Capitolo 55

Drew

Maverick viene accolto come un eroe di guerra, tra applausi e schiamazzi. Tutti gli si avvicinano, lui riesce appena a camminare.
Fanno a gara per decidere chi lo deve accompagnare in infermeria, lo afferrano da ogni parte pur di portarlo tutti insieme.
Lui non ha detto una parola da quando è tornato. Nemmeno una.
Sorride, forse è stordito per via delle ferite, ma non parla, gli basta ringraziare con un gesto del capo.
Eppure mi sembrava uno che adorasse crogiolarsi in atteggiamenti drammatici.

Ma se lui ha deciso di non farsi prendere dall'euforia dei suoi compagni, Margaret non sembra dello stesso parere, e non spreca nemmeno un attimo.
Si avvicina a loro, con il casco della moto sottobraccio, raccontando tutti i dettagli più salienti della missione.
Sembra nutrirsi delle loro reazioni sorprese, si carica con le loro domande. E a malincuore mi tocca avvicinarmi per ascoltare.
Racconta di spericolati inseguimenti, imprevisti e mura di fuoco.
Secondo le sue parole il suo intervento è stato decisivo per la riuscita del piano.
Quanto mi dà sui nervi.
Non le bastava avere le redini del mondo in superficie, doveva anche tessere le sue trame qui sotto.
È sempre stata a suo agio in ogni situazione, il metro di paragone a cui mia madre faceva riferimento a ogni evento mondano.
Raffinata, elegante, composta per l'alta società; coraggiosa e piena di risorse per i ragazzi della Base.
Si accorge di me e solleva un angolo delle labbra, si ferma solo per un attimo, poi continua a raccontare di come ha salvato Ian.
Dubito fortemente sia vero.

Come se fosse stato attratto dal mio malumore, Nick mi si avvicina alle spalle e mi prende la mano.
Le sue dita sfiorano delicate il dorso prima di incastrarsi con le mie.
-L'odore di Maverick era strano- commenta a bassa voce, e il mio cuore sussulta ogni volta che si confida con me in questo modo.
Siamo una squadra.
-Non so dirti molto altro, è successo tutto molto velocemente. Era ferito e scosso dalla situazione, forse non avremmo dovuto lasciarlo da solo con tutta quella gente-
Nicholas sbuffa, poggia la guancia sul mio braccio.
-Se la caverà, l'importante è che sia tornato-
-Non vedo Ian però...-
-Drew! Da quanto tempo!- esclama la ragazza venendo verso di noi, una volta che il gruppo si è sparpagliato.
-Troppo poco per quanto mi riguarda- borbotto e il ragazzo al mio fianco si illumina, pronto ad entrare in azione.
Io vorrei solo che lei tornasse da dov'è venuta.
-Vedo che ti sei già adattato all'ambiente! Hai dimenticato in fretta vent'anni di galateo-
-Non più in fretta di...- mi blocco, lei non ricorda cosa ha visto. Ian le ha cancellato la memoria. Non ha mai riferito a mia madre della mia relazione. Non c'è nessun segreto tra noi.
Margaret solleva un sopracciglio, incuriosita dal mio atteggiamento, ma il suo interesse vira rapidamente su Nick, ancora ancorato al mio braccio.
Gli lancio un'occhiata, sembra divertito da questa scenetta.
-E tu sei?-
-Nicholas, il mio ragazzo- rispondo in fretta, prima che lui possa farlo, e prima che io possa pentirmene.
L'ho già deluso una volta, adesso ho la possibilità di rimediare, di mettere ogni cosa come sarebbe dovuta essere.
-Oh- le sue labbra annaspano un cerca di qualcosa da dire, ma sembra che l'etichetta non ne abbia inventate per queste situazioni.
-È un piacere- aggiunge il biondo, stendendo il braccio sinistro davanti a lui. Presa alla sprovvista, la ragazza gli stringe la mano in una stretta goffa e imbarazzata. Non solo è il mio amante, ma ha anche usato la mano sbagliata per presentarsi; immagino che il suo cervello stia impazzendo al momento.
-Piacere mio- riesce a sussurrare appena, poco prima che Ian faccia il suo ingresso nel salone del locale.
Irrompe come un uragano, i suoi passi sono pesanti e inarrestabili. La sua energia è così forte che non c'è bisogno del talento di Nick per accorgersi del suo pessimo umore. Ian ha sempre avuto il potere di condizionare lo stato d'animo di chiunque si trovi nella stessa stanza.
Avanza senza fermarsi, dritto per la sua strada, e io e il ragazzino biondo ci irrigidiamo immediatamente, non possiamo permettergli di raggiungere Alexa. Non senza avergli spiegato la situazione.

-Ian!- provo ad attirare la sua attenzione, correndo dietro di lui. Se mi ha sentito non ha intenzione di rispondermi. Stringe tra le mani un borsone squadrato, stretto e rigido; non l'ho mai visto prima.
Capisce che non può evitarmi quando gli sbarro la strada con il mio corpo.
-Il sangue non è mio- borbotta, e solo dopo che lo sottolinea noto la striscia rossa che gli macchia il collo.
-Okay, bene, non è questo che devo dirti...-
-Drew, spostati, devo andare da Alexa- è gelido pur non usando parole forti, non ha problemi a sostenere il mio sguardo. È sul piede di guerra, non esiterà a iniziarne una.
Non voglio litigare con lui.
-È di questo che ti volevo parlare. La situazione è delicata, tu non-
-Lo so che sta succedendo, Drew. Mi chiedo come faccia tu a saperlo- solleva un sopracciglio, infastidito.
Eccolo che inizia.
Mi preparo mentalmente ad essere squadrato dalla testa ai piedi dal suo sguardo indagatore.
-Non ti ho mentito, l'ho scoperto oggi. È vero, nei giorni passati io e Nicholas avevamo dei sospetti e abbiamo indagato alle tue spalle, ma solo perché non volevamo allarmare nessuno- non accetterà mai il fatto che non può controllare ogni nostra azione. Alcune volte quando lo osservo, mi chiedo se lui si aspetti da noi di non esistere senza il suo consenso. È solo uno stupido pensiero, ma si acuisce quando lo vedo tanto arrabbiato. So bene che non è così semplice incasellare i comportamenti di Ian. Ma al momento c'è quel pizzico di follia nei suoi occhi che non posso far a meno di stare in guardia, non escludo nessuna possibilità.
-Per caso vuoi che ti ringrazi?-
-Cosa? No! Sto cercando di comunicare con te, e per una volta dovresti ascoltarmi-
-Ian, smettila di fare lo stronzo- Nick si avvicina con lo stesso passo implacabile di mio fratello. E anche se ha dato voce ai miei pensieri fin troppo schiettamente, non posso permettergli di iniziare un bisticcio adesso. Ma se io posso sopportare gli attacchi e le frecciatine del mio gemello, il ragazzino biondo non è dello stesso parere. Nemmeno lui teme di cominciare una guerra, ed entrambi sono abbastanza testardi da iniziarne una di posizione. E a quel punto sarebbe impossibile distoglierli dal conflitto.
Ian fa per dire qualcosa, ma ci ripensa, e ho l'impressione che abbia ritrovato la lucidità per un attimo. È difficile capire che cosa gli passa per la testa.
-Non ho intenzione di ascoltare nient'altro da voi due. Tu- e punta l'indice contro Nick, che non batte ciglio. -non ti immischiare. E tu- indica me -Levati di torno perché potrei rimangiarmi la promessa che ti ho fatto-
Non è solo un avvertimento, è l'ammissione di aver perso il controllo. Ed è assurdo che sia cosciente pure in questa situazione.
Mi aveva giurato che non mi avrebbe manipolato mai più. Non una singola volta. Ha quasi infranto la parola una settimana fa, al bancone del bar. E sebbene abbia costretto le mie dita a stringersi intorno al bicchiere e bere, non l'ho mai considerato come una vera e propria manipolazione. Ero cosciente, sentivo il debole influsso della sua mente sul mio corpo. Non è paragonabile a quella volta nel salone, o a quello che ha fatto a Margaret.

Con un tempismo impeccabile, che oserei definire il suo tratto distintivo, Brian si chiude alle spalle la porta della camera di Alexa. Non c'è possibilità per me e Nicholas per impedire a Ian di raggiungerlo.
-Signorino Ian, lieto di vederla. Desidera fare una doccia? Vedo che è sporco di sangue- finge che non sia successo nulla, e questa è senza dubbio la chiave per mandare mio fratello su tutte le furie.
-Desidero vedere la mia compagna.-
-La signorina Alexa sta riposando al momento, viste le sue condizioni io non la disturberei-
-Brian, spostati, o ti giuro che...-
-Che cosa, Ian? Lei non è- si ferma, lo osserva con uno sguardo tale che se l'avesse rivolto a me sarei scoppiato a piangere, quel misto letale di delusione e preoccupazione. Solo dopo essersi assicurato che Ian non se ne sia perso nemmeno un attimo, fa un respiro profondo come per trattenersi -Lei non è nello stato mentale adatto per vederla-
-Non puoi impedirmi di farlo. Ha bisogno di me- l'occhiata di Brian non ha decisamente sortito lo stesso effetto che avrebbe provocato in me, eppure ho l'impressione che il tono del bruno si sia abbassato, adesso è meno tirannico. Immagino che abbia capito che il maggiordomo è qui per Alexa, che non l'ha lasciata da quando è arrivato. E la parte di lui con ancora quel minimo di raziocinio lo apprezza e glien'è grato. È solo una deduzione, non la mostrerà mai apertamente.
-No, signorino. Alexa non ha bisogno di lei. Ha bisogno di aiuto e di tempo. E per quanto mi dispiaccia dirglielo, lei non può fare nulla al momento. La signorina mi ha chiesto chiaramente di non lasciare che lei la veda in questo stato- se Ian è rimasto ferito da queste parole, non lo dà a vedere. Non c'è modo di scavalcare il muro che ha costruito, mio fratello sceglie con cura che emozioni mostrare. E se adesso si lascia andare alla rabbia, significa che ha molto altro che preferisce tenere nascosto.
-Non mi importa di quello che ti ha detto-
Mi irrigidisco all'istante, e il suo interlocutore fa altrettanto. Ha appena oltrepassato una soglia che non credevo potesse superare. Non credevo nemmeno che ci sarebbe andato vicino.
Invece, non è una sorpresa per me assistere alle reazioni di Brian, riconosco tutte le sue micro-espressioni. Il modo in cui arcua le sopracciglia o come storce le labbra per frenare la lingua. Anche lui tiene molte cose per sé, sbottare o urlare non fa parte della personalità di nessuno dei due. E ogni volta che ho un confronto con loro sento di partire già sconfitto, perché io metto in campo tutto ciò che ho, mi sento svuotato ad ogni risposta, mentre loro conserveranno sempre nella loro mente quel pensiero che non hanno mai rivelato.
-Questo, signorino, dovrebbe farla riflettere- sta cercando di avvertirlo, di fargli capire che cosa ha appena detto. Penso però che mio fratello ne sia pienamente cosciente.
-Brian, spostati. Te lo dico per l'ultima volta- non prova nemmeno a fare un passo in avanti, sa che il maggiordomo glielo impedirebbe. Brian non è robusto, ed è più basso di Ian, ma c'è qualcosa nel suo portamento che dà l'impressione di poter sostenere qualsiasi tipo di sfida. Quando ero piccolo era solito sollevarmi per il colletto della giacca con facilità ogni volta che mi nascondevo dalle zie vecchie e invadenti di mia madre; una volta mi ha trovato perfino nella cesta del bucato.
-Deve rispettare il suo volere-
Il mio gemello serra le labbra, è la prima volta che mostra un segno di cedimento, presagio del crollo imminente.
E ogni volta che succede mi sembra che sia sempre più difficile rimettere insieme i pezzi.
-Io ho rispettato il suo volere ogni. Singola. Volta. L'ho assecondata in ogni sua mossa istintiva, le ho dato in mano la mia vita. Ho creduto in ogni sua visione, senza mai veramente comprenderle. L'ho sempre lasciata difendersi da sola, fare tutte le scelte che riteneva necessarie, anche se mi logoravano dentro. Ho perdonato ogni bugia, ogni piano che mi ha tenuto nascosto. Ma non le lascerò affrontare tutto questo da sola solo perché è il suo volere. Non mi interessa, non più. Se è qui che le sue scelte l'hanno portata, le mie la tireranno fuori-
Quello che ha fatto è notevole per una persona normale, ma incredibile se riguarda lui. E più che uno sfogo incontrollabile, le frasi del suo discorso sembra essersele strappate via dalla pelle a morsi. Non è il tipo di cosa che mio fratello è disposto ad ammettere. E questo segna quanto instabile sia al momento.
Vorrei stringerlo tra le braccia e lasciare che tutto questo ci scivoli via.
Vederlo soffrire è doloroso.
Brian non ha nemmeno bisogno di guardarmi per fare quello che desidero fare. Lui è sempre stato più diretto di me in tutto.
Afferra il viso del ragazzo e lo incastra tra i palmi delle sue mani, Ian chiude istintivamente gli occhi. Non ho idea se si stia lasciando andare o meno, ma è quello che spero.
-Lei non può essere il suo compagno, il suo medico e il suo carceriere. Deve scegliere un solo ruolo, signorino. Perché una situazione gliene precluderà un'altra. Lasci che sia io ad essere al fianco di Alexa sulle questioni riguardanti la salute. Ci sono decisioni che appartengono al migliore degli amanti ma al peggiore dei capi, e viceversa. Mi deve credere, so di cosa sto parlando, per cercare di aiutarla, finirà per perderla e - ma le parole gli rimangono incastrate in gola. Mio fratello accarezza con dolcezza il dorso della mano di Brian, quasi per accompagnarlo nella manipolazione.
-Ti chiedo scusa, Brian. Ma ti avevo avvisato- mormora così piano che riesco appena a coglierlo. L'intero corpo del maggiordomo appare paralizzato, le labbra sono le uniche con una limitata autonomia, annaspano e cercano di articolare qualsiasi parola.
Non può averlo fatto sul serio.
-Ian!- mi fiondo da Brian, afferrandolo per le spalle, ma non ottengo nessuna reazione. Solo il suo sguardo incontra il mio e con un veloce movimento delle pupille mi raccomanda di seguire Ian. Come può essere il suo primo pensiero adesso?
Sebbene sia immobilizzato, non sembra star soffrendo; mio fratello è uno stronzo, ma non è crudele.
Non con la sua famiglia, almeno.
-Non posso lasciarti qui così- mormoro continuando a lambire le sue spalle nella speranza che torni in sé. È sicuramente un effetto temporaneo, ma questo non rende quello che ha fatto meno grave.
L'uomo davanti a me non prova più a parlare, si limita a fissarmi e purtroppo per me riesco a interpretare il suo sguardo alla perfezione. Brian non ha mai avuto bisogno di parlare più del necessario.
Devo andare dal mio gemello.

Mi guardo intorno, Nicholas è poggiato a una trave in legno poco lontano. I suoi capelli spettinati gli ricadono sulla fronte, sfiorando le ciglia lunghe. Mi sa che è giunto il tempo di tagliarglieli di nuovo.
-Tu gli occhi, io le orecchie?- propone con un mezzo sorriso. Nasconde la sua irritazione tenendo le braccia incrociate, ma lo vedo da qui che freme per la rabbia. Nonostante siano vecchi amici, lui è molto meno tollerante con Ian di quanto lo sia io. E so che di base ha ragione, ma questo atteggiamento è del tutto inutile con mio fratello, l'ho imparato a mie spese.
-Certo, Nick-
Con la coda dell'occhio scorgo Margaret avvicinarsi, incuriosita dalla scena. Lei senza dubbio deve sapere quello che è successo in missione, un volta spogliata la verità da tutti quei pavoneggiamenti.
-Perché si comporta in questo modo?-
-Non sono mica nella sua testa, ma è stata una giornata difficile per lui. È stato da solo la maggior parte del tempo, non ho idea di cosa abbia combinato. Solo Maverick ha raggiunto il punto di ritrovo, ci abbiamo messo ore per recuperare Ian- il suo tono di voce è tirato, ha abbandonato l'euforia precedente.
-Come ha fatto a scoprire di Alexa?- chiedo, e Nick mi prende la mano, in segno che dovremmo iniziare a incamminarci.
-Che intendi?- la ragazza mi guarda stupita. Mi trattengo dal liberare un sospiro di sollievo, almeno questa informazione è lontana dai suoi giochetti. Ian deve aver ricavato la notizia da qualche altra parte.
-Nulla.- chiudo il discorso in modo brusco prima che lei possa allungare le sue dita sottili su questa storia. Poi, mi ricompongo, mettendo su un atteggiamento sicuro, uno di quelli che so che Brian ha riconosciuto all'istante, anche nelle sue condizioni.
-Sarebbe gentile da parte tua rimanere con Brian per tutto il tempo necessario a riprendersi. Se non ti causa troppo disturbo- lei si irrigidisce quando mi sente parlare con quel tono, lo stesso su cui mi aveva ribeccato poco prima. Se preferisce che io usi queste ridicole formalità anche in questo contesto, va bene, ma deve essersi resa conto che è più facile per me piegare la situazione a mio favore. Conosco queste tecniche meglio di quanto lo faccia lei, era il mio modo per sopravvivere nell'ambiente dell'alta società. So come dire no e farlo educatamente, so anche come portare le persone a non avere scampo se non fare quello che chiedo. So come essere simile ad Ian, anche senza un talento.
-Sì, certo, ovviamente- scuote di poco il capo e mette su un'espressione imperscrutabile. Mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi, e non mi erano mancati.
Accarezzo con affetto la spalla del maggiordomo, i suoi muscoli sono ancora rigidi, ma gli occhi verdi scattano verso di me. E se in questi giorni non riuscivo a smettere di rimuginare sul nostro rapporto, sulla paura che nonostante il nostro chiarimento si fosse rotto per sempre. Adesso invece vedo nel suo sguardo nient'altro che fiducia. Mi sento come quando da bambino mi lasciava prendere decisioni importanti per qualche evento formale, ma ora non si parla di decorazioni eccessive, mi sta mettendo in mano la vita di mio fratello.

Mi incammino a passo svelto per i corridoi, la mano di Nick ancora stretta nella mia. Non dice niente, nemmeno una battutina. Vederlo così serio mi preoccupa non poco. Ci avviciniamo entrambi alla porta socchiusa, nessuna voce sembra provenire dall'interno della camera.
Ian ci dà le spalle, seduto a terra davanti ad Alexa. La ragazza è rannicchiata accanto a una cassettiera, tiene il cuscino tra le braccia e ci appoggia la testa. Si sta svegliando lentamente, sotto il tocco della voce del mio gemello, che ha completamente un altro suono adesso. Sapevo che avrebbe lasciato l'atteggiamento dittatoriale e odioso fuori dalla stanza. Non è solo per la situazione in cui si ritrova, Alexa è l'unica persona che conosco in grado di disarmarlo solo con lo sguardo.
Riesco appena a sentire quello che le dice, e mi sento a disagio perché non dovremmo spiarli. Ma irrompere nella stanza in questo istante e trascinare Ian fuori non mi sembra un'ipotesi fattibile. Inoltre, ci deve essere un motivo fondato se Brian è stato così categorico nel tenerlo lontano da qui, lasciarlo solo con lei non è un'opzione.

-Ian?- mormora schiudendo appena le labbra. Non so dire se sta meglio o peggio di qualche ora fa, sembra sempre un'altra persona rispetto alla ragazza che ho conosciuto. È pallida, tremante e senza forze.
Il bruno le accarezza una guancia, ma non posso vedere l'espressione dipinta sul suo viso. Anche se, conoscendolo, sta nascondendo qualsiasi emozione negativa davanti a lei. Capisco che si senta tradito dalle sue bugie, ma lui non è molto diverso. L'unico modo per scoprire che cosa cova dentro è strapparglielo con la forza e con una tortura assillante.
E anche così, non c'è garanzia che si confidi.
-Evans, sono qui. Mi senti?- continua a sfiorarla con dolcezza, non si fermerà fino a quando non avrà una risposta.
-Perché sei entrato? Avevo chiesto a Brian...- le sue parole si perdono, lei stessa non sembra ricordarle. È come se si trovasse in uno stato intermedio tra l'essere addormentata ed essere cosciente. E non è quel tipo di rintontimento dopo un lungo riposo, è qualcosa di più pesante e spesso, che la opprime, le risucchia ogni energia. Riesce appena a tenere gli occhi aperti.
-Se credevi che Brian potesse bastare a tenermi lontano, allora Evans hai veramente poca fiducia nelle mie capacità.-
-Avevo fiducia nel tuo rispetto- se fosse stata in sé questa frase avrebbe avuto una natura più tagliente e decisa, adesso è solo una risposta come un'altra. Esce dalla sua bocca senza particolari intonazioni.
-Non puoi mentire e pretendere che io non agisca di conseguenza-
-Tu ometti la verità, non mi sembra tanto diverso-
-Quello che ti nascondo io non mette in pericolo nessuno, Alexa. Ma questo- da qui posso vedere le sue dita tremare, quasi si stesse trattenendo.
-Come hai fatto a pensare di poterlo superare da sola? Per quanto avresti continuato a mentirmi?- quella che sembra una domanda retorica, riceve invece una dolorosa risposta.
-Il più a lungo possibile- ammette, posando gli occhi vitrei sul pavimento.
Ancora una volta Ian manda giù il duro colpo, e non mi ero mai accorto di quanto spesso lo facesse con Alexa. Mi chiedo se lei sappia di avere tutto questo potere su di lui.

-Bene, è durato poco per mia fortuna. Ho le tue medicine- sbatte i palmi sulle ginocchia per alleviare la frustrazione, e si alza, dirigendosi verso il letto. Mi allontano subito dallo spiraglio per non essere visto, anche se in quell'istante in cui scorgo il suo viso mi appare distratto. Immerso in chissà quali pensieri. Questa situazione lo sta consumando pian piano.
-Come hai fatto a procurartele?- all'improvviso si desta, per la prima volta appare sul serio sveglia e attenta. Scorgo le sue dita stringere il tessuto del cuscino, aggrappandosi quasi.
-Ho incontrato Kira- apre il borsone nero che portava con sé quando è arrivato. Il suo tono è freddo, segno che vuole troncare il discorso sul nascere. È lì che è successo qualcosa, tutta la sua frustrazione è nata un quel momento, ne sono sicuro. E non è solo per la rivelazione del segreto di Alexa che è così fuori controllo.

Rovista nella sacca e prende una scatolina di farmaci, insieme ad una siringa ancora sigillata.
-Renee sta arrivando- dice Nick al mio fianco, e sussulto quando per attirare la mia attenzione poggia la mano sulla mia gamba. Mi ero perso a guardare l'espressione sul volto del mio gemello. Da qui vedo le rughe sulla sua fronte, traccia palese della sua preoccupazione.
Renee entra nel mio campo visivo solo qualche secondo dopo, e Nicholas ha percepito la sua anima in tempo per intimarle di fare silenzio già da lontano.
Mi rivolge un'occhiata perplessa, ma i suoi passi si fanno comunque più leggeri, fino a quando non si inginocchia vicino a noi.

-Kira sa di...- le trema il labbro inferiore, come se stesse trattenendo le lacrime.
-A quanto pare gliel'ha detto Jason, forse la prima cosa utile che fa- non si gira verso di lei, rimane a passarsi la cerniera del borsone tra le dita. È una di quelle cose che fa in automatico per mantenere la calma, cerca sempre uno schema o un ritmo ripetitivo da seguire. È il suo modo per anestetizzare i suoi sentimenti.
-Ian...- inizia ma è l'ennesimo discorso che le muore tra le labbra. Il bruno si volta di scatto, come se avesse sentito il resto della frase. Alcune volte mi chiedo se loro due comunichino come telepati, seguire i loro discorsi è faticoso.
-Parli tanto di fiducia, ma vedo che non hai problemi a riporla nel posto sbagliato-
-È diverso, lui doveva controllarmi e...-
-Alexa, ti saresti lasciata morire piuttosto che dirmelo. Devo sapere perché-
-Non mi piace il modo in cui mi guardi adesso- ammette, chiudendo le palpebre. -Come se fossi una piccola cosa, per nulla in grado di prendere decisioni.-
-Infatti non lo sei-
Sono costretto a trattenere Renee per il braccio, impedendole di entrare lì dentro e mettere su una scenata. Nicholas raggiunge la sua gamba quasi nello stesso momento, come me deve aver percepito la sua anima irrequieta. È stato crudele, ma è la verità. Per quanto Ian stia cercando in tutti i modi di passare per il cattivo della situazione, ha ragione.
I suoi metodi sono discutibili, ma Alexa non può continuare a fingere di essere in sé.
Per un attimo ho l'impressione che Nick abbia capito i miei pensieri perché aggrotta le sopracciglia bionde e sottili, ma non dice niente, si limita a tenere la testa premuta contro la porta. Ho l'impressione che non ci troveremmo d'accordo questa volta. Eppure non mi fa paura l'idea di parlarne con lui, magari questa sera, nella nostra camera, quando le acque si saranno calmate. Non temo di essere sincero, non con Nick. Per anni ho pensato che se fossi rimasto al mio posto, senza mai esprimere il mio parere, la vita sarebbe stata più facile, più pacifica. In vent'anni non ho mai contraddetto apertamente mia madre, non sono mai stato in disaccordo con Brian, o almeno, non gliel'ho mai fatto sapere, anche se dubito che non se ne sia mai accorto. Avevo paura di deludere entrambi, e per quanto stupido, credevo che avrebbero smesso di amarmi anche solo per la più piccola divergenza. Ho sempre tenuto al sicuro questi fragili sentimenti di cristallo da qualsiasi cosa potesse romperli, me stesso compreso. Adesso, a ventun anni, li ho lasciati cadere perché non mi sono mai appartenuti.

-Vuoi che te lo dimostri? Ecco, tieni- le porge lo scatolino contenente i farmaci, e quando lei allunga la mano debole, lui se li avvicina al petto. Nonostante Alexa serri le labbra per non ribattere, e ho l'impressione che non sarebbe stata una risposta gentile, non riesce a trattenere un sbuffo. Mio fratello ripete lo stesso giochino altre due volte, sempre senza dargliela vinta.
-Dimmi, che cosa faresti per averle?- non posso vedere il suo sguardo, ma quello della ragazza si accende, i suoi occhi azzurri sprigionano rabbia. Non so dove abbia trovato la forza per sostenere un'emozione del genere, ma non ha intenzione di arretrare, anche se si trova in svantaggio.
-Smettila-
-Diglielo!- ma porto una mano sulla bocca di Renee appena la prima sillaba esce dalla sua bocca, il resto della parola esce ovattato e udibile solo a me e Nick. E mentre premo il palmo sulle sue labbra, mi rendo conto che ha ragione. Non ha senso rimanere qui a spiarli nel momento più basso della loro relazione, eppure non ho un'alternativa che non sia sguinzagliare Renee e lasciare che faccia a pezzi Ian. Sono sicuro che lo farebbe eccome se la liberassi.
-Che c'è, ti infastidisce la verità? Tu detesti essere controllata, ed è assurdo per me che tu abbia permesso loro di farti questo. Chiunque possieda questo farmaco, o perché no, qualsiasi altro medicinale in grado di darti sollievo, ti controlla. Può farti quello che vuole e ti avrà sempre in pugno. E in questo momento ce l'ho io, ma domani? Tra un mese? Possono torturarti, costringerti ad uccidere, puoi anche finire per farti ammazzare nella speranza di una dose, e...-
Un piccolo sorriso affiora sulle labbra della ragazza, la collera abita ancora il suo sguardo però.
-Tutto quello che hai elencato, farei lo stesso per te, Ian. Ogni cosa. La tortura? Certo. La prigionia? Assolutamente. La morte? Subito. E ho anche già ucciso per salvarti. Quindi perché posso morire e sacrificarmi per te, ma non posso...- non riesce a dirlo, la sua voce è rotta, sull'orlo del pianto. La osservo rannicchiarsi in cerca di una via di fuga dal dolore che le attraversa il corpo, ma sono certo che più di tutto stia cercando di sfuggire al giudizio del suo compagno. Le tremano le mani, per quanto lei provi a tenerle occupate intrecciando le dita, è visibile fin da qui. Trattengo il fiato quando Ian si alza lentamente, e proprio nel momento in cui mi aspetto che perda il controllo, lui mi sorprende. Si avvicina alla ragazza che continua a scappare dalla sua presenza, e si siede al suo fianco, anche lui con la schiena poggiata alla parete e le gambe distese e dritte sul pavimento. Per un attimo temo che in questa posizione possa scoprirci, ma a giudicare dal modo in cui ha abbandonato la testa contro il muro, non dà l'impressione di essere particolarmente attento all'ambiente che lo circonda.
-Sai cosa succede quando hai più di una debolezza- mormora nel tono più lieve che ha usato da quando è tornato. I suoi occhi scuri diventano lucidi e arrossati, l'ultima espressione di fragilità che mi aspettavo da lui.
Perfino Nick appare più interessato di prima, e mi chiedo che cosa stia percependo delle loro anime adesso. È come se condividessero un ricordo, qualcosa che appartiene solo a loro. Non ho idea di che cosa si tratti, ma è abbastanza da indurre lui a prenderle la mano e lei a non ritrarsi. L'atmosfera non si alleggerisce, ma si diffonde un tepore familiare, come se si fossero finalmente riconosciuti.
Il corpo di Renee, ancora schiacciato contro il mio, si rilassa, e anche il suo fiato, prima affannoso per la rabbia, riscalda il mio palmo con un ritmo regolare. Mi concedo un sospiro in questa piccola finestra di pace.

-Mi è successo di nuovo- ammette senza aggiungere altro. Alexa gli lancia solo un'occhiata, che lui non ricambia, tiene lo sguardo in un punto fisso di fronte a sé. Qualsiasi cosa stiano condividendo, è una ferita aperta per entrambi.
La ragazza si rannicchia vicino a lui, le gambe le tremano ancora un po', ma non sembra importarle.
-Ci sono cose che non dipendono da te, Mitchell-
-Ho un gruppo di ragazzini che dipende da me. Mio fratello dipende da me. Tu dipendi da me- stringe la sua mano, quasi per paura che lei possa cambiare idea e allontanarsi.
No, Ian. Tu dipendi da lei.
È così palese che sono sicuro lo sappiano entrambi.
In ogni caso, Alexa non risponde.
-Basta una mia mossa sbagliata per mettervi tutti in pericolo. Un passo falso e finiamo tutti di nuovo alla Base, e mio fratello chissà dove. Non dormo sul serio da giorni, la testa non mi dà tregua ed è...- si blocca, le parole gli muoiono in gola. È arrivato al limite, se oltrepassa questo confine riuscirà finalmente a liberarsi. Ma non è da lui cedere adesso. Ogni volta che ci prova riesce sempre a trovare una scusa per continuare ad andare testardamente avanti.
-Ed è incredibile come tu riesca a pugnalarmi alle spalle ogni singola volta- qualsiasi punto di incontro avessero trovato prima, il mio gemello ha deciso di distruggerlo. Rientra nel suo modo di gestire i rapporti.
-Questo non è vero-
-Ti ho lasciato piena libertà, mi sono sempre fidato delle tue scelte. Ti ho consentito di mettere alla prova il nostro rapporto un'innumerevole quantità di volte, e tu hai sempre colto l'opportunità per mentirmi- non alza la voce fomentato dai sentimenti, anzi sembra non averne nessuno, è freddo come la pietra. Ha fatto una analisi lucida nella sua testa e rimane in quei limiti, come se non ci fosse molto di più in gioco.
-Consentito?- Alexa si divincola dalla stretta di mano e si scosta dal suo corpo. -Vuoi dirmi che tutto quello che ho fatto è stato per tua gentile concessione?-
Mio fratello non la guarda nemmeno, è perso tra i suoi pensieri, riflette su chissà quali immagini del passato. Si arrovella così tanto lì dentro, che alcune volte pare vivere nella sua stessa testa. Non capisce che il mondo reale non gira secondo le sue regole, men che meno gli altri.
-Sto dicendo che se io non fossi stato così cieco tu non saresti mai rimasta alla Base e non ci ritroveremmo in questa situazione-
Si era già confidato con me su questo, ma forse non è il momento adatto per tirarlo fuori.
-Se tu non ti fossi fidato di me, Adam ti avrebbe ucciso. Non ti ho mentito per il gusto di farlo. Cazzo, come fai a non capire che ogni mia decisione è mirata a proteggere te? Ma sai qual è la differenza? Che io ti ho sempre trattato da pari. Non ho mi preteso che mi rivelassi quello che ti passa per la testa, non ci sono cose che ti concedo di fare o meno, sei libero di comportarti come credi. Di assecondare la tua natura, manipolare chi vuoi. Non ho mai aperto bocca su come usi il tuo talento. Ma non ti ho mai guardato come fai tu con me, nemmeno quando volevo proteggerti.- si alza in piedi, quasi avesse bisogno di spazio per il suo discorso, come se le parole non li stessero allontanando sempre di più. È costretta a reggersi alla cassettiera, pervasa dai brividi, eppure non accenna a voler cedere. Riconosce che questa è l'unica opportunità che ha per affrontarlo. E sebbene faccia male guardarlo, so che è necessario per entrambi. Ian continua a pensare che imbottigliare ogni emozione sia l'unico modo per risolvere un conflitto, e non ho idea di che cosa ci faccia dopo che le ha sigillate. Le colleziona? Le ordina e le guarda in silenzio quando è solo? Dove le smaltisce dopo che non ha più spazio?
Non credo arriveremo mai al grado di intimità necessario perché me lo dica.

- Ascolta, lo so che sono in una situazione di merda. Lo so che sto trascinando anche te, e credimi che in parte è il motivo per cui volevo tenerti fuori da questa storia. Ma vorrei che tu fossi al mio fianco, non sopra di me. Vorrei passare questi giorni di astinenza pensando a tutti i nostri progetti, a quanto mi manca ridere con te, e non a sperare che tu entri da quella porta con i farmaci che mi servono. Non voglio guardarti e vedere solo il mio carceriere, non voglio odiarti perché non mi permetti di affondare da sola. Non sopravvivremmo a questo, Ian. Sono stata odiosa con Brian nelle ultime ore, credo di non aver mai insultato qualcuno così tanto. Ci sono dei momenti in cui non sono in me, riesco a ricordarli appena. E non vorrei mai vivere qualcosa del genere con te, ti prego, non costringermi a farlo- è lucida, non ho dubbi adesso, anche se la voce trema tanto quanto le sue gambe. È vulnerabile, ma è in pieno controllo di quello che sta dicendo. Lo sforzo dietro ogni parola è palpabile, e quel "ti prego" non è una supplica, ma un tentativo di far ragionare il mio gemello. Non gli sta chiedendo di concederle qualcosa, ma di realizzare che lui non è nella posizione per farlo. Non se vuole mantenere saldo il loro rapporto.
Purtroppo mio fratello non ha mai avuto paura di distruggere qualcosa.
Ian rimane seduto con le braccia conserte, le ha solo rivolto un'occhiata, solo una durante tutto il discorso. Ed è stato l'unico momento in cui ha fatto emergere la sua umanità, ma adesso l'ha già accantonata.
-Nel borsone c'è un foglio con le indicazioni sulle dosi che dovrai assumere ogni giorno, deve averlo compilato Kira- la informa serio, come se fosse un'informazione come un'altra che gli passa per la testa. Non mostra segni di nessun trasporto emotivo. La ragazza schiude le labbra per la sorpresa, non la reazione che sperava di ottenere dal suo compagno. E mi dispiace così tanto che per la prima volta sono tentato di intervenire.
Questo non è come essere stati sconfitti, è molto peggio. È la dichiarazione che la guerra non c'è mai stata, che non valeva la pena combatterla.
-Mi hai ascoltato?-
-Ci sono anche altri tipi di analisi che non ho avuto tempo di decifrare. Mi ha accennato che le avevi chiesto di analizzare delle pillole, dovrebbero essere lì dentro con tutto il resto. Puoi avvicinarti al borsone e controllare di persona, lo so che non assumeresti niente davanti a me- il suo tono non fa che irrigidirsi sempre di più, e l'effetto sul viso pallido di Alexa è palese. Si sente umiliata, la scorgo conficcarsi le unghie nel palmo della mano destra.
-Kira non può essere stata d'accordo al trattamento con la buprenorfina, lei...-
-Kira è morta- sbotta il bruno d'un tratto, e la notizia squarcia l'aria pesante della stanza. Se prima gli arti della ragazza non riuscivano a trovare pace, adesso è immobile, non un muscolo che non sia pietrificato.
Renee approfitta della situazione per mordermi la mano, affondando gli incisivi nella mia pelle.
-Ahia, Renee!- ma non è di certo la mia esclamazione di dolore a farci scoprire. L'atleta ha già fatto irruzione, spalancando la porta, diretta verso la sua amica. La cinge per le spalle, avvolgendola in un abbraccio mentre lei inizia a singhiozzare in silenzio, in un goffo tentativo di trattenere le lacrime. Non ho idea di dove abbia trovato la forza e la rabbia per affrontare Ian a testa alta, ma è palese che non abbia le energie per piangere.

-Mi chiedevo quando vi sareste rivelati- il mio gemello alza le spalle e lentamente si tira su da terra. Ha sempre saputo dove fossimo, ma questo non sembra essere stato sufficiente per trattenerlo dal comportarsi da stronzo.
-Tu invece ti sei mostrato per il mostro che credevo che fossi alla Base- Renee si è trattenuta per troppo tempo per andarci piano adesso. È un uragano all'apice della sua potenza, se solo provassi a intromettermi spazzerebbe via pure me senza pensarci due volte. Più si agita e scalpita, più la calma di Ian sembra crescere, come se l'una si nutrisse dell'altra.
-Perdonami Renee, ma non è che perché hai dato qualche buon consiglio adesso sei affidabile- la prende in giro in un modo che sapeva l'avrebbe fatta imbestialire. Non ho idea di come faccia a conoscere i punti di deboli di tutti.
-Appoggiati a me- sussurra dolcemente Nick ad Alexa, cercando la sua mano e portandosela sulla spalla. Renee ha iniziato a tremare tanto da non essere più un punto di riferimento sicuro. Nel momento in cui lascia Alexa alle attenzioni del ragazzino biondo, non perde nemmeno un secondo e si fionda davanti a mio fratello. Si guardano negli occhi a lungo, i gonfi capelli di Renee la rendono più alta di qualche centimetro.
-Non sei obbligato a comportarti così- e questa volta è palese che lei si stia sforzando per non aggredirlo. Non avevo mai considerato il loro rapporto, e mi chiedo se nonostante tutto non si siano un po' affezionati l'uno a l'altro durante l'assenza di Alexa. Di sicuro Renee non lo teme come la maggior parte dei ragazzi della Base, e dal modo in cui lo sfida con gli occhi, lo comprende meglio di quello che ha sempre fatto intendere.
-E tu non sei obbligata ad immischiarti- il mio gemello però, anche se sostiene il suo sguardo, non accenna a voler cambiare approccio, conserva quell'aurea autoritaria che si è auto conferito.
-Scherzi? Se pensi che io possa stare ferma a guardare mentre la tratti in quel modo...-
-Vogliamo entrambi il suo bene, te lo assicuro. Alexa deve solo tornare in sé, e sai che io posso aiutarla- questa volta le sue parole escono più morbide, molto più facili da digerire. E per la prima volta la ragazza tentenna, si morde il labbro, insicura. Non posso credere che ci stia davvero pensando.
Sto per avanzare e interrompere il loro scambio, quando Alexa balza in avanti e tira la sua amica per un braccio, scuotendola violentemente.
-Smettila di manipolare le persone, Ian!-
-Esatto, sarebbe davvero gradevole se la smettesse di farlo, signorino- la voce arriva così repentina che tutti, tranne Nick, giriamo di scatto la testa increduli. Brian è sulla soglia, sta in piedi composto come sempre. Solo a vederlo una sensazione di sollievo si impadronisce di me.
-Questa stanza sta iniziando a diventare fin troppo affollata per i miei gusti- commenta rivolgendo uno sguardo vado intorno a sé, poi lascia posare le iridi chiare sul mio gemello. Ian sembra infastidito dalla sua presenza, del resto non è che il ricordo vivo di quello che ha fatto mezz'ora prima. Cammina in modo meccanico, non ancora del tutto libero dall'influenza della manipolazione.
-Tutti fuori, non accetto discussioni- e nessuno dei presenti fiata in risposta. Io e Nicholas aiutiamo Alexa a sedersi sul letto, anche se lei cerca in modo educato di respingerci. Solo quando la reggo per il braccio riesco a comprendere quello che il ragazzino biondo le diceva: sembra sul serio sul punto di sparire.
-Deve iniziare la cura adesso-
-Questo non sta a lei deciderlo, signorino Ian- e il maggiordomo rivolge un'occhiata alla ragazza al mio fianco, che scuote la testa con vigore. Tiene gli occhi azzurri puntati a terra, ma non la smette di negare con il capo. Sento la sua paura solo standole vicino.
-È un processo lungo ma il più affidabile nel tempo, ci vorranno mesi perché il suo corpo riesca a vivere senza-
-Le ripeto che non è un-
-Non lo faccio- interrompe la conversazione con fermezza, anche se basta guardarla in viso per vedere che gli effetti dell'astinenza stanno riaffiorando. Si stringe lo stomaco dolorante mentre Nicholas continua ad accarezzarle la schiena, la sua mano lambisce piano la colonna vertebrale.
-Non hai idea di quello che stai dicendo-
-Sono l'unica in questa stanza che non può essere manipolata da te, fidati so benissimo cosa sto dicendo. So che ho la libertà di oppormi a una tua decisione, e ho intenzione di farlo. Se vuoi puoi aggiungerla alla lista delle tue concessioni- gli scocca un'occhiataccia e poi si rivolge a Brian, che annuisce piano. Deve sentirsi i muscoli ancora intorpiditi.
-È sicura di poter resistere per altri otto giorni?- le si avvicina e io mi faccio da parte, la mia attenzione è rivolta al mio gemello.
Non una reazione, né una micro-espressione che sfugge al suo controllo. Eppure so che dentro è a pezzi.
-So essere molto determinata, Brian. Soprattutto se devo dimostrare ad Ian che ha torto- e un piccolo sorriso si forma sulle labbra di Nick, ancora seduto al suo fianco.
-Come desidera, signorina.- e le stringe con delicatezza la mano. Poco dopo ci caccia tutti fuori per rimanere solo con lei. Immagino sarà faticoso aiutarla a riaddormentarsi adesso.

-Che pessima idea- sbotta Ian una volta in corridoio. È decisamente più preparato di me sulla questione, e sento riaffiorare la tentazione di non dire niente. Di stare zitto come ho sempre fatto.
Tornare indietro però appare come innaturale, soprattutto nel rapporto con mio fratello.
Ho combattuto troppo duramente per lasciar perdere adesso.
Immagino che si andrà a rifugiare nello studio, come ogni volta che vuole stare da solo. Gli concederò appena dieci minuti.
-Dove stai andando?- chiede Nick seguendo i miei passi veloci fino alla cucina. Renee si aggrega al gruppo, ma non dice nulla, è ancora troppo nervosa per il discorso della manipolazione.
Non frequento spesso questa zona del rifugio, ma ricordo bene la prima volta che ho visto questa stanza. Chiamarla cucina mi sembrava una follia.
Le mattonelle divelte e scostate deformano le pareti e sembrano abbracciarti in uno spazio che è già di suo claustrofobico. Non che mi aspettassi un ambiente da ristorante a cinque stelle, ma qui di quattro fornelli incrostati ne funziona solo uno.
Il frigo non ho nemmeno il coraggio di aprirlo.

-Tuo fratello è fuori di testa!- esclama Renee d'un tratto. Non riusciva più a trattenersi.
Il ragazzino biondo si è seduto su un tavolo, alcune volte con il piede batte sulla gamba arrugginita producendo un suono sottile e fastidioso.
-Hai visto come ha provato a manipolarmi!?- e proprio perché getta la frase nell'aria senza uno specifico interlocutore, Nicholas coglie la palla al balzo.
-Non è nella classifica di cose che vorrei vedere, se potessi-
-Come fai ad essere così tranquillo?-
Inizio ad aprire tutti gli sportelli che mi capitano sotto tiro, di uno mi rimane la maniglia in mano.
Trovo il tè che ha portato Brian settimane fa in un angolo dello scaffale, con ancora la maggior parte delle bustine dentro.
-Ho visto Ian fare di peggio- confessa e io mi irrigidisco, alcune volte mi scordo quanto bene di conoscano. È facile che succeda perché non si parlano spesso, non pubblicamente almeno. E quando lo fanno, non sono quasi mai d'accordo. Eppure Nicholas conosce parti di mio fratello che mi sono estranee, spesso le più oscure.
-Non ti fa rabbia il modo in cui parla ad Alexa? Ti giuro, vorrei tirargli un pugno-
Prendo un pentolino e faccio scaldare l'acqua, cullandomi nella familiarità fi questi suoni. Il tintinnio del metallo che sbatte contro la scarpa di Nick è sempre presente in sottofondo.
-Certo che mi fa incazzare, ma non mi aspettavo niente di diverso da lui. Se Drew mi parlasse così sarebbe finita nel giro di un istante- e quando l'ultima parola lascia le sue labbra so che sta aspettando una mia risposta, o quantomeno una reazione.
So che lui si rivede molto in Alexa, e per molti versi sono affini. Ho pensato sul serio che Nick avrebbe potuto aiutarla quando l'abbiamo trovata in bagno. E non ho ancora cambiato idea.
-Drew? Questo è il momento in cui dovresti dirgli che non ti permetteresti mai di trattarlo così- mi suggerisce lei, avvicinandosi ai fornelli.
-Io non sono mio fratello- è l'unica cosa che mi sento di dire, mentre osservo le prime bollicine formarsi sulla superficie dell'acqua.
-Non hai espresso nessun parere dall'inizio di tutta questa storia- sottolinea il ragazzino biondo con una punta di curiosità. Non mi sta attaccando, né vuole mettermi all'angolo, e di questo ne sono sollevato.

-Penso che sia solo ferito- sussurro e per un attimo spero che non lo senta. Non so se ho voglia di iniziare questo discorso, ho già troppe cose che mi frullano per la testa.
Brian, Ian e come confortarlo, la dipendenza di Alexa, il tè.
-Ha completamente perso la ragione!- sbotta adirata Renee, e non so se stia parlando del mio gemello o di me.
-Tu cerchi di giustificare quello che ha detto?- e questa volta non posso non voltarmi per osservare il viso perplesso di Nicholas. Con la coda dell'occhio raggiungo la ragazza alla mia destra, ma ha un sopracciglio alzato talmente in alto che mi basta una piccola occhiata.
So cosa stanno pensando di me.
Faccio un respiro profondo e immergo la bustina di tè nel liquido bollente.
-Non lo giustifico, sono turbato dal suo comportamento quanto voi.-
-Eppure gli stai preparando il tè-
Mi irrigidisco e il cucchiaino per lo zucchero mi scivola dalle mani. Il suo tintinnio sul pavimento si ripete tre volte. Insistente come le loro affermazioni.
-Perché sono fatto così, Renee. Se mio fratello ha bisogno di me, io ci sono, punto. Non importa cosa sia successo. Non significa che approvo quello che ha fatto o che fingerò che non sia successo. Ma sarò sempre al suo fianco. Questo è il mio modo di amare, non posso cambiarlo- e mi lascio andare in un sospiro, esausto. Non mi sarei dovuto giustificare. Sono già in una situazione estremamente delicata, e non mi aspettavo questa imboscata da loro. O forse sono io troppo irritabile.

Le braccia forti di Nick mi circondano il busto da dietro, e devo rafforzare la stretta sulla teiera per non fare rovesciare tutto a terra. Appoggia la testa sulla mia schiena e fa dei respiri lenti e profondi. Ha il potere di calmarmi quasi immediatamente.
So che nessuno di loro due cercava di mettermi all'angolo. E so anche che qualsiasi risposta avessi dato, in qualche ora saremmo finiti a riderci su tutti insieme. Mi sento veramente a mio agio con loro, ma alcune abitudini e timori del passato non fanno che riapparire per tormentarmi di nuovo.
-Quindi entrerai nella tana del lupo per offrirgli del tè?- chiede senza accennare a volersi staccare. Sentire il suo corpo contro il mio non fa che distrarmi, perfino le mie mani si muovono più lentamente, tentate dalla voglia di raggiungere le sue.
-Pensi che sia un'idea particolarmente stupida?- mi scappa un piccolo sorriso.
-C'è di peggio. Anche se io credo che il-
-Che il mondo sia fatto di idee stupide. Lo so, me lo hai detto poco prima che Ian provasse a manipolarmi-
E mesi dopo siamo in una situazione piuttosto simile. Non promette bene.
Il ragazzino però non si scompone, mi lascia un leggero bacio sulla spalla, come un piccolo incoraggiamento, poi mi libera dalla sua stretta.
-Sta' attento- mi raccomanda Renee guardandomi uscire dalla porta, la teiera e le tazzine in bilico e incerte, come le mie possibilità di successo in questa missione.

Che Brian e il galateo non me ne vogliano, ma busso calciando appena la porta. Non aspetto un suo invito, so che non arriverà.
-Ah, sei tu- non nasconde la delusione, anzi, credo che l'abbia mostrata apposta.
-Aspettavi qualcun altro?-
-Brian e novità su Alexa, per iniziare-
Rimango in silenzio e poso il vassoio sul tavolo. Non mi ha cacciato via, è già un risultato. Significa che da qualche parte nella sua testa vuole che io rimanga.
-Che hai portato?- continua a camminare lungo il piccolo spazio dietro la scrivania. È nervoso e ossessivo, mi ricorda un po' l'atteggiamento di Alexa.
- Tè-
-Speravo in qualcosa di più forte-
-Non credo che tu ne abbia bisogno- non riesce a star fermo nemmeno per un secondo. Non è normale.
Si siede al suo posto e io faccio lo stesso di fronte a lui.
-Ho fatto un incidente, non mi sento più nessun osso del corpo. Direi che un sorso di rum me lo meritavo- però afferra lo stesso la tazzina, mentre con l'altra mano si tocca la fronte.
Ha sempre mal di testa ultimamente.
-Devi farti controllare. Magari hai qualcosa di rotto, un'emorragia interna, qualche...- mi interrompe alzando il palmo, dritto davanti a sé.
E purtroppo è un gesto che trovo così familiare che istintivamente lo assecondo.
-Sai che ti faccio rimanere solo perché non sei stato particolarmente fastidioso durante la discussione?-
-E tu sai che comportarti in questo modo con me non funziona? Non potresti cacciarmi nemmeno volendo-
-Oh, non sfidarmi, la mia pazienza è al limite- mi rivolge uno sguardo di avvertimento, ma è tutta un'illusione. Non infrangerebbe la sua promessa. Non lo ha fatto prima quando aveva perso il controllo, e non lo farà adesso che è solo stanco. Non c'è alcuna traccia di rabbia nel suo sguardo.
-Come hai fatto a manipolare Brian? L'ultima volta che ci hai provato non è finita bene- bevo un sorso di tè, mi basta poggiare la tazzina alle labbra perché il suo aroma mi pizzichi le narici.
-Kira mi ha dato un farmaco che contiene una dose di siero. È temporaneo, a breve tornerò debole come prima-
Per poco la bevanda non mi va di traverso.
-Mi stai dicendo che hai fatto una predica enorme alla tua compagna per sua dipendenza, mentre tu eri sotto l'effetto di un farmaco!?-
Non ho mai voluto picchiarlo tanto quanto adesso.
Forse Renee aveva ragione, avrei dovuto lasciarlo affogare nel suo dolore.
Lui mi guarda divertito, per la prima volta accenna un sorriso. E sebbene io sia ancora sconvolto dalla sua ipocrisia, una parte di me è felice di avergli strappato un momento di sollievo.
-Mi avrebbero catturato altrimenti. Dopo che la macchina ha sbandato, ho avuto appena il tempo di iniettarmi la dose e scappare. Ho dovuto correre per mettere più distanza possibile tra me e loro, in attesa che facesse effetto. Ma il dolore del siero non mi ha lasciato scampo, per un attimo ho pensato che sarei morto in mezzo al bosco, aggrappato a un albero perché non riuscivo a camminare. È come un serpente che ti stringe nella sua morsa, lo senti schiacciare i tuoi muscoli fino a quando i tuoi arti non diventano inutilizzabili. Ovviamente mi hanno raggiunto in fretta, ero una preda facile. Mi hanno trovato che ero semicosciente, ammanettato e ricondotto al furgone. Ma quando il dolore alle ossa si è attutito, mi sono reso conto che potevo manipolarli tutti senza sforzo. Pure con gli occhi chiusi. Mi bastava sussurrare un comando perché si uccidessero tra di loro, una sola parola perché fermassero il veicolo in mezzo alla strada. Erano tutti miei, vivevano e lavoravano per me. È un tipo di potere che non hai idea di quanto sia eccezionale fin quando non lo assaggi. Ed erano mesi che non mi sentivo così tanto in controllo- chiude le palpebre e si lascia andare contro la sedia, come se solo il ricordo gli basti per sentirsi meglio.
Perfino Kira lo ha avvisato, è temporaneo.
E seppur le sue parole suonano affascinanti, ho paura delle conseguenze di questa scoperta. Ne abbiamo già avuta una dimostrazione questo pomeriggio.
-Poi sei tornato qui e hai scoperto che non puoi controllare proprio tutto- rifletto ad alta voce, nella speranza di accompagnarlo fuori da questa fossa in cui si è rintanato.
-Potrei- insiste.
-A che prezzo, Ian?- non ho intenzione di addolcirgli la pillola, non su questo argomento. È sufficiente questa domanda per farlo ammutolire. Non perché non sappia la risposta, ma piuttosto perché non vuole ammetterlo.
Perdere tutto quello che ha costruito.

-"La scelta del peggiore dei capi ma del migliore degli amanti" era così che diceva Brian? Non mi sento nessuno dei due al momento- osserva il fondo della sua tazzina, i suoi occhi scuri appaiono spenti, nemmeno la luce della lampada da tavolo riesce a ravvivarli.
-So che non volevi dire quelle cose-
-No, non lo sai. Le penso sul serio- si riempie la tazzina di nuovo e mi rivolge un'occhiata per godersi la mia reazione. Ma non vedrà niente che possa interessarlo. Cerca di riprendersi quel potere che ha gustato, e sarà difficile fargliene dimenticare il sapore.
-Che altro pensi?- continuerò così fino a quando non lascerà che tutto quello che lo tormenta risalga a galla. Anche io so essere persuasivo quando c'è in gioco qualcosa a cui tengo. E non uscirò da questa stanza fino a quando non avrà smaltito il suo dolore, il farmaco, e quell'atteggiamento insopportabile che si ritrova.

Ian sospira, indeciso se dirmelo o meno. Forse sta pensando a qualche bugia con cui distrarmi per cambiare argomento. Mi rendo conto che nella maggior parte delle discussioni con mio fratello mi sono sempre sentito disarmato e svantaggiato, adesso non avrò guadagnato chissà quale arma per difendermi, ma riconosco subito i suoi trucchetti.
-Penso che non si fidi più di me-
-Non gliel'hai di certo reso facile- lui scuote il capo.
-Non è solo per quello che ho fatto, è da quando è tornata che cerca di trasformare il nostro rapporto in un surrogato di quello che aveva alla Base. E ogni volta che constatava che non potevo darle quello che mi chiedeva, faceva un passo indietro. So di essere stato duro con lei, e non avrei mai voluto arrivare a questo, ma ho già provato tutte le altre strade. Sono stato paziente, in silenzio, dietro ogni suo passo, e questo non ha aiutato lei e ha impedito a me di vedere la verità.-
-Io credevo che stesse andando bene- ammetto, anche se è palese che io abbia una visione limitata della loro relazione. Oggi forse ho iniziato a vedere le ombre che si portano dietro, e non avrei mai voluto.
-Ho paura che non guarirà-
Il mio gemello nasconde il viso tra le mani, i gomiti premuti contro la scrivania in legno. Lo sento respirare profondamente, con un ritmo lento e regolare. Non mi aspettavo cedesse davanti a me.
È anche vero che è tutta la giornata che cerca di tenere tutti i pezzi insieme.
È tutto il giorno che è finge di essere qualcun altro, forse lo spettro della persona che era.
E ha recitato questo ruolo così bene che ci sono cascati tutti. Ma il modo in cui plasma gli altri, è solo lo specchio di se stesso.

Ma adesso riesco a vederlo veramente.
In tutta la sua umanità.
Non crolla in modo rovinoso, è lento e graduale. Si aggrappa fino all'ultimo a tutto quello che ha costruito per rimanere in piedi.
Stringo la tazzina di tè bollente, costretto a stare a guardare. Non mi permetterebbe mai di intervenire, né di aiutarlo.
Non riesco nemmeno ad immaginare cosa prova.
Anche se siamo gemelli, anche se spesso sento il suo dolore nel petto come se fosse il mio. Anche se non amerò nessuno come amo lui.
Non posso saperlo.
Forse nessuno può. La maggior parte delle persone non riesce nemmeno ad immaginare quanto potere e controllo lui abbia tra le dita, e quanto sia difficile tenerli stretti.
Quando Ian cade, ho l'impressione che avvenga da un punto molto più alto del mio.

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