25. Ritorno in Transilvania - Return to Transylvania
Erano di nuovo ai piedi del vulcano e Ligno pestava le sue zampe sputando fuoco. Alexander si era rialzato a fatica, tenendo ben stretta Roxen tra le sue braccia.
- Ce la fai? - le domandò cercando di non badare al dolore derivato dal colpo alla schiena.
- Guariscimi – gli ordinò lei. Ogni movimento era fonte di sofferenza. Quel drago l'aveva conciata per le feste e non si era neppure difesa al meglio, troppo distratta dai ricordi smembrati della sua breve infanzia.
– Ora? - le domandò incredulo il ragazzo saettando con gli occhi da lei a Ligno, che al momento era impegnato a fare un barbecue con il dorso del monte.
- Sì! Muoviti! - prese una mano di Alexander e se la portò al viso.
Il vampiro si concentrò, ma la vicinanza del drago lo rendeva nervoso.
- Alex, ti prego, muoviti. Devo invocare il drago di fuoco, altrimenti non ne usciremo vivi! - il volto che le faceva male a ogni sillaba pronunciata. Probabilmente aveva qualche osso rotto e non sentiva più la gamba sinistra.
Alexander riuscì a curarle le ferite sulla faccia nel minor tempo possibile, ma gli arti erano ancora messi male.
- Bravissimo! - esultò Roxen incoraggiandolo – Ora vai alle gambe, credo che una delle due sia rotta. Alex, in fretta! - il vampiro spostò rapido le mani sul corpo della ragazza.
Entrambi cercarono di non badare alla sensazione di intimità che li stava attraversando in quel momento. Le priorità erano altre, non c'era tempo per soffermarsi su quel tocco premuroso e su quella pelle calda e morbida.
- Ehi, ascoltami. Quando tornerò umana devi subito coprirmi col mantello, ok? I miei abiti si bruceranno, tieni da parte il mantello! - Alexander annuì senza fiatare, troppo intento a guarirla e a stare in allerta per il drago.
Ormai c'era quasi, mancava poco. Se solo fosse stato più svelto e avesse saputo usare meglio la magia a quell'ora Roxen non si sarebbe ridotta in quello stato.
Con una codata Ligno sbatté lontano Alexander e per un pelo non schiacciò Roxen.
Il ragazzo andò contro un albero e ricadde a faccia a terra, ma tentò subito di rialzarsi. - Maledizione! Roxy! - urlò preoccupato, poi la sentì: stava pronunciando una formula.
- Il fuoco mi fece schiava e mi rese libera dalla terra! - un'enorme fiammata rivoltò il drago facendolo cadere sul dorso.
Ora uno splendido e regale drago di fuoco si innalzava nel cielo.
Ligno si riprese e partì all'attacco. Schiacciò Roxen contro il Vulcano e tentò di morderla. Nonostante fosse fatta di fiamme, l'altro sembrava non provare alcun dolore.
Roxen si liberò dalla presa e gli si avvolse attorno al collo nell'atto di soffocarlo, ma con un'artigliata il drago cieco tagliò le fiamme e la strega fu costretta a dissolversi.
I due draghi lottavano sospesi nel cielo: prima aveva la meglio uno poi l'altro. Sembravano essere alla pari, finché il drago cieco non fece schiantare a terra Roxen con una zampata violentissima.
La ragazza cadde con un tonfo sordo. Si curvò all'indietro in maniera innaturale e riprese immediatamente le sue sembianze umane. Annaspando alla ricerca di aria tossì ripetutamente, finchè si sentì soffocare e perse i sensi.
Alexander corse al suo fianco, ma Roxen sembrava essere incosciente. Le prese la testa tra le braccia, le sollevò anche un po' il busto, ma tutti gli arti ricadevano privi di forza e vitalità.
- Roxy? Rispondimi, andiamo! - la schiaffeggiò più volte – Ora ti guarisco. - le impose le mani sul corpo e da esse scaturì la magia sanificatrice, ma ancora non riprendeva conoscenza.
- Roxen, porca miseria! Non puoi morire adesso! Non puoi proprio! - la scosse vigorosamente, ma la testa continuava a ricaderle all'indietro. Nel petto di Alexander l'angoscia si faceva strada. I battiti martellanti del suo cuore lo facevano respirare velocemente, l'agitazione e la paura di averla persa s'impadronirono di lui.
– Avanti, strega, è tutto quello che sai FARE? - nell'urlare i suoi occhi divennero rossi, i canini si allungarono e dalla testa sbucarono due corna appuntite.
Adagiò il corpo di Roxen contro un albero e la coprì col mantello, poi afferrò la spada e corse verso il drago.
***
Sara inspirò a fondo l'aria. Da quanto tempo non metteva piede in Transilvania?
Era emozionata e felicissima di essere lì. Non poteva crederci, mancava da casa da sei anni, e ora, grazie a Lionel, aveva potuto rimetterci di nuovo piede.
Il suo aspetto era stato mutato: ora era una donna sui venticinque anni, dai capelli mori e le labbra sottili, lentigginosa. Non aveva nulla di Sara, era Madline, una ragazza in viaggio culturale.
Persino l'aeroporto le era mancato, assurdo. Lionel le strattonò il braccio e la fece tornare alla dura realtà.
- Ehi Mad! Dobbiamo andare subito al Castello di Bran! -
A Sara mancò un battito. "Il Castello! Il luogo in cui io e Samuel siamo cresciuti, in cui abbiamo conosciuto Xander e ci siamo fatti trascinare dai suoi ideali e da quelli di suo padre quando era ancora vivo... "
Tutto il percorso dall'aeroporto al Castello fu costellato da ricordi, che faticava a tenere nel cuore. Ogni sasso, ogni foglia d'albero si ricollegava a qualche episodio.
Lionel la osservava in ammirazione. Vederla così emozionata lo rendeva l'uomo più felice del mondo. Era merito suo se ora lei poteva essere lì, nella sua terra natia. Però non poteva distogliere l'attenzione dalla loro missione. Quel biglietto ancora stretto nelle mani. Perchè avrebbe dovuto invocare la Sacerdotessa Milene, e perché Algidea gli aveva passato un pezzo di carta invece di parlare chiaramente? Tutti quei misteri stavano iniziando a dargli noia.
Arrivati al Castello di Bran la felicità di Sara era incontenibile. Quasi saltellava da un piede all'altro. Inoltre nessuno del paese l'aveva riconosciuta, quindi l'incantesimo di Lionel funzionava alla perfezione. "Oh quanto adoro questo ragazzo! Vorrei morderlo per la gioia!"
Bussarono al portone del Castello e Vlacu gli aprì. - Signor Lionel? Non era partito? - domandò l'anziano facendoli entrare. Lionel non si perse in troppi giri di parole: voleva sapere dove fossero Alexander e Roxen.
Vlacu li condusse nella Sala del Trono e offrì loro del tè, mentre spiegava gli ultimi sviluppi: avevano interrogato il Conte Dracula e questi aveva ceduto, dando delle informazioni importanti, tra cui la presenza di una pietra magica all'interno della Foresta Incantata.
A quelle parole Sara scattò in piedi – La Foresta Incantata? - quasi urlò.
Vlacu le rivolse uno sguardo interrogativo – Mi scusi, ma lei chi è? Mi sembra di conoscerla, ma non capisco dove avrei potuto averla vista... - l'anziano si grattò il mento cercando di ricordare. Lionel lanciò un'occhiataccia a Sara e l'ammonì invitandola a sedersi.
– Non importa, Vlacu, dicci piuttosto come arrivare a questa foresta! -
Il vecchio vampiro scosse la testa mortificato: - Non potete andarci, vi perdereste e nessuno, a parte il Signor Alexandrei, osa avventurarvisi. Mi dispiace, ma dovremo aspettare il loro ritorno. -
- Non capisci, Vlacu, sono in pericolo! Entrambi! - lo interruppe Lionel preso dall'agitazione. Poi incrociò lo sguardo di Sara e capì che quello che aveva detto l'anziano era vero. Desistette dal controbattere capendo che non avrebbe risolto così la situazione e tacque.
Vlacu li accompagnò alla loro camera – Suppongo che vi fermerete per un po', quindi vi ho fatto preparare una stanza per la notte – Sara/Madline si inchinò ringraziandolo.
Una volta chiusa la porta, Lionel tirò fuori il biglietto che gli aveva dato Algidea e sospirò.
- Madline, dobbiamo trovarli! -
Sara gli si avvicinò scuotendo la testa – È davvero pericoloso, nessuno è mai tornato vivo da quella foresta, Lio. Nessuno eccetto Xander. Non possiamo aspettare che ritornino? - lo stregone le mostrò il pezzo di carta con la calligrafia in corsivo.
- Se Algidea mi ha dato questo vuol dire che la situazione è più grave di quanto pensiamo. Io la invoco. Se te hai paura ci andrò da solo! -
La vampira soppesò le parole di Lionel, e cercò di valutare la situazione: essere finalmente a casa e rischiare di non potervi fare mai più ritorno, perché persi o addirittura morti all'interno della Foresta Incantata, o lasciare gli unici in grado di salvare i mondi in balia dell'instabilità di uno di loro?
Se Lionel non avesse avuto fiducia in lei non le avrebbe neanche proposto di andare con lui. Alexander e Roxen erano suoi amici, non poteva abbandonarli così.
- Va bene, invocala, verrò con te – cedette Sara.
Lionel annuì e chiamò la Sacerdotessa Milene. La semidea apparve dinanzi a loro. Sapeva già tutto, non gli lasciò nemmeno la possibilità di parlare e fare domande. Disse loro che li avrebbe fatti arrivare direttamente al luogo in cui stavano combattendo Roxen ed Alexander, che una volta lì si sarebbero dovuti arrangiare e li lasciò altezzosa e quasi scocciata:
– Non sono il vostro trasporto personale, che questa non diventi un'abitudine -
- Soriana ha proprio ragione a non sopportarla – Lionel lo bisbigliò a Sara a denti stretti, ma non era sicuro che Milene non avesse sentito.
Una luce accecante gli fece perdere di vista la stanza del Castello e quando riebbero l'uso degli occhi, si ritrovarono all'inizio del sentiero con gli alberi dal fogliame rosso rubino.
- Siamo nel posto giusto? - domandò scettico lo stregone.
– Certo! Osi mettere in dubbio le mie capacità? - si alterò Milene.
- No, volevo solo esserne certo, Sacerdotessa – si scusò forzatamente Lionel.
La donna svanì nel nulla senza aggiungere altro. Il ricciolino le lanciò dietro un paio di epiteti poco carini e inspirò a fondo cercando di calmarsi. Prima o poi avrebbe imparato anche lui il teletrasporto e non ci sarebbe più stato bisogno di quella semidivinità piena di sè.
Sara si guardò attorno alla ricerca dei suoi amici, quando sentì un urlo così straziante da farle angosciare il cuore.
Lionel invece vide un folletto che stava correndo nella loro direzione, ma che all'eco dell'urlo si fermò e si voltò indietro.
- Vampiretto! - gridò l'essere, agitato.
Lo stregone lo raggiunse – Che sta succedendo? -
Il folletto si voltò deformando il suo volto in un'espressione terrificante. Azzannò un piede di Lionel e lo tenne ben stretto. Sara si precipitò su di lui cercando di staccarlo.
- Aia! Ehi! Mi fai male! Ma che cavolo... ? - con decisione, lo stregone, lo afferrò per i capelli e lo strappò dal suo piede dolorante.
Il folletto provò a mordergli le mani, ma Lionel lo incantò rendendolo docile.
- Si può sapere che ti ho fatto? -
Il folletto era intontito e biascicava le parole – Non dovete abbicinarbi al teroro -
Sara nel frattempo guardava angustiata verso la montagna – Lio! Non abbiamo tempo per fare chiacchiere. Roxen ed Alex... -
Al nome "Alex" il folletto si rianimò – Siete qui per Vampiretto? Per Alexandrei? -
I due si guardarono ansiosi – Sì! - esclamò Sara – Sai qualcosa? -
Flin si dimenò facendo capire a Lionel che voleva essere lasciato libero, ma lo stregone lo trattenne ancora – Ti lascio andare solo se ci dici dove sono e come stanno! -
Il folletto agitò i piccoli pugni in aria – Sono andati ad affrontare il drago per prendere la pietra magica! Ma non so se stanno bene. Temo di no. Ho appena sentito Vampiretto urlare! -
Lionel lo mise a terra e senza degnarlo di un saluto iniziò a correre in direzione del Vulcano. Sara si trasformò in vampira e aprì le sue grandi ali, cercando di fare il più in fretta possibile.
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