5. Mostri a Mediana

Roxen e Giada erano appollaiate sul davanzale di un finestrone della palestra.

Da lì potevano osservare bene la situazione e Roxen non poté fare a meno di dare ragione a Giada. Quello che aveva davanti era l'opera di un mostro, forse più di uno, e questo le fece vibrare le piume dal terrore, ma doveva comportarsi da consorella maggiore, perciò beccò dolcemente Giada sulla testa e le disse di andare in classe. «Sarà meglio che almeno tu non perda le lezioni oggi, io ormai non ho speranze».

Giada zampettò contrariata e le diede le spalle. Roxen alzò la piccola testolina al cielo e sospirò. «Ti prometto che non agirò da sola, ti aspetterò fino alla fine delle lezioni. Farò un giro nell'edificio solo per essere sicura che il mostro, o i mostri, non si aggirino indisturbati».

Giada protestò ancora un po', sbattendo le ali, ma vedendo che Roxen restava irremovibile, riprese la sua forma umana. «A volte sei peggio di Algidea!» Le disse correndo via, prima che il pettirosso la beccasse in testa.

Una volta che la piccola strega se ne fu andata, Roxen si rilassò e iniziò a setacciare la palestra da cima a fondo. Non percepì nessun'aura diversa da quella umana, ma sentì uno strano rumore sul retro dell'edificio. Volò fuori e notò subito scope, palette e panche accatastate alla rinfusa sotto un albero del cortile. Planò per vedere meglio la situazione e notò una strana ombra strisciare via dalla montagna di oggetti. La seguì fino a quando qualcosa non l'afferrò per la coda.

Allarmata sbatté le ali per scappare via, ma chiunque l'avesse presa non accennava a lasciarla andare, anzi, Roxen si sentì sballottare a destra e a sinistra e poi lanciare in aria di colpo. Una manata la colpì violentemente e in quel momento si accorse di avere a che fare con un mostro–babbuino che si agitava saltellando su e giù e latrando. Dovette riprendere le sembianze umane per evitare di essere colpita ancora una volta.

Quel mostro sembrava un idiota, ma era anche dannatamente agile perché si arrampicò veloce sull'albero, raggiungendo la cima in pochissimi secondi.

Roxen sentiva la faccia dolorante e non vedeva bene da un occhio. Doveva fare qualcosa per fermarlo e impedire che gli umani si accorgessero di lui, scatenando il panico. Decise di arrampicarsi a sua volta sui rami, nascondendosi tra le folte fronde. In pieno giorno l'unica cosa che aveva a sua disposizione per poter dare il meno possibile nell'occhio era la manipolazione delle materia: lo avrebbe rimpicciolito. L'unico problema era che avrebbe dovuto almeno toccarlo, cosa impossibile al momento dato che quello correva e saltava ciondolante da un ramo all'altro e da un albero all'altro.

«Ma che diamine! Proprio il mostro che fa l'acrobata mi doveva capitare!»

Roxen udì il suono della campanella dell'intervallo e per poco non le mancò il respiro: doveva assolutamente sbrigarsi a far sparire quel mostro, prima che i ragazzini si sparpagliassero per il cortile durante la pausa!

In uno slancio disperato riuscì ad afferrare il pollice del piede del mostro e con prontezza recitò la formula per rimpicciolirlo «Retrahe!»

Il mostro divenne grande quanto una nocciolina e Roxen lo strinse nella mano, impedendogli di scappare. Ora che era così piccolo e lo vide agitarsi impaurito nel suo palmo le fece un po' pena, ma quando lui la morse facendola sanguinare, lo schiacciò repentinamente contro il tronco, mettendo fine alla sua vita.

«Che schifo, mi è rimasto pure un po' appiccicato alla mano» Prese un fazzoletto e cercò di pulirsi, ma il risultato non fu dei migliori.

Poco prima che gli studenti uscissero nel cortile, Roxen si trasformò in passerotto e rimase ferma su un ramo. Avrebbe voluto controllare ancora un po' all'interno della scuola, perché quel mostro–babbuino poteva essere stato responsabile del canestro infilato nei pannelli del soffitto, ma non lasciava scie appiccicose verde–blu, senza contare quella strana ombra che le era sfuggita. Sarebbe ritornata quella notte stessa, quando l'edificio sarebbe stato deserto, anche se Giada non le avrebbe permesso di andare da sola. Ma a quello avrebbe pensato più tardi.

                                                                                   🔥🔥🔥

«Cos'hai fatto alla faccia?» Giada era tornata in palestra sullo scoccare dell'ultima campanella, zaino in spalla e sguardo agguerrito.

«Non è niente, non ho visto un ramo mentre volavo intorno alla scuola, tutto qui», mentì per non farla preoccupare.

Per quanto Giada facesse la dura era ancora una bambina e dover affrontare esseri che fino al giorno prima erano al di là del Velo e sembravano così lontani dal loro mondo non doveva essere affatto facile. Come non lo era per lei.

Giada comunque parve crederle e la pungolò come suo solito, ma Roxen non la stava ascoltando. Mentre pensava a come evitare Soriana e Algidea anche quella notte, si toccò la faccia: la sentì calda e gonfia. Il colpo che le aveva dato il mostro mentre era ancora trasformata in un uccellino era stato decisamente forte, doveva sperare che non ce ne fossero altri simili, altrimenti da sola non ce l'avrebbe fatta, anche se qualcuno a cui chiedere aiuto ci sarebbe stato... ma si impose rigidamente di non pensare neanche all'iniziale del suo nome. Mai e poi mai avrebbe chiesto l'aiuto di un vampiro.

Roxen si sforzò di mettere a fuoco la strada con l'occhio buono, ma una tremenda fitta alla testa la costrinse e fermarsi. Giada si preoccupò e la sostenne con un braccio. «Sarà meglio che ti faccia curare da Algidea, appena torniamo».

Roxen scosse la testa: non aveva intenzione di affrontare le sue tutrici, non dopo quello che aveva scoperto il giorno prima. Fortunatamente un messaggio da un numero non salvato sembrò darle la scusa perfetta per non tornare alla Congrega quel pomeriggio.

Roxen si fermò all'incrocio prima di svoltare nella via di casa, assicurandosi di non essere vista dalle altre consorelle minori di ritorno da scuola. Giada si fermò a sua volta e la guardò incuriosita.

«Tu vai» le disse, cercando di camuffare l'arrivo di un'altra fitta. «Io devo vedere una persona».

Giada sembrò insospettirsi e invece di proseguire rimase immobile, incrociando le braccia al petto. «Chi devi vedere? La sacerdotessa? O il vampiro?»

Roxen sbuffò. «Oh, per favore! Non farmi il terzo grado e... non fare la spia ad Algidea! Ci vediamo stasera!»

Senza dare modo a Giada di controbattere si tramutò in un bel gatto dal pelo rosso e saltò su un muretto inseguendo un povero piccione spaventato.

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