Naso pizzicato, naso fortunato
Lucy si svegliò sudata e tremante nel cuore della notte. Si tastò il petto alla ricerca della collana, la strinse tra le dita e inspirò profondamente più volte. Nulla. Non riuscì a darle quell'effetto calmante che di solito le suscitava.
Non era la prima volta che le succedeva. C'erano alcune notti, come quella, in cui il ricordo della battaglia a Bran la tormentava senza darle tregua. Ciò che aveva visto e provato in quei momenti era stato indescrivibile, il peggior incubo che avesse mai fatto.
I soldati che urlavano, gli abitanti di Bran che fuggivano spaventati, teste e altre parti del corpo che esplodevano. Sangue, tanto sangue ovunque. Ma ciò che più le faceva male era il sacrificio che aveva fatto Samuel per salvarla. Non se lo sarebbe mai perdonato. Lei che voleva fare la guerriera come Roxen e Sara, alla fine si era rivelata per quella perfetta inetta che era e alla fine lui...
Chiuse gli occhi cercando di cacciare via quell'immagine. Sentiva il cuore pulsarle nelle orecchie e non poté fare niente per calmarlo, per calmarsi. Avrebbe solo dovuto aspettare che diventasse sopportabile.
Guardò l'orologio sul comodino accanto al letto. Le quattro e trentadue minuti. Poteva alzarsi, aveva dormito a sufficienza. Si prese un minuto per svegliarsi completamente e poi si sedette alla scrivania.
Le volte in cui non riusciva a riaddormentarsi e l'alba non era ancora giunta, si metteva seduta a ripassare le formule usate nei giorni precedenti, scartando quelle inefficaci. E così fece anche quella mattina. Era già pronta a comparare incantesimi e a scriverne di nuovi.
Nella sua stanza non aveva mai bisogno di accendere le luci, lo erano già. Aveva sviluppato una sorta di ansia per gli ambienti bui. Prediligeva luoghi molto assolati o comunque illuminati. Si sentiva molto infantile per questa sua paura del Buio, ma se si ritrovava in posti privi di luce le si scatenavano attacchi d'ansia che la facevano tremare da capo a piede per minuti interi. No, finché non avessero distrutto Origine lei non sarebbe più riuscita a stare nel Buio.
Quando la battaglia era finita e Bran era solo una fossa comune, si era rifugiata nella Foresta Incantata, dove Algidea e Melissa si erano prese cura di lei, mentre Soriana era stata impegnata in incontri organizzativi con le Capo Magistre e i Capo Magistri delle altre Congreghe. Gran parte di Mediana era andata distrutta e occorreva procedere alla sua ricostruzione.
Lucy urlava e piangeva tutte le notti e Samuel, ovunque si trovasse e nonostante la sua menomazione, correva da lei, sempre.
La riorganizzazione delle forze vampiresche e sovraumane contro la Minaccia Primordiale aveva richiesto tempo e sforzo e Samuel vi si era prodigato con tutto se stesso, insieme a Sara e Christian.
Lucy gli era stata grata per i suoi sforzi, ma col passare delle settimane aveva capito di ricordargli ciò che non aveva più e così aveva chiesto di poter tornare a Greenwich, alla sua Congrega. Lui l'aveva lasciata andare senza obiezioni e lei aveva avuto la conferma di essere solo una tortura.
Da Greenwich si era poi trasferita a Camelot, con l'approvazione di Mevi, dove si era dedicata allo studio di incantesimi che sciogliessero la pietrificazione causata dallo sguardo di Medusa, ma fino a quel momento, purtroppo, non era ancora riuscita a trovare quello giusto.
I druidi erano abituati ad annullare lo stato di pietra di Merlino con pozioni magiche da lui stesso ideate, ma sembrava che non funzionassero per la magia usata dalla Gorgone, né tanto meno per l'incantesimo usato da Roxen su Merlino.
Dato che il Grande Mago non poteva morire, i nemici lo trasformavano spesso in pietra e quindi disponeva di una dispensa piena di pozioni adatte a qualsiasi tipo di incantesimo, o quasi. Lucy le aveva provate tutte, le aveva anche mescolate e fatte di nuove con l'aiuto dei druidi più afferrati in materia, ma niente. Aveva iniziato allora con gli incantesimi curativi della sua Congrega, ma anche quelli non erano serviti a nulla. Da qualche giorno però aveva iniziato a combinare gli incantesimi con le pozioni e aveva la sensazione che quella fosse la strada giusta da intraprendere.
Quella mattina scrisse un paio di formule magiche sul quadernino, sottolineò quelle che avevano sfarfallato per qualche secondo il giorno precedente e consultò un almanacco di pozioni che le aveva prestato un druido.
Senza rendersene conto albeggiò e lei si sentì positiva in modo preoccupante. Pochi giorni e sarebbe passato esattamente un anno da quel nefasto avvenimento, ma stava per accadere qualcosa. Se lo sentiva sfrigolare tra le dita delle mani e sulla punta del naso.
Spostò di lato le tende per riscaldarsi alla luce del sole. Si affacciò per ammirare lo splendido giardino di Camelot e in quel momento ebbe l'illuminazione. I suoi occhi si mossero rapidi come se stessero ricostruendo qualcosa e poi corse all'armadio alle sue spalle.
Afferrò il primo maglione che le capitò a tiro e lo infilò sopra la maglia del pigiama, non c'era tempo di vestirsi. Scrisse un appunto veloce sul quaderno e lo chiuse, portandolo con sé.
Si domandò perché non ci avesse pensato prima. Aveva la soluzione sotto agli occhi e non l'aveva mai vista! Si diede più volte della sciocca, mentre correva per i corridoi di alabastro diretta allo studio di Merlino.
I druidi la salutarono ancora assonnati, ormai abituati a vederla già freneticamente all'opera la mattina presto. Lei ricambiò frettolosa, per paura che la fantastica intuizione che aveva avuto potesse sfuggirle di mente.
Ma certo, si disse, stavo facendo i conti sbagliati. La posizione delle stelle, le rune! Era così dannatamente semplice e io non ci avevo fatto caso!
Afferrò il telescopio di Merlino e lo indirizzò verso il cielo. Sì, gli astri erano disposti proprio come quel giorno. Studiare gli appunti di Merlino le era servito a capire che certe magie funzionano solo sotto l'influsso di alcune costellazioni. Con il moto di rivoluzione della Terra non era possibile ritrovare le stelle disposte esattamente come l'anno prima. Ma se si osservava scrupolosamente il cielo, col passare dei mesi si poteva disegnare la mappa astrale e indovinare quando la costellazione sarebbe stata nello stesso punto di quando era avvenuto l'incantesimo.
Lucy girò attorno alla statua del Grande Mago, ne esaminò le mani e la faccia. Era euforica, ma si costringeva a mantenere un contegno. Sembrava tutto come sempre, eppure... eppure il corpo pietrificato brillava.
Lucy trattenne un gridolino. Doveva andare cauta con l'entusiasmo: probabilmente stava prendendo l'ennesima cantonata, ma continuava a sentire il naso pizzicare allegramente e le mani vogliose di suonare melodie di magici incantesimi.
Abbracciò la statua con slancio e aiutata dai druidi la spostò all'esterno, nel magnifico giardino.
La fece mettere col sole alle spalle. Disegnò un cerchio intorno, lo circoscrisse di rune e corse nuovamente nel laboratorio.
Era eccitata, si sentiva finalmente viva. Vedeva la luce, la vedeva sul serio questa volta. Non era una patina opaca sovrapposta al buio in cui era stata gettata. Era luce vera, speranza vera. Era tornata!
Aprì il fidato quaderno e scorse velocemente le scritte confrontandole con le ampolle della dispensa. Ne arraffò una dozzina, rischiando di farne cadere un paio.
I druidi la guardarono incuriositi, domandandosi come mai tanta agitazione. Un paio di loro la seguirono, temendo stesse per commettere chissà quale follia. Lucy sentì i loro occhi addosso, seguiti da bisbigli apprensivi, ma non se ne curò. Forse aveva trovato la contro formula.
Una volta in giardino, allineò le dodici fiale sul cerchio ai piedi di Merlino. Guardò la posizione del sole, tracciò trecentosessantatre raggi e la costellazione designata attorno alla statua.
Quando finì vi si sedette di fronte e aprì il quaderno su cui si era appuntata velocemente una formula. Aveva il cuore che le batteva forte per l'emozione. Pregò che andasse bene, che non fosse un'illusione e ricontrollando il cielo trasse un lungo respiro: era il momento giusto.
- Coercet corpore simulacrum aperi nutriantur. A anni circulus fuerit evolutus die venit. Merlinus liberum, te iubeo consumite!* -
Chiuse gli occhi, strinse le mani attorno alle ginocchia e trattenne il respiro. Il naso, però, aveva smesso di pizzicarle e quello fu ciò che la preoccupò maggiormente.
Non si mosse una foglia, tutto intorno era calmo e silenzioso. Perfino la piccola cascata sembrò annullare il suo gorgoglio nel laghetto. I salici piangenti restarono immobili e la sensazione ovattata di neve cadente abbracciò l'intero giardino.
Lucy rimase in quella posizione per un quarto d'ora, senza muovere un muscolo. Con scetticismo crescente aprì prima un occhio e poi l'altro. Vide tutto immutato e ricacciò indietro lacrime di cocente delusione. Provò a recitare nuovamente la formula. Nulla. La ripeté ancora. Stasi.
Non era servito a niente! Aveva fallito anche quella volta e la luce si spense di nuovo, scaraventandola in quel buio denso che l'aveva inghiottita e non la lasciava andare.
Si asciugò frettolosamente una lacrima impudente e controllò di aver scritto correttamente le rune, forse aveva solo sbagliato qualche simbolo: non ce la faceva a rinunciare quel giorno. Aveva percepito nell'aria la magia delle stelle che la chiamava, che le diceva di agire. Non poteva essersi immaginata tutto.
Mentre si aggirava a carponi sotto la statua sentì qualcosa sfiorarle la testa. Si alzò di scatto, aggrappandosi all'ultimo briciolo di speranza che le era rimasto, ma Merlino era ancora statico e grigio. Anzi, non brillava più.
Lucy si morse un labbro con forza per impedirsi di scoppiare a piangere e col dorso delle mani si asciugò il sudore sulla fronte. Alzò lo sguardo al cielo con aria di sfida e... CRACK! Un'ampolla si ruppe rovesciando il liquido e colorando una runa di azzurro.
Lucy gattonò all'indietro temendo di essere stata lei a romperla. - Oh, no! - si apprestò a recuperare il poco liquido presente sul bordo rotto quando anche un'altra ampolla scoppiò, schizzando i piedi di Merlino.
- Oh, ma che diamine! - sbottò Lucy, cercando di raccogliere anche quella.
Ma non fece in tempo che ne esplose un'altra, e un'altra ancora. In fila una dietro l'altra, si infransero tutte.
I liquidi magici si mescolarono tra loro inondando rune e cerchio. Lucy non sapeva se ridere o piangere, ma quando vide la pietra che avvolgeva Merlino incrinarsi si immobilizzò trattenendo il respiro.
Dalle crepe cadde giù uno strato di polvere grigia, che si svolgeva attorno alla statua, come il filo di una matassa. Si dissolse mano mano, lasciando apparire un colorito sbiadito sotto la coltre cementificata.
Lucy non riuscì a credere ai suoi occhi. Il pizzicore del naso tornò ad allietarla mentre le dure spoglie venivano trafugate e acciuffate dal vento, che in quel momento spirò a spazzare via il plumbeo rivestimento di Merlino.
Rimase ferma a fissarlo, con gli occhi e le narici gocciolanti di commozione e vide un Merlino che boccheggiava ansante.
I loro occhi si incrociarono, parlandosi. Lucy si slanciò verso di lui abbracciandolo.
- Ce l'ho fatta! - ripeteva singhiozzante – Ce l'ho fatta. -
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Coercet corpore simulacrum aperi nutriantur. A anni circulus fuerit evolutus die venit. Merlinus liberum, te iubeo consumite! = Statua che imprigioni anima e corpo, apri il tuo guscio. Un anno è passato, il giorno è giunto. Libera Merlino, te lo ordino!
Angolo Autrice
Ed ecco a voi signore e signori il primo capitolo con le pare dell'autrice!
Sì, perchè non sono del tutto convinta di questo capitolo, mi sembra più piatto rispetto agli altri, anche se contrariamente ai precedenti da' un po' di respiro dalla cupezza in cui vi ho trascinati.
Andate e siate inclementi. Credo sia anche poco chiaro il passaggio riguardante le stelle, quando sarò un po' più distaccata e rileggerò questo capitolo tra qualche giorno probabilmente riuscirò a renderlo più leggibile.
Intanto scusate la perdita di stile e cupa poesia che aveva reso belli i primi due capitoli, rimedierò!
Anna
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