28. Mediana
Lionel aveva ingannato i controlli dell'aeroporto grazie a un incantesimo che intontiva le guardie a tutti gli addetti, facendo in modo da passare senza problemi. Roxen si era risvegliata sull'aereo dopo trenta minuti dal decollo. I suoi amici avevano dovuto tenerla buona e tapparle la bocca, per non farle fare una scenata durante il volo.
Dopo una buona mezz'ora aveva deciso di arrendersi e si era messa a fissare fuori dal finestrino. Cosa ne sarebbe stato di lei da quel momento in poi? I suoi amici le avevano detto che Algidea l'aspettava, ma chissà se con lei ci sarebbe stata anche Soriana. Ma soprattutto: sarebbe tornata alla Congrega?
Sara le aveva mostrato le chiavi dell'appartamento di Alexander, le aveva riferito che lui aveva esteso l'invito anche a lei e Lionel, e che quindi se Roxen se la sentiva, sarebbero potuti andare a vivere tutti e tre insieme, momentaneamente.
Se Alexander pensava di potersela cavare così si sbagliava. Non appena avesse avuto l'occasione sarebbe ripartita per Bran e lo avrebbe maltrattato a suon di incantesimi.
Come aveva potuto addormentarla per farla portar via dai loro amici? Eppure credeva si fosse instaurato un rapporto di reciproco aiuto tra i due, di comprensione e quasi di complicità. Ma evidentemente si sbagliava. Per Alexander lei era solo un'intrusa nella sua vita in Transilvania e nulla di più.
Inoltre Roxen continuava a pensare al Principe delle Tenebre e al desiderio di questi di volerla come compagna: rabbrividiva di terrore ogni volta.
La follia nei suoi occhi e la freddezza della sua pelle le avevano trasmesso tanta di quell'ansia e di quella paura che sperava ardentemente di non dover mai più trovarselo davanti. Certo era che Alexander avrebbe potuto chiederle aiuto, invece di cacciarla. Magari sarebbero riusciti a trovare insieme una soluzione, due menti sono sempre meglio di una.
***
Per tutto il tempo del volo Sara fissò l'amica preoccupata. Non era solo la questione di Alexander a impensierirla, ma anche la scoperta di Roxen e della sua casa natia. Il fatto che lei si ricordasse che i suoi genitori erano stati i guardiani della Fonte Proibita, le aveva fatto riemergere reminiscenze del suo passato e di alcune voci che circolavano all'epoca su un vampiro impazzito. Un vampiro che oltre ad avventurarsi nella Foresta Incantata avesse osato bere l'acqua della fonte, sterminando subito dopo la famiglia del guardiano, per poi continuare lo scempio, qualche anno dopo, nel villaggio vicino e infine uccidere anche i genitori di Alexander. Sara iniziò a collegare un po' di tasselli e capì che il vampiro che aveva ucciso i genitori Roxen e il vampiro che aveva sterminato quelli di Alexander, erano la stessa persona.
Lionel le toccò una spalla – Ehi, tutto ok? - la osservò con la fronte corrucciata, mentre lei si mordeva un labbro.
Poi con occhi allarmati lo guardò, quasi implorandolo – Credo che la famiglia di Roxen e quella di Alex siano state uccise dallo stesso vampiro – sussurrò per non farsi sentire dall'amica, che aveva ripreso a dormire.
Il ragazzo ne rimase sconvolto – Ne sei sicura? - chiese con un fil di voce.
Sara annuì lentamente, mentre si torceva le mani.
- Come facciamo a dirglielo? - lo stregone indicò col mento Roxen.
- Non è ancora il momento, anche perché ho il sospetto di sapere chi è stato... -
Lionel le strinse forte il polso spalancando gli occhi – Chi? -
Sara scosse la testa – Non posso accusare nessuno senza averne le prove... scusa Lio, ma non me la sento di gettare fango su una persona che conoscevo. Però questo sospetto mi tormenta da anni, forse è giunto il momento di scoprirlo. -
***
L'aereo atterrò bruscamente all'aeroporto di Mediana alle diciotto di sera. Il sole era appena calato e l'aria autunnale stava lasciando il posto a quella più gelida invernale.
Roxen scese le scale del velivolo senza il benché minimo segno di nostalgia per la città. Ormai aveva ricordato qual era la sua terra di origine e si sentiva appartenente a essa. Inoltre non voleva ammetterlo, ma aveva paura di restare delusa una volta arrivata alla Congrega, e scoprire che non l'avrebbero ripresa, nonostante Algidea la stesse aspettando.
Sara le strizzò un braccio per darle coraggio, ma non si sentì affatto confortata.
Riconobbe immediatamente le strade che la portavano alla Congrega, le osservò con un misto di noia e diffidenza. Le sembrava di aver vissuto in un mondo parallelo fino ad allora. Come se la bambina orfana di Bran non fosse esistita e la sua infanzia fosse iniziata con sua nonna che l'accompagnava da Soriana, dicendole che avrebbe iniziato la scuola delle streghe e che avrebbe imparato tante cose con loro. Parole così semplici, che nascondevano un addio.
Roxen tirò su col naso. Non doveva piangere. Lionel e Sara l'avrebbero aspettata nel taxi: se Algidea le avesse detto che poteva tornare alla Congrega, loro avrebbero proseguito verso casa di Alexander. Se le cose fossero andate diversamente, Roxen avrebbe seguito i suoi amici e avrebbe vissuto con loro.
Lanciò un'occhiata nervosa al taxi fermo in strada, davanti al vialetto che portava all'ingresso della Congrega. Inspirò a fondo e bussò alla porta.
Attese qualche secondo, ma nessuno le rispose e allora ribussò con più forza e solo in quel momento qualcuno le venne ad aprire.
- Roxy! - urlò Mina saltandole addosso dalla gioia. Roxen ricambiò l'abbraccio sorridendo, poi scostò la bimba da sé per chiederle dove fossero le streghe anziane – Ah, loro ti stanno aspettando nella sala. C'è anche Melissa. - Roxen annuì e facendo un respiro profondo entrò. Mina corse verso il taxi e ticchettò al vetro per farlo abbassare.
- Ciao, Mina – la salutò sorridente Lionel.
– Ciao! Soriana mi ha detto di dirvi di aspettare Roxen e non andare via – i due ragazzi si scambiarono un'occhiata dispiaciuta, poi sorrisero alla bambina.
– Grazie, Mina, l'aspetteremo. -
La piccola strega rientrò saltellando nella Congrega.
Nel frattempo Roxen mise piede dentro casa e fu attraversata da mille emozioni diverse. Non riusciva a stare calma e le tremavano le gambe ad ogni passo. Aveva affrontato Ligno e il Principe delle Tenebre solo qualche giorno prima, e ora tremava di paura all'idea di essere nuovamente cacciata dalla Congrega.
Prima della sala in cui aveva affrontato il Messaggero, dove c'era la tavola rotonda attorno alla quale si riunivano le streghe la sera, vi era un piccolo corridoio con una scala a chiocciola sulla destra, che portava alle camere delle ragazze. Lì, sul gradino più alto, c'era Giada che aspettava di poter vederla. Quando la strega passò la ragazzina la fissò, venendo ricambiata. Per una manciata di secondi entrambe si scrutarono, poi annuirono e si salutarono con un sorriso prima di allontanarsi.
Le ragazze le volevano bene, e lei ne voleva a loro. Desiderava restare ancora alla Congrega, ma si rendeva conto che la sua missione e il suo passato la stavano chiamando altrove.
Si affacciò nella sala e vide le tre streghe sedute attorno alla tavola in attesa che lei arrivasse.
Melissa si sentiva a disagio, lei era la più giovane delle tre, e anche la più ingenua e mite. Adorava stare con le streghe più piccole e insegnare loro pozioni e incantesimi di luce. Aveva sempre nutrito un grande affetto per Roxen e più che una discepola, l'aveva vista come un'aiutante, in quegli anni. Non voleva assolutamente trovarsi in una situazione simile.
Algidea aveva la faccia contrita "Come al suo solito" pensò Roxen, trattenendosi dallo sbuffare. Poi notò Soriana, col viso triste e lo sguardo basso. Doveva aver avuto qualche visione infausta e quindi si sentiva in obbligo di dover risolvere in qualche modo.
La rossa tossicchiò attirando l'attenzione. Il cuore con battiti accelerati più del normale. Pareva essere a un processo, come se dovesse essere giustiziata.
- Prego, siediti, Roxen – la invitò Algidea, indicandole lo scranno davanti loro.
Con mani poco ferme prese lo schienale della sedia per spostarla e potersi sedere.
Deglutì cercando di mandare giù il groppo, si sistemò come meglio poteva e iniziò a torturarsi le mani in grembo. - Ditemi – disse con un soffio di voce.
Algidea era al centro, guardò prima Melissa, che la ricambiò titubante, e poi Soriana, che non accennò ad alzare il capo, dopodichè fissò Roxen davanti a sé.
- Come stai? Sappiamo che il rubino è dentro di te – esordì la bruna.
Roxen non si aspettava di certo che le chiedessero della pietra magica, ma comunque decise di rispondere:
– Sto bene. Quando il rubino è entrato in me, ho sentito un po' di dolore, poi ho dormito per quattro giorni, il tempo che il mio corpo ne assorbisse completamente il potere. Ora mi sento come prima, solo più energica e con il potere del fuoco ancora più forte -
Algidea le si avvicinò strisciando le mani verso di lei sul tavolo – Ottimo! Sappi che quel rubino ti protegge anche da alcuni incantesimi come le fatture... no, non sei immortale, ma non possono ucciderti con incantesimi di quel tipo, solo questo. Qualsiasi arma, artiglio, zanna o canino... - sottolineò quest'ultima parola con una certa enfasi - può ferirti e ucciderti, chiaro? -
Roxen annuì seria, non capendo bene dove volesse andare a parare.
Algidea sospirò, poi si decise a parlare concretamente – Roxen... Roxy – ammorbidì il tono della voce e le concesse un sorriso tirato.
- Se ti aspettavi che ti avremmo ripresa alla Congrega ti sbagli. Dopo aver raso al suolo l'Abbazia e dopo aver rubato un libro sulle magie antiche, noi siamo obbligate ad allontanarti dalla Congrega e dalle streghe più giovani, per non influenzarle con il tuo comportamento impulsivo e sconsiderato. Sappiamo che lo hai fatto per uno scopo ben preciso e che marginalmente è collegato alla tua missione, ma non possiamo assolutamente perdonarti. Sono leggi superiori alla nostra. -
Roxen si agitò sulla sedia schioccando la lingua e incurvando le sopracciglia – Se dovevate dirmi solo questo avrei risparmiato il viaggio e sarei andata direttamente nelle mia nuova casa! -
Algidea rise – Non perdi mai l'occasione di far sentire la tua voce, eh? - impercettibilmente sfiorò il braccio di Soriana per farle dire qualcosa, ma essa continuava a tacere e a guardare in basso.
Algidea sospirò stanca – Non è solo per questo che sei qui. Soriana ha avuto delle visioni, per cui dobbiamo metterti in guardia contro un vampiro legato in un qualche modo sia a te che ad Alexander. Siete in pericolo entrambi. Non sappiamo quando, come e dove, ma sappiamo che vi ingannerà e tenterà di uccidervi, è un alleato della Minaccia Primordiale, anzi a quanto ne sappiamo è il suo sicario più fidato –
Il cuore di Roxen aveva ripreso a battere all'impazzata. "Un vampiro legato sia a me che ad Alex?" la sua mente prese ad arrovellarsi, mentre uno stato di allerta la pervase, poi il suo astio per i vampiri fu più prepotente della preoccupazione.
- Questi maledetti vampiri! - bofonchiò a denti stretti, ripensando ad Alexander, che l'aveva cacciata dal Castello e dalla Transilvania senza aver nemmeno il coraggio di affrontarla frontalmente.
- Non ho finito! - continuò Algidea sempre più seria – Non devi farti mordere! Per nulla al mondo, da nessun vampiro! - una fitta di delusione colpì Roxen in pieno petto, senza capire nemmeno lei il motivo.
- Certo! Questo era davvero superfluo. - riuscì a mantenere un tono piatto, nonostante il cocente scontento e fece per alzarsi dalla sedia evitando i loro sguardi, con il forte desiderio di allontanarsi e leccarsi le ferite.
A quel punto, Soriana si decise a parlare:
– Roxen Mildred di Bran – un tuffo al cuore nel sentire il suo nome finalmente completo.
Si voltò verso la strega anziana con gli occhi lucidi – Dimmi, Sori – la voce tremante.
- Quando avrai bisogno potrai chiamarci - la veggente scoppiò in lacrime, Roxen corse da lei ad abbracciarla e inginocchiandosi ai suoi piedi, poggiò la testa sulle sue gambe.
Algidea e Melissa avevano gli occhi lucidi, sapevano e capivano il legame che c'era tra le due donne, quindi rimasero in silenzio cercando di essere il più discrete possibile.
Una volta che entrambe si furono riprese, Soriana la invitò ad andare, non poteva farla stare a lungo nella Congrega, altrimenti le streghe più giovani avrebbero iniziato a riversarsi nella sala e avrebbero fatto un sacco di domande.
Roxen sospirò e con cuore un po' più leggero uscì dalla Congrega, fermandosi un momento sul vialetto ad osservare la casa dall'esterno.
Nel taxi Roxen chiese a Sara, che nel frattempo era tornata al suo aspetto originario, di darle il numero di cellulare di Alexander.
- Il numero di Xander? - domandò sorpreso Lionel – Non sapevo nemmeno avesse un cellulare! -
- Neanche io, ma quando siamo andati a caccia di cervi lo ha usato per una manciata di secondi per illuminare il sentiero – ricordò pensando alla sera in cui Alexander le aveva rivelato la sua vera identità e un brivido le corse lungo tutta la schiena.
- A caccia di cervi? - il ricciolino era sempre più confuso.
– Sì, storia lunga... comunque ho bisogno del suo numero, Sara, devo parlargli. Le streghe anziane mi hanno detto che Alex è di nuovo in pericolo - proseguì.
La vampira sgranò gli occhi e cercò subito nella sua rubrica – Eccolo, ma non credo risponderà –
Roxen sorrise – Nel caso vorrà dire che sarò costretta a tornare a Bran per avvisarlo. -
L'autista tossicchiò rumorosamente e solo allora Roxen si accorse che aveva un viso noto – Milacre? -
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