3.
La testa mi sta letteralmente scoppiando.
Ancora non ho la forza di alzar le palpebre; la sola cosa che percepisco sono le tempie che pulsano.
Che merda.
Da quando è arrivata Emily a quella festa non ricordo una ceppa. Solo tanto, e ripeto tanto, alcol.
Ed è proprio per questo ricordo che il panico mi assale.
Sbarro gli occhi alzandomi di scatto da questo letto a me sconosciuto. La mia testa pare fluttuare nel nulla e per poco non perdo l'equilibrio, ma al momento i miei pensieri sorvolano ad altro.
Oddio mio...
Perlustro questa stanza sbrigativa, non avendo idea di chi possa essere.
La paura prende il sopravvento e celermente guardo al di sotto delle lenzuola.
Ho una maglietta. Non sono nuda.
Almeno quello.
Aspettate. Di chi cazzo è questa maglietta?!
Inghiottisco in ansia ancora sotto sbornia, ripetendo dentro di me sempre la solita frase: Da ora in avanti non berrò più.
Peccato che non sia mai vero.
Ricado sul cuscino con le lacrime agli occhi.
E se qualcuno mi avesse sequestrato e portato qui con forza? E se mi fossi lasciata andare perdendo la verginità come una sgualdrina?
No, devo smetterla.
Sono certa che anche da ubriaca fradicia un minimo di controllo mi rimane.
Forse.
Sto davvero per urlare dall'agitazione sin quando noto uno zaino ai piedi del letto.
Uno zaino che conosco bene. Grigio, intriso di disegni fatti con dell'inchiostro nero.
In effetti, ora che ci penso, anche l'odore di queste lenzuola mi ricordano una persona specifica.
Oh cazzo no. No, no, no...
Scatto all'impiedi, col fiato sospeso. La testa inizia a girare e per un istante mi vedo con la faccia spiaccicata sul parquet. Ma nonostante questo ormai la mia mente è diretta solo su questo profumo.
Questo cazzo di profumo buonissimo.
Non ci credo.
Prendo il cellulare per sicurezza e arrivo alla porta in un nano secondo, spalancandola. Ciò che mi ritrovo davanti è un corridoio adiacente a una rampa di scale bianche.
Questa casa mi è nota. Me la ricordo.
È proprio la casa di Trevor, Liam e Richard.
Ma ancora devo capire perché sono qui.
Sospiro fremente.
Devo scendere le scale per vedere se c'è qualcuno. Magari anche Emily è qua dentro. Lo spero almeno.
Arranco di fretta verso la rampa non badando alla mia testa e al mio stomaco che girano per i fatti loro.
Devo capire e i miei ricordi sbiaditi non mi aiutano.
Mi reco in salotto, che a differenza della prima e unica volta dove sono venuta qui, la sera della festa se devo essere precisa, adesso è molto più in ordine.
Il mio viso saetta in un punto al centro, precisamente nel piccolo spazio dove io e Trevor ci siamo baciati in mezzo a tutti quei corpi sudati.
Merda, devo smetterla di pensarci ogni volta.
È stato solo un limone. Un limone stratosferico, ma solo un limone...
«Buongiorno nana.» Appena ascolto la sua voce i miei peli si raddrizzano sull'attenti.
Mi giro di scatto nella sua direzione e, come una scema, mi si mozza il respiro.
È nudo.
Mi correggo, mezzo nudo. Ma tutti quei muscoli e tatuaggi non passano di certo inosservati.
Cavolo, è pieno di marchi e io ne sono ancora più affascinata.
Potrei seriamente sbavare, ma per pietà mi trattengo.
Perché posso insultarlo nei peggio modi, ma su una cosa non posso assolutamente mentire: Trevor è oggettivamente bellissimo.
E ovviamente se ne vanta perché sa benissimo di esserlo.
È da foto. Il suo addome è da foto.
Vorrei fargliene un migliaio per poi stamparle a attaccarle su ogni parete della mia camera...
«Smettila di fissarmi. Di già sono arrapato di prima mattina, non ti ci mettere pure tu.» Mi risveglia dalla mia trance facendomi arrossire.
«Io... non è vero che ti stavo...» Ma Trevor è già tornato nell'altra stanza con un sorriso sfacciato sul volto.
Lo seguo arrivando in cucina. L'osservo tirar fuori due uova dalla pentola e con tranquillità comincia a sbucciarle. Senza nemmeno scottarsi.
Dopo un po' mi guarda di soppiatto. «Ne vuoi una pure tu?» chiede riferendosi alle uova, ma io nego immediatamente con una smorfia sul volto.
Potrei vomitargli sui piedi se mangiassi anche solo una briciola di quella schifezza.
Ho una nausea terribile.
«L'hai preso l'antidolorifico che ti ho lasciato sul comodino in camera?» continua squadrandomi con occhi vigili.
Scuoto di nuovo la testa, difatti lui ribadisce. «Prendilo», ordina, ma a me sta fatica tornare in camera.
Sinceramente con tutta l'ansia che mi portavo appresso, del medicinale non me ne sono manco accorta.
«Perché sono qui?» Incrocio le braccia al petto aspettando una risposta che però non arriva.
«Risponditi da sola», mormora finendo di sbucciare l'uovo per poi ficcarselo tutto in bocca.
Così proprio.
Impreco già scocciata. «Se permetti vorrei sapere qualcosa visto che non ricordo una beata minchia.»
Lui sbuffa. «Che c'è di capire? Ti sei ubriacata e sei finita qui. Fine della storia.»
«Grazie della spiegazione, sei sempre così dettagliato.» Lo guardo male, ma subito dopo l'ansia prende nuovamente il sopravvento. «Noi non abbiamo...» provo a dire, ma lui fa finta di non capire.
Bastardo.
«Cosa tesoro?» domanda con finta innocenza.
«Lo sai benissimo cosa!» sibilo innervosita. «Allora?!»
E nel momento in cui sono certa che lui neghi, scarica la bomba: «Ovvio che sì.»
Spalanco la bocca sentendo il panico crescere.
No, è impossibile.
«Stai scherzando?» squittisco sull'orlo di una crisi isterica.
«No bella. Continuavi a saltarmi addosso... diciamo che ti ho accontentata.» Sorride mostrando una fila di denti bianchi perfetta e io, di conseguenza, sprofondo dalla vergogna.
Ma successivamente un'altra emozione assale: L'ira pura.
Faccio un grande passo verso di lui, fregandomene se ho solo una maglia addosso. «Ti sei approfittato di me?!» esclamo in collera, ma lui è all'apparenza sin troppo divertito per i miei gusti.
«Come se tu non l'avessi fatto», dice subito dopo, spiazzandomi. Constata la mia faccia intimidita difatti continua. «Che c'è? Credevi che mi fossi dimenticato di quel bacio? Eppure ero ubriaco pure io a quei tempi.» Compie un occhiolino e vorrei davvero fargli del male fisico.
Cristo che nervoso.
«C'è una netta differenza Trevor! Lì uno, sei stato tu a baciarmi per primo e due, almeno te lo ricordi!» alzo la voce paonazza.
Diamine, mi sento così in imbarazzo.
«E poi era solo un cazzo di bacio! A malapena sapevo il tuo nome. Tu... Dio non so nemmeno cosa abbiamo fatto io...» mi metto una mano tra i capelli, «sei un pezzo di merda!» urlo a un palmo da lui.
Trevor cerca di rimanere serio, ma dopo un attimo scoppia a ridere.
Ma è rincoglionito?
Ride ancora come un pazzo e io sono sempre più shoccata di ciò che sta eseguendo. Dopodiché domanda: «Seriamente pensi che ti abbia anche solo sfiorato?»
Schiudo le labbra sbalordita e lui d'un tratto diventa serio. «Aria non potrei mai, non sono quel tipo di persona. Ti ho semplicemente portato qui, cambiato e messo a letto. Calmati.»
Il sollievo prende il sopravvento, ma nell'attimo a seguire mi focalizzo su ciò che ha pronunciato.
Cambiato?
«Mi hai spogliato?»
«Dovevo. Avevi il vestito intriso di vomito.»
Compio un'altra smorfia disgustata. «Seriamente mi sono vomitata addosso?»
Bleah.
«Anche troppo», proferisce mangiando l'altro uovo. «Dopo due shot eri già di fuori. Che sfigata», scherza ma non lo ascolto.
«Hai dormito con me?» Continuo il mio interrogatorio.
Mastica il cibo prima di rispondere. «No, sono stato sul divano», mi rassicura. Sospiro nuovamente con sollievo.
Dai, qualcosa di sensato lo fa almeno.
«E... non mi hai guardato vero?» chiedo d'un tratto con timidezza, visto che non ho il reggiseno sotto a questa maglietta.
«Ti mentirei se dicessi di no.» Scrolla le spalle. Gli lancio un'occhiataccia, infatti prosegue con le sue scuse. «Che c'è? Sono un uomo con il testosterone alto, è ovvio che mi cade l'occhio. Hai davvero un bel seno piccola Aria. Te le sei rifatto?»
Avvampo. «No!»
«Be' sembra», mormora con sempre quello stupido sorriso, mordendosi leggermente il labbro.
Si salvi chi può...
«Almeno ridammi i vestiti deficiente.» Alzo gli occhi al cielo pronta ad andarmene di qui al più presto. Dovrò portare anche il mio tubino preferito in lavanderia. Che tristezza.
«Ok.» Sorride di nuovo. Brutto segno. «Il reggiseno però me lo tengo.»
«Col cazzo!» brontolo pronta a litigare ancora.
Trevor, con la sua espressione furba, si gira verso il lavello per sciacquare la pentola. «Ormai l'ho nascosto.»
Ma quanto è odioso?
Sto per ribattere a tono, ma a entrare nella stanza è proprio Emily. Anche lei tutta assonata con solo una maglietta addosso (penso quella di Liam).
«Buongiorno.» Sbadiglia arrivando da noi. Ha ancora gli occhi semichiusi, che tenera.
Ricambiamo entrambi il saluto, ma poi Trevor prende parola. «Liam?»
«Dorme ancora», accenna andando verso il frigo per riempirsi un bicchiere d'acqua.
Trevor ridacchia. «Strano eh. Ogni volta bisogna andare col bazooka per svegliarlo.»
La sua frase mi procura un sorriso stupendomi; perché ciò che ho appena eseguito era un sorriso vero.
Anche Emily sembra divertita. «È vero, ma questa volta posso anche capirlo. Mi ha tenuto i capelli tutta la notte mentre vomitavo», borbotta disgustata, iniziando a bere l'acqua.
«Mi sa che ci siete andate un po' pesante ieri sera con quella vodka», sibila Trevor lanciandomi un'occhiata scherzosa.
Em ride. «Ne è valsa la pena in ogni caso. Mi sono divertita da matti.» Si reca verso il lavello per pulire anche lei il bicchiere. Sembra quasi casa sua.
Proprio per questo mi sale una domanda.
«Ma Richard c'è?»
«Ehm... no è rimasto fuori.» A rispondermi è Trevor, ma subito dopo cambia argomento. «Vado in bagno. Tu.», mi indica e io lo guardo interrogativa. «Prendi l'antidolorifico.»
Non mi dà nemmeno il tempo di rispondere che è già sparito.
Emily mi guarda di soppiatto prima di rivolgermi l'attenzione. «Allora? Che dovevi dirmi?» domanda confondendomi.
«Eh?»
«È da ieri che ci penso. Forse è l'unica cosa che ricordo», sbuffa ma sembra divertita.
E solo adesso mi torna in mente la conversazione con Samantha.
«Giusto...» mugugno. «Ho parlato con Samantha.»
La mia amica si irrigidisce immediatamente. «Ti ha trattata male?»
«No», mento. «Mi ha fatto una proposta.»
Emily nel mentre si fa un coda di cavallo. «Ah sì?»
Annuisco.
«Be' spara», mi incita con un cenno della testa e per un attimo tentenno.
Mi mordo il labbro superiore. «Mi ha chiesto di fare a cambio di stanza.»
Per un attimo rimaniamo entrambe in silenzio, con il fiato sospeso. A tal punto che inizio a chiedermi se a lei vada bene questa cosa.
Ma dopo un attimo inizia a strillare eccitata facendomi scoppiare a ridere.
Corre da me per abbracciarmi, dopodiché mi fissa in cerca di una qualche spiegazione. «Hai accettato non è così?»
«Le ho detto che te ne avrei parlato», le spiego e lei sembra davvero felice.
«Cavolo Aria sarebbe stupendo!» gioisce facendomi ridacchiare. «Avevo tipo l'ansia che mi arrivasse qualche tipa stramba, ma se ci sei tu sarebbe un sogno!»
Sono appagata dalle sue parole, ma la cosa che mi rende ancora più felice è averla nella mia vita.
«In più niente sciarpe rosse!» esclama riferendosi all'indumento della mia compagna di stanza che legava alla maniglia ogni qual volta che scopava, per buttarmi fuori dalla mia privacy.
«Verrei solo per quello», scherzo guadagnandomi un'occhiataccia.
«No sono seria, in ogni caso Samantha se ne è già andata, se vieni tu per me va bene», dice.
Mi vien voglia di abbracciarla.
E lo faccio. La stringo a me con tutte le forze che ho. «Anche a me piacerebbe», ribadisco anche se ormai si era già capito. «Anzi sai che c'è? Le mando un messaggio adesso», continuo afferrando il cellulare.
Scorro nella rubrica e appena scorgo il suo numere inizio a digitare le frasi.
Da Aria: Va bene per il cambio di stanza. Se vuoi ci possiamo vedere per parlarne meglio. Che ne dici?
Sto per riporre il telefono sul pianale della cucina, ma la sua risposta arriva immediatamente.
Da Samantha: Non c'è bisogno di dire nient'altro. Ne ho parlato anche con il direttore delle camerate e non ci sono problemi. Puoi prendere le tue cose già da domani.
Leggo velocemente il messaggio e mi stupisco ancora una volta della freddezza delle sue parole.
Mi fa male sentirla così, ma purtroppo non so davvero come sistemare le cose.
Sospiro guardando Emily in faccia.
«Allora? Che ha detto?» chiede impaziente.
«Posso trasferirmi da te già da domani.»
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