2. Mi hai appena baciato?

Aprì bocca per parlare, ma lei gliela tappò con la propria. Uhmm, amava il sapore, la consistenza delle labbra e il gusto un po' dolciastro del vino che poteva assaporare dalla lingua di lei.

Poi gli si sistemò meglio sulle gambe e iniziò a leggere.

- Severus Piton entrò nel reparto di cura per le maledizioni senza perdono. Anche se erano passati cinque anni da quella notte, a volte i ricordi lo assalivano e, a quel punto, la cicatrice del morso infertogli da Nagini iniziava a bruciargli come se fosse cosparsa di lava incandescente. Allora le pozioni che preparava da solo non bastavano e doveva recarsi in ospedale.

Si diresse dal nuovo medimago che avrebbe dovuto seguirlo, decidendo di prendere quel aggeggio infernale che era l'ascensore, e che lui odiava profondamente, ma il dolore era troppo intenso, non sarebbe stato in grado di smaterializzarsi.

«Professore, che piacere rivederla!»

Si girò infastidito verso quella voce che gli aveva trapanato il cranio. Un'altra alunna di cui sforzarsi di ricordare il nome.
Era una giovane donna in camice bianco con un capelli castani ramati, lisci e tagliato alle spalle.
Strinse il setto nasale tra indice e pollice per reprimere una fitta di dolore e un moto di fastidio, proprio non riusciva a ricordare chi fosse. Non che ci fosse da stupirsi, dalle sue aule erano passate tante di quelle teste di rapa che era impossibile per lui ricordarle tutte.

«Proprio non si ricorda di me, vero? E se facessi così?», nel dirlo fece scattare il braccio in aria agitandolo e alzando il dito.

Una pazza, era rinchiuso in ascensore con una pazza. Chissà a chi aveva rubato il camice.

All'improvviso quella scatola semovente ebbe uno scossone e si fermò.

Il colletto, il colletto era troppo stretto. Doveva assolutamente toglierlo, perché cavolo non si allargava! Invece diventava sempre più stretto. Maledetto!

Il respiro iniziò a mancargli. Strappò i bottoni del soprabito nel tentativo di liberarsi.

Sto morendo, le pareti, le pareti mi schiacceranno. Sono rinchiuso in una bara, non si sono accorti che sono vivo, io... io...

Poi all'improvviso tutto si bloccò. Il mondo smise di essere un incubo. Il dolore non fu più e persino il suo cervello ebbe un momento di blackout.

Se la staccò di dosso con furia prendendola per le spalle.

«Granger! Mi hai appena baciato? Sei impazzita! 1000 punti in meno a Grifondoro!»

Lo guardò scoppiando a ridere.

«Allora si ricorda di me, professore! E... prego, è stato un piacere aiutarla durante il suo attacco di panico. Appena si sarà rimesso in ordine l'aspetto nel mio studio, E, sì, sono il suo nuovo medimago, non pensi di non presentarsi, mi raccomando, o potrei decidere di baciarla di nuovo».

Lo colse un capogiro a quella minaccia, ma, fortunatamente, nel frattempo le porte si aprirono e fu libero di fuggire. -

Spalancò gli occhi sorpreso. Come aveva fatto quella scribacchina da due soldi a scoprire quello che era successo quel giorno?

Stava per strapparle il libro di mano, ma già lo aveva fatto levitare fino alla libreria.

«Non mi hai mai ringraziato per averti salvato quella volta. È arrivato il momento di farlo».

Bevve un sorso di vino prima di baciarlo di nuovo, ancora e ancora, mischiando i loro sapori.

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