33. Storie antiche e quartieri notturni - Ancient stories & night neighborhoods
Alexander aveva imparato a memoria l'intera mappa della Transilvania alla ricerca di un qualche frammento di Profezia e della seconda pietra magica, ma non era servito a granchè. Nel frattempo Samuel non gli dava tregua con gli allenamenti.
- Dobbiamo capire qual è il fattore scatenante della comparsa del Principe delle Tenebre. Col cane demoniaco eri in pericolo di vita, giusto? Mentre gli ultimi episodi sono collegati alla tua alleata, era lei a essere a rischio. - il vampiro dagli occhi di ghiaccio si portò l'indice al mento in una classica posa di riflessione.
Alexander alzò la testa dall'ennesima mappa che stava consultando - Cosa sta frullando in quella tua testa malata? Il sangue del Conte scorre pur sempre nelle tue vene. -
L'amico scrollò le spalle con indifferenza - Niente di così illecito, tranquillo. È che... - si batté l'indice sul labbro - forse e dico forse, dobbiamo portarti in un luogo dove c'è un vero pericolo e far uscire così, allo scoperto, lo spirito del Principe delle Tenebre! -
Alexander scosse la testa - Il Conte mi ha mozzato un'ala e mi ha torturato, se non fosse intervenuta Roxen mi avrebbe fatto fuori, ma di sua maestà neanche l'ombra! -
Samuel sbuffò - Ma che diamine! Cos'è allora che lo fa uscire? A meno che... - in quel momento entrò Vlacu con un vassoio pieno di cibo in mano. Lo adagiò sul tavolo davanti a loro e fece per andarsene, ma prima di arrivare alla porta si fermò e tornò sui suoi passi.
- Un'antica storia popolare racconta di un Principe delle Tenebre, che già aveva superato tutte e cento le prove, ma che il suo spirito non andava in parallelo con quello del suo ospite e che quindi si sfasò -
Samuel e Alexander rizzarono le orecchie pronti all'ascolto - Quindi Vlacu? Va avanti! - lo incitarono.
Le rughe attorno alla bocca di Vlacu s'incresparono in un malinconico sorriso. - Pare che la causa fosse il suo Sangue di Rosa, apparteneva a una donna che non poteva avere. La moglie del fratello. Lo spirito del Principe delle Tenebre lo voleva, ma il suo ospite ovviamente no... -
- Quindi come immaginavo è stata la strega a scatenarlo! - lo interruppe vittorioso Samuel.
Alexander balzò in piedi battendo le mani sul tavolo - Vlacu non ha ancora finito! L'ospite riuscì a domare lo spirito? -
L'anziano vampiro guardò i due giovani e sospirò - La donna era vostra nonna signor Samuel. -
Il vampiro dagli occhi di ghiaccio si tappò la bocca e ricadde a sedere sulla sedia. Alexander guardò veloce prima Vlacu e poi Samuel - Uno dei due avrebbe la decenza di spiegarmi? Vlacu per piacere come finisce questo racconto, che a quanto pare non è solo una leggenda? -
L'amico si passò una mano sulla faccia e una volta ripreso fece cenno all'anziano che sarebbe stato lui a proseguire - Il Principe delle Tenebre di cui ha parlato Vlacu era il fratello minore di Dracula, so io come va a finire questa storia. - disse con tono serio alzandosi nuovamente e iniziando a misurare la sala a grandi passi.
- Costantin si tenne lontano da Elizabeta, la prima moglie di mio nonno. Per diversi anni si rinchiuse nel Castello di Bran, in questo castello, a governare il popolo dei vampiri, senza mai mettere piede fuori e senza ricevere visita alcuna se non quella degli anziani e dei suoi consiglieri. Poi però Dracula lo mandò a chiamare urgentemente. Voi tutti sapete che a mio nonno non si può dir di no. - guardò allusivamente il suo amico, poi continuò - Costantin corse al castello del fratello e lì vi trovò Elizabeta in fin di vita. Alcuni nemici del Conte si erano vendicati seviziando e torturando la povera donna. Dracula chiedeva vendetta, mentre lo spirito del Principe delle tenebre iniziava a sconnettersi da Costantin e bramava assaggiare almeno una volta il Sangue di Rosa. Mio nonno fu tramortito dal fratello senza neanche rendersene conto, mentre Elizabeta fu rapita e condotta a Bran.
Costantin la curò e la donna si riebbe, ma il Principe delle Tenebre da un lato e Dracula dall'altro non gli davano tregua. Fu così che una notte in preda alla follia distruttiva del Principe, Costantin bevve da Elizabeta e la donna lo implorò di finirla. Si dice che le sue ultime parole furono "Datemi sollievo, mio Signore. È stato mio marito a ridurmi così e non i suoi nemici. Fatemi morire" e così fu. Di Elizabeta restarono solo le ceneri e i vestiti che indossava, ma il suo corpo si dissolse come polvere al vento. Quando Costantin si riprese si suicidò, ghigliottinandosi da solo. -
Samuel terminò la storia con gli occhi bassi, mentre Alexander era rimasto a bocca aperta.
Quindi era veramente colpa di Roxen, o meglio del suo Sangue di Rosa, se lui non riusciva a dominare lo spirito del Principe delle Tenebre? La sete lo rendeva vulnerabile e instabile. Non poteva essere: erano alleati, prima o poi avrebbero dovuto rincontrarsi e collaborare fianco a fianco. In quelle condizioni non sarebbe stato possibile, però.
- Un momento! C'è qualcosa che non torna: se Elizabeta era stata ridotta così da Vlad, perché chiamare il fratello per chiedere vendetta? -
Samuel e Vlacu si lanciarono un'occhiata fugace, poi l'anziano sospirò - Davvero non lo immaginate, Signore? -
In quel momento gli occhi del ragazzo si illuminarono e capì tutto - Era una trappola! Il Conte sapeva del Sangue di Rosa di Costantin e l'ha usato come arma contro il fratello stesso... che meschino senza cuore! -
Samuel scrollò la testa rassegnato - Voleva e vuole il potere, Alex, è sempre stato quello il suo obiettivo. Non c'è da stupirsi in realtà -
Alexander rimase in silenzio per diverso tempo, riflettendo su quanto appreso e i suoi pensieri si fecero cupi: in base alla storia raccontata da Vlacu la sua situazione non aveva vie di scampo. O stava lontano da Roxen per il resto dei suoi giorni, o se ne cibava per mettere a tacere lo spirito del Principe delle Tenebre.
- So a cosa state pensando, Signore, in realtà una soluzione esiste - riprese Vlacu.
Alexander si spinse col busto nella sua direzione - Avanti sono tutt'orecchi! - lo incitò con la speranza nel cuore.
L'anziano si riempì d'orgoglio: finalmente poteva essere utile e dare il suo contribuito per salvare i mondi. - C'è un sigillo, un bracciale dagli enormi poteri magici, che può frenare gli istinti del Principe delle Tenebre, è un'arma usata dalla Sterminatrice! Altrimenti dovreste lasciare che la strega vi sconfigga! -
Alexander rise - Questo è impossibile! -
Samuel gli diede una gomitata complice e rise anche lui.
- Oh io fossi in voi non sottovaluterei questa ipotesi - disse con piglio serio l'anziano vampiro, ricordando la tenacia e la forza d'animo della strega in questione.
Alexander soffocò una risatina. Tra lui e Roxen c'era una sfida implicita su chi fosse il più forte, ma era sicuro che non sarebbe mai riuscita a batterlo. - Vlacu lascia perdere... dove posso trovare questo bracciale? -
L'anziano servitore fece spallucce e con noncuranza gettò lì - Dicono sia custodito nella Congrega di una certa Soriana a Mediana -
Per poco Alexander non scivolò a terra per la sorpresa. - In pratica devo trovarmi faccia a faccia con Roxen, che lo voglia o no! -
Samuel si alzò in piedi eccitato - Vengo con te! -
***
I due semidei li condussero all'interno di un club. Le luci soffuse, la puzza di fumo, la musica assordante e le ballerine in topless erano esattamente ciò che si aspettavano di vedere, se non fosse che erano tutti mostri e sovraumani. Dal barista ai buttafuori, dalle ballerine alle cameriere. Tutti.
Roxen fece appello al suo autocontrollo per mantenere saldi i nervi: erano nella tana del nemico e ce li aveva condotti lei, senza un piano preciso e senza altre forze se non le loro.
Le semidivinità si fecero seguire attraverso la marmaglia di esseri, finché non giunsero dinanzi a una porta nascosta dal buio, in fondo alla sala. Bussarono quattro volte con movimenti secchi, poi qualcuno aprì.
Un energumeno dalla mascella sporgente e spostata da un lato si mise dietro la porta facendoli entrare, poi li indicò - Chi sono questi? - rivolgendosi a uno dei semidei.
La semidivinità fece spallucce e gettando loro un'occhiata da sopra le spalle li presentò a modo suo - Sono scocciatori. Pensaci tu, Jeff. -
Roxen fece un balzo indietro e si armò di spada e sfere di fuoco, Lionel impugnò arco e freccia, mentre Sara si trasformò. - Sapevo che ci avreste fregato in un qualche modo - sbottò lo stregone scoccando il dardo verso l'energumeno.
I due semidei scapparono chiudendosi la porta alle spalle e lasciandoli combattere contro Jeff il Troll e altri due mostri piccoli, ma veloci, con aculei sulla testa di color giallo senape e armati di sciabole e zanne.
Sara si scatenò contro uno dei mostri. Lo artigliò al muro e coi canini lo morse alla giugulare, impedendogli di respirare. In pochi movimenti gli afferrò la testa e gli spezzò il collo, facendolo cadere a terra con un tonfo sordo. Subito dopo si occupò anche dell'altro, mentre Lionel se la vedeva col Troll.
Roxen, lasciò che i suoi amici si occupassero degli scocciatori e proseguì dalla stanza a un corridoio che saliva verso l'alto, intenta a raggiungere il suo obiettivo. Un forte rumore di vento echeggiò violento sbattendo addosso le pareti, mescolandosi a urla disumane.
- Roxen! Dove diamine vai da sola? - la rimproverò il ricciolino raggiungendola, con ancora alle calcagna Jeff.
La strega si fermò voltandosi verso di loro - Devo andare a chiudere lo squarcio! -
Il boato di qualcosa di molto pesante che rovinava al suolo fece vibrare tutto il corridoio. Lionel aveva trafitto il Troll con la spada d'argento forgiata da Roxen e finalmente quello era caduto.
- Non puoi farcela da sola! Sei davvero convinta di volerlo fare ora? Perchè non aspetti Alex? Con lui avrai più possibilità. - Sara scansò il corpo di Jeff e a grandi passi fu dalla sua amica.
- Alex è troppo impegnato a risolvere i suoi problemi! Qui non c'è tempo da perdere. - appena giunse alla fine del tunnel rimase senza fiato.
Le parole le morirono in gola. Davanti a lei un vortice nero, da cui uscivano a frotte demoni, sovrumani e mostri. Dietro essi migliaia e migliaia di esseri si accalcavano allo squarcio delle proprie dimensioni per poter uscire e invadere Mediana.
I tre amici si fermarono: erano sul tetto dell'edificio, sotto di loro la città dormiva ignara, ma davanti ai loro occhi si estendeva lo spettacolo più numerosamente terrificante che avessero mai visto.
Roxen deglutì a fatica, la mano salda sulla spada di fuoco e le palpebre che sbattevano ripetutamente nella speranza che tutto quello fosse solo un bruttissimo incubo.
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