37.

Mancano esattamente ventotto minuti all'arrivo di Liam e compagnia bella e io non sono ancora pronta.

Sto cercando di truccarmi per sembrare un po' più carina, ma sono imbranata e cercare di mettere l'eye-liner è stata una pessima idea.

Ho perso più di venti minuti, visto che è già l'ottava volta che provo a metterlo... ma niente.

O viene troppo storto o troppo lungo e non fraintendetemi. Non è che non riesca a metterlo perché sennò il risultato è diverso da occhio a occhio no, già il destro è uno schifo. Quindi posso solo immaginare come verrebbe il sinistro.

Mi strucco per la centesima volta impacciata e innervosita, buttando dopodiché l'eye-liner con forza chissà dove.

Mi accontento alla fine di un ombretto chiaro sulla palpebra e la matita sotto agli occhi.

Sbuffo perché il risultato non mi piace e quasi strillo quando sento il campanello suonare.

Porca miseriaccia.

Mi alzo di scatto dalla sedia, presa dal panico e ancora in pigiama.
Dovevano arrivare in anticipo l'unica volta che sono in ritardo?

Proprio in questo preciso istante sento bussare.
«Emily sono arrivati gli ospiti! Scendi che James non ti vede da tanto!» esclama mia madre da dietro la porta.
Odo già la voce di mio padre e di Liberty da giù.

«Arrivo!» alzo il tono, esageratamente più stridulo.

Mi fiondo verso l'armadio, frugando dappertutto e distruggendolo completamente, considerato che non riesco a trovare una beata minchia.

«Merda, merda, merda», sibilo a bassa voce alla ricerca del vestito rosso che mi volevo mettere, quello che piace a Liam.

Dove cazzo è.

«Mmmm...» mugolo esasperata non trovandolo. Ero convinta di averlo portato.

E se non l'ho portato?

Cerco di ricordare se l'ho messo in valigia oppure no.
Evidentemente l'ho lasciato in dormitorio, non sorprendendomi di affermarmi la solita cretina che si dimentica in continuazione di tutto.

Ottimo Emily, davvero ottimo.

Non ho nemmeno un abito da mettere e me ne resto qui a provare vestiti, che sembrano più quelli di mia nonna, ormai defunta, mentre sono tutti giù ad aspettarmi.

Sto per afferrare un vestito a pois, decisamente schifoso, quando la porta si apre precipitosamente dietro di me.

Appena mi giro trovo il moro intento a guardarmi il culo.
«Liam!» strillo nascondendomi dietro un'anta dell'armadio, in quanto sono solamente in biancheria intima.

Lui scoppia a ridere alzando le mani in segno di resa. «Merda, non pensavi che dovessi ancora cambiarti.»
Sembra sincero, ma per niente mortificato della sua apparizione.

Tento di rintanarmi il più possibile, rossa in volto. «Vattene all'istante.»

«Ricevuto. Ti devo chiamare qualcuno? Sembri un po' impedita.»

«Mia madre. Chiama mia madre.» Almeno lei potrà aiutarmi in questo momento.

Sta per uscire quando all'ultimo si gira verso di me con un sorriso sghembo. «Belle culotte», sghignazza.

Abbasso gli occhi sulle mie mutande a righe, a dir poco infantili, per poi stringerli dalla vergogna, sentendolo ridacchiare mentre se ne va.

Un attimo dopo mia madre irrompe in camera mia, guardandomi sbalordita con i suoi occhi color fiordaliso.
«Emily che diavolo stai facendo?!»

Mi mostro come madre natura mi ha creato, non imbarazzandomi per niente di fronte a lei.
«Sono in panico, ecco cosa faccio. Non ho un cavolo da mettere e ho lasciato il mio vestito in camerata. Ho anche tentato di mettermi quello stupido eye-liner, ma non ci riesco perché sono una imbranata a livelli estremi che non riesce a fare un cappero!» scoppio in modo alquanto isterico.

«Ehi, frena, frena un secondo. Non ti preoccupare! Hai un sacco di vestiti carini», inizia a dirigersi verso l'armadio, ma io la fermo perché: uno, non c'è nulla e due, in questo momento è in condizioni pietose.

«Mamma non ho niente di invernale, sono tutti osceni. Quelli bellini sono estivi», sbuffo infastidita.
In questi momenti mi viene proprio il nervoso.
Prenderei un abito di mia madre, che ne ha in quantità abbondante, ma è molto più minuta di me e mi arrivano tutti sopra al sedere.

«Allora mi sa che non mi resta altra scelta», sospira e io aggrotto la fronte confusa.

Senza dire una parola esce da camera mia, per poi tornare con un pacco regalo argentato tutta sorridente.

Me lo porge con gli occhi illuminati. «In teoria te lo abbiamo preso per il tuo compleanno, ma penso che non ci sarà occasione migliore di oggi per dartelo», ridacchia facendomi un segno con la testa, invitandomi ad aprirlo.
Il mio compleanno è a fine dicembre, manca precisamente un mese e qualche giorno.

«Mamma se vuoi che lo apro per il mio compleanno non...» mi blocca subito accarezzandomi un braccio.

«Fidati di me. Scartalo.»

Senza indugi strappo la carta argentata rivelando un vestito blu incredibile.

Mi tappo la bocca con la mano libera, incantata da ciò che vedo. «M-mamma, ma è wow...» balbetto non trovando le parole.

«Spero ti piaccia. Io e tuo padre abbiamo cercato di riscontrare i tuoi gusti», sussurra osservando, anche lei rapita, questo indumento mozzafiato.

L'abbraccio stretta senza pensarci due volte, anche se sono ancora mezza nuda. Non poteva farmi regalo migliore in questo momento.
Sembra quasi un dono caduto dal cielo... pare che il destino non ce l'abbia con me per una dannata volta.

«È assurdo, grazie davvero», apro bocca gonfiando il petto dalla gioia.

«È il minimo tesoro. Ora però muoviti! Devo andare a sfornare il tacchino», scherza, lasciandomi una carezza sulla guancia, prima di scappare via per la milionesima volta.

Sono talmente felice che mi metterei a ballare il tango all'istante, ma devo far veloce.

Me lo infilo a appena guardo il mio riflesso allo specchio rimango senza fiato.

Accidenti...

Di solito sono molto autocritica verso me stessa, ma questo vestito mi sta a pennello. E mi sento bella... molto bella.

Sperò già a una reazione positiva di Liam, ma subito dopo mi maledico per i miei pensieri.

Senza aspettare altro metto un paio di stivali e scendo le scale in legno di olivo, arrivando in sala leggermente a disagio. Sono già tutti posizionati ai loro posti e io non posso fare a meno di arrossire per la mia lentezza.

«Ciao, scusate il ritardo», mormoro a tutti e solo adesso sembrano accorgersi della mia apparizione. Tutti tranne Liam.

Non mi ha tolto gli occhi di dosso dal primo scalino e sembra continuare a non farlo. Sento la faccia scottare per la sua espressione imbambolata.
Mi squadra senza pudore davanti a tutti e sua sorella sembra accorgersene perché gli assesta una gomitata tra le costole risvegliandolo dalla sua trance.

«Emily, da quanto tempo!» si alza loro padre, allargando il sorriso per quanto possibile.
Cerco di ricambiare, ma è abbastanza difficile perché in questo momento i miei pensieri corrono ad altro.

«Salve, mi fa piacere rincontrarla!» lo abbraccio goffamente.

«Emily e questo vestito chi te lo ha dato?» chiede mio padre subito dopo e sento mia madre urlare di rimando dalla cucina.

«Era una questione di vita o di morte!»

Percepisco Liam ridacchiare, forse rammentando la sua entrata di scena e io mi imbarazzo ancora di più, per quanto possibile.

Corro da mio padre per avvolgere anche lui con le mie esili braccia. «Grazie papà, è bellissimo.»

«Ti sta molto bene.»

Vado a salutare anche Lib e Liam per educazione e nel momento in cui mi sporgo per depositare due bacini sulle guance verso il ragazzo che mi fa dannare, lo sento sussurrare a un millimetro dal mio orecchio: «Mi resterà difficile concentrarmi con te accanto.»

Ho già detto che sono arrossita?

Ecco, adesso sto andando in autocombustione.

Fortunatamente non sembrano accorgersene e la conversazione si anima in quella tavola dopo essermi seduta, ovviamente accanto al moro.

Il pranzo si svolge alla grande. Il cibo è ottimo e le conversazioni altrettanto interessanti. Ci chiedono a entrambi di Yale e di come sta andando il nostro percorso di studi, li diciamo anche del voto in comune che abbiamo preso in statistica e sembrano tutti apprezzare contenti.
Mia madre non ha tenuto a freno la lingua per tutto il tempo e anche Lib sembra farle concorrenza.
È molto cambiata dall'ultima volta che l'ho vista. Adesso è più matura, con la battuta pronta e l'onestà sulla punta della lingua, per tutto. Sono molto affascinata da lei e colpita. È proprio una persona deliziosa, non che prima non lo fosse, ma adesso ancora di più.

Ho cercato di seguire il discorso, ma il più delle volte è stata un'impresa ardua. Perché Liam non la smetteva di accarezzarmi la coscia, coperta solo da una leggera calza velata, con la sua.
Non so se lo faceva apposta o se era un gesto involontario, ma mi ha veramente scombussolato... ed eccitato.

Alla fin fine, dopo una portata e l'altra, calici di vino e sane chiacchiere, si sono fatte quasi le cinque e il sole sta quasi per tramontare.

E nel momento in cui tutti si alzano da tavola pronti per andare via, Liam mi sorprende, avvicinandosi a me per sussurrarmi altre parole.

«Voglio portarti in un posto.»

Strabuzzo gli occhi. «Ora?»

«Quando sennò», ridacchia come se avessi detto un'assurdità.

«E tuo padre e tua sorella?» chiedo non comprendendo. Che li lascia a piedi?

«Proprio per questo sono venuto con la mia macchina... per portarti con me», bisbiglia a un palmo da me, facendomi sventolare le sue chiavi vicino al viso. Sento il cuore perdere un battito. «Allora? Ci stai?»

Come potrei dir di no?

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top