43.
Compiendo un ennesimo sospiro spruzzo un po' di profumo sul collo.
Arrivo all'anta dell'armadio, dove è posato un lungo specchio, e mi ammiro.
Faccio pietà.
Se proprio bisogna essere oggettivi il trucco e il vestito non sono così male, il problema è l'espressione.
Sono stanca, e non c'è nessuno rimedio che possa coprire le mie profonde occhiaie.
Sono talmente gonfie che sembro Yzma , il personaggio immaginario del programma "Le follie dell'imperatore".
Sbuffo e lascio perdere.
A breve mi verrà a prendere Richard e se continuassi a mascherarmi la faccia farei solamente di peggio.
Mi siede un secondo sul letto, prendendo il cellulare.
Noto due messaggi ancora da leggere: Sono entrambi di Samantha.
Traggo un respiro profondo prima di leggerli.
Oggi non l'ho mai incontrata perché, a differenza mia, le sue lazioni sono cominciate oggi.
Quindi non ho idea di che cosa possa avermi scritto.
Da Sam: Em, torno tardi in dormitorio. Resto a cena da una mia compagna di corso.
Il suo nome è Mya ed è molto simpatica, te la devo far conoscere. ;)
P.s. Buona fortuna con Ric, dopo voglio i dettagli!
Sollevata che non sia niente di sconcertante le invio una breve risposta, ringraziandola per li auguri. Anche se forse non ce ne sarà bisogno.
Non so come andrà questa serata con Richard, ma una cosa è certa: Se lui desidera qualcosa di più da me io non sono pronta a dargliela.
Resto altri dieci minuti a guardare il vuoto, insieme al flusso di tutti i dubbi che mi contornano la mente.
Facendomi esitare sulle mie opzioni.
Non so se sto compiendo la scelta giusta. Uscire con Ric mi sembra più uno scappare dalla realtà. Ormai è palese che non posso provare per lui più di un semplice affetto.
Allora perché mi ostino a incontrarlo?
Sto veramente fuggendo da tutto quanto?
Sono ancora nel pieno delle mie incertezze quando il ragazzo in questione mi segnala che è giù ad aspettarmi.
Chiudo un secondo gli occhi sforzandomi di restare tranquilla.
Andrà bene.
Mi alzo a fatica dal letto e agguanto il cappotto, insieme alla sciarpa beige. Quella che Liam mi ha strappato dal collo per riscaldarlo a dovere.
Diamine, devo piantarla!
Con passi impacciati e con il corpo che freme arrivo dopo secoli all'esterno delle camerate.
Appena lo vedo il cuore mi salta in gola.
È vestito elegante, sin troppo. Con uno smoking nero attillato e i capelli tirati all'indietro con del gel.
È bellissimo e proprio per questo mi sento subito inadeguata.
Perché sì, indosso un vestito, ma in confronto a lui sembro una vecchia dagli abiti sporchi.
Nel momento in cui mi avvicino scorgo un'altra cosa: una rosa. Rossa e lucente, stretta tra le mani di un uomo che non merito.
La saliva mi va di traverso e devo combattere con tutta me stessa per rimanere serena. A malapena riesco a salutarlo quando mi avvicino, ma lui non sembra farci un granché caso.
Mi stringe in un abbraccio caloroso, come se non mi vedesse da mesi. Lo trovo un gesto molto dolce, ma al momento riesco ad apprezzare davvero poco.
Il cuore mi batte all'impazzata, ma non per l'emozione di rivederlo, bensì perché mi sto accorgendo di quanto è errata come dinamica.
Lui mi porta una rosa rossa, mentre io continua a pensare interrottamente al suo amico.
Faccio ridere.
«Ma ciao», mi sussurra, continuando a stringermi a sé. Sento il suo profumo inebriarmi le narici. Sa di fresco e mi piace... seppure ami di più i profumi dolci.
Come quello di Liam, affinato con una nota di agrumi.
Ricambio il saluto prima di scostarmi.
Lui mi porge la rosa con maestria, così cerco di sorridergli il più possibile.
«È bellissima.»
«Il minimo che potessi fare», lo sostiene come se fosse una faccenda da poco, ma per me è decisamente enorme.
Mi sbilancio su un piede. «Richard mi sento un po' a disagio», gli rivelo dopo alcuni secondo, voltando lo sguardo per le strade, come in cerca di qualcosa.
Sembra confuso. «Come mai?» ridacchia allungando una mano per scostarmi una ciocca bionda dal viso. Gesto che dovrebbe rasserenarmi, invece non è così.
«Ric tu sei perfetto, mentre io in confronto sembro una barbona. Meglio che vada a cambiarmi», mi lamento e lui, senza un minimo di controllo, scoppia a ridere.
«Sono seria, tanto ci metterei poco...» cerco di continuare, ma mi blocca con le sue parole.
«Emily, fidati, sei una visione per il modo. Forse è meglio che tu vada a cambiarti per metterti il pigiama, perché così sei davvero spettacolare», precisa con sguardo decisamente serio.
E stasera, per la prima volta, il sorriso che nasce è sincero.
Sento lo stomaco accartocciarsi mentre acquisisco questa dichiarazione.
È troppo buono con me, troppo.
Lo osservo allungarsi verso di me, ma prima che le sue labbra tocchino le mie il mio viso si scosta verso sinistra. E la sua bocca si precipita sulla mia guancia.
Oh santissimo... che diavolo mi passa per il cervello?
Sembra notarlo appena si scosta e proprio per questo inizia a guardarmi con aria interrogativa.
Arrossisco per la vergogna, ma continuo a sorridergli impacciata.
Si schiarisce la voce. «Forza andiamo, sennò arriviamo in ritardo.»
Mi apre la portiera della sua macchina e, dopo averlo ringraziato, mi siedo con slancio. Lo adocchio compiere il giro dell'auto per poi salire e mettere in moto.
«Allora dove si va?» chiedo incuriosita e un po' a disagio. La faccenda del bacio non è passata inosservata per nessuno dei due.
«In un ristorante molto carino», afferma sorridente.
«E cosa si mangia?»
Sono impaziente e odio le sorprese.
In più la mia tranquillità sfocia quando si tratta di cibo.
Non sono così raffinata con i sapori e non mi piace un granché.
«Di tutto», mi rassicura perlustrando le strade. «Anche i tacos», aggiunge e sento il cuore sprofondare.
«Davvero?» chiedo con un tremito.
«Ovviamente, te l'ho detto che ti ci avrei portata. E sono sicuro che ci riandremo un sacco di volte», enfatizza convinto, girandosi verso di me per porgermi un veloce occhiolino.
Inghiottisco il groppo che mi si è formato in gola, mentre assimilo queste parole all'apparenza semplici, ma con dietro un mondo.
Lui pensa già a un futuro per noi.
Ciò che io non posso permettergli.
Gli sto facendo del male...
Perché lui non è qui per conoscermi. In quello stadio ci siamo già passati.
Lui desidera di più. Qualcosa che io non passo offrirgli.
Pensa forse che siamo già una coppia?
Dio, finirà malissimo se prosegue questa messa in scena.
Anzi, è già tutto una merda.
Sento il sudore ghiacciarsi nel momento in cui analizzo tutto quanto, entrando in un trip soltanto mio.
Lo sto facendo soffrire...
Tutta questa faccenda ci si riverserà contro. Sia a me che a Liam.
Noi stiamo semplicemente prolungando il tutto, rendendolo in peggio.
Oddio, siamo così stupidi...
«Fermo!» scatto tutto ad un tratto e solo adesso mi accorgo che quell'esclamazione l'ho fatta uscire forte e chiara.
«Come? Stai male?!» domanda allarmato, come se temesse un mio svenimento o qualcosa di simile.
«Ti prego, non posso...» sibilo sentendo la voce straripare.
Sto perdendo il controllo.
Non posso, non posso...
Lui accosta sul ciglio della strada preoccupato. «Cosa non puoi. Emily stai male?» ripete.
«Portami in dormitorio, per favore, non ce la faccio più, portami in dormitorio...» mi agito con la vista appannata. Senza prendere atto di niente mi afferra un braccio per fissarmi negli occhi.
«Che significa?» Mi perlustra, ma non rispondo. Alza la voce. «Emily che cazzo significa?»
«Io non posso p-perdonami...» ripeto accorgendomi di calde lacrime che mi rigano il volto.
Lui diventa altrettanto agitato.
«Non puoi cosa?»
«Non posso stare con te, non posso più mentire», piango avendo paura di una sua reazione.
Sento il suo cuore spezzarsi appena pronuncio questa frase e non mi capacito ancora di trovarmi in questo stato.
In questo momento dovrei abbuffarmi con un taco, invece sono qui a singhiozzare davanti a lui.
«Non sto capendo nulla. Mentire? Ho fatto qualcosa di male?»
«No tu sei perfetto, sono io quella sbagliata», bisbiglio in pena.
«Emily non sei sbagliata, tutto il contrario. Se mi dessi la possibilità di fartelo capire io...» Lo interrompo senza più un minimo di razionalità.
Ormai il danno è fatto.
«Ric non potrò stare con te, almeno non adesso. Mi dispiace», mormoro asciugandomi con furia le lacrime che non smettono di uscire.
Deglutisce compulsivamente. «Perché?» la sua voce è piena di sofferenza.
Prendo un enorme respiro, dando voce a piccoli singhiozzi. Sto per dire la frase che distruggerà tutto ciò che abbiamo creato.
«Sono innamorata di un altro.»
Cala un silenzio di tomba.
I suoi occhi saettano verso di me con sconcerto.
Apre la bocca come se cercasse di dire qualcosa, ma ciò che gli esce è solamente un lieve sussurro.
E dopo attimi di mutismo, si affloscia nel sedile, mettendosi una mano tra i capelli.
Lo ha capito.
Ha capito tutto.
«Sono innamorata di Liam», ripeto in un sospiro strozzato.
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