2. Io Strega, tu Vampiro - Forever Enemies

Roxen si trovò davanti non uno, ma ben due mostri.
Subito indietreggiò, ma con una scrollata di spalle riacquisì lucidità e cercò di inquadrare i due esseri.
Uno era così alto da toccare soffitto, aveva le fauci spalancate e gli artigli affilati che riflettevano la luce emanata dal fascio di Roxen, doveva essere quello che aveva spaventato a morte il guardiano. L'altro, invece, era alto poco più di lei, con enormi ali di pipistrello che gli sbucavano dalla schiena, zanne sporgenti e unghie affilate. Quest'ultimo si muoveva veloce, evitando i colpi del primo.
Era una lotta tra creature non umane, cosa avrebbe dovuto fare lei? Fermarli? Ucciderli entrambi? Erano troppo rapidi e la luce troppo debole. 

Ma in tutto ciò, Alexander dov'era? Che fosse stato aggredito dai due mostri? I pensieri di Roxen furono interrotti dal mostro con le ali che le cadde ai piedi.
Quello si lamentò e lei ne riconobbe subito la voce. «Alexander?» Socchiuse gli occhi per metterlo meglio a fuoco. 

«Ce ne hai messo di tempo!» La sgridò come se gli avesse fatto un torto.

Il mostro con le fauci afferrò Alexander per i piedi e lo trascinò via, lo sollevò in aria e cominciò a ruotare su sé stesso a una velocità tale che un comune essere umano, oltre a rigettare, sarebbe svenuto sul colpo. «Hai intenzione di darmi una mano, o vuoi che mi uccida?» Gridò il poveretto, tentando di liberarsi.

Roxen scosse la testa disorientata, indietreggiò verso la porta di qualche passo. Il suo compagno di classe era un mostro, un vampiro per l'esattezza. Lo squarcio nel velo aveva reso palese la sua aura e solo quel giorno se ne era accorta. Forse era da questo che Soriana avrebbe voluto proteggerla dicendo di stare attenta.

I vampiri, per lei, erano la razza peggiore. Ne era disgustata, li odiava con tutta sé stessa. No, non lo avrebbe aiutato, non dopo quello che avevano fatto alla sua famiglia.
Restò immobile ad assistere alla fine quasi certa di Alexander, finché un improvviso bagliore blu inondò tutta l'aula e Roxen fu sbalzata in corridoio. 

Non riuscì a vedere cosa stesse succedendo, la luce bluastra era troppo intensa.
Quando finalmente tornò il buio e i suoi occhi cominciarono a riprendersi, sentì una mano tastarle il collo. Ebbe paura e con uno scatto graffiò il suo assalitore.

«Ehi! Sono io, Xander». Le trattenne la mano pronta a graffiarlo di nuovo. «Roxen! Che diamine fai? Basta, ti ho detto che sono io».

Roxen si tirò indietro mettendo distanza tra loro. «Già, sei tu. Sei un vampiro». La sua voce era quasi un sussurro.

Alexander la scrutò. «Sì», disse «Sono un vampiro e tu sei una strega, no?»

A Roxen sembrò confuso e perfino innocuo, ma la stava sicuramente ingannando. I vampiri non sono mai innocui.

I suoi pensieri furono interrotti ancora una volta, ma questa volta da una voce di donna. «Sì, lei è una strega, o meglio LA strega». 
Una corona di luce bianca illuminò una figura eterea dagli abiti bianchi e gli occhi cristallini.
I due ragazzi sollevarono lo sguardo e incontrarono quella bellissima donna, che se ne stava statica all'interno del cerchio di luce, a mezz'aria.

Al solo guardarla, Roxen si sentì calma e al sicuro. Man mano la paura e il disgusto per Alexander le scivolarono via.

La donna riprese a parlare con un sorriso serafico sul volto e la voce più dolce che orecchio umano e sovraumano avesse mai udito. «Sono la Sacerdotessa Milene, e voi siete rispettivamente La Strega e Il Vampiro». Planò lieve sul pavimento, guardando ora l'uno e ora l'altra. «Siete due esseri straordinari e quello che sto per dirvi vi lascerà increduli, ma vi posso assicurare che si tratta della pura verità». Tacque per un istante, lasciando che le sue parole calassero sui due ragazzi.  «Come avrete notato si è aperto uno squarcio nel velo».

Roxen si rizzò sull'attenti, era proprio come aveva immaginato quella mattina. Il mostro aveva attraversato il velo e si era reso visibile agli esseri umani e in più, le aure dei sovraumani erano diventate visibili.

«Uno squarcio?» Alexander ritirò le sue ali e i canini. 

«Sì, nel mondo delle tenebre c'è fermento. Era da più di quindici anni che non accadeva qualcosa del genere», La Sacerdotessa guardò con aria dispiaciuta Roxen. 

Lei sa, pensò la ragazza. 

«Una minaccia sopita da tempo si è risvegliata, è una entità malvagia che esiste da quando è stato creato il mondo, se non addirittura antecedente. Nei secoli forze contrapposte sono riuscite a relegarla in una dimensione che potesse contenerla, ma alcune circostanze hanno reso questa dimensione debole e la minaccia sta facendo di tutto per uscirne per tornare a invadere le altre dimensioni e altri mondi, umano e sovraumano».

Il cuore di Roxen prese a battere all'impazzata. Il sogno che aveva fatto la notte precedente stava ripresentandosi chiaramente nella sua mente, e ora ricordava che aveva come protagonista, la Sacerdotessa. Grazie agli insegnamenti di Soriana, Roxen sapeva perfettamente che la Sacerdotessa Milene era un tramite tra le divinità creatrici e i sovraumani, una figura di spicco, molto importante, quasi lei stessa una divinità.

«Sono qui a chiedere il vostro aiuto». La donna si inchinò e Roxen arrossì violentemente con la voglia di scappare il più lontano possibile. «Voi avete caratteristiche speciali che vi rendono gli unici in grado di respingere la Minaccia». La voce della Sacerdotessa si fece sempre più seria e a tratti supplichevole.
Roxen sentì la testa girare: lei era andata a scuola quella notte per proteggere i suoi compagni e ora si ritrovava di fronte una semi divinità che le chiedeva di sconfiggere un'entità malvagia, alleandosi con un vampiro.
Un brivido di ribrezzo le corse lungo la schiena. Sperò in un qualche modo che Algidea giungesse e le dicesse che quella era una messinscena ideata per punire la sua disobbedienza, ma non arrivò nessuno.
D'improvviso si sentì scostare: Alexander l'aveva afferrata per un braccio e le si era messo davanti, come fosse uno scudo.
«Voi Dei non ne siete capaci? Non mi sembra il caso di affidare un compito del genere a due ragazzini, no?»

Roxen lo guardò incredula. Quel vampiro era un folle a contraddire una divinità, seppure una parte di lei gli dava ragione. 

La Sacerdotessa chinò il capo e abbassò la voce «Sospettiamo che alcuni di noi abbiano aiutato la Minaccia a evadere dalla dimensione in cui era relegata».

Alexander sorrise, schernendo la donna. «Ottimo, quindi per evitare schermaglie tra di voi mettete in mezzo dei ragazzi alle prime armi?»

«Parla per te, succhiasangue!» Roxen si ritrovò a contraddirlo senza nemmeno rendersene conto, guadagnandosi un'occhiata omicida dal ragazzo.

«Capisco la vostra riluttanza, è un peso enorme da portare sulle spalle, ma non sarete da soli, altri due prescelti vi si affiancheranno nel tempo e molte forze amiche vi sosterranno. Purtroppo sono costretta a dirvi che non avete scelta». Le parole della Sacerdotessa riecheggiarono nella scuola vuota come una tetra verità.
Roxen guardò ora la divinità ora il vampiro e con uno strattone si allontanò da lui.

Alexander aveva un'espressione disgustata dipinta sul volto. «Chi lo dice che non abbiamo scelta? Come potreste mai obbligarci? Se chiedete il nostro aiuto è perché siamo più potenti di quanto noi stessi possiamo immaginare, giusto?»

La Sacerdotessa si accigliò per qualche secondo, permettendo al vampiro di rincarare la dose e restare sulla sua posizione.

«Ho già il mio bel daffare! Non mi servono altre grane!» Sbottò, facendo un passo indietro.

Roxen non sapeva che fare, continuava a sperare ingenuamente in un intervento di Algidea.

«Credimi, Alexander, anche il tuo mondo crollerà se non fermiamo questo nemico comune! E sì, ammetto che hai ragione, siete molto più potenti di quanto immaginiate e forse NOI non potremo obbligarvi, ma la Minaccia vi costringerà ad agire». La Sacerdotessa riprese con tono più duro, lasciando da parte i modi concilianti. 

Alexander alzò le spalle. «E sentiamo: in che modo dovremmo agire? Ripeto che siamo solo dei ragazzi». Sembrava quasi vacillare, oscillare come un pendolo indeciso.
Roxen in quel frangente si sentì esattamente come lui.

«Dovrete trovare quattro pietre magiche, le uniche che, se unite, saranno in grado di sconfiggere la Minaccia Primordiale che ha squarciato il velo e che vuole collegare tutte le dimensioni alla nostra, generando il caos. Ogni pietra è collegata a un prescelto e ne moltiplica i poteri, se ne manca una, la Minaccia non potrà essere sigillata».

Roxen, pensò rapidamente colta dal panico: non poteva permettere che la salvezza dei mondi dipendesse interamente da lei e non poteva permettere nemmeno che non si realizzasse per la mancanza di un elemento. Seppur pericoloso, quel vampiro era l'unico con cui potesse condividere il fardello.

«Hai paura» . Gli occhi della strega lampeggiarono ostili. Aveva usato la stessa provocazione che Alexander le aveva rivolto e lui non avrebbe potuto tirarsi indietro. 

Lo vide trasfigurare il volto in una smorfia di rabbia. Le luci dei lampioni sulla strada tremolarono per qualche secondo, poi da lontano si udirono le sirene della polizia. Sara e Lionel dovevano aver fatto una telefonata di emergenza, non vedendoli tornare.

«Dobbiamo andare!» Il vampiro la prese per un braccio, pronto a trascinarla e in quell'attimo entrambi avvertirono una scossa elettrica, che li fece sussultare. 

«Siete collegati, miei cari. La Profezia vi unisce. Non potrete sottrarvi al vostro destino, per quanto vogliate ribellarvi a esso».

La Sacerdotessa fissò Alexander lasciando intendere che non aveva molta altra scelta. 

«Sì certo, ho capito, ma questo lo vedremo! Intanto andiamocene da qui, prima che ci tocchi dare spiegazioni assurde per la nostra presenza».

                                                                               🔥🔥🔥

La Sacerdotessa Milene li aveva congedati con la promessa di farsi rivedere presto.
Roxen e Alexander avevano corso a perdifiato nei corridoi della scuola, senza emettere un solo suono.
Molte le domande che avevano entrambi, molti i dubbi e le incertezze.
Così, con le menti in subbuglio si erano ritrovati nel cortile scolastico, avevano scavalcato il cancelletto e si erano nascosti dietro alcuni alberi, proprio mentre arrivava la polizia. 

Di Lionel e Sara non c'era traccia. Roxen controllò il cellulare: batteria scarica. Maledizione! Mi viene da piangere, ma non davanti a lui!

Le forze dell'ordine entrarono nell'edificio e approfittando di quel momento Alexander fece per andarsene, ma lei lo fermò. «Dobbiamo parlare».

Lui allontanò bruscamente la sua mano. «Non t'azzardare mai più a toccarmi, dato che non hai alzato un dito per aiutarmi».

Roxen ebbe il forte desiderio di disintegrarlo, ma decise di trattenersi. «Tu sapevi che sono una strega, vero?»

«Sì, sono giorni che penso a come farti uscire allo scoperto. Il mostro della scuola è capitato a fagiolo». Alexander si guardò attorno circospetto, gli agenti stavano setacciando la zona con le torce. Meglio non lasciare traccia della loro presenza lì, in quel momento. 

I due ragazzi si allontanarono ed entrambi guardarono insu, verso il cielo. Troppo difficile fronteggiarsi apertamente. La luna era bella e tonda, piena di fascino etereo, fidata compagna di coloro che vivevano nell'ombra, nelle tenebre. Alexander sembrò fissarla con un misto di nostalgia

«Perché volevi farmi uscire allo scoperto?»

«Ho bisogno dell'aiuto di una strega per ritrovare una persona».

Roxen rabbrividì. Aiutare un vampiro? No, mai e poi mai! Lo guardò quasi inorridita e scosse la testa in senso di diniego. 

«Peccato che tu stessi per farmi ammazzare da quel mostro». Alexander le sembrò deluso, quasi arrabbiato.

«Vorrei poter dire che mi dispiace, ma onestamente non è così. Per me siete la specie più ripugnante e sleale sulla faccia di questa terra!» La voce di Roxen era carica d'odio. 

Alexander si fermò e per un momento si concesse di guardarla: la treccia spettinata, i lividi sulle braccia a causa dell'esplosione, provocata da lui e gli occhi furenti, o forse spaventati.

«C'è dell'altro dietro questo tuo odio viscerale, ma tranquilla non ho né voglia né tempo di farti una seduta psicanalitica. Piuttosto ti propongo un patto, a meno che tu non voglia affrontare da sola la missione che ci hanno appena assegnato».

Roxen annuì incrociando le braccia sul petto, sapeva che si sarebbe pentita se avesse accettato qualsiasi tipo di accordo con un vampiro, ma non era nella sua indole tirarsi indietro. Fece cenno con la testa per invitarlo a proseguire. 

«Io ti aiuto in questa assurda, e temo suicida, missione e tu mi aiuterai a trovare mio fratello». Gli occhi neri puntati su di lei, in attesa. 

«È tuo fratello la persona di cui parlavi prima?»

Alexander rise. «Sei proprio perspicace». Rimase in attesa per qualche secondo, ma vedendo che lei taceva la incalzò spazientito. «Allora?»

Roxen era molto tentata di rifiutare, considerato il modo in cui la stava trattando. «Se hai bisogno del mio aiuto conviene che cambi atteggiamento, succhiasangue!» 

Alexander chiuse gli occhi e inspirò profondamente prima di risponderle. Un sorriso divertito si affacciò sul viso di Roxen, che si apprestò a nascondere.

«Sai, credo che tra me e te chi può permettersi di dettar legge sia io, dato che di streghe posso trovarne a decine, mentre di alleati per la tua missione... beh, mi pare di aver capito che siamo solo noi due, per il momento». Alzò le spalle come se non gliene importasse niente. 

Roxen rifletté attentamente sulle parole di Alexander: erano giuste, aveva fatto i suoi calcoli e lei in effetti non poteva affrontare tutto da sola, anche perché non sapeva da dove partire. Il mondo sovraumano lo conosceva solo attraverso le storie e i libri della Congrega, ma non vi si era mai avventurata in prima persona. Alexander invece sembrava esserne esperto. Certo era che il disgusto e il disprezzo che la strega provava per i vampiri erano molto forti e difficili da mettere da parte. 

«Devo rifletterci. È successo tutto troppo velocemente. Non me la sento di prendere una decisione così importante su due piedi».

Alexander parve sorpreso da quel tentennamento. Si passò una mano sul viso stanco e annuì.

«Va bene, ti do tempo fino a domani a quest'ora, dopodiché mi rivolgerò a qualcun altro». Senza aspettare oltre si voltò, si trasformò e volò via, stagliandosi contro la luna.

                                                                                         🔥🔥🔥
                                                                     
Quando tornò a casa, Roxen trovò Giada nel corridoio. Sospirò, immaginandone già il motivo.
«Ho voluto aspettarti per dirtelo: ti stanno aspettando nella Sala Comune».

«Sono arrabbiate?»

«Non lo so, sembravano più preoccupate...»

Roxen chinò il capo esausta e si avviò verso l'ennesima discussione della nottata.

Soriana e Algidea l'aspettavano sedute, con facce tese e preoccupate, sembravano invecchiate di dieci anni durante quelle ore di assenza.
Roxen si sedette al centro della stanza, su un arazzo con simboli magici. In quel punto della casa l'energia era pura, era il centro di un ettagono magico che delimitava l'intera città. Non a caso la casa della Congrega era stata costruita in quel punto secoli or sono. 
Roxen si sentì riempire di calore, le piaceva stare lì, si sentiva come avvolta in un abbraccio materno.

Soriana e Algidea la guardarono in attesa di domande, ma la ragazza non aveva voglia di parlare, così la veggente prese parola.

«Sappiamo già tutto e non avremmo mai voluto che tutto ciò accadesse a te».

Roxen continuò a stare in silenzio fissandole. Neanche lei voleva che le accadesse, però sentiva che doveva assolvere a quella missione, che lo volesse o meno. Che ne fosse spaventata, terrorizzata, non aveva molta importanza. 

Soriana sospirò e Algidea, per un momento, parve avere uno sguardo compassionevole. La situazione, allora, doveva essere più grave di quanto avesse immaginato. 

«Sei la strega più potente degli ultimi quattro secoli, Roxen. Purtroppo non abbiamo potuto impedire che la Sacerdotessa si rivolgesse proprio a te. Sappiamo anche che il vampiro che ti teneva d'occhio in questi giorni sarà tuo alleato...»

Roxen alzò lo sguardo sorpresa. Loro sapevano anche di Alexander?

«Noi onestamente siamo quasi sollevate al pensiero che ci sarà lui con te».

Roxen scattò in piedi con la rabbia che le montava dentro. Ora stavano esagerando. Sollevate al pensiero che Alexander sarà mio alleato? Cos'è uno scherzo? Un vampiro, al mio fianco? In una missione dove potrei rischiare sicuramente la vita?

Prima ancora che potesse esprimere apertamente i suoi pensieri furiosi, Algidea si alzò e le posò le mani sulle spalle, invitandola a risedersi al centro. Algidea era molto meno premurosa e materna di Soriana, la sua severità aveva sempre fatto desistere Roxen dal compiere sciocchezze in passato, così come in quel momento.

«Alexander non è un vampiro come gli altri. Noi abbiamo visto che ti sarà utile, Roxen. Ti sarà difficile crederlo, ma lui è leale e comunque non è neanche l'unico vampiro che ti sta accanto».

Roxen sgranò gli occhi, un conato di vomito le stava salendo lungo lo stomaco. Inspirò profondamente per ributtarlo giù. Si sentiva male al solo pensiero di essere stata a contatto con un altro vampiro. 

«Roxen! È ora che tu comprenda che non tutti i vampiri sono uguali. Fidati di noi... ti serviranno e molti sono legati a te dal destino». Algidea aveva la voce ferma e autoritaria, come sempre.

Solitamente Roxen non si permetteva mai di contraddirla, ma non quella volta. «Voi non potete chiedermi questo! Un vampiro, un vampiro purosangue ha sterminato la mia famiglia, non un rinato, ma un purosangue. Loro sono senzienti e in grado di controllare la propria sete, quindi non venite a dirmi che posso fidarmi di un vampiro, perché non lo farò mai!» Scappò via chiudendosi bruscamente la porta della sua camera alle spalle.

Spazio autrice
Secondo voi Alexander e Roxen riusciranno ad appianare le loro divergenze?
Che idea vi siete fatti finora dei personaggi?
Se vi va lasciate commenti 💬 e  stelline 🌟 ! Grazie di cuore a tutti 💖

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