11.
Trevor's pov
«E infine qui devi premere il tasto verde per far funzionare la lavastoviglie», spiego ad Aria le ultime cose che ci sono da fare dietro al bancone. Mentre Diana, la mia collega, ha preso un attimo il mio posto andando a servire i tavoli.
Storce il naso alla vista di tutti i tasti che ci sono sopra a questo elettrodomestico e quasi mi metto a riderle in faccia. «Non hai mai fatto una lavastoviglie vero nana?»
Lei arrossisce pronunciando di getto un "sì" e questa risposta è la chiara testimonianza che ho per un'altra volta ragione.
Mi fa quasi tenerezza quando mi guarda di soppiatto con quegli occhioni azzurri, mentre le spiego le cose che ci sono da fare. A volte mi ha pure distratto, lo ammetto, ma in difesa mia devo ammettere che il suo sguardo è davvero... penetrante.
«Ok, allora per oggi ti direi di seguirmi o, se te la senti, puoi già iniziare a servire ad altri tavoli. Oppure prendere il posto di Diana al bancone, tanto per lei penso sia uguale.»
Lei scuote la testa con rapidità per un'altra volta. «No no, no voglio prendere il posto della tua collega!» Lo dice che una certa enfasi allorché la scruto pensieroso.
«La nostra collega...che ti ha fatto?»
"«No nulla, ma non sembravo la benvenuta quando ho parlato con lei.»
Strano... Diana è sempre stata serena e pacata con tutti.
«Un paio di giorni e vi scoprirò già amiche.» E non lo dico per dire, sono serio. Ce le vedo bene insieme. E la cosa mi fa piacere; questa rossina qui da quando è arrivata al college mi sembra abbia fatto amicizia solo con Emily e Samantha. E adesso che quest'ultima non lo è più sono contenta che conosca altre persone.
Se le merita, è una ragazza con la testa sulle spalle alla fine ed è anche abbastanza simpatica. Personalmente adoro prenderla in giro, mi piace come reagisce, ma sempre con rispetto, mai mi azzarderei a deriderla o altro. A volte preso dal gioco può essere successo, ma prontamente mi sono scusato. A parte questo però mi rendo conto che effettivamente la nostra non è una vera amicizia, anche perché lei in primis non mi sembra disposta a coltivarla.
Ormai forse ha in testa un'immagine di me distorta, dopo quel bacio che ci siamo dati appena conosciuti e le mie continue prese di mira.
Chissene frega però, mi piace la connessione che abbiamo. A me sta bene avere questo rapporto... strano.
Ieri non lo davo a notare, ma ci sono rimasto un pochino male a vederla distante da tutti. Spesso stava con Emily, sì, ma essendo la festeggiata è normale che a volte si sia anche allontanata.
E in quei momenti la scorgevo, in mezzo alla folla. Si voltava a destra e sinistra cercando di passare il tempo, fingendo di stare bene, ma io lo vedevo che non si stava divertendo.
A volte volevo andare da lei, in realtà stavo anche per farlo. Ma lei era come se non riuscisse nemmeno a guardarmi in faccia e onestamente la cosa mi metteva un po' a disagio. Il tempo che ho passato con lei, l'ho sempre passato a stuzzicarla, ma ieri non era aria.
Sembrava molto infastidita dalla mia presenza e all'inizio non me ne capacitavo, poi forse mi sono reso conto. Il fatto di essere sempre stato attaccato alla sorella di Liam, mentre preparavamo le decorazioni per la festa, deve averle dato noia. Magari si aspettava un coinvolgimento maggiore. Come biasimarla, io nonostante tutto però ero obbligato a stare accanto a Liberty e mi è sfuggita la situazione di mano.
L'avevo promesso a Liam.
Quando ho detto di voler stare attaccato a sua sorella ho scorso gli occhi della nana spegnersi, sentendosi l'esclusa del gruppo.
E mi sono sentito una merda.
Ma non potevo assolutamente lasciare l'altra ragazza in qualche stanza da sola per via di Richard, che in quei momenti era in camera sua e non vedeva l'ora di poter avere dello spazio da dedicare a quella povera ragazza.
È risaputo che Richard, da quando ha visto la sorella di Liam, abbia avuto un debole per lei. D'altronde è Richard. Lui si farebbe qualsiasi ragazza carina se potesse. E visto i conflitti che ci sono in questi giorni, da parte dei miei due coinquilini, Liam mi ha pregato per cento volte di stare vicino a lei e controllarla sempre nei momenti in cui lui non c'era.
E ho accettato subito, alla fine non mi pesava, ma quando successivamente mi ero reso conto che arrivava anche Aria ho iniziato a sentirmi in imbarazzo, come se non volessi stare attaccato all'altra ragazza.
Ma il dovere chiamava...
«Quindi?» mi ricompone la persona frutto di quei pensieri. Mi sono nuovamente distratto.
«Cosa scusa?» Chiedo, lei di conseguenza sbuffa.
«Ti ho domandato se posso per le prime ore seguirti», risponde con un filo di imbarazzo.
Mi torna il mio solito sorriso sornione. «Certo te l'ho proposto io, poi mi seguiresti all'Everest se potessi no?»
«No», asserisce perentoria.
«Ti capisco, non reggeresti il passo, ho le gambe dieci volte più lunghe delle tue.»
Mi fulmina con lo sguardo e io non posso fare altro che constatare la sua bellezza. È veramente al pari di poco e nulla. Il suo visino dolce, quegli zigomi che cambiano tonalità troppo spesso, quelle labbra gonfie, quelle tette...
Trevor contieniti.
Inala ossigeno, gonfiando le sue tenere narici.
Cavolo quanto mi piace quando si arrabbia.
Ma nonostante questo non replica, parte. Inizia a pulire i piatti sporchi sul lavello giusto per fare qualcosa.
«Bisogna servire ai tavoli e prendere ordinazioni, adesso c'è bisogno più lì. La lavastoviglie l'hanno messa per un motivo», osservo divertito. Lei sbuffa ancore una volta arrivando a un palmo da me.
È parecchio vicina...
Mi guarda dal basso con quei fanali al posto degli occhi. Cazzo, mi fa davvero un insolito effetto. Ogni volta che salda il suo bagliore sulla mia figura rimango folgorato e ammutolito, come un emerito idiota, come se mi togliesse l'abilità di parlare.
E diamine, non va bene per niente.
«Senti Trevor, è il mio primo giorno. Eviterei onestamente di stare qua impalata a girarmi i pollici. Oltretutto tu mi avevi promesso che non mi avresti preso in giro, ma lo stai continuando a fare. E io stupida che ci credevo...»
Mi limito a dire un: "Hai ragione", ma lei continua imperterrita.
«Io come, a quanto pare, già ben sai, ho bisogno di lavorare e quindi devo, e sottolineo devo, fare bella figura. Capito?»
«L'hai già fatta», mi contengo a dire.
Lei adesso è confusa. «In che senso?»
Volto la testa, colto in contropiede, sentendo ancora il suo sguardo bucarmi addosso. «Sei così bella, che hai già conquistato tutti. Capo e cuochi», ammetto senza pochi giri di parole.
Il suo tono di pelle diventa porpora, ma subito dopo si ricompone.
«Anche baristi?» Adesso è lei a stuzzicarmi.
Brava Aria.
«Esclusivamente uno. Però mi farei una mossa, qua dentro c'è da fare più di quanto pensi», sostengo ed è vero. Questo posto è veramente frequentato essendo accanto all'università. In più il cibo è buonissimo, sono sorpreso che Aria non lo conoscesse. In effetti non ci era mai entrata prima di allora.
Iniziamo a lavorare, e ci stiamo tutta la mattina fino a dopo pranzo. All'inizio mi ha seguito, ma dopo un pochino ha preso le redini per conto suo. Ha scambiato qualche parola anche con Diana, ma sinceramente ho notato anche io da parte di quest'ultima un attimo di pregiudizi. Quasi evitandola.
Non mi rendo conto del perché, Diana è sempre stata carina con tutti, anche con Layla, l'altra cameriera che oggi fa il cambio turno con me.
Però la nana non si è lasciata intimorire da lei, andava dritta come un treno. Si vedeva che voleva apparire bene e ci è riuscita alla grande. Per essere il primo giorno se l'è cavata davvero bene.
Ma la cosa che mi ha fatto davvero piacere è che finalmente, dopo un po', si è lasciata andare. Ha iniziato ad essere contenta di intraprendere questa nuova esperienza, sprizzava allegria da tutti i pori. E io a dirla tutta sono entusiasta di averla aiutata in questo.
Non so effettivamente se le abbia fatto piacere trovarmi a lavorare vicino. Sicuramente dirà di no a Emily, ma io non so se crederci. La faccia che ha in questo momento sostiene il contrario.
Appena usciamo fuori dal locale mi volto verso di lei.
«Ti accompagno al dormitorio», azzardo, ma lei scuote prontamente la testa.
Ci mancherebbe...
«Ho lezione», si affretta a spiegare. Annuisco comprensivo.
Restiamo in silenzio per un po' sentendomi quasi a disagio.
Non mi era capitato di stare per così tanto tempo in compagni sua rimanendo così... serio.
Vero che eravamo su un luogo di lavoro e, vista la mole di clientela, ci siamo parlati anche poco, ma non ci sono abituato.
Per me lei resta e resterà sempre la ragazzina impacciata da punzecchiare.
Dato che non ha intenzione di parlare chiedo: «Sei stata bene?»
E anche questa volta tentenna. Rimane ferma sul posto incapace quasi di rispondere.
A una certa penso pure che tutte le idee che mi sono fatto siano cazzate e che in realtà si è travata male.
Ma appena sto per chiederle altro si avvicina a me, compiendo un gesto del tutto inaspettato.
Mi abbraccia.
Mi stringe con quelle esili braccine, appoggiando la testa sul mio petto. Il mio cuore scalpita e senza rendermene conto ricambio l'abbraccio, con un sorriso che vorrei prendere a schiaffi.
«Grazie», sussurra prima di staccarsi.
Mi mordo il labbro, impacciato ancora da quella mossa. «Ringrazia Emily, è stata sua l'idea.»
«Lo farò. Però anche te meriti per una volta la mia ammirazione. Io non ti avrei mai fatto lavorare in un mio presunto luogo di lavoro», ridacchia.
«Certo, ci credo.»
«Dovresti», si affretta a farmi sapere prima di voltarsi. «Alla prossima Senders.»
Alla prossima nana
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