24. Drago cieco - Blind Dragon

- Sono piena di lividi per colpa tua! - Sara si coprì con le lenzuola arrossendo alla luce del sole. 

Lionel gliele tolse per dispetto – E io allora? Sono pieno di fori ovunque. Con ovunque intendo davvero dappertutto, non so se mi spiego – lo disse in maniera ammiccante, con gli occhi pieni di lei. 

La biondina guardò lo stregone con viso preoccupato – Ti ho indebolito? Forse avrei dovuto trattenermi stanotte – 

Lionel le carezzò la testa dolcemente – No, sto bene.  Così mi sento davvero legato a te - inspirò il suo profumo baciandole la fronte, poggiando subito dopo la testa sul cuscino.

I capelli biondi di Sara ricadevano morbidi sul petto nudo del ricciolino, che con un braccio la teneva stretta a sè, mentre con l'altra mano affondava le dita in quella morbida seta dorata.

Lionel e Sara avevano passato la loro prima notte insieme: dopo essersi visti in stazione a Mediana, lei lo aveva ospitato a casa sua, sapendo che non sarebbe più potuto tornare alla Congrega di Gridoror. Lì Sara aveva raccontato della sua infanzia con Samuel, e di quanto lei avesse amato il vampiro segretamente e di come lui la considerasse solo un'amica e fosse innamorato di un'altra. In più le minacce di Dracula alla famiglia di Sara l'avevano costretta ad attuare quel piano di allontanamento e aveva finito per avere contatti coi suoi genitori solo attraverso Alexander.

Lionel l'aveva abbracciata e consolata per tutta notte, finché non le aveva confessato di essere certo di avere con lei quel legame sanguigno e spirituale di cui aveva parlato Alexander, e di provare qualcosa di molto più profondo, che andasse oltre la semplice attrazione.

 - Sara, so di essere il tuo Sangue di Rosa, Alex mi ha spiegato come funziona, e ho visto come lui e Roxen si guardavano. - 

Sara si era alzata di scatto dal divano su cui erano seduti – Vuoi dire che Roxy è il Sangue di Rosa di Xander? Oh mio Dio! Questo è un grosso problema, grossissimo! - aveva iniziato a camminare avanti e indietro per tutta la sala finché Lionel non l'aveva fermata abbracciandola.

La vampira spiegò com'era realmente la situazione: sapeva che Alexander non era ancora riuscito a superare la Centesima prova per diventare a tutti gli effetti Principe delle Tenebre, sapeva anche che lui era momentaneamente in grado di tenere a bada quest'essenza caotica, ma nessuno sapeva cosa accadeva al Sangue di Rosa del Principe. C'erano voci e leggende che raccontavano che il Sangue di Rosa venisse completamente divorato e assimilato dallo spirito, e che questi divenisse invincibile. Ma erano solo leggende, non vi era nulla di documentato e nei suoi centotrenta anni di vita non aveva mai assistito a nulla del genere. Lionel però si fece prendere dall'ansia e propose alla ragazza di tornare con lui in Transilvania:

- Ti cambierò l'aspetto con la magia, posso farlo! Così potrai anche riabbracciare i tuoi genitori, ma prima dobbiamo impedire a quei due di stare troppo a lungo da soli, specie se Xander è così instabile – 

Sara si era commossa. Il pensiero di poter riabbracciare i suoi genitori e rivedere la sua terra d'origine la riempì di gioia.

Lionel però si adombrò ricordando che a Bran viveva anche il primo amore della biondina: - Sara, potresti incontrare anche Samuel là, a me non piace molto l'idea! Insomma potrebbero riaccendersi vecchi sentimenti e io onestamente non so neanche quali siano i tuoi attuali... - 

La vampira lo interruppe mordendolo. Non voleva che proseguisse, perchè al momento desiderava solo lui e il suo sangue delizioso. Samuel faceva parte del passato. Per quanto gli fosse mancato i primi anni, si era abituata a vivere senza e stava trovando la felicità in Lionel.

- Ah! Ehi così non vale! - lo stregone affondò le dita nei capelli biondi di lei lasciandosi bere. 

Quando Sara serrò ancora di più la presa, il ragazzo si morse le labbra venendo invaso dall'ebrezza che gli trasmetteva. Gli lasciava sempre quella sensazione di debolezza mista ad eccitazione.

- Se la tua non è solo una cotta da adolescente, in me non si riaccenderà nessun vecchio sentimento – aveva dichiarato la vampira inchiodandolo con le sue iridi dorate. 

Lionel la guardò negli occhi – Sara, io sono innamorato di te, mi piacevi anche prima di tutto questo casino! - 

Era da tanto che voleva confessarglielo. L'ammirava di nascosto tra i banchi di scuola, l'aspettava di proposito alle macchinette delle bibite solo per scambiare qualche parola con lei, ma non lo guardava neanche, esisteva solo Roxen per la sua bella biondina. Invece lui la fissava ininterrottamente per tutte le ore di lezione, si incantava sulle piccole rughette di disappunto che le apparivano attorno agli occhi quando veniva ripresa di professori e bramava lasciarle scie di baci su tutta la pelle bianca. 

La notte del mostro aveva cambiato tutto: le aveva preso la mano per portarla via da quel luogo pericoloso e si era accorto di quanto fosse gelida al contatto, il sospetto che fosse una vampira si era impadronito di lui e il giorno dopo ne aveva avuto conferma. Peccato che lei volesse ucciderlo credendolo un nemico, ma cavoli quanto era bella anche da arrabbiata. 

Alla fine si erano ritrovati come alleati nell'aiutare i due prescelti e senza troppi giri di parole, anzi con la totale assenza di esse, si era fatto avanti e non si sa come lei, finalmente, lo aveva notato. 

Il cuore di Sara palpitò al suono della dichiarazione di Lionel, come se si fosse risvegliato dopo anni di letargo. La ragazza si abbandonò al suo abbraccio, contenta di poter finalmente vivere un amore ricambiato, dopo centotrenta anni di vita.

                                                                                              ***

Al mattino, appena svegli, avevano deciso di andare a scuola: occorreva controllare la situazione e fare un sortilegio, sostituendo i ricordi dei compagni e dei professori con ricordi fasulli che riguardavano Lionel, Alexander e Roxen, per evitare che qualcuno come Selina facesse troppe domande.

Cambiare la memoria nella mente di molte persone richiedeva un certo impiego di energia e magia, per cui Lionel era stato fiacco per la maggior parte della mattinata e si era costretto a riposarsi, allontanandosi per un po' da tutto e tutti. Era andato a riposarsi sul terrazzo dell'edificio, dove era solito scappare con Alexander per giocare a carte. 

Da lì si vedeva tutta Mediana, era facile individuare la Congrega di Soriana: era esattamente al centro della città. Laddove confluivano diverse correnti magiche, tutte bianche e attinenti alla natura. Con lo sguardo Lo stregone vagò verso i confini della città e una strana linea nera si dilungava a nord.

– Credo sia la Minaccia Primordiale - Sara lo aveva raggiunto – Deve essere lo squarcio nel velo, lo sto monitorando da quando Xander mi ha detto della missione. -

Lionel si affacciò allungando il collo e sforzando gli occhi per vedere meglio. Il suo viso parve ancora più stanco e preoccupato. Sara gli mise una mano sulla spalla – Pensiamo a una cosa per volta: prima Roxen e Alex, poi tutto il resto! - la sua voce aveva un che di rassicurante, ma non bastava a placare l'animo dello stregone. 

Il nemico stava diventando sempre di più una presenza opprimente e i due prescelti erano ancora decisamente acerbi per poter proteggere i Mondi. Era quello il motivo per cui Gridoror gli aveva affidato quel compito: non era solo di protezione, ma anche di guida. Per quanto fosse giovane e loro coetaneo, Lionel aveva sempre avuto la testa sulle spalle e una mente piuttosto analitica  e rapida nel ragionare. 

In quella giornata, infatti, avrebbero dovuto prendere il primo aereo disponibile per Bran, ma lo stregone aveva deciso che era meglio passare alla Congrega di Soriana per riferirle le ultime novità, anche se aveva paura che si sarebbe rifiutata di vederli. Sperava che almeno Algidea fosse disposta a incontrarli. Voleva un loro consiglio, perché se quello che gli aveva detto Sara era vero, Roxen era in grave pericolo. Il problema era che Alexander era indispensabile per la missione, quindi non potevano lasciare che il Principe delle Tenebre distruggesse entrambe le loro vite. Tutto quello era molto più grande di lui e delle sue possibilità, aveva la necessità di essere ricevuto dalle streghe più sagge e anziane, da solo non era sicuro di poter riuscire.

                                                                                   ***

Soriana si rifiutò di aprire loro la porta, come era prevedibile. Li aveva visti durante una visione e si era imposta di non accoglierli.

Quando avevano messo piede nel piccolo vialetto che conduceva all'entrata della Congrega, tutte le porte e le finestre si erano chiuse ermeticamente. Le serrande abbassate, i cancelli sul retro chiusi. Tutto sigillato.

Lionel se lo aspettava, ma proseguì comunque verso la porta d'ingresso e bussò molto rumorosamente. Dall'interno rispose solo il silenzio, ma lo stregone non demorse e continuò a battere il pugno sul legno dell'uscio, poi iniziò a chiamare a gran voce. Non contento prese alcuni sassi dal vialetto e li gettò contro le finestre, il tutto, quasi urlando e chiedendo udienza.

Si arrese solo quando dalla porta principale sbucò fuori il volto infuriato di Algidea, che li invitò ad andarsene.

Sara era rimasta a braccia incrociate, in piedi contro una colonna dell'ingresso a osservare la scena, ma quando Algidea gli aveva ordinato di allontanarsi, aveva dovuto far appello a tutto il suo autocontrollo per non dare in escandescenza. A piccoli passi si era avvicinata al ragazzo e gli aveva posato con gesto gentile, ma fermo, una mano su un braccio, per fargli capire che era meglio lasciar perdere. Lionel però non volle spostarsi e tentò di spiegare come stavano le cose ad Algidea.

La strega anziana non volle sentire ragioni e gli intimò nuovamente di allontanarsi.

Sara ribolliva dalla rabbia, non poteva più resistere e continuare a tacere, quindi sbottò: 

 - Andiamocene Lio, a loro non interessa un bel niente del fatto che Roxen sta rischiando la vita per tutti noi! - 

Algidea si fermò e divenne seria – Sappiamo già tutto, Soriana ha visto. Purtroppo non possiamo fare niente. Andate a prenderla. Vi aspetteremo al vostro ritorno. - 

La strega fece per entrare in casa, ma Lionel le afferrò un braccio stringendo forte – Voi sapete ma ci lasciate all'oscuro? Perchè? Aiutateci! Dateci delle indicazioni! - anche lui stava trattenendosi dall'esplodere contro la donna.

Come potevano trattarli così? Stavano solo chiedendo aiuto, possibile che non volessero darglielo?

Algidea si scrollò da dosso la mano dello stregone e lo guardò dall'alto al basso – Non possiamo cambiare il futuro, ci è concesso di vederlo, ma non di cambiarlo e voi comunque state già facendo cose discutibili, avete già scelto il vostro divenire! - veloce si richiuse nella Congrega e non si sentì più alcun rumore.

In un battito di ciglia Lionel e Sara si ritrovarono a casa della vampira. Algidea li aveva teletrasportati lì senza la loro volontà.

- Ci ha sbattuto fuori in pratica! - aveva commentato acida Sara.

– Già... basta perdere tempo, dobbiamo andare a riprendere Roxen! - Lionel strinse tra le mani un biglietto, che gli aveva consegnato Algidea, nel momento in cui gli aveva tolto la mano dal braccio. C'era scritto in corsivo "Invocate Milene".

                                                                                        ***

Flin aveva discusso coi suoi compagni fino a che non li aveva convinti a lasciar andare Alexander e Roxen verso il Vulcano, nonostante in quella zona fosse nascosto anche il loro tesoro. Ma in fondo se avevano bisogno solo di un rubino, potevano prenderselo.

- Flin, dovreste smetterla di usare le arpie, sono troppo violente! Bastano già gli unicorni e i fiori a impedire alle persone di raggiungere il vostro tesoro. Per non parlare del drago! – gli disse Alexander prendendolo sulle spalle. 

- Vampiretto, tu non capisci! Non sei più l'unico che è riuscito a entrare e uscire da questa foresta indenne! Dobbiamo proteggere il nostro tesoro, a costo della nostra vita e di quella altrui! Anche perché non può essere scoperto, né da umani né da sovraumani, è troppo potente per voi assetati di ricchezze e potere! - il folletto si agitò sulle spalle del ragazzo.

Roxen li guardava incuriosita, in Transilvania stava conoscendo diversi aspetti sia di Alexander che del mondo magico e questo le trasmetteva una così tale sensazione di "casa", che non si capacitava del fatto che a fine missione sarebbe dovuta tornare a Mediana, dove avrebbe dovuto comportarsi come una ragazza qualsiasi.  Ricordava perfettamente i mal di testa lancinanti causati dal poco uso della magia. In quella terra invece si sentiva libera.  Man mano che si avvicinavano al Vulcano, era come se si stesse ricongiungendo a una parte di sé andata perduta.

Il paesaggio attorno richiamava immagini di un libro delle favole: se si guardava in alto il cielo era di un blu terso, sporadiche nuvole dalle forme appetitose sostavano pigramente qua e là, gli uccellini cinguettavano sugli alberi e una splendida montagna verde si stagliava all'orizzonte. La cima del monte fumava e non proveniva dal Vulcano.

Flin tirò i capelli di Alexander facendolo fermare – Siamo arrivati Vampiretto, da qui in poi mi fermo. Ligno non si è ancora accorto della nostra presenza, quindi io mi defilo... - 

Roxen lo interruppe – E il vostro tesoro dov'è? Ormai sono curiosa! - 

Il folletto saltò sulla nuca della rossa prendendole un ciuffo tra le mani – Se te lo dicessi poi dovrei ucciderti! - il suo sorriso apparve decisamente tetro.

Roxen alzò la testa nel tentativo di guardarlo – Ma sei serio? - domandò scettica. 

– Roxy, lascia perdere. Non lo mostreranno mai a nessuno e tanto meno lo diranno a noi! - Alexander prese Flin e lo adagiò a terra. 

– È stato un piacere averti rivisto, Vampiretto! - si congedò il folletto. 

– Anche per me Flin! - il viso del ragazzo si addolcì in un sorriso tenero e malinconico.

Roxen lo guardò perdendosi ancora una volta nella profonda tristezza di quegli occhi scuri e dei suoi lineamenti di chi, come lei, era cresciuto troppo in fretta.

Prima di scomparire tra gli alberi il folletto si voltò nuovamente – Da qui in poi se litigherete ancora sappiate che non siamo più noi a influenzarvi! Ma continuate a farlo vi prego, siete un vero spettacolo! -

- Ma cosa... ? - Roxen voleva rincorrerlo, ma Alexander la fermò prendendole la mano e strattonandola appena accanto a sè. 

– Sì, hanno pilotato qualche nostro litigio. È una loro caratteristica, ti avevo avvisata, ricordi? - 

La strega balbettò mentre il rossore colorava le sue guance per quel contatto inaspettato  – Avevi detto che... lo avevi fatto di proposito. Io non capisco! - 

Era confusa, non solo per la vicinanza tra loro, ma anche per quei battibecchi, che doveva ammetterlo, l'avevano anche divertita. Credeva fossero frutto dei loro caratteri contrastanti e non di intromissioni altrui.

Tenendole ancora la mano, Alexander la indirizzò verso il vulcano – Non importa, ora dobbiamo concentrarci su di lui -

Un rombo, poi un'eruzione di cenere e il ringhiare di un grosso animale preannunciarono l'arrivo di Ligno, il drago.

Roxen strinse forte le dita del suo alleato senza rendersene conto. Il cuore in fibrillazione per adrenalina mescolata a paura. Il ragazzo sentì la presa e la guardò sorpreso: stava forse iniziando a fidarsi di lui? 

Il drago cieco volò fuori dal cratere come ne fosse sputato fuori. Aveva una coda lunghissima che terminava con una punta di lancia, artigli affilati, così come la sua dentatura. Le squame erano grigie,  annerite in alcuni punti e si dilungavano per tutte le ampie ali. La testa del drago era contornata da una criniera squamata e appuntita, le narici fumavano e annusavano voracemente l'aria circostante. Lì dove dovevano esserci gli occhi c'erano profonde cicatrici a croce.

Alexander sguainò prontamente la spada, deciso a difendere la strega, sè stesso e a prendere il Rubino.

– Prima o poi mi dirai da dove salta fuori quella! - Roxen si preparò con due sfere di fuoco, una per ogni mano.

Il cuore agitato tra paura ed eccitazione. Battiti adrenalinici e un movimento di viscere che sembravano ballare il tango. Gli occhi vivi e accesi di Alexander le fecero capire che era abituato agli scontri con esseri magici e questo la fece sentire un po' più sicura.

Come se li avesse intercettati, Ligno volò in picchiata verso di loro. Alexander gettò a terra Roxen per proteggerla e si scagliò contro l'animale con la spada.

La strega si rialzò velocemente e guardò il suo alleato che le urlò di andare verso il vulcano e di non pensare a lui. "Ma certo! Io devo recuperare la pietra, Alex mi sta coprendo le spalle!"

Corse subito verso la montagna fumante, mentre sentiva il ringhiare del drago.

Alexander lo distraeva come poteva, la spada era come uno stuzzicadenti per l'animale: lo punzecchiava appena. Tentava di portarlo il più lontano possibile dal Vulcano dirigendosi verso il sentiero con gli alberi color rubino.

Si trasformò tirando fuori i canini e l'unica ala che aveva. Il moncherino gli doleva irrimediabilmente. Corse verso il drago azzannandogli una zampa e quello urlò di dolore. - Beh, son più duro dell'acciaio! - si arrampicò sulla schiena di Ligno, mentre questi si dimenava forsennatamente per farlo cadere, ma il ragazzo si era aggrappato ben forte alle squame.

Roxen era arrivata ai piedi del Vulcano, ci girò attorno cercando un'entrata. Da lontano sentiva le urla e i colpi della lotta tra il drago e Alexander.

Niente, nessuna entrata. Guardò verso l'alto e su un lato della montagna notò una cava. Recitò la formula per farsi crescere ali e si librò in aria.

Quando fu su la vide. Un immenso dolore le trafisse il petto:  la sua casa natale, o meglio, quello che ne restava. Per poco non cadde, perdendo l'energia nelle ali. No. Non doveva cedere. La sua casa, la sua famiglia. Non avrebbe mai pensato un giorno di poter rivedere il posto in cui era nata. La sua mente aveva rimosso fino ad allora il ricordo del suo luogo di nascita. Rammentava davvero poco della sua vita prima di andare alla Congrega, ma quelle mura erano impresse nei suoi occhi. Rimase lì, sospesa a fissare le macerie e si sentì trasportare lontano nel tempo.

I pochi frammentari ricordi, molto, molto offuscati. Accanto ai resti della casa il lago con la cascata proibita. L'eco degli ammonimenti del padre e della madre – Non devi mai e poi mai avvicinarti a quella fonte. Se lo farai ti dimenticherai di noi e sarà come morire - era  marchiato a fuoco nella memoria.

Calde lacrime iniziarono e scivolarle lungo le guance, poi l'urlo di Alexander la riportò alla realtà – Roxen scappa! - si voltò appena in tempo per vedere il drago che volava veloce verso di lei.

La strega planò rapida verso la cava nel Vulcano, ma Ligno le diede una zampata che la fece schiantare contro la parete del monte.

Alexander corse da lei più veloce che potè. "Senza ali non riesco a raggiungerla!" col cuore in gola lanciò un incantesimo d'acqua per rallentare il drago, un tentativo disperato.

L'animale fu colpito dal getto d'acqua, ma non si distrasse. Roxen era aggrappata ad uno sperone, con gambe e braccia graffiate e doloranti. Il viso tumefatto e un occhio che non riusciva ad aprire. Si girò a fatica verso il drago e gli lanciò contro frecce di fuoco, che a malapena lo scalfirono. Come fossero mosche le scansò tutte con le sue zampe anteriori.

- Roxen, stai bene? - Alexander era riuscito a raggiungere il Vulcano e stava arrampicandosi veloce su di esso. 

– Non proprio – rispose lei cercando di allontanarsi da lì e trovare una posizione più comoda e sicura. 

- Io provo a distrarlo, tu va a prendere la pietra – le ordinò il vampiro.

Roxen toccò con un piede uno sperone più largo di quello a cui era aggrappata e si dondolò in quella direzione. - Ci sto provando, Alex, ci sto provando! -

Il drago diede uno schiaffo a vuoto contro la montagna e la roccia su cui era riuscita ad arrivare Roxen crollò, facendola scivolare. Alexander si gettò afferrandola al volo e proteggendola con la schiena.

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