Present
I raggi del sole che entrano dalla finestra del mio bagno scaldano le mie spalle nude, lasciate libere dalla maglia bianca. Il pizzo copre il braccio mentre il tessuto, sempre bianco copre il mio addome e jeans chiari fasciano le mie gambe. Osservo il mio riflesso allo specchio e inconsciamente sorrido. Forse sarà il sole o il fatto che le cose vanno bene a rendermi felice. Mi sembra di essere più grande di quanto non sia, il fatto che io conviva con il mio ragazzo non rende le cose meno semplici, insomma chi convive con il proprio ragazzo a soli diciotto anni? Cerco di ignorare la voce malefica della mia coscienza metto uno strato sottile di mascara e scendo al piano di sotto. Mentre scendo le scale saltello lasciando che i miei capelli rimbalzino nell'aria e tutto ciò mentre Lewis mi osserva dal divano del salotto. Le sue labbra sono incurvante in uno splendido sorriso e non posso fare a meno di sorridere.
-Vuoi fare colazione?-
-No, sono in ritardo e oggi ho la mia prima lezione del corso di letteratura inglese perciò voglio essere puntuale.- Così mano nella mano ci avviamo. Arriviamo davanti a scuola in tempo e mi cingo verso Lewis per dargli un bacio ma prima che possa allontanarmi lui mi trattiene delicatamente cingendomi con le mani le guance. Le sua labbra morbide accarezzano. Schiudo le labbra e le nostre lingue si toccano languidamente, avviciniamo maggiormente i nostri visi affinché possiamo approfondire il bacio.
-Prendetevi una camera!- il suono ovattato della voce di Alexa ci giunge alle orecchie e dopo esserci voltati notiamo che tutte le mie amiche ci stanno guardando dal finestrino.
-Ci vediamo dopo?-
-Ti passo a prendere- e prima di scendere gli lascio un altro piccolo bacio.
Dopo varie battutine e frasi oscene entriamo a scuola e dopo aver preso i libri dai nostri armadietti ci dirigiamo nelle nostre classi. Sfortunatamente sono l'unica che segue letteratura, le altre hanno preferito chi fare fisica e chi lingue. Entro nell'aula e mi siedo in seconda fila: né dietro per dare l'impressione di essere disinteressata e né avanti per dare l'impressione di essere una secchiona. Scelgo il posto vicino alla finestra in modo che il sole possa continuare a colpirmi da dietro e respirare quel poco di aria che c'è. Al suono della campanella iniziano ad arrivare alcuni studenti ma non siamo molti e prima che entri il professore noto che siamo solo in undici a seguire questo corso. Con passo sicuro entra un uomo in classe e la prima cosa che noto è il sorriso, il quale mi trasmette un senso di tranquillità. La camicia bianca che indossa mette in risalto il suo fisico asciutto. Si sfila la borsa a tracolla dalla spalla e dopo averla appoggiata sulla cattedra si avvicina alla lavagna e scrive il suo nome
Prof. Hale
-Buongiorno ragazzi e buon primo giorno in questo corso- ha una voce molto maschile, abbastanza forte da tenerti sveglia ma non così forte da dare fastidio se ascoltata per un determinato lasso di tempo. Credo che per un professore il tono di voce sia importante, deve riuscire a tenere gli alunni concentrati ma non annoiarli, non a caso molti hanno difficoltà con il signor.Crokeed per la sua voce monotona.
-Io sono Josh Hale il vostro professore di letteratura e non so quanto possa interessarvi ma è la prima volta che insegno in un liceo, di solito solo in alcuni colledge perciò spero che le cose vadano al meglio- si interrompe due secondi per fare una piccola risata la quale è molto gradevole –sembra il tipico discorso dei centri del recupero, avete presente? Tipo quello degli alcolisti.- noto che il suo corpo si irrigidisce di meno quando nota che alcuni di noi sorridono a questa suo affermazione.
-Come primo giorno non voglio appesantirvi, in realtà vorrei conoscervi perciò perché non mi parlate un po' di voi? Anzi perché non lo scrivete?- e inizia a tirare fuori dalla borsa dei fogli e li distribuisce. Alcuni si lamentano ma sinceramente sono del parere che avere un ottimo rapporto professore-alunno sia a suo modo proficuo. Quando vedo il foglio noto che è vuoto e chiedo al professore spiegazioni. Ma con un sorrisetto sulle labbra ci dice che non ci sono domande, semplicemente dobbiamo parlare di noi. Rimango a fissare il foglio per un po' ma poi inizio a scrivere e mi soprendo della facilità con cui inizio a parlare della mia vita. Parlo di mio padre, del mio passato, di mia madre e del mio anno in Spagna. Alzo gli occhi e osservo il professore e mentre si passa la mano tra i capelli noto un dettaglio che prima mi era sfuggito: una fede. Non credevo fosse sposato ma poi mi domando perché questo mi debba sorprendere visto la sua bellezza. Noto che posa la mano sulla nuca mentre è immerso nei suoi pensieri e mi viene in mente Lewis, ai suoi modi di fare, al fatto che non passiamo più molto tempo insieme. Senza che me ne accorga la mano ha continuato a scrivere senza smettere di fermarsi finché il suono della campanella mi riporta alla realtà. Rileggo in fretta il mio foglio e vorrei strapparlo, sembra il diario di una dodicenne ma prima che possa buttarlo il professore lo sfila dalle mie mani. Rimango a fissare il vuoto e immagino che cosa penserà quando leggerà le cose che scritto. Cerco di eliminare dalla mia mente le frasi che ho scritto ma sono impresse nella mia mente. prendo le mie cose e mi avvio a prendere gli altri libri dall'armadietto. Il resto della giornata scorre piuttosto tranquillo finché non vado a pranzo con le mie amiche.
-Evelyn, ho sentito che il nuovo professore è bello...- mi domanda Stephanie mentre iniziamo a mangiare. Alzo lo sguardo dallo strano ammasso di cibo nel mio piatto e decido che la prossima volta porterò il pranzo da casa.
-Ho sentito che da quando è arrivato a scuola si sono iscritte al suo corso tante ragazze, ma alcune sono rimaste fregate perché non c'era più posto- commenta Alexa mentre addenta una mela.
-Beh forse qualcuno dovrebbe dir loro che è sposato, ha la fede. Courtney se continui ad osservarlo potrebbe morderti- le dico visto che sta cercando di analizzare il cibo della mensa.
-Forse se faccio una corsa a casa riesco a prendere del cibo vero- ed è come se una lampadina si fosse accesa in testa, non capisco perché non l'ho fatto prima!
-Audrey, sei un genio.- le stampo un bacio sulla guancia e corro a fare qualche telefonata. Entro la fine della pausa pranzo è tutto pronto. Il tempo sembra andare a rilento e l'ora di chimica non finiva più. Finalmente la campana suona e corro verso l'uscita. Nonostante abbia fatto in fretta c'è già molta gente e fuori e ho difficoltà a trovarlo ma non appena vedo la sua auto corro da lui. È davanti alla mia portiera e mi nota solo quando ci separano solo pochi metri. Senza dargli tempo gli salto al collo e lo abbraccio.
-Ehi Ivy, tutto okay?- mi domanda mentre è ancora sorpreso dal mio gesto.
-Ho una sorpresa, e dobbiamo andare ora. Perciò ora saliremo in macchina e chiuderai gli occhi ma soprattutto mi giurerai di non aprirli finché non te lo dirò.- Senza dargli tempo salgo in macchina e aspetto che lui faccia lo stesso. Rimane a fissarmi dall'esterno ma poi sale e con quel suo adorabile sorriso stampato in faccia chiude gli occhi. Devo ammettere che durante il tragitto corro un po' troppo ma a mia discolpa posso dire che...niente non ho scuse!
Arriviamo a destinazione subito e gli dico di tenere ancora gli occhi chiusi. Scendo dall'auto e apro la sua portiera. Gli prendo una mano in modo da poterlo guidare fuori ma lui mi afferra il polso e lo porta alla bocca. Lentamente lo fa ruotare e lascia un piccolo bacio sul palmo della mia mano.
-Posso aprirli?- Alzo gli occhi al cielo ma sono ancora in balia di quel piccolo ma dolce bacio.
-No!- gli prendo la mano e lo guido fuori dall'auto fino all'interno della struttura.
-Adesso sì...- lo vedo aprirli e rimango in attesa della sua reazione. Guardo la sua espressione inizialmente confusa e via via farsi più sorpresa. Osserva con stupore la pista davanti a lui e in quel preciso istante una macchina da formula uno, se così la si può chiamare, passa davanti a noi ad una velocità incredibile.
-Ivy, è...io non so che dire. Dio, mio padre mi ammazzerà!- ma mentre lo dice sorride.
-Beh se evitassimo di dirglielo non lo verrebbe a sapere...Ti piace?-
Ma invece di rispondermi, lui mi afferra per i fianchi e mi attira a lui. Le mia labbra si schiudono e le nostre lingue si incontrano.
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