65. Mentre te ne vai - As you go

Sara si presentò alla Congrega di Gridoror con il corpo di Lionel senza vita tra le braccia e quando lo stregone anziano lo vide davanti a sè, ridotto in quello stato, ebbe un cedimento. Il suo pupillo, lo stregone più promettente della Congrega era morto. Si inginocchiò e abbracciò il cadavere di Lionel, singhiozzando. Sara rimase in piedi accanto a lui, mandando indietro la testa per evitare che altre lacrime le scivolassero sul viso. Aveva gli occhi e la gola che le bruciavano dal tanto piangere. Si sentiva la testa così pesante.

Gridoror sollevò lo sguardo e si lanciò addosso a Sara avvolgendola in un abbraccio paterno. La vampira si irrigidì sotto quelle mani che un tempo avevano cacciato Lionel dalla Congrega proprio perchè si era innamorato di lei. Non seppe che fare e rimase immobile finché Gridoror non si allontanò.

- Dobbiamo avvisare la famiglia – fu l'unica cosa che Sara riuscì a dire. 

- Ci penserò io, cara. Perché non vai a casa a riposare, ci occuperemo noi di Lio - Gridoror cercò di assumere un tono di conforto, ma la voce roca a causa del pianto sommesso lo rese quasi duro come un ordine.

Sara fu colta da un attacco d'ansia, non era pronta a separarsi da lui, anche se da lì a poco avrebbe dovuto dirgli definitivamente addio. Il pensiero di allontanarsi e di lasciarlo solo la terrorizzava. Gridoror capì il suo stato d'animo e tentò di rassicurarla. 

- Va' a casa a prendere il suo vestito migliore, noi ti aspetteremo, e potrai stargli accanto quanto vorrai – le posò una mano rugosa sulla testa e finalmente si sentì più calma.

Lasciare Lionel tra le braccia di Gridoror fu per lei una grande sofferenza. Stava iniziando a realizzare che non lo avrebbe più rivisto e questo le straziava il cuore. Prima di allontanarsi vide l'anziano stregone addolorato sul corpo freddo di Lionel che si sfregava gli occhi lucidi e si passava le dita nella lunga barba tentando di trattenere un singhiozzo. Il viso contornato da rughe e i capelli bianchi gli davano un'aria bonaria e paterna. 

Sara sapeva che lo stregone aveva cacciato Lionel dalla Congrega a causa sua: se non si fosse fatto mordere da una vampira avrebbe preso il posto di Gridoror. Diventare Capo Magistro di una Congrega significava non essere contaminato, restare puro nel corpo e nello spirito, ma Lionel si era innamorato di Sara ed era legato a lei dal Sangue di Rosa e non avrebbe più potuto auspicare a quel ruolo. Nel vedere Gridoror così affranto, Sara immaginò che lo stregone avrebbe voluto chiedergli perdono per averlo espulso e non averlo compreso appieno. Ma ormai è troppo tardi, pensò amaramente la vampira incamminandosi verso la villa di Alexander.

Quando mise piede in casa fu ancora peggio. Il vuoto la investì come un'onda violenta che la trascinò fino alla camera da letto. Lucy e Samuel la seguirono silenziosi, temendo che potesse avere un mancamento da un momento all'altro. Aprì l'armadio con gesto meccanico, la testa prima pesante, in quel momento era priva di pensieri, con l'unico obiettivo di prendere degli abiti, ma erano troppi e Lionel stava bene con tutti. Fece scorrere bruscamente le grucce con i vestiti da un lato all'altro dell'armadio, mentre gli occhi ne seguivano i movimenti e si spalancavano sempre di più.

Lucy capì che stava andando nel panico e le si avvicinò con cautela. - Sara - la chiamò gentilmente.

- Non so quale prendere? Con quale avrebbe voluto essere sepolto? Noi non abbiamo mai parlato di queste cose! Non era previsto. Insomma non è che mentre sei col tuo ragazzo ti metti a parlare della sua possibile morte, no? Io... io... e se scegliessi quello sbagliato? Non voglio seppellirlo con un abito che non gli piaceva - le parole le sgorgarono dalla bocca come un fiume in tumulto. Gli occhi le si arrossarono pronti a versare ancora lacrime e la voce le si incrinò man mano che parlava.

Lucy guardò Samuel in cerca di un aiuto e lui decise di avvicinarsi. Posò con delicatezza le mani sulle spalle di Sara e le chiese di guardarlo in faccia. - Ascolta, puoi scegliere anche più di un abito. Magari una cosa che si metteva spesso, o una camicia che avrebbe sempre voluto mettere ma non ne ha mai avuto occasione... - la vampira si scostò rapidamente e annuì con convinzione.

- Sì, sì posso farlo. Ne posso prendere un paio, hai ragione! - tornò a rovistare nell'armadio alla ricerca dell'abito giusto.

                                                                                              ***

Una volta fatto ritorno alla Congrega con una valigia piena di abiti, Sara vide che tutti gli stregoni stavano dandosi da fare per rendere il saluto a Lionel il più decoroso e affettuoso possibile: con la magia avevano costruito una bara, usando il legno di un albero sotto il quale Lionel amava mettersi a leggere nelle giornate di sole.

Avevano levigato e intarsiato il feretro disegnando una spada sul coperchio, simbolo di coraggio, attorno alla quale si arrampicava una rosa dal gambo pieno di spine, che rappresentava l'amore e sull'elsa stava posata una corona per la sua nobiltà d'animo.

Si avvicinò per guardarla da vicino e nel frattempo fu raggiunta da Gridoror, che le porse la mano per prenderle la valigia coi vestiti. Sara alzò lentamente il capo - Non sapevo quale scegliere, lui era sempre bello. Qualsiasi cosa indossasse! - disse, giustificando la grande quantità di abiti che aveva portato con sè, scoppiando nuovamente a piangere.

Un grosso boato nel giardino della Congrega fece raggelare tutti e in pochi secondi si precipitarono fuori spaventati: era Alexander.

Sara divenne paonazza e le lacrime si trasformarono in parole affilate rivolte a colui che un tempo era stato un caro amico. – Sparisci! Sparisci dalla mia vista! È tutta colpa tua! TUTTA COLPA TUA! - gli corse incontro e gridò battendogli i pugni sul petto. 

Samuel la fermò e l'avvolse in un abbraccio. - Sssh. Ci siamo noi, ci siamo noi. Sfogati pure, va bene -

Sara si gettò con la testa all'indietro sul petto di Samuel – Mi manca, Sam, mi manca tantissimo -

Samuel la strinse a sè con tutta la forza e la tenerezza che poteva donarle, mentre gli stregoni presenti, Alexander e Lucy rivolsero lo sguardo altrove: la sofferenza di Sara era insostenibile. Tutti avevano avuto il piacere di incontrare Lionel e conoscere la sua nobiltà d'animo. Tutti avrebbero sentito il vuoto che lasciava.

I singhiozzi di Sara scemarono a poco a poco, quando ormai la stanchezza e il dolore agli occhi le fecero scoppiare un mal di testa tremendo. Si fece scortare all'interno della Congrega da Samuel, aggrappandosi a lui come fosse l'unica motivazione a tenerla ancorata alla Terra. Sotto le insistenze dell'amico bevve un bicchiere d'acqua e si sdraiò su un divano beige posto nella sala comune, accanto alla camera ardente improvvisata. Samuel le si sedette accanto e iniziò ad accarezzarle i capelli – Non puoi fare la matta in questo modo, Sara. Lio ti avrebbe già ammonita con un paio di occhiatacce e qualche battuta delle sue. – 

Lo sapeva, sapeva perfettamente che non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo, ma era una stupida presa di posizione la sua, una ribellione bella e buona contro l'ingiustizia della vita. – Perché non lo fa? - chiuse le palpebre gonfie mentre le ultime lacrime stanche le rigavano ancora una volta il viso pallido.

Sentì Samuel sospirare e passarle le dita tra i capelli. - Sam, in questo momento sono davvero molto arrabbiata con Xander, voglio davvero che sparisca dalla mia vista - dichiarò quasi con ferocia. Forse era un pensiero ingiusto, ma se le avesse dato retta forse Lionel non sarebbe morto. 

Il vampiro dagli occhi di ghiaccio mandò la testa all'indietro contro lo schienale del divano e sbuffò: non c'era nulla che potesse fare per farle cambiare idea, ma la sua voce tremante lo sorprese. - Potrà restare fino alla fine del funerale, Lio lo vorrebbe, ma dopo deve andarsene. Che se ne torni a Bran o vada in giro a cercare le pietre magiche, mi basta non averlo davanti agli occhi. – gli sfuggì un sorriso sentendola con quel tono imbronciato, ma in quel giorno poteva anche lasciarglielo fare.

– E se venissi tu a Bran - azzardò - Se tornassi a casa, dai tuoi genitori, per un po'? Mio nonno non è più una minaccia e se ne starà buono se non vorrà vedersela con me o di nuovo con Roxen. – una piccola risatina gli sfuggì dalle labbra contagiando anche l'amica.

Sara fermò il continuo vortice di pensieri che la portavano sempre alla morte di Lionel e si costrinse a riflettere sulla proposta di Samuel. Rivedere i suoi genitori e magari suo fratello, stare un po' in tranquillità a CASA, finalmente. Lo avrebbe voluto, sì, lo avrebbe voluto davvero.

- Ok - tentennò nascondendo il viso dietro ai capelli spettinati e disastrosi - Torno a Bran - sembrava avesse altro da aggiungere, ma ci mise un po' a continuare. - Se anche tu verrai con me. - si alzò lentamente e incrociò lo sguardo dell'amico - Ho bisogno di te in questo momento – affermò tornando subito dopo a tuffarsi con la testa sulle sue gambe. Si sentiva fragile, rotta in mille pezzi e aveva la necessità che qualcuno glieli tenesse incollati.

Samuel si sentì diviso a metà, solo lui aveva visto lo spirito di Lionel e solo lui era custode del suo messaggio, ma non era sicuro di essere adatto a quel compito: sentiva che i sentimenti per Sara non era completamente sepolti e il senso di colpa lo attanagliava. Ma come una messaggero di pace una farfalla bianca entrò silenziosa dalla finestra e si posò delicatamente sulla sua mano. Guardandola attentamente vide che l'esserino sbatteva lentamente le ali e quando si aprivano mostravano due petali di rosa formando un cuore. Sorrise sentendo il petto caldo e la farfalla volò nell'altra stanza, posandosi sul petto di Lionel. Decise di interpretarlo come un assenso da parte dello stregone. - Va bene, verrò con te, così mi assicurerò che il Conte se ne stia buono. – 

Sara si aprì finalmente in un minuscolo, ma sincero sorriso. - Grazie. - era pronta per vestire Lionel e prepararlo per il funerale.

                                                                                          ***

Gridoror si era preoccupato di richiudere la ferita sul petto di Lionel, quella provocata da Patrick. Sara alla fine aveva optato per una camicia azzurra e un pantalone dalle tonalità beige – Con questi stava benissimo, facevano risaltare i suoi occhi e i suoi capelli castani – li porse allo stregone anziano e quello annuì prendendoli. 

- Va bene, ci penseremo noi. - Gridoror esitò prima di darle le spalle, aprì la bocca un paio di volte prima di decidersi a parlare - Mia cara, lo so che inizialmente non ti ho accolta come si deve, ma so per certo che il nostro Lio ti amava davvero - le parole gli si fermarono sulle labbra, ripensando al momento in cui aveva cacciato Lionel dalla Congrega: il ragazzo non aveva battuto ciglio, accettando la punizione a testa alta. - Credo che in camera sua sia rimasto ancora qualcosa, se vuoi prenderti un suo ricordo sei liberissima di farlo - non bastava, non sarebbero bastate quelle poche frasi di circostanza a farlo sentire meno in colpa - Io vorrei, vorrei farmi perdonare per come vi ho trattati, rifiutando la vostra storia e cacciando Lionel dalla Congrega – ammise infine, mentre col capo chino implorava il perdono della vampira.

Sara lo fermò, gli posò una mano sulla spalla e scosse la testa ostentando un sorriso sereno, forse un po' troppo forzato per quel momento, ma non sarebbe riuscita a fare di meglio – Stia tranquillo, Lionel non le ha mai portato rancore. Anzi, credo che per lui essere cacciato da qui sia stata una cosa positiva, insomma è stato contento di poter stare insieme ai suoi amici, di essere utile per loro sempre, in qualsiasi momento. Quindi non ha nulla da farsi perdonare. - E lo pensava sul serio, Lionel amava il suo ruolo di protettore dei prescelti ed era sicura che fosse orgoglioso di essere morto nel tentativo di salvare tutti, non solo Alexander e Roxen.

Gridoror le strinse le mani nelle sue e una lacrima gli scivolò sul viso solcato dai segni del tempo. No, nessuna parola o gesto di comprensione sarebbero bastate a far tacere i rimorsi. Con il cuore pesante come piombo si accinse a vestire Lionel in religioso silenzio. Non appena finì di sistemarlo arrivò la sua famiglia. 

Sara udì il pianto straziante della madre e scappò letteralmente dietro Samuel, aggrappandosi alle sue spalle. - Portami via, ti prego - non poteva sostenere anche il dolore della madre e le sorelle dello stregone.

                                                                                                ***

Roxen era arrivata a Mediana dopo ore di cammino: aveva pensato che così facendo si sarebbe lasciata indietro parte del rancore che ancora le faceva tremare le mani. Aveva sentito addosso gli occhi incuriositi e a tratti spaventati delle persone che la vedevano per strada, ma lei aveva proseguito incurante, trascinando i piedi e coprendosi come poteva con il cappotto ridotto in brandelli.

Quando arrivò alla villa rimase immobile sul porticato per molti minuti, indecisa se entrare o scappare dall'altra parte del mondo. Con che faccia avrebbe affrontato Alexander? Aveva ucciso suo fratello e lo aveva fatto mossa dalla vendetta: si era lasciata guidare da quel sentimento senza opporvi resistenza ed era diventata un mostro assetato di sangue proprio come Patrick.

Si ridestò dai suoi pensieri quando dall'interno udì la singhiozzante voce di Sara, a quel punto inspirò a fondo e aprì la porta.

Nella sala calò il silenzio quando la videro, ma fu subito rimpiazzato dal grido strozzato della vampira. - Rox! Oh Dio ti ringrazio! - le si gettò addosso travolgendola in uno stretto abbraccio. 

- Hai ucciso quel bastardo? - le domandò in un ringhio sommesso. Roxen le carezzò i capelli con fare materno e poggiò la fronte sulla sua testa - Sì, l'ho ucciso - sentì il sospiro di sollievo fuoriuscire dai polmoni dell'amica e un labbro leggermente tirato all'insù diede l'illusione di un sorriso.

Sara si allontanò per guardarla meglio e notò che era sporca di sangue e piena di graffi. - Perchè non ti sei curata? - le domandò apprensiva e la trascinò verso il divano per farla accomodare.

Roxen si sedette senza opporre troppa resistenza poi si mirò le mani e solo in quel momento si rese conto di aver addosso il sangue di Patrick. Rimase fissa su quelle macchie secchie e si rese conto di non provare assolutamente niente. - Non ci ho pensato - se le posò sulle gambe con stanchezza - forse è meglio se vado a farmi una doccia. – Voleva alzarsi, ma non ci riusciva. Non era sotto l'effetto di qualche incantesimo, semplicemente il suo corpo stava protestando impedendole di muoversi. Costernata prese tempo domandando del suo alleato, ma la durezza del viso di Sara le fece capire che non voleva parlarne. – Non lo so, non voglio vederlo. Forse è rimasto alla Congrega di Gridoror – incrociò le braccia sul petto e distolse lo sguardo. 

Finalmente le gambe decisero di collaborare e si alzò con espressione assente – Ok. - dando le spalle all'amica si avviò verso il corridoio, passando davanti a Samuel e Lucy.

Sotto o scrosciare dell'acqua si abbandonò con la schiena contro la parete e si lasciò scivolare a terra. Voleva piangere, voleva provare dispiacere, qualcosa di diverso dall'odio e dalla rabbia, ma non riusciva. Sentì Sara bussare alla porta - Rox! Soriana e Algidea hanno chiesto di te: vorrebbero che le raggiungessi alla Congrega - capì che attendeva una sua risposta perchè non la sentì allontanarsi. Si schiarì la voce e chiuse il rubinetto - Va bene. - 

 Alla Congrega trovò il monaco Gensen e gli altri superstiti. Erano tutti emaciati coi visi scavati dalla stanchezza e dalla rassegnazione: avevano perso il loro Monastero e non sapevano dove andare.

Melissa venne a prenderla per condurla alla Sala Comune, dove Soriana e Algidea le aspettavano sedute al tavolo rotondo. Roxen sospirò temendo di beccarsi una ramanzina anche da loro, ma contro ogni previsione le presero una mano e anche Melissa si unì a loro. Insieme recitarono una formula in lingua antica che fece apparire il cagnolino magico. Il piccoletto abbaiò felice saltellando e scodinzolando verso Roxen.

La strega lo guardò affascinata e spostò poi lo sguardo sulle tre streghe anziane davanti a lei - Credevo lo avessimo invocato per trovare Milacre trasformato in coleottero - con un sorriso malizioso invitò le tre donne a spiegarle. Soriana annuì sorridendo – Sì, e subito dopo è sparito, come doveva essere. Però avevo visto il vostro prossimo futuro e, mia cara, non potevamo lasciarvi da soli in quella triste e crudele battaglia. Così abbiamo pensato, tutte e tre, che fosse il caso di darvi un aiuto, seppur minimo... - allargò le braccia come a sottolineare la presenza del cagnolino magico.

Roxen scattò in piedi rovesciando la sedia e corse ad abbracciare le tre streghe, avvolgendole una per una in una morsa stritolatrice e finalmente sentì tornare a galla alcuni sentimenti positivi come la gratitudine e l'affetto. - Sì, sì! Ci avete aiutato, grazie, grazie - la commozione le fece mangiare le ultime lettere, ma si esprimeva perfettamente a gesti. Persino Algidea si era ammorbidita, concedendole una carezza nei folti capelli rossi.

- Gensen ci ha raccontato tutto, Roxy. Siete stati bravissimi. - le parole di Soriana furono ristoratrici per il suo povero animo martoriato - So che Milene ti ha rimproverata – la vide storcere il labbro indispettita e Roxen scoppiò a ridere, liberandosi finalmente da un peso enorme sul petto.

 - Sì, ma non mi sono fatta intimidire! Anzi, le ho detto di ridare i poteri ad Alex, spero che lo abbia fatto, altrimenti andrò fino all'Olimpo! - dichiarò agguerrita.

Algidea lanciò un'occhiataccia sia a Roxen che alla sua consorella più anziana – Devi smetterla di essere così indulgente con lei, si è lasciata governare dai suoi sentimenti personali, e ha - Soriana la zittì scuotendo la mano avanti e indietro – Sì sì, hai ragione, ma quell'essere ha ucciso anche la mia cara amica Rosena e quindi... - 

Algidea si alzò in piedi scandalizzata – Soriana! - la rimproverò – Non devi insegnare questo alle streghe della tua Congrega! La vendetta non è un sentimento che deve far agire una strega, specie se di magia bianca come la nostra! -

Soriana ridacchiava nascondendosi dietro a una mano, a quanto pareva adorava far arrabbiare la sua consorella. Roxen sorrise e capì che la sua cara veggente lo aveva fatto di proposito per donarle un po' di allegria. In un muto segno di riconoscenza le prese la mano e se la portò a una guancia, strofinandola delicatamente.

Sulla porta della Congrega Soriana strinse le spalle di Roxen – Sta attenta, ovunque tu andrai guardati sempre le spalle. E sappi che non tutto quello che sembra pessimo in realtà lo è – e come sempre le sue frasi criptiche la lasciarono interdetta, senza la possibilità di chiedere spiegazioni con la schiena della donna già rivolta verso di lei e la porta che le si chiudeva dinanzi.

Roxen rimase inebetita sull'uscio dell'abitazione per una manciata di secondi, ma con una scrollata di spalle decise che avrebbe scoperto il significato di quelle parole strada facendo, come sempre.

                                                                                                ***

Il giorno del funerale di Lionel, il sole splendeva tiepido nel cielo. Sara aprì la finestra di camera di Roxen raggiante: in quei giorni avevano dormito insieme, sentendo entrambe la necessità di avere compagnia e farsi coraggio a vicenda.

- Guarda, Roxy! Lionel ci vuole allegri! - 

La strega si coprì il volto con le mani girandosi dalla parte opposta da dove arrivava la luce - Sara, sono solo le sei del mattino! - bofonchiò stizzita.

La vampira si sedette sul letto tirandole via le coperte e svegliandola completamente. - Sì, ma abbiamo tante cose da fare oggi! Come preparare le valigie! - Roxen afferrò il cuscino esasperata e se lo portò sulla testa.

Sara aveva deciso di partire con Samuel subito dopo il funerale: desiderava ardentemente cambiare aria e riabbracciare la sua famiglia. Lucy aveva deciso di prendersi un periodo di pausa e far ritorno nella sua terra. Roxen invece aveva deciso di andare a Stonehenge, voleva parlare con Merlino e chiedergli di trovare un modo per riportare Milacre nella loro dimensione e magari anche un aiuto per ritrovare i frammenti di Profezia.

Di Alexander non si avevano notizie, ma tutti erano sicuri che sarebbe stato presente al funerale, il quale si sarebbe tenuto alle dieci del mattino alla Congrega di Gridoror. 

Sarebbero state presenti entrambe le Congreghe di Mediana e avrebbero reso omaggio alle azioni coraggiose di Lionel.

Sara arrivò al braccio di Roxen, si era imposta di non piangere e di salutare il suo amato con un ultimo sorriso. Samuel e Lucy camminarono dietro di loro e il vampiro cercava Alexander tra la folla di persona, ma non lo scorse.

Sara si fece coraggio andando accanto alla madre di Lionel: non si erano presentate, ma sapevano l'una dell'altra, per cui bastò uno sguardo d'intesa e le due si presero per mano, a testa alta guardarono dritto davanti a loro e con qualche lacrima ribelle si concentrarono solo sulle parole di ringraziamento di Gridoror.

Il funerale fu il degno saluto di Lionel: gli stregoni si disposero in cerchio attorno al suo feretro e gli regalarono magie pirotecniche; Gridoror raccontò le prime esperienze del suo pupillo alla Congrega, di quanto fosse intelligente e portato per certi incantesimi; il suo compagno di stanza ricordò qualche aneddoto divertente e il momento in cui Lionel gli aveva confessato di essersi preso una cotta per una sua compagna di classe, una ragazza con un certo caratterino dalla lingua tagliente, bionda e con gli occhi dorati. 

A quelle parole Sara trattenne un singulto e la madre di Lionel le strinse con più forza la mano, rischiando di farla sciogliere in un pianto disperato. 

Soriana claudicò verso il leggio e con voce profonda elogiò il temperamento sicuro e coraggioso dello stregone che aveva sacrificato la vita per onorare la missione che gli era stata affidata e quel punto uno scroscio di applausi inondò la sala facendo crollare definitivamente Sara e la madre di Lionel, che si abbracciarono strette, sostenendosi a vicenda.

Al termine della cerimonia gli stregoni presero sulle spalle la bara e la portarono ai piedi della famiglia che aveva scelto di cremarlo, per poterlo portare a casa con loro. Sara scappò letteralmente fuori dalla Congrega quando ci fu il saluto finale e Samuel le corse subito dietro abbracciandola. - Sto bene, sto bene. Sono solo un po' triste, perché non lo rivedrò più - un singhiozzo le strozzò le parole in gola e dovette fermarsi a prendere un'ampia boccata d'aria prima di continuare - Ma starà sempre con me. - si divincolò dall'abbracciò e drizzò le spalle fieramente - Porto ancora il marchio, staremo insieme per sempre. – 

                                                                                      ***

Alexander era rimasto in disparte tutto il tempo, facendo in modo di non essere visto, ma Roxen aveva sentito chiaramente la sua presenza e lo aveva cercato per tutta la cerimonia. Doveva vederlo un'ultima volta prima di partire, doveva chiedergli perdono e dirgli addio.

Era seduto fuori in giardino, all'ombra di una quercia antica. Si era recato lì alla fine della cerimonia e aveva fatto in modo di passare inosservato, ma in quel momento una figura gli si stagliava davanti togliendogli la luce del sole. Alzò lo sguardo e incrociò due occhi verdi smeraldo spenti e tristi. 

- Mi dispiace – iniziò Roxen, ma Alexander la zittì prendendole le mani e posandovi la fronte sopra – Dispiace a me. - sussurrò atterrito.

Non si parlvano da giorni, dopo essere stato mandato a Mediana dalla strega si era rifugiato ai piani superiori della Villa, facendo in modo di non palesare la propria presenza, ma averla davanti a sè in quel momento gli apriva nella mente molte domande.

- Cosa facciamo adesso? - si arrischiò a chiederle fissandola speranzoso. 

Roxen ritrasse le mani e se le portò dietro la schiena e lui ne rimase turbato. - Alex, io non riesco a starti accanto adesso. Ho ucciso tuo fratello, l'ho fatto con queste mani - si fermò per guardarle, come fossero ancora sporche di sangue. - Non credere che non mi senta in colpa per averti privato dell'unico membro della tua famiglia che era ancora in vita. -

Alexander girò il viso di lato inspirando a fondo e poggiò i gomiti sulle gambe prima di darsi la spinta per alzarsi. Cosa poteva aspettarsi da lei? Comprensione? Sostegno? Cosa si era illuso di ricevere dalla sua alleata? - Ho capito – scansò Roxen dandole le spalle e con le mani in tasca guardò il cielo, cercando di capire cosa avrebbe fatto della sua vita da quel momento in poi.

Roxen lo seguì e si fermò qualche passo dietro di lui – Vado a Stonehenge, a parlare con Merlino. - annunciò aspettandosi una sua reazione, ma lo vide solo fare un'alzata di spalle. Chinò il capo frenando la voglia di abbracciarlo. - Ho fatto in modo che ti venissero ridati i poteri – si limitò a una carezza sulla schiena e a quel tocco Alexander si voltò di scatto, ma Roxen era già svanita nel nulla.

- Fai sempre quello che ti pare – sbuffò, indeciso se ridere o arrabbiarsi.

La notte della morte di Patrick

Una figura vestita di stracci e bende, camminava sulle macerie. Gli occhi nascosti sotto un velo che copriva l'intero viso, le mani scheletriche, nere, con unghie affilatissime e sottili.

Si fermò sospirando davanti a una spada d'argento conficcata in una pietra e cosparsa di ceneri.

La figura si chinò e da sotto le vesti tirò fuori un sacchetto malconcio. Lo aprì e con una mano iniziò a riempirlo delle ceneri che coprivano la lama della spada.

- Sarò io a decidere quando smetterai di essere utile. -

Fine Prima Parte




Angolo Autrice

Lo so, capitolo tristissimo, ed anche l'ultimo, ma....

Ma a sto punto lo avrete capito, c'è un seguito... Si chiama Prophecy - Sapphire.

Ho già in mente i primi capitoli, spero non mi abbandonerete :'(

Cercherò di rendere le storie sempre più avvincenti e di dare anche lieti fine ai personaggi, tranquilli, non sono sadica!

Visto che sto rimettendo a posto anche il primo libro che ho pubblicato su wattpad, Oh, no! Sono stato friendzonato, pubblicherò i capitoli di Prophecy due volte la settimana (come minimo) se riesco a tenere il ritmo giusto, ovviamente proverò ad aggiornare più frequentemente, se la mia mente continua ad essere proficua come in questo ultimo periodo (incrocio le dita).

Insomma, spero che questo non sia un addio, ma un arrivederci (molto prossimo) a Prophecy - Sapphire!

Grazie a tutti per avermi seguita, letta, commentata, messo le stelline, corretta e chi più ne ha più ne metta!

Grazie anche da parte di Roxen e Alex!

Ciao,

Anna

P.s partecipo a un nuovo contest organizzato da Beautiful-world e Annabeth024 si chiama #contestfortalents2018 dove si mettono in gioco le nostre storie e dove si è valutati per criteri seri e rispettosi. Spero che vada tutto bene e auguro buona fortuna a tutti i partecipanti!

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