Incubo

Con Aurora nei dintorni io e Giada stavamo meno tempo insieme. Molto meno tempo insieme.

Dopo cena mi infilai nella tenda senza dire una parola.

Giada entrò appena dopo di me, e approfittammo della solitudine del momento per scambiaci un bacio veloce.

Mi augurò la buonanotte, poi si chiuse nel sacco a pelo, e si addormentò subito.

Sperai vivamente che non facesse altri incubi, odio vederla stare male.

Magari non li fece lei, ma io passai una nottataccia.

Prima di tutto sognai quando, a otto anni, scappai di casa e mi trovò Chars.

Probabilmente piansi, ma non mi svegliai.

Vorrei aggiungere per sfortuna.

Il sogno dopo fu, se possibile, più vivido del primo.

Ero a casa mia, a Roma. A terra, di fianco a me, c'era un vaso rotto.

Ricordavo quel giorno. Il primo in cui aveva cominciato a... scossi la testa, sperando di dimenticare, di scappare da quell'incubo.

Mio padre si stagliava davanti a me, con quell'aria di superiorità, e una faccia schifata.

-Sai combinare solo guai! Sei un disastro. Una vergogna. Tu disonori il nome di famiglia.- sbraitò, e delle goccioline di saliva mi atterrarono in faccia.

Mi ritrassi, chiudendo gli occhi.

Lui lo prese come un segno di debolezza, perché si mise a ridere.

-Guardati. Ti ritrai. Io sono tuo padre, posso fare quel che mi pare con te. E tu devi patire, ascoltarmi e obbedire. VIENI QUI!- mi prese per un orecchio, portandomi in salotto, dove stavano riposando i miei fratelli.

-Chiara, Federico. Guardate.- disse, spingendomi a terra. -Guardate la feccia. Ora le darò una lezione.-

Chiara ridacchiò, mentre Federico sembrava dispiaciuto, ma come al solito, non si mosse.

Mio padre mi tirò in piedi prendendomi per un braccio, e il dolore fu molto nitido.

Non riuscii a trattenere un gemito, e quel mostro mi guardò con disprezzo.

-Sei. Debole.- ringhiò tra i denti, facendomi un altro bagno di saliva. 

A ogni parola mi tirava un poderoso schiaffo.

-Nella nostra famiglia non si accettano deboli.-

E giù di schiaffi.

Poi mi lasciò cadere sul pavimento, facendo cenno ai miei fratelli di seguirlo.

Sentivo un liquido caldo e denso calarmi giù dal naso.

Mi alzai, se la moquette si fosse sporcata mio padre mi avrebbe ammazzato di botte.

Se questo non bastasse, sognai anche Federico.

Ero all'arena, sanguinante e per terra.

Federico era sopra di me, ghignante.

-Fai proprio pena.-

Avrei voluto rispondergli, ma avevo la bocca impastata dal sangue.

-Fai pena a tutti. Pensi che i tuoi amici siano reali? Fedeli? Gli fai solo pena. Pensi che Giada stia con te perché le piaci? Ti sta usando (N.A. Non potete capire lo strazio a scrivere sta roba), non le piaci veramente. A nessuno piaci veramente. Dovresti sparire.-

Poi mi infilzò con la spada. Strabuzzai gli occhi, il dolore era talmente forte che neanche lo sentivo.

Mi accasciai a terra, e i miei amici mi accerchiarono.

Iniziarono a ridere, a prendermi in giro, a lanciarmi cose.

Vidi Agata, Aurora, Luca, Antonio, Axel, Cassie, Ray, Angi, Ari... e anche Giada.

L'ultima cosa che vidi fu la mia ragazza che rideva per il mio dolore.

Poi più niente.

Mi svegliai di colpo, in un bagno di sudore freddo. Avevo il sangue dal naso.
Lacrime calde mi bagnavano il volto.

In tenda non c'era nessuno.

Mi pulì velocemente il sangue, le lacrime e mi vestii.

Se mi avessero fatto domande avrei attribuito il rossore al caldo.

-Ehi. Pronti a partire? Scusate se ci ho messo tanto.- dissi, con lo zaino in spalla.

Loro si girarono, e Giada mi sorrise.

Al ricordo del sogno sentii una fitta di dolore.

Raggiungemmo il campo in mezz'ora.

Nel tragitto evitai Giada, mi dispiacque in modo indescrivibile, ma le parole di Federico mi rimbombavano ancora in testa.

"Fai pena a tutti, non ti vuole nessuno"

Arrivati andai a farmi una doccia gelata in cabina.

I miei fratelli mi accolsero festanti, ma non ero molto dell'umore.

Rimasi chiusa dentro per tutta la mattina.

Musica a palla nelle orecchie e paranoie in testa.

Quando uscii per allenarmi, Giada mi aspettava fuori dalla porta.

Mi sorrise con palese preoccupazione in viso. I miei fratelli non c'erano, perciò entrò in cabina.

-Cosa hai fatto? È tutto il giorno che mi eviti. Ho fatto qualcosa?-

-No. No, non sei tu. È che...- mormorai.

-È che cosa?- chiese, sedendosi sul mio letto.

-Non ti merito. Non dovresti stare con una come me.- dissi, tutto d'un fiato.

-Cosa stai...- -Ti sei una persona stupenda, io so solo procurare sofferenza e guai alla gente. Sono fredda, e stronza e con un cuore di ghiaccio, e... e tu non meriti una come me. Questi sette giorni sono stati i migliori della mia vita. Ma non voglio farti soffrire. Ti prego...- I miei occhi erano lucidi, ero sul punto di piangere. Lei si alzò e mi baciò dolcemente per zittirmi.

Ora piangevo davvero.

Si staccò dal bacio, e mi abbracciò.

Affondai la testa sopra la sua spalla, sentendomi subito meglio.

Lei mi strinse forte, la voce incrinata -Non pensare mai piu queste cose. Mi hai sentito? Mai più. Sei una persona stupenda, solo che ti sono capitate cose orrende che ti hanno reso più forte di prima. Non è vero che sei fredda, non è vero che sei stronza. Sono solo maschere. Io lo so. La vera Olivia è dolce e gentile. Non hai un cuore di ghiaccio. Credimi.-

Poi mi prese il volto, anche lei piangeva.

Mi baciò di nuovo, fu un bacio lungo e dolce, come quello di prima.

-Scusa.- mormorai.

Sorrise.

-Dai facciamo un giro, non ti fa bene stare chiusa qui tutto il giorno.-

Mi prese per mano, ma io non avevo ancora finito.

-No. Dove vai? Price da te mi aspettavo che sapessi cogliere un'occasione quando si presenta.-

Incrociai le braccia al petto. Lei rise, ma interruppi quel suono divino baciandola.

Rimanemmo in cabina fino a che non sentimmo uno dei miei fratelli fuori dalla porta.

-Ciao.- salutai.

Io e la mia ragazza uscimmo sotto il caldo sole pomeridiano.

1000 parole. Vado a finire inglese. Comunque volevo avvisare che mio padre è un uomo amorevole, non mi sto assolutamente ispirando a lui. Non fatevi strane idee. Cassie_Wayland

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