1. Sono la principessa di Klaus, punto.
TRADUZIONE A FINE
CAPITOLO.
«Voglio morire.»
«Che stronzo.»
«Dopo anni si è fatto vivo? Coglione.»
«U bulliria da finestra.»
Sento delle voci ovattate, ma non riesco proprio ad aprire gli occhi.
È come se avessi un qualcosa di pesante su di essi e mi viene tremendamente difficile.
Infatti, sembrano leggermi nel pensiero, perché con un "leva quella pezza dagli occhi" da una voce familiare, riesco ad aprire gli occhi facilmente.
«Che.. cosa è successo?» gracchio, con un tono di voce simile a quello di Hagrid.
Mia madre e la mia migliore amica si guardano preoccupate e sospirano contemporaneamente.
«Succidiu un buddellu.» dicono.
Le guardo senza capire e dopo un po' di silenzio, mia madre si decide a parlare.
«Dru babbi i diu i to patri.
Tunnau.» sbotta.
«Non ci credo. Non pensavo.. mi dispiace..» blatera parole disconnesse e io alla prima affermazione ho un mancamento.
«Avevi detto che era in prigione ma'..» mormoro a fatica, alzandomi dal divano in cui ero sdraiata.
«Si.. cioè no. Non era vero. L'ho detto per non ferirti, capisci?» inizia a singhiozzare e prova a toccarmi.
Mi allontano bruscamente e mi tolgo questa stupida coperta di dosso.
«Non ci credo..» mormoro appena.
Mi metto una mano in fronte e inizio a girare per la casa come una pazza.
Mio padre.
È sano e vegeto.
Più ricco di Chiara Ferragni e Fedez messi insieme.
Ha un regno messo chissà dove in Russia.
E io ero all'oscuro di tutto.
«Emma..» mormora Elisa.
«Hai capito almeno?» mi chiede cauta, fermandomi dal mio giro pazzo per la casa.
Mi posa una mano sulla spalla e sospira.
«Sei una principessa, un erede.»
NO.
Non voglio esserlo, sono solo la principessa di Klaus, punto.
Faccio un respiro profondo per calmarmi e mi giro verso mia madre in lacrime.
Dopo di che, la raggiungo.
«Voglio la verità. Tutta!» sbraito fuori di me.
Si asciuga le lacrime e annuisce.
«Innanzitutto, tuo padre non è in carcere.» inizia, tirando su con il naso.
«L'avia caputu.»
Elisa, ci raggiunge e cerca di consolare mia mamma dandogli un rotolo di cartaigienica per asciugarsi le lacrime.
«Io e tuo papà ci siamo conosciuti giovani. Io avevo 16 anni e lui 17 e mezzo.
Ci siamo incontrati a ballare al Flexus che oggi è il nominato Palcò.
Abbiamo iniziato a parlare e dicendo brevemente, mi ha chiesto un appuntamento per conoscerci meglio.
Diceva che lo avevo colpito come nessuna.» mormora alla fine con un sorrisetto tragico.
«Quando siamo usciti, gli ho raccontato della mia famiglia, degli studi che frequentavo e ho scoperto che veniva allo Jaci con me. All'inizio non mi ha detto molto, ma quando sapevamo entrambi che la cosa era seria tra noi due, mi ha confidato di essere l'erede al trono di Hölkov, un piccolo paesino della Russia. Non esiste nella cartina o almeno, non lo vediamo noi.
All'inizio mi sono messa a ridere e quando ho capito che diceva la verità, sono rimasta traumatizzata.
Perché parliamoci chiaro, una povera ragazza proveniente da una città sconosciuta, può essere mai la fidanzata di un futuro re?» mi chiede.
Scuoto la testa aspettando il punto tragico.
«Scusa..» mormora.
«Arrivo al punto giuro.
Quando ho scoperto di essere incinta di te, avevo solo 17 anni e sapevo che eri sua figlia, d'altronde era stato il primo e l'unico ragazzo con cui andavo a letto, no?
Non ho avuto modo di dirglielo perché era già partito e me l'ha detto con uno stupido messaggio del cavolo.
Dopo la tua nascita, gli ho scritto un' e-mail perché non sapevo l'indirizzo di casa o il numero di cellulare visto che l'aveva cambiato.
E sai la cosa orribile? Che non ho ricevuto risposta.
So che l'ha visualizzata ma non ha mai risposto..
Ho continuato a mandargli foto di te al tuo primo compleanno, della tua prima visita, del tuo nuovo cellulare.
E nonostante ciò, non ha mai risposto a niente.
Così, quando hai iniziato a chiedere di tuo padre ho dovuto inventare una scusa.
Perché quella del lavoro era troppo debole per reggere.
E mi dispiace, ma l'ho fatto per proteggerti.» finisce così.
Uccidendomi.
E l'unica cosa che chiedo è: «Lo amavi?»
«Piú di ogni altra cosa al mondo Emma.
E per farci anche una risata, il tuo nome proviene da sua sorella defunta.» risponde.
Ed è ufficiale.
Voglio morire.
«Quindi jo saria, na principessa?» chiedo.
Annuisce convinta.
«Si.. e non ho capito ancora cosa vuole da te dopo tanto tempo Emma. Te lo giuro.»
Esatto.. cosa vuole da me?
Dopo tanto tempo poi..
Ho finito il primo capitolo di questa storia e spero vi piaccia come piace a me.
Come ho già spiegato nel prologo, metto la traduzione delle frasi in messinese per chi non capisse il mio dialetto.
Traduzione:
«U bulliria da finestra.» Lo butterei dalla finestra.
«Succidiu un buddellu» È successo un casino.
«Dru babbi i diu i to patri. Tunnau.» Quel cretino di tuo padre. È tornato.
«L'avia caputu.» L'avevo capito.
«Quindi jo saria na principessa?» Quindi io sarei una Principessa?
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