13. Contatti
Roxen salì gli scalini, accompagnata da Lucy, fino ad arrivare in cima alla torretta. Era molto più in alto di quanto sembrasse. Lì il vento sferzava così forte da far scricchiolare le pietre delle pareti e ondeggiare la struttura.
La torretta era piccola e luminosa, subito Roxen dovette coprirsi gli occhi con la mano. Non vi era molto, solo diverse finestrelle tutte intorno da cui sbucavano fili sottili, legati a una specie di albero al centro della stanza.
«Ora ti saluto, da qui in poi dovrai fare da sola», Lucy le indicò l'albero e poi sparì per le scale.
Sull'albero era incisa una frase in un alfabeto sconosciuto. Roxen la sfiorò con le dita e quella s'illuminò di rosso sistemando i segni in lettere e parole che avessero un senso. «Si diu tacuisti et ab extra separatus es, stamina rami mei collige et mox de omnibus moneberis». Uno dei fili brillò di rosso in maniera intermittente, Roxen lo tirò e la finestrella si allargò veloce per far passare un aquilone pieno di scritte e immagini. Il vento imperversava nella piccola stanza agitando furiosamente tutti gli altri fili e il tronco dell'albero. Roxen dovette aggrapparsi all'albero per non essere sballottata da una parte all'altra della torretta.
Non appena l'aquilone fu nelle sue mani la finestrella si richiuse e il vento cessò. Roxen distese l'aquilone a terra e lo osservò. C'erano simboli di buste da lettere chiuse, altri che ricordavano una cabina telefonica inglese e altri ancora a forma di orecchio. Su ogni busta da lettera c'erano dei nomi e Roxen si sorprese nel leggere Sara, Alexander, Lionel, Giada e Algidea. Stessa cosa per le cabine telefoniche e le orecchie.
«Ma che... come funziona questo coso?» Lo agitò, lo rivoltò e alla fine provò a toccare una busta da lettera e quella si aprì sull'aquilone occupandone tutta la superficie.
Sembrava essere un messaggio di Alexander: Ciao, non so come sia lì la situazione, ma qui a Bran c'è qualcosa che non va. Ci sono personaggi sospetti e pare che in passato la Minaccia Primordiale abbia avuto alleati qui. Appena puoi fammi sapere se hai trovato qualcosa anche tu.
«Oh, quindi funziona così. L'aquilone ha ricevuto tutto ciò che non può ricevere il mio cellulare, ma perchè non ho mai fatto caso a tutti gli aquiloni che volano sopra la torretta?» Aprì un'altra busta e stavolta il messaggio era di Sara, era stato mandato qualche giorno dopo quello di Alexander.
Roxen, so che sei ancora arrabbiata con me, ma per favore rispondimi: non sento Alexander da quando è partito e la cosa mi preoccupa. Mediana pullula di mostri, io e Lionel usciamo sia di giorno che di notte, spuntano da ogni dove, anche Algidea e Giada ci stanno dando una mano, ma non riusciamo proprio a tener loro testa. Spero che tu e Xander torniate presto. Potresti provare a metterti in contatto con lui?
Se il messaggio di Alexander l'aveva lasciata indifferente, quello di Sara l'aveva messa in allerta. Scorse tra i nomi sulle buste e schiacciò quello di Algidea.
Ehi, ragazzina, non prendertela troppo comoda lì, qui la situazione non è delle migliori, ma ce la caviamo. Piuttosto, so che la vampira è preoccupata per il tuo alleato, forse è il caso di mandare qualcuno a vedere la situazione a Bran. Spero che tu abbia scoperto come comunicare con l'esterno, altrimenti questi messaggi saranno tutti inutili.
Roxen sbuffò, non le importava molto di come stesse Alexander, ma se gli fosse successo qualcosa si sarebbe ritrovata da sola contro il nemico e non le piaceva affatto come prospettiva. Cosa diamine stava combinando quel succhiasangue?
Cercò il simbolo della cabina telefonica di fianco al nome di Alexander e lo schiacciò. Improvvisamente le comparve una cabina rossa intorno e la voce del suo alleato si espanse in tutta la cabina. «Roxen, credo proprio di aver trovato un vecchio alleato della Minaccia Primordiale, stasera andrò a parlargli. Appena avrò fatto ti dirò qualcosa e tornerò a Mediana, tu hai novità? Sembra che lì al Monastero tu non possa ricevere messaggi e telefonate, ma uno dei vampiri più anziani mi ha detto che esiste un luogo dove puoi metterti in contatto con l'esterno e ricevere tutte le informazioni, spero quindi che prima o poi riuscirai a leggere e ascoltare i miei messaggi, a presto». Alexander sembrava eccitato all'idea di poter parlare con un vecchio alleato del nemico, ma allo stesso tempo dalla sua voce trapelava un'insolita irrequietezza, come se non vedesse l'ora di tornare a Mediana e confrontarsi con lei.
Roxen sbuffò, spostandosi una ciocca di capelli. Cosa diamine andava a pensare? Doveva sentirsi proprio sola per immaginarsi che Alexander morisse dalla voglia di vederla. Più che altro, ora che osservava bene le date delle chiamate e dei messaggi, aveva notato anche lei che erano più di cinque giorni che Alexander non le scriveva e non la chiamava e forse le ansie di Sara iniziavano ad avere una vera motivazione.
Prima di capire come poter rispondere a tutti quei messaggi, ascoltò l'ultima telefonata di Algidea. «Roxen, possibile che dopo più di una settimana tu non riesca a capire come puoi metterti in contatto con noi? Bah, lasciamo perdere. Sappi solo che abbiamo mandato uno stregone della Congrega di Gridoror a Bran, a cercare Alexander, ma lo hanno rispedito a casa a calci nel sedere e non gli hanno voluto dare informazioni, la cosa si fa veramente sospetta. Penso che da questo messaggio aspetterò massimo due giorni e poi andrò io stessa a cercare Alexander, anche se Mediana ha bisogno di tutto l'aiuto possibile. In sostanza, se hai trovato ciò che cerchi, fa armi e bagagli e torna qui, oppure vola diretta a Bran. Facci sapere appena puoi la tua mossa».
Controllò la data, era di quella mattina, forse poteva fare qualcosa. Algidea era sempre molto diretta e non usava giri di parole, le sue non erano esagerazioni, era successo davvero qualcosa di grave ad Alexander e per quanto odiasse la sua specie, Roxen non poté fare a meno di sentirsi soffocare all'idea di essere rimasta sola in quella battaglia.
Strinse i pugni sui vetri della cabina e cercò di respirare profondamente. Non è detto, non è ancora detto. Si ripeté più volte, mentre cercava di capire come chiamare Algidea. «Ehi! Albero degli aquiloni! Ehi! Come posso fare a contattare l'esterno? Come...» La cabina rossa sparì e davanti a lei apparve uno sgabello in legno con un bicchiere capovolto e un filo dorato legato al fondo, di cui non si vedeva né capo né coda. Sull'albero era apparsa la scritta: Dic nomen et loquere intus.
«Sul serio? Devo parlare nel bicchiere come fanno i bambini?» Roxen si avvicinò cautamente allo sgabello, mentre l'albero le lampeggiava la scritta come se fosse indispettito dalla sua domanda.
«Va bene, va bene... ho capito». Prese il bicchiere e lo girò verso la sua bocca «Algidea». Attese in silenzio e dopo qualche secondo ripeté il nome. Nel tronco dell'albero si intagliarono dei lineamenti che andarono a formare un viso, un viso piuttosto divertito e sbeffeggiante.
«Oh, vedo che ce l'hai fatta, finalmente!» Le labbra legnose di Algidea si alzarono in un sorriso di scherno.
«Se qualcuno mi avesse detto prima come fare non avrei aspettato così tanto tempo».
Algidea rise di gusto «Ma se è una delle prime cose che si chiedono all'arrivo! Tanto arrogante e sicura di sè e poi mi cade su queste sciocchezze».
Roxen incrociò le braccia al petto. «Non ti ho contattata per farmi insultare, ma per dirti che qui credo di aver finito. I Monaci non si sono sbottonati più di tanto, ma il fratello di Giada mi ha dato qualcosa di veramente prezioso e in più credo di aver trovato un'alleata».
Algidea annuì. «Tipico dei Monaci, gelosi della Verità che custodiscono, peccato che non condividendo queste Verità rischino l'estinzione. Comunque, ti vengo a prendere immediatamente, così volerai dritta a Bran».
Roxen rabbrividì. «Speravo di poter restare a Mediana per dare una mano a Lionel e Sara e che tu potessi andare e Bran...»
Algidea assottigliò lo sguardo. «Non fare la codarda. Io posso andare quando voglio a Bran, ma l'alleato è tuo, non mio. Non penso che faresti una bella figura a lasciarlo lì da solo a morire».
Roxen si serrò ancora di più le braccia intorno al corpo. «Là sarà pieno di vampiri e io...»
«E tu potresti scoprire che non tutti i vampiri sono malvagi, a partire da quel povero ragazzo».
Sembrava non avesse molta scelta. Algidea aveva già deciso per lei e non poteva farci nulla. In quel momento sperò ardentemente che Alexander fosse vivo, prima di tutto per poter sfogare su di lui la propria frustrazione e secondo per condividere con lui quella stessa frustrazione di non aver più il controllo della propria vita. «Va bene», sbottò «vieni a prendermi, preparo le mie cose».
Algidea annuì di nuovo e svanì dal tronco. Il bicchiere, lo sgabello e l'aquilone sparirono e introno a Roxen tornò a soffiare il vento gelido di prima.
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Sara e Lionel erano seduti uno accanto all'altra su sedie piuttosto scomode. Lui le stringeva la mano, mentre lei si torturava il labbro con l'altra.
La trasfusione in ospedale era andata bene, ma dato che Lionel era minorenne, Gridoror in quanto suo tutore era stato contattato e ora dovevano fare i conti con le conseguenze del loro gesto.
«Io non credevo che fossi così sprovveduto, ragazzo mio. Siete arrivati al limite, avrebbe potuto morire». Gridoror passeggiava avanti a indietro sul pavimento del suo studio. Guardava con rimprovero e preoccupazione ora Lionel ora Sara.
Sara chinò il capo costernata. «Lo so, io... era da tanto che non... mi dispiace». Quasi singhiozzò e Lionel le strinse la mano ancora più forte.
«É stata colpa mia, avrei potuto chiudere la ferita velocemente e invece mi sono offerto a lei».
Gridoror si fermò e si passò una mano sul viso. La luce del tramonto faceva da capolino attraverso le tende scure dando, ironicamente, un tono scarlatto ai mobili su cui si posava. Il Capo Magistro sembrava in preda alla disperazione, non faceva altro che camminare e sospirare e camminare ancora. Alla fine andò alla scrivania, si sedette e aprì un cassetto. Senza alzare lo sguardo sui due ragazzi prese carta e penna e iniziò a scrivere. Quando ebbe finito sigillò il foglio con un timbro e la sua firma e lo porse a Lionel.
«Cos'è?» Domandò il giovane stregone.
Sara guardava quel foglio con terrore, sapeva cos'era, ne aveva sentito parlare tante di quelle volte in passato, e ora era tutta colpa sua.
Gridoror tenne il viso basso, puntato sulla scrivania. «Sei sospeso fino a nuovo ordine. Non potrai mettere piede nella Congrega finché non avremo trovato una soluzione con la Congrega Superiore dei Capi Magistri. Purtroppo non so come agire in questo caso».
Lionel si alzò di scatto dalla sedia, sventolando la lettera davanti a Gridoror. «Non c'è nulla su cui agire. Non abbiamo fatto nulla di male, non c'è nessuna legge che vieta...»
«Sì che c'è», disse flebilmente Sara. Lo sapeva bene lei. L'ultimo Principe delle Tenebre, il sovrano di tutti i vampiri , demoni e mostri presenti sulla Terra, aveva proclamato che i vampiri puri non avrebbero più dovuto saziarsi di sangue umano, unica eccezione per il legame del Sangue di Rosa e in quel caso avrebbero dovuto portare le prove al tribunale degli Anziani, pena l'ergastolo per il vampiro e la cancellazione della memoria per l'umano.
Era terrorizzata all'idea di mettere piede in tribunale. Sara non poteva far ritorno a Bran, l'avrebbero uccisa a vista d'occhio. Era scappata dalla sua terra proprio per sopravvivere e alla fine, per un attimo di cedimento, non sarebbe più potuta scampare al suo destino. Non voleva morire, né passare l'eternità rinchiusa in una cella, dove il Conte avrebbe potuto vessarla in qualsiasi momento. No, doveva fare qualcosa per impedirlo.
Si alzò lentamente dalla sedia e prese la lettera dalle mani di Lionel. La fissò a lungo prima di strapparla in tanti piccoli pezzi e gettarli nel camino alle spalle di Gridoror.
«Sara!» Lionel l'afferrò per le spalle, spostandola prontamente da Gridoror che ora aveva perso completamente il suo fare pacato.
«Come osi, impudente?» Gridoror sollevò l'indice su di lei, pronto a lanciarle un incantesimo, quando qualcuno bussò con insistenza alla porta dello studio.
I tre si guardarono in faccia indecisi sul da farsi, poi il Capo Magistro si schiarì la voce. «Chi è?»
«Scusi, signore, ma c'è qui una strega, dice di chiamarsi Algidea e di avere una certa urgenza».
Lionel fu colto da un improvviso senso di sollievo. Mai aveva adorato tanto la tempestività e il caratteraccio di Algidea come in quel momento.
Gridoror fu costretto a mettere da parte i suoi principi di rivalsa e fece entrare Algidea. Fece dei respiri profondi e si sistemò di nuovo al suo posto, dietro la scrivana.
Algidea lanciò un'occhiata a Lionel e scosse la testa con disappunto. «Mi sembra di capire di essere arrivata appena in tempo», senza fare troppi complimenti si sedette di fronte a Gridoror e prese fuori dalla borsa una pergamena. Non la srotolò, si limitò solo a mostrarla al Capo Magistro, il quale annuì scocciato.
«Lo so, Algidea, lo so, ma questa è una situazione grave, loro hanno...» Algidea lo interruppe afferrando il braccio di Lionel e mostrando quel disegno dalle linee marcate che era comparso proprio nel punto in cui Sara aveva appoggiato le labbra, al posto della ferita che ora era chiusa.
«Non è grave come pensi, loro sono a posto e comunque siamo in emergenza, non possiamo permetterci di mandare una vampira che collabora con noi all'ergastolo. Ora se non ti dispiace ho bisogno di Lionel per una missione importante con Roxen e Alexander».
A sentire quelle parole Sara si riscosse dall'angoscia che la stava attanagliando. Non tutto era perduto e anche se aveva visto chiaramente il simbolo sul braccio di Lionel, poteva rimandare ancora di qualche giorno l'inevitabile confronto con lui e con i suoi sentimenti e tutto ciò che ne sarebbe derivato. Per favore, Xander, sii vivo. Pensò incrociando le dita all'interno della mano. Ho bisogno che mi aiuti a capire cosa sta succedendo.
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Spazio Autrice
Capitolo completamente nuovo e riadattato alla nuova versione di Prophecy, forse è un po' lento, ma spero vi piaccia lo stesso e soprattutto spero come al solito che la lettura sia semplice.
Qui sotto vi lascio la traduzione della prima frase che appare sul tronco dell'albero:
Se in silenzio a lungo sei stato e dall'esterno sei stato separato, tira un filo del mio ramo e presto di tutto sarai avvisato.
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