60. Fratelli - Brothers

Alexander alzò l'uomo. Il volto di entrambi rigato da lacrime di gioia. Dopo tredici anni aveva ritrovato suo fratello. Non poteva credere ai suoi occhi. Rideva e piangeva allo stesso tempo. Lo abbracciava e lo scostava per avere ripetute conferme.  Scuoteva la testa come a dire "non è possibile". Si infilava le mani nei capelli e poi li tirava per accertarsi che non fosse un sogno. Gli afferrava il viso tra le dita e lo contemplava per attimi lunghissimi. 

Avrebbe continuato così per tutto il giorno, se non fosse stato per il sole che aveva già varcato la metà del cielo annunciando l'arrivo del pomeriggio. Sapeva che non c'era altro tempo, ma in cuor suo confidò di averne nei giorni avvenire: si erano ritrovati e non si sarebbero più lasciati.

- Perdonami – disse l'altro e i suoi occhi azzurri si spensero come fossero attraversati da un velo di rammarico.

Alexander posò la fronte contro la sua - Per cosa? Sei qui, sei vivo - 

- Sono stato un codardo. Quella notte vi ho lasciato soli: avrei potuto fermare quel folle. - Si portò le mani al viso, nascondendolo allo sguardo del fratello.

Alexander gli tolse prima una mano e poi l'altra, tenendole ferme nelle sue. Non voleva che Ick si addossasse colpe che non aveva. - Probabilmente avrebbe ucciso anche te. Piuttosto, dimmi: l'hai visto in faccia? - Un rimescolio di sentimenti che andavano dalla speranza alla vendetta presero possesso del suo cuore.

Roxen udì la domanda e fu colta dagli stessi desideri. Si avvicinò ai due fratelli e con una mano si aggrappò alla maglietta di Alexander. Dentro di sé implorava di scoprirne il nome.

L'uomo scosse la testa – Ero fuori quella notte, quando feci ritorno era successo già tutto. Sentivo le guardie urlare, gente che imprecava e vidi solo una figura incappucciata che scappava, era sporca di sangue, il sangue dei nostri genitori. Ricordo solo che gli afferrai il mantello e i suoi occhi mi terrorizzarono. Erano strani, luminosi e oscuri alla stessa maniera e dopo averli guardati mi sono svegliato lontano dal Castello e lontano da Bran, senza sapere dove fossi e chi fossi. – Nascose nuovamente il viso dietro le mani e singhiozzò, trascinando nello sconforto anche i due ragazzi. 

Roxen lasciò andare la maglia di Alexander e abbassò il viso delusa. Non era giusto. Arrivare così vicini a scoprire l'identità dell'assassino dei suoi genitori e rimanere a bocca asciutta. Il fratello di Alexander era una speranza anche per lei ed era svanita come neve al sole. Chiuse gli occhi e si rese conto di essere stata in apnea per tutto il racconto. Respirò, le labbra tremarono smosse da un singulto incontrollato: era inutile piangere, lasciarsi andare a sentimenti di disfatta tanto puerili non l'avrebbe portata da nessuna parte. Intenta nel suo meccanismo di autodifesa non si rese conto che Alexander le aveva preso la mano e l'aveva stretta, incastonando le dita le une tra le altre. Se ne accorse solo quando vide lo sguardo di Ick fermarsi su quel nodo tiepido di gesti incosci e sentimenti taciuti.

Fu in quel momento che Roxen sentì il freddo tocco gentile del suo alleato, sulla pelle rovente di cocente disillusione e fu allora che alzò gli occhi incontrando quelli costernati del ragazzo. Un tacito "lo troveremo" si fece largo sul suo viso, incoraggiandola.

Da lontano, Sara monitorava la situazione, come se dovesse intervenire a difendere i suoi amici da un momento all'altro. La sensazione venefica che lo sguardo dell'uomo le aveva lasciato addosso le faceva formicolare la testa, nel punto in cui crescevano le corna acuminate. Si passò le mani tra i capelli, tentando di dare un po' di ristoro alla sua cute, ma il formicolio continuava persistente. Le corna non erano antenne sensitive, ma ogni tanto mostravano capacità intuitive molto affidabili e avevano iniziato a formicolare dal momento in cui lo straniero aveva posato gli occhi su di lei. Incrociò le braccia sul petto e con indifferenza si avvicinò ai tre per sentire meglio quello che si dicevano. 

Lionel le mise una mano sulla spalla, ma lei la scostò guardandolo di traverso. - C'è qualcosa che non va, fidati di me -

Lo stregone inarcò un sopracciglio con fare di rimprovero - Se mi ascoltassi un secondo invece di aggredirmi, potrei anche darti ragione - 

Raramente i vampiri arrossivano, ma a lei capitava spesso da quando aveva fatto la conoscenza del bel ricciolino. Arricciò le labbra in una smorfia infantile e socchiudendo gli occhi mormorò le sue scuse. Guardò Lionel attraverso le lunghe ciglia dorate e lo vide inclinare la testa con un sorriso divertito sulla bocca.

- Brava la mia vampira - la prese in giro strofinandole la testa - Comunque quell'uomo non convince neanche me. Sembra troppo teatrale. Ma soprattutto: che diamine ci faceva sul fondo della scarpata ridotto così male? Contro chi ha lottato? -

Entrambi fissarono i due prescelti per poi studiare con attenzione i movimenti e le espressioni dell'uomo: quando sorrideva sembrava non coinvolgere mai gli occhi, come stesse fingendo, a volte sembrava addirittura sghignazzare.

                                                                                          *** 

Alexander puntò gli occhi sul versante del monte che portava al Monastero, non poteva più tergiversare. Milacre si era allontanato da diverso tempo e per quanto il druido gli stesse poco simpatico, si stava rivelando importante per la missione, proprio come aveva detto Soriana.

- Senti, Ick - spostò lo sguardo sul fratello e poi su Roxen per chiedere il suo appoggio - Come mai sei qui? - la domanda poteva suonare strana ma, nella visione avuta attraverso il rituale della Magia del Sangue, l'ultimo posto visto era Stonehenge e non il Monastero.

Le pupille dell'uomo ebbero un impercettibile sfarfallio e si adombrarono per qualche secondo. - Stavo cercando un libro di magia antica. Un libro che mi avrebbe permesso di parlare con te e i nostri genitori. Mi hanno detto che era custodito al Monastero del Monte Dorak -

Roxen abbassò il capo, sapendo perfettamente che si trattava dello stesso libro che aveva preso in prestito dai monaci qualche mese prima.

- Non volevano farmi entrare, ma ho insistito, dicendo loro che era per una questione importante e ho dimostrato di essere una persona affidabile, così mi hanno concesso ospitalità. Ma mentre ero lì, un folle ha attaccato il Monastero con un paio di mostri. Ha minacciato di raderlo al suolo se non gli avessero dato il pezzo di non so quale profezia... - gesticolava agitandosi, come stesse rivivendo l'aggressione sulla propria pelle.

Sara, Lionel e Samuel si avvicinarono per ascoltare, forse le loro domande stavano per avere una risposta. - Ho difeso i monaci come ho potuto! Ma quello era davvero un pazzo scatenato, ha messo a soqquadro tutta la fortezza. Ha ucciso alcuni di quei poveri monaci. Ha continuato a dire che il pezzo era lì, che Origine ne ha bisogno... - 

Alexander sgranò gli occhi stringendo la mano di Roxen. Erano arrivati tardi. Il vampiro della Minaccia Primordiale li aveva preceduti. Che ne sarebbe stato dei monaci? Di Milacre? La situazione stava precipitando senza che loro potessero afferrarla. Stava scivolando da mano come sabbia. – L'ha trovato il pezzo di Profezia? - domandò concitato. 

Il fratello lo guardò sorpreso, con un guizzò interessato nelle iridi azzurre – Vuoi dire che esiste sul serio? - dovette sopprimere un ghigno che affiorava con forza sulle labbra, mentre gli astanti annuivano con disperazione. - No, non l'ha trovato! - contenne quella strana nota euforica che stonava nella voce mesta con cui aveva parlato fino a quel momento - Mi sono scontrato con quel pazzo nel tentativo di difendere i miei ospiti ed è così che sono finito giù nella vallata. Mi ha lanciato da una torre, ma sono riuscito a ferirlo! - mostrò loro un pugnale sporco di sangue. Gli occhi di tutti catturarono e registrarono con attenzione le macchie sull'arma. Troppe poche: probabilmente la ferita si era già cicatrizzata.

Alexander afferrò Ick per le spalle – Noi siamo diretti al Monastero! Dobbiamo trovare quel frammento prima che finisca nelle mani di quell'essere. Sa che stiamo arrivando e ci vuole morti. Dimmi, Ick: vuoi venire con noi ad aiutarci? - gli occhi erano illuminati dalla speranza e dalla paura. 

– Ora che ti ho ritrovato non ti lascio più, Drei! - le parole suonarono strisciate sulla lingua dell'uomo e fecero formicolare di nuovo la cute di Sara, in quei due punti precisi.

                                                                                       ***

Milacre sferrò un calcio alla testa di maiale prima che questa potesse riaprire la bocca e inghiottirlo. Era riuscito a evitarla infilando tra le fauci il bastone, scheggiandolo in più punti. 

Il mostro traballò perdendo l'equilibrio. Il druido corse più lontano che poté, ma l'essere si riprese velocemente e a grandi falcate lo raggiunse.

Lo afferrò per la vita in una morsa ferrea. Annaspò sentendo venir meno i polmoni, schiacciati contro le costole. La pressione degli organi interni gli mandava scosse elettriche la cervello, segno che stavano cedendo. Il crac di ossa fratturate preannunciò l'imminente dolore, che arrivò qualche secondo dopo come una cascata di spilli in più punti. Sentì le sue viscere fredde e poi calde poi di nuovo fredde. Boccheggiò mentre il cervello elaborava alla svelta un modo per sopportare e anestetizzare il dolore, optando alla fine per la perdita dei sensi, quando una freccia colpì il braccio dell'essere, che aprì la mano ferita e fece cadere Milacre a terra.

Un ragazzo col cappuccio sulla testa e le vesti logore da monaco corse nel cortile e agguantò il druido per un braccio. Lo portò con sé nel colonnato, all'ombra, dove la visuale del mostro non arrivava.

Milacre era senza fiato, col cuore che gli batteva fortissimo e gatti che gli tremavano per gli spasmi di dolore. Si portò una mano mal ferma all'altezza delle costole e invocando un incantesimo di guarigione si assestò lentamente. 

- Cos'è quel coso? - domandò con voce gracchiante. Il corpo non si rimetteva a posto in maniera incruenta: le ossa si rinsaldavano tra di loro muovendosi e sposando altri organi. Ci fu un attimo in cui fu attraversato da un lampo di dolore che lo accecò. 

– È un mostro che ha messo di guardia il vampiro per controllarci. Siamo rimasti in pochi purtroppo. - Il ragazzo attese che le fitte gli passassero per poi spostarsi di lato e mostrargli che accanto a loro c'erano altre venti persone, circa. Erano tutti armati di arco e frecce e puntavano sul cortile.

Milacre poggiò la schiena contro il muro instabile e con un ultimo sforzo si diede la spinta con le mani per mettersi dritto, soffocando un'imprecazione causata dell'assestamento dei suoi apparati. - Perché non usate i vostri poteri psichici? - 

Il ragazzo si mise a ridere tetro, come se nel mondo non ci fosse più nulla di veramente comico – Il vampiro è stato furbo, ci ha regalato gli unici mostri che ne sono immuni – gli occhi si ridussero a due fessure.

Milacre alzò la testa, cercando di studiare l'ambiente: ci doveva pur essere una via di fuga o qualcosa che potesse atterrare l'essere. Il colonnato era formato da un camminatoio che collegava, come un grande rettangolo, tutto il cortile, da un lato all'altro, circondandolo. Aveva muretti alti mezzo metro da cui si innalzavano le colonne, che arrivavano fino al soffitto. In quel momento, loro erano nascosti dietro ai muretti del colonnato.

- Provo ad attaccarlo con la mia magia, c'è solo lui? - si rivolse nuovamente al monaco e questo gli indicò la zona buia – No. Lui è qui fuori, gli altri sono dentro e non sono di certo più amichevoli. – 

Milacre annuì iniziando a disegnare rune sul pavimento col bastone. Poteva farcela. Era in grado di salvare se stesso e i monaci. Doveva solo sfruttare appieno i suoi poteri e ignorare tutte le scosse che gli inviava il suo corpo in ripresa – Ok, un mostro per volta. Tra poco dovrebbero arrivare anche i rinforzi... spero. -

Posizionò le mani col palmo rivolto verso il basso nel centro del cerchio di rune illuminandone i contorni. Nel cortile, ai piedi del mostro, apparve un cerchio identico. - Devoro! - urlò Milacre e una bocca gigantesca, dotata di fauci affilate, che schioccavano rapide tra di loro, si aprì sotto il mostro.
Neanche il tempo di muovere un passo che l'essere venne trafitto dalle zanne, strappato alla sua stessa carne, maciullato e infine inghiottito, tra terribili urla di agonia.

Nessuno si mosse. I monaci accanto a Milacre si ritirarono impauriti contro le pareti: tremavano di terrore. 

– Che succede? Ne abbiamo fatto fuori uno, no? - domandò. Si aspettava un po' di entusiasmo, ma le loro facce sembravano sempre più atterrite. 

– Sì, e adesso arriveranno gli altri. -

Angolo Autrice

Ciao a Tutti!

Domani sarò via, quindi non so se riuscirò ad aggiornare con la costanza che ho avuto in queste due settimane. Anche perchè vorrei cercare di scrivere al meglio gli ultimi capitoli, ci tengo che siano ben definiti, quindi forse ci metterò un po' di più  a pubblicare.

Se qualcuno sa fare book trailer e avesse voglia di farne uno per Ruby, mi farebbe un gran favore! Grazie!

Volevo dirvi/ricordarvi che potete avere notizie di Prophecy, dei suoi personaggi e della sua autrice sulla pagina Istangram: anneg.right
Nel caso passaste anche da lì, vi ringrazio tanto!
P.s se vi sta piacendo fatemelo sapere 😊

Detto questo buon fine settimana a tutti!

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