12. Risorse

Roxen salì infreddolita le scale che portavano alla torretta, ma mentre stava per svoltare l'angolo si trovò davanti Lucy.

La ragazza aveva i capelli neri raccolti in una coda bassa, gli occhiali che le cadevano sul nasino a patata e indossava un maglione un po' lungo per la sua statura. «Oh, stai bene? Quel monaco ti ha portata via così di fretta! Milacre ci ha messo un po' per rialzarsi. Il potere telecinetico di quel monaco è davvero molto potente».

 Roxen si guardò alle spalle come se Jensen fosse proprio dietro di lei. «Già, hai ragione. Non ci avevo pensato. Comunque sì, sto bene. Doveva darmi delle informazioni importanti». Toccò istintivamente il libercolo infilato nella tasca dei jeans.

«Scusa se ti faccio questa domanda, ma ho sentito subito che sei una strega come me, anche se più potente. Perchè sei qui?» Lucy di primo acchito poteva sembrare una ragazza timida, ma era chiaro che fosse l'esatto opposto e che in quel luogo, come Roxen, si sentiva molto sola.

Roxen esitò. Non sapeva se la missione dovesse restare segreta o se se ne potesse parlare. Soriana e Algidea le avevano detto che non sarebbe stata sola, anche Jensen aveva detto che l'avrebbe sostenuta. Forse la sua permanenza al Monastero serviva anche a farle conoscere possibili alleati. Da quel poco che aveva imparato sulla Minaccia Primordiale, aveva capito che il nemico era diventato forte nei secoli perchè riusciva a riunire sotto di sè molti adepti e molti alleati tra demoni e stregoni malvagi, quindi per fronteggiarla alla pari lei e Alexander avrebbero dovuto fare lo stesso. 

«É una situazione un po' complicata, provo a spiegartela in breve» Si massaggiò la fronte e fece segno a Lucy di sedersi con lei sugli scalini gelidi della torretta. «Mettila così: c'è un'entità malvagia che minaccia i Mondi, io e un altro... essere siamo stati incaricati di respingerla. Siamo dei Prescelti, così ci hanno chiamati e ce ne sono altri due come noi, ma non sappiamo dove siano. Nel frattempo cerchiamo di capire come funziona questa entità, perchè non è la prima volta che tenta l'invasione dei Mondi, altri prescelti prima di noi l'hanno sconfitta, quindi sono qui per avere informazioni. I Monaci custodiscono la Verità e la Storia, chi meglio di loro potrebbe aiutarci?» L'inflessione ironica sull'ultima frase fece sorridere Lucy che era rimasta ad ascoltare in silenzio, guardando a tratti Roxen a tratti le proprie mani.

Lucy prese la mano di Roxen, era fredda e piccola, ma trasmetteva sicurezza. «Non sono una prescelta, ma sono stata mandata qui dalla mia Magistra per imparare arti curative veloci ed efficaci, per una prossima guerra tra Sovraumani. Lei è una sensitiva e ha percepito agitazione, paura e rabbia. La mia Congrega è quella delle Arti Curative come avrai capito, e credo di essere stata mandata qui anche per incontrarti».

Roxen non ne seppe bene il motivo, ma non ne fu affatto sorpresa. I Sovraumani avevano iniziato a percepire questo oscuro movimento e chi ne temeva il ritorno stava correndo ai ripari come poteva.

 «Io non credevo molto nel destino, ma sto iniziando a pensare che forse ci sia del vero dietro a quello che si dice, la mia Magistra è una Veggente, lei sa, anche se non può rivelare, ma cerca di indirizzarmi sulla giusta strada e forse dovrò ringraziarla per questo. A quanto pare potresti far parte del mio percorso, perciò proverò a fidarmi di te, anche se ci siamo appena conosciute, ma d'altronde se mi devo fidare di un vampiro, sicuramente una strega delle arti curative è il male minore». 

«Come scusa?» Lucy si aggiustò gli occhiali sul naso e Roxen agitò la mano per dirle di non badare alle ultime parole, aveva un po' esagerato nel lasciar fluire i pensieri.

«Bene, stavi venendo dalla torretta, giusto? Il Monaco di prima mi ha detto che lassù c'è un modo per comunicare con l'esterno, tu sai come si fa?»

Lucy scoppiò a ridere e si alzò in piedi, tendendo una mano a Roxen. «Oh, sì ed è veramente un modo assurdo».

                                                                        🔥🔥🔥

Il vicolo era stretto e buio. Lionel brandiva l'ascia con decisione, stando davanti a Sara come se dovesse proteggerla a costo della vita. 

La vampira lo aveva chiamato dopo aver saputo che in un quartiere di Mediana vi erano state diverse sparizioni di esseri umani, e qualcuno supponeva ci fosse una specie di serial killer o un rapitore, ma sia lei che Lionel avevano capito subito che si trattava di un branco di mostri, che probabilmente si cibava di carne umana.

«Sento il loro puzzo arrivare da là», Sara indicò una porta in ferro scardinata in fondo al vicolo. Lionel annuì roteando l'ascia. «La smetti di giocare col tuo nuovo aggeggio? Sembri un bambino». Sara gli diede una spinta e lo sorpassò andando a passo spedito verso la porta in ferro.

Lionel sbuffò e la rincorse. «Se vogliamo avere l'effetto sorpresa non dovresti urlare, ma fa come ti pare». Sara gli lanciò un'occhiataccia, ma non disse nulla. Prima di dare un calcio alla porta sfoderò gli artigli, «Al mio tre entriamo».

Non ebbero il tempo di contare che la porta esplose davanti a loro e furono costretti a gettarsi a terra per evitare i detriti. Una fila di almeno sei mostri dalle sembianze di grossi lucertoloni uscì dall'antro spaccato dall'esplosione. 

Sara balzò sulle spalle di un mostro, stringendogli la gola con le braccia, mentre Lionel ne attaccò altri due, finendoli con pochi colpi di ascia. Un quarto lucertolone dimenò la coda con violenza sbattendo Sara contro al muro per liberare il suo compagno, ormai in fin di vita. La vampira si trasformò e con un paio di artigliate bene assestate tramortì i due mostri davanti a sè. Il sangue bluastro e appiccicoso le si attaccò alle mani provocandole un fastidioso prurito. «Lionel, ti prego aiutami!» Lo stregone stava affrontando gli ultimi due mostri, quando uno di loro lo graffiò sul braccio con cui teneva l'ascia.

Lionel allontanò il mostro con un calcio nel ventre e con un colpo secco gli tagliò la gola, poi riprese velocemente l'ascia e colpì alle spalle l'altro lucertolone che tentava di scappare.

«Ora vengo ad aiutarti, intanto pulisciti con questi», lanciò a Sara un pacchetto di fazzoletti, e anche lui si pulì come poteva dal sangue pruriginoso di quegli esseri.

Quando le si avvicinò, prendendole le mani per curarla, lei indietreggiò di scatto e gli puntò gli artigli contro. Lionel si fermò e sentì il braccio bagnato. Solo in quel momento si accorse che il mostro lo aveva ferito, che non era stato un semplice graffio. Ma non era quello a preoccuparlo.

Sara, davanti a lui era rimasta immobile, con lo sguardo fisso sulla macchia di sangue che si allargava e si espandeva sulla camicia. La vedeva ansimare e tenerlo a debita distanza.

«Sara? Tutto bene?» Gli sarebbe bastato passarsi la mano sulla ferita per richiuderla, ma aveva il sospetto di essere appena diventato una preda e non voleva rischiare alcun passo falso.

Sara tese una mano verso di lui, sfiorando la manica della camicia bagnata. «Dovresti» deglutì respirando affannosamente, «Dovresti curarti, prima che sia troppo tardi».

«Troppo tardi per cosa?» Lionel iniziò ad arrotolare la manica sull'avambraccio, stando attendo a staccare la stoffa dalla pelle senza farsi troppo male. Lo sguardo ipnotizzato di Sara lo affascinava e lo spaventava allo stesso tempo. In lei era mutato improvvisamente qualcosa, era come se fosse diventata consapevole dell'esistenza di Lionel in maniera tangibile, come se ora lo vedesse davvero in tutti i suoi particolari, nel suo netto profilo di ragazzo fatto di carne e sangue.

Sara fece un passo avanti, lentamente. Con delicatezza sfiorò con le dita gelide il rivolo di sangue che scendeva dal gomito di Lionel. Le sembrava di impazzire. Sentiva l'acquolina in bocca. Desiderava bere quel sangue, non perché fosse sangue e lei una vampira, ma perché il sangue di Lionel aveva un profumo zuccherino per lei, ne sentiva quasi il sapore rosato sulle labbra, come quello di un vino pregiato. Nella sua visuale non vi era altro, ogni briciolo di razionalità stava scomparendo per lasciare spazio al suo istinto primordiale di avere quel sangue per sè.

Si inginocchiò ai piedi di Lionel e si leccò le dita con cui aveva raccolto il sangue dal suo braccio. Un'esplosione di dolcezza e calore le aveva attraversato la bocca, che ne voleva ancora e ancora.

Lionel fu percorso da un brivido, una scossa elettrica. Non era stato solo il suo sentimento verso di lei a fargliela provare, sembrava che qualcosa di sopito si fosse appena svegliato in lui. 

Vedere Sara in quella posizione di sottomissione lo fece sentire in colpa. Avrebbe dovuto chiudere subito la ferita e invece un insano istinto di curiosità, quasi di rivalsa su di lei, lo aveva spinto ad aspettare.

La vide leccarsi le dita, sospirare di piacere e lui si sentì scaldare le cosce come fossero percorse da lava. Protese il braccio verso di lei. «Vuoi... bere da me?» Fu un invito esitante, pieno di interrogativi, ma soprattutto di desideri oscuri.

Sara aprì gli occhi color oro e incrociò quelli di Lionel, in attesa, speranzosi. «Stiamo per fare una cosa proibita, soprattutto per me, se Xander lo venisse a sapere...». Il ragazzo si passò un dito sul braccio e lo posò sulla bocca di Sara, zittendola.

«Basta parlare di Xander, io sono stufo di sentirti parlare di un altro quando sono davanti a te». E Sara volle evitare quelle parole, volle escluderle dalla propria mente, perchè erano pietre appuntite per lei e le faceva male camminarvi sopra. Davanti a lei e dentro di lei, però,  il sangue di Lionel danzava caldo e gocciolante, non poteva più resistergli e si gettò sulla ferita leccandola e succhiandola.

Subito Lionel non sentì nulla, solo un lieve solletichio in quel punto, poi, poco a poco la testa cominciò a girargli e si mise a sedere a terra, mentre Sara lo sosteneva con un braccio attorno alle spalle e continuava a bere da lui, con avidità, con bisogno vitale. Erano abbracciati e a lui questo bastava, anzi gli pareva un sogno. Ne sentì il profumo di shampoo alle mandorle. Si chinò a baciarla sul collo, dandole un piccolo morso sulla pelle ora arrossata e Sara si fermò.

Lionel aveva la vista annebbiata, ma era sicuro che lei stesse evitando di guardarlo mentre si puliva la bocca dal suo sangue. «Sono stanco di fare finta di nulla. Mi piaci, mi piaci da impazzire da anni e ti chiedo scusa se ho sfruttato la missione dei nostri amici e il mio sangue per avvicinarti, ma ti giuro che sei la persona che desidero più di ogni altra al mondo».

Sara rimase con la testa china, a Lionel sembrò che fosse diventata calda e di un colorito più roseo, ma non ne era sicuro, la vista continuava a essere debole, come il resto del suo corpo.

«Credo di averti rubato troppo sangue. Ora dovremmo andare in ospedale per farti fare una trasfusione. Ti ricordi il tuo gruppo sanguigno?» Lionel le prese il mento fra le dita e con la poca forza che gli restava la fece voltare verso di sè.

«Non cambiare discorso, per favore. Ti ho fatto una dichiarazione in piena regola, non mi dici niente?» Le sorrise, come se dovesse incoraggiarla o consolarla.

Sara allontanò delicatamente la mano di Lionel e continuò a guardare altrove. «Ora, ora sono più preoccupata delle conseguenze di quello che abbiamo fatto per pensare alla tua dichiarazione. Ti prego, lascia che ti porti in ospedale e poi, poi ti dirò ciò che penso».

Lionel sospirò «Va bene, va bene. Andiamo». Sara lo aiutò ad alzarsi e insieme si avviarono sulla via principale per prendere un taxi che li conducesse all'ospedale di Mediana. In bocca ancora quel sapore zuccherino e rosato, sulle labbra un profumo di mandorle e una linea nera si delineò ora sul braccio di Lionel ora sul petto di Sara, mentre due battiti iniziavano a sincronizzarsi l'uno sull'altro.

Angolo Autrice

Nella vecchia versione c'era un primo morso tra Sara e Lionel, ma lo trovavo molto sbrigativo, anche se una frase di Lionel lo aveva reso comunque passionale, spero però di averlo reso indimenticabile in questa rivisitazione, per me meritavano di più.

Fatemi sapere cosa ne pensate e se ci sono errori o cambi di pov troppo drastici. 

Grazie come sempre e alla prossima.



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