9.
Bentornati! Data la mia lunga assenza consiglio di leggere il capitolo prima, così da ricordare un po' meglio l'andamento della storia.
Buona lettura!🤍
Caylin🦋
Vacillo, incerta se suonare il campanello.
Non posso credere che Liam mi abbia convinto a venire qui. A casa sua e di Trevor.
Se fossi stata in un'altra situazione, e lui me l'avesse riproposto, molto probabilmente gli avrei riso in faccia. Ma oggi è il compleanno di Emily e io non posso non aiutare un minimo.
Sospiro maledicendomi mentalmente, suonando con incertezza il campanello.
Aspetto un paio di secondi... o minuti... mi sembra sia passato un secolo da quando sono arrivata in questo posto infernale.
Sto quasi per scappare via, avendo un buon motivo per farlo, ma nel momento in cui compio un passo indietro le mie preghiere svaniscono e il portone si apre.
Mi aspettavo di trovare la faccia di Trevor, pronto a prendermi per il culo. Invece quella che trovo sulla soglia è una giovane ragazza, all'incirca della mia età, con un sorriso splendido sul viso.
Mi sento in imbarazzo davanti a tale bellezza.
I suoi occhi sono limpidi, di un colore celestiale, mentre osserva con assoluta gentilezza la mia figura.
Ha i capelli legati in un leggero chignon fatto alla cavolo, ma su di lei devo ammettere sta proprio bene.
La sua mano piena di anelli è ancora salda sulla maniglia nel momento in cui apre bocca. «Ei! Tu devi essere Aria!» Dice con voce melodiosa, dello stesso accento di Emily e Liam.
A questo punto capisco.
«E tu dovresti essere Liberty...» tento di rispondere, sperando di aver ricordato il nome della sorella di Liam.
I suoi occhi si illuminano, «oh ti hanno parlato di me?!» Questa domanda sembra quasi un affermazione e io la fisso divertita. «Scusa... amo stare al centro dell'attenzione. Vieni, entra pure, è un piacere accoglierti», continua invitandomi a entrare.
Le sorrido un attimo inceppata e grata della sua accoglienza calorosa. Dopodiché mi faccio largo nella casa di questi tre energumeni pronta a incontrare lo sguardo di Trevor il pagliaccio.
Come mi aspettavo lo trovo stravaccato sul divano con una ciotola di patatine tra le mani.
«Trevor! Ti avevo detto di non mangiarle!» brontola Liberty da dietro di me. Questa frase sembra riscuoterlo perché in un nano secondo si gira verso di noi, lanciandoci un'occhiata a entrambe.
Mi aspettavo la sua espressione divertita per la mia presenza, invece tutto quello che noto è un cipiglio che gli increspa la fronte, anche se cerca lo stesso di sorridere.
Perché sembra a disagio?
«Ma chi si vede...» accenna lui continuando a mangiare, fregandosene del rimprovero appena dato. «Tutto bene nana?»
Mi riscuoto appena dice questa frase, accorgendomi del fatto che ero rimasta fissa a studiarlo per un po' di tempo.
Che figuraccia.
«Non chiamarmi nana», ripeto per la milionesima volta provando a smorzare un po' la situazione.
Liberty nel mentre sopraggiunge da dietro di me. «Esatto, lei è nella norma... sei tu uno stangone», aggiunge e io credo già di amarla.
«Pure tu le dai dieci centimetri buoni», le fa notare.
La sorella di Liam sbuffa. «Ma perché sono alta anche io!»
Il biondo ridacchia. «Se lo dici tu.»
Si scambiano un paio di sguardi, forse è un po' troppi... e dopo una manciata di secondi Trevor si alza dal divano battendo le mani in modo sbrigativo. «Forza, bisogna decorare la sala, Aria appoggia pure il giubbotto lì sull'attaccapanni.» Indica un punto della stanza per farmi capire dove devo disporre la mia roba e detto questo esce dal salotto dirigendosi in cucina.
Il suo atteggiamento è strano... molto strano. E non capisco perché mi dia quasi fastidio. Dovrei essere felice che non mi tratti come una scema, invece provo quasi una sorta di malinconia nel vederlo così serio.
Sono proprio fusa di cervello.
Prima dico una cosa e poi ne voglio un'altra.
La voce di Liberty mi riscuote dai miei pensieri. «Non farci caso, Trevor è sempre stato un buffone», ridacchia e pone questa frase come se io fossi l'estranea del gruppo.
Molto probabilmente lo conosco da meno tempo di lei, ma pur sempre lo conosco.
Corro verso l'attaccapanni mentre le rispondo con tono forse un po' troppo stizzito. «So già come si comporta.»
Mi giro verso di lei e scorgo il suo sguardo, adesso leggermente a disagio.
«Pensavo foste solo conoscenti, volevo semplicemente avvertirti di non rimanerci male se a volte dice parole che in norma non dovrebbe usare...»
«Tranquilla», dichiaro pronta a scappare da questa sala. Non so il motivo, ma provo tanto imbarazzo al momento.
Sto per allungare il passo, ma prima di farlo lei riapre bocca. «Come si comporta con te?»
Aggrotto le sopracciglia. «In che senso?»
«No dico...» si schiarisce la voce facendo un passo nella mia direzione, «con me scherza ogni volta, ma ormai sono abituata, lo conosco da parecchi anni ormai; lo fa anche con te?» mi chiede come se si aspettasse una risposta negativa.
Forse anche lei vorrebbe che Trevor scherzasse solo e unicamente con lei...
"Anche lei"... ma chi voglio prendere in giro...
E allora perché mi vien voglia di risponderle male? Poverina non mi ha fatto nulla.
«Sì, scherza anche con me», mi limito a dire con voce monocorde. «Vado in bagno», aggiungo sgattaiolando via.
Salgo la scale in modo sbrigativo e, nel momento in cui arrivo al piano superiore, fortunatamente il bagno lo trovo quasi subito. Appena chiudo la porta dietro di me tiro un sospiro di sollievo profondissimo, cercando di scacciare via la tensione che provo al momento.
Che poi ancora non ne capisco il motivo effettivo.
Lascia stare e mi sciacquo un attimo le mani per poi fissare la mia immagine allo specchio. Ho le guance più arrossate e i miei occhi azzurri hanno un alone più scuro stasera. Mi ripasso un secondo il trucco cercando di pensare ad altro, dopodiché esco dal bagno compiendo un altro sospiro.
Magari sono solo agitata per Emily. So quanto ci tiene al suo compleanno.
Lascio nuovamente perdere ogni tipo di pensiero e scendo velocemente le scale per andare ad aiutarli. Appena arrivo al pianoterra li trovo intenti a gonfiare dei palloncini per poi attaccarli intorno alla sala.
La prima a scorgermi è la sorella di Liam, mi fa un dolce sorriso invitandomi a raggiungerla.
E io mi maledico per come averla trattata un attimo fa.
«Cosa posso fare?» chiedo mentre allungo lo sguardo verso Trevor, vicino a quest'ultima.
Lei annuisce finendo di gonfiare un palloncino. Prende un attimo aria prima di rispondermi. «Puoi finire ciò che stavo compiendo? Così almeno vado in cucina per iniziare a cucinare qualcosina.»
Ma prima che le possa rispondere Trevor apre bocca. «Vengo con te», asserisce rivolgendosi a Liberty.
Lei diviene un attimo confusa. «No, serve più tempo per le decorazioni. Resta pure ad aiutare Aria.»
«No dai, voglio stare con te in cucina», ripropone lui.
E io ci rimango male.
So che non dovrei, perché in un altro contesto avrei fatto i salti di gioia, ma vedere proprio che ripudia la mia presenza mi ferisce.
Un dolore crescente si insinua nel mio petto, ma lascio correre prendendo in mano la situazione.
«Vado io in cucina, almeno Trevor è contento di aiutarti», mi esprimo in tono un po' troppo piccato. Dando all'occhio.
Ma non mi importa, me ne voglio andare da questa situazione.
Non aspetto manco una loro replica, corro in cucina fregandomene se il mio atteggiamento sia risultato abbastanza infantile.
D'altronde se quel deficiente ha il bisogno estremo di stare con lei, meglio per me.
Così gli sto alla larga.
E allora perché mi girano le palle?
Arrivo in cucina non sapendo manco cosa fare.
Cerco di smorzare il fastidio avvicinandomi al tavolo nell'ardua ricerca di fare qualcosa.
Inizio a pulirlo a caso.
Be', ad ogni modo eliminare i germi è importante.
Ma dopo un paio di secondi inspiro decidendo di tornare in sala per chiedere effettivamente cosa fare.
Mai l'avessi fatto...
Appena ci metto piede li scopro tutti vicini e contenti, come se l'avvenimento di un minuto fa fosse volato nel dimenticatoio. Trevor scoppia a ridere e Liberty si aggiunge alla sue risate.
Lui successivamente l'abbraccia da dietro cercando di farle il solletico...
Cose che un tempo faceva a me e che credevo di detestare.
Ma adesso che mi sento stra esclusa, capisco che stare sotto l'attenzione di qualcuno non era poi così male...
A Trevor piace Liberty.
E anche tanto.
E tu, cara Aria, non devi sentirti sola per questo.
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