abbastanza comoda, e permetteva una gran facilità nel controllo delle reclute, potendo fare le ronde notturne senza alcun problema, controllando che nessuno andasse in giro a cacciarsi nei guai.
Le uniche pecche erano che, se qualcuno russava, gli altri non riuscivano a dormire, perché l'avrebbero sentito rimbombare per tutto il piano, e l'unico modo per scaldarsi d'Inverno era tenersi qualche Pietrafocaia di riserva, visto che non c'era il riscaldamento.
- Tsk! Spero che impari in fretta ad ambientarsi: non voglio che quel rifiuto mi sia affibbiato durante qualche lavoretto... - commentò Paride *, il Pawniard del trio.
- Ah, nossignore! Se il boss avrà intenzione di farmi fare il babysitter ha sbagliato a capire! Che provino a darmi qualche colpa se non fa il suo lavoro: è la volta buona che chiudo con questa m**data! Dopo avergli staccato la coda, s'intende!
- Shhh! Non fare il minchia! - Gli disse Krugo, il Croconaw, - che t'è preso tutt'a un tratto, eh? Vuoi farti sentire?!
Il Krokorok inveì contro una recluta lì vicino, gridando a squarcia gola.
- EHI, HARU! NON TI STAI PORTANDO LE COSCE DI DODRIO DI NUOVO IN CELLA, EH?!?
- N-NO! ASSOLUTAMENTE NO, REX-SENPAI! - Disse il Croconaw nella cella 20.
- SE BECCO LE TUE ZOZZERIE QUANDO DEVO FARE IL CONTROLLO DI MATTINA TI STACCO LA ZAMPA, E' CHIARO!?!?!
- Solo? Sei troppo buono... - commentò il pokémon Lamaffilata, - io gli avrei tolto le Pietrafocaia da sotto la paglia. Soffrirà le pene dell'inferno di notte, se prima non muore per il gelo...
Rex rispose senza troppi peli sulla lingua.
- Ma sei c***ne? E il lavoro suo chi l'avrebbe fatto, eh?
- Perché senza una zampa sicuramente se la sarebbe cavata... - Rispose il Pawniard.
- SEMPRE MEGLIO CHE CONGELARLO!
- Non riesci proprio a non urlare, eh? Devo forse tagliarti la lingua?
- CI DEVI SOLO PROVARE! - Disse, ponendo la zampa sinistra sul bicipite destro, - TI FARO' RIMPIANGERE DI ESSERE NATO! PAROLA DI REX!
Prima che la conversazione potesse andare oltre, le reclute che stavano sentendo il litigio dei due sottotenenti iniziarono a levare cori d'incitamento.
- BOT-TE! BOT-TE! BOT-TE! BOT-TE! BOT-TE! BOT-TE!
Irritato per il momento di delirio, Krugo levò dalla sua voce rauca un urlo dirompente.
- SILENZIO, MAMMOLETTE! VI STACCO LA TESTA A TUTTI QUANTI SE NON TACETE!
Neanche il tempo di finire la frase che tutti quanti tacquero all'unisono, impauriti dall'aura funesta emanata dal coccodrillo blu. Una volta calmate le acque, fece uno sbuffo di noia per aver dovuto alzare la voce.
- Tu la devi smettere di fare sempre la cap 'e cazz' ... - Disse a Rex, - Impara a dosare le parole, almeno con i tuoi compari...
- Pfiù, - disse mettendosi le braccia incrociate.
- E tu... - disse invece a Paride, - Non puoi essere meno velenoso? Meglio stare in una vasca di Qwilfish che con te...
- Non mi sembra di aver detto niente di strano... Ho solo fatto notare quanto sia un pezzente urlatore come il tenente Dingo. Non capisco come facciate a sopportarlo...
- Ti stai lamentando del signor Dingo?! - Fece il Krokorok, - almeno lui ha stile! Non sbavo dietro ad un handicappato che spara merdate da sapientone tutto il tempo!
- Ti riferisci al signor Bishop? Tsk...Non ho bisogno di difenderlo, - continuò il Pawniard, inarcando gli occhi verso l'alto, arrogantemente, - uno che urla a destra e a manca come una femmina in calore, non può pretendere di considerarsi intelligente.
- AHAHAHAHAHAHAHAHAH! DIFENDERE, LUI? A MALAPENA RIESCE LUI DA SOLO!
- Ma se il signor Dingo le prende sempre dal signor Bishop...
- Tsk tsk... non sai proprio niente, eh? Il signor Dingo fa sempre apposta a perdere, perché dice che gli fa pena dover annientare una scatola di latta senza un braccio! Andiamo... Scommetto che anch'io potrei batterlo, senza neanche usare una mossa!
- Interessante conversazione...
https://youtu.be/9jj5IXsb0ho
Una voce profonda, ma con sottili sfrigolii metallici. Un brivido dilaniò la schiena di Rex.
- Quindi tu avresti le palle per affrontarmi e sconfiggermi, eh?
Il Bisharp dei Kuroi Kiba apparve lì davanti al trio, per la precisione vicino al Krokorok, che nel frattempo era voltato verso i compagni ad occhi chiusi, indicando con il pollice la sua persona.
- GRARGH!
Non appena notò la presenza di uno dei suoi tenenti, il coccodrillo di tipo Terra cadde al suolo con il volto rivolto verso il cavaliere d'acciaio, con tutte le zampe tremanti.
- E-e-e-e-e-c-c-c-c-o... I-i-i-i-i-o s-s-s-stavo scherzando! E-e-e-e-e-e-era solo uno s-s-s-s-scherzo! S-s-s-s-sa com'è... Era s-s-s-s-solo una chiacchierata tra compagni di bevute! Eheheheheheheheheh!
Il pokémon Fildilama non rispose, così come i suoi colleghi sottotenenti, che erano rimasti pietrificati dall'incontro inaspettato con il guerriero mancino. Lo sguardo di Bishop era gelido e freddo, da cui era impossibile discernere il suo disprezzo, o il suo totale menefreghismo verso la faccenda.
- LAPREGONONMIFACCIADELMALE!
La richiesta di aiuto uscì fuori di getto, senza neanche dare il tempo di rispondere al tenente, talmente tanto fu il terrore che riuscì ad incutere con i suoi occhi vitrei. Contro ogni previsione, il Bisharp tese la mano al suo sottoposto per aiutarlo ad alzare, con la stessa espressione immutata.
- Non importa.
Il Krokorok era confuso: mai si sarebbe aspettato un tale atto di compassione da parte del più terribile dopo Sobek dei Kuroi Kiba. Si dice che con il solo braccio fosse in grado di spaccare in due una montagna, e che i suoi sensi fossero acuti ai livelli di un sensitivo.
Questo era Aragram Bishop, il braccio destro del temuto Kurokiba. Un po' titubante, Rex fece per afferrare la mano sinistra del pokémon Fildilama.
- M-mi perdoni sè-
Il cavaliere chiuse gli occhi in segno di rassegnazione, per poi tirare il Krokorok per la zampa e sbatterlo dietro di sé con veemenza, spiaccicandolo la sua testa al suolo come un macigno. Il sottotenente non svenne, ma si ruppe qualche dente e sputò sangue dalla bocca.
- G-g-ough! K-k-kah...
- Non mi interessa come la pensi, - disse il tenente, - ma non posso certo lasciarti andare dopo aver sentito tutti quegli insulti, anche se privi di pericolo. Devo farmi rispettare, in qualche modo. Spero che tu comprenda...
Il pokémon Sabbiadrillo cercò di sollevarsi dal suolo lentamente, per non scatenare l'ulteriore ira del tenente.
- Uhm... Ti ho rotto cinque denti e ti ho quasi fratturato la mandibola... Direi che può bastare. Però... che seccatura... ora il pavimento è sporco di sangue. Se rimane così, le reclute non riusciranno a dormire dall'eccitazione. Ci pensi tu, Paride?
Il Pawniard dovette concentrarsi e sgranare gli occhi per nascondere un eventuale espressione di godimento da parte sua, nel vedere il compagno aver ricevuto la giusta punizione.
- L-lasci fare a me, signor Bishop!
Il Bisharp scosse la testa, notando l'umore alto del suo sottotenente.
- Non va bene... La sento da qui la tua sete di sangue, e il fatto che ti sia piaciuto il piccolo spettacolo. Non che voglia privarti del divertimento, ma è pur sempre un tuo compagno. Non è una cosa che porta onore godere delle disgrazie altrui. Non troppo, almeno... Ahahah...
- Farò... più attenzione, - disse Paride chinandosi, per poi tornare indietro e recuperare qualche panno.
- Tu, invece, - disse a Krugo, - occupati delle sue ferite. Una recluta in meno è come un pedone mancante su una scacchiera. Non è una grave perdita, ma è pur sempre uno svantaggio.
Il Croconaw, rimanendo serio, aiutò il suo compagno nel sollevarsi, il quale era dolorante dalla testa ai piedi.
- A-ahia... fai piano... - chiese Rex sottovoce.
- Questo è perché non sai tenere la bocca chiusa, pirla.
- Per il resto... Rex, - disse il Bisharp, - non dirò al boss di quello che hai detto sul suo conto, prima.
Il Krokorok sbiancò di colpo: la possibilità che il tenente potesse riferire al capo Sobek tutte le sue lamentele sull'avvenimento di Bite lo preoccupava e non poco, considerando cosa fosse capace di fare.
Quell'affermazione di tenere per sé tutta la chiacchierata sul conto del Feraligatr, tuttavia, fu ciò che lo fece tremare: cosa avrebbe dovuto fare per far tenere la bocca chiusa, al cavaliere d'acciaio?
- Non fraintendermi: è solo che so perfettamente che fine ti spetterebbe, se ti lasciassi alla sua mercé... Ma mi servi ancora, quindi preferisco non farlo. E poi... se devo essere sincero, non hai fatto nulla di male. Se non ti fossi fatto sentire, non sarebbe successo niente. Purtroppo passavo da queste parti, e da sovrintendente non potevo lasciar correre. Mi capisci, vero?
Il Krokorok non rispose: tremante sia per colpa delle ferite che per l'inquietudine generata dalla situazione, si limitò a rivolgere uno sguardo interrogativo, senza proferire parola.
- E' bene nutrire dei dubbi in chi comanda: se un sottoposto è troppo fedele rischia solo di guardare avanti a sé, invece di scorgere le possibilità a lato. Anch'io non ero d'accordo sul reclutamento di quel moccioso. Lo vedo... utile solo per cinque diverse situazioni, purtroppo... Tuttavia, la decisione del boss va rispettata, anche se non siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Direi che un capo va rispettato e appoggiato nelle sue decisioni, perché è il pilastro della banda. Ma, se devo essere sincero, va contro il mio stile di vita ispirarmi a qualcuno con cui sono sempre d'accordo...
Centosettantesimo anno del drago, ore 23.00.
- Sarebbe troppo noioso... seguire uno che vede solo il bianco delle cose e schifa il nero, pensando di non essere mai stato macchiato nella sua vita...
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- Pant... Pant... Porca Miseria... eccoti qui...
- Ah, ciao Rukio.
...
(Rukio...)
Guarda le nuvole... Il cielo oggi è stupendo!
- (Oh... E' proprio vero...)
- Ora che ci penso... sembrano proprio identiche all'ultima volta che le abbiamo viste insieme... Ci conoscevamo appena ed eravamo venuti proprio qui, su questa collina... Eheh! Quella volta ti ho parlato del mio sogno, ricordi?
- ... (Già...)
- Anche quando ti ho dato la Sciarpa dell'Armonia eravamo qui... Ed eravamo qui anche quando abbiamo deciso di lasciare il villaggio insieme... dopo che Ampharos ci aveva dato gli strumenti da Apprendisti GIP. Questo luogo è pieno di ricordi delle nostre avventure!
- (E' vero... Adesso che ci penso, questo luogo ha visto praticamente tutto di noi... Quanti ricordi! E poi... soffia sempre questo bel venticello fresco... E' proprio un bel posto... Più ci penso e... più sono convinto di voler restare in questo mondo! Coraggio, allora... E' giunto il momento di parlargliene.) ... Amelia...
- Uh? Dimmi.
- Devo dirti... una cosa importante...
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- Quello che voglio... è continuare a vivere tante avventure insieme a te, amica mia. Per me... dirti addio... sarebbe troppo doloroso.
- ...
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- Grazie... grazie di cuore, Rukio.
- Uh?
- Rukio... sai perché sono venuta qui? Perché ho visto una luce scendere dal cielo su questa collina... Quella luce... era Xerneas.
- X-xerneas?!
- Quando l'ho incontrato, sai cosa mi ha detto? Mi ha detto che era venuto per svegliarmi...
- (Xerneas... è venuto a svegliare Amelia? Che...Che significa?)
- Mi ha detto che me lo aveva promesso... Ma io non mi ricordavo di nessuna promessa... Non capivo proprio di cosa parlasse. Ma poi, quando mi ha toccato con le sue corna... Mi sono ricordata tutto. Rukio. Io, in realtà... sono Mew.
- M-mew? C-cosa...
- Già. Hai presente quando Celebi mi ha detto che questa era la mia lotta? Una voce dentro di me mi diceva che aveva ragione. Ma non riuscivo a capire perché... Grazie al tocco di Xerneas, però, tutto è diventato più chiaro. Nella mia vita precedente, io ero Mew.
- V-vita precedente? C-che c-cosa... stai dicendo?
- Rukio, noi due ci siamo incontrati tanto tempo fa. Ti ricordi cosa dicono le iscrizioni su quell'evento passato? Dicono che la Materia Oscura fu fermata grazie all'allineamento delle stelle... Ma in verità non è andata così. Io e te abbiamo unito le nostre forze e l'abbiamo sconfitta. Ma non è bastato. L'odio di cui era composta la Materia Oscura si sparse in tutto il mondo. Nutrendosi di questo, a poco a poco è riuscita a tornare in vita... in un lontano futuro. E quel lontano futuro... è il nostro presente. Quello scontro finale si rivelò una grande sconfitta. Mew... Io... mi sbagliai. Appena me ne accorsi, decisi che avrei fatto qualsiasi cosa per riparare al mio errore. Quindi, inviai il mio spirito nel futuro... E' così che sono rinata in Amelia.
- (Amelia... allora tu...)
- Rukio, non sono stati i Beheeyem a cancellarti la memoria. Sono stata io... Cioè Mew. Questo è successo prima che tu venissi nel mondo dei Pokémon. E tu, Rukio, avevi dato il tuo consenso. E' così che sei arrivato in questo mondo.
- (Cosa!? Ho acconsentito che mi venisse cancellata la memoria?!)
- Avevo preparato delle misure di sicurezza, come l'Acqua della Luce... Ma alla fine ho deciso di non fare affidamento su di esse. Non avremmo vinto nemmeno stavolta, se avessimo usato le stesse tattiche. Per vincere, dovevamo fare di più. Dovevamo provare qualcosa di nuovo.
- ...
- La Materia Oscura è nata dai pokémon del passato. O meglio, è stata creata dai loro sentimenti negativi. E parte di quella negatività apparteneva anche a Mew... Per questo ho deciso di perdonare la Materia Oscura. In questo modo, l'ho fatta scomparire... Ma una parte di essa era presente anche in Mew. Quindi questa lotta... è stata la lotta di Mew... la mia lotta... per riuscire a perdonarmi. E nell'istante in cui ho perdonato la Materia Oscura, ho capito... Ho capito... di aver avviato la mia distruzione. Perché... la Materia Oscura... è parte di me. Non sei tu quello destinato a scomparire, Rukio... Sono io...
https://youtu.be/RkgaIrPEyPk
- A-AMELIA!
- Ho chiesto un favore a Xerneas. Sarei dovuta scomparire nell'istante in cui avrei ricordato tutto. Ma l'ho pregato di lasciarmi del tempo... Io volevo... volevo parlare con te per l'ultima volta... L'ho pregato di non lasciarmi scomparire prima di poterti rivedere... e ha accettato. Sono... davvero felice... Sono riuscita a parlarti per l'ultima volta... Che strana sensazione... Io sono Mew... ma allo stesso tempo, sono anche qualcos'altro. Sono anche Amelia. Sono cresciuta rispetto a quando ero Mew nel passato. La parte di Mew che è in me è felice di aver portato a termine il suo compito... Ma Amelia... non è altrettanto felice. Mi dispiace dover rinunciare al mio sogno proprio adesso... E poi... H-ho il cuore pieno di tristezza... perché so che d-dobbiamo separarci... S-sniff... R-rukio... Anch'io... Anch'io vorrei rimanere con te, Rukio... V-volevo... volevo continuare a stare con te... per sempre... Però... non posso...
- (No... Non è vero...)
- Il mio tempo è esaurito... ma voglia dirti un'ultima cosa... Questo mondo non potrebbe esistere se tutti i pokémon non si aiutassero tra loro. Vivono insieme accettandosi e perdonandosi a vicenda. Pensavo solo a me stessa e non me n'ero mai resa conto... Ma se adesso l'ho capito, è solo grazie a te, Rukio.
- AMELIA!
- E'... è stato bellissimo... Inseguire il mio sogno... Incontrarti... Vivere appieno la mia vita...
- AMELIA! ASPETTA!
- G-grazie di tutto... Rukio. E' stato tutto merito tuo. Non t-ti preoccupare per me, andrà tutto bene! Sono felice... e lo sarò per sempre! Quindi ti prego, Rukio! Qualsiasi cosa accada, non essere mai triste! N-non voglio vederti piangere! F-fallo... per me...
- No... No... N-non è possibile... Non può finire così... Amelia... R-resta qui... N-NON ANDARTENE! AMELIAAAAAAAAAAAAAAA!
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- AMELIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
Centosettantesimo anno del drago, mezzanotte. Luogo: Terra dei Deserti. Dopo un'intensa giornata di ricerca, il Rakujitsu no Senshi, Ōryugo Rukio, stava dormendo nella sua camera riservata all'interno del palazzo di Nebra. Il letto di seta, ricoperto da un lenzuolo con la trama di mille e uno fili, aveva accolto dolcemente il piccolo licantropo nell'abbraccio onirico all'inizio.
Tuttavia, destino voleva che questo dovesse essere tormentato dal suo passato ancora una volta: in quel giorno stancante, tra allenamento e immersione nell'Archivio Reale per raccogliere informazioni sui banditi più sfuggenti e pericolosi, il Riolu aveva sognato quel fatidico giorno in cui dovette dire addio alla sua cara compagna Amelia, l'evento che mai era riuscito ad accettare nel suo cuore.
- Anf... anf... anf... (Di nuovo... d-di nuovo...)
Rukio digrignò i denti, stringendo a sé la Sciarpa dell'Armonia, ricolmo di rabbia nei confronti di se stesso per aver avuto ancora quel maledetto incubo. Fortunatamente non rimase molto a crogiolarsi nel dolore: Bianca VI, che era di ronda quella notte, bussò con cautela, preoccupata per la salute dell'importante ospite.
- M-mi scusi, signor Rukio... va tutto bene?
Egli fece dei respiri profondi, cercando di controllare i suoi battiti e recuperare un po' di controllo dopo l'enorme terrore di quel flashback. Una volta tranquillizzato, scese dal letto e aprì la porta alla guardia reale per tranquillizzarla.
- V-va tutto bene, signora Bianca. Ho avuto solo... un brutto incubo.
- Mi... dispiace. Deve essere stato orribile, se l'ha costretto ad urlare così forte. Ha bisogno di qualcosa per calmarsi? Le posso preparare un po' di latte caldo, o anche una camomilla, se vuole.
- N-no... sto bene così, grazie. Non è la prima volta... che succede.
L'Audino lo guardò con sguardo addolorato. Non aveva intenzione di dirlo al poveretto, ma durante l'incubo egli aveva parlato nel sonno, rendendo il quadro sulla natura del sogno molto chiaro.
Purtroppo per lei, o per lui, il pokémon Emanazione era molto intuitivo su certe cose, soprattutto per le parole scambiate in silenzio. Quindi, le fu impossibile tenere nascosto quel segreto.
- Ho... parlato nel sonno, vero? - Chiese con un tono triste il Riolu.
Sorpresa da tale domanda, la pokémon Ascolto sobbalzò all'indietro, per poi rispondere scuotendo le mani davanti a sé.
- N-no no no! N-non ho sentito assolutamente niente! H-ho solo sentito l'urlo alla fine... eheheheheh...
- "Alla fine"? E prima cosa c'era?
- B-beh ecco...
La faccia di Bianca divenne sconsolata: si arrese all'evidenza di non poter nascondere quella bugia al capitano del team Skyraiders, mostrando tutta la sua tristezza nei confronti di ciò che aveva sentito.
- Stia tranquilla... Non c'è bisogno di essere tristi per me, - disse Rukio, distogliendo lo sguardo e accarezzandosi la spalla destra con la mano sinistra, - anche se non sembra, ci ho fatto... l'abitudine...
Questa volta, la bugia fu detta da egli stesso: non credo serva fartelo presente io, riguardo alla veridicità della mia affermazione. I due rimasero in silenzio per qualche secondo, tra pensieri malinconici e congetture su come liberarsi da quella situazione imbarazzante.
- (Fa male... non voglio coinvolgere altri in tutto questo. Non ci vuole l'intuito per capire che questa ragazza è molto sensibile, forse più di quanto lo sono io. Mi darebbe fastidio lasciarla così...)
Il Riolu decise dunque di non farla sentire in debito in alcun modo.
- Senta, - disse sorridendo come se non fosse accaduto nulla. Quasi involontariamente, l'Audino rispose di riflesso.
- M-mi dica pure...
- Quel latte caldo... E' ancora disponibile a farlo?
Bianca si sentì un po' più sollevata: mostrare gentilezza nei confronti del piccolo licantropo l'avrebbe aiutata sicuramente a sentirsi meno colpevole del fatto involontario. Senza ulteriori indugi, rispose con la più semplice e benevola delle risposte.
- Sì! Certamente!
La sesta guardia si assentò per qualche minuto, il tempo di raggiungere la cucina per preparare una tazza di Buonlatte caldo e fumante. Fortunatamente, quella sera c'era anche Naranja IV a fare la ronda notturna, quindi non c'era pericolo di lasciare un posto critico. Quando tornò, la tristezza e la colpa erano sparite sul volto della pokémon Ascolto.
- Ecco qui! Mi perdoni se ci ho messo tanto, ma ho preferito prepararglielo a fuoco lento, per assicurarmi di scaldarlo senza farlo bollire.
Il Riolu accolse tra le mani le scuse di Bianca, sorseggiando con piacere la tazza calda, mantenendo il piattino nella mano destra e sollevando il resto con la sinistra.
- Wow. Non credevo che sarei rimasto così contento di una tazza di latte! La ringrazio, è stata molto gentile!
- E'... un piacere.
Dopo quello scambio di parole, il piccolo licantropo prese altri due sorsi, prima di continuare quella bizzarra conversazione.
- Quando... quando facevamo le missioni insieme, dovevo sempre stare attento più a lei che ai pokémon nel dungeon. Amava talmente tanto l'avventura, che finiva per andare per conto suo, rischiando di perdersi. Era... davvero una pokémon particolare.
L'Audino non commentò la frase di Rukio, ma il suo sguardo divenne meno sorridente e un po' più compassionevole.
- Lei... si è mai dovuta separare da qualcuno o qualcuna d'importante per lei? - Chiese l'esploratore alla guardia, guardandola negli occhi.
Lei era stata fortunata da questo punto di vista: fin dalla nascita, non aveva mai avuto qualcuno che avesse potuto chiamare mamma o papà, e dovette vagare per gran parte della sua vita da sola, tra pokémon fraudolenti e minacciosi.
Contrariamente a quello che si sarebbe aspettato chiunque, lei era una femmina forte, capace di badare a se stessa: tale dono gli aveva regalato la vita precedente a quella di Guardia Reale.
In quel momento, l'unico flash che attraversò la sua mente fu quello di otto pokémon che la salvarono da una tempesta di sabbia, mentre lei vagabondava tra le dune con solo un panno fatto con giunchi e fango. Quella mano nera dalle unghie rosse era stata una benedizione per lei, così per la vista di quella chioma fluente racchiusa da un elastico verde.
- Non ho mai avuto... questa sfortuna. Purtroppo non posso esserle vicina, in questo... Però... se può esserle d'aiuto, conosco tanti pokémon che non vorrei perdere mai. Probabilmente... non riuscirei mai ad accettarlo. Però... questo non vuol dire che dobbiamo essere tristi tutto il tempo, giusto? Coloro che ci vogliono bene non vorrebbero mai vederci in tale stato, no?
"Qualsiasi cosa accada, non essere mai triste": le parole dell'Audino gli riportarono quelle del sogno con Amelia, ricordando i voti che aveva promesso di mantenere. Così come la sua dipartita, anche l'episodio alla Grotta della Purezza con Slade gli tornò alla memoria, arrabbiandosi con se stesso per aver avuto quella ricaduta.
- (L'ho promesso. L'ho promesso a lei... Perdonami, Amelia: non accadrà più! Quando ti rincontrerò...)
- Signor... Rukio?
Il piccolo licantropo mostrò il sorriso di chi aveva ritrovato la pace con se stesso, riponendo la tazza sul piattino e consegnandola alla sesta guardia.
- La ringrazio, Bianca. Ora sono a posto.
- Non lo dica neanche. Spero che riuscirà a dormire meglio! - Disse con una faccia allegra, - Buonanotte.
- Sì... Buonanotte.
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https://youtu.be/pcScX2Rh6qM
- ("Caridor... Xevghiu..." Mon dieu! Che diavolo di scherzo è questo?!)
Il capitano del team Skyraiders non era l'unico ad avere problemi a dormire: Mizukage Shinso, prendendo sul serio il compito affidatogli da Noir III, ogni notte di quei quattro giorni l'aveva passato a cercare di tradurre qualche pezzo del quadernetto ricevuto.
Aveva già archiviato innumerevoli pagine di traduzione, ed era arrivato a pagina 132, terzo paragrafo, ed il testo sembrava un ricettario di pozioni di uso comune e resoconti di avventure.
Normalmente una lista comune non avrebbe disturbato nessuno, ma il fatto che fosse difficilissimo decriptarlo e che lo stile di lettura cambiava di pagina in pagina mandava in bestia il povero Frogadier.
- (Prima le fantastiche avventure nel Giardino Soleggiato... Poi come preparare il Succodibacca della nonna Torkoal... ma mi prendi in giro?!?! Che diavolo me ne faccio di queste fesserie?!?! Sto perdendo la pazienza... Altre cinque pagine e basta! Se non salta fuori qualcosa ci rinuncio!)
Il pokémon Schiumorana, dunque, procedette alla traduzione di altre cinque pagine: impiegò due ore solide per completare la decifrazione, per poi scoprire che, per coltivare bene la Baccamodoro, era necessario che ricevesse molto più sole del normale e che fosse abbondantemente annaffiata.
Nel momento in cui realizzò il contenuto dell'ennesima traduzione inutile, Shinso sbatté le mani sulla scrivania che gli era stata concessa e rovesciò a terra tutti gli strumenti che stava utilizzando, compresa la boccetta d'inchiostro di Baccalongan e la Piumingegno da scrittura.
- CRA!
Fortunatamente si accorse l'istante dopo di aver fatto un'azione maleducata, essendo stato lo stesso sovrano a fornirgli tutto quello. Per cui, repentinamente salvò la boccetta d'inchiostro dalla caduta, mentre il libro e la piuma vennero lasciati andare per garantire che non venisse sprecata alcuna goccia di nero.
- Fiuu...
- Tutto bene?
Il pavimento rivolse la parola al Frogadier, spaventandolo ancora una volta.
- CRA! MA CHE-
- Shhhh! Sono io, Naranja!
Utilizzando la sua abilità Genshi E.T.W.H.E. , il Sigilyph di ronda stava comunicando attraverso una mattonella ai piedi della ranocchia.
- Mi perdoni se la disturbo, ma l'ho sentita gridare e mi sono preoccupato.
- P-poteva dirmelo senza farmi venire un colpo, Sacrebleu! - Rispose Shinso sottovoce, con fare arrabbiato.
- Mi scusi... E' apposto, comunque?
- Sì sì... sono solo caduto dalla sedia, niente di grave...
- Va bene... Mi faccia sapere se ha bisogno di qualcosa.
La conversazione fu breve: capendo l'equivoco, il pokémon cromatico non si dilungò oltre, e lasciò il ninja acquatico con i suoi problemi.
- (Mon dieu... dov'è finita l'educazione?! Non poteva bussare fuori dalla porta come tutti gli altri? Che nervi...)
Dopo aver fatto chiarezza nella sua testa, si accinse a recuperare il resto degli oggetti caduti. Lasciò per ultimo il quaderno che stava traducendo, prendendolo in mano a pagina 72.
- (Tch! Vorrei sapere chi è l'ubriacone che si è messo a scrivere questa buffonata! Se dovessi usare una metafora, leggere e tradurre questo libro è come andare in un circo di pazzoidi! Non si capisce niente, Jesus Christ! Uhm... Forse neanche quello. Almeno in un circo, io mi divertirei...)
Il suo occhio si posò al centro della pagina, nella riga d'interlinea tra due paragrafi.
- (Uh?)
Stranamente, nonostante quella fosse uno dei paragrafi già letti, tradotti ed archiviati in un altra pila di fogli pergamena, la Schiumorana non riconobbe quel passaggio: in due parole c'erano delle icone rappresentanti Dugtrio e Mr. Mime che non ricordava aver lettto da nessun'altra parte.
- (Ma che... ero sicuro di avere già fatto questa parte! Possibile che l'abbia saltata?)
Incuriosito da tale risvolto, riprese le pagine composte qualche giorno fa e mise a confronto sulla scrivania ciò che aveva scritto con quello che stava leggendo nel quadernetto. Contrariamente a quello che si aspettava, nel suo testo era presente qualcosa su quel paragrafo, ma la traduzione risultava completamente sbagliata dal quaderno originale.
Nella probabile possibilità che lui avesse saltato qualche pagina e avesse dovuto ricontrollare l'intero libretto, si accasciò alla scrivania sbattendo i gomiti su di essa, per poi mettersi le mani in testa.
- (Mon Dieu! Mi prendi in giro?!?! Che diavolo ho scritto qua se questa pagina non l'ho mai vista prima! Povero me... Ora mi tocca controllare di nuovo questo maledetto quaderno per essere sicuro di non aver saltato altro! Ma perché tutto a me... )
All'improvviso, però, qualcos'altro scosse la sua attenzione: nel colpire il tavolino di legno con i gomiti, involontariamente aveva voltato di una pagina il libro, finendo a pagina 74 e 75. Quando la pagina di numero pari si posò completamente sulla pagina 72, per un istante lampeggiò tra i due fogli una luce violacea.
L'intervallo di tempo fu talmente corto che la Schiumorana non fu convinta di ciò che aveva appena visto: si stropicciò gli occhi rapidamente, per poi tornare a fissare il presunto punto in cui il luccichio si manifestò.
- (Ma che... Ho sognato? Devo essere davvero stanco per-)
Non finì in tempo il pensiero che quella piccola fiammella si ripresentò. Per paura che il foglio stesse effettivamente bruciando, egli riaprì di getto il libro alla pagina incriminata. Non notò alcuna traccia di bruciature, e nemmeno del colore viola.
- (Che... sta succedendo? Sapevo che prima o poi sarei impazzito, ma non pensavo così presto... Vediamo...)
Per essere sicuro di non star dando i numeri, Shinso rilesse quel foglio, controllando di ritrovare quelle icone che prima l'avevano disturbato. Quando non riuscì a trovarli all'interno del paragrafo, s'innervosì di nuovo, richiudendo quella e andando a pagina 70 e 71 per zelo. Tuttavia, quell'evento accadde di nuovo: da pagina 72 a 73, si ripresentò il bagliore viola, e questa volta il ninja acquatico divenne certo di ciò che i suoi occhi gli stavano mostrando.
Tornando di nuovo su quelle pagine, scoprì con sorpresa la verità dietro quel libro. Non era stato lui a sbagliare pagina, né paragrafo, né tanto meno traduzione: in quelle due pagine il contenuto scritto era cambiato, sia nei simboli che nella chiave di cifratura. Ricordandosi le parole del Gran Visir *, il Frogadier iniziò a preoccuparsi.
Cominciò a fare degli esperimenti: richiuse e riaprì diverse pagine, segnandosi sui fogli le copie di fogli sui quali eseguiva quei passi. Ogni volta, il risultato era il medesimo: ad ogni chiusura, il contenuto delle due pagine prese come riferimento cambiava, così come il suo codice di cifratura.
- (Non è un'allucinazione... Noir aveva ragione! Il contenuto di questo libro cambia continuamente! Come ho fatto a non accorgemene prima?! Soprattutto la luce viola! Non è un dettaglio che passa certamente inosservato! Non sono così cieco... Rifletti bene, Shinso: perché adesso e non prima?)
Da quel momento, il pokémon Schiumorana cominciò a pensare ininterrottamente su ogni possibilie congettura riguardante quell'avvenimento, appoggiando i bracci sui braccioli della sedia, guardando il soffitto in cerca di risposte. Impiegò diversi minuti nel accertare e scartare allo stesso tempo innumerevoli ipotesi senza mai fermarsi, fino a che il suo corpo non cominciò a sentire la stanchezza, carica di notti in bianco ed allenamenti nell'arena Pompei.
- (Mon Dieu... Non mi viene in mente niente... E sono troppo stanco per continuare... che ore ho fatto?)
Accanto a dove aveva appoggiato la boccetta dell'inchiostro, posò lo sguardo su un piccolo orologio analogico in legno: le lancette segnavano le tre e ventiquattro.
- (Sono le tre di notte passate... mi sa che domani le prenderò di santa ragione durante l'allenamento... Non ho mai fatto così tardi prima d'o-)
Il Frogadier si fermò di colpo. L'illuminazione arrivò come un fulmine al ciel sereno: non aveva mai impiegato così tanto tempo nel cercare di tradurre quel quaderno, e quella era l'unica condizione che sviava dal resto delle notti precedenti.
- (L'ora... E' l'ora il problema! In questi quattro giorni non mi sono mai messo a leggere alle tre di notte... L'altro ieri ho letto alle sei del mattino, ma è la prima volta che leggo di fila così tardi. Però... non vedo come questo possa... cambiare...)
Lentamente, i suoi pensieri si affievolirono, rimanendo con lo sguardo immobile verso quel quaderno. Non aveva idea del perché avesse considerato quella variabile come qualcosa di rilevante, né del perché non avesse avuto alcun dubbio nell'affermare che quella fosse una cosa importante. Ma poi, qualcosa cambiò in quella sua riflessione notturna, qualcosa che lo scosse profondamente.
https://youtu.be/cFQLWVl6-ws
L'elemento delle tre di notte cominciò a strisciare silenziosamente nel suo cervello come un lombrico appena nato vicino ad un terreno rigoglioso: una volta che te ne accorgevi, cominciavi a muovere lo sguardo intorno, trovandone altri a terra.
Quando poi iniziò a trovare altri elementi collegati, un brivido freddo percorse la sua spina dorsale avanti e indietro, fino a diffondersi nelle sue braccia e nelle sue gambe. Il suo corpo divenne tutto tremante, gli occhi si allargarono come se avessero visto un fantasma, il suo respiro si fece affannoso come se stesse fuggendo da un demone della notte e il suo cuore batté in modo violento, come se volesse scappare dalla gabbia toracica.
- (N-no... Questo... No...)
L'orario, le pagine che cambiavano di contenuto, i fogli composti di Baccabana, l'inchiostro di Baccaxan e la luce viola: spettri del passato cominciarono a danzare nella sua mente con grida agghiaccianti e volti deformati, calpestando con piedi putrefatti ogni angolo della sua scatola cranica fino a provocargli quasi dolore, che venne tradotto in un senso di svenimento da parte del Frogadier. In preda al panico più totale, egli dovette poggiarsi con le mani sulla scrivania per evitare di perdere i sensi.
- (No... è... è impossibile! Q-questo... non può essere qui... N-no...)
Rimase fermo in quella posizione per due minuti abbondanti, continuando a tremare dalla testa ai piedi. Il terrore aveva ormai completamente afferrato il povero ninja nella sua fredda morsa, provocando in lui una sudorazione irrefrenabile. Si sentiva perso in quel momento: la possibilità che il suo passato fosse tornato a perseguitarlo era lì davanti a lui, sotto forma di un vecchio quadernetto usato la cui provenienza e la cui modalità di reperimento gli erano sconosciute.
Tuttavia, di una cosa era certo: se quel quaderno era ciò che pensava, voleva dire che non era più al sicuro, e che la possibilità che il suo orribile segreto venisse rivelato a tutti quanti era reale. Dopo che passarono quei fatidici minuti, finalmente prese una decisione: pericolo o non pericolo, doveva accertarsi che quello fosse davvero quel tipo di libretto. Rimanendo tremante, con la mano sinistra richiuse il quaderno, in modo tale che fosse faccia a faccia con la copertina.
- Mizu Ninpō: Mizu...Kunai.
Pronunciando l'attacco a bassa voce, creò un Mizu Kunai con la mano sinistra, per poi farsi un graffio sull'indice destro, abbastanza profondo per permettere ad una goccia di sangue di fluire e cadere sul quell'oggetto sinistro. Aspettò che passassero sedici secondi precisi, prima di riaprire lentamente in quadernetto.
Con la calma straziante di chi non voleva guardare in faccia alla realtà, Shinso posò i suoi ormai vitrei ed angosciati occhi sulle prime parole della prima pagina di testo, pregando affinché si fosse sbagliato nella sua intuizione.
Quando però, con il viso ricolmo di disperazione, riuscì a leggere le parole "Aisuru anija" (*) , i suoi occhi si gonfiarono di lacrime. Si aspettava un testo che conosceva dai tempi della sua infanzia, ma mai si sarebbe immaginato di rimettere le mani, tra tutti i possibili scritti, proprio su quel testo maledetto.
Completamente soffocato dalla tristezza, passò l'ultima ora del suo dormiveglia in quella preghiera silenziosa: seduto sulla sedia con le ginocchia raccolte, con quel quaderno stretto al suo petto, abbracciandolo con forza usando le sue tremanti braccia. Il resto delle sue energie, lo impiegò per trattenere le lacrime, chiudendo gli occhi per addormentarsi, e chiedendo all'oscurità di non svegliarlo più.
*******************************NOTE DELL'AUTORE*******************************
- Explaining:
1) Leggi capitolo 11 del secondo atto, "Tour nella Terra dei Deserti (Seconda parte)" Per chiarimenti.
- Legenda:
Kuroi Kiba (黒い牙): Zanne Nere, Black Fangs.
Kurokiba (黒牙) : Zanna Nera, Black Fang.
Wazawai (禍): Calamità, Calamity.
Dingo: Cane (è una tipologia di cane australiano, selvatico e carnivoro).
Aragram (アラ瓦): Tegola del Pesce persico Segato, saw-edged perch's roof tile
Bishop: Arcivescovo.
Bite: Morso.
Aisuru anija (愛する兄者):caro fratellone, Dear big brother.
- F.A.Q.
- Curiosità:
Il nome Sobek deriva da una divinità egizia omonima, considerato protrettore dei riti contro la sfortuna e della potenza militare; Il nome Paride deriva dalla mitologia greca, ed è il principe troiano che rapì Elena, la moglie di Menelao;
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