38.

C'è silenzio.

Un silenzio che non imbarazza, bensì mette ansia.
Specifico, molta ansia.

Sono rinchiusa nella sua audi nera da ormai quindici minuti e per tutto questo tempo Liam non ha fatto a meno di ridere sotto ai baffi, consapevole del mio stato d'animo e della mia impazienza nel sapere qualsiasi cosa.
Da quando siamo partiti mi ha semplicemente consigliato di indossare una felpa comoda e un paio di pantaloni, anziché il mio stupendo e nuovissimo vestito. Solo questo.

Dove cavolo ci stiamo dirigendo?

«Smettila di muovere quel piede Emy, metti il nervoso pure a me.»
Solo in questo momento mi accorgo che, come ha detto lui, sto facendo rimbalzare il piede su e giù in modo alquanto ossessivo.

«Se mi specificassi qualcosa starei più serena, perché cavolo ci stiamo mettendo così tanto? Mi vuoi far fuori?» spalanco gli occhi, osservando il paesaggio intorno a noi.
Siamo in piena Boston, ma la città è enorme e questa strada ce l'ho poco presente.

«Cazzo mi hai scoperto, ti dovrei ammazzare adesso o rapire in qualche modo? Tu che proponi?» sorride divertito.
Non l'ho mai visto così di buonumore come in quest'ultimo periodo... non so se preoccuparmene o esserne maledettamente felice.

«A questo punto preferisco essere rapita che uccisa su due piedi.» Faccio finta di rabbrividire e i nostri sorrisi si allargano ancor di più, per quanto possibile.

«Be', in effetti chi non vorrebbe essere rapita da Liam Brooks», vaneggia continuando a guidare sereno.

«Bleah... sento puzza di vanità fin da qui», scherzo facendo finta di spostare l'aria con dei cenni della mano.
Vago successivamente lo sguardo per le strade, cercando di riconoscerne alcune, mentre l'ascolto ridacchiare.

È un bellissimo suono.

Proprio in questo instante intercetto il telefono squillare in segno di un messaggio e appena lo leggo mi pento amaramente di averlo fatto.

Da Ric: Tesoro, come te la passi a Boston? Io sono seduto davanti al cesso per quanto ho mangiato. :)

Chiudo un secondo gli occhi, avvertendo un macigno farsi spazio nel mio petto.
Perché mi dispiace... mi dispiace troppo per lui che magari crede in un futuro assieme.

Ma io non posso esaudire il suo desiderio; l'ho capito nel momento in cui il moro si è fatto strada nel letto, a un palmo da me, e mi ha abbracciato, tenendomi stretta al suo corpo muscoloso per tutta la notte. Facendomi sentire protetta, al sicuro, tra le sue possenti braccia.

Ho compreso che sono ancora in fissa di lui.
Qualsiasi cosa faccia, sia brutta che sbagliata, resterà in una parte del mio cuore.
Anzi, il mio cuore lo ha lui e non riesco purtroppo a riprendermelo.

Può suonare sdolcinato e melodrammatico, ma non posso farci assolutamente nulla. E lo so che è errato, ma è così, punto. L'amore è così.

«Tutto bene?» chiede la voce dei miei pensieri, guardandomi di sbieco.

Chiudo in fretta il telefono, depositandolo dopodiché all'interno della tasca della mia giacca. Annuisco svogliatamente, voltando lo sguardo, per l'ennesima volta, verso il finestrino, soprattutto per non fargli notare il mio malessere.
A un tratto la strada sembra essere familiare.

Oddio mio.

«Non vorrai mica...» apro bocca, affascinata da ciò che sta compiendo.

«Oh sì, voglio la rivincita dall'ultima volta.»
Si gira in un attimo verso di me, solamente per farmi un occhiolino degno di nota.

Arrossisco per la sfacciataggine, ma poi mi riprendo subito, alzando gli occhi al cielo. «Non ci riuscirai mio caro, sei troppo lento.»

È da ormai un sacco che non torniamo nel campo di football insieme.
Perché Liam, essendo amico del portiere, ogni qual volta che gli chiedeva di entrare, l'omino grassoccio gli lanciava le chiavi dell'entrata praticamente addosso, ammaliato proprio dalla sua figura... come se fosse, in un certo senso, il suo idolo.
Perciò questo luogo è stato il nostro ritrovo di dozzine di "partite di football" che si compieva l'uno contro l'altro.

All'inizio l'avevamo presa seriamente, volevo imparare qualcosa in più di questo sport meraviglioso e Liam se proprio devo ammetterlo era un bravo insegnante.
Ma poi la faccenda si è ribaltata e gli scherzi e le punzecchiature non sono mancate.
Era diventato praticamente un acchiappino. Io che correvo con la palla in mano, cercando di fare touchdown, lui che mi inseguiva per placcarmi al volo.
E devo ammettere che era molto più stimolante e divertente.

Appena ferma la macchina scendo celermente per osservare al meglio questo posto strabiliante.
Il campo erge impetuoso, mentre noi lo accerchiamo per arrivare all'entrata.
Capto la mano di Liam scattare, come se volesse in un qualche modo intrecciarla alla mia, ma poi ci ripensa facendola cadere lungo il fianco.

«Quando te le ha date le chiavi il portiere? Come si chiama? Peter?» chiedo, mentre aspetto che apra la porta e accenda le luci intorno a noi.

«Sì, Peter. Ieri sono andato a chiederle, ma è stata una gran lotta scappare da lui. Non riusciva a smettere di raccontarmi della sua vita e di come l'ha beccato il suo pappagallo con un nome strano... insomma, non ci ho capito una mazza.»

Scoppio a ridere. «Quell'uomo ti ama.»

«Tutti mi amano», dice arrivando al quadro delle luci. «Pure tu», prosegue, lanciandomi un'occhiata divertita.

Sbuffo sentendo il cuore scalpitare. «Ti piacerebbe Brooks.»

Lui non risponde facendo scattare un interruttore. E in quell'istante tutte le luce del campo si illuminano.

«Wow, non me lo ricordavo così grande», sorrido ammaliata, mentre apro la porta per immettermi al centro di questo stadio che con le gradinate vuote sembra ancora più grande.

«Ok, sei pronta a perdere?» domanda poi, togliendosi il giubbotto.

Ma non ha freddo?

«A quanto pare non hai capito ancora con chi hai a che fare», lo punzecchio per poi raggiungerlo, mentre arriva verso il cesto piene di palle ovali, testandole per sentire la loro gonfiezza.

Guardandolo mi viene in mente una cosa. «Ho saputo che sei entrato in squadra senza neanche il bisogno di far vedere di che pasta sei fatto, sarà dura competere con te», gli do una spallata scherzosa, mentre lo sento ridacchiare per la centesima volta in questa serata. E solo adesso mi rendo conto che sto filtrando.
Accidenti, sto proprio filtrando animatamente con lui.

Mi vorrei tirare uno schiaffo da sola.

«Te l'ho detto che è meglio non sottovalutare questa faccenda, non ti lascerò così tanto margine di spazio come la scorsa volta», mi arruffa i capelli, gesto che faceva spesso e che trovavo decisamente tenero, girandosi dopodiché per entrare all'interno dello stadio.

«Comunque non ti ho fatto le mie congratulazioni... sono molto fiera», continuo d'un tratto intimidita, seguendolo.

«Fiera?» ripete con un mezzo sorriso.

«Certo.»
I nostri sguardi si incrociano e non riescono a staccarsi. Sembra trattenere un sorriso e me ne accorgo dalle sue fossette che fremono per spuntare.

Restiamo a guardarci per quelle che sembrano ora, sino al momento in cui io stessa mi ricompongo con un'espressione imbarazzata.

Si posiziona a circa dieci metri da me con la palla in mano. «Bene, iniziamo con dei passaggi per scaldarci.»

E così cominciamo.
Liam senza esitazione lancia la palla con una maestria inaudita, facendola volteggiare a una velocità esorbitante. Fortunatamente la prendo al volo, sentendo graffiare i palmi a contatto con essa.

«Vedo che possiedi ancora una buona tecnica», constata quasi stupito.

Continuiamo a passarci la palla fino a un certo punto, nel quale scatto indietro correndo per fare touchdown.

«Sei una bastarda!» lo sento urlare dietro di me, mentre non posso fare a meno di scoppiare a ridere, ma non mi fermo.
Percepisco dopodiché i suoi passi rimbombare alle mie spalle, ogni secondo con più forza.

Ma prima che mi raggiunga oltrepasso la linea.
«Ho vinto!» strillo ridendo come una pazza.

«Ti piace giocare sporco Benson?» ribatte a fiato corto.

«Questa è furbizia Liam, altroché», gli faccio una linguaccia scherzosa, mentre lo osservo sorridere.

«Voglio la rivincita, assolutamente, e non sarò clemente questa volta», senza aspettare una mia risposta mi strappa la palla di mano e si indirizza al punto di partenza. Come sempre lo seguo, felice di essere qui.

Appena ci posizioniamo ai nostri posti mi scruta con aria di sfida. «Sei pronta?»

«Sempre», sostengo e appena mi lancia la palla inizio a correre nuovamente, questa volta come un demonio.

Sono sempre stata abbastanza brava per quanto riguarda questo campo, ma ovviamente Liam ha il doppio delle mie gambe e in due falcate è già accanto a me.

Sento il suo peso irrompere su di me, facendomi volare in aria sopra alle sue spalle.

Strillo non aspettandomelo, trovandomi a testa all'ingiù. Mentre continua a correre per un altro po', facendomi rimbalzare sopra di lui.

«Placcata», ride, nel momento in cui cerco di divincolarmi.
Inizio a smuovere gambe e piedi e, sorprendentemente, perde l'equilibrio.

Con un rumore sordo cadiamo insieme e mi ritrovo spiaccicata sul suo corpo, che è in posizione supina.

Scoppio a ridere sguaiatamente contro il suo petto in compagnia sua.
La sua risata rimbomba nell'incavo del mio collo, facendomi sfrusciare i capelli. Inizio ad avvertire diversi brividi insinuarsi sulla mia pelle e mi blocco di colpo.

Siamo vicini, troppo.

Cerco di alzarmi da sopra di lui, ma prontamente mi blocca intrecciando le braccia dietro alla mia schiena, tenendomi salda a un palmo da lui. «Non scappare», mormora stringendomi ancora di più la presa. Sobbalzo non aspettandomelo e il cuore inizia a galoppare celermente, senza neanche il bisogno che glielo chieda.

«Che fai?» sussurro a voce tremolante, mentre inghiottisco il groppo che si è formato nella mia gola, facendomi mancare il respiro.

Anziché ridere, adesso non riusciamo a smettere di guardarci.
Non parliamo, ma è come se i nostri occhi dicessero tutto ciò che noi stessi abbiamo il terrore di proferire.
Una verità a dir poco dannosa.

«Quello che ho promesso di non compiere dal momento in cui ti ho rivista», bisbiglia avvicinando pericolosamente il viso contro il mio.
D'istinto chiudo gli occhi, aspettando le sue labbra che non tardano ad arrivare.

Appena le mia bocca tocca la sua sospira, come se aspettasse questo momento da secoli.
Avvicina il palmo freddo della sua mano verso il mio collo, accarezzando con il pollice tutta la linea della mia mandibola.

Il nostre labbra si muovono dolcemente, ma ben presto il fuoco che arde in entrambi noi pervade.
Lo stringo al mio petto, mentre lui si innalza distendendomi sul prato fresco.
Inverte i ruoli tenendomi intrappolata tra le sue braccia, con il suo odore che mi manda fuori di testa.

Le nostre lingue si scontrano e rabbrividiamo all'unisono.

E io non riesco a pensare ad altro, se non ai fuochi d'artificio che si spaziano all'interno di noi.

Spazio autrice:

Ok, molto probabilmente mi odierete perché vi ho lasciati proprio sulle spine.😂

Secondo voi cosa succederà nel prossimo capitolo?😬😏

Mi scuso ancora per il ritardo, ma purtroppo ho dovuto affrontare un interrogazione alle sei e mezzo di sera (sì, la mia prof è pazza). Ho comunque cercato di pubblicare un po' prima.

E vi volevo anche ringraziare perché siamo arrivati a 50000!!!! Per me è un traguardo enorme che ad essere sincera lo vedevo parecchio irraggiungibile quando ho iniziato a scrivere.

Quindi ancora grazie, grazie, grazie, grazie di cuore❤️

See you soon🦋

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