Capitolo 35
Sorpresa! Buon Natale~~
Drew
Ho l'impressione che il cuore mi possa esplodere da un momento all'altro. Per quanto cerchi di rilassarmi, non sembra intenzionato a cedere. È un suono assordante, impossibile da ignorare. Lo sento perfino in gola, quasi a strozzarmi con i miei stessi sentimenti.
Sono steso sul letto perché in piedi non riuscivo a stare. Continuavo ad agitarmi e a muovermi da un lato all'altro; ero così preoccupato di sudare che mi sono tolto pure la camicia.
Non ho mai avuto un'ansia del genere, nemmeno quando sono salito su un palco per la prima volta, a cinque anni con in spalla un violino più grande di me.
Quanto tempo ci mette per passare?
Se ne andrà prima o poi. Spero.
L'unica cosa a cui riesco a pensare è l'incontro di ieri con Nicholas. Quando mi ha invitato a uscire.
-Ti ricordo che non puoi andare oltre il giardino- questo gli avevo risposto in fretta nel tentativo di farlo ragionare.
-Non è un problema per me, ho vissuto sottoterra per una vita, si diceva "uscire insieme" anche lì, sai-
E un sorriso spavaldo gli si era dipinto sul volto, consapevole di avermi messo alle strette.
E se una parte di me vuole nascondersi da questo appuntamento, il mio cuore invece sembra scandire il tempo in modo diverso, accelerandolo con i suoi battiti frenetici.
È innegabile che io voglia andarci. Forse è questo mio desiderio che mi spaventa. La volontà di rendere le cose reali, di farle uscire dalla mia testa.
E quando tra poco Nick si presenterà alla mia porta, non potrò più sottrarmi. Né di fronte ai miei sentimenti né di fronte alla situazione.
Credevo che nessuno di noi due avrebbe mai fatto un passo verso l'altro, che la mia insicurezza lo avrebbe spinto a lasciarmi andare, relegando il nostro rapporto ad una situazione di stasi.
Invece Nick ha fatto l'esatto opposto: mi sta venendo a cercare.
Quando bussa sulla superficie di legno sono costretto a resistere alla tentazione di nascondermi sotto le coperte come un bambino.
-Avanti- il mio tono esce impastato, quasi incomprensibile.
Non sono pronto.
Nick apre la porta con calma, lasciando solo lo spazio necessario per passare.
Dovrei alzarmi dal letto e mettermi la camicia, ma continuo ad essere vittima della mia paura. Sono bloccato, incapace di reagire.
Eppure la figura esile di Nick, avvolta in un maglione decisamente troppo grande, riesce a lenire l'agitazione.
Non ho motivo per preoccuparmi. Ho passato diverso tempo con lui da solo, in ogni tipo di circostanza, dalla più drammatica a quella assurda.
Perché adesso sono così nervoso?
Il ragazzino biondo annusa l'aria, come se potesse percepire i miei pensieri che aleggiano tra noi.
-Non pensavo di averti messo così tanto in difficoltà- commenta senza trattenere un sorriso, e mi chiedo perché lo trovi divertente.
-Sto bene-
So che dal momento stesso in cui ha messo piede nella mia camera ha sentito che non è per nulla vero, ma fingere mi concede del tempo per provare ad alzarmi.
Non so che odore abbia la mia anima adesso, ma immagino che non sia piacevole.
Nicholas si avvicina con passo lento ma sicuro, insaccato in una giacca beige pesante. Se fossi lucido riderei per il contrasto tra il suo abbigliamento pesante e la mia schiena nuda.
Deve aver notato il cigolio delle molle del letto, perché sa benissimo dove trovarmi. Mi porge la mano in silenzio, mentre io rimango seduto con la testa bassa.
-Scusami- mormora, e non so perché questa parola mi fa stare peggio.
-È da ieri che cerchi di scusarti, non c'è motivo-
-Non è che se qualcosa riguarda i tuoi sentimenti automaticamente non è un motivo valido, Drew. Mettitelo in testa e accetta queste scuse-
Alzo lo sguardo per incontrare un'espressione seria che gli ho visto usare raramente.
-Sono troppo impulsivo, mi dispiace. Faccio sempre di testa mia e alcune volte non mi fermo nemmeno a pensare. Volevo solo passare del tempo con te, non metterti in difficoltà- anche quando finisce di parlare, non accenna ad abbassare il palmo della mano.
-Lascia che sia io a guidarti, oggi- sussurra dolcemente, e i miei muscoli non possono fare a meno di rilassarsi sotto il tocco delle sue parole.
Perché avevo paura?
Tutte le volte che sto male lui trova un modo per sedare le mie preoccupazioni.
Con un lungo sospiro lascio cadere tutti i pensieri che mi tormentavano fino a pochi minuti fa, prima che la sua testolina bionda facesse capolino da dietro la porta.
Afferro la sua mano in modo che possa rimettermi in piedi con uno strattone deciso.
-Va bene, mi metto la camicia e andiamo dove vuoi-
-Aspetta, mi stai sul serio dicendo che sei a petto nudo? Lasciami solo control...- di scatto blocco il suo polso prima che possa toccarmi. Non perché non voglia essere sfiorato dalle sue dita, anzi, credo di desiderare il suo tocco fin troppo. Eppure temo che l'irruenza possa solo rompere quello che abbiamo creato.
Guido lentamente il suo palmo sul mio cuore, in modo che possa sentirlo battere sotto i polpastrelli. Non so quanto della mia preoccupazione abbia percepito dall'odore della mia anima, ma adesso è proprio sotto le sue dita, può sentirla chiaramente.
Rimane immobile, senza accennare a voler muovere la mano. Rimane ad ascoltare attraverso il tatto, premendo ogni tanto contro la mia pelle per non perdersi nemmeno un battito.
Per un attimo spero che mi dica di restare in camera, di abbandonare l'idea di uscire e rimanere solo tra noi, chiusi nella nostra bolla.
Solleva un angolo della bocca quando il ritmo accelera a causa di questo pensiero. Con le guance rosse per l'imbarazzo distolgo lo sguardo, in uno stupido tentativo di far tornare il battito regolare.
Poi, Nick prende la mia mano e ripete il mio gesto con naturalezza: senza staccare la sua, lascia che io scosti il suo maglione con le dita, in modo da raggiungere la sua pelle bianca.
Quando il mio palmo si appoggia al suo petto trovo con sorpresa il suo cuore sostenere un andamento maggiore del mio. Eppure, dall'esterno non è visibile nemmeno un sintomo di una simile tachicardia.
Le sue braccia non tremano come le mie, né quando parla la sua voce si rompe o affievolisce.
-Siamo nella stessa situazione, Drew. Io sono solo più bravo di te a nasconderlo- ammette con un sussurro. Sebbene stia cercando di rassicurarmi, non posso non notare che l'esporsi in questo modo lo rende fragile. E lo conosco abbastanza da sapere che detesta questa sensazione.
Alcune volte il suo carattere mi porta a credere di essere l'unico in difficoltà, l'unico che soffre.
Sono così stupido.
Nicholas ha fatto così tanti passi verso di me, ma ero troppo occupato ad autocommiserarmi per notarlo.
Sospiro, arrabbiato con me stesso, mentre le mie mani accarezzano la sua pelle, passando dalle clavicole e salendo lungo il collo.
È stato un gesto automatico e adesso vorrei solo continuare a toccarlo: raggiungere il suo viso, i suoi capelli biondi, per sentire quanto sono soffici sotto i polpastrelli.
E forse mi lascerei andare a molto di più.
Nick blocca il mio polso, in modo più delicato e debole di me prima, posso leggere sulle sue labbra che anche lui sta combattendo con il desiderio di lasciarsi a andare.
-Credevo di essere io quello a tentare te, non il contrario- sussurra sorridendo, mentre le mie dita tremano nel disperato tentativo di raggiungere la sua pelle.
Non so cosa stia succedendo in questa stanza, ma non sono mai stato così sicuro di volerlo baciare.
Ho sempre solo fantasticato su questa possibilità, ma adesso sento di poterlo fare davvero.
Forse è stato il modo in cui mi ha confortato, in cui si è esposto per me, a farmi finalmente uscire dalla mia bolla. Forse avevo solo bisogno della certezza che tutto questo non fosse la sua ennesima provocazione. O un'illusione.
Vedere che anche lui è così fragile mi fa sentire meno sbagliato.
Quando con la mano sinistra provo ad avvicinarlo a me, lui scuote il capo, ma non sfugge alla mia presa.
-Ti ho dato infinite possibilità di baciarmi, ma visto che hai sempre temporeggiato, oggi segui le mie regole- il suo tono è deciso, non ammette scuse e sono quasi costretto a rispondergli subito con: -Qualunque cosa vostra grazia voglia-.
E forse questa nostra recita tra servo e padrone dura da così tanto perché ci sono momenti in cui sento sul serio che farei tutto ciò che desidera.
E mi fa paura.
È assurdo quanto certe persone abbiano questo potere su di me. Non lo avevo mai notato fino a quando non ho conosciuto Ian, e da allora non riesco a smettere di pensare a questo mio punto debole.
Entrambi potrebbero manipolarmi in qualsiasi momento e non lo noterei nemmeno.
Rispetto a loro, io mi sento continuamente disarmato.
-Sei fortunato che io abbia pietà di te e ti lasci tenere la camicia- la sua voce interrompe i miei pensieri, riportandomi in un'atmosfera ben più piacevole.
-Ho sempre detto di avere un padrone magnanimo- gli scocco un'occhiata divertita mentre sistemo il tessuto soffice lungo le mie braccia.
Nick si avvicina nella mia direzione con passo sicuro, forse troppo, e sono costretto a reggerlo per le spalle prima che possa schiantarsi contro il mio corpo.
Le sue dita non si trattengono dal cercare insistentemente l'estremità della camicia, e non si fermano fino a quando non hanno tastato la superficie del bottone.
Con sorprendente cura inizia ad avvicinare l'asola, abbottonandomi la camicia lentamente.
Quando ne finisce uno, scorre con le dita verso l'alto, lasciando che il tessuto scorra fluido tra il pollice e l'indice.
-Quindi vai in giro a dire che hai un padrone, ma un semplice appuntamento con me ti manda in tilt?- mi provoca senza distogliere l'attenzione dal suo lavoro, è così preciso che mi fa pensare che sia abituato a farlo da solo.
Ogni volta che sfiora la mia pelle posso sentire una leggera scossa, e mi fa tremare di più di quando aveva l'intero palmo sul mio petto.
-Non volevo reagire in quel modo, non dovevo proprio andarmene via dalla stanza l'altro giorno.-
-Ormai siamo passati avanti, non importa più- scuote il capo appena, eppure casualmente i suoi gesti eleganti si inceppano proprio adesso. Si lascia scappare dalle dita un bottone, e la sua mano annaspa in cerca del punto di riferimento che prima possedeva.
Con un piccolo sorriso, che lui non potrà mai vedere, afferro il dorso della sua mano, guidandolo verso l'estremità del tessuto che cercava. Quando sento che i suoi polpastrelli hanno riconosciuto la superficie familiare del bottone, lo lascio andare.
È così tenero.
Detesto che si sia scusato per un errore che io ho commesso.
E detesto guardarlo e sapere di non riuscire a promettergli di non farlo più.
-È solo...è una situazione nuova per me- confesso mentre lui abbottona l'ultimo punto.
-Anche per me! Non sono mai uscito con nessun Drew Mitchell in vita mia, ti giuro!-
Solo adesso mi accorgo che si è messo in punta di piedi per riuscire ad arrivare all'ultima asola, quella vicina al mio collo.
-Divertente, ma non è questo che intendo- ammetto scombinandogli i capelli biondi, un po' per dispetto e un po' in modo che sappia che apprezzo quando fa battute per alleggerire la situazione.
Nick si fa serio tutto d'un tratto, lisciando la camicia con attenzione, senza però soffermarsi troppo sul mio corpo.
-Lo so. E so anche di non riuscire a capire il perché, ma vorrei che ne parlassimo questa sera- pensavo che il suo tono sarebbe stato più freddo, invece è rassicurante come il suo tocco.
Annuisco con il capo, consapevole di dovergli delle spiegazioni. È il minimo che io possa fare.
Scoppia in una fragorosa risata ed è costretto a reggersi alle mie braccia per non perdere l'equilibrio.
-Hai annuito, vero?- mi prende in giro senza smettere di ridacchiare.
Sono proprio un idiota.
È da quando ci siamo conosciuti che mi fa notare che non può percepire il movimento della mia testa, ma non riesco a trattenermi.
E poi, lui sa sempre individuare quando lo faccio, è un po' come se lo vedesse.
Le scuse per autoconvincermi si susseguono nella mia testa, ma io sono troppo occupato a guardare Nick ridere per dar loro importanza.
Mi ha sempre ricordato la musica.
-Avanti, andiamo- e stringendomi la mano mi trascina fuori con irruenza.
Noto con sorpresa il suo passo frettoloso, segno che ha già diverse cose in programma.
Mi guida per il corridoio come se fosse cresciuto in questa casa, come se ne conoscesse ogni centimetro.
Non riesco a spiegarmi altrimenti come faccia a svoltare con facilità, senza nemmeno toccare il muro per assicurarsi che il corridoio è terminato.
Non può aver imparato la strada a memoria in così poco tempo, credevo servissero anni per educare i propri passi alla conformazione di un edificio.
-Dove mi porti?- chiedo senza aspettarmi una vera risposta.
-Lo hai detto tu che al massimo possiamo fare una passeggiata in giardino- rimane sul vago sollevando le spalle, come se fosse tutto qua.
Sebbene io sia terribilente curioso, mi piace lasciarmi guidare da lui. Il modo in cui mi tiene la mano, che ogni tanto stringe quasi per assicurarsi che io sia ancora lì.
Riesce a farmi dimenticare qualsiasi cosa.
Non mi importa se alcuni suoi compagni ci vedono mentre ci teniamo la mano, non ho mai temuto i loro sguardi. Loro non mi conoscono, non possono rimanere delusi da me.
Un gruppetto di ragazzi saluta Nicholas con un vociare caotico e rumorso.
-Comportati bene, Nick!- urla una di loro, che riconosco subito essere la ragazza di ieri.
Lui si ferma, chiaramente divertito dallo sciamazzo dei suoi amici.
-Io mi comporto sempre bene, vero Drew?-
Mi irrigidisco, non credevo che mi avrebbe messo in mezzo. Non con i suoi amici davanti.
-Ehm...più o meno-farfuglio imbarazzato, completamente a disagio in questa situazione. Per quanto mi sforzi, il mio cervello continua a non riuscire a sostenere lo sguardo di quella ragazza. Continuo a pensare a come parlava a Nick ieri, a come ha insistito perché li raggiungesse subito.
Non sono nella posizione per essere così geloso. Non dopo essere scappato via subito dopo l'interruzione di Margaret.
-Sai che intendo- ribatte lei e subito noto Nick incupirsi, abbandonando in fretta la sua aria scherzosa.
Non riesco a capire di che cosa stiano parlando.
-Smettila di torturarlo, Abby- questa volta la voce è del ragazzo più alto del gruppo, che fino ad adesso se ne stava appoggiato alla parete in silenzio. La ragazza dai capelli rossi scuote il capo, ma non osa aggiungere altro. Onestamente nemmeno io mi metterei a discutere con un gigante come quello.
Eppure quando per caso i nostri sguardi si incontrano, mi sorride.
-Divertitevi ragazzi-
Non faccio in tempo a ringraziare che Nicholas mi trascina via, come se si fosse appena ricordato che stava andando di fretta.
Mentre attraversiamo il corridoio incontriamo altri piccoli gruppi di ragazzi, ma oltre un leggero cenno di saluto non sembrano interessarsi molto a noi.
Se stringessi la mano di Nick a una di quelle feste che organizza mia madre la situazione sarebbe ben diversa.
Passerei sicuramente la sera a giustificarmi e a rispondere alle assurde e invadenti domande degli ospiti.
E so che una volta giratomi per soddisfare la curiosità di altri, i precedenti continuerebbero a parlare di me alle mie spalle.
Alcune volte il mondo di Ian mi sembra invidiabile. E mi odio per pensarlo. Lamentarmi dei balli, dell'etichetta, della falsità di questa società mi rende solo l'ennesimo ricco annoiato che non vede oltre il suo naso.
La mia attenzione viene distolta da una coppia che sembra aver dimenticato di trovarsi in mezzo a un corridoio trafficato. Il suono dei loro baci sembra essere amplificato dalle mura della casa. Con la coda dell'occhio osservo Nick superarli impassibile e non posso fare a meno di sentire un peso nel petto.
Noi potremmo essere al loro posto se solo non fossi così codardo.
E forse non è nemmeno un gesto così plateale e spavaldo a farmi paura, ma è più tutto quello che viene dopo che mi terrorizza. Ho paura di non essere all'altezza, di non renderlo felice, di sbagliare, di finire con il cuore a pezzi, di deludere mia madre e le sue aspettative, di deludere le aspettative di Nicholas.
Devo smetterla di pensarci.
Continuo a portare con me questi pensieri ovunque io vada, non riesco a levarmeli dalla testa.
E non fanno altro che condizionarmi in tutto ciò che faccio.
Per questo mi sento così in colpa.
Ci avviciniamo rapidamente a una rampa di scale, e io sembro essere l'unico a porsi il problema di come farà a scenderle.
-Ti giuro che ho imparato, ci vorrà solo un po' di tempo- esclama facendo una smorfia. Le scale che collegano il primo piano con l'ingresso sono le più maestose e quelle con un maggior numero di gradini.
-Sicuro che non vuoi che ti prenda in braccio?-
-Non mi tentare-
-Non è un problema per me, lo sai-
-Ma così crollerebbe la mia immagine di uomo indipendente e non posso proprio permetterlo- sta scherzando ma al tempo stesso noto che dall'inizio della serata non ha fatto altro che dimostrarmi cosa riesce a fare in completa autonomia: mi ha guidato fino a qui, mi ha abbottonato la camicia e organizzato chissà quale programma per questa sera.
-Non ho bisogno che mi dimostri niente, Nick. Avanti, sali- lo incoraggio in modo che salga sulle mie spalle.
Ha già fatto tanto per me, adesso è il mio turno.
-Non devi preoccuparti per me- questa volta la sua voce assume una sfumatura insolita, fragile ma al tempo stesso seria, quasi sulla difensiva.
Perché ci tiene così tanto? Ci siamo sempre aiutati a vicenda, dall'inizio del nostro rapporto.
Non è mai stato un problema.
-Ma certo che mi preoccupo per te, sei il mio ragazzino biondo. L'ho sempre fatto e continuerò a farlo, che usciamo insieme o meno-
Le parole che credevo di aver solo pensato mi scappano dalle labbra prima che io possa impedirlo.
Volevo solo chiarire la situazione, non complicarla ulteriormente.
L'ho sempre chiamato così solo nella mia testa, Cristo, che figura.
Sono a un passo dal lanciarmi per le scale quando sento il palmo di Nick cercare un punto d'appoggio sulla mia schiena per potercisi arrampicare.
-Lo faccio solo perché hai insistito, non perché mi serve, o peggio, perché mi piace. Assolutamente no- mormora mentre continua a sfiorare la mia camicia facendomi venire i brividi.
Mi chino in modo che possa aggrapparsi al mio collo, e quando si dà la spinta con le gambe, lo afferro per le cosce in modo che non cada.
In un attimo mi ritrovo a scendere le scale con attenzione, mentre sento il peso del corpo di Nick premermi contro la schiena.
-Ah, e riguardo a quella cosa che hai detto-
Mi irrigidisco talmente che sono costretto a fermarmi a pochi gradini dalla fine della scalinata.
-Cosa?- faccio finta di non aver capito.
-Che sono il tuo ragazzino biondo-
Sottolinea con la voce l'aggettivo possessivo.
-Era ora che lo ammettessi- sussurra al mio orecchio e mi stringe più forte tra le sue braccia, così tanto che per un attimo mi manca il fiato.
Continuo a scendere le scale con la faccia rossa per l'imbarazzo, e un miscuglio di emozioni che si agita così forte dentro di me che temo che Nick possa sentire anche questo.
Alcune volte vorrei che tutto fosse così semplice, come quando scherziamo. Quando tutto sembra lontano e quando i nostri sentimenti sono solo l'ombra delle nostre parole.
Invece ho l'impressione che questa sera sarò costretto ad affrontarli.
-Allora, dove andiamo?- chiedo una volta arrivati nell'atrio. Nick rimane in silenzio per qualche secondo, pensieroso. Lo sento far scorrere le mani sulle mie braccia e muovere un poco le gambe, mentre cerca di capire perché non ho intenzione di farlo scendere.
-Drew...- brontola con uno sbuffo, ma più che sembrare infastidito riesce solo a risultare più carino.
-Dimmi-
-Potresti lasciarmi andare?-
-Mi sembra fuori discussione-
Non voglio che l'aria seria e grigia ci rimanga attaccata per tutta la serata. Noi non siamo mai stati così.
Abbiamo parlato di argomenti importanti ridendo, prendendoci in giro: era il nostro modo di comunicare.
Invece da quando questa situazione incerta aleggia intorno a noi è come se entrambi fossimo stati costretti a interpretare altri ruoli più consoni.
E forse, non lo facciamo nemmeno coscientemente, forse è solo un modo che abbiamo creato per gestire i nostri sentimenti, come se comportarci da adulti ci renda immuni ad avere il cuore spezzato.
Quando ho conosciuto Nicholas sembrava prendere tutto come un gioco, i suoi stessi incidenti e limiti, dovuti al suo handicap, erano per lui un motivo in più per farsi una risata.
Oggi invece freme per mostrarmi quanto sia autonomo e organizzato.
Non gli ho mai chiesto questo.
-Sul serio non mi farai scendere?-
Sembra quasi sorpreso, come se non avesse messo in conto questa reazione.
-Non penso che tu possa farmi cambiare ide...Ahi!- mi arrivano dei tempestivi pizzicotti sul collo, che presto raggiungono qualsiasi zona che Nick riesca ad afferrare.
Continua ad alternare i momenti in cui stringe la mia pelle in una morsa fastidiosa ad altri dove mi fa il solletico, contringendomi a muovere le spalle in modo ridicolo pur di sfuggire ai suoi dispetti.
Potremmo cadere entrambi a terra, ma siamo troppo occupati a ridere perché questa diventi una reale preoccupazione.
-Ti prego, Nick, smettila- cerco di dire tra le risate, ma non ho abbastanza fiato e la mia voce esce come un sussurro incomprensibile.
-Ci voleva così poco per far si che mi pregassi? Se lo dici in modo abbastanza devoto potrei pure accontentarti-
In risposta riceve uno strattone deciso, anche se prima mi sono assicurato che la sua stretta fosse ben salda intorno al mio corpo, così da non rischiare di cadere.
Lo sento ridere ancora una volta e lascio che questo suono guidi i miei passi mentre ci avviciniamo al portone d'ingresso.
-Allora, dove andiamo?-
Mi sono appena reso conto che non ho idea di che cosa abbia organizzato.
-Dove siamo?- ribatte lui.
Deve sentire l'aria umida della sera sfiorargli la pelle, ma immagino abbia bisogno di indicazioni più precise per guidarmi.
-Sul sentiero principale che porta alla villa. Siamo appena usciti-
-Il labirinto è a sinistra?-
Mi scappa un sorriso.
Non è un vero labirinto, sono solo dei cespugli alti tagliati in modo che seguano il corso della stradina, ma immagino che qualcuno glielo abbia descritto così.
Dopo aver avuto risposta affermativa, Nick mi incita a proseguire dandomi tre colpetti sulla spalla, come se fossi un cavallo.
-Giuro che se continui ti lascio a terra-
Ma so già che le minacce non hanno nessun effetto su di lui, anzi, lo spronano a fare di peggio.
-E come farai a trovare la strada senza di me?-
-Oh no, come farò mai a orientarmi nella mia stessa casa senza la mia efficientissima guida cieca?-
Questa volta mi arriva un colpo più forte.
-Non mi credi?- sbuffa, e con la coda dell'occhio lo vedo allungare il braccio verso la siepe. Sento il fruscio delle foglie che si piegano sotto il suo tocco attento.
Ci pensa per qualche secondo, e io inizio a sentire il peso dello sforzo fisico, specialmente rimanendo fermo in piedi.
-Adesso devi girare a destra e poi continuare dritto verso i cespugli di rose. Non dovrebbe mancare molto-
Riprendo la marcia cercando di non fargli notare che sono sorpreso, se non meravigliato, dalla sua memoria.
-Ma si può sapere che cosa hai in mente? Non dirmi che hai organizzato una cena o qualcosa del genere-
Ho appena il tempo di girare l'angolo che delle luci catturano il mio sguardo all'istante.
Non sono abbaglianti, ma soffuse, filtrate dal vetro opaco delle lanterne.
-Qualcosa del genere- risponde ridendo; si sta godendo ogni attimo del mio silenzio.
Drew, dì qualcosa.
Qusalsiasi cosa.
Non rimanere zitto come uno scemo.
Ma sebbene le stia cercando, non trovo le parole. Non so nemmeno cosa pensare.
Sotto il muro di rose, che da sempre caratterizza questo lato del giardino, sono stati disposti dei cuscini e una tovaglia candida.
Le fonti di luce che circondano la scena interferiscono con il rosso acceso dei fiori, che accolgono il giallo caldo delle lanterne.
È come se avesse ritagliato un angolo del labirinto per renderlo solo nostro, dove nessuno può raggiungerci.
-Avanti, mi lasci scendere?- questa volta il suo tono è molto più dolce, come se non volesse rompere la magia del mio incanto.
-Nick, è...-
Non so come descriverlo.
Come non so come esprimere tutto quello che si agita nel mio petto.
Lo accompagno con delicatezza, in modo che i suoi piedi sentano gradualmente il terreno.
Avrei dovuto farlo scendere comunque perché non credo che le mie gambe avrebbero retto ancora per molto, di certo non dopo questa sorpresa.
-Sai perché ho scelto questo posto?-
Quando le nostre mani si stringono di nuovo mi vengono i brividi, come se fosse la prima volta che mi tocca.
Mi guardo intorno, ma non ho bisogno di cercare a lungo la risposta. Anche se è sera e l'atmosfera completamente diversa, non potrei non riconoscere il punto in cui ci siamo conosciuti.
-Non avevi capito che io fossi cieco e mi hai lasciato vagare senza nessuna indicazione, così sono finito dritto contro la siepe-
-Mi dispiace così tanto, Nick, io non avev- solleva la mano libera per interrompermi, mentre continua ad avanzare con calma.
-Quando ti ho detto che riuscivo ad alzarmi da solo perché ci ero abituato, tu hai risposto che non era più necessario che lo facessi, perché ormai avevo te. E vorrei solo dimostrarti che tu hai me nello stesso identico modo-
Osservo Nick sedersi cauto sul telo bianco, evitando per un soffio le lanterne che circondano il quadretto che ha creato.
Rimango immobile a guardarlo dall'alto, ripensando a quando era straziato a terra proprio in quel punto, il giorno in cui lui e i suoi compagni sono arrivati.
Adesso sembra una persona diversa: ha i capelli più corti e ordinati, le gambe incrociate in una postura comoda e molta più sicurezza nei gesti. Da fuori ha conservato poco di quel ragazzino sarcastico ma perso in un mondo nuovo che non riesce a contemplare. Adesso invece conosce la villa a memoria.
-Non ho idea di come tu abbia fatto tutto questo- mormoro sedendomi al suo fianco.
-Ammetto di essere stato aiutato da alcuni miei amici. La mia priorità era imparare la posizione degli oggetti in modo da non fare disastri-
Nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere per me.
Nessuno è mai stato come Nicholas.
Non avevo idea che fosse così romantico, sebbene abbia sempre fatto commenti sarcastici sulla mancanza di atmosfera nei luoghi in cui ci incontravamo.
È come se l'odore delle rose alle mie spalle potesse portarmi indietro a tutti i nostri momenti.
Rivedo lo sgabuzzino, il taglio di capelli, la notte in cui abbiamo dormito abbracciati...
Il tintinnare dei bicchieri mi distoglie dalla melodia dei ricordi, ma presto ne richiama un altro in modo vivido.
-Ian mi aveva avvertito di non bere insieme a te-
Pensavo fosse una battuta, ma noto Nick storcere le labbra in una smorfia che lascia intendere molto di più.
-Che guastafeste. Sai perché Ian non beve con me?-
-Non ne ho idea-
-Perché sono come una macchina della verità-
Per un attimo mi manca il respiro.
Che significa?
-In una sola serata ha visto i pensieri sfuggire al suo controllo e le parole ribellarsi al suo volere. Non deve essere stato piacevole-
-Ci sono casi in cui lo è?-
Questa volta un sorriso compiaciuto gli si dipinge in volto.
-La maggior parte delle persone non lo nota nemmeno, anzi, la vede come una liberazione. Non è qualcosa che faccio intenzionalmente, però. Non è un tipo di manipolazione, mi limito solo ad ascoltare quello che si cela nella mente degli altri. Come se fossi l'unico a poter vedere quella parte-
Per quanto ancora riuscirà a sorprendermi?
Sebbene questa sua dote mi spaventi, non posso fare a meno di trovarla affascinante. Ammiro la sua calma che sembra temprata poter essere messa alla prova.
Mi chiedo sempre come lui ed Ian riescano a non essere sommersi da queste emozioni. Per me è così facile lasciarmi trascinare via, basta appena il soffio di un leggero cambiamento.
-Quindi mi hai portato qui per incastarmi?-
Mi accorgo solo dopo di essere sulla difensiva: non voglio che mi strappi via i sentimenti con l'inganno, nemmeno se lo fa sembrare tremendamente piacevole.
Vorrei trovare da solo il coraggio per esprimerli al momento giusto.
-Oh no, non voglio farti ubriacare. E considerato quanto poco reggi l'alcol rispetto a me ho già un piano per non andarci nemmeno vicino. A meno che tu non voglia essere di nuovo accudito da me mentre vomiti...-
-Per questa volta passo, grazie-
Il ragazzino biondo piazza un solo calice tra noi due, al centro della tovaglia.
-Ti chiedo solo di partecipare a questo... Mh, gioco? Sì, potremmo chiamarlo così. Avvisami quando si riempie- e inizia a versare il vino rosso con naturalezza, come se lo facesse ogni giorno. L'odore fresco del vino sovrasta quello delle rose, diffondendosi rapidamente. Sembra quasi riscaldare l'aria umida.
Quando vedo il bicchiere riempirsi per la quantità solita che viene servita ai banchetti, gli indico di fermarsi.
Nick solleva il calice con attenzione e lo vedo scoppiare in una piccola risata che non è riuscito a trattenere.
-No, Drew. È troppo leggero, ne serve molto di più. Si deve riempire-
Non ho idea di che cosa voglia fare.
Aspetto pazientemente che il vino raggiunga l'orlo del bicchiere, e questa volta Nicholas non lo solleva nemmeno per controllare.
-A turno berremo da questo calice la quantità di alcol che riteniamo necessaria, ma non potrai passarmi il bicchiere prima di avermi fatto una domanda.- sebbene cerchi di risultare chiaro e sicuro, riesco a cogliere l'emozione nella sua voce. È nervoso, ma in modo diverso da me.
Io sento lo stomaco contorcersi per la preoccupazione, lui perché non vede l'ora di iniziare.
-Quindi potrei bere anche solo un sorso misero e andrebbe bene?-
-Certo. Te l'ho detto, non voglio farti ubriacare e nemmeno renderti brillo, al contrario, vorrei che tu avessi piena lucidità.-
-Perché ho l'impressione che il gioco non sia tutto qui?-
Il mio sguardo si posa sul calice stracolmo e sul suo contenuto scuro, del tutto in contrasto con la mano pallida di Nick che lo regge alla base.
-Una volta che il vino finisce e non ne rimane nemmeno il più piccolo sorso, la persona che non ha bevuto per ultima dovrà dire quello a cui sta pensando.-
Sa già che sarò sincero.
Non ha nessun dubbio su questo.
-Riempirò il calice solo due volte. Quindi, ti va?-
Ho forse altra scelta?
Mentirei se non ammettessi che una parte di me è impaziente.
Inoltre, è quasi impossibile per me dirgli no.
-Chi inizia?-
-Avanti, bevi un sorso e fammi una domanda-
Faccio un respiro profondo prima di avvicinare il bicchiere alle labbra, e ne bevo quel poco necessario per iniziare ad abituarmi a questa nuova situazione.
Non credo che l'intero bicchiere basterebbe a rilassare i miei nervi.
-A che cosa si riferiva la ragazza nel corridoio?-
Non dovevo iniziare con questa domanda.
Ma non riesco a togliermi dalla testa lo scambio di sguardi tra lei e il ragazzo muscoloso.
Osservo l'espressione di Nick quasi con la coda dell'occhio per paura di aver centrato un punto dolente, ma lui non sembra essersi scomposto minimamente.
-Nulla che tu non sappia già. Loro erano miei compagni alla Base, sanno come posso ridurmi in una serata passata a bere.-
-Credevo che avessi smesso di ubriacarti- cerco di controllare il mio tono in modo che non sembri una critica.
-È così infatti. Ma nonostante io sia cambiato, alcune volte quando mi sentivo solo rimanevo nella mia stanza a scolarmi una bottiglia o due-
Ricordo di quando mi ha raccontato come si riduceva per infastidire le infermiere, il modo in cui trattava il suo corpo e la sua salute, mosso solo dalla sua infelicità.
-Cazzo, siamo alla prima domanda e già faccio la figura dell'alcolista. Ti sembrerò un pessimo partito-
Sorride divertito e manda giù un sorso decisamente più importante del mio.
-A proposito, c'è qualcun altro? O c'e mai stato?-
-Queste sono due domande però, devi sceglierne una-
La bocca del ragazzino si spalanca per la sorpresa.
-Come osi girare il mio gioco contro di me?- e non posso non ridere davanti alla sua espressione di finta indignazione.
-Visto che sono costretto a scegliere, tengo l'ultima domanda. So già di essere l'unico pensiero della tua giornata-
-Sicuramente- dico mentre afferro il calice che mi sta porgendo.
Mi ritrovo a pensare alla sua domanda e per l'imbarazzo bevo più di quanto avessi calcolato.
Adesso il bicchiere è riempito per metà.
-Nessuno di importante. Ho sempre avuto troppi impegni, troppe responsabilità.-
Forse è per questo che adesso mi sento così inadatto all'amore, così inesperto.
-Qual è il tuo rapporto con quella ragazza?-
Qualsiasi pensiero la riguardi sfugge dalle mie labbra.
Sono costretto a bere un altro sorso per zittire la voce nella mia testa che si ribella a questa scelta impulsiva.
Non volevo fargli capire che mi importa così tanto di lei, che mi infastidisce.
Nick scoppia in una risata sincera, a pieni polmoni, come se avessi fatto un'eccellente battuta.
Tiene il bicchiere tra le dita ma se lo porta alle labbra solo dopo essersi calmato, con un sorrisino che è tutta la sera che sfoggia.
-Caspita Drew, sei così tanto geloso?-
Mi accorgo che questa è la sua domanda quando posa il calice sulla tovaglia. Con un sorso potrei finire tutto il vino rimasto, in modo da sapere a cosa sta pensando in questo momento. Se non lo faccio, è probabile che toccherà a me rivelare i miei sentimenti.
E non è ancora il momento.
-Io...- detesto ammettere ad alta voce questo mio difetto, ma non posso astenermi dal farlo, Nick ha confessato cose ben più delicate.
-Credo solo di aver paura che qualcuno ti piaccia più di me-
Mi sento così stupido a dirlo ad alta voce.
Mi sento sbagliato e infantile, so che non dovrei provare questo sentimento, ma non so come impedirlo.
Credo di essere diventato rosso per l'imbarazzo, posso sentire le guance bruciare.
-A cosa stai pensando?- chiedo in fretta, in modo da togliermi questa sensazione di dosso il prima possibile.
Il ragazzino biondo sorride, fiero che abbia capito il suo gioco.
Da un lato vorrei che non rispondesse, ma so di star pendendo dalle sue labbra.
-Mi stavo chiedendo se effettivamente qualcuno mi sia piaciuto più di te. Ma come ti ho detto il primo giorno, non ho mai sentito un odore migliore del tuo. E mi fido molto delle mie sensazioni, forse è anche per questo che sono ancora qui-
La verità non esce quasi mai dalle sue labbra in fretta o senza la sua volontà, come invece capita a me.
Lo osservo riempire il calice per la seconda e ultima volta, so già che ha riservato le domande peggiori per questo giro.
-Quindi non saresti qui se non potessi sentire l'odore della mia anima?-
-Diciamo che detesto sentirmi rifiutato e tu hai messo molto alla prova la mia pazienza- si porta alle labbra il bicchiere freddo.
Ho sempre saputo che la mia insicurezza avrebbe fatto soffrire entrambi.
Non soddisfatto del primo sorso, ne prende un altro ben più grande, quasi avesse bisogno di coraggio per continuare.
-Perché non puoi stare con me?- per la prima volta dall'inizio del gioco lo vedo perdere il controllo della sua voce.
Vederlo tenerci così tanto non fa altro che farmi desiderare di essere una persona diversa.
Una persona che ho paura di diventare.
-Non conosci ancora questo mondo, Nick. E tu non hai idea di quanto possa essere crudele.-
So già che questo discorso finirà male, posso sentirlo nelle ossa, nel nodo che mi si forma in gola a ogni parola.
-Penso che la vita mi abbia già insegnato questa lezione da molto tempo. Andiamo, Drew! Se ci fossi io al tuo fianco farebbe davvero così paura? Lasceresti sul serio che qualsiasi mentalità ci sia da queste parti rovini tutto?-
-No, ti proteggerei da ogni cosa. Il problema è che... Io non so come proteggere me stesso-
Faccio un respiro profondo nel tentativo disperato di non crollare.
-Ho vissuto tutta la vita adeguandomi alle aspettative di mia madre e di questa società. E proprio perché ho passato vent'anni a fingere di essere un'altra persona, adesso ho paura di essere me. Forse è perché io conosco già il modo di comportarmi e reagire di chi ho impersonato per anni, ma non conosco il mio. Non ho idea di cosa si celi sotto questa maschera di educazione e formalità. Forse ho paura di deludermi, di deludere chi mi ama. Di fargli sperare che io torni a fingere.-
Prendo il sorso che mi spetta senza avere il tempo di ripensare a ciò che ho detto.
-Che cosa ci trovi in me, Nick?- borbotto più a me stesso che a lui. Il ragazzino biondo coglie la palla al balzo e mi chiede:
-È questa la tua domanda?-
Non so se voglio sul serio sentire la risposta, eppure mi ritrovo a dire "sì" quasi subito.
-Mi piace l'attenzione che hai per le persone, anche se questo diventa il tuo peggior difetto. Ogni tua azione è calibrata sulla reazione degli altri: per non ferirli, per non deluderli o lasciarli soli. Io non credo che tu abbia imparato tutte queste regole di comportamento solo perché dovevi, ma principalmente perché desideravi trovare un modo per mettere le persone al loro agio, per farle stare bene. Non hai vissuto vent'anni essendo qualcun altro, ma dedicandoti a qualcun altro-
La sua riflessione mi lascia spiazzato, posso solo sentire il battito del mio cuore rimbombare nelle orecchie.
Come fa a sapere così tanto di me?
Anche io lo conosco bene, ma sebbene abbia letto il suo fascicolo non riuscirei a fare conclusioni così precise sul suo carattere e il suo passato.
-E quindi mi chiedo: Chi è questa persona che ti preoccupa così tanto?-
Non potevamo non finire per parlare di lei.
-Temo che se mia madre lo scoprisse non ne sarebbe per nulla contenta- allungo il braccio per bere dal calice, già a metà.
Grazie a Margaret lo saprà comunque.
-Ma mi odierebbe perché sono un ragazzo, perché sono cieco o perché sono biondo? No, così, per capire il livello di discriminazione-
Che stupido.
Nonostante io provi a soffocare il riso con il dorso della mano premuto sulla bocca, non funziona. Non ho idea di come faccia a farmi ridere sempre.
È come se sapesse sempre quali tasti toccare.
E poi, il suo volto si illumina sempre di una luce soddisfatta quando riesce nel suo intento.
-Penso solo che tu non sia quello che lei ha programmato per me- ammetto alzando le spalle. Se provo ad immaginare il modello di ragazza che lei si ostina propormi, mi viene da vomitare.
-E perché mai dovrebbe deciderlo lei?- l'espressione del ragazzino si fa pensierosa più che infastidita.
-Perché a modo suo pensa di sapere qual è il meglio per me-
-Allora dimostrale che sai trovare da solo ciò che ti fa stare bene-
Mi fa sorridere la tranquillità con cui riflette su situazioni che mi hanno tormentato per anni. Sembra tutto così facile quando lo dice lui.
-Forse hai ragione. Alcune volte vorrei non desiderare la sua approvazione così tanto. Ma ho passato vent'anni a cercare di essere il figlio perfetto nel costante timore che lei potesse tornare a deprimersi come quando ero piccolo.-
Nick tasta il telo con delicatezza, per controllare che non ci sia nulla, e poi si stende, poggiando la sua testa bionda sulle mie gambe.
È il suo modo per dirmi che mi sta ascoltando, che non ha intenzione di interrompermi.
E non so perché, ma sentire fisicamente la sua vicinanza mi fa stare meglio, come se potesse trasmettermi la sua calma solo toccandomi.
-Ricordo appena quel periodo, ma alcune cameriere dicono che non usciva dalla sua stanza per giorni. È caduta in depressione dopo che le hanno tolto Ian e nulla sembrava importarle più. Alcune volte mi sono ritrovato a pensare che se avessero preso me e non Ian forse sarebbe stata felice, forse lui sarebbe riuscito a gestirla meglio. Io avevo solo paura che si scordasse di me e che si richiudesse di nuovo in camera. Ho solo cercato di accontentarla per tutta la vita, in modo che non si pentisse di... Bè, avere solo me-
Accarezzo i capelli di Nicholas usando solo la punta delle dita, mi basta sfiorarlo per sentirmi meglio.
Aveva ragione quando diceva di essere una macchina della verità. Non sono ubriaco, né mi gira la testa come è solito quando mi avvicino al limite, eppure da quando mi sono seduto non ho fatto altro che raccontargli di ciò che penso, dei miei sentimenti.
Credevo che me li avrebbe strappati con l'inganno, invece sono stato io a scegliere quanto raccontare.
Nessuno mi vietava di rispondere "si" o "no" alle sue domande.
-Mi dispiace aver parlato così tanto. Spero che adesso ti venga più facile capire il mio punto di vista.
Non volevo farti sentire rifiutato, ma non so come risolvere questo casino.
Che dovrei fare, Nick?- sussurro con la voce rotta, sull'orlo delle lacrime.
Continuo ad accarezzarlo con delicatezza mentre lo osservo tenere le palpebre chiuse, rilassato come se stesse dormendo.
-È questa la tua domanda?- chiede con un leggero sorriso.
-Immagino di sì-
Nicholas si alza di scatto, mettendosi a sedere sulle ginocchia, animato di una luce nuova.
-Sto per fare una cosa molto stronza e spero che mi perdonerai- annuncia
Non ho il tempo di chiedergli spiegazioni che lo guardo finire in un sorso metà bicchiere di vino.
Che cosa sta facendo?
-A che stai pensando, Drew?- mi porge il calice vuoto, ricordandomi del nostro gioco.
-È l'unico modo che ho per darti una risposta- aggiunge subito dopo.
Cosa dovrei dirgli?
Il mio cuore inizia a battere all'impazzata, come se volesse precedere le parole filtrate dalla ragione.
-Perché se mi dici che non stai pensando a me...- si avvicina senza troppa cautela con quel suo sorriso di sfida.
-Nick...-
-Se dici che non vuoi più vedermi, che preferisci la tua vita perfetta e noiosa. In quel caso ti consiglierei di evitarmi, di fare finta che tutto questo sia stato solo un sogno-
No, non voglio questo.
E mentre Nick continua a sporsi verso di me, cerco di zittire tutte le voci nella mia testa: sia quelle che mi incitano a buttarmi che quelle che mi supplicano di scappare.
-Guardami negli occhi- è quasi un ordine.
-Come fai a sapere se ti guardo?- ribatto con un filo di voce.
-Oh, Drew, io lo so sempre. Adesso dimmi che non ne vale la pena...-
I suoi occhi riflettono la luce calda delle lanterne, che li rendono luminosi, vivi.
-Che non sarai felice con me...-
Non è quello che ho sempre temuto?
Non è di tutto questo che ho sempre avuto paura?
Ma adesso non riesco a dargli ragione.
Più il suo viso si avvicina al mio, più desidero che non si allontani più.
-...che non vuoi baciarmi adesso-
Non riuscirei a dirlo.
È da troppo tempo che voglio farlo.
E non credo di riuscirmi a trattenere oltre.
Le nostre labbra si sfiorano appena, mentre il palmo della sua mano cerca il mio corpo per potermi tenere vicino.
Sto per baciarlo sul serio.
Non nelle mie fantasie. Nella mia testa.
Il suo fiato corto per l'emozione continua a ricordarmi che è tutto vero.
Tzzzzzzz
Il suono distrae entrambi, rompendo la bolla che avevamo creato con tanta fatica.
All'improvviso vengo colto di sorpresa da un getto d'acqua.
Il suono diventa più forte e gli spruzzi d'acqua si moltiplicano rapidamente, fino a bagnarci da ogni lato.
-Cazzo, gli irrigatori!-
Ma che ore sono?
Possibile che abbiamo parlato per così tanto tempo?
Aiuto Nick ad alzarsi nel minor tempo possibile, anche se ormai siamo completamente fradici.
Questa volta sono io a guidarlo, stringo con fermezza la sua mano mentre cerco un punto dove ripararci.
Mi sento così stupido a rimanere sorpreso dalla sua velocità nella corsa, come se non sapessi del suo talento. Anzi, probabilmente si sta anche trattenendo per adattarsi al mio passo.
Lo trascino sotto un arco di pietra, dove il getto degli irrigatori non può raggiungerci.
Mi appoggio alla parete, esausto per lo sforzo.
Con i vestiti bagnati l'aria fredda si fa più insistente, e il mio corpo viene pervaso da brividi. Ma cavolo se sto bene.
Avevo bisogno di questa sensazione. Di sentirmi vivo.
Con la coda dell'occhio guardo Nicholas, per assicurarmi che non senta freddo.
Il mio ragazzino biondo non sembra per nulla affaticato dalla corsa, ma anche lui ha ricevuto una gran quantità d'acqua, tanto che i capelli gli si sono attaccati al viso in modo disordinato.
Per la prima volta da quando ci siamo alzati, realizzo quanto assurda sia la situazione e non posso far altro che scoppiare a ridere, trascinando Nicholas con me.
Non ho ignorato lo sguardo di delusione che per un attimo gli ha attraversato il viso; so che le cose non sono andate come lui aveva programmato.
Ma la corsa sotto la pioggia ha lavato via ogni traccia di incertezza, qualsiasi cosa che prima mi bloccava sembra non esserci più.
Mi sento finalmente leggero, libero da quei pensieri inutili, che sono rimasti nel nostro angolo di giardino insieme a tutti i sentimenti non dichiarati.
Lo trascino verso di me con un unico strattone, fino a quando i nostri corpi non si scontrano.
-Dove eravamo rimasti?-
Nick fa una smorfia.
-Sei sicuro che ne valga la pena?- mormora, sento che teme la mia risposta.
Ascolto il suo corpo tremare per il freddo, mentre gli sposto i capelli dal viso, così da guardarlo negli occhi.
Mia madre lo scoprirà comunque. Margaret glielo dirà a breve.
Annuisco in risposta, lasciando che le sue mani accarezzino la mia camicia fradicia.
-No no, Drew. Così non vale. Voglio sentirlo-
Che stronzo.
-Ne vale la pena, Nick- sussurro al suo orecchio, ma lui si scosta subito, fingendosi infastidito.
-Non credo di avere capito. Puoi alzare la voce?-
Roteo gli occhi al cielo, sbuffando.
-Cosa vuoi che dica?-
-Non saprei. Prova urlando qualcosa tipo: SONO ONORATO DI POTER ESSERE IL-
-Shhhh- e sono costretto a zittirlo poggiando le labbra sulle sue.
Lo colgo così di sorpresa che sento i suoi muscoli irrigidirsi sotto il mio tocco.
Mi stacco subito, in imbarazzo.
Forse è troppo presto.
-Scusami, io non-
-Scherzi? Che c'è? Non sono stato abbastanza bravo? Aspetta, fammi riprovare- e stringendo il pugno intorno alla stoffa della camicia mi tira verso di sé.
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