24.

«Prendiamo la navetta e festa finita, no?» Propongo verso la castana qua accanto a me.

«Sicura, sicura che non vuoi guidare la mia macchina?» Ripete per la centesima volta Samantha, ma io rimango ferma nella mia decisione.

«Te la distruggerei e non voglio prendermi nessuna responsabilità».

Stiamo andando nel locale che mi ha proposto Sam e che mi ha indecentemente vietato Liam.
Lei vuole bere e per questo non desidera guidare, quindi le opzioni sono due: O lo faccio io, o si va con i mezzi pubblici.

Direi che la prima ha fallito miseramente.

«Vabbè, allora andiamo velocemente a comprare i biglietti in una tabaccheria. Purtroppo Liam e Trevor non possono venirci a prendere, sono con dei loro amici», mormora insoddisfatta, mentre ci incamminiamo nella strada principale.

«Scusa, e Richard?»

«Oh, stasera non c'è. Lunedì avrà un esame», mi informa.

«Quindi chi siamo scusa?» Chiedo colta alla sprovvista.

Cavolo, l'unico motivo per cui ci andavo era Ric... oltre al dispetto contro Liam.

«Io, te, Liam, Trevor e dei loro amici», sorride raggiante, io invece mi sto deprimendo.

Non mi trovo a mio agio con solo maschi e Trevor, che è l'unica boa di salvataggio, starà sicuramente con loro.
Poteva venire Aria, ma purtroppo è andata a trovare i suoi genitori ad Hartford.

Proprio in quel preciso istante rimbomba un tuono, sopra alle nuvole nere che coprano il cielo stellato. «Merda, facciamo in fretta se non vogliamo prendere una bell'acquata», stabilisce Sam subito dopo, alzando la testa al cielo.

Marciamo verso la tabaccheria più vicina, che fortunatamente è aperta, dopodiché giungiamo alla fermata giusto in tempo per l'arrivo del bus.

Insieme a noi ci sono diversi ragazzi, molti più piccoli visto che alla nostra età vanno praticamente tutti in macchina. Notiamo due posti liberi in fondo quindi, dopo aver timbrato i biglietti, ci accomodiamo.

«Beh, è stato facile», sorrido subito dopo, osservando l'ambiente.
È un veicolo giallo all'antica, anche se stranamente pulito.
Ci sono diversi sedili in plastica vuoti, ma molte persone preferiscono stare in piedi stranamente.

Dopo all'incirca cinque minuti, Samantha alza lo sguardo verso di me, in seguito ad aver guardato il navigatore sul suo cellulare. «Credo che bisogna scendere alla prossima», dice dopo aver ricontrollato per l'ennesima volta il suo telefono.

Mi alzo riluttante dal sedile. Seppur scomodo mi sono appisolata qua dentro. Fuori fa freddo, mentre adesso sono al calduccio con tutta l'aria condizionata che hanno sparato.

Appena uscite, come immaginavo, inizio a battere i denti dal freddo e in più piccole gocce gelide iniziano ad accarezzarmi il volto.

«Cavolo piove! Facciamo veloce se non vogliamo inzupparci tutte», parla di sbieco la mia amica. Iniziamo a correre ai lati delle case per non prendere ulteriormente altra pioggia.
Potevamo servirci di un ombrello, ma siamo stupide e ce ne siamo completamente dimenticate.

Scoppio a ridere quando Sam perde l'equilibrio sull'asfalto bagnato; a stento si regge in piedi su quei trampoli che si è messa.

Però accentuano le sue gambe lunghe ed è davvero bella. Arriva a un metro e ottanta sicuro.

Io invece sono un misero scarafaggio in confronto a lei, ma ho preferito mettere le mie dr martens.
Date diverse esperienze con i tacchi in discoteca, ho capito che è meglio essere un po' più basse, ma con almeno i piedi sani il giorno dopo.

«Stronza, non ridere!», mi rimprovera lei, gioendo però in compenso di gusto.
Le allungo un braccio per sostenersi a me e insieme arriviamo davanti al locale.

C'è meno gente di quanto mi aspettassi e la fila è quasi inesistente fortunatamente. Intravedo immediatamente Liam di spalle accanto a Trevor, entrambi sotto un ombrello.

Faccio un respiro profondo e mi decido a farglielo notare anche a Samantha, visto che non li ha ancora visti e vaga da ore lo sguardo sulla gente.

Mi trascina con lei sino ad arrivare a un palmo da loro. Osservo che, come mi aveva già anticipato la ragazza qua accanto a me, ci sono altri quattro ragazzi con loro.

Sono tutti e quattro molto carini, ma imparagonabili al moro, frutto dei miei orribili e tumulti pensieri.
Sam li supera tutti e quattro con la sua altezza, ma la cosa non sembra darle fastidio. Mentre io stranamente sono la più bassa del gruppo. Non mi era mai capitato dato il mio metro e settanta.

Per prima cosa vado a salutare Trevor. Lui mi abbraccia subito, per poi baciarmi sulla guancia. Sorrido al gesto.

«Sono Emily», mi presento dopodiché ai quattro maschi, praticamente tutti vestiti uguali. Maglietta nera, jeans e giacca di pelle. L'unico che si contraddistingue è Liam con una semplice maglietta bianca che, devo ammettere, gli sta veramente bene.

Sorprendendomi, tutti e quattro i ragazzi mi salutano con dei baci sulla guancia, al posto della stretta di mano. Stessa cosa la eseguono con Samantha che si deve abbassare leggermente.

Decido di salutare anche Liam. In fondo se dobbiamo sembrare solo dei conoscenti, facciamolo bene.

Mi avvicino a lui e seppur vedo una faccia scettica da parte sua, mi allungo e gli deposito due piccoli baci sulla guancia.

Questo contatto mi accappona la pelle, facendomi sentire un adolescente alle prime armi, ma faccio finta di niente, mettendomi sotto alla tettoia per pararmi dalla pioggia.

«Forza entriamo se non vogliamo bagnarci tutti», ci sprona Trevor.

A dirigere il gruppo sono Samantha e Liam. Quest'ultimo le avvolge un braccio intorno alle spalle parlandole all'orecchio, lei in compenso ride di gusto, appoggiandosi a lui.

Ci sto un po' male a vederli così affiatati, ma ormai non ci posso fare più nulla. Devo subire tutto in silenzio, da sola e basta.

Dopo un paio di metri erge una fila di persone davanti a una biglietteria. Ah, ecco.

Mi sembrava strano non ci fosse nessuna coda, l'unica noto positiva è che siamo all'aperto e non fuori al gelo e sotto la pioggia.

Una volta appollaiati lì inizio a sentirmi estremamente a disagio ed esclusa. Liam e Sam stanno parlando da soli, mentre Trevor e gli altri iniziano a discutere di cose loro, mettendo in ballo nomi di ragazze a me sconosciute.
Cerco di prestare un minimo di attenzione, ma poi ci rinuncio, prendendo il telefono.

Lo sblocco e decido di mandare un messaggio a Ric:

Da me: Richard mi hai lasciata in mezzo ai tuoi amici da sola! Questa non te la perdono. :(

Picchietto le unghie sul telefono in attesa di una sua risposta, che fortunatamente non tarda ad arrivare.

Da Ric: Tesoro, pensavo che Sammy te l'avesse detto stamani! Non ti stai divertendo? Vuoi che ti venga a prendere? Purtroppo sono in pena per questo esame, anche se vorrei solamente essere lì con te. ;)

Questo messaggio mi destabilizza per un momento, facendomi arrossire. Anche io vorrei che fosse qui con me.

Da me: Tranquillo, ancora devo entrare. Ti racconto domani come è andata.

Da Ric: Non vedo l'ora. Divertiti.

Tempo di leggere il messaggio che è il nostro turno in biglietteria. Prendo il portafoglio sin quando Liam si volta verso di me e per la prima volta, in questa sera, mi rivolge la parola. «Te vuoi bere stasera?» Mi chiede tutto a un tratto.

«No, ma perché...», non mi lascia il tempo di chiedergli una spiegazione che sta già parlando con la commessa.

«Due biglietti con aggiunta di drink e uno senza», dirige, prendendo una banconota da cinquanta dollari.

Per quale cavolo di motivo mi sta pagando il biglietto?

Sono ancora sorpresa quando me lo passa sulle mie mani, senza proferire parola. Sam sorride per il suo gesto, io no.

«Quanto ti devo?» Domando, pensando solo a ridargli i soldi.

«Apprezza e finiscila», mi pianta in asso, dirigendosi all'entrata.

Sono confusa.

«Vieni con me a ballare!» Strilla Sam, prendendomi a braccetto e portandomi con sé. Almeno non mi sento emarginata.

Abbandoniamo gli altri e ci dirigiamo verso la spaziosa pista da ballo. Tempestata di luci tendenti al blu e accalcata da altri studenti della mia età se non di più.
Danziamo per un quarto d'ora circa, sin quando il mio incubo non ritorna.

«Te la rubo un secondo», urla Liam frettolosamente, lanciandomi un'occhiata.

Non mi lascia il tempo di replicare che sta già limonando con la sua ragazza a un palmo da me.

Esterrefatta mi subisco la scena da vicino, restando immobile come una statuina. Lo sapevo che non era una buona idea venire qui. Inizia a farmi malissimo il petto e una nota di rabbia si impossessa di me.

Perché lo fa? Perché desidera farmi del male?

Vago con lo sguardo alla ricerca di Trevor, ma non scorgo nessuno. Cerco di non guardare nella loro direzione, ma la tentazione è troppo forte.

Appena rivolgo uno sguardo a questi due, accolgo Liam intento a guardarmi, mentre bacia il collo della mia amica.

Bastardo di merda.

Mi rivolge un occhiolino e ne ho abbastanza.

Lo sta facendo apposta.

Sento gli occhi pizzicare, mentre arretro dalla loro vista, scuotendo la testa, delusa completamente.
In un batter d'occhio sono già alla biglietteria.

«Il giubbotto per favore», mormoro decisa, porgendo il biglietto a una signora. Lei mi guarda non capendo, ma si limita lo stesso a passarmelo.

Appena esco sento la pioggia ghiacciata tempestarmi i capelli, ma vado spedita da dove sono arrivata.

Voglio solo andarmene.

Spazio autrice:
Eccomi con un nuovo capitolo!

Anche questa volta ho dovuto dividere il capitolo in due parti sennò diventava troppo lungo!

Spero vi sia piaciuto. Fatemelo sapere!
Ovviamente Liam stronzo era, stronzo rimane!

Ora non vi resta che scorrere col dito (sperando che non ci sia un'altra pubblicità odiosa🙄) e vedere come continua!

Bye, bye.💞

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